REGOLA DEL MAESTRO

Estratto dal libro "Regola del Maestro" a cura di Marcellina Bozzi O.S.B. - Paideia Editrice 1995

Domanda dei discepoli:

LXXI

SE GLI SPIRITUALI QUANDO SI INCONTRANO CON DEI FRATELLI, DEVONO PER PRIMA COSA FARE ORAZIONE O DARSI L’ABBRACCIO FRATERNO, O SALUTARSI.

[cf. RB 53]

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

1 Quando i fratelli entrano nei monasteri o si incontrano per strada con altri spirituali, 2 dopo essersi salutati dicendo Benedicite, per prima cosa facciano orazione e solo così si diano l’abbraccio di pace, 3 come leggiamo essere avvenuto l’incontro fra gli eremiti Paolo e Antonio, i quali appena si videro e si trovarono l’uno in presenza dell’altro, 4 dopo essersi salutati scambievolmente per nome, subito fecero un’orazione, la conclusero e soltanto in seguito si strinsero in vicendevole abbraccio di carità, dandosi il bacio di pace.

5 Per questo dunque, incontrandosi, devono fare orazione prima di darsi l’abbraccio fraterno: 6 perché, se non si è prima pregato, da che cosa può il fratello capire 7 se, in figura umana, gli si faccia forse incontro una tentazione del demonio, e al posto di un corpo che ci pareva di vedere chiaramente, si dilegui d’un subito il fantasma diabolico; 8 e non restiamo ingannati noi stessi dalla nostra stessa vista, se ci fidiamo degli occhi umani, senza passare la cosa alla prova delle orazioni divine.

9 Incontrandosi devono fare orazione prima di darsi l’abbraccio di pace, anche perché è giusto che dell’esser giunti così l’uno in presenza dell’altro si ringrazi per prima cosa mediante l’orazione il Signore, io il quale si è degnato di concedere che ambedue si conoscessero o si ritrovassero, vedendosi a vicenda come desideravano, 10 e in seguito, dopo aver terminata l’orazione al Signore, a buon diritto ormai ricambiassero all’uomo con animo reciprocamente grato l’abbraccio di pace.

 

LXXII

IL PASTO IN NOME DELLA CARITÀ AL SOPRAGGIUNGERE DI FRATELLI, [cf. RB 53]

1 Quando dei fratelli forestieri sopraggiungono al monastero, 2 se è di mercoledì o di venerdì o di sabato, siano pregati personalmente dall’abate, se c’è, o se l’abate è assente, dal cellerario di aspettare per il pasto fino all’ora nona. 3 Se però pregati fino a tre volte, non acconsentono a fermarsi fino all’ora nona, e abbiano sicuramente urgenza di partire, 4 rotto il digiuno a motivo della carità per il loro arrivo, tutti i fratelli del monastero si uniscano con loro in comunione all’ora sesta. 5 Se poi abbiano urgenza di partire prima di sesta, qualunque sia l’ora scelta per questa partenza affrettata, 6 mangino, ma da soli, senza i fratelli della casa e non si permetta che partano digiuni dal monastero, dato che devono viaggiare. 7 Nella frazione del pane infatti si diede a conoscere la carità di Cristo (Lc. 24,35) 8 e anche degli apostoli Andrea e Giovanni, si legge nei loro Atti che partirono dopo aver spezzato e preso il pane eucaristico.

 

LXXIII

DEI FRATELLI CHE ARRIVANO IN RITARDO ALL’UFFICIO DIVINO.

[RB 43]

1 Quando nell’ufficio notturno e mattinale e al lucernario un fratello non arriva in tempo per la prima orazione o il salmo, nell’oratorio l’abate scuoterà la testa rivolto verso di lui, per incutergli timore e poi fuori, da solo a solo, gli farà un’ammonizione, perché si corregga, 2 Se non è arrivato in tempo per la seconda orazione e il salmo, sia rimproverato duramente alla fine del salmo, lì nell’oratorio, alla presenza della comunità. 3 Se poi entra dopo la terza orazione e il salmo, immediatamente egli e i suoi prepositi siano cacciati fuori dall’oratorio, scomunicati; 4 saranno riammessi e perdonati, solo dopo che tutti egualmente abbiano fatto umile riparazione, davanti alla soglia dell’oratorio. 5 Questo però s’intende, come abbiamo detto in un precedente capitolo, per le distanze inferiori ai cinquanta passi.

6 Per Prima, Terza, Sesta, Nona, chi dopo l’avviso dato percotendo il segnale, non arriverà in tempo per la prima orazione e il primo salmo, sia duramente rimproverato nell’oratorio alla presenza della comunità. 7 Chi invece arriverà dopo la seconda orazione e il secondo salmo, sia senz’altro scomunicato e vada fuori coi suoi prepositi.

8 Chi non si troverà presente al salmo antifonico e al versetto che precede il pasto, prenda in disparte il cibo e la bevanda su cui non si sia fatto segno di croce, e senza benedizione data e ricevuta; 9 non scambi parola con nessuno, fino a che si alzino da tavola.

10 Ed è giusto che faccia il suo pasto senza parola d’uomo, dal momento che prima del pasto non ha parlato con Dio. 11 Chi poi non si trova presente al versetto di fine mensa, per rendere grazie a Dio dopo il pasto, riceva al pasto seguente lo stesso castigo di segregazione dato a colui che prima del pasto non ha parlato con Dio.

12 Questi rimproveri e scomuniche sono però stabiliti soltanto per coloro che sono in ritardo per negligenza volontaria e non perché trattenuti da faccende riguardanti l’interesse del monastero. 13 E anche se gridano di propria voce, verso l’oratorio, che ci si deve ricordare di loro nelle orazioni in quanto assenti, i fratelli li tralascino, 14 e quelli si sappiano estranei alla comunità, per il fatto che non l’interesse del monastero, ma la propria negligenza li ha tenuti lontani. 15 Coloro invece che sono occupati per l’interesse del monastero meritano nella loro assenza di essere ricordati dai presenti nell’oratorio: 16 essi che pur così trattenuti, dicono tuttavia egualmente l’opera di Dio per proprio conto sul posto.

17 Inoltre il fratello che è stato rimproverato nell’oratorio anche se non ha avuto l’ordine di uscirne, non intoni tuttavia salmo né responsorio né lezione né versetto, 18 fino a che entro l’oratorio stesso non abbia fatto riparazione per la sua colpa, curvandosi fino all’altezza delle ginocchia, e non abbia chiesto con voce umile di pregare per lui.

19 II fratello che è occupato per l’interesse del monastero, durante la sua assenza sia ricordato nell’oratorio, 20 Quelli che sono trattenuti fuori per colpa della loro negligenza o lentezza, siano tralasciati, perché è anzi una colpa che si guadagnano, non volendo essi stessi ricordarsi di Dio nelle orazioni.

 


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10 gennaio 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net