REGOLA DEL MAESTRO
Domanda dei discepoli:
XXX
NESSUNO DEVE PARLARE DOPO COMPIETA.
[RB
42]
Il Signore ha risposto per bocca del
Maestro:
1
Alla sera dopo che tutti abbiano finito di bere i loro temperati caldi e gli
ebdomadari abbiano tolto a ognuno le scarpe, 2 l’abate dica
all’intera comunità: «Orsù, fratelli, sia chiuso tutto al suo posto, e messa via
ogni cosa. 3 Ebdomadari, lavate i piedi ai fratelli». 4 E
gli ebdomadari, finito che abbiano di lavare i piedi a tutti 5 o
quando li lavano a persone estranee che siano sopraggiunte, 6 dicano
ambedue a una voce questo versetto, tutti unendosi a loro nella risposta: «Tu
hai ordinato, o Signore, che i tuoi comandi siano attentamente osservati. 7
Possano le mie vie essere dritte, nell’osservanza dei tuoi precetti»
(Sal.
118,4-5).
8
L’abate allora dica a tutti: «Orsù, fratelli, fate presto, in modo che, finito
tutto, non ci sia più occasione che ci costringa a parlare. 9 Infatti
è
ormai l’ora di raccomandarci al Signore io e, terminata tutta l’ufficiatura del
giorno, inoltrandoci nella notte, chiudere tanto la bocca per dar tregua al
parlare, quanto gli occhi per un profondo sonno». 11 Compiute dunque
tutte le ultime cose, mentre ancora è concessa facoltà di parlare e d’impartire
qualche ordine, 12 si celebri Compieta e per ultimo dicano questo
versetto: «Poni, Signore, una custodia alla mia bocca e una porta sorvegliata
alle mie labbra»
(Sal.
140,3). 13
Immediatamente entrino nel silenzio e si corichino nei loro letti. E si
attengano a un silenzio tale che fino all’ufficio notturno si possa credere che
non c’è in quel luogo fratello alcuno.
14
Dopo Compieta dobbiamo tacere perché nell’ufficio notturno si possa poi dire con
ragione al Signore per prima cosa: «Signore, tu aprirai le mie labbra e la mia
bocca proclamerà la tua lode»
(Sal.
50,17), 15 vale a
dire si possa chiedere al Signore di aprire ai notturni le nostre labbra che
egli a Compieta ha chiuse sotto la sua custodia. 16
Vedi bene, tutto ciò che viene aperto, si capisce che prima debba essere stato
chiuso.
17
Nel caso che, quando è tempo di silenzio, qualche bisogno ben giustificato
spinga con urgenza un fratello a parlare e un fratello voglia dire qualcosa a un
altro, 18 se c’è la luce del piccolo lume o di una lucerna, lo faccia
con un segno della mano o un cenno del capo o un cenno degli occhi, 19
e se manca la luce, il fratello si avvicini al fratello di cui ha bisogno e dica
ciò che gli occorre, però all’orecchio e a voce bassa, in modo che un terzo non
lo senta, 20 Inoltre, se un fratello è costretto per una necessità a
dire qualcosa dopo il sonno, prima che incominci l’ufficio notturno, 21
innanzi tutto reciti per conto suo a bassa voce il versetto regolamentare del
notturno: «Signore, tu aprirai le mie labbra e la mia bocca proclamerà la tua
lode», 22 e poi parli di ciò che occorre.
23
Non concediamo assolutamente a nessun fratello il permesso di mangiare qualcosa
dopo Compieta o di bere anche solo dell’acqua.
24
Se dei fratelli forestieri arriveranno al monastero dopo la fine di Compieta, i
fratelli della casa diano loro un po’ di ristoro, servendoli però in silenzio.
25 Le risposte siano loro date a bassa voce, perché così prescrive la
regola, 26 e lavati loro i piedi, fatta poi la conclusione per conto
proprio a bassa voce, li mandino anch’essi a dormire nei letti degli ospiti.
27 I portinai chiudano subito le porte e stendendosi essi pure sui
loro giacigli, nel silenzio di quelle ore, cerchino di trovare ancora il sonno
della notte.
28
Se un fratello sia stato sorpreso a mangiare o a bere anche semplice- mente
dell’acqua dopo Compieta, subisca il castigo della scomunica, in questi termini:
29 accusato il giorno seguente, stia completamente a digiuno e prenda
il pasto solo al terzo giorno, dato che si è permesso cose illecite. 30
Questo castigo di scomunica resti in vigore fino a che non abbia chiesto perdono
all’abate, se è presente, o ai suoi prepositi, facendo umile riparazione e
promettendo di emendarsi.
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1 giugno 2017
a cura di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net