REGOLA DEL MAESTRO
Domanda dei discepoli:
Come
un fratello, sia già converso, come anche laico, deve entrare nel monastero,
offrirsi ed esservi accolto.
Il Signore ha risposto per mezzo del maestro:
1
Quando un nuovo fratello, sia già converso
1), come anche laico, entra nel
monastero e chiede di esservi accolto, 2 l'abate inizierà col
rispondergli che potrebbe non essere in grado di osservare le prescrizioni della
regola. 3 Quando dirà che è in grado di obbedire in tutto, allora gli
si leggerà la presente regola del monastero. 4 Completata la lettura
di questa regola, l'abate gli predirà ogni cosa verbalmente. Quando il nuovo
fratello avrà risposto che è pronto senza dubbio a tutto, 5 allora
l'abate continuerà dicendo: "Che cosa sarà delle tua proprietà, di cui disponi a
tuo piacimento? 6 Poiché non è bene per te che i tuoi beni rimangano
altrove, mentre tu sei qui che ti dedichi alle cose di Dio; 7 ma,
come dice la Scrittura: “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,
21). 8 Infatti, ciò non ti conviene poiché il diavolo potrebbe
solleticarti ed i tuoi beni, che sono al di fuori, potrebbero farti uscire dal
monastero ispirandoti il loro rimpianto. 9 Tu abbandonerai il
servizio della santa scuola e tornerai a quello della tua volontà. 10
Con gioia, "tu tornerai, come un cane, al tuo vomito" (Pr 26, 11), 11
e di nuovo tu inghiottirai, con la spazzatura, la saliva sputacchiata per
terra".
12
"Ma chi ama la perseveranza non desidera conoscere alcuna occasione per andarsene
via; abbiamo perciò stabilito un salutare decreto, 13 affinché tu
ascolti la voce del Signore che ti dice: "va', vendi quello che possiedi, dallo
ai poveri ...; e vieni! Seguimi!" (Mt 19, 21). 14 Se vuoi seguire
questa parola, "va', vendi quello che possiedi" e porta qui davanti a me tutto
il suo valore. 15 In tua presenza, io lo darò ai poveri, affinché non
rimanga nel mondo alcuna pegno del tuo ritorno a lui. 16 Se, infatti,
prima di entrare nel monastero per restarvi, ti è comunque ancora garantita la
libera disposizione dei tuoi beni, 17 è perché, dopo l'entrata definitiva, la regola proibisce al discepolo di possedere qualcosa di
proprio, sia nel monastero che all'esterno, 18
in modo che la propria volontà non abbia
modo di affermarsi".
19
"Tuttavia, se ti sembra gravoso vendere tutto e se questi beni possono essere
utili al monastero con la tua persona, 20 non lasciarli nel mondo
come pegno del tuo ritorno, 21 ma porta tutto con te nel monastero
fedelmente, 22 senza nascondere nulla a Dio, al cui servizio ti
sottometti con tutti i tuoi beni, 23 perché egli guarda tutto ovunque
e "nulla vi è di nascosto che non sarà svelato" (Mt 10, 26). 24
Ricorda la frode di Anania e di Saffira: dei beni che avevano offerti a Dio,
anche di quelli, essi volevano nascondere qualcosa ed avevano subito la morte
eterna invece di trovare credito" (Cfr. At 5, 1, 11).
25
Non appena il nuovo fratello ascolterà questo discorso, se in conformità alla
prima sentenza divina ha venduto e distribuito tutto tramite le mani dell'abate,
- 26 se il suo desiderio è ben deciso a vendere tutto ed a non
riservare nulla per il monastero, 27 non lo si spingerà a farlo, a
meno che lo voglia di suo spontanea volontà - 28 , quando dunque
tutto sarà stato distribuito dalle mani dell'abate e vorrà stabilirsi nel
monastero, non gli sarà richiesto un impegno scritto di perseveranza 29
poiché, facendo l'elemosina di tutti i suoi beni, ha dato un pegno della sua
fedeltà a Dio. 30 In effetti, distribuendo tutti i suoi beni, egli
dimostra che è capace di dimorare presso Dio fedelmente, poiché per Lui desidera
non avere più delle proprietà. 31 Egli darà solo la sua parola che
non gli rimane nulla di nascosto al di fuori del monastero. 32 Se
l'abate permette a coloro che entrano di prendere questa decisione, è affinché
non giudichino che egli brama i beni delle persone più delle loro anime.
