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La Visio Pauli (conosciuta anche come Apocalisse di Paolo) è un
testo apocrifo del Nuovo Testamento appartenente al genere visionario e
apocalittico, in cui viene descritto, in una prospettiva escatologica, il
presunto viaggio di Paolo di Tarso nei regni ultramondani; lo spunto da cui il
testo si sviluppa è dato da un passaggio della seconda lettera ai Corinzi,
nel quale l’apostolo accenna di essere stato rapito fino al terzo cielo, senza
però procedere con la descrizione del suo viaggio celeste (2 Cor. 12,
2-5). Composta originariamente in lingua greca tra il II e il III sec. d.C. in
Egitto, l’Apocalisse di Paolo fu oggetto di numerose traduzioni e
rielaborazioni successive, sulla base delle quali è possibile ricostruire la
struttura narrativa del modello greco perduto. Il testo esercitò nel corso dei
secoli, grazie anche alla sua eccezionale popolarità e diffusione, una grande
influenza su tutte le visioni medievali successive, delle quali può giustamente
ritenersi il prototipo.
Apocalisse di Paolo - Testo
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Inizia la visione di san Paolo apostolo
Passerò alle visioni e rivelazioni del Signore. Conosco un cristiano che
quattordici anni addietro, se con il corpo o se fuori del corpo non lo so - lo
sa Dio, - fu rapito fino al terzo cielo; so che quest'uomo, se con il corpo o se
fuori del corpo non lo so - lo sa solo Dio -, fu rapito in paradiso e udì le
parole arcane che agli uomini non è lecito pronunciare. Mi glorierò di costui.
Quanto a me non ho nulla da gloriarmi all'infuori delle mie debolezze.
[1] Quando divenne di pubblico dominio? Sotto il console Teodosio Augusto, il
Giovane, e Cinegio, a una persona onorata abitante a Tarso nella casa che fu di
san Paolo apparve una notte un angelo del Signore per rivelargli di scavare le
fondamenta della casa manifestandogli ciò che avrebbe poi trovato; ma quegli
ritenne che si trattasse di una illusione.
[2] Ma quando l'angelo venne per la terza volta, lo fustigò e lo costrinse a
scavare le fondamenta Dopo aver scavato trovò uno scrignetto di marmo con
iscrizioni sui lati: in esso si trovava la rivelazione di san Paolo e i sandali
con i quali camminava allorché insegnava la parola di Dio. Quegli però non ardì
aprire lo scrignetto e lo portò al giudice; il giudice lo prese e, così come si
trovava, lo sigillò con il piombo e l'inviò all'imperatore Teodosio, temendo che
vi fosse qualcosa d'altro. Appena lo ricevette, l'imperatore l'aprì e trovò la
rivelazione di san Paolo: ne inviò un esemplare a Gerusalemme, e ritenne per sé
l'originale.
Accuse del creato contro l'uomo
[3] Trovandomi tuttora nel corpo, come quando fui rapito fino al terzo cielo, mi
fu rivolta in questi termini la parola del Signore. "Dì a questo popolo: Fino a
quando seguiterete a peccare aggiungendo peccato a peccato tentando il Signore
che vi ha fatto?
Voi siete figli di Dio, ma a motivo degli ostacoli del mondo compite opere del
diavolo con fiducia in Cristo. Ricordatevi dunque e riconoscete come ogni essere
creato serva Dio, e come sia soltanto il genere umano a peccare; ha il dominio
su ogni creatura, e pecca più di tutta la natura.
[4] Molte volte, il sole, il grande luminare, fece appello al Signore dicendo:
"Signore, Dio onnipotente, io osservo le empietà e le ingiustizie degli uomini;
concedimi di fare loro quanto è proprio delle mie qualità, affinché riconoscano
che tu solo sei Dio". Ma gli fu rivolta questa voce: "Conosco bene tutto ciò!
Infatti, i miei occhi vedono, le mie orecchie odono, ma la mia pazienza li
sopporta fino a quando si pentiranno e convertiranno. Se poi non ritorneranno a
me, li giudicherò tutti io".
[5] Spesso sia la luna sia le stelle si rivolsero al Signore dicendo: "Signore,
Dio onnipotente, hai concesso a noi la sovranità sulla notte, ma fino a quando
contempleremo le empietà, le fornicazioni e gli omicidi che compiono i figli
degli uomini? Permettici di eseguire su di essi quanto è proprio delle nostre
qualità, affinché riconoscano che tu solo sei Dio". Ma fu rivolta loro questa
voce: "Conosco bene queste cose! I miei occhi vedono, le mie orecchie odono, ma
la mia pazienza li sopporta fino a quando si pentiranno e convertiranno. Se poi
non ritorneranno a me, li giudicherò io".
[6] Spesso anche il mare esclamò: "Signore, Dio onnipotente, gli uomini hanno
profanato in me il tuo santo nome. Permettimi di insorgere e coprire ogni selva,
gli alberi e il mondo intero fino a che elimini dal tuo cospetto tutti i figli
degli uomini, e riconoscano che tu solo sei Dio". Ma si udì nuovamente una voce
che disse: "Conosco ogni cosa! I miei occhi vedono tutto e le mie orecchie
odono, ma la mia pazienza li sopporta fino a quando si pentiranno e
convertiranno. Se poi non si convertiranno, li giudicherò io".
A volte anche le acque si rivolsero a me contro i figli degli uomini,
esclamando: "Signore, Dio onnipotente! Tutti i figli degli uomini profanano il
tuo santo nome". Ma si udì la voce:
"Io conosco tutte queste cose prima che accadano, giacché il mio occhio vede e
il mio orecchio ode ogni cosa, ma la mia pazienza li sopporta fino a quando si
convertiranno. Se no, io li giudicherò".
Spesso anche la terra si rivolse al Signore contro i figli degli uomini,
dicendo: "Signore, Dio onnipotente, io sono in pena più d'ogni altra tua
creatura giacché sopporto fornicazioni, adulteri, omicidi, furti, spergiuri,
magie e malefici dagli uomini e tutte le cattiverie che compiono, come un padre
che insorge contro il figlio, un figlio contro il padre, uno straniero contro
uno straniero, ognuno profana la moglie del prossimo; il padre sale sul letto di
suo figlio, il figlio sale sul letto del padre. E con ogni malvagità di tal
genere profanano il luogo santo, quelli che offrono sacrifici al tuo nome.
Per questo io sono in pena più di ogni altra creatura giacché non vorrei offrire
le mie proprietà e i miei frutti ai figli degli uomini. Permettimi di annientare
le qualità dei miei prodotti". Ma s'udì una voce: "Io conosco ogni cosa, e
nessuno può celare a se stesso il suo peccato. Conosco le loro empietà, ma la
mia santità li sopporta fino a quando si pentiranno e convertiranno. Se però non
si convertiranno, io li giudicherò"".
Angeli messaggeri tra Dio e l'uomo
[7] Vedete, figli degli uomini! Ogni creatura è sottomessa a Dio. Soltanto il
genere umano pecca.
Or dunque, figli degli uomini, benedite il Signore Dio, incessantemente ogni ora
e ogni giorno. Soprattutto al tramonto del sole: in quest'ora, infatti, tutti
gli angeli se ne vanno dal Signore per adorarlo e offrirgli le opere degli
uomini, ciò che ogni uomo ha fatto dal mattino alla sera sia di bene che di
male. Un angelo se ne parte contento dall'uomo nel quale abita, mentre un altro
se ne parte con il volto rattristato.
Quando, dunque, il sole tramonta, nella prima ora della notte, in quell'ora se
ne parte l'angelo di ogni popolo, di ogni uomo, di ogni donna, che lo protegge e
lo custodisce, perché l'uomo è un'immagine di Dio. Così al mattino, alla
dodicesima ora della notte, tutti gli angeli degli uomini e delle donne corrono
ad adorare Dio e a offrirgli ogni opera, sia buona che cattiva, compiuta da ogni
uomo. Ogni giorno e ogni notte gli angeli presentano a Dio il resoconto di tutte
le azioni del genere umano.
A voi, dunque, figli degli uomini, dico: "Benedite il Signore Dio, senza mai
arrestarvi, per tutti i giorni della vostra vita".
[8] All'ora stabilita, tutti gli angeli, ognuno con gioia, vanno insieme al
cospetto di Dio per presentarsi ad adorarlo nell'ora fissata.
Ecco giunta l'ora dell'adunanza: gli angeli vennero ad adorare al cospetto di
Dio, e lo spirito andò loro incontro. S'alzò una voce che diceva: "Donde siete
giunti, nostri angeli, ambasciatori carichi di notizie?".
[9] Essi risposero e dissero: "Veniamo da quelli che rinunciarono a questo mondo
per il tuo santo nome: pellegrini, raminghi, abitanti in caverne rocciose,
piangenti in ogni ora della loro dimora sulla terra, affamati e assetati per il
tuo nome, (gli abiti) cinti ai fianchi, hanno in mano gli incensi del loro
cuore, oranti e benedicenti in ogni ora, sofferenti e dediti al dominio di se
stessi, in pianti e lamentazioni più di ogni altro abitatore della terra. Noi,
loro angeli, piangiamo con essi; ordinaci, dunque, di andare a servire ovunque
tu vorrai; ordina, Signore, che essi rimangano nella tua giustizia fino alla
fine".
Da Dio venne loro una voce, dicendo: "Sappiate che d'ora in avanti la mia grazia
sarà con voi e così il mio aiuto, cioè il mio dilettissimo Figlio sarà con loro
per dirigerli in ogni ora; li servirà e non li abbandonerà mai, giacché il loro
luogo è la sua dimora".
[10] Ritiratisi questi angeli, altri angeli vennero per adorare al cospetto
della maestà, per incontrarsi con lei: piangevano. Lo spirito andò loro
incontro; s'alzò una voce che diceva: "Donde siete giunti, nostri angeli,
ambasciatori carichi di notizie del mondo?". Risposero e dissero al cospetto di
Dio: "Veniamo da coloro che invocarono il tuo nome, ma gli ostacoli del mondo li
resero miseri. Ogni ora ebbero molte occasioni, ma in tutto il tempo della loro
vita non innalzarono neppure una preghiera pura con tutto il cuore. Perché
dobbiamo restare con uomini peccatori?". Fu rivolta a loro la parola di Dio: "E'
necessario che li serviate fino a tanto che faranno penitenza e si
convertiranno; se non si convertiranno, io li giudicherò".
Sappiate dunque, figli degli uomini, che gli angeli presentano a Dio tutte le
vostre azioni, sia le buone che le cattive.
