I REGOLAMENTI DI ORSIESI.
Estratto da "I Padri del monachesimo", di Lanfranco Rossi, Pontificio Istituto Biblico 2013
Oltre alle quattro raccolte di regole di Pacomio, si è conservata una serie di Regolamenti, opera di Orsiesi o dei suoi successori. Mostrano uno stato di crescente negligenza, cui si cerca di rimediare fornendo precetti sempre più minuziosi e dettagliati. Ad esempio, come fare bene il segno della croce, non guardarsi gli uni gli altri durante la preghiera comune, quanto deve essere inclinata la testa, ecc.
Molti sono sul modo di lavorare e talvolta sembrano eccessivi: non dimenticare i panni a bagno, lasciare i datteri in ammollo il tempo giusto, né più né meno; non usare troppa legna per cucinare, con tutti i dettagli per farla rendere il massimo con il minimo consumo. Infine, come disporre il pentolame. Molti precetti sull'agricoltura sembrano banali e ovvi, lasciano l'impressione che sovente dominasse l'incuria.
Del resto non era semplice fare vivere centinaia di monaci, cioè solitari, comunitariamente. Sembra una contraddizione, ma è anche la fusione di due elementi vitali per la vita spirituale: vivere raccolti, attenti al proprio intimo, e insieme avere la possibilità di esercitare la carità fraterna. La vita comune era comunque limitata. Nella preghiera comunitaria uno leggeva o cantava i salmi, gli altri continuavano a intrecciare stuoie e ascoltavano. Riguardo alla carità fraterna si faceva molta attenzione a che non fosse il pretesto per comportamenti equivoci.
I REGOLAMENTI DI ORSIESI.
E. Amélineau pubblicò nel 1888, con una traduzione francese, una serie di
precetti che, seguendo Révillout, attribuì a Scenute (o Shenute)
[1].
J. Leipoldt li inserì nella sua Sinuthii Vita et opera nel 1913
[2],
sebbene avesse qualche dubbio riguardo all'attribuzione. Trovò lo stile di
questo documento molto diverso da quello di Scenute e concluse che sebbene
il documento potesse essere stato elaborato in un monastero scenutiano,
doveva essere stato scritto in un periodo posteriore a Scenute.
Lefort pubblicò di nuovo lo stesso documento sotto il titolo "Regulations
of Horsiesios"
[3].
In base al vocabolario del testo, egli sostenne che proveniva da un ambiente
pacomiano piuttosto che scenutiano e questa prima conclusione sembra ben
fondata. Quindi, sulla base del fatto che la Vita menziona Orsiesi che
compone nuove regole e non dice nulla di simile su Teodoro, Lefort concluse
che l'autore dovesse essere Orsiesi. Questa seconda conclusione è molto meno
certa della prima. C'è almeno un passaggio di questi regolamenti che ci
porta a credere che l'autore possa essere uno dei successori di Orsiesi a
capo della Koinonia. L'autore menziona infatti che vari superiori
della Koinonia dopo Pacomio fecero nuovi regolamenti
[4].
Se l'autore fosse Orsiesi poteva riferirsi solo a Teodoro, dal momento che
Petronio, che fu superiore solo per pochi giorni, non poteva aver scritto
nuovi regolamenti durante la sua malattia. Poiché l'autore parla di vari
successori di Pacomio, tendiamo a pensare che costoro abbiano scritto almeno
dopo la morte di Orsiesi. Lasciando aperta la questione della paternità di
questo documento, abbiamo mantenuto il tradizionale nome "Regolamenti di
Orsiesi".
Queste osservazioni sui Regolamenti di Orsiesi non sono prive di importanti
conseguenze, perché potrebbero obbligarci a rivedere le nostre concezioni
riguardanti la data delle regole pacomiane nel loro insieme. Sebbene questi
Regolamenti siano più un commento che un codice di legge, la loro
terminologia ed il loro stile hanno molto in comune con alcune parti della
Regola di Pacomio, in particolare i Praecepta et Instituta
[5]
e corrispondono allo stesso stadio nello sviluppo della legislazione
pacomiana.
CONCLUSIONE. Ci sembra che la legislazione pacomiana sia una realtà vivente
che è cresciuta partendo da alcuni precetti scritti dallo stesso Pacomio e
che è stata periodicamente adattata ai bisogni delle nuove situazioni. Le
quattro serie di Precetti conosciute come la Regola di Pacomio e le altre
serie conosciute come i Regolamenti di Orsiesi, prese nel loro insieme, sono
testimoni dello stato di quella legislazione alla fine del quarto secolo.
[1]
E. Amélineau,
Monuments pour servir à l’histoire de l'Egypte chrétienne aux IVe,
Ve, Vie et Vile siècles, (Memorie pubblicate dai membri della
Missione archeologica francese al Cairo
- 4), Paris 1895, pp. 248-277.
[2]
J, Leipoldt and
W.E. Cruna, Sinuthii archimandritae Vita et Opera omnia,
Vol,
IV, (CSCO - 73) Louvain 1913, pp. 129-153; Traduzione Latina
di
H. Wiesmann,
(CSCO -
108), Louvain 1936, pp. 77-91.
[3]
L,-T.
Lefort, Oeuvres des.
Pachóme,
testo (CSCO - 160) pp. 82-99- traduzione (CSCO - 160) pp. 81-99.
[4]
Si veda Reg. di Orsiesi 48. "E anche se altri padri venuti dopo di
lui hanno stabilito delle regole … ". Ciò sembra indicare che
l'autore di questo testo non sia Orsiesi ma qualcuno che scrive dopo
di lui. Dato che Petronio era malato quando fu nominato da Pacomio
come suo successore e morì dopo pochi giorni, solo un successore di
Orsiesi e Teodoro poteva parlare di "padri venuti dopo di (Pacomio)
che hanno stabilito delle regole".
[5]
Abbiamo fornito alcuni esempi in La liturgie, pp. 128-129.
Ritorno alla pagina su "Orsiesi"
Ritorno alla pagina iniziale "Regole monastiche e conventuali"
| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |
| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |
6 dicembre 2019 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net