REGOLA DEL MAESTRO

 (Libera traduzione da "Patrologia Latina" - J. P. Migne)

 

CAPITOLO XXIII

Domanda dei discepoli:

Uscito l'abate dall'oratorio, in che modo gli ebdomadari devono servire le mense e mangiare con la comunità.

Il Signore ha risposto per mezzo del maestro:

1 Quando tutta la comunità avrà lasciato l'oratorio con il suo pastore, dopo i versetti e la preghiera, l'abate si siederà alla sua tavola in refettorio. 2 Immediatamente l'intera comunità risponderà "Deo gratias", e mentre tutti sono ancora in piedi ai loro tavoli, il cesto che pende dalla tavola dell'abate scenderà per mezzo della fune della carrucola, in modo che la razione per gli operai di Dio sembri scendere dal cielo. 3 Non appena sceso il canestro, l'abate farà il segno della croce su tutto il pane, lo spezzerà e prenderà prima la propria razione con la mano alzata perché il Signore la benedica: 4 poi, deponendo la razione per quelli che stanno davanti a lui alla sua tavola e che mangeranno con lui, la distribuirà loro. 6 Non appena la riceveranno, baceranno la mano dell'abate e si siederanno in silenzio.

8 Allora chiamerà i prepositi di una delle tavole e darà loro le razioni per tutta la loro tavola. 7 Mandati via questi, chiamerà gli altri prepositi e consegnerà (le razioni) anche a loro. 8 Se poi la comunità fosse numerosa, con l'aiuto del Signore, lo farà per tutte le tavole. 9 I prepositi, quando avranno ricevuto le loro razioni e quelle dei loro fratelli, baceranno le mani dell'abate per rendere omaggio al superiore. 10 Allo stesso modo, quando distribuiranno (le razioni) ai loro fratelli presso le loro tavole, i fratelli baceranno loro le mani in segno di umiltà e ciascuno, quando l’avrà ricevuta, si siederà in silenzio. 11Quando tutti saranno seduti, l’ebdomadario per la lettura alla mensa si alzerà, riceverà la sua razione, bacerà la mano di chi la dà, la affiderà al cellerario e si siederà di nuovo sulla sua sedia con il libro. 12 Successivamente, gli ebdomadari di cucina entreranno con il cellerario. Essi riceveranno le loro razioni dai loro prepositi e gli baceranno le mani. 13 Da parte sua, il cellerario, poiché non appartiene ad alcuna decania, riceverà la sua razione dalle mani dell'abate. 14 Quando l'avrà ricevuta, bacerà anche lui la mano di chi gliela dà e la metterà sulla sua tavola.

16 Allora (gli ebdomadari) offriranno prima all'abate, poi a tutti, ed infine a se stessi per ultimi, un calice di vino puro a testa. 18 Subito dopo gli ebdomadari andranno per prima cosa a servire la tavola dell'abate. Poi costoro presenteranno alla benedizione dell'abate i piatti che hanno portato (per destinare) alle varie tavole. 17 Ora ecco come sarà benedetto tutto ciò che viene portato in tavola, cotto o crudo che sia: 18 chi si fa il segno della croce dirà queste parole: "Benedici, Signore, tutto ciò che prenderemo da qui". 19 Così, ciò che sarebbe in eccesso, che verrebbe scartato, che cadrebbe o tutto ciò che non verrebbe consumato, sarà gettato a terra e calpestato senza essere stato benedetto: così non vedremo nulla di benedetto soffrire ingiuria. 20 Questi piatti quindi, quando saranno benedetti, saranno posti sulle tavole e, quando li avranno serviti, (gli ebdomadari) si siederanno con il cellerario alla tavola del loro preposito e mangeranno alla stessa ora della comunità.

21 Quando avranno finito, gli ebdomadari si alzeranno; uno raccoglierà i piatti e l'altro, prendendo una bacinella d'acqua, la metterà prima sulla tavola dell'abate in modo che i fratelli si lavino le mani. 22 Poi la toglierà di là e la metterà in successione sulle diverse tavole; e quando tutti si saranno lì lavati le mani, la metterà da parte.

