VITA PATRUM IURENSIUM

 ROMANI, LUPICINI, EUGENDI.

 PROLOGUS

 

 IN VITA SANCTORUM PATRUM IURENSIUM ROMANI, LUPICINI, EUGENDI.

 estratto da: Monumenta Germaniae Historica a cura di Krusch Bruno - Hannover 1896

VITA DEI PADRI DEL GIURA

 ROMANO, LUPICINO, EUGENDO.


PROLOGO DELLA

VITA DEI PADRI DEL GIURA

 ROMANO, LUPICINO, EUGENDO.

(libera traduzione)

 

1. Sacer ille euangelicus archanusque amicus, dum pietatem suam mistice mortalibus edocet non negandam, intempesta nocte supplici panes Trinitatis, si pertinax pulsaverit, adstruit non negari. Hoc magnum secretumque archanum, ruptis obstinationis uinculis, pietatis patitur aditu reserari, quod licet ineffabili divinoque, ut diximus, praemineat sacramento, habet tamen in mistica remunerationis questum, etiam dum simpliciter servatur in littera. Unde vos, o piissimi fratres, Iohannes atque Armentari, vehementius amicum gemino pulsantes affectu, si oris cordisque mei claustra reserare distillero, insignitimi pertinacis avaritiae notis, nec cibum mecum apostolica traditione pronuntiatis posse vos sumere.

2. Igitur ineruditi cordis verecundiam rumpens, trium vobis abbatum Iurensium vitam, id est sanctorum patrum Romani, Lupicini, Eligendi, pro supradictis panibus trinifer relator adponam, siquidem theoretica illa conversatio vitaque vestra, — qua prior priscum secutus Iohannem, supra urnam sancti Mauricii, id est legionis Thebeorum martyrum caput, velut ille eximius apostolus atque sinmistes supra salutiferi pectus recumbit auctoris, alter vero in modum natatilis arcae, dum illic in coenobio et iam claustro peculiaris cellae contentus mundi turbines inpactus inridet uterque, — tamen absque alimonia spiritali nequit omnimodis inviolabiliter exerceri.

3.  Quamvis ergo Agaunus vester Gallico priscoque sermone tam primitus per naturam quam nunc quoque per eclesiam veridica prefiguratione Petri petra esse dinoscitur, agnoscat tamen caritas vestra, et inter pineas abiegnasque Iurensium silvas ipsam quondam a psalmographo in campis silve mistica significatione repertam, quae nunc inibi sanctis fratribus, sublato iam praefigurationis enigmate, pedisequa stabilitate calcatur.

Et quamquam non decoloret virtutum amplitudinem sermonis angustia, tamen karitatis vestrae suffragari mihi suffragia posco, ut, si laus vitaque digna venerabilium abbatum nequit forsitan ab imperito, ut convenit, reserari, dum per se affatim rutilat, garrulitatis nostrae ore nequeat deturpari. Amen.

1. L'Amico sacro e misterioso citato nel Vangelo (cfr. Lc 11,5-9), mentre insegna in modo mistico che ai mortali non sarà mai negata la sua misericordia, assicura che nessuno si vedrà negare i pani della Trinità, anche se li chiede in piena notte bussando alla porta con insistenza. Ci è consentito di accedere a questo profondo ed insondabile mistero una volta aperta la porta della sua misericordia, dopo aver spezzato le catene della sua ostinazione. Tale lezione, nonostante la trascendenza che le conferisce l'ineffabile sacramento divino, come abbiamo detto, comporta tuttavia nel suo mistero il profitto di una ricompensa, anche se la si osserva semplicemente alla lettera.

Ecco perché, miei piissimi fratelli Giovanni e Armentario, forti del vostro doppio toccante affetto, voi bussate con maggiore insistenza alla porta del vostro amico e, se io tardo ad aprire per voi la mia bocca ed il mio cuore, voi biasimate la mia ostinata avarizia e dichiarate di non poter più prendere pasti con me, in conformità alle istruzioni dell'Apostolo. (cfr. 1 Cor 5,11; Tt 3,10)

2. Così, dopo aver spezzato la timidezza di un cuore incolto, vi servirò in una narrazione tripla, come se fossero i pani di cui sopra, la vita dei tre abati del Giura, vale a dire dei santi Padri Romano, Lupicino ed Eugendo. Senza dubbio, la loro è una vita contemplativa come la vostra, - tu Giovanni segui l'esempio dell’apostolo Giovanni e ti chini sulla tomba di S. Maurizio, capo della legione dei martiri tebaidi, così come un tempo l’Apostolo preferito, confidente dei divini misteri, si chinò sul petto dell’Autore della salvezza (cfr. Gv 13,23; 21,20), mentre tu Armentario, come la colomba dell'arca galleggiante (Gn 8,8-12), rinchiuso nel monastero e nella clausura di una cella particolare, te ne ridi dell’attacco dei turbini del mondo -. Pertanto nessuno di voi due saprebbe affrontare queste prove in tutta sicurezza senza un nutrimento spirituale.

3. E’ ben noto che il vostro Agauno (san Maurizio d’Agauno † 287. Ndt), a partire dal significato del suo antico nome gallico è, secondo la vera prefigurazione di Pietro, "pietra" non solo fin dall’origine, per natura, ma ora anche per riconoscimento della sua chiesa. Pertanto la vostra Carità vorrà egualmente riconoscere che è tra i boschi di pino e di abete del Giura che è stata un tempo "scoperta" allegoricamente dal salmista “nei campi della foresta” (cfr. Sal 132 [131],6) questa pietra. Ed ora,  chiarito il mistero della sua prefigurazione, è calcata in questo luogo dai santi fratelli con la sicurezza di chi segue passo dopo passo.

Pertanto, anche se la povertà di stile non può fare scolorire lo splendore delle virtù, io vi chiedo pertanto di accordarmi il sostegno della vostra Carità. Uno scrittore incompetente può forse non essere in grado di aprirvi degnamente il segreto dei meriti e della nobile vita dei venerabili Abati, ma che almeno la loro santità, abbastanza lucente del proprio splendore, non possa essere deturpata dalla nostra bocca loquace. Amen.

 



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26 febbraio 2015                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net