Regola di S. Benedetto
Capitolo XVIII - L'ordine dei salmi nelle ore del giorno: 22. Ci teniamo però ad avvertire che, se qualcuno non trovasse conveniente tale distribuzione dei salmi, li disponga pure come meglio crede, 23. purché badi bene di fare in modo che in tutta la settimana si reciti l'intero salterio di centocinquanta salmi e con l'Ufficio vigiliare della domenica si ricominci sempre da capo. 24. Infatti i monaci, che in una settimana salmeggiano meno dell'intero salterio con i cantici consueti, danno prova di grande indolenza e fiacchezza nel servizio a cui sono consacrati, 25. dato che dei nostri padri si legge che in un sol giorno adempivano con slancio e fervore quanto è augurabile che noi tiepidi riusciamo a eseguire in una settimana.
Capitolo XIX - La partecipazione interiore all'Ufficio divino: 1. Sappiamo per fede che Dio è presente dappertutto e che "gli occhi del Signore guardano in ogni luogo i buoni e i cattivi", 2. ma dobbiamo crederlo con assoluta certezza e senza la minima esitazione, quando prendiamo parte all'Ufficio divino. 3. Perciò ricordiamoci sempre di quello che dice il profeta: "Servite il Signore nel timore" 4. e ancora: "Lodatelo degnamente" 5. e ancora: " Ti canterò alla presenza degli angeli". 6.Consideriamo dunque come bisogna comportarsi alla presenza di Dio e dei suoi Angeli 7. e partecipiamo alla salmodia in modo tale che l'intima disposizione dell'animo si armonizzi con la nostra voce.
Capitolo XLVIII - Il lavoro quotidiano: 13. Dopo il pranzo si dedichino alla lettura personale o allo studio dei salmi.
La Chiesa che canta le lodi di Dio
san Pio X papa
Dalla Costituzione Apostolica «Divino Afflatu» (ACTA APOSTOLICAE SEDIS -
AAS 3 [1911], 633-635)
Testo italiano estratto da: "L'ora dell'ascolto" a cura dell'Unione
Monastica Italiana per la Liturgia, UMIL, Edizioni Piemme 1997
I salmi furono composti per divina ispirazione e si trovano raccolti nelle Sacre
Scritture. Risulta che fin dagli inizi della Chiesa sono serviti
meravigliosamente a nutrire la pietà dei fedeli. I cristiani mediante i salmi
offrivano continuamente a Dio il sacrificio di lode, cioè il frutto delle
labbra che rendevano omaggio al suo nome (cfr. Eb 13, 15; Os 14, 3). Una
parte ragguardevole della stessa sacra Liturgia e del divino Ufficio, secondo
l’uso già accolto nella Legge antica, è costituito da salmi. Da essi nacque
quella «voce della Chiesa» di cui parla Basilio (Homil. in Ps. 1 n. 2.),
e la salmodia, «figlia di quella innodia», come la chiama il nostro
predecessore Urbano ottavo, «che risuona incessantemente davanti al trono di
Dio e dell’Agnello» (Bulla « Divinam psalmodiam »). Sono i salmi
soprattutto che, secondo sant’Atanasio, insegnano agli uomini consacrati al
culto divino, «in che misura si debba lodare Dio, e con quali parole
rendergli decorosamente omaggio» (Epist. ad. Marcellinum in interpret.
Psalmor. n. 10.). Egregiamente dice a tal proposito Agostino: «Per essere
opportunamente lodato dall’uomo, Dio stesso si è lodato; e poiché si è degnato
di lodare se stesso, per questo l’uomo ha trovato come lo possa lodare» (In
Psalm. 144 n. 1.).
Nei salmi si trova una sorprendente efficacia per suscitare negli animi di tutti
il desiderio delle virtù. Benché, infatti, tutta la nostra Scrittura, e
antica e nuova, sia divinamente ispirata e utile all’istruzione (cfr. 2 Tm
3, 16), però il libro dei salmi, secondo sant’Atanasio è, per così dire, il
giardino paradisiaco nel quale si possano cogliere i frutti di tutti gli altri
testi ispirati. Così il salterio non solo innalza i canti degli altri
libri biblici, ma vi unisce anche i suoi, che modula al suono della cetra.