23 Quindi prepareranno bevande calde nella misura di un boccale (a testa) secondo il numero degli ospiti alla prima tavola 24 e quando la bevanda posta in una tazza si sarà raffreddata all'aria, chi l'ha preparata chiederà la benedizione e la assaggerà, per vedere se l'infuso (o il misto) è nella giusta miscela, e poi lo distribuirà a tutti (quelli che stanno) al primo tavolo. 25 Terminata questa distribuzione andranno al secondo tavolo e prepareranno di nuovo il numero di bevande necessario. Come prima chiederanno la benedizione, assaggeremo per controllare la miscelatura e la distribuiranno anche a loro. 26 Una volta che gli ebdomadari arriveranno al tavolo dove erano seduti loro stessi con il cellerario, aggiungeranno al conteggio le loro bevande e, dopo tutti gli altri, chiederanno la benedizione e berranno.

27 Ogni volta che si prepara questo contenitore, prima di assaggiarlo e distribuirlo, deve essere presentato all'abate per la benedizione. 28 Se l'abate è assente, i prepositi di ogni tavolo benediranno a turno i piatti posti sui loro tavoli ed i contenitori dove sono state preparate le bevande. 29 Se invece si è miscelata una bevanda in un calice per qualcuno o se gli si è aggiunta dell’acqua calda, costui deve, quando vuole bere, ripetere “Benedicite”, per chiedere la benedizione del Signore anche per quanto è stato aggiunto.

30    Quando il servizio delle bevande sarà terminato, gli ebdomadari usciranno per portare l'altro cibo cotto e, quando lo avranno portato, si siederanno in silenzio al loro posto e mangeranno. 31 Quando il cibo cotto sarà terminato, gli ebdomadari si alzeranno e porteranno via (le stoviglie). 32 E di nuovo, dopo che l'abate avrà benedetto il recipiente ed essi avranno assaggiato la bevanda preparata con la sua benedizione, la serviranno ad ogni tavolo secondo il numero di quelli che vi stanno seduti. Per ultimo loro stessi berranno come detto prima.

33 Fatto ciò, subito laveranno i piatti ed il cellerario si alzerà, li prenderà e vi metterà un qualunque alimento crudo che vi sia nella dispensa. Quando i piatti saranno stati portati, benedetti e posti sui tavoli, (gli ebdomadari) si siederanno al loro posto in silenzio e mangeranno. 34 Quando questi piatti saranno portati via, gli ebdomadari prenderanno subito con rispetto le briciole di pane, prima al tavolo dell'Abate, poi ai vari tavoli. 35 Ogni volta che queste briciole vengono raccolte da un tavolo e rimosse, gli ebdomadari diranno insieme “Deo gratias”. 36 Raccolte tutti i giorni nello stesso vaso, come abbiamo detto, queste briciole verranno date dagli ebdomadari al cellerario perché le conservi rispettosamente. 37 Con queste briciole cucineranno un piatto quando usciranno dal turno settimanale, come indicheremo in un futuro capitolo. 38 Avendo dunque raccolto queste briciole, subito gli ebdomadari distribuiranno la consueta misura di bevanda, come prescritto. 39 Come prima, chiederanno la benedizione e berranno loro stessi per ultimi.

40 Se infatti abbiamo detto che gli ebdomadari ed il cellerario avrebbero preso posto alla mensa comune, è per fare in modo che assolutamente nessuno mangi appartato o all'esterno, in clandestinità e senza ritegno, ma ci sia per tutti una misura comune di temperanza e sobrietà. 41 Perché ogni volta che si mangia di nascosto, si agisce con disonestà, ed è un peccato che si commette per soddisfare la propria gola senza misura.

