Regola di S. Benedetto
Capitolo XVIII - L'ordine dei salmi nelle ore del giorno: 22. Ci teniamo però ad avvertire che, se qualcuno non trovasse conveniente tale distribuzione dei salmi, li disponga pure come meglio crede, 23. purché badi bene di fare in modo che in tutta la settimana si reciti l'intero salterio di centocinquanta salmi e con l'Ufficio vigiliare della domenica si ricominci sempre da capo. 24. Infatti i monaci, che in una settimana salmeggiano meno dell'intero salterio con i cantici consueti, danno prova di grande indolenza e fiacchezza nel servizio a cui sono consacrati, 25. dato che dei nostri padri si legge che in un sol giorno adempivano con slancio e fervore quanto è augurabile che noi tiepidi riusciamo a eseguire in una settimana.
Capitolo XIX - La partecipazione interiore all'Ufficio divino: 1. Sappiamo per fede che Dio è presente dappertutto e che "gli occhi del Signore guardano in ogni luogo i buoni e i cattivi", 2. ma dobbiamo crederlo con assoluta certezza e senza la minima esitazione, quando prendiamo parte all'Ufficio divino. 3. Perciò ricordiamoci sempre di quello che dice il profeta: "Servite il Signore nel timore" 4. e ancora: "Lodatelo degnamente" 5. e ancora: " Ti canterò alla presenza degli angeli". 6.Consideriamo dunque come bisogna comportarsi alla presenza di Dio e dei suoi Angeli 7. e partecipiamo alla salmodia in modo tale che l'intima disposizione dell'animo si armonizzi con la nostra voce.
Capitolo XLVIII - Il lavoro quotidiano: 13. Dopo il pranzo si dedichino alla lettura personale o allo studio dei salmi.
Il
Salterio
- Introduzione
Autori Vari
Estratto da “Preghiamo
con i Salmi” – Ed. San Paolo 2022
Il nome
del libro, in eb.
tehillìm, significa “lodi’' o “inni di lode”, mentre quello
adottato nella traduzione greca è
psalmói, che richiama i canti per strumenti a corda. Il libro è
conosciuto anche come “Salterio”, dal greco
psaltérion, che indica lo strumento a corda che accompagna i
salmi. Il Salterio, dunque, è un libro di canti che si utilizzava nelle
assemblee religiose e i salmi sono essenzialmente preghiere che venivano cantate
in ambito comunitario.
Molti
salmi hanno delle soprascritte o intestazioni (chiamate anche “titoli”) che
furono aggiunte successivamente (e pertanto non sono canoniche) per diversi
scopi. Alcune riportano termini musicali (“canto”, “salmo”, “inno di lode”,
“preghiera”) o istruzioni per l’esecuzione («al maestro del coro», «per
strumenti a fiato», «per strumenti a corda»); altre contengono nomi di
personaggi ai quali è associato il salmo («di Davide», «di Asaf», «dei figli di
Core», «di Salomone», «di Mosè», «di Iedutùn»); altre ancora richiamano episodi
della vita di Davide.
Conservati come parte del canone, i salmi sono parola di Dio all’uomo e
sull’uomo che diviene parola dell’uomo a Dio, il quale pone sulla bocca
dell’uomo le parole mediante le quali rivolgersi a lui. Si intuisce qui la
vocazione di Israele a essere “sacerdote dell’intera umanità”, orante perpetuo
davanti alla maestà divina, in una tensione costante tra preghiera e alleanza.
Così, attraverso i salmi, tutte le generazioni possono entrare in contatto con
Dio, condividere con lui le proprie angosce e le proprie gioie, e ascoltare le
sue parole di vita.
