REGOLA DEL MAESTRO
Domanda dei discepoli:
LA SCOMUNICA PER LE COLPE.
[RB
23; 24,1-2]
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
Se un fratello si mostra frequentemente ribelle o superbo o mormoratore o
disobbediente ai suoi prepositi circa tutto ciò che abbiamo più sopra esposto
2 e se avvertito e rimproverato per qualsiasi colpa una, due o tre
volte, conforme al precetto del Signore (cf.
Mt. 18,15-16),
non si sarà corretto, 3 la cosa sia riferita all’abate dai prepositi.
4 Chi è a capo valuti attentamente il caso secondo il genere e il
grado della colpa 5 e condanni il fratello a una scomunica tale da
fargli capire che disprezza Iddio, 6 come merita di essere giudicato
per il disprezzo mostrato al suo superiore, dato che il Signore stesso dice ai
nostri dottori: «Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me»
(Lc. 10,16).
7
Questa scomunica comporti siffatto tenore.
Domanda dei discepoli:
COME SI DEBBA TRATTARE IL FRATELLO SCOMUNICATO.
[RB
24; 25; 26; 28]
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1 Quando i prepositi
abbiano riferito all’abate il comportamento del fratello disobbediente - 2
ormai non lo si deve più chiamare fratello, ma eretico [di fronte alla legge],
3 non lo si deve più chiamare figlio di Dio, ma operaio del demonio;
4 egli che, scostandosi dall’agire dei santi, è diventato una specie
di scabbia, scoppiata in seno al gregge - 5 l’abate lo convochi, alla
presenza dei suoi prepositi e con tutto il resto della comunità intorno riunita.
6 E sia chiesto dall’abate ai suoi prepositi qual è il suo peccato e
quante volte sia stato ammonito di tale colpa senza emendarsi. 7 Essi
devono rispondere manifestando il fatto di cui l’accusano. 8 Udita la
colpa, egli ascolterà la voce dell’abate dire così contro di lui: 9
«O misera anima, quale risposta darai a Dio che ogni giorno vai irritando con la
tua disobbedienza, quando ti avvicinerai, per prostrarti davanti a lui? 10
Perché tu che hai per signore Iddio, servi invece Mammona? (Mt.
6,24). 11 Perché menti a Cristo come un secondo Giuda? 12
Quel primo Giuda vendette la Giustizia stessa per il denaro di una iniquità
(Atti
1,18) e tu con le tue malefatte laceri il nome cristiano. 13
Quel Giuda con un falso bacio di pace scatenò la violenza contro il Signore, e
tu, sotto l’apparenza di un servizio santo, ti drizzi al contrario come un
ribelle davanti a Dio. 14 Quel Giuda, discepolo, ma falso, tradì il
maestro; tu sotto un nome santo, mentre ti dici cristiano, segui in realtà il
diavolo.
15
«Sì, nel giudizio, si leverà di fronte a te il nostro ammonimento e anche il tuo
spirito, a cui hai resistito, mettendoti dalla parte della carne mediante la tua
volontà propria. E davanti al tribunale di quel giudizio tremendo dirà:
16
‘Signore, non ha voluto capire e agir bene.
17
Ha tramato l’iniquità, si
è
messo in ogni via non buona, non ha odiato il male,
18
anzi se ne
è
gloriato. Fu un prepotente nella sua malizia’»
(Sal.
35,45; 51,3).
19
«Dopo essere stato accusato così in giudizio, ti toccherà udire, dopo la nostra,
anche la voce del giudice tremendo che ti dirà lui stesso: 20 ‘Ecco
chi ha avuto in orrore la disciplina e ha gettato dietro le spalle le mie
parole. 21 Se vedevi un ladro correvi con lui, e ti mettevi con gli
adulteri, 22 La tua bocca fu piena di malizia e la tua lingua ordiva
inganni. 23 Ti sedevi e parlavi male del tuo fratello e gli creavi
inciampo. 24 Tutto il giorno la tua lingua ha tramato l’ingiustizia.
