VI LASCIO LA PACE,
VI DO LA MIA PACE
(Gv 20,11-23)
Abitato dalla pienezza
dello Spirito santo, Gesù non può essere costretto a lungo nel sepolcro; il suo
corpo immacolato non è soggetto alla corruzione, conseguenza del peccato. Chiuso
a forza in un luogo angusto, egli si apre un varco, rovescia la pietra ed esce
nella totale libertà. Il suo corpo risuscitato domina lo spazio, è presente
ovunque e a tutti contemporaneamente. Nella sua grande bontà si fa incontrare
vivo da quelli che lo piangono morto davanti al sepolcro vuoto e sono oppressi
da tristezza e angoscia.
«Maria stava
all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il
sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti uno dalla parte del capo e
l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero:
“Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non
so dove l’hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì
in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi
cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore,
se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”» (Gv
20,13-15).
Maria cerca Gesù
morto, cerca il suo corpo esanime, per questo non lo può vedere. Non ha ancora
ricevuto lo Spirito, non riesce ancora ad avere un rapporto di vera fede con
Gesù; è legata a lui con un sentimento puro e buono, ma umano. Nel suo
atteggiamento e nelle brevi parole del dialogo si sente tutta la carica del suo
amore per il
Rabbi,
ma proprio questo pianto desolato, questa ricerca angosciata del
corpo del Maestro crocifisso indicano che ancora non conosce veramente Gesù. Per
lei egli è ancora soltanto il «Maestro».
Gesù è, invece, il
buon Pastore che chiama per nome le sue pecore a una a una. Egli, dunque, chiama
Maria e, chiamandola, la fa nascere alla fede, le comunica in certo modo il suo
soffio vitale. Soltanto ora Maria di Magdala può, nello Spirito, chiamare Gesù «
suo Signore » e adorarlo.
«Gesù le disse:
“Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico “Rabbuni!”,
che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono
ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre
mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Magdala andò subito ad
annunziare ai discepoli: “Ho visto il
Signore”
e anche ciò che le aveva detto» (Gv 20,16-18).
Intanto, ancora in
preda alla paura, gli apostoli si sono radunati nel cenacolo e se ne stanno lì a
porte chiuse per timore dei Giudei. Ma Gesù risorto entra attraverso le porte
chiuse e li saluta:
«Pace a voi! ».
Come già per Maria di Magdala, non sono le sembianze, ma la voce a farlo
riconoscere:
« La sera di quello
stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo
dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in
mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”» (Gv 20,19).
Quello che Gesù dice
avviene; ogni sua parola si fa evento: la sua pace, dunque, si comunica agli
apostoli.
« Detto questo, mostrò
loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù
disse loro di nuovo: “Pace a voi!”» (Gv 20,20-21).
Come aveva promesso
prima della sua passione, Gesù non lascia orfani i suoi discepoli, ma dona loro
lo Spirito Paraclito, grazie al quale essi potranno comprendere tutto ciò che ha
loro insegnato, ricevendo così luce per continuare nel mondo la sua missione.
«“Come il Padre ha
mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e
disse: “Ricevete lo Spirito santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e
a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”» (Gv 20,22-23).
Da questo momento gli
apostoli possono, con la potenza dello Spirito santo, cooperare all’opera della
salvezza, annunziare il nome di Gesù e testimoniare che egli, morto e risorto
per noi, è il Signore della vita.
La sera della prima
apparizione mancava, però, Tommaso, il quale al racconto degli altri discepoli
si era mostrato alquanto scettico... Per credere voleva vedere, voleva
toccare... E Gesù torna e lo invita a mettere il dito nelle sue piaghe... In
questo momento, quando sente la voce di Gesù, anche Tommaso si apre a ricevere
il dono della fede. Illuminato dallo Spirito, può ormai rinunziare alla sua
esigenza di vedere e toccare sensibilmente; afferrato nell’intimo dalla voce del
Maestro, subito si prostra in adorazione e fa una solenne proclamazione di fede:
«Mio Signore e
mio Dio! »
(Gv 20,28). La razionalità lascia il posto all’intuizione e
alla semplicità.
Durante il periodo -
secondo la tradizione, quaranta giorni - della sua prolungata permanenza sulla
terra, Gesù risorto rinfranca i suoi discepoli e li prepara all'ultimo distacco,
educandoli a vivere ormai di pura fede.
Gesù sarà sempre
vicino ai suoi apostoli, vicino alla sua Chiesa, ma in altro modo: mediante
l’azione dello Spirito santo. Lo aveva preannunciato prima della sua passione:
« Queste cose vi ho
detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito santo che il
Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò
che io vi ho detto.