42 E quando saranno terminate queste operazioni del pasto, l'abate si alzerà insieme a tutti e subito l'intera comunità dirà all’ebdomadario ed al cellerario: " Deo gratias". 43 Poi si dirà il versetto e tutti dovranno essere presenti per rendere grazie al Signore attraverso la preghiera. 44 Ed affinché non manchi nessuno, i prepositi conteranno le loro decadi; affinché tutti, così come hanno partecipato alla mensa comune, allo stesso modo risultino tutti ugualmente presenti alla preghiera. 45 È sempre necessario, infatti, che la preghiera con i versetti apra e chiuda il tempo in cui si mangia e si beve.

46 Se un fratello non fosse presente per dire il versetto prima del pasto, costui non si sieda a tavola con i fratelli, ma mangi separatamente in una ciotola senza la benedizione e senza il segno della croce, 47 e gli sia dato da bere come bevanda il misto non benedetto e, finché non si sarà alzato, nessuno gli parli. 48 Se è uno spirituale, soffrirà mangiando il suo pasto senza Dio. 49 Quanto a colui che non sarà presente al versetto finale, che si dice quando il pasto è finito, al prossimo pasto anche lui sarà escluso dalla tavola e mangerà e berrà cose non benedette. 50 Queste scomuniche rimarranno in vigore finché, come riparazione, non si saranno umiliati ponendo la testa abbassata all'altezza delle ginocchia ed avranno promesso al superiore di correggersi.

51 Come si diceva, se gli ebdomadari, quando fanno il servizio a tavola, non riuscissero a servire tutti, lo riferiscano ai loro prepositi 52 che nomineranno subito in aggiunta, per aiutarli, un fratello della stessa decania. 53 Ed ogni volta che gli ebdomadari, durante il servizio a tavola, mostreranno negligenza nel servire i tavoli, il giorno dopo all'ora dei pasti, l'abate si alzerà 54 e con uno dei prepositi – due se la comunità è numerosa -  servirà a tutti i tavoli: 55 sia per insegnare loro come fare ciò che non sono in grado di compiere, 56 sia perché tutti i fratelli arrossiscono nel notare che (i fratelli negligenti) pur (vivendo) nella stessa natura umana e nell'unico servizio di Dio, non meritano di ottenere una grazia di sapienza divina pari a quella (che trovano) i fratelli virtuosi.

 

CAPITOLO XXIV

Domanda dei discepoli:

L'ebdomadario per la lettura a mensa. [RB 38]

Il Signore ha risposto per mezzo del maestro:

1 In qualunque stagione, in estate come d’inverno, sia che si mangi alla sesta o alla nona ora, ogni preposito di ogni decania farà a turno una settimana di lettura nel refettorio. 2 Tuttavia, un preposito non leggerà quando l'altro preposito della sua decania è impegnato in cucina. Infatti, non deve succedere che, facendo l’uno la lettura e l'altro il lavoro in cucina, non vi sia presente nessuno per correggere i vizi a tavola dei loro fratelli. 3 Quando questi prepositi avranno completato ciascuno a turno una settimana di lettura in refettorio, designeranno per leggere un fratello istruito, ciascuno a turno per una settimana, in modo che tutti i fratelli istruiti di ogni decania possano fare la lettura a turno. 4 E quando tutti i fratelli avranno terminato la loro settimana di lettura, i prepositi inizieranno ad alternarsi uno dopo l'altro. Così il cibo divino non mancherà mai al pasto carnale, 5 come dicono le Scritture: "Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4: Cfr. Dt 8,3); ed i fratelli prenderanno un doppio pasto, mangiando con bocca e nutrendosi con le orecchie.

