REGOLA DEL MAESTRO
QUANDO VIENE L’ORA
DELL’UFFICIO DIVINO I FRATELLI
DEVONO
AFFRETTARSI IMMEDIATAMENTE VERSO L’ORATORIO.
[RB
43,1-2.]
1
Quando il colpo dato sul segnale nell’oratorio avrà avvertito che è venuta l’ora
di Dio, chi sta lavorando si sbarazzi immediatamente del suo lavoro, gli
artigiani depongano gli arnesi, i copisti non finiscano la lettera incominciata.
2 Ogni mano di fratello lasci quel che faceva. E subito con gravità
si affretti il piede verso l’oratorio, la mente verso Dio, perché tutti si
trovino immediatamente riuniti per la prima orazione. 3 E come api al
miele, brulichi ronzando lo sciame dei fratelli che entrano nell’oratorio,
4 in modo
che
lo
spazio del sacro oratorio che prima era silenzioso,
ben
presto
si riempia del clamore dei salmi, e il silenzio del luogo santo passi alle
officine e sui lavori abbandonati.
5
Ogni volta poi che all’oratorio si dà il colpo sul segnale, subito tutti
all'udirlo, prima di accorrere, si facciano il segno di croce sulla fronte,
rispondendo
Deo gratias.
Domanda dei discepoli:
QUANTI
PASSI DEVE ESSERE LONTANO IL FRATELLO, PERCHÉ SIA TENUTO AD ACCORRERE
ALL’ORATORIO, LASCIANDO IL LAVORO?
[cf. RB
50,1-3]
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
Quando suona il segnale percosso dall’abate, il fratello che sta lavorando, sia
egli solo o siano in molti, subito, lasciato il suo arnese, calcoli rapidamente
se debba affrettarsi verso l’oratorio o no, valutando la distanza a occhio.
2 E il criterio di scelta sia questo: che debba affrettarsi con gravità
verso l’oratorio, quando si trovi a cinquanta passi lontano dalla soglia del
monastero. 3 Se la lontananza del luogo supera questa misura, non ci
vadano, 4 ma restando sul posto, abbandonato l’arnese che avevano in
mano, dicano anch’essi per proprio conto a bassa voce l’opera di Dio, piegando
il capo tutte le volte che si piegano le ginocchia nell’oratorio.
5
Oppure, nel caso che il fratello abbia da fare qualche lavoro urgente, dica per
proprio conto i salmi unendone tre insieme, però con i loro Gloria,
6
perché quei Gloria che si dicono tra un salmo e l’altro tengono il posto delle
orazioni; infatti tali Gloria devono sempre essere detti da chi salmodia a capo
chino. 7 Ma i salmi, li dica tutti di seguito, considerata, come
abbiamo detto, l’urgenza di sbrigare il lavoro.
8 Finiti questi salmi
con il versetto e l’orazione, concluda egli stesso privatamente, e riprenda
subito il lavoro cui stava attendendo.
9
Abbiamo detto che, se il luogo è distante più di cinquanta passi, il fratello
che sta lavorando non deve più avviarsi all’oratorio,
10 Bisogna
infatti evitare che i fratelli, accorrendo da lontano con troppa fretta, lo
facciano non con gravità, ma in modo scomposto, andando a gara nel correre
rapidamente; 11 e poi, stanchi del lungo tragitto, entrati in ritardo
nell’oratorio, con il petto ansimante per la strada fatta, non riescano ad aver
voce per dire il salmo. 12 E quando un fratello arrivasse da lontano
pur a costo di stancarsi, potrebbe anche trovale l’opera di Dio già terminata
dai fratelli che erano presenti. 13 E allora, se è un vero
spirituale, rimarrebbe senza più speranza e con un reale smacco da parte sua; e
mortificato assai per non aver meritato di adempiere l’opera di Dio né nel campo
né nell’oratorio: 14 la lontananza si risolverebbe per lui in perdita
dell’ora regolamentare.
15
Coloro invece che sono occupati nell’interno del monastero per necessità urgenti
di utilità comune,
16
quando cessa il salmo e la comunità si prostra per l’orazione, chiedano a voce
alta, rivolti all’oratorio, che i fratelli si ricordino di loro.