Come un rasoio affilato hai architettato l’inganno. 25 Hai amato il
male più del bene, il parlare iniquo a preferenze del giusto. 26
Hai amato tutte le parole di rovina che possono essere su una lingua
ingannatrice. 27 Tutto questo hai fatto e io ho taciuto. 28
Hai pensato una cosa ingiusta: che io fossi come te. Ti confonderò e te la
getterò in faccia, questa tua ingiustizia, 29 sì che Dio ti
distruggerà per sempre, ti strapperà e ti caccerà dalla tua tenda, e spianterà
la tua radice dalla terra dei viventi’»
(Sal. 49,17-21; 51,4-7).
30
«Allora anche tutti i giusti dalla loro gloria ti vedranno così condannato in
giudizio, 31 quando te ne starai relegato lontano da loro, a
sinistra, in mezzo ai capri (cf.
Mt.
25-33); 32 e anch’essi rideranno di te,
dicendoti: 33 'Ecco l’uomo che non ha posto in Dio il suo aiuto,
ma ha contato troppo sulle
sue vane forze.
34 E non ci fu timor di Dio
davanti
ai
suoi occhi, poiché ha agito con inganno in presenza di lui 33
e ha detto come lo stolto nel
suo cuore:
36 Dio non chiederà conto,
37 volta la
sua
faccia per non vedere mai e poi mai.
38 E non ha capito che per i
nemici che mentiscono a Dio,
tempo verrà di una pena eterna’
(Sal. 51,8-9; 35,1-3; 52,1;
9,34 e 32; 80,16).
39
Davanti a queste parole che cosa potrai dire tu a Dio? 40
Che scusa
avrai da portargli, o infelice, per i tuoi peccati, quando le tue
malefatte per
prime ti assaliranno accusandoti e ti aspetterà l’inferno per bruciarti?».
41
Dopo questo discorso di rimprovero dell’abate alla presenza della comunità,
subito sia dato ordine di farlo uscire dall’oratorio, 42 sia
considerato estraneo alla mensa comune 43 e poiché ha il marchio di
nemico di Dio, da quel momento non deve essere più un amico per i fratelli.
44 Perciò da questo momento della scomunica, messolo in disparte e
riservato per lui qualche lavoro, il suo preposito glielo assegni, perché non
stia in ozio. 45 In tale lavoro nessun fratello gli si unisca per
aiuto e non sia confortato da alcuno che gli rivolga la parola. 46
Tutti gli passino accanto guardandolo in silenzio. Quando dice
Benedicite,
nessuno gli
risponda «Dio». 47 Su tutto ciò che gli si porge, nessuno tracci il
segno di croce. 48 Qualunque cosa faccia, oltre il lavoro a lui
assegnato, per proprio conto e di sua volontà, sia fatto a pezzi o buttato via.
49 Resti solo dappertutto e la sua colpa soltanto gli sia compagna.
50
Se poi, considerata la (relativa) lievità della colpa, l’abate non intenda
imporgli un completo digiuno, 51 se i fratelli mangiano a sesta, a
lui per misericordia venga dato a nona dal suo preposito un solo piatto, e un
pezzo di pane molto grossolano e dell’acqua. 52 Se i fratelli che non
hanno colpe da espiare mangiano a nona, per lui il pasto sopra descritto sia
protratto fino a sera, 53 in modo che senta quali mali gli ha
procurato la sua colpa e che beni ha perduto per la sua negligenza.
54
Se qualche fratello gli avrà parlato o si sarà accompagnato a lui apertamente o
di nascosto, subisca subito uguale castigo di scomunica, 55 ed egli
stesso sia considerato come colpevole a tutti gli effetti. Anche egli sia messo
dal suo preposito a fare un lavoro diverso, in disparte; 56
separato lui pure tanto da qual primo colpevole come da tutti, isolato ed
escluso anch’egli immediatamente dal parlare con tutti gli altri. 57
Inoltre neppure lui potrà aspirare al perdono del superiore, se non venga fatta
da ambedue del pari una eguale riparazione penitenziale: 58 dall’uno
perché si mostrò disobbediente ostinandosi nel suo difetto e nella sua colpa,
59 dall’altro perché offrì all’artefice di un male la mercede della
sua consolazione.
60
II fratello che sia colpevole di una colpa leggera e
dopo una prima, una seconda, una terza ammonizione non si sia corretto di un
difetto qualsiasi, sia scomunicato dalla mensa, ma non dall’oratorio.