Vi lascio la
pace, vi do la mia pace» (Gv 14,25-27).
La pace è il frutto
maturo della salvezza; è il dono eccellente dello Spirito santo; è, quindi, il
principale contrassegno dei discepoli di Cristo. Se siamo interiormente
pacificati e operatori di pace, allora possiamo essere riconosciuti veramente
quali cristiani ed essere credibili nella nostra testimonianza di fede.
Per questo abbiamo
bisogno che la nostra vita di fede sia alimentata continuamente dalla grazia
dello Spirito santo. Egli è il Consolatore, l’aiuto, il sostegno, la guida
sicura; è il maestro interiore che fa ricordare e capire tutto quello che Gesù
ha detto.
Come gli apostoli,
anche noi dobbiamo avere la consapevolezza che Gesù è sempre presente e ci dona
il suo Spirito, per mezzo del quale possiamo riconoscerlo, invocarlo,
testimoniarlo.
« Quelli che sono
guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete
ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno
spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre”» (Rm
18,14-15).
Dobbiamo perciò
continuamente aprirci a questo dono con una santa disposizione d’animo, mettendo
cioè la nostra volontà a disposizione di Dio. Come spiega Guglielmo di Saint-
Thierry, dipende dall’uomo predisporre continuamente il cuore a ricevere la
grazia:
«Una volontà
trascurata
produce pensieri oziosi e indegni di Dio; se
corrotta,
ne produce di perversi, che separano da Dio; se
retta,
pensieri conformi alle necessità di questa vita; se
pia,
pensieri efficaci per raccogliere i frutti dello Spirito e godere di Dio. E,
come dice l’Apostolo, i frutti dello Spirito sono la carità, la gioia, la pace,
la pazienza, la magnanimità, la bontà, la benevolenza, la mansuetudine, la
fedeltà, la modestia, la continenza, la castità (Gal 5,22-23). L’uomo che vuole
amare Dio, o che già lo ama, deve sempre vagliare il suo animo, esaminare la sua
coscienza, per capire che cosa sia ciò che egli vuole incondizionatamente »
(Lettera d’oro,
nn. 249- 267,
passim).
In ogni situazione
dobbiamo domandarci: « Che cosa voglio? Mettendo in atto questi pensieri e
sentimenti, la mia volontà che cosa cerca veramente? ». Se ci accorgiamo di
perseguire fini egoistici, dobbiamo rettificare, rendere pura la nostra volontà,
affidandola all’azione dello Spirito santo perché ci renda capaci di credere e
amare.
« Se ciò che vuole
incondizionatamente è Dio, è necessario che valuti bene in che misura e in che
modo lo vuole..., cosicché la volontà sia più che volontà, sia amore, dilezione,
carità. È così, infatti, che bisogna amare Dio. La volontà intensa, tutta
protesa verso Dio, è amore; la dilezione è adesione o unione con Dio; la carità
è il godere di lui»
(Ibidem).
Siamo infatti chiamati
a essere partecipi della vita stessa di Dio, cioè a essere santi. E la santità
consiste proprio nel lasciare che lo Spirito santo orienti e diriga totalmente a
Dio la nostra volontà. Quando finalmente la nostra volontà coincide con l’amore
di Dio, ci troviamo a essere una cosa sola con lo Spirito santo, che è
l’abbraccio, il bacio del Padre e del Figlio.
Questo opera in noi lo
Spirito santo che il Risorto ci ha donato! Ecco perché è avventura meravigliosa
vivere il mistero pasquale, vivere il nostro battesimo, la nostra vocazione alla
santità.
Signore Gesù,
anche noi veniamo
talvolta, piangenti, a cercarti presso il sepolcro vuoto.
Anche noi abbiamo
bisogno che tu ci chiami per nome, che tu risusciti in noi la fede e ci dia
occhi capaci di vedere che tu sei vivo.
Abbiamo bisogno del
tuo Spirito per amarti con lo stesso Amore che unisce eternamente te e il Padre.
Vieni a noi incontro
lungo i sentieri dei nostri umani smarrimenti.
Entra a porte chiuse
da noi
e alita sui nostri
volti
la fragranza del tuo
Spirito,
allora vivremo anche
noi da risorti,
annunziando con gioia
che tu sei l’unico
nostro Salvatore.
Amen
Quaresima:
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27 maggio 2022
a cura di Alberto "da
Cormano"
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