Sant'Eucherio di Lione
PASSIONE DEI MARTIRI D'AGAUNO
INTRODUZIONE
La passione dei Martiri di Agauno pretende di essere
un resoconto del martirio di “seimila seicento uomini” in armi della legione
tebana sotto Massimiano ad Acaunus (Agaune in francese, Agauno in italiano) alla fine del terzo secolo;
Eucherio di Lione ne ha inviato il resoconto in una lettera al Vescovo
di Amiens Salvius intorno all'anno 450.
Dopo diverse controversie tra gli studiosi, ormai
tutti concordano nell'affermare che la
Passione è una completa finzione; anche l'autore della vita dei Padri del
Giura sembra un po’ perplesso per il numero inverosimile di martiri:
“Infiammato con l’ardore della fede, (Romano) decise
di recarsi ad Agauno presso la basilica dei santi, dovrei dire piuttosto
all’accampamento dei martiri, secondo la testimonianza fornita dalla storia
della loro passione, una passione che, lungi dal riuscire a contenere 6.600
uomini in un edificio, non ha nemmeno potuto rinchiuderli tutti in questa
pianura, come suppongo” (cfr. Vita di Romano, par. 44).
L'autore della Vita, però, non si occupava di consenso accademico. Includiamo qui una traduzione della Passione per quattro motivi:
(1) Romano, come la citazione di cui sopra mostra, pensava alquanto ai martiri tebani, tanto da fare il difficile percorso verso il loro santuario ad Agauno;
(2) uno dei destinatari della Vita dei Padri del Giura è stato in qualche modo collegato con il santuario: “tu Giovanni segui l'esempio dell’apostolo Giovanni e ti chini sulla tomba di S. Maurizio, capo della legione dei martiri tebani, così come un tempo l’Apostolo preferito, confidente dei divini misteri, si chinò sul petto dell’Autore della salvezza “(cfr. par. 2);
(3) come la citazione qui sopra mostra, anche il nostro autore conosceva la Passione come “documento pubblicato”;
(4) l’evidenza, per quanto ambigua ed imprecisa, collega i
monasteri del Giura con il monastero di San Maurizio ad Acaunus
(Saint-Maurice d'Agaune), il più grande dei monasteri della Borgogna. Il
monastero fu fondato nel 515 presso il sito del sepolcro.
SANT’EUCHERIO, VESCOVO DI LIONE
PASSIONE DEI MARTIRI DI AGAUNO, SAN MAURIZIO E COMPAGNI
Prefazione
Ho inviato alla vostra
beatitudine la passione scritta dei nostri martiri, poiché temevo che, per
mancanza di cura, il tempo cancellasse dalla memoria degli uomini gli atti di un
così glorioso martirio. Mi sono informato della verità di quest'evento presso
delle persone debitamente informate, da quelle stesse che affermavano di avere
avuto la notizia delle circostanze di questa passione, così come io le riporto
qui, da sant’Isacco, vescovo di Ginevra, che le aveva ricevute, io credo, dal
beato vescovo Teodoro che lo ha preceduto nel tempo.
Così, mentre altri vengono
da vari luoghi e da diverse province ad offrire, in onore ed al servizio dei
santi, dei presenti d'oro, di denaro e di altre cose, noi offriamo questo
scritto, che è la nostra (opera), se voi la gradite, chiedendo loro
pressantemente in cambio di intercedere per tutti i miei peccati e di protrarre
sempre in futuro la protezione dei miei patroni. Inoltre, ricordatevi di noi
davanti al Signore, santo signore e giustamente beato fratello, voi che
siete sempre occupato al servizio dei santi.
PASSIONE DEI MARTIRI DI AGAUNO.
I. Per onorare gli atti
dei santi martiri che hanno illustrato Agauno con (il loro) sangue glorioso, noi
abbiamo dato notizia di una passione e l’abbiamo esattamente riportata nello
stesso ordine in cui ci è stata trasmessa. Poiché una tradizione successiva e
continua ha messo nella dimenticanza la memoria di quest'evento, e se un luogo
particolare, se una città particolare è resa illustre non senza motivo dal
possesso delle reliquie di un solo martire, poiché questi santi hanno offerto al
Dio Altissimo la loro preziosa vita, con quale riverenza non si deve visitare il
luogo consacrato di Agauno, dove si sa che tante migliaia di martiri sono stati
messi a morte per Cristo.
C'era allora nell'esercito
una legione di soldati che si chiamavano Tebani. A quel tempo si chiamava
legione quella che aveva sei mila sei cento uomini in armi. Chiamati dalle
regioni dell'Oriente, erano venuti in aiuto a Massimiano; uomini assidui nelle
cose della guerra, apprezzati per il loro coraggio, ma ancor più degni per la
loro fede, combattevano per l'imperatore con coraggio, per Cristo per devozione.
Il comandamento del Vangelo non lo dimenticavano, anche sotto le armi: essi
rendevano a Dio ciò che è di Dio ed a Cesare ciò che è di Cesare.
Dunque, siccome li
destinavano, così come gli altri soldati, ad arrestare la moltitudine dei
cristiani, furono i soli ad osare di rifiutarsi a questo ruolo crudele e non
vollero ottemperare a tali ordini. Massimiano non era distante poiché,
affaticato dalla strada, si era fermato vicino a Octodure (Marigny, nel
Vallese); quando i corrieri vennero ad annunciargli che questa legione ribelle
agli ordini imperiali si era fermata nelle strette di Agauno, la sua
indignazione lo rese furioso. Ma prima di ricordare il seguito, mi sembra
doveroso inserire in questa relazione la situazione del luogo.
