VI LASCIO LA PACE,

VI DO LA MIA PACE

(Gv 20,11-23)

Estratto da "Il deserto diventerà giardino", di Anna Maria Canopi O.S.B. - Ed. Paoline 20194


 

Abitato dalla pienezza dello Spirito santo, Gesù non può essere costretto a lungo nel sepolcro; il suo corpo immacolato non è soggetto alla corruzione, conseguenza del peccato. Chiuso a forza in un luogo angusto, egli si apre un varco, rovescia la pietra ed esce nella totale libertà. Il suo corpo risuscitato domina lo spazio, è presente ovunque e a tutti contemporaneamente. Nella sua grande bontà si fa incontrare vivo da quelli che lo piangono morto davanti al sepolcro vuoto e sono oppressi da tristezza e angoscia.

«Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”» (Gv 20,13-15).

Maria cerca Gesù morto, cerca il suo corpo esanime, per questo non lo può vedere. Non ha ancora ricevuto lo Spirito, non riesce ancora ad avere un rapporto di vera fede con Gesù; è legata a lui con un sentimento puro e buono, ma umano. Nel suo atteggiamento e nelle brevi parole del dialogo si sente tutta la carica del suo amore per il Rabbi, ma proprio questo pianto desolato, questa ricerca angosciata del corpo del Maestro crocifisso indicano che ancora non conosce veramente Gesù. Per lei egli è ancora soltanto il «Maestro».

Gesù è, invece, il buon Pastore che chiama per nome le sue pecore a una a una. Egli, dunque, chiama Maria e, chiamandola, la fa nascere alla fede, le comunica in certo modo il suo soffio vitale. Soltanto ora Maria di Magdala può, nello Spirito, chiamare Gesù « suo Signore » e adorarlo.

«Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico “Rabbuni!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto» (Gv 20,16-18).

Intanto, ancora in preda alla paura, gli apostoli si sono radunati nel cenacolo e se ne stanno lì a porte chiuse per timore dei Giudei. Ma Gesù risorto entra attraverso le porte chiuse e li saluta: «Pace a voi! ». Come già per Maria di Magdala, non sono le sembianze, ma la voce a farlo riconoscere:

« La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”» (Gv 20,19).

Quello che Gesù dice avviene; ogni sua parola si fa evento: la sua pace, dunque, si comunica agli apostoli.

« Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi!”» (Gv 20,20-21).

Come aveva promesso prima della sua passione, Gesù non lascia orfani i suoi discepoli, ma dona loro lo Spirito Paraclito, grazie al quale essi potranno comprendere tutto ciò che ha loro insegnato, ricevendo così luce per continuare nel mondo la sua missione.

«“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”» (Gv 20,22-23).

Da questo momento gli apostoli possono, con la potenza dello Spirito santo, cooperare all’opera della salvezza, annunziare il nome di Gesù e testimoniare che egli, morto e risorto per noi, è il Signore della vita.

La sera della prima apparizione mancava, però, Tommaso, il quale al racconto degli altri discepoli si era mostrato alquanto scettico... Per credere voleva vedere, voleva toccare... E Gesù torna e lo invita a mettere il dito nelle sue piaghe... In questo momento, quando sente la voce di Gesù, anche Tommaso si apre a ricevere il dono della fede. Illuminato dallo Spirito, può ormai rinunziare alla sua esigenza di vedere e toccare sensibilmente; afferrato nell’intimo dalla voce del Maestro, subito si prostra in adorazione e fa una solenne proclamazione di fede: «Mio Signore e mio Dio! » (Gv 20,28). La razionalità lascia il posto all’intuizione e alla semplicità.

Durante il periodo - secondo la tradizione, quaranta giorni - della sua prolungata permanenza sulla terra, Gesù risorto rinfranca i suoi discepoli e li prepara all'ultimo distacco, educandoli a vivere ormai di pura fede.

Gesù sarà sempre vicino ai suoi apostoli, vicino alla sua Chiesa, ma in altro modo: mediante l’azione dello Spirito santo. Lo aveva preannunciato prima della sua passione:

« Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace» (Gv 14,25-27).