33
In quanto al fratello che sceglie di donarsi al monastero con i suoi beni e che
non decide di venderli, 34 per timore che il diavolo gli faccia
cambiare idea, lo inciti e causi problemi al monastero rivendicando i suoi beni
quando vorrà andarsene, 35 prima di tutto garantirà con uno scritto
la sua stabilità, aggiungendo un inventario dei suoi beni, ed offrirà il tutto
con la sua anima sotto forma di una donazione a Dio ed all'oratorio del
monastero, 38 con un atto controfirmato da testimoni religiosi:
vescovo, sacerdote, diacono e chierici del territorio stesso. 87 In
questo atto di garanzia dichiarerà che, se mai vorrà lasciare il monastero, lo
dovrà fare senza i suoi beni e che si allontanerà da Dio senza perdono per i
suoi peccati. 38 Quando l'abate avrà questi beni a sua disposizione,
considererà tutto il superfluo che vedrà eccedere i bisogni indispensabili del
monastero e 39 questi beni superflui saranno venduti a beneficio
dell'anima di questo fratello, a motivo del precetto citato sopra di seguire il
Signore con l'elemosina, ed il loro prezzo sarà dato ai poveri. 40
Così, ciò che questo fratello inesperto non seppe come fare, l'abate, come un
dotto maestro, sarà in grado di realizzarlo a suo vantaggio.
41
Per quanto riguarda il fratello che dichiara di non avere nulla, innanzitutto si
indagherà presso i suoi vicini nel paese dove ha vissuto 42 e, se
appare che la sua povertà è veramente totale, 43 allora presenterà
qualcuno che risponderà della sua perseveranza, stipulando una penalità in calce
all'atto di garanzia; ciò vale, tuttavia, se è già una persona conosciuta. È
solo in seguito che deve essere ricevuto nel monastero, 44 per timore
che non abbia messo alcuni dei suoi beni in deposito all'esterno per un certo
periodo, facendo al monastero una falsa dichiarazione di povertà 45 e
così, non solo non dona nulla a Dio sotto forma di elemosina o al monastero come
donazione, 46ma potrà venir richiamato dai suoi beni che lo
attendono fuori ed uscirà con un pretesto, quando gli converrà. 47 Quando
egli avrà fornito l'avallo di un garante con una clausola penale, 48
solo allora gli saranno affidati con sicurezza e senza sospetto, per gli affari
del monastero, i beni del monastero od il denaro per gli acquisti e gli animali
per i mezzi di trasporto.
49
Se, per di più, si presenta al monastero un fratello sconosciuto nella sua
stessa patria, che nessuno riconosce, e se desidera stabilizzarsi nella società
del monastero, 60 si esigerà da lui solo la fedeltà a questo
giuramento: 51 "se mai vorrà lasciare il monastero, lo farà a
conoscenza dell'abate e di tutti". 52 E quando verrà il momento che
vorrà uscire, giurerà innanzitutto che non ha commesso alcun furto sui beni del
monastero, sia mettendoli in deposito al di fuori con anticipo, sia portandoli
con sé di nascosto, 53 a meno che l'abate non voglia dargli qualcosa
per pietà. 54 Così, se spergiurerà, porterà nella sua anima il dolore
di ciò che non è stato in grado di realizzare nel suo corpo. 55
Tuttavia, egli consegnerà all'abate gli abiti del monastero con cui era stato
vestito, così come le scarpe, 56 affinché il fratello che rimane con
perseveranza possa approfittare di ciò che viene tolto a coloro che se ne vanno,
57 e che l'abitante del monastero possieda, come giusto, gli effetti
del monastero, 58 mentre vengono tolti, come giusto, a colui che
separa il suo cuore ingiustamente dalla perseveranza nel monastero: 59
non piaccia, davvero, di donare questi effetti a chi ha cessato di compiacersi
del genere di vita in cui vengono utilizzati.
