REGOLA DEL MAESTRO
Domanda dei discepoli:
l’intonazione dei salmi
nell’oratorio in qualsiasi tempo.
[cf. RB 47,2-3]
Il Signore ha risposto per bocca del
Maestro:
1
Dopo l’abate, i salmi antifonici li enuncino a turno i prepositi, su invito di
lui; sempre di seguito nel salterio, come abbiamo detto. 2. Finito il
giro dei prepositi, li enuncino uno dopo l’altro i fratelli delle singole
decadi, a cui abbia fatto invito l’abate, se presente.
3
Le lezioni dell’apostolo, le dicano sempre i prepositi a turno. 4 Le
lezioni del vangelo, le dica sempre l’abate se è presente, e se è assente, i
prepositi a turno. 5 Inoltre tanto nell’ufficio mattinale quanto nel
lucernare, dopo che sia stata recitata la lezione dell’apostolo, segua sempre
l’abate per il cantico del vangelo, se è presente; e se è assente, i prepositi a
turno.
6
In tal modo secondo il medesimo ordine con cui vengono recitate le letture della
messa dai chierici (cioè quando un chierico di rango inferiore ha finito di
leggere l’apostolo, per leggere il santo vangelo segue il diacono, che è di
rango superiore), 7 così anche nei monasteri è osservata la gerarchia
del Signore, uno di seguito all’altro per ordine di dignità.
8
Nell’ufficio notturno e mattinale e nel lucernare, i salmi nella recitazione
responsoriale siano detti integralmente. 9 Invece a Prima, Terza,
Sesta e
Nona si recitino, del salmo responsoriale, due riprese
ogni volta e subito si dica il
gloria, io perché i
fratelli, uscendo più presto dall’oratorio, possano rimettersi all’opera per il
lavoro che devono fare.
Domanda dei discepoli:
L’ATTEGGIAMENTO NELLA RECITA DEI SALMI.
[RB 19]
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
La gravità reverente e il contegno composto nel recitare i salmi devono essere
così profondi che riesca ancor più gradito al Signore di ascoltarli che non a
noi di dirli,
2 secondo ciò che afferma la Scrittura: «Ti compiacerai
all’apparire del mattino e della sera». 3 E anche: «Salmodiate bene
in suo onore, nel giubilo, perché santa è la parola del Signore»; e ancora:
4 «Esultate davanti a lui con tremore»; 5 e: «Dite salmi al
Signore con saggezza»
(Sal. 64,9; 32,3-4; 2,11; 46,8).
6 Se dunque la Scrittura ordina che
si salmeggi saggiamente e con rispetto, bisogna che chi salmeggia stia in piedi,
con la persona immobile e il capo chino e canti lodi al Signore in atteggiamento
modesto, 7 come colui che compie il suo servizio in presenza della
divinità, 8 secondo l’insegnamento del profeta che dice: «Dirò salmi
a te, in presenza degli angeli»
(Sal.
137,1).
9
Inoltre chi recita i salmi deve sempre stare attento che la sua mente non vaghi
altrove, 10 perché se la nostra mente se ne va via in altri pensieri,
il Signore non abbia a dire di noi: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il
suo cuore è lontano da me»
(Mt. 15,8); 11
e a nostro riguardo pure si affermi: «Con la bocca benedicevano, ma con il cuore
maledicevano»
(Sal.
61,5).
12 Né avvenga che, lodando Dio con la sola lingua, Dio, lo accogliamo
soltanto sulla porta della nostra bocca, e dentro, nella casa del cuore,
introduciamo e stabiliamo il diavolo. 13 Chi entra dentro è infatti
considerato da chi lo introduce più importante di chi aspetta fuori. 14
Per tale e tanto servizio il cuore dunque deve accordarsi con la lingua nel
rendere a Dio con reverenza il debito quotidiano. 15 E chi salmodia
imprima in cuor suo ad una ad una tutte le parole che dice, perché ciascun
versetto, se resta impresso, giova all’anima per la sua salvezza; 16
in essi si trova tutto ciò che si cerca, «perché il salmo parla di tutto quanto
serve all’edificazione (1
Cor. 14,3.26), 17
conforme a ciò che dice il profeta: «Salmodierò e agirò con sapienza su una via
che sarà senza macchia, quando verrai a me»
(Sal. 100,1-2).
