REGOLA DEL MAESTRO
Domanda dei discepoli:
IL LOCALE DEI FORESTIERI.
[RB
61]
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
II locale dei forestieri sia disposto a parte nel monastero, con allestiti i
letti, 2 in modo che i fratelli che sopraggiungono, soprattutto se
sconosciuti, possano dormirvi e deporre i loro bagagli. 3 In questo
locale non si pongano oggetti del monastero o arnesi o utensili, 4
perché non capiti che quegli ospiti creduti veri spirituali, d’un tratto e a
nostro danno si scoprano essere dei ladri.
5
Inoltre, per sorvegliarli a cautela, due fratelli della stessa decade a cui
appartengono quelli che fanno la cucina
6
siano presi a turno da questa decade, e destinati dai loro prepositi a
sorvegliare i fratelli forestieri, quando meno lo sospettano. E così si continui
fino a che tutti gli appartenenti a quella decade abbiano fatto a turno la loro
settimana. 7
E
quando incominceranno a cucinare quelli di un’altra decade, se nelle loro
settimane arriveranno forestieri, 8 i fratelli della medesima decade,
designati dai loro prepositi, sorveglino senza che lo sospettino i sopraggiunti,
fino a che succeda anche a loro un’altra decade. 9
E
così, facendo tutte le decadi il loro turno e ricominciando poi da capo,
esercitino sempre la sorveglianza su tutti i forestieri che possano arrivare.
10
Questi due fratelli dunque a cui tocca il turno di sorveglianza, quando arrivano
dei forestieri, facciano i propri letti nel medesimo locale insieme a loro,
11 in modo che se per caso, la notte, uno degli ospiti voglia uscire per
recarsi all’oratorio e l’altro invece non voglia alzarsi per la stanchezza, o
vogliano per caso andar fuori uno per volta per le loro necessità, 12
abbiano ambedue, ciascuno per parte sua, chi li sorvegli senza che lo
sospettino. 13 Così quello che va all’oratorio o esce di fuori, sarà
accompagnato dal fratello della casa attraverso le uscite e le entrate del
monastero in cui di notte ci si orienta male, e cogliendo l’occasione,
sorvegliato; mentre l’altro sorvegliante potrà restare con quello che rimane:
14 in modo da aver l’aria di usare verso gli ospiti la carità di dar
loro aiuto, e intanto, senza che lo sospettino, custodire i beni del monastero
da gente che non si sa chi sia.
15
Inoltre anche durante la giornata si diano premura di tenerli d’occhio
nell’interno del monastero, che non abbian combinato niente. 16
Questo incarico poi è affidato a due persone proprio perché non solo durante la
notte possano a turno star attenti ai forestieri, 17 ma anche nella
giornata, se per caso uno di loro è occupato, ci sia l’altro a osservare da
lontano il forestiero, sorvegliandolo.
18
II locale si possa chiudere egualmente dall’interno e dall’esterno, 19
in modo che i sorveglianti, chiusi dentro insieme a loro gli ospiti, messi i
chiavistelli dall’interno, ne tolgano la chiave che nasconderanno in un posto
che loro sanno. 20 Così quando l’ospite voglia eventualmente uscire
per le sue necessità, dovrà essere lui a svegliare i suoi custodi, domandando la
chiave, 21 e presente uno di loro, avviarsi per andare alla ritirata
che non sa dove si trovi. 22 Questi fratelli inoltre prendano in
fedele custodia i fagotti e i bastoni dei forestieri, che devono riporre nel
medesimo locale, chiudendo a chiave dal di fuori.
23
Se poi si troveranno degli ospiti che fermandosi a lungo e lavorando di tutto
cuore, manifestino di volersi fissare al monastero, i loro sorveglianti ne
parlino all’abate, 24 e letta loro la regola, si veda quanti giorni
già abbiano di soggiorno in monastero, 25 e siano concessi loro i
giorni che ancora restano della dilazione data per riflettere. 26
E
quando siano terminati i giorni della dilazione regolamentare, e allora
solamente, se la vita che hanno sperimentato e la disciplina della regola sono
di loro gradimento 27
come stabilito in un capitolo
ulteriore circa il fissarsi dei fratelli
in monastero, 28 si aggreghino alla comunità, disposti «a
perseverarvi fino alla morte»
(Fil.
2,8).
29
Se poi non vogliono fissarsi, ma vogliono soggiornare in monastero, continuando
a lavorare così ogni giorno coi fratelli, 30 e sono disposti a
logorare i loro panni e indumenti lavorando per gli altri, 31 sia
loro offerto da parte del monastero unicamente quanto è di regime comune, per il
sostentamento della vita. 32 Ma circa le altre cose necessarie, sia
loro negato di esserne riforniti, poiché a quelli che sono stabili si deve
procurare tutto, ma a quelli che hanno una stabilità dubbia, basti la sola mensa
del monastero. 33 E questo, soltanto perché, fermandosi, accettarono
almeno di lavorare coi fratelli; 34 sorvegliati, s’intende,
quotidianamente di giorno e di notte dai fratelli di cui si è parlato.
Domanda dei discepoli:
SE I FRATELLI CHE SI SONO
MACCHIATI DI IMPURITÀ
DURANTE IL SONNO DEVONO FARE
LA COMUNIONE O NO.
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
I fratelli che si accorgono di essersi macchiati d’impurità nel sonno, 2
davanti alla porta dell’oratorio, prima di entrare per quell’ora
dell’ufficiatura alla quale si suole fare la Comunione, lo confessino in
privato, curvati alle ginocchia dell’abate. 3 L’abate allora chieda
quali turpi pensieri abbiano potuto avere il giorno prima, perché nella notte vi
si accordasse il moto della libidine. 4
E
se d’altra parte il fratello è un vero spirituale, non arrossisca di confessare
quel male, come abbiamo detto in un precedente capitolo, 5 se pur
brama di «salvare l’anima sua dalla morte»
(Giac.
5,20),
6
perché l’abate possa porvi rimedio con i suoi ammonimenti. 7 Tuttavia
si astengano per due giorni dal ricevere la Comunione, per poter poi comunicarsi
il terzo giorno, ormai purificati.
8
I fratelli però che si trovino frequentemente in tale situazione, sappiano che
si tirano addosso di essere privati della Comunione per propria volontà e non
per ragione di circostanze, 9 e sono loro stessi a farsi estranei al
corpo del Signore, perché fomentano in sé la libidine con i loro pensieri,
insozzando la propria carne in desideri turpi, io «Come la tignola guasta e rode
il vestito e il verme il legno»
(Prov.
25,20), u
così anche un pensiero turpe macchia l’anima e le toglie la limpidezza. 12
Questi tali dunque si ha motivo di credere che tali siano nello spirito al
cospetto di Dio, quali si sono trovati nel letto per la loro colpa. 13
Dice infatti la Scrittura santa: «I pensieri perversi separano da Dio»
(Sap.
1,3).
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10 gennaio 2017
a cura di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net