Morte dei giusti e dei peccatori
[11] Dopo queste cose vidi uno degli spirituali venire da me: mi rapì in spirito
e mi trasportò fino alla terza parte del cielo, che è il terzo cielo.
L'angelo prese a parlare dicendomi: "Seguimi e ti mostrerò il luogo ove sono
condotti i giusti dopo la morte. Dopo ti condurrò nell'abisso e ti mostrerò il
luogo ove sono condotte le anime dei peccatori, dopo la morte".
Partii dietro all'angelo che mi condusse in cielo; guardai il firmamento e vidi
la potenza; là c'era l'oblio che inganna e attrae i cuori degli uomini, lo
spirito di detrazione, lo spirito di fornicazione, lo spirito del furore, lo
spirito dell'insolenza; là c'erano anche i prìncipi delle malvagità. Questo è
quanto vidi sotto il firmamento del cielo.
Guardai di nuovo e vidi angeli senza misericordia, sprovvisti di qualsiasi
pietà, dal volto pieno di collera e dai denti che fuoriuscivano dalla bocca; i
loro occhi brillavano come la stella mattutina dell'Oriente; dai capelli della
loro testa e dalla loro bocca uscivano scintille di fuoco.
Interrogai l'angelo, dicendo: "Chi sono costoro, signore?". L'angelo rispose,
dicendomi: "Questi sono destinati alle anime dei peccatori nel momento del
bisogno. Costoro non credettero di avere aiuto dal Signore e non sperarono in
lui".
[12] Guardai in alto e vidi altri angeli il cui volto splendeva come il sole: i
loro fianchi erano stretti da cinture di oro, le loro mani stringevano palme e
il segno di Dio; indossavano abiti sui quali era scritto il nome del Figlio di
Dio, ed erano ripieni di ogni dolcezza e misericordia.
Interrogai l'angelo, dicendo: "Chi sono costoro, signore, con tanta bellezza e
misericordia?". L'angelo rispose e mi disse: "Questi sono gli angeli della
giustizia, sono inviati ad accogliere le anime dei giusti nell'ora del bisogno,
di quelli cioè che credettero di avere aiuto dal Signore".
Domandai: "Le anime dei giusti e dei peccatori dopo la loro morte incontrano
necessariamente dei testimoni?". L'angelo mi rispose: "La via per la quale
passano tutti coloro che sono diretti verso Dio è una sola; ma i giusti hanno
con sé un aiuto santo e non avranno paura presentandosi al cospetto di Dio".
[13] Dissi all'angelo: "Vorrei vedere le anime dei giusti e dei peccatori nel
momento in cui escono dal mondo". L'angelo rispose e mi disse: "Guarda giù in
terra!". Dal cielo guardai in terra e vidi tutto il mondo: era quasi un nonnulla
ai miei occhi! Vidi i figli degli uomini: sparivano come un nonnulla!
Rimasi stupito e domandai all'angelo: "E' tutta qui la grandezza degli uomini?".
L'angelo mi rispose: "Tutta qui! Costoro sono quelli che nuocciono dal mattino
alla sera".
Guardai e vidi una gran nube diffondersi su tutto il mondo, e domandai
all'angelo: "Che cos'è questo, signore?". Mi rispose: "Questa è l'ingiustizia
combinata dai prìncipi dei peccatori".
[14] Udito questo, io sospirai, piansi e dissi all'angelo: "Vorrei osservare le
anime dei giusti, e dei peccatori, e vedere in qual modo escano dal corpo".
L'angelo mi rispose: "Guarda nuovamente sulla terra".
Guardai, e vidi tutto il mondo. Tutti gli uomini sparivano come un nonnulla.
Osservai e vidi un moribondo. L'angelo mi disse: "Costui che stai osservando è
un giusto". Osservai ancora, e vidi tutte le azioni da lui compiute per il nome
di Dio, tutti i suoi piani sia quelli dei quali aveva serbato memoria sia quelli
che aveva dimenticato: nell'ora del bisogno, tutte erano al suo cospetto. Vidi
il giusto partire e trovare sollievo e fiducia; prima che uscisse dal mondo gli
si presentarono angeli santi insieme ad altri empi. Li osservai tutti; ma gli
empi non trovarono in lui alcun luogo da abitarvi, mentre i santi presero
possesso della sua anima e la ressero fino alla sua uscita dal corpo.
Ammonirono l'anima, dicendo: "Abbi conoscenza, anima, del tuo corpo dal quale
sei uscita! Nel giorno della risurrezione dovrai, infatti, ritornare nello
stesso corpo per ricevere le promesse fatte a tutti i giusti".
Presa, dunque, l'anima dal corpo la baciarono subito, come se fosse stata loro
ben nota da una quotidiana consuetudine, e le dissero: "Coraggio! Mentre eri
sulla terra hai compiuto la volontà di Dio". Le andò incontro l'angelo che ogni
giorno l'aveva custodita, e le disse: "Coraggio, anima! Io mi rallegro di te,
poiché sulla terra hai compiuto la volontà di Dio. Io riferivo a Dio tutte le
tue azioni, così come sono".
Così pure lo spirito le andò incontro, e le disse: "Non temere, anima, non
turbarti, al tuo ingresso in un luogo che non hai mai conosciuto! Sarò il tuo
aiuto. In te, infatti, trovai un luogo di ristoro per tutto il tempo in cui
abitai dentro di te, allorché ti trovavi sulla terra". Il suo spirito la
fortificò e il suo angelo l'accolse e la condusse in cielo.
Ma le andarono incontro potenze malvagie, quelle che sono sotto il cielo; andò a
lei quello spirito di aberrazione e le disse: "Dove corri, anima, che osi
entrare in cielo? Aspetta che vediamo se in te c'è qualcosa di nostro. Ma ecco
che in te non troviamo nulla. Scorgo anche l'aiuto divino e il tuo angelo; lo
spirito è contento di te, giacché in terra hai compiuto la volontà di Dio". E la
condussero al cospetto di Dio per compiere l'adorazione.
Quando finirono, Michele e tutto l'esercito degli angeli si prostrarono ad
adorare lo sgabello dei suoi piedi e le sue porte; nel mentre dicevano
all'anima: "Questo è il Dio di tutti, colui che (ti) fece a sua immagine e
somiglianza".
L'angelo poi ritornò e si espresse così: "Ricordati, Dio, dei suoi travagli!
Questa, Signore, è l'anima sulla quale, in conformità del tuo ordine, ti facevo
rapporto". Anche lo spirito disse: "Io sono lo spirito vivificante che soffiavo
in lei. Per tutto il tempo in cui abitai in lei ebbi in lei ristoro poiché agiva
in conformità del tuo giudizio".
Si udì la voce di Dio che diceva: "Siccome questa non mi rattristò, anch'io non
la rattristerò! Siccome lei ebbe misericordia, anch'io avrò misericordia! Sia
affidata, dunque, a Michele, angelo dell'alleanza, la conduca nel paradiso della
gioia e sia coerede insieme a tutti i santi".
Dopo udii le voci di mille e mille angeli, arcangeli, cherubini e dei
ventiquattro vegliardi, che cantavano inni e glorificavano il Signore, gridando:
"Sei giusto, Signore, giusti sono i tuoi giudizi, non fai alcuna differenza di
persone, ma ricompensi ognuno secondo il tuo giudizio".
L'angelo riprese a dirmi: "Hai, dunque, creduto e constatato come ognuno di voi,
nell'ora del suo bisogno, vedrà tutto quanto ha fatto?". Risposi: "Sì, signore".
[15] E mi disse: "Guarda di nuovo sulla terra e attendi che esca dal corpo
l'anima di un malvagio che giorno e notte irritò il Signore, dicendo: "Al di là
di questo mondo non conosco altro; mangio, bevo e godo di quanto si trova nel
mondo. Chi mai, infatti, discese agli inferi e ne risalì per comunicarci che
laggiù ha luogo un giudizio?"". Osservai nuovamente e vidi tutto il disprezzo
del peccatore e tutto quanto fece; nell'ora del bisogno tutto gli stette
davanti. E mentre (l'anima) era condotta fuori del suo corpo per il giudizio, io
esclamai: "Meglio per lui se non fosse nato!".
Dopo, giunsero insieme presso l'anima del peccatore gli angeli santi e i
cattivi; ma gli angeli santi non trovarono in lei luogo alcuno, mentre i cattivi
se ne impadronirono. Mentre la menavano fuori dal corpo, gli angeli
l'avvertirono tre volte dicendo: "Anima miserabile, guarda bene la carne dalla
quale sei uscita! Nel giorno della risurrezione dovrai, infatti, ritornare nella
tua carne per ricevere il corrispettivo dei tuoi peccati e delle tue empietà".
[16] Dopo che la trassero fuori, l'angelo consueto le si pose davanti e le
disse: "Anima miserabile, io sono l'angelo che ti fu vicino e riferii ogni
giorno al Signore le opere malvagie che hai compiuto di notte e di giorno. Se
fosse stato in mio potere, non ti avrei servito neppure un sol giorno: ma non lo
potei fare. Il giudice misericordioso e giusto, ci ha ordinato di non desistere
dal servire un'anima fino a quando si pentirà; ma tu hai perso il tempo della
penitenza. Per te, io sono divenuto un estraneo, e tu per me. Andiamo allora dal
giudice giusto. Non ti lascerò prima di sapere che da oggi per te io sono un
estraneo". Lo spirito la svergognava e l'angelo la confondeva.
Quando giunsero dalla potenza, mentre stava già per entrare in cielo, le fu
imposta una fatica sopra l'altra: l'errore, l'oblio, la mormorazione le andarono
incontro con lo spirito di fornicazione e le altre potenze, dicendole: "Dove
vai, anima miserabile? Osi proseguire verso il cielo? Aspetta! Vediamo se in te
c'è qualcosa di particolarmente nostro; vediamo, infatti, che con te non c'è
l'aiuto santo".
Ma l'angelo rispose e disse: "Sappiate che è un'anima del Signore: egli non la
caccerà, né io permetterò che l'immagine di Dio cada in mano del malvagio. Il
Signore mi ha sostenuto in tutti i giorni della vita dell'anima: egli può ancora
sostenermi e aiutarmi. Io non la scaccerò fino a quando non sarà giunta davanti
al trono del Dio altissimo. Quando la vedrà, egli che ha potere su di lei, la
manderà dove vuole".
Dopo udii delle voci nel più alto dei cieli, che dicevano: "Presentate a Dio
quest'anima miserabile affinché sappia che c'è un Dio da lei disprezzato".
Quando entrò in cielo, la videro mille e mille angeli ed esclamarono a una voce:
"Guai a te, anima miserabile, a causa delle azioni che hai compiuto in terra.