17
Tuttavia sul posto stesso in cui sono occupati, assolvano a voce bassa per
proprio conto l’opera di Dio, seguendo le parole dette nell’oratorio.
18
Inoltre ogni volta che finisce un salmo, nel luogo stesso dove si trovano in
piedi o seduti, pieghino le ginocchia per le orazioni.
Domanda dei discepoli:
COME I
FRATELLI DEVONO ASSOLVERE L’OPERA DI DIO IN VIAGGIO,
[cf. RB
50,4]
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
Quando i fratelli vanno per via con altri spirituali, senza alcun laico,
riunitisi in gruppo e scansandosi un po’ dalla strada, si inginocchino e dopo
l’orazione ritornino sulla strada. 2 Immediatamente, per reverenza
verso l’opera di Dio, facciano silenzio da ogni parola che non riguardi lui, e
così camminando prorompano nel salmo che uno avrà intonato, avendo chiesto prima
la benedizione. 3 Finito che l’abbiano, si arrestino un momento e
facciano un po’ di orazione a capo chino.
4 Finita l’orazione, subito
riprendano a camminare sulla strada, recitando l’altro salmo.
5
Finito che l’abbiano, fermatisi per la seconda volta, di nuovo facciano
orazione. 6 Quando anche questa sarà terminata, ricomincino allo
stesso modo il salmo, sempre camminando. 7 Finito il quale, facciano
ancora orazione, di nuovo col capo chino, in umiltà.
8 Quando poi
abbiano compiuto tutto ciò che è prescritto per questa Ora, ritirandosi un poco
in disparte, facciano orazione, questa volta di nuovo a ginocchia piegate, e
loro stessi, a turno, concludano; 9 solo allora ritornino finalmente
sulla strada e, se ne hanno voglia, s’intrattengano in comuni discorsi,
10
Nei momenti però in cui camminando compiono l’opera di Dio, si guardino bene,
occupati come sono in un lavoro che appartiene a Dio, dallo scambiare fra di
loro parole estranee.
11
Se invece camminano in compagnia di laici, si separino da loro ritirandosi
dietro a cespugli, oppure, se la località è spoglia e non offre alcun
nascondiglio, restino un po’ indietro; 12 e così con le ginocchia
piegate a terra, dicano l’inizio dei tre salmi e subito finiscano con un unico
Gloria.
13
Poi, detto il versetto e dopo il versetto fatta una breve orazione, concludano,
si alzino e raggiungano i compagni di viaggio.
14
Abbiamo prescritto che i fratelli si limitino a dire l’inizio di ciascuno dei
tre salmi con un unico Gloria, 15 nel timore che i laici in loro
compagnia, che non si son dati cura delle cose di Dio, continuino per conto
proprio il cammino, e i fratelli, che sono degli spirituali, arrivando a un
crocicchio, possano trovarlo già superato dagli altri.
16
Allora, se non conoscono la strada, c’è caso che i fratelli abbiano a perdere le
tracce dei compagni, errando su un diverso sentiero, e possano poi essere
assaliti in cuore da amara tristezza, rammaricandosi forse di essersi fermati
per il profitto della loro anima. 17 Ma il divino ufficio deve essere
adempito proprio così, e occorre che all’uscita dal monastero, i fratelli ne
siano ammoniti dall’abate o dai loro prepositi.
18
In una giornata nuvolosa poi, quando il sole nasconde al mondo i suoi raggi, sia
in monastero, sia per la strada, sia nel campo, i fratelli valutino quanto tempo
è passato, facendo attento calcolo delle ore
19 e, qualunque sia
l’ora effettiva, si adempia tuttavia l’ufficio regolamentare,
20 E
per quanto l’ufficio consueto di una determinata ora canonica sia stato detto in
anticipo o in ritardo sull’ora vera, non resti tuttavia tralasciata l’opera di
Dio, ma la si adempia, 21 poiché l’oscurità prodotta dalle nubi, dato
che la meridiana, mancando il sole, resta cieca, costituisce una
giustificazione, in quanto non può esser trovato in colpa chi comunque adempie.
Domanda dei discepoli:
IN QUALE MANIERA I FRATELLI
IN VIAGGIO OSSERVERANNO ALCUNE PRESCRIZIONI DELLA REGOLA?