Sant’Atanasio aggiunge (Epist, ad Marceli, cit. n. 2.): «In verità, a me che
innalzo canti, i salmi sembrano essere come degli specchi in cui uno contempla
se stesso e il suo stato interiore e da ciò si sente animato a recitarli»
(Op. cit. n. 12.). Sant’Agostino nelle Confessioni esclama: «Quanto ho pianto
al sentire gli inni e i canti in tuo onore, vivamente commosso dalle voci della
tua Chiesa, che cantava dolcemente! Quelle voci vibravano nelle mie orecchie e
la verità calava nel mio cuore e tutto si trasformava in sentimento di amore e
mi procurava tanta gioia da farmi sciogliere in lacrime» (Lib. IX cap. 6.).
Chi non si sentirebbe altamente edificato nel ripetere qualcuno di quei numerosi
passi che cantano così liricamente e profondamente l’infinita grandezza di Dio,
la sua potenza, la sua eccelsa santità, la sua bontà e misericordia con tutte le
altre infinite prerogative divine? Quell’intenso sentimento religioso che li
permea è straordinariamente efficace a muovere il cuore alla gratitudine verso i
benefici divini, o ad ispirare l’umile supplica in ordine a nuove grazie, o a
suscitare salutari propositi di conversione dal peccato.
I salmi accendono l’amore a Cristo perché sono come un quadro che presenta ben
delineata l’immagine del Redentore. Giustamente dunque Agostino ne «sentiva
in tutti i salmi la voce che esultava e che gemeva, che si allietava nella
speranza o che sospirava la meta» (In Ps. 42 n. 1.).
(I prossimi paragrafi sono stati tradotti dal testo latino dal redattore del sito)
Pertanto, la migliore normativa è stata fornita fin dall’antichità dai
decreti del Romano Pontefice, dai Canoni dei Concili e dalle leggi monastiche,
in modo che gli uomini del clero secolare e religioso cantassero o recitassero
un intero Salterio ogni settimana. E questa legge tramandata dai Padri è stata
santamente mantenuta dai nostri predecessori S. Pio V, Clemente VIII e Urbano
VIII nella revisione del Sacro Breviario Romano. Quindi, anche ora il Salterio
sarebbe da recitare integralmente nell'arco di una settimana, a meno che il
mutato stato delle cose impedisca di recitarlo spesso in questo modo.
Infatti, col passare del tempo, tra i fedeli era aumentato continuamente il
numero di quegli uomini morti di vita mortale che la Chiesa soleva santificare e
proporre al popolo cristiano come patroni e guide di vita. In loro onore, gli
Uffici dei Santi cominciarono gradualmente a propagarsi, motivo per cui accadde
che gli Uffici fossero sospesi la domenica e nei giorni feriali e quindi non
pochi fedeli trascurarono i Salmi che tuttavia sono, non diversamente dal resto,
come diceva Ambrogio: “… benedizione per i fedeli, lode a Dio, inno del
popolo, plauso di tutti, parola universale, voce della Chiesa, professione e
canto di fede, espressione di autentica devozione, gioia di libertà, grido di
giubilo, suono di letizia.”. [Enarratio
in Ps.
1 n. 9.]
Riguardo a tale omissione furono più di una volta gravi le lamentele di
uomini prudenti e pii, affinché non solo gli uomini dell'ordine sacro
ottenessero sostegno dai Salmi per lodare il Signore ed esprimergli i sentimenti
più intimi dell'anima; ma anche affinché si desiderasse quella auspicabile
varietà nella preghiera, per pregare con dignità, attenzione e devozione come
meglio si confà alla nostra debolezza. Infatti, come dice Basilio: “Credo
tuttavia che sia utile immettere varietà e diversità nelle preghiere e nella
salmodia indicate alle diverse ore, per il motivo che l’anima sovente si stanca
dell'uniformità e si abbandona alla distrazione, mentre ritrova l'ardore e
rinnova il suo sforzo d'attenzione quando cambiano i salmi o varia la struttura
degli uffici”. [Regulae
fusius tractatae,
interrog. 37 n. 5.].
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12 settembre 2023 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net