La pace è il frutto maturo della salvezza; è il dono eccellente dello Spirito santo; è, quindi, il principale contrassegno dei discepoli di Cristo. Se siamo interiormente pacificati e operatori di pace, allora possiamo essere riconosciuti veramente quali cristiani ed essere credibili nella nostra testimonianza di fede.

Per questo abbiamo bisogno che la nostra vita di fede sia alimentata continuamente dalla grazia dello Spirito santo. Egli è il Consolatore, l’aiuto, il sostegno, la guida sicura; è il maestro interiore che fa ricordare e capire tutto quello che Gesù ha detto.

Come gli apostoli, anche noi dobbiamo avere la consapevolezza che Gesù è sempre presente e ci dona il suo Spirito, per mezzo del quale possiamo riconoscerlo, invocarlo, testimoniarlo.

« Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre”» (Rm 18,14-15).

Dobbiamo perciò continuamente aprirci a questo dono con una santa disposizione d’animo, mettendo cioè la nostra volontà a disposizione di Dio. Come spiega Guglielmo di Saint- Thierry, dipende dall’uomo predisporre continuamente il cuore a ricevere la grazia:

«Una volontà trascurata produce pensieri oziosi e indegni di Dio; se corrotta, ne produce di perversi, che separano da Dio; se retta, pensieri conformi alle necessità di questa vita; se pia, pensieri efficaci per raccogliere i frutti dello Spirito e godere di Dio. E, come dice l’Apostolo, i frutti dello Spirito sono la carità, la gioia, la pace, la pazienza, la magnanimità, la bontà, la benevolenza, la mansuetudine, la fedeltà, la modestia, la continenza, la castità (Gal 5,22-23). L’uomo che vuole amare Dio, o che già lo ama, deve sempre vagliare il suo animo, esaminare la sua coscienza, per capire che cosa sia ciò che egli vuole incondizionatamente » (Lettera d’oro, nn. 249- 267, passim).

In ogni situazione dobbiamo domandarci: « Che cosa voglio? Mettendo in atto questi pensieri e sentimenti, la mia volontà che cosa cerca veramente? ». Se ci accorgiamo di perseguire fini egoistici, dobbiamo rettificare, rendere pura la nostra volontà, affidandola all’azione dello Spirito santo perché ci renda capaci di credere e amare.

« Se ciò che vuole incondizionatamente è Dio, è necessario che valuti bene in che misura e in che modo lo vuole..., cosicché la volontà sia più che volontà, sia amore, dilezione, carità. È così, infatti, che bisogna amare Dio. La volontà intensa, tutta protesa verso Dio, è amore; la dilezione è adesione o unione con Dio; la carità è il godere di lui» (Ibidem).

Siamo infatti chiamati a essere partecipi della vita stessa di Dio, cioè a essere santi. E la santità consiste proprio nel lasciare che lo Spirito santo orienti e diriga totalmente a Dio la nostra volontà. Quando finalmente la nostra volontà coincide con l’amore di Dio, ci troviamo a essere una cosa sola con lo Spirito santo, che è l’abbraccio, il bacio del Padre e del Figlio.

Questo opera in noi lo Spirito santo che il Risorto ci ha donato! Ecco perché è avventura meravigliosa vivere il mistero pasquale, vivere il nostro battesimo, la nostra vocazione alla santità.

Signore Gesù,

anche noi veniamo talvolta, piangenti, a cercarti presso il sepolcro vuoto.

Anche noi abbiamo bisogno che tu ci chiami per nome, che tu risusciti in noi la fede e ci dia occhi capaci di vedere che tu sei vivo.

Abbiamo bisogno del tuo Spirito per amarti con lo stesso Amore che unisce eternamente te e il Padre.

Vieni a noi incontro lungo i sentieri dei nostri umani smarrimenti.

Entra a porte chiuse da noi

e alita sui nostri volti

la fragranza del tuo Spirito,

allora vivremo anche noi da risorti,

annunziando con gioia

che tu sei l’unico nostro Salvatore.

Amen

 


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27 maggio 2022        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net