Preghiera e poesia
Nella
pratica della preghiera sinagogale e nel corso della trasmissione testuale, il
Salterio fu diviso in cinque libri (Sal 1-41; 42-72; 73-89; 90-106; 107-150),
tutti scanditi da una dossologia finale (41,14; 72,18-19; 89,53; 106,48) e da
una beatitudine che la precede (41,2; 72,17; 89,16; 106,3), mentre tutto il
libro si apre con l’annuncio, da parte di Dio, della «felicità dell’uomo» (1,1)
e si conclude con la proclamazione, da parte dell’uomo, della lode di Dio
(«alleluia», 150,6): in tal modo, esso è tutto racchiuso tra beatitudine e
dossologia, tra felicità dell’uomo e lode di Dio. Nel quinto e ultimo libro c’è
una raccolta di salmi, chiamati “alleluiatici” (Sal 146-150), che fungono da
dossologia conclusiva del quinto libro e dell’intero Salterio. Il motivo di
questa divisione potrebbe trovarsi nell’organizzazione del Pentateuco: come Mosè
diede cinque libri di leggi a Israele, così Davide diede cinque libri di salmi.
Il Salterio diventa così “la
Toràh” di Davide.
Il
Salterio non va inteso come un archivio di singole preghiere che non hanno alcun
rapporto tra loro, ma come un tutto organico, in cui non mancano elementi di
strutturazione basati su tecniche di attrazione o di associazione che
stabiliscono delle connessioni tra salmi (o serie di salmi) successivi, vicini,
di contenuto simile o contrastante. A nessuno sfugge, per es., la funzione
introduttiva dei Sal 1-2 e quella conclusiva
dei Sal 146-150, poemi che formano la cornice
del Salterio. Alcuni salmi si possono raggruppare per temi, come “i salmi di
pellegrinaggio” (Sal 120-134); per autore, come
“i salmi di Core”, e altri a partire dalle soprascritte redazionali, come quelli
“di” o “per” Davide.
Nella
sua attuale distribuzione, il Salterio si presenta come una “raccolta di
raccolte” introdotta dai
Sal 1-2, i
quali offrono la chiave d’interpretazione dell’intero libro, ovvero la
spiritualità della
Toràh e la speranza del messia. 11 blocco dei Sal
3-41 forma una raccolta dedicata a Davide (a eccezione
dei Sal 10 e 33), costituita per lo più da
suppliche individuali, che riceve il nome di “primo Salterio davidico”. Segue
poi la prima sezione del “Salterio dei figli di Core” (Sal
42-49), composta da poemi attorno al tempio di
Gerusalemme; il “Salterio di Asaf” (Sal 50 e
73-83), sul tema di Dio come pastore del suo gregge Israele; il “secondo
Salterio davidico” (Sal 51-72) e la seconda
sezione del “Salterio dei figli di Core” (Sal
84, 85, 87, 88), collegata ai cantori del tempio. Nel blocco dei Sal
90-106 predominano i salmi senza soprascritta e i
salmi del regno di Dio (Sal 93 e 96-100).
Infine, i Sal 107-150 si distinguono dagli
altri per il loro tono laudativo e la loro teologia di taglio escatologico. All’interno
di quest’ultimo blocco ci sono i cosiddetti tre
hallèl: l'hallèl
pasquale (Sal 113-118), il Grande
hallèl
(Sal 135-136) e il Piccolo
hallèl
(Sal 146-150), nonché i salmi
delle ascensioni verso Gerusalemme (Sal
120-134), dall’origine assai discussa. Se è vero dunque che il nome ebraico del
libro dei salmi,
tehillìm
(“inni di lode”), stabilisce che la lode è l’espressione più decisiva della
preghiera di Israele e il suo culmine, la distribuzione dei salmi nei cinque
libri fa del Salterio un itinerario che, per giungere alla lode, deve
necessariamente attraversare anche la supplica (concentrata nei primi libri) e
l’invocazione rivolta a Dio da parte dell’uomo sofferente.
