REGOLA DEL MAESTRO

Estratto dal libro "Regola del Maestro" a cura di Marcellina Bozzi O.S.B. - Paideia Editrice 1995

 

LIV

QUANDO VIENE L’ORA DELL’UFFICIO DIVINO I FRATELLI

DEVONO AFFRETTARSI IMMEDIATAMENTE VERSO L’ORATORIO. [RB 43,1-2.]

 

1 Quando il colpo dato sul segnale nell’oratorio avrà avvertito che è venuta l’ora di Dio, chi sta lavorando si sbarazzi immediatamente del suo lavoro, gli artigiani depongano gli arnesi, i copisti non finiscano la lettera incominciata. 2 Ogni mano di fratello lasci quel che faceva. E subito con gravità si affretti il piede verso l’oratorio, la mente verso Dio, perché tutti si trovino immediatamente riuniti per la prima orazione. 3 E come api al miele, brulichi ronzando lo sciame dei fratelli che entrano nell’oratorio, 4 in modo che lo spazio del sacro oratorio che prima era silenzioso, ben presto si riempia del clamore dei salmi, e il silenzio del luogo santo passi alle officine e sui lavori abbandonati.

5 Ogni volta poi che all’oratorio si dà il colpo sul segnale, subito tutti all'udirlo, prima di accorrere, si facciano il segno di croce sulla fronte, rispondendo Deo gratias.

 

Domanda dei discepoli:

LV

QUANTI PASSI DEVE ESSERE LONTANO IL FRATELLO, PERCHÉ SIA TENUTO AD ACCORRERE ALL’ORATORIO, LASCIANDO IL LAVORO? [cf. RB 50,1-3]

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

 

1 Quando suona il segnale percosso dall’abate, il fratello che sta lavorando, sia egli solo o siano in molti, subito, lasciato il suo arnese, calcoli rapidamente se debba affrettarsi verso l’oratorio o no, valutando la distanza a occhio. 2 E il criterio di scelta sia questo: che debba affrettarsi con gravità verso l’oratorio, quando si trovi a cinquanta passi lontano dalla soglia del monastero. 3 Se la lontananza del luogo supera questa misura, non ci vadano, 4 ma restando sul posto, abbandonato l’arnese che avevano in mano, dicano anch’essi per proprio conto a bassa voce l’opera di Dio, piegando il capo tutte le volte che si piegano le ginocchia nell’oratorio.

5 Oppure, nel caso che il fratello abbia da fare qualche lavoro urgente, dica per proprio conto i salmi unendone tre insieme, però con i loro Gloria, 6 perché quei Gloria che si dicono tra un salmo e l’altro tengono il posto delle orazioni; infatti tali Gloria devono sempre essere detti da chi salmodia a capo chino. 7 Ma i salmi, li dica tutti di seguito, considerata, come abbiamo detto, l’urgenza di sbrigare il lavoro. 8 Finiti questi salmi con il versetto e l’orazione, concluda egli stesso privatamente, e riprenda subito il lavoro cui stava attendendo.

9 Abbiamo detto che, se il luogo è distante più di cinquanta passi, il fratello che sta lavorando non deve più avviarsi all’oratorio, 10 Bisogna infatti evitare che i fratelli, accorrendo da lontano con troppa fretta, lo facciano non con gravità, ma in modo scomposto, andando a gara nel correre rapidamente; 11 e poi, stanchi del lungo tragitto, entrati in ritardo nell’oratorio, con il petto ansimante per la strada fatta, non riescano ad aver voce per dire il salmo. 12 E quando un fratello arrivasse da lontano pur a costo di stancarsi, potrebbe anche trovale l’opera di Dio già terminata dai fratelli che erano presenti. 13 E allora, se è un vero spirituale, rimarrebbe senza più speranza e con un reale smacco da parte sua; e mortificato assai per non aver meritato di adempiere l’opera di Dio né nel campo né nell’oratorio: 14 la lontananza si risolverebbe per lui in perdita dell’ora regolamentare.