60
Se, d'altra parte, (un fratello) fa un giuramento, non di stabilirsi, ma di
rimanere per un po', 61 testimonierà soltanto che non uscirà senza
che lo sappia l'abate e senza salutarlo, né rubando, 62 e da ora sarà
sorvegliato senza che lo sappia. Non avrà nulla a sua disposizione 63
e sarà costretto a lavorare insieme con i fratelli, in modo che viva del suo
lavoro. 64 Tuttavia, se è senza vestiti e l'abate desidera dargliene
un po', egli li indosserà solo durante il periodo del suo soggiorno, 65
e saprà che dovrà restituire tutto quando vorrà uscire. 66 Poniamo il
caso di (un fratello) che, al suo ingresso, non abbia prestato al monastero alcun giuramento 67 e, come persona sconosciuta,
non si sia sottomesso
all'abate con un vincolo di garanzia che costituisca una sicurezza riguardo ai
suoi propositi,
68 sia che non abbia dato nulla a Dio sotto forma di elemosina
69 , sia che non abbia lasciato nulla dei suoi beni al monastero per
donazione, come pegno di garanzia, 70 sia che non abbia trovato nessun
garante, perché sconosciuto, 71 sia che non lo vincoli nessuna
fedeltà ad un qualsiasi giuramento. 72 Se mai questo fratello di
dubbia stabilità venisse mandato con carri, con animali e con il denaro per gli
acquisti, 73 ben presto, sotto la guida del diavolo e con l'occasione
fornita dalle disponibilità e dai carri, partirebbe piuttosto verso terre
straniere, benché fosse incaricato dei beni del monastero. 74 Sicuri
di lui, nel monastero lo aspetterebbero ogni giorno ingannandosi 75
e, col passare del tempo, lo inseguirebbero soltanto molto tardi o mai.
Domanda dei discepoli.
LA DILAZIONE ACCORDATA AI FRATELLI DA ACCOGLIERE, AFFINCHE' RIFLETTANO PRIMA DI
CONFERMARE LA LORO
STABILITA'.
Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:
1
Quando il nuovo fratello, attraverso l'abate, si è trovato d'accordo con la
regola riguardo a tutto ciò che è stato detto sulla fissazione della sua
stabilità, 2 mediante offerta in elemosina dei suoi beni, o con
donazione al monastero o tramite un'attestazione di un garante con una clausola
penale, oppure, se sconosciuto, garantirà col pegno del giuramento, 3
allora gli si concederà il tempo di due mesi come dilazione per riflettere in se
stesso. 4 Intanto lavori comunque con i fratelli e sia soddisfatto
della razione comune di cibo e della disciplina delle scomuniche della regola,
5 per provare gli usi del monastero, farsi mettere alla prova dal
monastero, 6 e per riflettere in se stesso per sapere se deve
fissarsi al servizio di Dio o ritornare più volentieri al diavolo. 7
In quei due mesi, (i nuovi arrivati) staranno sotto la custodia dei fratelli che
sovrintendono ai forestieri, anch'essi ugualmente sorvegliati senza che se ne
accorgano, 8 e dormiranno nella casa dei pellegrini 9 in
modo che i sorveglianti li osservino nel loro andare e venire nel monastero
10 e che, in ogni momento, se si allontanano da qualche parte dalla
comunità dei fratelli, i sorveglianti si affrettino a cercarli, per evitare che
anticipino la partenza senza salutare e con degli oggetti rubati.
11
Se, dopo due mesi, non essendo piaciuta la disciplina (al nuovo venuto) e
neanche lui al monastero, egli deciderà di andarsene, 12 allora, sotto gli
occhi dell'abate e di tutti, avendo giurato di non aver commesso nessun furto e
dopo aver restituito gli effetti del monastero che aveva ricevuto per un certo
tempo, 13 darà la pace a tutti: dopo aver ricevuto un bastone da
tenere in mano, nonché le provviste per il viaggio, si farà una preghiera, si
dirà un versetto, gli si renderà la pace e 14 poi, se vorrà, partirà
come un ospite; colui che Cristo aveva, suo malgrado, accolto come ospite, il
diavolo lo riprenderà al suo posto.
Domanda dei discepoli:
IN CHE MODO UN NUOVO FRATELLO
DEVE FARE IL SUO INGRESSO DEFINITIVO NEL MONASTERO.
Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:
1
Una volta completati i due mesi di dilazione concessi per la riflessione, e se,
gradendo la (necessaria) disciplina, il nuovo fratello sceglierà di preferenza
la stabilità e, dopo una nuova promessa di legarsi alla regola che gli è stata
letta, gli piacerà di adempiere alla perseveranza,
2 l'abate lo interrogherà di nuovo per sapere che cosa ha deciso
durante il periodo di dilazione che gli è stato concesso. Replicando alla
risposta del fratello che prometterà di mantenere tutta l'obbedienza, l'abate
risponderà: "Deo gratias".
3
Il giorno successivo, dopo aver finito di dire le preghiere dell'ora prima,
quando l'abate uscirà con la comunità sulla soglia dell'oratorio, il nuovo
fratello chinerà la testa fino alle sue ginocchia,
4 chiedendo a lui ed a tutta la sua comunità di voler restare
un po' nell'oratorio a pregare per lui. 5
Subito si pregherà a lungo per lui, l'abate concluderà in nome di tutti e,
quando starà per uscire, il nuovo discepolo gli afferrerà umilmente l'abito e lo
tratterrà con la mano 6
presentandogli la seguente richiesta: "Ho qualcosa da suggerire, prima a Dio ed
a questo santo oratorio, poi a te ed alla comunità".
7 L'abate risponderà: "Facci sapere di cosa si tratta".
8 L'aspirante continuerà dicendo:
"Io voglio servire Dio mediante la disciplina della regola che mi è stata letta
nel tuo monastero". 9 L'abate
risponderà dicendo: "Ti piace ciò? " 10
Il futuro discepolo continuerà così: "Innanzitutto piace a Dio, e poi a me".
11 Allora l'abate dirà: "Guarda, fratello, che questo non lo prometti
a me, ma a Dio ed a questo oratorio ed al sacro altare.
12 Se obbedirai in tutto ai precetti
divini ed alle mie istruzioni, il giorno del giudizio riceverai la corona per le
tue buone azioni, 13 ed io otterrò
qualche indulgenza per i miei peccati, per averti incitato a sconfiggere il
diavolo insieme con il mondo. 14 Ma
se ti rifiuterai di obbedirmi in qualcosa, ecco che io chiamo il Signore come
testimone, 15 ed anche questa
comunità mi renderà testimonianza nel giorno del giudizio.
16 Poiché, come ti ho detto prima,
se tu non mi obbedirai in qualcosa, io sarò assolto nel giudizio di Dio, e tu
renderai conto della tua anima e del tuo disprezzo".
17
Dopo questo discorso, se entra con i suoi beni, lo stesso donatore deporrà
sull'altare di sua propria mano l'inventario e la donazione di questi beni che
lascia a Dio tramite il monastero. 18
In quel momento, il fratello dirà: "Ecco, Signore, io ti restituisco e ti offro
con la mia anima, nella mia povertà, tutto quello che mi hai donato,
19 e voglio che i miei beni siano là
dove è il mio cuore (Mt 6, 21) e la mia anima, 20
ma a disposizione del monastero e dell'abate che tu, Signore, poni sopra di me
affinché io lo rispetti come se tenesse il tuo posto, dal momento che tu dici
loro: "Chi ascolta voi ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me" (Lc 10,
16). 21 Inoltre, poiché per suo
tramite tu ti prendi cura di tutto il necessario, noi non dobbiamo avere nulla
di proprio, 22 dal momento che tu
sei per noi utile in tutto e che tu solo sei sufficiente per tutto:
23 quindi per noi d'ora in poi
vivere è la speranza che abbiamo in Cristo, e morire è per noi un guadagno (Cfr.
Fil 1, 21; Col 1, 27; 1 Tm 1, 1).
24
Dopo questo discorso, il nuovo fratello dirà lui stesso questo responsorio:
"Accoglimi, Signore, secondo la tua parola ed io vivrò, e non mi deludere nella
mia attesa" (Sal 119 (118), 116; Vulg.). 25
Dopo questa risposta, l'abate dirà questo versetto: "Conferma, o Dio, quanto hai
fatto per noi" (Sal 68 (67), 29). 26
Detto questo versetto, tutti gli daranno immediatamente la pace, l'abate farà la
conclusione e, 27 dopo aver preso
l'inventario posto sull'altare, 28
subito porrà il nuovo discepolo sotto (il governo di) un preposito. Una volta
consegnato nelle sue mani, uscirà dalla cerimonia con gli altri fratelli.