“Noi siamo, o imperatore,
tuoi soldati, ma tuttavia, come lo confessiamo in tutta libertà, siamo i servi
di Dio. A te dobbiamo l'obbedienza militare, a Lui una coscienza pura. Da te
riceviamo il salario del nostro lavoro, da Lui abbiamo accolto il principio
della vita. Noi non possiamo assolutamente seguirti, o imperatore, fino a
rinnegare il Dio creatore, sì, nostro creatore, e, che tu lo voglia o no, il tuo
Dio creatore. Se non siamo costretti ad atti abbastanza funesti da offendere
Lui, (è) a te a che noi obbediremo ancora, come lo abbiamo sempre fatto; se è
altrimenti, obbediremo a Lui piuttosto che a te. Noi ti offriamo, per
utilizzarle contro qualunque nemico, le nostre mani che noi giudichiamo
criminali nello sporcarsi del sangue di innocenti. Queste mani che sanno
combattere gli empi ed i nemici, non sanno colpire uomini pii e cittadini. Ci
ricordiamo che abbiamo preso le armi in favore dei cittadini piuttosto che
contro di loro. Abbiamo sempre combattuto per la giustizia, per la pietà, per la
salvezza degli innocenti: è stata quella, per noi, fino ad oggi, la ricompensa
per i pericoli (affrontati). Noi abbiamo combattuto con lealtà, ma questa, come
la conserveremo verso di te, se non la conserveremo verso il nostro Dio? Ci
siamo inizialmente impegnati per giuramento verso Dio ed in seguito ci siamo
impegnati per giuramento verso l'imperatore; credilo, nulla ci obbligherà a
mantenere il secondo (giuramento) se noi rompiamo il primo. Sono cristiani
quelli che tu ci ordini di cercare di condurli al supplizio; non è necessario
che tu ne cerchi altri: ecco, noi ora confessiamo Dio Padre, creatore di tutte
le cose, e noi crediamo che suo figlio Gesù Cristo è Dio. Abbiamo visto i
compagni delle nostre fatiche e dei nostri pericoli essere sgozzati dal ferro,
ed il loro sangue schizzare su noi, e tuttavia la morte dei nostri santi
compagni d'armi, non la piangiamo e non ci lamentiamo della morte violenta dei
nostri fratelli, bensì piuttosto li lodiamo; la gioia accompagna coloro che sono
stati trovati degni di soffrire per il loro Signore Dio. Ed ora, anche
quest'ultima circostanza della nostra vita non ci ha spinti alla sommossa; no,
anche la più intensa disperazione che emerge nel cuore dei pericoli non ci ha
fatto prendere le armi contro di te, o imperatore. Ecco che noi siamo armati e
non resistiamo, perché noi preferiamo essere messi a morte piuttosto che
uccidere, preferiamo morire innocenti che vivere colpevoli. Se tu emani ancora
nuovi decreti contro noi, se tu dai nuovi ordini, se porti nuove minacce,
fuochi, torture, spade, noi siamo pronti a subirle. Ci dichiariamo cristiani,
non possiamo perseguitare dei cristiani„.
V. Massimiano, dopo avere
inteso ciò ed avere scoperto l'attaccamento caparbio di questi uomini alla fede
in Cristo, disperando che una costanza così gloriosa potesse essere superata,
decretò in un’unica condanna che tutti fossero messi a morte ed ordinò che la
cosa fosse fatta da truppe di soldati che li avrebbero circondati. Quando
arrivarono vicino alla beata legione, lanciarono le loro spade sacrileghe contro
i santi che non rifiutavano di morire per amore della vita. Colpiti da ogni lato
con la spada, non si lagnavano neppure e non resistevano, ma al contrario,
avendo depositato le armi, essi consegnarono le loro teste ai persecutori e
presentarono il loro collo ed il loro corpo senza difesa a coloro che li
colpivano. Neppure il loro grande numero, né la fiducia nelle armi di cui erano
forniti, li portarono a sostenere con la spada la loro giusta causa ma,
ricordandosi soltanto che confessavano Colui che fu condotto alla morte senza
lamentarsi e che, come un agnello, non aprì la bocca, anche loro, come una
gregge di pecore del Signore, soffrirono di essere lacerati come da lupi che si
gettano su di loro.
La terra, in questo luogo,
fu coperta dai corpi, precipitati nella morte, di questi uomini pii. Ruscelli di
sangue prezioso si sparsero. Quale pazzia, eccetto la guerra, diede mai a vedere
una tale carneficina di corpi umani? Quale barbarie ha mai ordinato che tanti
uomini perissero insieme, fossero anche colpevoli? Il loro grande numero non li
salvò, benché innocenti, mentre è abitudine di lasciare impuniti gli errori
della moltitudine.
Fu dunque con questa
estrema crudeltà del più feroce tiranno che perì questo popolo di santi che
disprezzò la realtà delle cose presenti a causa della speranza nelle cose
future. Così fu messa a morte questa legione realmente angelica che, come lo
crediamo, è ora unita nei cieli alle legioni degli angeli e con esse divide per
sempre la loro lode del Signore Dio degli eserciti.
Di questo grande numero di
martiri, conosciamo soltanto i nomi dei beati Maurizio, Essuperio, Candido e
Vittore; gli altri ci sono sconosciuti, ma sono scritti nel libro di vita. Si
considerano anche come (membri) di questa legione i martiri Urso e Vittore che
la tradizione assicura essere stati massacrati a Soletta (in ted. Solothurn). La
fortezza di Soletta è situata sul fiume Aar, non lontano dal Reno.
Ho creduto di dovere
inserire soltanto questi due miracoli nella mia passione dei santi. Ce ne sono
molti altri, sia di liberazione dai demoni sia di altre guarigioni, che in
questo luogo ogni giorno opera la virtù del Signore, tramite i suoi santi.
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26 febbraio 2015 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net