15 Coloro invece che sono occupati nell’interno del monastero per necessità urgenti di utilità comune, 16 quando cessa il salmo e la comunità si prostra per l’orazione, chiedano a voce alta, rivolti all’oratorio, che i fratelli si ricordino di loro. 17 Tuttavia sul posto stesso in cui sono occupati, assolvano a voce bassa per proprio conto l’opera di Dio, seguendo le parole dette nell’oratorio. 18 Inoltre ogni volta che finisce un salmo, nel luogo stesso dove si trovano in piedi o seduti, pieghino le ginocchia per le orazioni.

 

Domanda dei discepoli:

LVI

COME I FRATELLI DEVONO ASSOLVERE L’OPERA DI DIO IN VIAGGIO, [cf. RB 50,4]

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

 

1 Quando i fratelli vanno per via con altri spirituali, senza alcun laico, riunitisi in gruppo e scansandosi un po’ dalla strada, si inginocchino e dopo l’orazione ritornino sulla strada. 2 Immediatamente, per reverenza verso l’opera di Dio, facciano silenzio da ogni parola che non riguardi lui, e così camminando prorompano nel salmo che uno avrà intonato, avendo chiesto prima la benedizione. 3 Finito che l’abbiano, si arrestino un momento e facciano un po’ di orazione a capo chino. 4 Finita l’orazione, subito riprendano a camminare sulla strada, recitando l’altro salmo. 5 Finito che l’abbiano, fermatisi per la seconda volta, di nuovo facciano orazione. 6 Quando anche questa sarà terminata, ricomincino allo stesso modo il salmo, sempre camminando. 7 Finito il quale, facciano ancora orazione, di nuovo col capo chino, in umiltà. 8 Quando poi abbiano compiuto tutto ciò che è prescritto per questa Ora, ritirandosi un poco in disparte, facciano orazione, questa volta di nuovo a ginocchia piegate, e loro stessi, a turno, concludano; 9 solo allora ritornino finalmente sulla strada e, se ne hanno voglia, s’intrattengano in comuni discorsi, 10 Nei momenti però in cui camminando compiono l’opera di Dio, si guardino bene, occupati come sono in un lavoro che appartiene a Dio, dallo scambiare fra di loro parole estranee.

11 Se invece camminano in compagnia di laici, si separino da loro ritirandosi dietro a cespugli, oppure, se la località è spoglia e non offre alcun nascondiglio, restino un po’ indietro; 12 e così con le ginocchia piegate a terra, dicano l’inizio dei tre salmi e subito finiscano con un unico Gloria.

13 Poi, detto il versetto e dopo il versetto fatta una breve orazione, concludano, si alzino e raggiungano i compagni di viaggio.

14 Abbiamo prescritto che i fratelli si limitino a dire l’inizio di ciascuno dei tre salmi con un unico Gloria, 15 nel timore che i laici in loro compagnia, che non si son dati cura delle cose di Dio, continuino per conto proprio il cammino, e i fratelli, che sono degli spirituali, arrivando a un crocicchio, possano trovarlo già superato dagli altri. 16 Allora, se non conoscono la strada, c’è caso che i fratelli abbiano a perdere le tracce dei compagni, errando su un diverso sentiero, e possano poi essere assaliti in cuore da amara tristezza, rammaricandosi forse di essersi fermati per il profitto della loro anima. 17 Ma il divino ufficio deve essere adempito proprio così, e occorre che all’uscita dal monastero, i fratelli ne siano ammoniti dall’abate o dai loro prepositi.

18 In una giornata nuvolosa poi, quando il sole nasconde al mondo i suoi raggi, sia in monastero, sia per la strada, sia nel campo, i fratelli valutino quanto tempo è passato, facendo attento calcolo delle ore 19 e, qualunque sia l’ora effettiva, si adempia tuttavia l’ufficio regolamentare, 20 E per quanto l’ufficio consueto di una determinata ora canonica sia stato detto in anticipo o in ritardo sull’ora vera, non resti tuttavia tralasciata l’opera di Dio, ma la si adempia, 21 poiché l’oscurità prodotta dalle nubi, dato che la meridiana, mancando il sole, resta cieca, costituisce una giustificazione, in quanto non può esser trovato in colpa chi comunque adempie.

 

Domanda dei discepoli:

LVII

IN QUALE MANIERA I FRATELLI IN VIAGGIO OSSERVERANNO ALCUNE PRESCRIZIONI DELLA REGOLA?