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
II fratello che di prima mattina è mandato fuori per le faccende del monastero e
che, occupato nel viaggio, non può fare la sua lettura fra Prima e Terza
d’inverno e fra Nona e Vespri d’estate, 2 se ritorna al monastero
nella stessa giornata, a qualsiasi ora rientri, prenda il pasto, ma faccia anche
un po’ di lettura e di studio a memoria, 3 perché risulti fedele
osservante della regola anche in quel giorno.
4
Se invece è diretto ad un cammino più lungo, si porti con sé dal monastero un
codice piccolo e semplice con alcune letture.
5 Così, a qualsiasi ora
farà una sosta sulla strada, potrà tuttavia leggere un poco.
6
Questo però se sa i salmi.
7
Se invece non li sa, porti con sé le tavolette con trascritti i salmi di mano
dell’anziano, 8 affinché, quando sosti per rifocillarsi col pranzo o
per il pernottamento, possa esercitarsi un poco a ripeterli, quanto almeno lo
permetteranno le circostanze. 9 Così renderà ogni giorno alla regola
il debito che le spetta.
10
Parimenti anche il fratello che sta imparando a leggere e scrivere, si porti con
sé dal monastero le tavolette con le trascrizioni dei salmi di mano
dell’anziano, 11 affinché se viaggia con uno che è istruito, quando
sosterà per il pasto 0 il pernottamento, possa esercitarsi un poco
con lui, almeno quanto lo permetteranno le circostanze;
12 oppure se
viaggia solo, faccia tuttavia un po’ di esercizio per conto suo al pranzo o al
pernottamento, come sopra abbiamo detto; 13 e così apparirà ogni
giorno fedele osservante della norma regolamentare.
14
Inoltre il fratello che si rifiuti di andare per le faccende del monastero, o
pur mettendosi in viaggio, mormori o si decida ad uscire con un certo ritardo,
15 se così piace all’abate, non sia mandato più e subito venga
colpito col castigo della scomunica. 16 E sappia che acconsentendo
alla superbia, si ribella a un ordine divino; davvero divino, perché il Signore
dice ai nostri capi: «Chi disprezza voi, disprezza me»
(Lc.
10,16).
17
I fratelli, sostando in viaggio per il pernottamento, scelgano per farsi il
letto un luogo appartato e pulito, 18 dove nella notte, levatisi sul
loro giaciglio, possano degnamente ricordarsi del Signore, a voce bassa e per
proprio conto.
19
Inoltre, all’atto di mettersi in via, i fratelli ricevano dall’abate o dai
prepositi anche questa raccomandazione: 20 quali che siano gli
spirituali e loro fratelli stanziati sul percorso, sostino presso di loro ed
entrando nelle loro celle ed oratori facciano un’orazione e dicano questo
versetto: «Siamo entrati nella sua tenda, ci siamo prostrati davanti al luogo
ove si posarono i suoi piedi»
(Sal.
131,7). 21 Egualmente alla partenza facciano sempre un’orazione
dicendo questo versetto: «Rivelami, o Signore, le tue vie e insegnami i tuoi
sentieri. Guidami nella tua verità»
(Sal.
24,4-5). 22 Oppure anche quest’altro versetto, se per caso vogliano
dirlo al posto del primo: «Guida i miei passi sui tuoi sentieri, perché non
vacillino i miei piedi»
(Sal.
16,5).
23
Quando dunque i nostri fratelli sono sul punto di partire da monasteri e celle
di altri spirituali, facciano prima gli addii all’oratorio e dicano anche
un’orazione particolare per la loro uscita.
24 E partendosi da essi,
i nostri viaggiatori chiedano a quanti lasciano in monasteri o celle di
ricordarsi di loro nella prossima celebrazione dell’opera di Dio. E così si
mettano in cammino.
25
Quando poi i nostri fratelli entreranno nelle chiese, dopo una orazione a capo
chino in umiltà davanti a Dio,
26
si drizzino e dicano questo versetto: «I santi esulteranno nella gloria, si
allieteranno nei loro giacigli».
(Sal.
149,5). Lo dicano a bassa voce 27 e, dopo essersi brevemente curvati
in orazione, facciano per loro conto la conclusione e così escano.
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10 gennaio 2017
a cura di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net