Capitolo XXXVII - I vecchi e i ragazzi:
1.
Benché la stessa natura umana sia portata alla compassione per queste due età, dei vecchi, cioè, e dei ragazzi, bisogna che se ne interessi anche l'autorità della Regola. 2. Si tenga sempre conto della loro fragilità e, per quanto riguarda i cibi, non siano affatto obbligati all'austerità della Regola, 3. Ma, con amorevole indulgenza, si conceda loro un anticipo sulle ore fissate per i pasti.
La grazia del tempo e l’alleanza delle età della vita
Papa Francesco
Catechesi sulla Vecchiaia del 23 febbraio 2022: dal sito della Santa Sede
https://www.vatican.va/
Riportata con qualche piccola modifica nel libro “La vita lunga – Lezioni
sulla vecchiaia” di Papa Francesco, Libreria Editrice Vaticana 2022
Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e
fate attenzione alle mie parole. Questi uomini non sono ubriachi, come voi
supponete: sono infatti le nove del mattino; accade invece quello che fu detto
per mezzo del profeta Gioele: Avverrà: negli ultimi giorni – dice Dio – su tutti
effonderò il mio Spirito; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i
vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni. E anche sui
miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi
profeteranno.
(Atti degli Apostoli, 2,14-18)
Oggi incominciamo un percorso di catechesi che cerca ispirazione nella Parola di
Dio sul senso e il valore della vecchiaia. Facciamo una riflessione sulla
vecchiaia. Da alcuni decenni, questa età della vita riguarda un vero e proprio
“nuovo popolo” che sono gli anziani. Mai siamo stati così numerosi nella storia
umana. Il rischio di essere scartati è ancora più frequente: mai così numerosi
come adesso, mai il rischio come adesso di essere scartati. Gli anziani sono
visti spesso come “un peso”. Nella drammatica prima fase della pandemia sono
stati loro a pagare il prezzo più alto. Erano già la parte più debole e
trascurata: non li guardavamo troppo da vivi, non li abbiamo neppure visti
morire. Ho trovato anche questa Carta per i diritti degli anziani e i doveri
della comunità: questo è stato editato dai governi, non è editato dalla Chiesa,
è una cosa laica: è buona, è interessante, per conoscere che gli anziani hanno
dei diritti. Farà bene leggerlo.
Assieme alle migrazioni, la vecchiaia è tra le questioni più urgenti che la
famiglia umana è chiamata ad affrontare in questo tempo. Non si tratta solo di
un cambiamento quantitativo; è in gioco l’unità delle età della vita: ossia, il
reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita
umana nella sua interezza. Ci domandiamo: c’è amicizia, c’è alleanza fra le
diverse età della vita o prevalgono la separazione e lo scarto?
Tutti viviamo in un presente dove convivono bambini, giovani, adulti e anziani.
Però è cambiata la proporzione: la longevità è diventata di massa e, in ampie
regioni del mondo, l’infanzia è distribuita a piccole dosi. Abbiamo pure parlato
dell’inverno demografico. Uno squilibrio che ha tante conseguenze. La cultura
dominante ha come modello unico il giovane-adulto, cioè un individuo che si fa
da sé e rimane sempre giovane. Ma è vero che la giovinezza contiene il senso
pieno della vita, mentre la vecchiaia ne rappresenta semplicemente lo
svuotamento e la perdita? Quello è vero? Soltanto la giovinezza ha il senso
pieno della vita, e la vecchiaia è lo svuotamento della vita, la perdita della
vita? L’esaltazione della giovinezza come unica età degna di incarnare l’ideale
umano, unita al disprezzo della vecchiaia vista come fragilità, come degrado o
disabilità, è stata l’icona dominante dei totalitarismi del ventesimo secolo.
L’abbiamo dimenticato questo?
L’allungarsi della vita incide in maniera strutturale sulla storia dei singoli,
delle famiglie e delle società. Ma dobbiamo chiederci: la sua qualità spirituale
e il suo senso comunitario sono oggetto di pensiero e di amore coerenti con
questo fatto? Forse gli anziani devono chiedere scusa della loro ostinazione a
sopravvivere a spese d’altri? O possono essere onorati per i doni che portano al
senso della vita di tutti? Di fatto, nella rappresentazione del senso della vita
– e proprio nelle culture cosiddette “sviluppate” – la vecchiaia ha poca
incidenza. Perché? Perché è considerata un’età che non ha contenuti speciali da
offrire, né significati propri da vivere. Per di più, manca l’incoraggiamento
delle persone a cercarli, e manca l’educazione della comunità a riconoscerli.