Che cosa risponderai allorché ti appresserai a lui per adorarlo?". L'angelo che
era con lei rispose e disse: "Piangete con me, carissimi; in quest'anima,
infatti, non trovai riposo". Gli risposero gli altri angeli e dissero: "Sia
eliminata quest'anima di mezzo a noi! Da quando è entrata, infatti, la sua puzza
giunse fino a noi angeli".
Fu poi presentata al cospetto di Dio affinché compisse l'adorazione; l'angelo
gli fece vedere il Signore Dio che l'aveva fatta a sua immagine e somiglianza.
Il suo angelo l'aveva preceduta, dicendo: "Signore, Dio onnipotente, io sono
l'angelo di quest'anima della quale ti offrivo le azioni giorno e notte, e non
agiva conforme al tuo giudizio".
Così pure disse lo spirito: "Io sono lo spirito che abitava in lei, dacché fu
fatta. La conosco intimamente: non seguì la mia volontà. Giudicala, Signore,
secondo il tuo giudizio".
La voce divina si rivolse a lei, e disse: "Dov'è il frutto che tu hai riportato,
degno dei favori ricevuti? Forse che per un sol giorno io feci una differenza
tra te e un giusto? Non ho forse fatto sorgere il sole su di te come sul
giusto?". Lei rimase zitta, non avendo nulla da rispondere. E si udì nuovamente
una voce che diceva: "Il giudizio di Dio è giusto, Dio non guarda in faccia le
persone, egli avrà misericordia di chiunque avrà praticato la misericordia:
presso Dio non troverà misericordia colui che non sarà stato misericordioso. Sia
dunque consegnata all'angelo Tartaruco, sovrintendente ai tormenti, affinché la
cacci nelle tenebre esteriori ove è pianto e stridore di denti, e quivi resti
fino al gran giorno del giudizio".
Dopo di ciò udii una voce di angeli e di arcangeli che diceva: "Tu sei giusto,
Signore, e giusto è il tuo giudizio!".
[17] Guardai ancora. Ecco un'anima portata da due angeli mentre piangeva e
diceva: "Abbi pietà di me, Dio giusto, giudice giusto! Sono oggi sette giorni
dacché sono uscita dal mio corpo e sono stata affidata a questi due angeli i
quali mi condussero in luoghi da me mai visti prima". Dio, giudice giusto, le
disse: "Che cosa hai fatto? Non hai mai praticato la misericordia, per questo
sei stata consegnata a questi angeli che non hanno misericordia; non hai agito
rettamente, per questo non ebbero di te pietà nell'ora del tuo bisogno. Confessa
dunque i tuoi peccati, commessi allorché ti trovavi nel mondo".
Rispose e disse: "Signore, non ho peccato!". A questa affermazione menzognera
"non ho peccato", il Signore, Dio giusto, andò in collera. Dio le disse: "Credi
di trovarti ancora nel mondo? Là ognuno di voi peccatori occulta e nasconde il
proprio peccato al suo prossimo; ma qui non si può nascondere nulla: quando le
anime vengono ad adorare davanti al trono, si palesano le opere buone e i
peccati di ognuna".
Udito questo, l'anima restò in silenzio non sapendo che rispondere. Udii allora
il Signore Dio, giudice giusto, proseguire: "Vieni, angelo di quest'anima,
mettiti qui in mezzo". L'angelo dell'anima peccatrice si fece avanti con in mano
un chirografo, e disse: "Questi, Signore, nelle mie mani, sono tutti i peccati
di quest'anima dalla sua gioventù fino a oggi, a cominciare dal decimo anno
della sua età. Se tu l'ordini, Signore, posso elencare le sue azioni dal suo
quindicesimo anno di età".
Il Signore Dio, giudice giusto, disse: "Non aspetto, angelo, che tu mi elenchi
le sue azioni dal quindicesimo anno, bensì i peccati commessi cinque anni prima
della sua morte e della sua venuta quassù". E proseguì ancora Dio, giusto
giudice: "Per me stesso, per i miei angeli santi e per la mia potenza, io giuro
che se cinque anni prima della morte si fosse pentita, anche per un solo anno di
conversione, ora sarebbero nell'oblio tutti i suoi peccati e le cattive azioni
passate, ed ella godrebbe dell'indulgenza e della remissione dei peccati. Ora
invece perisca!".
L'angelo dell'anima peccatrice rispose e disse: "Ordina, Signore, che
quell'angelo introduca quelle anime!".
[18] Furono subito introdotte delle anime, e l'anima del peccatore le riconobbe.
Il Signore, allora, disse all'anima del peccatore: "Dico a te, anima! Confessa
ciò che hai compiuto contro queste anime che vedi allorché si trovavano nel
mondo". Lei rispose: "Signore, non è ancora trascorso un anno dacché uccisi
costei e versai in terra il suo sangue; con l'altra ho commesso fornicazione,
non solo, ma le ho recato pure molto nocumento sottraendole il patrimonio".
Il Signore, giudice giusto, disse: "Ma non sapevi che quando uno commette
violenza contro un altro, se l'offeso muore prima viene mantenuto in questo
luogo fino alla morte dell'offensore, e allora sono posti ambedue al cospetto
del giudice il quale dà a ognuno in proporzione di ciò che fece?".
E udii una voce che diceva: "Quest'anima sia consegnata nelle mani del Tartaro;
deve essere trascinata giù negli inferi; la si porti giù nella prigione degli
inferi; la si consegni ai tormenti e quivi la si lasci fino al gran giorno del
giudizio".
Udii nuovamente la voce di mille e mille angeli che cantavano un inno al
Signore, dicendo: "Sei giusto, Signore, e giuste le tue sentenze!".
Visione del paradiso
[19] L'angelo mi interrogò dicendo: "Hai compreso tutte queste cose?". Risposi:
"Sì, signore!". Soggiunse: "Seguimi ancora, e ti porterò a vedere i luoghi dei
giusti. Seguii l'angelo, che mi innalzò fino al terzo cielo e mi pose presso
l'uscio di una porta. Guardai attentamente e vidi che la porta era d'oro;
davanti a essa c'erano due colonne d'oro e due tavole d'oro piene di lettere,
sulle due colonne.
L'angelo si rivolse di nuovo a me e mi disse: "Beato te, se entrerai da queste
porte! Per esse, infatti, possono entrare soltanto coloro che hanno conservato
verso tutti la bontà e l'innocenza corporea".
Domandai all'angelo: "Signore, per qual motivo ci sono queste lettere sulle
tavole?". L'angelo mi rispose: "Questi sono i nomi dei giusti che servono Dio di
tutto cuore e abitano sulla terra". Domandai ancora: "Signore, i loro nomi sono
già scritti quando essi sono ancora sulla terra?". Egli mi rispose: "Non sono
scritti soltanto i loro nomi, ma anche il volto e la somiglianza di coloro che
servono Dio si trovano in cielo ed essi sono noti agli angeli: questi, infatti,
sanno chi sono coloro che servono Dio di tutto cuore, prima ancora che
abbandonino il mondo".
[20] Allorché oltrepassai la porta del paradiso, mi venne incontro un uomo
anziano il cui volto splendeva come il sole. Mi abbracciò e disse: "Salve,
Paolo, a Dio dilettissimo!". Mi baciò con il volto sereno, ma poi prese a
piangere. Gli domandai: "Fratello, perché piangi?". Tra sospiri e pianti, mi
rispose: "Siamo offesi molto dagli uomini e rattristati! Molti sono i beni
preparati dal Signore e grande è la sua promessa, ma molti non li ricevono".
Domandai all'angelo: "Signore, chi è costui?". Mi rispose: "Questi è Enoc, lo
scriba della giustizia".
Penetrai in quel luogo, ed ecco venirmi subito incontro Elia salutandomi,
allegro e gioioso. Dopo avermi visto, si voltò e, piangendo, mi disse: "Paolo,
possa tu ricevere la ricompensa dei travagli sopportati nell'uman genere! Per
quanto mi riguarda, ho visto i grandi e molteplici beni che Dio preparò per
tutti i giusti - grandi sono le promesse di Dio! -, ma la maggior parte non li
ricevono. E a stento e con molta fatica che uno o l'altro entra in questi
luoghi".
[21] L'angelo prese a dirmi: "Tutto ciò che ti farò qui vedere e tutto ciò che
udrai non manifestarlo ad alcuno sulla terra. Poi mi guidò là ove mi mostrò e
udii parole che all'uomo non è lecito proferire". Indi proseguì: "Seguimi
ancora, e ti mostrerò quanto devi apertamente narrare e riferire".
Mi portò giù dal terzo cielo nel secondo cielo, e poi nel firmamento e dal
firmamento alle porte del cielo: qui, sul fiume che irriga tutta la terra, vi
era l'inizio delle sue fondamenta.
Interrogai l'angelo, dicendogli: "Che cos'è questo fiume d'acqua, signore?". Mi
rispose: "Questo è l'oceano".
Improvvisamente uscii dal cielo e compresi che è la luce del cielo quella che
illumina tutta la terra. Là però la terra è sette volte più splendente
dell'argento. Domandai: "Che luogo è questo, signore?". Mi rispose: "Questa è la
terra promessa. Non hai ancora udito ciò che sta scritto: "Beati i mansueti
poiché erediteranno la terra?". Dunque, le anime dei giusti dopo che sono uscite
dal corpo vengono, nel frattempo, mandate in questo luogo".
Domandai all'angelo: "Perciò questa terra apparirà prima del tempo?". L'angelo
mi rispose, dicendo: "Quando verrà per regnare il Cristo che tu predichi,
allora, per ordine di Dio, la prima terra si dissolverà e apparirà questa terra
promessa, e sarà come una rugiada o una nube; poi si manifesterà il Signore Gesù
Cristo, re eterno: verrà ad abitare in essa con tutti i suoi santi, regnerà su
di essi per mille anni, mangeranno dei prodotti che ora ti mostrerò".
[22] Con lo sguardo abbracciai quella terra e vidi un fiume di latte e miele.
Sulle sponde del fiume vi erano alberi pieni di frutti: ogni albero portava
dodici frutti all'anno, e questi erano vari e diversi. Vidi la natura di quel
luogo e tutta l'opera di Dio; vidi là palme di venti cubiti e altre di dieci
cubiti; quella terra era sette volte più splendente dell'argento. Gli alberi
erano carichi di frutta dalle radici fino ai rami più alti. Dalla radice di ogni
albero fino alla cima c'erano diecimila rami con decine di migliaia di grappoli,
ogni ramo aveva diecimila grappoli, e c'erano diecimila datteri per ogni
grappolo. Così era pure per le viti. Ogni vite aveva diecimila rami, ogni ramo
diecimila grappoli d'uva, e ogni grappolo diecimila acini. Vi erano anche altri
alberi, miriadi e miriadi, e i loro frutti avevano le stesse proporzioni.