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

 

1 II fratello che di prima mattina è mandato fuori per le faccende del monastero e che, occupato nel viaggio, non può fare la sua lettura fra Prima e Terza d’inverno e fra Nona e Vespri d’estate, 2 se ritorna al monastero nella stessa giornata, a qualsiasi ora rientri, prenda il pasto, ma faccia anche un po’ di lettura e di studio a memoria, 3 perché risulti fedele osservante della regola anche in quel giorno.

4 Se invece è diretto ad un cammino più lungo, si porti con sé dal monastero un codice piccolo e semplice con alcune letture. 5 Così, a qualsiasi ora farà una sosta sulla strada, potrà tuttavia leggere un poco. 6 Questo però se sa i salmi.

7 Se invece non li sa, porti con sé le tavolette con trascritti i salmi di mano dell’anziano, 8 affinché, quando sosti per rifocillarsi col pranzo o per il pernottamento, possa esercitarsi un poco a ripeterli, quanto almeno lo permetteranno le circostanze. 9 Così renderà ogni giorno alla regola il debito che le spetta.

10 Parimenti anche il fratello che sta imparando a leggere e scrivere, si porti con sé dal monastero le tavolette con le trascrizioni dei salmi di mano dell’anziano, 11 affinché se viaggia con uno che è istruito, quando sosterà per il pasto 0 il pernottamento, possa esercitarsi un poco con lui, almeno quanto lo permetteranno le circostanze; 12 oppure se viaggia solo, faccia tuttavia un po’ di esercizio per conto suo al pranzo o al pernottamento, come sopra abbiamo detto; 13 e così apparirà ogni giorno fedele osservante della norma regolamentare.

14 Inoltre il fratello che si rifiuti di andare per le faccende del monastero, o pur mettendosi in viaggio, mormori o si decida ad uscire con un certo ritardo, 15 se così piace all’abate, non sia mandato più e subito venga colpito col castigo della scomunica. 16 E sappia che acconsentendo alla superbia, si ribella a un ordine divino; davvero divino, perché il Signore dice ai nostri capi: «Chi disprezza voi, disprezza me» (Lc. 10,16).

17 I fratelli, sostando in viaggio per il pernottamento, scelgano per farsi il letto un luogo appartato e pulito, 18 dove nella notte, levatisi sul loro giaciglio, possano degnamente ricordarsi del Signore, a voce bassa e per proprio conto.

19 Inoltre, all’atto di mettersi in via, i fratelli ricevano dall’abate o dai prepositi anche questa raccomandazione: 20 quali che siano gli spirituali e loro fratelli stanziati sul percorso, sostino presso di loro ed entrando nelle loro celle ed oratori facciano un’orazione e dicano questo versetto: «Siamo entrati nella sua tenda, ci siamo prostrati davanti al luogo ove si posarono i suoi piedi» (Sal. 131,7). 21 Egualmente alla partenza facciano sempre un’orazione dicendo questo versetto: «Rivelami, o Signore, le tue vie e insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità» (Sal. 24,4-5). 22 Oppure anche quest’altro versetto, se per caso vogliano dirlo al posto del primo: «Guida i miei passi sui tuoi sentieri, perché non vacillino i miei piedi» (Sal. 16,5).

23 Quando dunque i nostri fratelli sono sul punto di partire da monasteri e celle di altri spirituali, facciano prima gli addii all’oratorio e dicano anche un’orazione particolare per la loro uscita. 24 E partendosi da essi, i nostri viaggiatori chiedano a quanti lasciano in monasteri o celle di ricordarsi di loro nella prossima celebrazione dell’opera di Dio. E così si mettano in cammino.

25 Quando poi i nostri fratelli entreranno nelle chiese, dopo una orazione a capo chino in umiltà davanti a Dio, 26 si drizzino e dicano questo versetto: «I santi esulteranno nella gloria, si allieteranno nei loro giacigli». (Sal. 149,5). Lo dicano a bassa voce 27 e, dopo essersi brevemente curvati in orazione, facciano per loro conto la conclusione e così escano.

 


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10 gennaio 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net