61 Questa
scomunica
resti in vigore fino a che il reo, facendo umile riparazione col
capo
abbassato fino alle ginocchia, non abbia promesso di correggersi per l’avvenire.
62
II
fratello invece che
abbia commesso una colpa grave, sia scomunica* to da ambedue, cioè dall’oratorio
e dalla mensa 63 e neppure lui giunga al perdono del superiore fino a
che prostrato alla soglia dell’oratorio, con voce di pianto, nell’intervallo fra
un salmo e l’altro delle ore canoniche, offra riparazione a Dio e a tutti,
promettendo di emendarsi. 64 Questo però a condizione che l’abate,
visto l’enorme peso che egli sente della sua colpa, voglia consentire più
rapidamente al perdono. 65 La pagina seguente esporrà tutto il rito,
conforme a quanto vorrà dettarci il Signore.
66
Quel fratello poi che sia stato scomunicato dalla mensa, ma non dall’oratorio,
non intoni antifona né versetto né dica lezione, 67 fino a che non
abbia dato riparazione di tale colpa con promessa di emendarsi, curvandosi alle
ginocchia o dell’abate lì presente o dei suoi prepositi.
68
I fratelli scomunicati, qualora si dimostrino così superbi che ostinandosi
nell’orgoglio del loro cuore, al terzo giorno, all’ora nona, non abbiano ancora
voluto dar riparazione all’abate, 69 messi in prigione siano battuti
a vergate fino al sangue, 70 e se parrà bene all’abate siano espulsi
dal monastero; 71 perché una vita come la nostra, non ha bisogno di
presenze puramente fisiche, né la comunità dei fratelli, di coloro che già la
morte possiede nella loro anima superba. 72 È giusto dunque che
questi tali debbano essere presi a vergate ed espulsi, perché non meritano di
stare col Cristo, Signore di umiltà; 73 ma siano esclusi dalle eterne
promesse di Dio, insieme al diavolo, loro istigatore, che fu gettato giù dal
regno dei cieli per la sua superbia.
74
Ed ora proseguiamo il tema di scomuniche e riparazione, come avevamo iniziato
più sopra. 75 Crediamo dunque che a Dio e all’abate possa riuscire
accetto il seguente modo di fare atto di pentimento e dare riparazione.
Domanda dei discepoli:
COME LO SCOMUNICATO DEVE FARE ATTO DI
PENTIMENTO.
[RB
44; 27;
30]
Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:
1
Quando si celebra nell’oratorio un’ora dell’ufficio divino, e precisamente
quando, finito il salmo, tutti si prostrano per l’orazione, 2 lo
scomunicato, steso a terra sulla soglia dell’oratorio, in mezzo alle lacrime
gridi così:
3
«Ho peccato e il mio peccato io lo riconosco
(Sal. 50,5-6).
4
Ho sbagliato, prometto di emendarmi, non peccherò più per l’avvenire, 5
Pregate
per me, o sante comunità, dalle quali ho meritato di essere separato
per la mia negligenza e per
la suggestione del demonio. 6 Pregate per me, voi
che un tempo eravate
i miei prepositi.
7 Perdonami, o pastore buono e
amoroso abate, lascia per quest’una le novantanove pecorelle
(Lc. 15,4-5).
8 Vieni, raccogli e porta sulle tue
spalle la pecora perduta ch’io sono, come ti ha insegnato nostro Signore con la
testimonianza della sua passione,
9
poiché egli
è
venuto ed
è
morto non per i giusti, ma per i peccatori
(Mt.
9,13;
Rom. 5,6-9): 10 affinché fossimo fatti risorgere con
lui e in virtù della sua giustizia, noi che eravamo stati sbattuti a terra a
causa dei nostri peccati. 11 Così infatti dice il Signore: ‘Non sono
venuto se non per le pecore perdute d’Israele’ 12 e ‘non hanno
bisogno del medico i sani, ma quelli che stanno male’
(Mt. 15,24; 9,12).
13
Imita il buon maestro degli apostoli, del quale tu
fai le veci in monastero col tuo insegnamento;
14
poiché egli, dopo i profeti e gli apostoli, stabilì
voi pure, quali pastori e dottori di vita santa.