Domandai all'angelo: "Perché ogni albero porta migliaia di frutti?". L'angelo mi
rispose dicendo: "Perché il Signore Dio offre doni sovrabbondanti a coloro che
ne sono degni. Essi, infatti, di loro spontanea volontà, mentre si trovavano nel
mondo, afflissero se stessi facendo ogni cosa per il suo santo nome".
Domandai ancora all'angelo: "Queste sole, signore, sono le promesse fatte dal
santissimo Signore Dio?". Egli mi rispose: "No! Ve ne sono altre sette volte più
grandi. Io ti assicuro che quando i giusti usciranno dal corpo vedranno le
promesse e i beni che Dio preparò loro. E anzi sospireranno e piangeranno
dicendo: "Perché la nostra bocca proferì anche una sola parola irritando il
prossimo anche per un sol giorno?"".
Io l'interrogai ancora dicendo: "Solo queste sono le promesse di Dio?". L'angelo
mi rispose: "Ciò che tu vedi è per gli sposati e per coloro che mantengono la
castità del matrimonio, conservandosi continenti. Ai vergini, agli affamati e
assetati di giustizia e a quanti che si affliggono per il nome del Signore, Dio
darà cose sette volte più grandi di queste, ed ora te le mostrerò".
Dopo mi portò via da quel luogo ove avevo visto queste cose, ed ecco un fiume
dalle acque più candide del latte; domandai allora all'angelo: "Che è questo?".
Mi rispose: "Questo è il lago Acherusia ove è la città di Cristo, ma non a ogni
uomo è permesso entrare in quella città. Questa è la strada che conduce a Dio:
se uno da fornicatore ed empio si converte, fa penitenza e porta frutti degni
della penitenza, appena esce dal corpo viene condotto ad adorare Dio, poi per
ordine del Signore è affidato all'angelo Michele che lo battezza nel lago
Acherusia. E così l'introduce nella città di Cristo, presso coloro che non
commisero peccati". Io restai meravigliato e benedissi il Signore Dio per tutto
ciò che avevo visto.
[23] L'angelo riprese il discorso, dicendomi: "Seguimi! Ti introdurrò nella
città di Cristo". Ritto presso il lago Acherusia, mi pose su di una nave d'oro,
mentre circa tremila angeli cantavano un inno fino a quando non giunsi fino alla
città di Cristo.
Gli abitanti della città di Cristo si rallegrarono molto del mio arrivo presso
di loro. Entrato, vidi la città di Cristo: era tutta d'oro, circondata da dodici
mura; dentro aveva dodici torri; tra un muro e l'altro, tutt'intorno, c'era la
distanza di uno stadio. Domandai all'angelo: "Quanto è lungo, signore, uno
stadio?". L'angelo mi rispose dicendo: "Tanto quanto è la distanza tra il
Signore Dio e gli uomini che si trovano in terra, poiché la grande città di
Cristo è unica". Lungo il perimetro della città v'erano dodici porte di grande
bellezza e tutt'intorno a esso quattro fiumi: un fiume di miele, un fiume di
latte, un fiume di vino e un fiume di olio.
Domandai all'angelo: "Che fiumi sono questi che circondano la città?". Mi
rispose: "Questi sono i quattro fiumi che scorrono abbondanti per quanti sono in
questa terra promessa; i loro nomi sono: il fiume di miele, Fison; il fiume di
latte, Eufrate; il fiume di olio, Ghion; il fiume di vino, Tigri. A coloro,
dunque, che quand'eran nel mondo non si valsero del loro potere su queste cose,
ma se ne astennero e si afflissero per il Signore Dio, quando entrano in questa
città, il Signore darà queste cose senza misura e al di là di ogni modo".
[24] Mentre entravo per la porta, davanti agli usci della città vidi alberi
grandi e alti che non avevano frutti, ma foglie. Sparsi tra gli alberi, vidi
pochi uomini, che piangevano allorché vedevano qualcuno entrare in città: quegli
alberi facevano penitenza per essi umiliandosi e abbassandosi, e poi
rialzandosi.
Allorché vidi, piansi con essi, e interrogai l'angelo dicendo: "Chi sono
costoro, signore, ai quali non è concesso d'entrare nella città di Cristo?". Mi
rispose: "Sono coloro che digiunando giorno e notte rinunciarono seriamente al
mondo, ma avevano un cuore superbo più degli altri uomini, onde vantavano e
lodavano se stessi non facendo alcun conto dei loro vicini: salutavano alcuni
amichevolmente, mentre ad altri non dicevano neppure: salve!; aprivano a chi
volevano e quando facevano al prossimo, sia pure un piccolo servizio, subito si
inorgoglivano".
Io domandai: "Ma come, signore? La loro superbia impedì loro di entrare nella
città di Cristo?". L'angelo mi rispose: "La radice di tutti i mali è la
superbia. Sono, forse, migliori del Figlio di Dio che venne tra gli Ebrei con
molta umiltà?". Interrogai ancora: "Perché dunque gli alberi si abbassano e poi
si rialzano?". L'angelo mi rispose dicendo: "Nel tempo che costoro trascorsero
in terra al servizio di Dio, per un certo tempo arrossirono e si umiliarono a
motivo della confusione e degli insulti di cui erano oggetto da parte degli
uomini, senza tuttavia addolorarsi e pentirsi, allontanandosi così dalla
superbia che avevano. E' per questo che gli alberi si abbassano e poi si
rialzano".
Domandai ancora: "Per quale motivo furono ammessi agli usci della città?".
L'angelo mi rispose dicendo: "A motivo della grande bontà di Dio, e perché
questo è l'ingresso per tutti i suoi santi che entrano in questa città: sono
dunque lasciati in questo luogo affinché quando Cristo, re eterno, entra con i
suoi santi, i giusti intercedano per costoro e possano poi entrare con essi
nella città. Tuttavia nessuno di costoro può avere tanta fiducia quanta ne hanno
quelli che nel servizio di Dio si umiliarono per tutta la loro vita".
[25] Io intanto proseguivo sotto la guida dell'angelo che mi portò fino al fiume
di miele; qui vidi Isaia, Geremia, Ezechiele, Amos, Michea e Zaccaria, cioè i
profeti maggiori e i minori, i quali mi salutarono nella città.
Domandai all'angelo: "Che via è questa?". Mi rispose: "Questa è la via dei
profeti. Quanti per amore di Dio afflissero la loro anima e non fecero la
propria volontà, allorché escono dal mondo, dopo essere stati condotti davanti
al Signore Dio e dopo averlo adorato, per ordine di Dio saranno affidati a
Michele il quale li condurrà nella città, in questo luogo dei profeti: questi lo
saluteranno come amico e compagno, avendo egli fatto la volontà di Dio".
[26] Mi condusse poi dove c'era il fiume di latte: in questo luogo vidi tutti i
bimbi uccisi dal re Erode per il nome di Cristo; questi mi salutarono, e
l'angelo mi disse: "Tutti quelli che custodiscono la castità e la purezza,
usciti dal corpo, dopo che avranno adorato il Signore Dio, vengono affidati a
Michele e condotti presso questi bambini, i quali li salutano dicendo: "Sono
nostri fratelli, nostri amici e nostre membra. Con essi erediteranno le promesse
divine"".
[27] Mi prese nuovamente e mi portò nella parte settentrionale della città, ove
c'era il fiume di vino. Qui vidi Abramo, Isacco e Gabriele, Lot, Giobbe e altri
santi i quali mi salutarono. Io domandai: "Che luogo è questo, signore?".
L'angelo mi rispose e disse: "Tutti coloro che accolgono i pellegrini, quando
usciranno dal mondo, prima adoreranno il Signore Dio, poi sono affidati a
Michele e, per questa via, sono introdotti nella città; tutti i giusti li
salutano come figli e fratelli, dicendo: "Poiché hai praticato l'umanità e
l'accoglienza dei pellegrini, vieni e accogli la tua eredità nella città del
Signore Dio nostro". In proporzione delle sue azioni, ogni giusto riceverà nella
città i beni divini".
[28] Mi portò poi a oriente della città, presso il fiume d'olio. Qui vidi uomini
esultanti, che cantavano salmi, e domandai: "Chi sono costoro, signore?".
L'angelo mi rispose: "Sono quelli che si votarono di tutto cuore a Dio, e nei
quali non albergò superbia. Infatti, tutti coloro che gioiscono nel Signore Dio
e di tutto cuore salmeggiano al Signore sono condotti qui, in questo settore
della città".
[29] Mi portò in mezzo alla città, presso il dodicesimo muro. In quel luogo il
muro era più alto, e io domandai: "Nella città di Cristo c'è un muro più
onorabile di questo luogo?". L'angelo mi rispose: "Il secondo è migliore del
primo, e così il terzo è migliore del secondo, poiché uno supera l'altro fino al
dodicesimo muro". Domandai: "Dimmi, signore, per quale motivo, uno supera la
gloria dell'altro?". L'angelo mi rispose: "Tutti coloro che si macchiarono di
una pur piccola detrazione, invidia o superbia, perdono qualcosa della loro
gloria, sebbene si trovino nella città di Cristo. Guardati dietro!".
Mi voltai e vidi troni d'oro, posti a ogni porta, e su di essi degli uomini con
diademi d'oro e pietre preziose. Guardai e vidi, tra i dodici uomini, troni
posti in un ordine diverso, che parevano dotati di molta gloria, tanto che
nessuno è capace di tessere le loro lodi. Interrogai l'angelo e gli dissi:
"Signore, chi è sul trono?". L'angelo mi rispose: "Questi sono i troni di coloro
che possedevano la bontà e l'intelligenza del cuore e si fecero stolti per amore
del Signore Dio; non avevano la conoscenza delle Scritture né sapevano molti
salmi, ma si ricordavano unicamente del capitolo dei comandamenti di Dio:
uditili, li eseguirono con molta diligenza e attenta cura davanti al Signore
Dio. Costoro desteranno l'ammirazione di tutti i santi al cospetto del Signore
Dio, i quali diranno tra loro: "Osservate e guardate gli illetterati che non
sanno nulla e si sono meritati un abito così splendido e una gloria così grande
in virtù della loro innocenza!"".
In mezzo alla città vidi un altare grande e molto alto; presso l'altare c'era
una persona dal volto splendente come il sole, aveva tra le mani un salterio e
un'arpa, e salmeggiava dicendo: "Alleluia". La sua voce riempiva tutta la città.