29
In quel giorno, dunque, come segno di umiltà, sarà lui stesso a versare l'acqua
sulle mani dei fratelli quando entreranno per la comunione
30 e, nel darla, bacerà le mani di
tutti e chiederà ad ognuno di pregare per lui.
31
Per quanto riguarda gli inventari delle donazioni effettuate dai fratelli,
l'abate, all'avvicinarsi della sua morte, inserirà nel suo testamento quella
parte che non sarà stata ancora spesa per gli affari del monastero,
32 così come i nomi dei rispettivi
donatori. 33 Così, dopo la sua
morte, se qualcuno vorrà lasciare il monastero non oserà rivendicare i suoi
beni, 34 né violare la stabilità
promessa al monastero e la fede giurata al defunto,
86 né oserà dire che nel monastero c'è qualcosa che gli
appartiene e che non è stato oggetto di una donazione.
Domanda dei discepoli:
QUANDO UN LAICO ENTRA NEL MONASTERO,
NON gli si DEVE CAMBIARE L'ABITo,
NÉ fargli LA TONsura RELIGIOSA PRIMA DI UN ANNO.
Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:
1
Quando una nuova recluta proveniente dal secolo si rifugia nel monastero per il
servizio di Dio e manifesta la volontà di condurre la vita religiosa, non gli si
creda così facilmente. 2 L'abate
fingerà, solo a parole, non di fatto, di rifiutargli la dimora nel monastero.
3 Per metterlo alla prova gli si
prospetteranno pesanti difficoltà e, per vedere quanto vale la sua obbedienza,
gli si prevederanno cose contrarianti ed amare per la sua volontà;
4 gli si faranno temere digiuni
quotidiani. 5 Inoltre, imparerà
tramite la lettura della regola e tramite ciò che l'abate gli dirà che nessuno
al monastero ha il diritto di dire: "Questo lo voglio e questo non lo voglio;
questo lo amo e questo lo odio", così che nessuno possa scegliere in base alla
propria volontà. 6 Saprà anche che
se qualcuno vuole condurre perfettamente la vita religiosa nel monastero, ciò
che egli vuole in virtù della sua volontà personale, non gli è più permesso
farlo. 7 Perché? Perché "ci sono vie
che sembrano diritte per l’uomo, ma alla fine conducono su sentieri di morte"
(Pr 16,25; Vulg.). 8 E ciò che non
vuole, a questo lo si obbligherà, al fine di recidere in lui la sua propria
volontà, che è la nemica di Dio. 9
Se qualcuno vuole condurre perfettamente la vita religiosa, tutto ciò che ama e
desidera gli sarà negato, e tutto ciò che odia, gli sarà imposto,
10 secondo la parola del Signore:
"Se qualcuno vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso, e mi segua" (Mt 16,
24; Vulg.), 11 in altre parole, non
faccia la sua volontà, ma quella di Dio. 12
Deve sopportare tutto per il Signore colui che vuole militare nella sua scuola.
13 Inoltre, che cosa possiamo
sopportare degnamente per il Signore? Secondo le parole dell'Apostolo Paolo: "Le
sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura" (Rm 8,
18). 14 Così, se un persecutore
mette a fuoco un servo di Cristo, si tratta di un calore temporaneo che, una
volta cessato il dolore, non si sente più; infatti, esso non è come l'altro
fuoco, inestinguibile, 16 e non
brucia come la punizione dell'eterna geenna, riservata all'anima peccatrice per
l'eternità. 16 Se infligge le
torture dell'uncino, del cavalletto o delle verghe, alla sopportazione di un
piccolo dolore subentra immediatamente la corona dell'eterna gioia.
17 Se una prigione oscura ci tiene reclusi a motivo di Dio, in
compenso ci attende la Gerusalemme eterna, costruita con perle ed oro ed
adornata di pietre preziose (Cfr. Ap 21, 18-21).
