Ballata della speranza

di Padre David Maria Turoldo

Estratto da “O sensi miei”, RCS Libri, Milano 1990.


In Avvento, amici, io ricomincio sempre a sperare . E magari avvenisse qualcosa (a parte il mistero di Dio che è sempre vero: mistero di Dio e dell'uomo); magari la terra scoppiasse! Non perché la terra non sia bella, è che così non si può più vivere. Appunto, tempo di attesa per la nuova umanità, per un'altra storia....

 

Tempo del primo avvento

tempo del secondo avvento

sempre tempo d’avvento:

esistenza, condizione

d’esilio e di rimpianto.

 

Anche il grano attende

anche l’albero attende

attendono anche le pietre

tutta la creazione attende.

 

Tempo del concepimento

di un Dio che ha sempre da nascere.

 

(Quando per la donna è giunta la sua ora

è in grande pressura

ma poi tutta la sua tristezza

si muterà in gaudio

perché è nato al mondo un uomo.)

 

Questo è il vero lungo inverno del mondo:

Avvento, tempo del desiderio

tempo di nostalgia e ricordi

(paradiso lontano e impossibile!)

Avvento, tempo di solitudine

e tenerezza e speranza.

Oh, se sperassimo tutti insieme

tutti la stessa speranza

e intensamente

ferocemente sperassimo

sperassimo con le pietre

e gli alberi e il grano sotto la neve

e gridassimo con la carne e il sangue

con gli occhi e le mani e il sangue;

sperassimo con tutte le viscere

con tutta la mente e il cuore

Lui solo sperassimo;

oh se sperassimo tutti insieme

con tutte le cose

sperassimo Lui solamente

desiderio dell’intera creazione;

e sperassimo con tutti i disperati

con tutti i carcerati

come i minatori quando escono

dalle viscere della terra,

sperassimo con la forza cieca

del morente che non vuol morire,

come l’innocente dopo il processo

in attesa della sentenza,

oppure con il condannato

avanti il plotone d’esecuzione

sicuro che i fucili non spareranno;

se sperassimo come l’amante

che ha l’amore lontano

e tutti insieme sperassimo,

a un punto solo

tutta la terra uomini

e ogni essere vivente

sperasse con noi

e foreste e fiumi e oceani,

la terra fosse un solo

oceano di speranza

e la speranza avesse una voce sola

un boato come quello del mare,

e tutti i fanciulli e quanti

non hanno favella

per prodigio

a un punto convenuto

tutti insieme

affamati malati disperati,

e quanti non hanno fede

ma ugualmente abbiano speranza

e con noi gridassero

astri e pietre,

purché di nuovo un silenzio altissimo

– il silenzio delle origini –

prima fasci la terra intera

e la notte sia al suo vertice;

quando ormai ogni motore riposi

e sia ucciso ogni rumore

ogni parola uccisa

– finito questo vaniloquio! –

e un silenzio mai prima udito

(anche il vento faccia silenzio

anche il mare abbia un attimo di silenzio,

un attimo che sarà la sospensione del mondo),

quando si farà questo

disperato silenzio

e stringerà il cuore della terra

e noi finalmente in quell’attimo dicessimo

quest’unica parola

perché delusi di ogni altra attesa

disperati di ogni altra speranza,

quando appunto così disperati

sperassimo e urlassimo

(ma tutti insieme

e a quel punto convenuti)

certi che non vale chiedere più nulla

ma solo quella cosa

allora appunto urlassimo

in nome di tutto il creato

(ma tutti insieme

e a quel punto)

VIENI VIENI VIENI, Signore

vieni da qualunque parte del cielo

o degli abissi della terra

o dalle profondità di noi stessi

(ciò non importa) ma vieni,

urlassimo solo: VIENI!

 

Allora come il lampo guizza dall’oriente

fino all’occidente così

sarà la sua venuta

e cavalcherà sulle nubi;

e il mare uscirà dai suoi confini

e il sole più non darà la sua luce

né la luna il suo chiarore

e le stelle cadranno fulminate

saranno scosse le potenze dei cieli.

 

E lo Spirito e la sposa dicano: Vieni!

e chi ascolta dica: vieni!

e chi ha sete venga

chi vuole attinga acqua di vita

per bagnarsi le labbra

e continuare a gridare: vieni!

 

Allora Egli non avrà neppure da dire

eccomi, vengo – perché già viene.

 

È così! Vieni Signore Gesù,

vieni nella nostra notte,

questa altissima notte

la lunga invincibile notte,

e questo silenzio del mondo

dove solo questa parola sia udita;

e neppure un fratello

conosce il volto del fratello

tanta è fitta la tenebra;

ma solo questa voce

quest’unica voce

questa sola voce si oda:

 

VIENI VIENI VIENI, Signore!

– Allora tutto si riaccenderà

alla sua luce

e il cielo di prima

e la terra di prima

son sono più

e non ci sarà più né lutto

né grido di dolore

perché le cose di prima passarono

e sarà tersa ogni lacrima dai nostri occhi

perché anche la morte non sarà più.

 

E una nuova città scenderà dal cielo

bella come una sposa

per la notte d’amore

(non più questi termitai

non più catene dolomitiche

di grattacieli

non più urli di sirene

non più guardie

a presiedere le porte

non più selve di ciminiere).

 

– Allora il nostro stesso desiderio

avrà bruciato tutte le cose di prima

e la terra arderà dentro un unico incendio

e anche i cieli bruceranno

in quest’unico incendio

e anche noi, gli uomini,

saremo in quest’unico incendio

e invece di incenerire usciremo

nuovi come zaffiri

e avremo occhi di topazio:

 

quando appunto Egli dirà

«ecco, già nuove sono fatte tutte le cose»

 

allora canteremo

allora ameremo

allora allora...

 


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3 docembre 2021     a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net