Quando l'udirono coloro che si trovavano sulle torri e alle porte, rispondevano:
"Alleluia". Tanto che ne erano scosse le fondamenta della città.
Allora interrogai l'angelo, dicendo: "Chi è costui, signore, che ha tanto
potere?". L'angelo mi rispose: "Costui è David, e questa è la città di
Gerusalemme. Quando verrà Cristo, re eterno, nel pieno possesso del suo regno,
egli lo precederà nuovamente salmeggiando, e i giusti salmeggeranno tutti
insieme rispondendo: Alleluia!".
Domandai: "Signore, perché a preferenza di tutti i santi, l'inizio al
salmeggiare lo dà soltanto David?". L'angelo mi rispose: "Perché Cristo, Figlio
di Dio, siederà alla destra del Padre suo, e David salmeggerà al suo cospetto
nel settimo cielo; e come avviene nei cieli, così sarà pure in basso. Non è
lecito, infatti, offrire un sacrificio a Dio senza David: nell'ora
dell'oblazione del corpo e del sangue di Cristo è necessario che David salmeggi.
E come si usa nei cieli, così si pratica anche sulla terra".
[30] Domandai all'angelo: "Signore, che vuol dire "alleluia""? L'angelo mi
rispose dicendo: "Tu scruti e indaghi ogni cosa! Mi disse poi: "Alleluia è nella
parola ebraica, lingua di Dio e degli angeli. Il significato poi di alleluia è
il seguente: tecel - cat - marith - macha". Domandai: "Che significa, signore,
tecel - cat - marith - macha?". L'angelo mi rispose: "Ecco il significato di
tecel - ca t- marith - macha: benediciamo Dio tutt'insieme".
Interrogai l'angelo, dicendogli: "Signore, tutti coloro che dicono alleluia
benedicono Dio?". L'angelo mi rispose: "Sì! Perciò se uno canta alleluia e i
presenti non si uniscono a lui fanno male perché non cantano insieme". Domandai:
"Signore, pecca anche colui che è incerto o molto vecchio?". L'angelo mi
rispose, dicendo: "No! Ma chi è capace e non si unisce a chi canta, sappiate che
costui è sprezzante della parola; giacché è superbo e indegno che egli non
benedica il Signore Dio, suo creatore".
Visione dell'inferno
[31] Quand'ebbe finito di parlare con me, mi condusse fuori della città
attraverso gli alberi, lungi dai luoghi della terra dei buoni, e mi pose sulla
sponda del fiume di latte e miele; dopo mi condusse sull'oceano che regge le
fondamenta del cielo.
Poi l'angelo prese a dirmi: "Comprendi tu che te ne vai di qui?". Risposi: "Sì,
signore!". Egli proseguì: "Vieni, seguimi e ti mostrerò le anime degli empi e
dei peccatori, e così vedrai il luogo ]oro assegnato".
Partii con l'angelo il quale mi condusse lungo la via del tramonto; vidi
l'inizio del cielo le cui fondamenta sono in un grande fiume d'acqua. Domandai:
"Che cos'è questo fiume d'acqua?". Mi rispose: "Questo è l'oceano che avvolge
tutta la terra". Giunto al di là dell'oceano, guardai: in quel luogo non c'era
luce, ma solo tenebre, tristezza e malinconia, ed io sospirai.
Vidi un fiume di fuoco ardente, nel quale si trovava una moltitudine di uomini e
donne, alcuni immersi fino alle ginocchia, altri fino all'ombelico, altri fino
alle labbra e altri ancora fino ai capelli.
Interrogai l'angelo dicendo: "Signore, chi sono costoro nel fiume di fuoco?". Mi
rispose: "Sono quelli né caldi né freddi, quelli che non sono stati annoverati
nel numero dei giusti, ma neppure nel numero dei peccatori. Costoro trascorsero
il tempo della loro vita sulla terra dedicando qualche giorno alla preghiera e
gli altri giorni ai peccati e alle fornicazioni fino alla morte".
Domandai: "Chi sono, signore, costoro immersi fino alle ginocchia?". Egli mi
rispose: "Sono coloro che, usciti di chiesa, si perdono in discorsi frivoli.
Quelli immersi fino all'ombelico sono coloro che dopo aver preso il corpo e il
sangue di Cristo se ne andavano a fornicare, e non desistettero dai loro peccati
fino alla morte. Quelli immersi fino alle labbra sono coloro che praticano la
maldicenza, allorché sono raccolti in chiesa. Sono poi immersi fino alle
sopracciglia quelli che si fanno cenni l'un l'altro e tramano malignità contro
il prossimo".
[32] Nella parte settentrionale, vidi un luogo ove erano diversi e svariati
tormenti, pieno di uomini e donne, nel quale scorreva un fiume di fuoco. Guardai
e vidi fosse molto profonde nelle quali si trovavano insieme molte anime: la
profondità di quel luogo era di circa tre mila cubiti; le sentii gemere e
piangere mentre dicevano: "Abbi pietà di noi, Signore!". Ma nessuno aveva di
loro pietà.
Interrogai l'angelo, dicendo: "Chi sono costoro, signore?".
L'angelo mi rispose: "Sono quelli che non sperarono di potere avere aiuto dal
Signore". Domandai ancora: "Signore, se si seguita a gettare queste anime così
l'una sull'altra, penso che di qui a trenta o quaranta generazioni, anche se
verranno spinte nelle più alte profondità, le fosse non le potranno più
contenere". Mi rispose: "L'abisso non ha alcuna misura; dietro di questo ne
viene un altro e un altro ancora. Come quando un uomo robusto scaglia un sasso
dentro un pozzo molto profondo, sicché solo dopo molte ore raggiunge il suolo,
così è l'abisso Per quante anime vi si gettino, a stento dopo cinquecento anni
raggiungono il fondo".
[33] A queste parole io piansi e gemetti sul genere umano. L'angelo mi rispose
dicendo: "Perché piangi? Sei, forse, tu più misericordioso di Dio? Dio è buono,
sa che ci sono i tormenti, e perciò sopporta con pazienza il genere umano,
lasciando che ognuno, nel tempo in cui abita sulla terra, si regoli secondo la
propria volontà".
[34] Guardai ancora nel fiume di fuoco e vidi un uomo preso per la gola dagli
angeli custodi del Tartaro, che avevano in mano un tridente con il quale
perforavano le viscere di quel vecchio.
Interrogai l'angelo, dicendogli: "Chi è questo vecchio, signore, al quale sono
inflitti simili tormenti?". L'angelo mi rispose: "Questo che tu vedi fu un
sacerdote che non adempì bene il suo ministero: mangiava, beveva, fornicava, e
offriva il sacrificio al Signore sul suo santo altare".
[35] Non lungi, vidi un altro vecchio portato correndo da quattro veloci angeli
cattivi; poi lo immersero nel fiume di fuoco fino alle ginocchia e presero a
percuoterlo e a tempestargli il volto di ferite senza permettergli neppure di
esclamare: "Abbi pietà di me!".
Interrogai l'angelo il quale mi rispose: "Questo che tu vedi fu vescovo, ma non
adempì bene il suo ministero episcopale: ebbe sì un gran nome, ma per tutta la
sua vita non entrò mai nella santità di colui che gli aveva dato quel nome; non
giudicò con giustizia, non ebbe pietà delle vedove e degli orfani: ora è
ricompensato in proporzione della sua iniquità e delle sue azioni".
[36] Vidi un altro uomo immerso nel fiume di fuoco fino alle ginocchia; aveva le
mani tese e sanguinanti, gemeva e piangeva, gridando: "Abbi pietà di me! Io,
infatti, soffro più di tutti gli altri che sono in questo tormento".
Domandai: "Chi è costui, signore?". Mi rispose: "Questo che vedi fu diacono;
mangiava le offerte, fornicava e non si comportava rettamente al cospetto di
Dio: perciò ne sconta la pena senza tregua".
Osservai e vidi che al suo fianco c'era un altro uomo, che essi avevano portato
in fretta e gettato nel fiume di fuoco ove rimase immerso fino alle ginocchia;
venne poi l'angelo preposto ai tormenti, con un coltello grande, affilato e
rosso di fiamma e prese a tagliare le labbra e la lingua di quell'uomo.
Io sospirai e piansi, e domandai: "Chi è costui, signore?". Mi rispose: "Questo
che tu vedi fu lettore; leggeva al popolo, ma egli non osservava i precetti di
Dio: ora sconta la sua pena".
[37] Vidi, nello stesso luogo, un'altra quantità di fosse: nel mezzo c'era un
fiume pieno di una moltitudine di uomini e donne divorati dai vermi. Io piansi,
sospirai, e interrogai l'angelo: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono
coloro che estorsero usura su usura, ebbero fiducia nelle loro ricchezze e non
sperarono in Dio, che era il loro aiuto".
Poi osservai e vidi un altro luogo molto angusto: c'era come un muro e
tutt'intorno del fuoco; vidi che dentro c'erano uomini e donne che si mangiavano
la lingua.
Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro che in chiesa
motteggiano la parola di Dio, non la valutano, bensì giudicano pressappoco un
nonnulla Dio e i suoi angeli: perciò ora ne scontano in tal modo la pena
dovuta".
[38] Guardai e vidi in fondo al baratro un'altra fossa che pareva di sangue.
Domandai: "Signore, che è mai questo luogo?" Mi rispose: "In questa fossa
convergono tutti i tormenti".
Vidi uomini e donne immersi fino alle labbra, e domandai: "Chi sono costoro,
signore?". Mi rispose: "Sono i fattucchieri, che diedero incantesimi a uomini e
donne, e non cessarono fino a quando non li colse la morte".
Vidi ancora, in una fossa di fuoco, altri uomini e donne dal volto molto nero.
Sospirai, piansi e domandai: "Signore, chi sono costoro?". Mi rispose: "Sono i
fornicatori e gli adulteri: avevano la propria moglie e commisero adulterio.
Così è pure delle donne: avevano il proprio marito e commisero adulterio. Perciò
ne scontano le pene, senza fine".
[39] Vidi là delle fanciulle vestite di nero, e quattro terribili angeli aventi
tra le mani catene infuocate che gettavano attorno al loro collo e le
conducevano così tra le tenebre.
Nuovamente in lacrime, interrogai l'angelo: "Queste chi sono, signore?". Mi
rispose: "Sono le vergini che macchiarono la loro verginità all'insaputa dei
loro genitori. Perciò scontano senza tregua le loro pene".