Insomma, per un’età che è ormai una parte determinante dello spazio comunitario
e si estende a un terzo dell’intera vita, ci sono – a volte – piani di
assistenza, ma non progetti di esistenza. Piani di assistenza, sì; ma non
progetti per farli vivere in pienezza. E questo è un vuoto di pensiero, di
immaginazione, di creatività. Sotto questo pensiero, quello che fa il vuoto è
che l’anziano, l’anziana sono materiale di scarto: in questa cultura dello
scarto, gli anziani entrano come materiale di scarto.
La giovinezza è bellissima, ma l’eterna giovinezza è un’allucinazione molto
pericolosa. Essere vecchi è altrettanto importante – e bello – è altrettanto
importante che essere giovani. Ricordiamocelo. L’alleanza fra le generazioni,
che restituisce all’umano tutte le età della vita, è il nostro dono perduto e
dobbiamo riprenderlo. Deve essere ritrovato, in questa cultura dello scarto e in
questa cultura della produttività
La Parola di Dio ha molto da dire a proposito di questa alleanza. Poco fa
abbiamo ascoltato la profezia di Gioele: «I vostri anziani faranno sogni, i
vostri giovani avranno visioni» (3,1). Si può interpretare così: quando gli
anziani resistono allo Spirito, seppellendo nel passato i loro sogni, i giovani
non riescono più a vedere le cose che devono essere fatte per aprire il futuro.
Quando invece i vecchi comunicano i loro sogni, i ragazzi vedono bene ciò che
devono fare. I ragazzi che non interrogano più i sogni dei vecchi, puntando a
testa bassa su visioni che non vanno oltre il loro naso, faticheranno a portare
il loro presente e a sopportare il loro futuro. Se i nonni ripiegano sulle loro
malinconie, i giovani si curveranno ancora di più sul loro smartphone. Lo
schermo può anche rimanere acceso, ma la vita si spegne prima del tempo. Il
contraccolpo più grave della pandemia non sta forse proprio nello smarrimento
dei più giovani? I vecchi hanno risorse di vita già vissuta alle quali possono
ricorrere in ogni momento. Staranno a guardare i giovani che smarriscono la loro
visione o li accompagneranno riscaldando i loro sogni? Davanti ai sogni dei
vecchi, cosa faranno i giovani?
La sapienza del lungo cammino che accompagna la vecchiaia al suo congedo va
vissuta come una offerta di senso della vita, non consumata come inerzia della
sua sopravvivenza. La vecchiaia, se non è restituita alla dignità di una vita
umanamente degna, è destinata a chiudersi in un avvilimento che toglie amore a
tutti. Questa sfida di umanità e di civiltà richiede il nostro impegno e l’aiuto
di Dio. Chiediamolo allo Spirito Santo. Con queste catechesi sulla vecchiaia,
vorrei incoraggiare tutti a investire pensieri e affetti sui doni che essa porta
con sé e alle altre età della vita. La vecchiaia è un dono per tutte le età
della vita. È un dono di maturità, di saggezza. La Parola di Dio ci aiuterà a
discernere il senso e il valore della vecchiaia; lo Spirito Santo conceda anche
a noi i sogni e le visioni di cui abbiamo bisogno. E vorrei sottolineare, come
abbiamo ascoltato nella profezia di Gioele, all’inizio, che l’importante è non
solo che l’anziano occupi il posto di saggezza che ha, di storia vissuta nella
società, ma anche che ci sia un colloquio, che interloquisca con i giovani. I
giovani devono interloquire con gli anziani, e gli anziani con i giovani. E
questo ponte sarà la trasmissione della saggezza nell’umanità. Mi auguro che
queste riflessioni siano di utilità per tutti noi, per portare avanti questa
realtà che diceva il profeta Gioele, che nel dialogo fra giovani e anziani, gli
anziani possano dare i sogni e i giovani possano riceverli e portarli avanti.
Non dimentichiamo che nella cultura sia famigliare sia sociale gli anziani sono
come le radici dell’albero: hanno tutta la storia lì, e i giovani sono come i
fiori e i frutti. Se non viene il succo, se non viene questa “flebo” – diciamo
così – dalle radici, mai potranno fiorire. Non dimentichiamo quel poeta che ho
detto tante volte: “Tutto quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che
ha di sotterrato (Francisco Luis Bernárdez). Tutto quello che è bello che ha una
società è in rapporto con le radici degli anziani. Per questo, in queste
catechesi, io vorrei che la figura dell’anziano venga posta in evidenza, che si
capisca bene che l’anziano non è un materiale di scarto: è una benedizione per
una società.
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9 gennaio 2023
a cura di
Alberto
"da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net