18 Colui il cui nome risuona nella voce, si trovi pure nel pensiero di chi
salmodia. 19 Salmodiamo dunque con la voce e insieme con la mente,
poiché l’apostolo dice: «Salmodierò con lo spirito, salmodierò pure con
l’intelligenza»
(1 Cor. 14,15). 10 Bisogna gridare a Dio non solo con
la voce, ma anche col cuore.
21
Inoltre, quando si dicono i salmi, occorre evitare i colpi di tosse frequenti,
gli sbadigli ripetuti e prolungati, il continuo sputar saliva; 22
o che il muco tolto dalle narici venga gettato in avanti da chi
salmodia. Il fratello deve invece gettarlo dietro di sé, 23 perché ci
si insegna che gli angeli stanno davanti a coloro che sono intenti alla
salmodia, su testimonianza del profeta che dice: «Dirò salmi a te in presenza
degli angeli»
(Sal.
137,1).
24
Quando dunque tutte queste difficoltà vengono suscitate dal diavolo contro
coloro che sono intenti a salmodiare, subito chi salmodia si segni la bocca col
sigillo della croce.
Domanda dei discepoli:
LA REVERENZA NELLE ORAZIONI.
[RB 20]
Il Signore ha risposto per bocca del
Maestro:
1
Se agli uomini che pur sono carnali, quando chiediamo loro qualche favore
temporale, non si rivolge preghiera se non con umiltà, 2 quanto più
conviene che per i nostri peccati e delitti invochiamo il Cristo con la
preghiera più intensa possibile. 3 Non ci deve essere dunque nella
preghiera sdoppiamento alcuno. 4 Non ci sia uno nella bocca e un
altro nel cuore. 5 Né si deve prolungare l’orazione in molte parole,
conforme a quanto dice il santo vangelo: che persone siffatte finiscono per
essere degli ipocriti (Mt.
6,5-7;
2-3,14).
6
Non ci siano colpi di tosse frequenti, non sputi continui, non sbadigli a
ripetizione; sono tutte cose infatti suscitate dal diavolo, per ostacolare
orazioni e salmi. 7 Inoltre anche nelle orazioni bisogna evitare ciò
di cui abbiamo parlato più sopra: chi prega, se vuol sputare o gettar via lo
spurgo del naso, lo getti non davanti, ma indietro, alle sue spalle, per
riguardo agli angeli che gli stanno davanti, 8 come il profeta indica
col dire: «Canterò salmi a te in presenza degli angeli e adorerò nel tuo tempio
santo»
(Sal.
37,1-2). 9 Vedi dunque che siamo rappresentati in
atto sia di pregare sia di salmodiare davanti agli angeli.
10
Abbiamo detto inoltre che si faccia un’orazione breve per evitare che l’orazione
prolungata offra occasione di addormentarsi, 11 e che, stando i
fratelli a lungo prostrati, il diavolo abbia a insinuare davanti ai loro occhi
rappresentazioni estranee e faccia penetrare di soppiatto qualcosa di diverso
nel loro cuore.
12
Conviene dunque pregare in atto di reverente supplica, in modo che l’orante dia
l’impressione di aver Cristo presente e di stringergli i piedi. 13 E
dobbiamo pure pregare con tanta reverenza da renderci conto che stiamo parlando
con Dio. 14 Pregare insomma con tutta la nostra mente, come dice
l’apostolo: «Pregherò insieme e con l’intelligenza e con lo spirito» (1 Cor.
14,15).
Domanda dei discepoli:
LE NOTTI DI VEGLIA NEL MONASTERO.
Il Signore ha
risposto per bocca del Maestro:
1
Ogni sabato si devono celebrare in monastero le notti di veglia, dalla sera fino
a che venga udito per la seconda volta il gallo; e allora si reciti subito
l’ufficio mattinale. 2 Ma dato che si chiamano veglie, i fratelli si
astengano dal sonno; dicano salmi e ascoltino la lettura di lezioni. 3
Dopo l’ufficio mattinale riposino nei loro letti.
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1 giugno 2017
a cura di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net