6 Ecco come deve essere il suo ingresso nella settimana. 7 La domenica, giorno in cui entrano nella settimana gli ebdomadari della cucina, 8 allora anche questo fratello, al pasto della sesta ora, dopo il versetto e la preghiera della mensa, quando l'abate si siederà sul suo seggio e prima che la cesta con i consueti pani scenda tramite la fune della carrucola, 9 allora colui che deve leggere si presenterà alzando la sua voce e dirà: "Vi esorto, signori miei, a pregare per me mentre entro nella mia settimana di lettura a tavola". 10 Subito l'abate si alzerà con tutta la comunità e, inginocchiati a terra, pregheranno per lui. 11E quando si alzeranno il nuovo ebdomadario dirà questo versetto: “Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode” (Sal 51(50),17), e tutti risponderanno. 12 Dopo che si sarà recitato questo versetto e che l'abate avrà concluso, (il nuovo ebdomadario) darà la pace prima all'abate e poi a tutti. 13 Poi disporrà il suo seggio al centro del refettorio e, quando tutti saranno seduti ai loro tavoli, chiederà la benedizione e si siederà anche lui sul suo seggio con il libro. 14 Quando l'abate avrà bevuto con tutti il primo calice di vino puro per il pasto, anche lui berrà il suo sorso di vino puro per evitare di sputare il sacramento e poi inizierà a leggere.

15 Leggerà questa regola ogni giorno, mettendo un segno ogni giorno che indichi quanto ha letto, in modo che l’intera lettura (del testo) sia fatta di seguito ogni giorno così che, continuando da una settimana all’altra, si possa finire e riprendere la lettura dall'inizio. 16 Quando questo ebdomadario avrà terminato la sua settimana di lettura, mostrerà al suo successore il segno che indica il seguito, in modo che possa continuare da lì iniziando la sua settimana. 17 Quest'ultimo a sua volta, terminando (il testo) e riprendendolo dall'inizio, mostrerà il segno al suo successore alla fine della sua settimana.

18 Legga senz'altro in modo ordinato, senza fretta, affinché gli ascoltatori, benché occupati, possano chiaramente imparare ciò che devono compiere con le loro azioni 19 ed in modo che, se ci fossero cose ambigue od oscure ed i fratelli non le capissero chiaramente, l'abate possa dare alcune spiegazioni, sia che i fratelli lo interroghino, sia che prenda lui l'iniziativa.

20 Tuttavia, quando dei laici vengono alla tavola del monastero, per evitare i pettegolezzi che si verificherebbero nel secolo, se un uomo secolare imparasse i segreti di Dio, 21 si leggerà, se l'abate lo giudicherà buono, un altro testo preso da qualsiasi libro, in modo che il segreto del monastero e le norme di vita santa che costituiscono l'osservanza non siano trasmessi ai derisori. 22 Legga, dunque, un altro testo, dopo aver messo il segno nella regola. 23 Tuttavia, se viene trattenuto alla mensa del monastero un laico che l'abate ritiene con certezza che non solo è in grado di ammirare le costituzioni divine, ma che è anche abbastanza religioso da poter diventare seguace (della regola), convertirsi ed essere attratto dalle condotte divine,24 il lettore, quando (questo laico) verrà a tavola, continuerà (a leggere) la regola. 25 Devono, infatti, ascoltare la regola del monastero, coloro che possono osservarla come merita.

28 Se si deve leggere la regola in refettorio all'ora dei pasti, è perché l’intera comunità è riunita per mangiare, così che tutti, dopo averla ascoltata, possano con buona giustizia e senza scuse possibili, osservare questo testo che garantisce l’osservanza e la correzione dei difetti 27 , in modo che tutti ascoltino la regola nella sua interezza e che a nessuno sfugga qualcosa: così che tutti siano obbligati a mettere in pratica ciò che hanno sentito.

28 Quando il fratello è impegnato in questo lavoro durante la sua settimana, gli ebdomadari prelevino per lui delle ciotole con tutte le pietanze poste sulla sua tavola, 29 mentre il cellerario metterà in riserva la sua razione di pane ed il numero di razioni da bere regolamentari, 30 in modo che, quando tutti si saranno alzati, a sua volta chieda la benedizione e prenda il suo pasto.

31 Ora, se dicessimo che la regola del monastero va letta tutti i giorni in refettorio, è affinché nessun fratello abbia la scusa dell'ignoranza per non correggersi. 32 Infatti, la regola è messa in pratica ogni giorno e la si osserva meglio quando la si conosce, 33 e non succeda che un fratello dica di non sapere ciò che può fare in accordo con l'obbedienza.