Là, in un luogo di ghiaccio e neve, osservai ancora uomini e donne nudi, con le
mani e i piedi tagliati, che venivano divorati dai vermi. A quella vista piansi,
e domandai: "Chi sono questi, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che fecero del
male agli orfani, alle vedove e ai poveri, e non avevano fiducia nel Signore.
Perciò scontano senza posa le loro pene".
Osservai e vidi altri sospesi su di un corso d'acqua: le loro lingue erano
straordinariamente secche, davanti a loro vi erano molti frutti, ma a loro non
era permesso di prenderne. Io domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi
rispose: "Sono quelli che rompono il digiuno. Perciò ne scontano senza posa le
pene".
Vidi altri uomini e donne sospesi per le sopracciglia e per i capelli trascinati
dal fiume di fuoco. Domandai: "Chi sono questi, signore?". Mi rispose: "Sono
quelli che non si offrivano ai propri mariti o alle proprie mogli, ma ad
adulteri. Perciò scontano le loro pene senza fine".
Vidi altri uomini e donne ricoperti di polvere: il loro aspetto era come il
sangue; erano immersi in una fossa di pece e zolfo, e scorrevano giù lungo il
fiume di fuoco. Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro
che praticarono l'empietà di Sodoma e di Gomorra, maschi con maschi. Perciò ne
scontano senza posa le pene".
[40] Osservai e vidi uomini e donne in una fossa; indossavano abiti chiari e i
loro occhi erano ciechi. Io domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose:
"Sono i pagani che fecero elemosine, ma non conobbero il Signore Dio: perciò
scontano senza posa le loro pene".
Osservai e vidi altri uomini e donne sopra un obelisco di fuoco, mentre delle
bestie li dilaniavano tanto che non riuscivano neppure a dire: "Abbi pietà di
noi, Signore!". Vidi l'angelo preposto ai tormenti, che addossava contro di loro
pena su pena, esclamando: "Riconoscete il Figlio di Dio! Vi è stato, infatti,
annunziato, ma quando vi si leggevano le Scritture divine non prestavate
attenzione. E' dunque giusto il giudizio divino. Le vostre azioni cattive si
impadronirono di voi e vi condussero tra queste pene".
Io sospirai, piansi e domandai: "Chi sono questi uomini e queste donne che
vengono strangolati nel fuoco e scontano le pene?". Mi rispose: "Sono le donne
che macchiarono la creatura di Dio, allorché dal loro seno estrassero i bimbi; e
gli uomini che giacquero con esse. I loro bimbi invocano il Signore Dio e gli
angeli preposti alle pene, dicendo: "Vendicaci dei nostri genitori poiché
macchiarono la creatura di Dio; pur avendo il nome di Dio non ne osservarono i
comandamenti, ci gettarono in cibo ai cani, ci fecero calpestare dai porci e ne
gettarono altri nel fiume".
Questi bimbi furono affidati agli angeli del Tartaro, sovrapposti alle pene,
affinché li conducessero nel vasto luogo della misericordia, mentre i loro padri
e le loro madri sono sottoposti in perpetuo alla pena dello strangolamento".
Dopo vidi uomini e donne indossanti panni pieni di pece e di zolfo infuocato:
draghi si avvinghiavano al loro collo, alle spalle e ai piedi, e angeli li
tenevano fermi con corna infuocate, li percuotevano e chiudevano loro le narici,
dicendo: "Perché non avete compreso il tempo nel quale dovevate fare penitenza e
servire Dio?".
Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che
apparentemente rinunziavano al mondo, indossando il nostro abito, ma gli
ostacoli del mondo li resero miseri: non mostrarono carità, non ebbero pietà
delle vedove e degli orfani, non accolsero lo straniero e il pellegrino, non
fecero offerta alcuna, né ebbero pietà del prossimo; neppure per un solo giorno
la loro preghiera s'alzò pura verso Dio. Furono trattenuti da molti ostacoli del
mondo e furono incapaci di comportarsi rettamente al cospetto di Dio".
Gli angeli andavano con loro intorno al luogo delle pene, e quanti si trovavano
nei tormenti li vedevano ed esclamavano: "Quando eravamo nel mondo noi
trascurammo Dio, e anche voi avete agito allo stesso modo; quando eravamo nel
mondo sapevamo di essere peccatori, mentre di voi si diceva: "Questi sono giusti
e servi di Dio!". Ora sappiamo che quando vi si chiamava con il nome del
Signore, era solo di nome! Perciò anch'essi scontano le loro pene".
Sospirai e piansi, dicendo: "Guai agli uomini! Guai ai peccatori! Perché mai
sono nati?". L'angelo mi rispose: "Perché piangi? Sei, forse, tu più
misericordioso del Signore Dio, sia benedetto nei secoli! Chi ha stabilito il
giudizio e lasciò alla volontà di ognuno la scelta del bene e del male e il
compimento di ciò che ognuno preferisce?". Piansi ancora moltissimo, ma egli mi
disse: "Piangi, mentre non hai ancora visto i maggiori supplizi? Seguimi, e ne
vedrai di sette volte più grandi".
[41] Mi trasportò nella parte settentrionale, mi pose su di un pozzo e io vidi
che era sigillato con sette sigilli. L'angelo che era con me rivolse la parola
all'angelo di quel luogo, dicendo: "Apri la porta del pozzo, affinché Paolo,
amatissimo da Dio, possa guardare; gli è stato, infatti, concesso di vedere
tutte le pene dell'inferno". L'angelo mi avvertì: "Sta' lontano, per potere
reggere al fetore di quel luogo".
Appena il pozzo fu aperto, ne venne fuori un fetore così orribile e pessimo da
superare tutte le pene. Guardai nel pozzo e vidi una massa incandescente da ogni
lato. L'apertura del pozzo era tanto angusta e stretta da accogliere un sol
uomo.
L'angelo riprese a parlarmi, dicendo: "Chiunque viene gettato in questo pozzo
dell'abisso, ed esso è sigillato dietro di lui, non sarà più ricordato al
cospetto del Padre, del Figlio e dello Spirito santo e degli angeli santi".
Domandai: "Chi sono, signore, coloro che vengono gettati in questo pozzo?". Mi
rispose: "Tutti coloro che non confessano che Cristo è venuto nella carne e che
lo generò Maria vergine, e chiunque non confessa che il pane e il calice della
benedizione sono il corpo e il sangue di Cristo".
[42] Guardai da Settentrione a Occidente, e vidi là il verme che non dorme; in
quel luogo v'era anche lo stridore di denti; i vermi avevano la grossezza di un
cubito ed erano dotati di due teste; quivi c'erano uomini e donne al gelo che
stridevano i denti.
Interrogai dicendo: "Signore, chi sono quelli che si trovano in questo luogo?".
Mi rispose: "Sono quelli che asseriscono che Cristo non risuscitò dai morti e
che questa carne non ri sorge". Domandai ancora: "In questo luogo, signore, non
c'e né fuoco né calore?". Mi rispose: "In questo luogo non c'è altro che gelo e
neve". Aggiunse: "Anche se su di loro sorgesse il sole non si scalderebbero a
causa dello straordinario gelo di questo luogo, e della neve".
All'udire tali cose, stesi le mie mani, piansi e sospirai, dicendo: "Sarebbe
stato meglio che non fossimo mai nati, noi tutti che siamo peccatori!".
[43] Giorno di riposo dalle pene. Ma allorché quelli che erano in quel luogo mi
videro piangere, con l'angelo, gridarono e piansero anch'essi, dicendo:
"Signore, abbi di noi pietà!".
Dopo vidi il cielo aperto, l'arcangelo Michele discendere dal cielo, con lui
c'era pure tutto l'esercito degli angeli, e andare da coloro che erano tra i
tormenti.
Al vederlo, piansero ancora, gridarono e dissero: "Abbi pietà di noi, arcangelo
Michele, abbi pietà di noi e dell'umano genere, giacché la terra si regge per le
tue preghiere. Ora abbiamo visto il giudizio e abbiamo riconosciuto il Figlio di
Dio; prima di entrare in questo luogo ci era stato impossibile pregare per
questo. Avevamo udito che ci sarebbe stato un giudizio, prima dell'uscita da
questo mondo, ma gli ostacoli e la vita del mondo non ci consentirono di
pentirci".
Michele rispose dicendo: "Udite Michele che parla! Io sono colui che sta sempre
al cospetto di Dio. Viva il Signore al cospetto del quale io sto! Né un giorno
né una notte desisto dal pregare incessantemente per il genere umano. Io prego
sì per quanti si trovano sulla terra, ma essi non desistono dal compiere
iniquità e fornicazioni, e mentre sono sulla terra non mi portano nulla di
buono; ed anche voi avete sprecato il tempo in cose vane delle quali avreste
dovuto pentirvi. Io però ho sempre pregato e anche ora supplico affinché Dio
mandi sulla terra rugiada e pioggia, e supplico fino a quando la terra produrrà
i suoi frutti. Affermo che se uno fa un po' di bene io combatterò per lui,
proteggendolo fino a quando sfuggirà la condanna alle pene. Or dunque dove sono
le vostre preghiere? Dove sono le vostre penitenze? Avete perduto tempo
vergognosamente. Ora piangete e anch'io piangerò con voi, con gli angeli che
sono con me, e con il dilettissimo Paolo, se mai Dio misericordioso abbia
misericordia di voi e vi dia refrigerio".
All'udire queste parole, essi esclamarono tra molte lacrime dicendo tutti con
un'unica voce: "Abbi pietà di noi, Figlio di Dio!". Io, Paolo, sospirai e dissi:
"Signore Dio, abbi pietà della tua creatura, abbi pietà dei figli degli uomini,
abbi pietà della tua immagine!".
[44] Guardai e vidi il cielo scosso come un albero mosso dal vento. Subito essi
si prostrarono faccia a terra al cospetto del trono. Vidi i ventiquattro seniori
e i quattro animali che adorano Dio, vidi l'altare, il velo e il trono: tutto
era esultante. Accanto all'altare del trono di Dio s'alzò un fumo dall'odore
soave e udii una voce che diceva: "Per qual motivo supplicate, angeli nostri e
nostri ministri?". Esclamarono: "Ti supplichiamo conoscendo la tua grande bontà
verso il genere umano".
Dopo vidi il Figlio di Dio discendere dal cielo con il diadema sul capo. A
quella vista quelli che erano tra i tormenti esclamarono tutti a una sola voce:
"Abbi pietà, eccelso Figlio di Dio! Sei tu che offristi il refrigerio a tutti,
in cielo e in terra: abbi pietà anche di noi. Da quando ti abbiamo visto
sentimmo un refrigerio".