18 Se l'oscurità della prigione ci fa perdere la vista a motivo di
Dio, potrà oscurarci per un momento, ma dopo saremo accolti nella vita eterna
dall'altra luce 19 che non brillerà
per la luminosità del sole e della luna, delle stelle del cielo e della lampada,
ma dell'eterna maestà di Dio stesso. 20
Se meriteremo di andarcene, morendo per Dio, da questa terra che stiamo
calcando nella vita presente, subito saremo autorizzati a camminare all'infinito
sull'altra "terra sette volte più splendente dell'argento" (Visio
Pauli 21). 21 D'altra parte,
se disprezzeremo per Dio le cosiddette delizie di questo secolo, che contaminano le
nostre viscere piuttosto che nutrirle, 22
saremo subito ammessi per sempre alle rive di quei fiumi che scorrono
senza fine e che sono pieni in abbondanza di "miele e latte, vino ed olio" (Visio
Pauli 22-3), 23 come pure di
"frutti vari e diversi che gli alberi di quel posto producono dodici volte
l'anno", non perché siano stati coltivati
dall'uomo,
ma in virtù dell'abbondanza divina. 24
Non è la fame che li rende piacevoli al palato e nessun bisogno incita a
mangiarli, 25 ma, quando gli occhi
dei santi si sono saziati della loro vista, in aggiunta ognuno sente nella sua
bocca il gusto che gli è delizioso
(Passio Sebastiani 13).
26
È dunque giusto che noi patiamo per il Signore con digiuni ed astinenze per un
breve periodo, per meritare di essere saziati per sempre dai beni che ci ha
preparato 27 , che sopportiamo per
Dio l'oscurità del carcere in cui il persecutore ci ha rinchiuso, per
"risplendere" nella luce eterna di lassù, quando "come scintille nella stoppia
correremo qua e là" (Sap 3, 7). 28
Abbracciamo con piacere per Dio una morte temporanea, per essere sempre liberi
dalla morte eterna della Geenna. 29
Infine, anche in un tempo in cui la persecuzione è cessata, nella piena pace del
cristianesimo, ci sottomettiamo nella scuola del monastero alle prove ed alle
mortificazioni delle nostre volontà sotto gli ordini dell'abate
30 affinché, dopo il pellegrinaggio nella vita di questo mondo,
quando nostro Signore ci farà comparire al suo giudizio, gli consegneremo le
degne opere che avremo fatto. 31
Allora gli offriremo la pazienza con cui abbiamo accettato tutte le cose dure e
varie ordinate dall'abate e sopportate da noi con gioia nel suo nome,
32 così come le varie mortificazioni
della nostra volontà, sostenute molto di buon grado per il nome di Dio e la
salvezza della nostra anima, 33
dicendo al Signore: "Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore
da macello" (Sal 44 (43), 23). 34 E
quando tutte queste cose ci sono piombate addosso, "non ti abbiamo dimenticato"
e, osservando l'obbedienza, "non abbiamo rinnegato la tua alleanza".
35
"Non si è volto indietro il nostro cuore" (Sal 44 (43), 18-19) tralasciando la
perseveranza nelle buone azioni ed il desiderio della speranza futura, perché "i
nostri passi non hanno abbandonato il tuo sentiero" (Sal 44 (43), 19).
36 In questo sentiero, "O Dio, tu ci
hai messi alla prova; ci hai purificati come si purifica l’argento" (Sal 66
(65), 12). 37 "Ci hai fatto cadere
nel laccio" della tentazione, "hai messo sul dorso" della nostra umiltà
tribolazioni di amarezza, 38 non
permettendoci di fare la nostra volontà, ma obbligandoci a fare la tua.
39 Così "hai fatto cavalcare uomini
sopra le nostre teste" (Sal 66, (65), 11-12: Vulg.),
40 perché ci hai fatto vedere che dovevamo essere messi alla
prova da un abate maestro e da un preposito di disciplina.
41 Questi tali continuano a dire al
Signore, quando ormai sono giunti al secolo futuro: "Siamo passati per il fuoco e per
l’acqua, poi ci hai fatto entrare in un luogo di ristoro" (Sal 66 (65), 12;
Vulg.), 42 vale a dire, "Siamo
passati attraverso le amarezze imposte sulla nostra volontà
43 e, servendo nella santa obbedienza, ecco che abbiamo
raggiunto il riposo che ci offre la tua bontà. 44
E noi gli diremo di nuovo: "Ci hai restituiti nella gioia i giorni in cui ci
hai umiliato, gli anni in cui abbiamo conosciuto la sventura" (Sal 90 (89), 15;
Vulg.), 45 così che il fuoco della
Geenna non possa rivendicare nulla in noi, poiché il diavolo, che deve essere
bruciato laggiù, non avrà compiuto in noi nessuna delle sue opere.
