REGOLA DEL MAESTRO

 (Libera traduzione da "Patrologia Latina" - J. P. Migne)

 

CAPITOLO XXXI

Domanda dei discepoli:

Gli ebdomadari che svegliano per l'ufficio divino durante la notte. [RB 47]

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 Quando è l’ora di alzarsi per il servizio divino durante la notte, i prepositi delle decanie i cui fratelli svolgono la loro settimana di cucina saranno incaricati del dare la sveglia, 2 fintanto che i loro dieci fratelli, a due a due o, se la comunità è numerosa, a tre a tre, compiono a turno la loro settimana di servizio in cucina. 3 Ma quando arriverà per gli stessi prepositi il turno in cucina, poiché la fatica dovuta al servizio della cucina potrebbe aggravare di sonno le loro membra esauste, 4 due fratelli particolarmente attenti, scelti da loro nella decania, si occuperanno della cura del risveglio durante la settimana. 8Allo stesso modo, quando i fratelli dell’altra decania iniziano il loro servizio di cucina, i loro prepositi si occuperanno del risveglio dell'intero gregge restando ben vigilanti. 6 Allo stesso modo, quando saranno in cucina durante la loro settimana (di servizio), riceveranno aiuto da quelli dei loro fratelli che sono particolarmente premurosi.

7 Ora, quelli che adempiono la loro settimana di sveglia, avendo cura notte e giorno di consultare l'orologio, 8 ricorderanno a tutti, abate e fratelli, l'ora di salmeggiare, in modo che non se ne dimentichino a causa del lavoro in cui sono occupati e non lascino passare l'ora stabilita, 9 e annunceranno che è giunta l'ora di salmeggiare.

10 Se, invece, affidiamo il risveglio a due (fratelli), è perché a turno stiano svegli 11 in modo che se uno di loro, per la fragilità della carne, si lascia vincere attraverso il sonno, l'altro possa essere vigile ed esortare al suo servizio nell'ora stabilita il suo collega negligente. 12 Grande è davvero presso il Signore la ricompensa di coloro che risvegliano (i fratelli) all'ufficio divino. Per onorarli, la Regola li ha chiamati “vigilgalli.

 

CAPITOLO XXXII

Domanda dei discepoli:

Come essi debbano fare la sveglia. [Cfr. RB 43,4-9]

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 Quando durante la notte arriverà l'ora fissata per la salmodia, il più vigile dei due si alzerà e sveglierà in silenzio il negligente collega delle sue settimane (di servizio). 2 E, come è giusto, faccia ciò con pazienza, perché nell’oratorio non è ancora stato chiesto da parte di tutti al Signore di aprire nella notte le labbra chiuse a Compieta. 8 Se dunque fissiamo questo numero di due, è affinché si esortino a vicenda nello stare svegli. 4 Allora entrambi si alzeranno e andranno con riguardo al letto dell'abate e, dopo aver lì pregato, diranno questo versetto a bassa voce: "Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode" (Sal 51(50),17). 5 Quando avranno concluso con calma e per conto loro, muoveranno i piedi dell'abate per svegliarlo dal sonno. 6 Appena sveglio, diranno insieme “Deo gratias”.

7 A queste parole l'abate si alzerà, entrerà nell'oratorio 8 e, dato il segnale, pregherà finché non saranno entrati tutti i fratelli, compresi quelli trattenuti da una pressante necessità di natura. 9 Se qualcuno costringe l'abate a prolungare troppo a lungo la sua orazione, ciò che non è lecito, la colpa che ha commesso arrivando tardi all'oratorio ricadrà sui suoi prepositi 10 Se abbiamo detto di aspettare tutti durante la prima preghiera dell'abate e che tutti debbano accorrere immediatamente, è affinché tutti insieme e con una sola voce, dopo l'intonazione dell'abate, chiedano al Signore di aprire le labbra all’Ufficio Notturno, 11 così come tutti insieme, su loro richiesta, si erano fatti chiudere le labbra dal Signore a Compieta. 12 Infatti, appena entrati in oratorio, diranno tre volte: “Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”. 13 Se abbiamo detto che tutti dicano tre volte (il versetto) è per evitare che un fratello, entrato un po’ in ritardo, sia privato dalla richiesta fatta in questo versetto.

14 Dopo che tutti avranno detto questo versetto, il pastore inviterà e desterà le sue pecore a lodare il Signore con un responsorio dicendo: “Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza” (Sal 95(94)1). 15 Ogni ape che non è accorsa alla dolcezza di questa voce ed al favo divino sappia che, dormendo, produce solo cera per il corpo, essendosi privata nello spirito del frutto del miele, e che sarà destinata ad essere bruciata nel futuro fuoco della Geenna.

 


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10 dicembre 2020     a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net