34 D'altra parte, durante il pasto, mentre si legge la regola, per mantenere vigile l'attenzione di tutti i fratelli, l'abate interroghi i fratelli che desidera, a tutti i tavoli, su ciò che è stato letto. 35 Così, ogni volta che un fratello ripeterà ciò che ha sentito, si scoprirà che in quel momento ha prestato più attenzione alla lettura che allo stomaco, 36 e quando una persona sorda per negligenza non dirà ciò che ha sentito, si giudicherà che ha più amato la carne dell'anima. 37 Giustamente l'abate deve immediatamente rimproverarlo per la sua negligenza, così che, temendo di arrossire se viene interrogato, ogni fratello impedisca alla sua mente di vagare altrove e la rivolga a ciò che si legge.

38 L’ebdomadario leggerà a tavola finché l'abate sarà seduto a tavola con i fratelli. 39 Quando si alzeranno, metterà il segno nella regola, si alzerà anche lui con il suo libro e, quando tutti avranno finito il versetto e la preghiera, risponderà con tutti "Deo gratias". 40 Subito si siederà alla sua tavola e riceverà tutto come gli altri: il pasto tenuto di riserva dagli ebdomadari e le razioni di bevanda, benedette sia dall'abate che dai prepositi.

 

CAPITOLO XXV

Domanda dei discepoli:

La pietanza di briciole che gli ebdomadari devono cuocere il settimo giorno. [Cfr. RB 35]

Il Signore ha risposto per mezzo del Maestro:

1 Le briciole di pane che vengono raccolte ogni giorno togliendole dalle tavole e che vengono conservate in un vaso, saranno prelevate dagli ebdomadari che escono dalla settimana, il settimo giorno della loro settimana, il sabato sera. 2 Con queste briciole cucineranno una pietanza, amalgamata con farina o uova, e la sera, prima di bere l'ultimo bicchiere di bevanda calda, la metteranno sulla tavola dell'abate. 8 Poi, quando l'abate si sarà seduto insieme all'intera comunità, gli ebdomadari diranno loro: 4 "Vogliate, signori, pregate per noi perché abbiamo terminato la nostra settimana di umile servizio". 6 Subito tutti si alzeranno con l'abate, si inginocchieranno a terra e pregheranno per loro e con loro. 6 E quando si saranno alzati, gli ebdomadari diranno questo versetto: "Vedano quelli che ci odiano e si vergognino, perché tu, Signore, ci aiuti e ci consoli" (Sal 86(85),17). 7 Poi, quando l’abate avrà concluso (la preghiera), essi gli daranno il bacio della pace, così come ai loro prepositi ed a tutta la comunità. 8 E quando l'abate ed i fratelli si saranno seduti ai loro tavoli, l'abate farà un segno di croce sulla pietanza, prenderà prima lui stesso di quel santo dono con un cucchiaio e poi ne servirà ai fratelli che sono seduti con lui alla sua tavola, una cucchiaiata in bocca a ciascuno. 9 E quando avrà fatto il giro dei suoi ospiti, chiamerà gli ebdomadari e ne metterà in bocca anche a loro. 10 Successivamente, gli ebdomadari presenteranno all'abate tante ciotole quanti sono i tavoli ed egli ne metterà una cucchiaiata per ogni fratello secondo il loro numero a ciascuna tavola. Poi i prepositi metteranno questa cucchiaiata nella bocca di ciascuno dei loro fratelli, in modo che tutti ricevano un po’ di quel dono benedetto. 11 Fatto ciò, prenderanno l'ultimo bicchiere di bevanda calda e si alzeranno dicendo: “Deo gratias”.

12 Se gli ebdomadari, per negligenza, non presentassero questa pietanza il settimo giorno, la settimana successiva perderanno ogni giorno una fetta di pane che sarà loro tolta dall'abate, finché non prometteranno di correggersi e non renderanno soddisfazione (della mancanza).

 


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10 dicembre 2020     a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net