46
Deve quindi sopportare tutto per il Signore, colui che desidera militare nella
sua scuola. 47 E, come l'oro, sia
testato "con la lima, i martelli ed il fuoco" della fornace, così da poter
servire al "diadema di Dio ed alla corona del Signore" (Passio
Juliani 36), 48 perché quando
uno non compie la sua stessa volontà, è costretto a fare quella di colui al
quale diciamo ogni giorno in preghiera: 49
"Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra" (Mt 6, 10).
50 La terra è il nostro corpo, al
quale il Signore ha detto: "Tu sei terra e in terra ritornerai" (Gen 3, 19;
Vulg.) 51 Ogni volontà propria è
carnale e viene dal corpo: così la sua seduzione ci invita a commettere azioni
anche ingiuste,
52
poiché sembra dolce alla carne nella soddisfazione dei desideri durante il breve
spazio di questa vita,
53
ma sarà più amara del fiele in seguito e nell'eternità.
54
Perciò la nostra lingua è giustamente invitata a gridare ogni giorno al Signore:
"Sia fatta la tua volontà nella terra" del nostro corpo.
55 Questa volontà, se i superiori ce
la trasmettono nella scuola del monastero e se la compiamo tutti i giorni con
l'obbedienza,
56
con ragione dobbiamo credere che il Signore ci perdonerà in futuro e dobbiamo
sperare, inoltre, che la sua grazia vorrà coronarci,
57
perché abbiamo sempre fatto la sua volontà, non la nostra
58 poiché non abbiamo mai preferito
la nostra persona ed i desideri della carne al suo amore
59
e per lui siamo sempre stati pronti persino a perdere le nostre vite nel
tempo presente, per ottenere di trovarle insieme a lui in quello futuro.
60
Pertanto, quando qualcuno si volge al timore di Dio, desidera condurre la vita
religiosa nel monastero e vuole essere un discepolo,61
ecco ciò che il suo futuro maestro gli porrà davanti nel nome del Signore, come
abbiamo detto prima: 62 tutto ciò a
cui aspirerà in base al desiderio della sua volontà, sappia che può essergli
rifiutato, e tutto ciò che non vorrà, impari che può essergli imposto.
63 In anticipo gli sarà negata
qualsiasi proprietà di beni materiali. 64
Gli sia letta la regola nella sua interezza e gli si faccia promettere una
completa osservanza. 65 Sappia che
la casa dei suoi genitori gli sarà ora estranea e consideri la sua soglia come
impraticabile d'ora in poi, perché se non avrà abbandonato padre, madre,
fratelli, casa, non potrà essere discepolo di Cristo (Cfr. Mt 19, 29 e Lc 14,
26). 66 Sappia che non uscirà fuori
del monastero senza un ordine del superiore.
67
Quando l'abate gli avrà predetto tutto ciò ed egli prometterà di obbedire
fino in fondo e di essere veramente pronto a seguire i suoi consigli e quelli
della regola, allora sarà ricevuto nel monastero.
68 Tuttavia, l'abito religioso non gli sarà dato con tanta
facilità, per il timore che, pur promettendo sul momento, in seguito venga meno
al suo impegno ed entri il lupo sotto l'apparenza di una pecora.
69 Perché quando era un secolare il diavolo non lo tentava, dal
momento che faceva sempre apertamente la sua volontà, essendo uno dei suoi
operai: 70 ma dal giorno in cui,
allontanandosi dai suggerimenti del diavolo e dal servizio del mondo, si offrirà
al timore di Dio nel servizio di Cristo, da quel giorno, lo sappia bene, il
diavolo diventerà il suo nemico poiché egli lo ha abbandonato per il timore del
Signore, insieme con il mondo che gli appartiene.
71
Non ci si deve dunque fidare così facilmente di chi entra, se non per vedere se in
realtà fa quello che promette verbalmente, come dice la Scrittura: "Non prestate
fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti" prima, (1 Gv 4,1)
72 ed ancora: Molti "vengono a voi
in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci" (Mt 7,15).