Il
Salterio presenta una variegata gamma di forme o generi letterari che gli
studiosi hanno codificato in diversi modi: si va dagli inni alle suppliche, dai
salmi di fiducia ai salmi di ringraziamento, dalle composizioni sapienziali a
quelle storiche, dai canti liturgici a quelli penitenziali, dai salmi regali a
quelli imprecatori... I salmi sono preghiera e poesia religiosa, ovvero
espressione poetica di esperienze religiose. Per comprenderli ci vuole una fine
sensibilità estetica, capace di scoprirne e di apprezzarne le risorse e le
qualità poetiche: per es., il vocabolario speciale, le diverse forme di
parallelismo, le ripetizioni, le strutture concentriche, gli effetti sonori, il
ritmo e, soprattutto, la grande profusione e varietà di immagini tra cui
spiccano la similitudine, la metafora, l’allegoria e il simbolo, che qualcuno ha
definito come il “grande protagonista” del Salterio. In particolare, il
parallelismo tra i due stichi del versetto, caratteristica della poesia ebraica,
lungi dall’essere una ripetizione, rappresenta una via preziosa di meditazione
per entrare in profondità nella Parola divina e, per così dire, “ruminarla” nel
proprio intimo.
Composizione del testo
L’origine del Salterio è una questione molto discussa. Anche se alcuni oggi
difendono l’idea che l’ambiente originario dei salmi sia stato la scuola della
sapienza oppure la pietà privata, vi sono parecchi indizi che testimoniano in
favore di un contesto cultuale: per es., le allusioni a feste, processioni,
sacrifici, benedizioni, ecc.
Se la
datazione di ogni singolo salmo è un’impresa pressoché impossibile, non meno
controverso è datare la redazione finale del Salterio che oggi, grazie a una
conoscenza più approfondita dei testi di Qumran, si tende a collocare tra il 200
e il 150 a.C.
La
numerazione adottata dalla versione greca della
Settanta e da quella
latina di Girolamo presenta alcune diversità rispetto a quella della Bibbia
ebraica; l’utilizzo della prima da parte dei Padri della Chiesa e della
tradizione cattolica latina obbliga a riportarla tra parentesi.
La vita diventa preghiera
Preghiera personale e collettiva, i salmi sono la testimonianza di un popolo che
sapeva e amava pregare in ogni occasione. Essi raccolgono le parole che hanno
retto il dialogo fra Israele e il suo Dio, un dialogo in cui vita e storia
diventano preghiera, sigillando l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Non a caso
il Salterio è stato giustamente considerato come la migliore scuola di
preghiera. I salmi sono poesia, musica e gestualità, un linguaggio globale che
esprime l’unità indivisibile dell’essere umano. Sono la preghiera dell’anima e,
soprattutto, del corpo. Infatti è il corpo stesso in quanto luogo dell’anima a
pregare, supplicare e lodare il Signore Dio.
I salmi
sono preghiere rivolte a Dio e che, nello stesso tempo, parlano di Dio: dei suoi
attributi e delle sue opere, dell’esperienza che l’orante fa della sua presenza
o della sua assenza. Parlano anche del singolo individuo e del popolo di Israele
davanti a Dio e in rapporto con Dio, tanto che spesso l’“io” dell’individuo e il
“noi” della comunità oranti si confondono e s’intrecciano mirabilmente. Infine,
parlano di coloro che incarnano le forze del male e minacciano di infrangere la
relazione tra il fedele e Dio, cioè i nemici. Questi possono essere nemici
personali, potenze avverse a Israele e persino gli elementi del cosmo che si
scatenano contro la vita privata e comunitaria.