Tra tutti i tormenti risuonò la voce del Figlio di Dio, dicendo: "Che cosa avete
compiuto per chiedermi un refrigerio? Il mio sangue fu sparso per voi, ma voi
non vi pentiste! Per voi portai sul capo una corona di spine, per voi ricevetti
schiaffi sulle guance, ma voi non vi pentiste! Appeso alla croce, chiesi
dell'acqua, ma mi diedero aceto mescolato con il fiele! Aprirono il mio lato
destro con la lancia! A causa del mio nome uccisero i profeti miei servi e i
giusti! E in tutti questi eventi vi concessi il tempo per la penitenza, ma lo
rifiutaste.
Ora però in favore di Michele, arcangelo del mio testamento, degli angeli che
sono con lui, per il mio dilettissimo Paolo, ch'io non voglio rattristare, per i
vostri fratelli che sono nel mondo e offrono oblazioni, e per i vostri figli tra
i quali si trovano i miei comandamenti e più ancora per la mia bontà, nel giorno
in cui risorsi da morte, a voi tutti che siete nei tormenti concedo in perpetuo
un refrigerio della durata di una notte e di un giorno". Esclamarono tutti
dicendo: "Ti benediciamo, Figlio di Dio, perché ci hai concesso una notte e un
giorno di riposo. Per noi, infatti, val più il refrigerio di un giorno che tutto
il periodo della nostra vita trascorso sulla terra. Se avessimo saputo
chiaramente che ai peccatori è destinato questo luogo, non avremmo certo fatto
alcuna opera iniqua, non avremmo commerciato né compiuto alcuna iniquità. A che
cosa ci ha giovato l'alterigia quando eravamo nel mondo? Qui, infatti, è stata
imprigionata la nostra superbia che dalla nostra bocca si ergeva contro il
prossimo; il tormento, le molteplici nostre angustie, le lacrime e i vermi stesi
sotto di noi, tutto ciò è per noi molto peggiore delle pene che...".
Mentre parlavano così, gli angeli cattivi e gli angeli dei tormenti andarono in
collera contro di essi, dicendo: "A che pro piangere e sospirare? Non vi è stata
concessa misericordia: questa, infatti, è la sentenza di Dio che non concesse
misericordia. Vi fu accordata questa grande grazia: per la notte e per il giorno
della domenica avrete un refrigerio a motivo di Paolo, a Dio dilettissimo,
disceso fino a voi".
Nuova visione del paradiso
[45] Dopo, l'angelo mi disse: "Hai visto tutte queste cose?". Risposi: "Sì,
signore". Egli proseguì: "Seguimi e ti condurrò in paradiso affinché ti vedano i
giusti che colà si trovano; sperano, infatti, di vederti e sono pronti a venirti
incontro con gioia ed esultanza".
Sotto l'impulso dello Spirito santo seguii l'angelo il quale, trasportandomi nel
paradiso, mi disse: "Questo è il paradiso nel quale mancò Adamo e sua moglie".
Entrai nel paradiso e vidi l'origine delle acque. L'angelo mi fece un cenno e
poi mi disse: "Guarda le acque! Questo è il fiume Fison, che avvolge tutta la
regione di Evila, l'altro è il Ghion che avvolge tutta la regione d'Egitto e
d'Etiopia, l'altro è il Tigri che è di fronte agli Assiri, e il quarto è
l'Eufrate che irriga la regione della Mesopotamia".
Quando penetrai dentro vidi che c'era piantato un albero dalle cui radici
scaturiscono acque: qui si trova l'inizio dei quattro fiumi. Su quell'albero
riposava lo spirito di Dio, e quando lo spirito soffiava scaturivano le acque.
Domandai: "Signore, è questo stesso albero che fa scaturire le acque?". Mi
rispose: "In principio, prima che apparissero il cielo e la terra, dato che
tutte le cose erano invisibili, lo spirito di Dio si librava sulle acque; ma da
quando per ordine di Dio apparve il cielo e la terra, lo spirito si posò su
quest'albero. Perciò quando lo spirito soffia le acque scaturiscono
dall'albero".
Mi prese poi per mano, mi condusse presso l'albero della conoscenza del bene e
del male, e mi disse: "Questo è l'albero per mezzo del quale entrò nel mondo la
morte: prendendone da sua moglie, Adamo ne mangiò e nel mondo entrò la morte".
Mi mostrò un altro albero in mezzo al paradiso, e mi disse: "Questo è l'albero
della vita".
[46] Mentre io osservavo ancora l'albero, vidi che da lontano veniva una
vergine, davanti alla quale duecento angeli cantavano inni. Io domandai: "Chi è,
signore, costei che sta venendo con tanta gloria?". Mi rispose: "Questa è la
vergine Maria, madre del Signore".
Quando giunse vicino, mi salutò dicendo: "Salve, Paolo, amatissimo da Dio, dagli
angeli e dagli uomini! Tutti i santi supplicarono, infatti, il mio Figlio Gesù,
il mio Signore, affinché tu venissi qui corporalmente per vederti prima che tu
te ne andassi dal mondo. Il Signore rispose loro: "Aspettate e abbiate pazienza!
Ancora un poco e lo vedrete e sarà poi eternamente con voi". Ma tutti insieme
replicarono: "Non ci rattristare! Vogliamo vederlo mentre è tuttora nel corpo;
da lui, infatti, ebbe molta gloria il tuo nome nel mondo e vediamo che egli ha
sorpassato tutte le opere sia dei piccoli sia dei grandi. A quelli che vengono
qui noi domandiamo: Chi è colui che vi ha guidato nel mondo? Ed essi ci
rispondono: Nel mondo c'è uno che si chiama Paolo il quale annunzia e predica
Cristo, e pensiamo che per la potenza e la dolcezza delle sue parole siano molti
quelli che sono entrati in questo regno". Ecco che tutti i giusti sono qui
dietro di me per venirti incontro.
A te, Paolo, dico ch'io sono la prima ad andare incontro a coloro che hanno
fatto la volontà del Figlio mio e del mio Signore Gesù Cristo. Sono la prima ad
andare incontro, non permettendo che siano come pellegrini fino a che incontrino
in pace il mio diletto Figlio".
[47] Mentre lei stava ancora parlando vidi che da lontano venivano tre uomini:
erano molto belli, avevano l'aspetto di Cristo, le loro forme erano raggianti, e
con essi c'erano i loro angeli.
Io domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Non li conosci?".
Risposi: "Non li conosco, signore". Mi disse: "Sono i padri del popolo: Abramo,
Isacco e Giacobbe". Quando giunsero vicino, mi salutarono, dicendo: "Salve,
Paolo, amatissimo da Dio e dagli uomini! Beato colui che, per amore del Signore,
resiste alla violenza".
Abramo prese poi a dirmi: "Qui c'è mio figlio Isacco, e Giacobbe, il mio
prediletto. Abbiamo conosciuto il Signore e l'abbiamo seguito. Beati tutti
coloro che credettero alla tua parola! Con la sofferenza, l'abnegazione, la
santità, l'umiltà, la carità, la mansuetudine e una fede retta nel Signore
erediteranno il regno di Dio. Anche noi abbiamo avuto devozione verso il
Signore, che tu predichi, con la promessa di assistere ogni anima che crede in
lui e di servirla come i padri servono i loro figli".
Mentre essi stavano ancora parlando vidi che da lontano venivano dodici persone.
Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Questi sono i patriarchi".
Quando giunsero vicino, mi salutarono, dicendo: "Salve, Paolo, amatissimo da Dio
e dagli uomini! Il Signore non volle rattristarci e ci concesse di vederti
mentre sei tuttora con il corpo, prima che tu esca dal mondo".
Ognuno, per ordine, mi manifestava il suo nome da Ruben fino a Beniamino.
Giuseppe mi disse: "Io sono quello che fu venduto. Ma ti assicuro, Paolo, che
per tutto ciò che i miei fratelli fecero contro di me, io non mi comportai mai
maliziosamente verso di essi nonostante tutto il tormento che mi imposero; in
nessuna cosa ho agito contro di essi dal mattino alla sera. Beato colui che è
leso per amore del Signore e sa sopportare; il Signore lo ricompenserà in molti
modi quando uscirà dal mondo".
[48] Mentre egli stava ancora parlando vidi che da lontano veniva una bella
persona accompagnata dai suoi angeli al canto di inni. Io domandai: "Chi è,
signore, costui dal bell'aspetto?". Mi disse: "Non lo conosci?". Risposi: "No,
signore".
Rispose: "Questi è Mosè, il legislatore, al quale il Signore diede la Legge".
Quando mi giunse vicino, prese subito a piangere; poi mi salutò. Gli domandai:
"Perché piangi? Ho udito che la tua mansuetudine supera quella di ogni altro
uomo". Rispose: "Piango per coloro che piantai con molta fatica, giacché non
portano frutto, né alcuno di loro agisce bene. Ho visto che tutte le pecore che
pascolavo si sono disperse e sono diventate come se non avessero un pastore;
tutte le fatiche che sostenni per i figli di Israele non valsero a nulla; tutti
i prodigi che compii in mezzo a loro non li compresero; mi stupisco che
stranieri, incirconcisi e cultori degli idoli si siano convertiti e abbiano
avuto adito alle promesse di Dio, ed Israele non sia entrato.
Ti confesso, fratello Paolo, che nell'ora in cui il popolo appese Gesù, che tu
predichi, il Padre, Dio di tutti, che mi diede la legge, Michele, tutti gli
angeli e gli arcangeli, Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i giusti piansero sul
Figlio di Dio, appeso alla croce. In quell'ora, tutti i santi fissavano gli
sguardi su di me e dicevano: "Guarda, Mosè, che cosa fecero al Figlio di Dio
quelli del tuo popolo!". Te beato, dunque, Paolo, e beata la generazione e la
gente che credette alla tua parola!".
[49] Mentre egli stava ancora parlando giunsero altri dodici, e appena mi
videro, dissero: "Sei tu Paolo celebrato in cielo e sulla terra?". Io domandai:
"Chi siete voi?". Rispose il primo e disse: "Io sono Isaia, colui al quale
Manasse segò la testa con una sega di legno". Il secondo disse: "Io sono
Geremia: fui lapidato e ucciso dai figli di Israele". Il terzo disse: "Io sono
Ezechiele, colui che i figli di Israele trascinarono per i piedi su di un monte
pietroso fino a farne schizzare fuori il cervello. Tutti questi dolori li
sopportammo con la volontà di salvare i figli di Israele. Ti assicuro che dopo i
dolori che mi facevano sopportare mi prostravo bocconi al cospetto del Signore
pregando per loro e curvavo le mie ginocchia fino alla seconda ora del giorno
del Signore, quando veniva Michele e mi sollevava da terra. Te beato, Paolo, e
beata la gente che credette per mezzo tuo!".