73 Vedi, dunque, che la Scrittura ci
ordina di trattare con cautela gli affari di Dio, al fine di "non dare le cose
sante ai cani e non gettare le vostre perle davanti ai porci" (Mt 7,6).
74 Ma l'abate lo avvertirà ogni
giorno in questi termini: "Figlio mio, questi abiti che stai per il momento
indossando nel monastero, non ti pregiudicano ai nostri occhi,
75 ma quando tu avrai, nel servizio
divino, prima purificato l'intimo del tuo cuore dai crimini del mondo, solo
allora cambierai anche i vestiti 76
per apparire, ormai legittimamente, agli occhi di tutti nel tuo corpo, la
proprietà di Dio che sei nel tuo spirito. 77
Ed è a giusto titolo che, dopo aver mozzato la malizia del tuo cuore, ti raderai
anche la testa. 78 E se avrai
compiuto pienamente, essendo ancora nelle tue vesti, tutto ciò che è contenuto
nella regola del monastero, sarai ancora più santo quando avrai ricevuto il
nostro abito".
79
Quando avrà così tutto adempiuto impeccabilmente con gli altri fratelli nel
monastero per un intero anno a partire da quel giorno, solo allora gli si sarà
data la tonsura senza esitazione 80
e gli si cambieranno i suoi abiti con quelli della vita religiosa.
81 Ora ecco come gli sarà data la tonsura: il fratello sta in
mezzo all'oratorio in ginocchio, mentre l'abate gli fa la tonsura e tutti,
intorno a lui, cantano salmi.
82
In questo anno di prova, egli non intonerà alcun salmo antifonale, né
responsorio, né versetto e, finché non avrà meritato di ricevere l'abito della
vita religiosa, neppure osi mangiare con l'abate.
83
Per quanto riguarda le vesti secolari che gli sono state tolte per cambiarlo
d'abito, saranno messe da parte e conservate attentamente, sia che si tratti di
laico o di un converso già stabilizzato. 84
Quindi, - possa una cosa del genere non accadere mai nel caso dei conversi! - se
mai volesse di nuovo "tornare al suo vomito" (Pr 26, 11; 2 Pt 2, 20) e decidesse
di tornare ancora una volta nel secolo, non essendo stato trattenuto da nessun
obbligo derivante da testi scritturali o da esortazioni, renda a Cristo ciò che gli
appartiene; 85 cioè, dopo essere
stato spogliato delle sante vesti e dell'abito sacro, e rivestito con gli abiti
coi quali era venuto, riprendendo la sua somiglianza con il secolo, ritorni al
diavolo, suo persuasore, 86 e
l'abito depredato di Cristo non venga contaminato nel mondo da colui che ha
disertato. 87 Il mondo lo riprenda
così come l'ha mandato, avendo Cristo riacquistato il suo bene che aveva dato ad
un indegno, poiché il Signore non è riuscito a trovare in lui ciò che cercava.
88
Tuttavia, di tutto ciò che nel monastero sia stato acquisito, fabbricato o
donato da lui, non gli si restituirà assolutamente niente quando se ne andrà,
perché ogni oggetto che entra nel monastero in relazione a Dio vi deve rimanere:
89 per questo motivo a nessun
oggetto è permesso di uscire: 90 solo ciò che
è dotato di libero arbitrio non può essere trattenuto controvoglia, e cioè
l'anima con il suo corpo. 91 E' lei
che, per rendersi prigioniera del diavolo nelle sue volontà e nei suoi desideri,
si dice dotata di libero arbitrio e pensa che le sia permesso ciò che è male.
92 Se i Padri prescrivono al
monastero di non restituire i beni degli apostati ed i loro doni, non è solo
perché, spesi o consumati per i bisogni dei santi, non possono venire richiamati
indietro e restituiti. 93 Se questi
beni non vengono per la maggior parte restituiti categoricamente è perché, almeno col
pretesto dei loro beni, i discepoli siano trattenuti e rimangano nel monastero
alla scuola di Dio. 94 Quindi un
oggetto offerto a Dio non deve essere riportato nel mondo da un uomo.
95 Questo è infatti il triplice
assioma di questa regola: nel monastero il lavoro nutre i fratelli, la
perseveranza li calza e li veste, la partenza restituisce al monastero gli oggetti che
gli sono
dovuti e, chi lo desidera, se ne vada.
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1 giugno 2017
a cura di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net