Dei tre
aspetti, quello su cui è indispensabile soffermarsi è il primo. In linea con la
tradizione anticotestamentaria, il Salterio non dà alcuna definizione concreta
di Dio, ma lo descrive per mezzo di simboli. Ogni simbolo illumina un tratto del
mistero di Dio. Così, per es., troviamo il Dio guerriero, il Dio creatore, il
Dio re, il Dio alleato e il Dio “padre e madre”. I salmi lodano Dio per quello
che egli è, per la sua grandezza e onnipotenza, per la sua gloria e santità, per
i prodigi che ha compiuto
nel
creato e nella storia, per la sua lealtà, fedeltà e bontà, per la sua capacità
infinita di perdonare e di fare giustizia, di dispensare i suoi benefici
all’umanità e, in modo particolare, al popolo di Israele durante la sua
travagliata storia. Da parte degli oranti (i singoli, i poveri di Yhwh, il
popolo) a Dio vengono richiesti il perdono, la vita, la prosperità, la
rivendicazione della propria innocenza o il castigo dei malvagi a seconda delle
circostanze e delle necessità.
Sin
dall’inizio la Chiesa ha pregato con questi testi, non solo perché mettono
davanti a Dio la persona in tutte le circostanze della sua vita, né solo perché
il Salterio è stato ereditato dalla prima Chiesa come il libro della liturgia
ufficiale ebraica, ma soprattutto perché Gesù, il Maestro, li ha fatti suoi.
Nella passione, morte e risurrezione di Gesù i salmi hanno trovato il loro
compimento, perché in Cristo si sono realizzate le profezie in essi contenute.
Contemplati alla luce di Cristo, essi porgono una fonte inesauribile di
preghiera per tutti i cristiani: sono, per così dire, il “rituale” della vita di
Gesù Cristo e quindi del cristiano, anzi di ogni uomo, giacché cantano tutti i
momenti della sua vita, dall’angoscia più profonda alla gioia più incontenibile;
nei salmi, infatti, «ogni uomo vede come in uno specchio il proprio volto»
(Atanasio). Non è certo un caso che il ricco materiale offerto dai salmi
rappresenti la struttura portante della
Liturgia delle Ore,
preghiera ufficiale della Chiesa.
Gesù
Cristo risorto, apparendo ai discepoli, interpreta la propria storia come
l’adempimento delle Scritture e si riferisce all’insieme della Bibbia ebraica
secondo la sua divisione in tre parti (Legge, Profeti e Scritti): «Bisogna che
si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e
nei Salmi» (Lc 24,44); l’aspetto più significativo di questo elenco è proprio la
menzione dei salmi per indicare l’intera collezione degli Scritti (che nella
Bibbia ebraica raccolgono Sal,
Gb, Pr, Rut, Ct, Qo, Lam, Est, Dn, Esd-Ne ("Esdra-Neemia"),
l-2Cr): il Salterio è quindi un libro in cui il compimento dell’AT in Cristo
viene preordinato e preparato in maniera davvero speciale.
Il Salterio, libro cristiano
Il
Salterio è stato definito «una chiave di lettura insostituibile, non solo per
l’insieme della vita del popolo d’Israele, ma per tutto il corpus della Bibbia
ebraica» (PCB,
Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana,
n. 47). Così ha scritto san Tommaso d'Aquino: «La ragione per cui questo libro
biblico è il più usato è che esso contiene in sé tutta la Scrittura. La sua
caratteristica è quella di ridire, sotto forma di lode, tutto quello che gli
altri libri espongono secondo i modi della
narrazione, dell’esortazione e della discussione».
Come abbiamo avuto modo di sottolineare, il fatto che i salmi possano essere
raccolti in cinque collezioni o “libri” non è un’operazione puramente tecnica,
ma dice un approccio interpretativo che stabilisce un legame tra il Salterio e
la
Toràh, come se il
primo fosse una sorta di “Pentateuco della preghiera” che porge un condensato
del dialogo tra l’uomo e Dio. Così, nel libro dei Salmi viene assegnata a Davide
la funzione che Mosè ha per la redazione del Pentateuco. Diversi salmi hanno
proprio un riferimento concreto che ha come obiettivo quello di collocarli in un
momento preciso della vita di Davide (cf, per es., Sal
3,1; 34,1; 51,1...), mentre ben settantatré
composizioni sono attribuite a lui.