Mentre questi se ne andavano, vidi un altro dal bell'aspetto. Domandai: "Chi è
costui, signore?". Quello, intanto, appena mi vide gioì. L'angelo mi rispose:
"Costui è Lot, colui che a Sodoma fu trovato giusto". Avvicinatosi mi salutò,
dicendo: "Te beato, Paolo, e beata la generazione nella quale hai svolto il tuo
ministero". Io risposi: "Sei tu Lot, colui che in Sodoma è stato trovato
giusto?". Mi rispose: "Io accolsi gli angeli peregrini in casa mia e allorché
quelli della città volevano abusare di loro, offrii loro le mie due figlie
vergini, che ancora non conoscevano uomo, e dissi loro: "Servitevi di loro come
volete, ma non fate però alcun male a questi uomini"; per questo appunto
entrarono sotto il tetto di casa mia. Perciò dobbiamo avere fiducia e sapere che
Dio ricompenserà abbondantemente ognuno per quello che ha compiuto, allorché si
andrà da lui. Te beato, Paolo, e beata la gente che credette alla tua parola".
Quando ebbe finito di parlare vidi che da lontano stava venendo un altro molto
bello d'aspetto, sorridente, e con lui i suoi angeli al canto di inni. Domandai
all'angelo che era con me: "Ogni giusto, dunque, ha per compagno un angelo?". Mi
rispose: "Ogni santo ha il proprio assistente che canta inni, e uno non
s'allontana mai dall'altro".
Domandai: "Chi è costui, signore?". Rispose: "Costui è Giobbe". Avvicinatosi, mi
salutò e disse: "Fratello Paolo, presso Dio e presso gli uomini grande è la tua
lode! Io sono Giobbe. Soffersi molto, per un periodo di trent'anni, a causa di
una piaga purulenta. All'inizio le pustole che si propagavano nel mio corpo
erano come un chicco di frumento; ma nel terzo giorno divennero come la zampa di
un asino, e i vermi che cadevano avevano la lunghezza di quattro dita; per tre
volte mi apparve il diavolo e mi disse: "Dì una qualche parola contro il
Signore, e morrai". Io gli risposi: "Se è volontà di Dio ch'io resti con questa
piaga per tutto il tempo della mia vita, fino alla morte, non cesserò di
benedire il Signore Dio, e ne avrò una ricompensa maggiore. So che le sofferenze
di questo mondo sono un nulla rispetto al refrigerio che verrà dopo". Perciò,
beato te, Paolo, e beata la gente che crederà per mezzo tuo".
[50] Mentre egli ancora parlava, venne un altro da lontano gridando: "Beato te,
Paolo, e beato anch'io che ho visto te, amato dal Signore".
Io domandai all'angelo: "Chi è costui, signore?". Mi rispose: "Costui è Noè,
quello del tempo del diluvio". Subito ci salutammo l'un l'altro. Strapieno di
gioia, mi domandò: "Tu sei Paolo, amatissimo da Dio?". Io gli domandai: "Tu chi
sei?.". Mi rispose: "Io sono Noè, quello del tempo del diluvio. A te, Paolo,
dico che per cento anni lavorai all'arca: non deposi la tunica che indossavo né
tagliai i capelli del mio capo; osservai la continenza al punto che non mi
avvicinai neppure a mia moglie; in quei cent'anni i capelli del mio capo non
crebbero, né si sporcarono le mie vesti. In quel tempo scongiuravo gli uomini
dicendo: "Pentitevi! Verrà, infatti, su di voi un diluvio di acque". Ma essi mi
schernivano e deridevano le mie parole e mi ripetevano: "Questo tempo è per
quelli che possono divertirsi e vogliono peccare a volontà; ora è possibile
fornicare a piacimento. Dio, infatti, non guarda questo, non sa quello che si fa
da noi uomini; inoltre non c'è alcun diluvio d'acqua che stia per venire in
questo mondo". Non cessarono dai peccati fino a quando Dio non distrusse ogni
carne che aveva in sé uno spirito vitale. Sappi, comunque, che Dio ama più un
giusto che un intero mondo di empi. Perciò, te beato, Paolo, e beata la gente
che credette per opera tua".
[51] Voltandomi vidi altri giusti venire da lontano. Domandai all'angelo: "Chi
sono costoro, signore?". Mi rispose: "Questi sono Elia ed Eliseo".
Mi salutarono, e io domandai loro: "Chi siete voi?". Uno di loro mi rispose: "Io
sono Elia, profeta di Dio. Io sono Elia che pregò e per la mia parola non piovve
per tre anni e sei mesi, a causa delle ingiustizie degli uomini. Dio è giusto e
verace, e compie la volontà dei suoi servi. Spesso, infatti, gli angeli
pregarono il Signore per ottenere la pioggia, ed egli rispondeva: "Abbiate
pazienza fino a quando il mio servo Elia pregherà e supplicherà per questo:
allora io manderò la pioggia sulla terra..."".
Termina la visione di san Paolo - Conclusione
del testo copto
[52] "Dio ricompensa doppiamente i travagli che uno sopporta per amore suo.
Benedetto te, Paolo, e benedetta la gente che crederà per opera tua".
Stava ancora parlando quando giunse Enoc, mi salutò e mi disse: "Colui che
soffre per amore di Dio, non sarà afflitto da Dio allorché lascerà il mondo".
Stava ancora parlando, allorché apparvero due angeli dietro dei quali ve n'era
un terzo che li chiamava dicendo: "Aspettate che giunga io pure a vedere Paolo,
amico di Dio, del quale preannunciammo la salvezza potendolo vedere mentre si
trova ancora nel corpo".
Domandai all'angelo: "Chi sono costoro, mio signore?". Mi rispose: "Costui è
Zaccaria con suo figlio Giovanni". Domandai ancora: "E l'altro che corre dietro
a loro?". Egli rispose: "E' Abele, quello che fu ucciso da Caino".
Mi salutarono e dissero: "Te benedetto, Paolo, uomo giusto in tutte le tue
opere!". Giovanni seguitò: "Io sono colui al quale tagliarono la testa mentr'ero
in carcere a motivo della donna che danzò durante il banchetto". Zaccaria disse:
"Io sono colui che fu ucciso quando innalzavo l'oblazione a Dio: allorché gli
angeli giunsero per l'oblazione, presero il mio corpo e lo portarono davanti a
Dio, e nessuno trovò il luogo ove fu posto". Abele disse: "Io sono colui che fu
ucciso da Caino mentre stavo offrendo un sacrificio al cospetto di Dio. Le
sofferenze sopportate per Dio sono poca cosa; abbiamo dimenticato quanto abbiamo
fatto per amor suo".
Intanto io ero circondato da tutti i giusti e dagli angeli che si congratulavano
con me, avendomi visto nel mio corpo.
Guardai e vidi una persona più grande e molto più bella di tutti gli altri.
Domandai all'angelo: "Signore, chi è mai costui?". Mi rispose: "E' Adamo, padre
di tutti voi".
Giunto da me, Adamo mi salutò pieno di gioia, e disse: "Coraggio, Paolo,
prediletto da Dio! Hai condotto alla fede e alla penitenza molta gente! Anch'io
mi pentii e ricevetti la mia gloria dal misericordioso e compassionevole".
__________
L'angelo del Signore mi prese e mi portò sul monte degli Ulivi ove io, Paolo,
incontrai gli apostoli radunati. Li salutai e narrai loro quanto m'era accaduto
e ciò che avevo visto: la gloria che è serbata per i giusti e il disastro e la
catastrofe dei peccatori.
Gli apostoli ne furono contenti ed esultarono benedicendo Dio; poi a me, a Marco
e a Timoteo, discepolo di Paolo e dottore della Chiesa, ordinarono di scrivere
questa santa apocalisse per il bene e l'utilità di chi l'ascolterà.
Mentre si discorreva con gli apostoli, sul carro dei cherubini apparve Cristo
nostro salvatore, e ci disse: "Salve, santi discepoli ch'io scelsi dal mondo!
Salve, Pietro, corona degli apostoli! Salve, apostoli tutti! Sia con tutti voi
la pace del mio Padre buono!".
Rivoltosi poi al nostro padre, disse: "Salve, Paolo, glorioso portatore di
lettere! Salve, Paolo, mediatore del testamento! Salve, Paolo, propugnacolo e
fondamento della Chiesa! Hai attinto coraggio dalle cose viste? Sei tu
pienamente convinto delle cose udite?".
Paolo rispose: "Sì, mio Signore! La tua grazia e il tuo amore hanno operato in
me cose meravigliose". Il Salvatore rispose, dicendo: "Prediletto del Padre, in
verità in verità ti dico che le parole di questa apocalisse saranno annunziate
in tutto il mondo a vantaggio di quanti le ascolteranno. In verità in verità ti
dico, Paolo, che a quanti avranno cura di questa apocalisse, la scriveranno e la
tramanderanno come una testimonianza per le future generazioni, io non farò
vedere gli inferi, con il suo amaro pianto, fino alla seconda generazione della
sua discendenza. Io benedirò, con la sua casa, colui che la legge con fede. Io
castigherò colui che disprezza le parole di questa apocalisse.
Non la si deve leggere che nei giorni sacri, giacché io vi ho rivelato, mie
sante membra, tutt'intero il mistero della mia divinità. Ecco, io vi ho già
annunziato ogni cosa! Andate ora, partite, predicate il vangelo della mia
sovranità, giacché è ormai vicina (al termine) la vostra corsa e la vostra santa
battaglia. Tu, Paolo, mio eletto, compirai la tua corsa con il mio amato Pietro,
il cinque del mese di epep, e poi sarai nel mio regno, nell'eternità. Sarà con
voi la mia forza".
E subito comandò alla nube di prendere i discepoli e di trasportarli nei paesi
ai quali egli li aveva destinati. Essi dovevano predicare in ogni luogo il
vangelo del regno celeste per sempre, a motivo della grazia e dell'amore verso
gli uomini del Signore nostro Gesù Cristo, al quale con il suo buon Padre e con
lo Spirito santo sia gloria per tutta l'eternità. Così sia.
Questo bene fu procurato dal fratello filoteo Psate, della città di Mekra del
nomo di Ermont. Il Signore Dio del santo arcangelo Raffaele e del santo apostolo
Paolo benedica Psate, sua moglie, i suoi figli, la sua attività, e lo faccia
erede con i santi del regno celeste per sempre. Così sia.
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1 giugno 2017 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net