Il
Salterio non è solo il libro della preghiera nazionale e della liturgia
ufficiale d’Israele (cf lCr 16; 25; 2Cr 7,3; Esd 3,10-11; Ne 11,17), né è solo
un’espressione dei sentimenti dell’umanità intera
quando interroga Dio nel dolore, nella gioia, nella vita o nella morte; è anche
il testo della meditazione orante cristiana, come già testimonia la comunità
apostolica, che ai salmi riserva una nuova applicazione (cf Lc 24,44; Ef 5,19;
Col 3,16; Gc 5,13). Sulla base della versione greca della
Settanta,
già orientata in senso messianico, il Salterio entra ampiamente nel NT (delle
trecento citazioni bibliche pre- senti, almeno un centinaio sono tratte dai
Salmi), naturalmente sottoposto a una rilettura soprattutto cristologica.
Insieme a Is, il Salterio è tra i testi più citati dal NT. In particolare è da
segnalare il ricorso ai salmi regali, come il Sal
2 (vv.1-2 in At 4,25-26; v.1
in Ap 11,18; v.7 in Mt 3,17 e par.; in Mt 17,5 e par.; in At 13, 33; in Eb 1,5 e
5,5; vv. 8-9 in Eb 1,2; in Ap 2,26-27 12,5; 19,15; v.11 in Fil 2,12) e il
Sal 110 (presente con il v.1 in Mt 22,44; 26,64 e
par.; Mc 12,36; 16,19; Lc 20,40; At 2,34; Rm 8,34; 1Cor
15,25; Ef 1,20-23; Col 3,1; Eb 1,3.13; 8,1; 10,12-13; 12,2 e con il v.4 in Eb
7,11-14). Lo stesso fenomeno si è ripetuto per altri salmi, come il Sal
22, applicato alla passione di Cristo. Il lettore,
pertanto, è chiamato a vedere il compimento di ogni salmo nella vita di Cristo e
nella propria.
Sulla
scia di questa operazione di appropriazione cristiana si è allargata la presenza
del Salterio nella tradizione liturgica, fino a farne il libro per eccellenza
della preghiera ecclesiale, come insegna la
Liturgia delle Ore,
che non solo trova nel Salterio l’espressione di ogni sua più intima tensione,
ma insegna poco a poco a fare di esso il ritmo della propria vita: a gioire
quando il salmo gioisce, a essere triste quando il salmo è triste, a cantare e
lodare Dio quando il salmo invita a lodarlo. A questo si deve aggiungere
l’appassionata lettura dei Padri della Chiesa, che hanno anticipato
quell’esegesi che mai abbandonerà
le pagine salmiche: si pensi che delle 20.000 citazioni anticotestamentarie
presenti nelle opere di Agostino, ben 11.500 provengono dai salmi. È
comprensibile, allora, l'esclamazione ammirata che il celebre Padre della Chiesa
lascerà ai posteri:
«Psalterium meum, gaudium meum! (Salterio mio, gioia mia!)».
Come valorizzare questa edizione
Il
presente volumetto è stato pensato per aiutare la preghiera personale e
comunitaria dei Salmi. Esso propone, per ogni salmo, una vera e propria lettura
orante articolata in quattro tappe: la
lectio attenta del
testo, che viene gustato anche attraverso indicazioni precise di lettura; la
scrutatio
che spinge ad accogliere il salmo nel dialogo con altri brani dell’Antico e del
Nuovo Testamento; la meditato di un tema biblico che invita ad andare in
profondità su un dettaglio del salmo vedendo come esso ha preso forma nella
storia della salvezza; l’oratio attraverso una
preghiera che può essere elevata personalmente o affidata a chi guida il momento
di preghiera.
| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto | Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |
29 dicembre 2025 a cura di Alberto "da Cormano"/span>
alberto@ora-et-labora.net