15
E nella persona del beato Pietro apostolo, anche a
voi egli ha dato le sue direttive, dicendo che si doveva rimettere il peccato al
fratello ‘non sette volte, ma settanta volte sette’
(Mt. 18,21-22).
16
Solleva dunque col tuo salutare consiglio chi
è
stato sbattuto a terra.
17
Sciogli con la tua intercessione presso il Signore
ciò che in me la negligenza nel bene ha legato.
18
II peccato che ho fatto, lo riconosco;
19
di quel che in me devo correggere, sono convinto,
perché lo scopro mediante il tuo ammonimento».
20
II reo prostrato a terra farà udire queste parole, quando l’assemblea smetterà
di recitare i salmi, durante tutte le orazioni. E finita all’oratorio l’opera
santa, mentre il reo starà ancora prostrato davanti alla soglia, la comunità di
tutti i fratelli, 21 all’uscire dell’abate, gli si inchinerà
umilmente fino alle ginocchia, intercedendo a favore di lui; e così faranno
anche i suoi prepositi. 22 Compiuta questa parte del rito, nel caso
che l’abate, considerata la lievità della colpa, voglia acconsentire seduta
stante al perdono, 23 ordini immediatamente ai suoi prepositi di
rialzare il colpevole 24 e, rinfacciatagli di nuovo la sua colpa,
quando l’altro avrà risposto di volersi emendare per l’avvenire, 25
subito l’abate dica a tutta la comunità: «Venite, fratelli, d’un cuor solo e tra
le lacrime a pregare nell’oratorio per questa pecora del vostro gregge che,
riconoscendo il suo peccato, promette di emendarsi per l’avvenire. 26
Facciamone la riconciliazione anche davanti al Signore che egli ha irritato con
la sua disobbedienza».
27
L’abate entri allora immediatamente nell’oratorio,
coi fratelli. E prima che incomincino a pregare,
28
fuori, i prepositi del colpevole lo prendano per
mano, standogli a destra e a sinistra, e lo introducano nell’oratorio, dicendo
ambedue questo versetto: «Confessate il vostro peccato al Signore, poiché
è
cosa buona».
29
E tutto il resto della comunità prosegua rispondendo:
«Poiché la sua misericordia dura nei secoli»
(Sal. 105,1).
30
Così, mentre fuori i prepositi suggeriscono al
penitente con questo versetto di confessare il suo peccato, dall’interno
dell’oratorio, per bocca dei fratelli che vi rispondono, subito il Dio buono
promette misericordia.
31 Quando dunque i suoi prepositi
l’abbiano introdotto nell’oratorio, lo facciano prostrarsi ai piedi dell’altare;
32
e subito tutti, insieme all’abate, si prostrino in
orazione per lui.
33
Egli allora restando prostrato supplichi con lacrime
il Signore per la sua colpa, dicendo queste parole:
34
«Ho peccato, Signore, ho peccato, e riconosco io
stesso la mia iniquità
(Sal. 50,5-6).
35
Te ne prego, te lo chiedo; perdonami, Signore,
perdonami.
36
Non trascinarmi via
(Sal. 27,3) insieme ai miei peccati,
37
non condannarmi negli abissi di sotterra, 38
non imputarmi in eterno le mie malefatte,
39
poiché tu sei il Dio dei penitenti.
40
Mostra anche verso di me la tua bontà, secondo la tua
grande misericordia, 41 perché tu hai detto, Signore: ‘non voglio la
morte del peccatore, ma che si converta e viva’
(Ez. 33,11). Infatti in risposta alle
nostre colpe, tu anzi ci elargisci ogni giorno la vita, perché ce ne emendiamo;
42
conforme a ciò che ci insegna la Scrittura, parlando
così della tua bontà: ‘Forse che si adirerà, un giorno di seguito all’altro? A
meno che non vi convertiate...’
(Sal. 7,12-13).
43
E il tuo apostolo Paolo dice: ‘Non sapete che la
pazienza di Dio conduce al ravvedimento?’
(Rom. 2,4).
44
Dunque il Signore ha brandito la spada, ha teso
l’arco e lo tiene pronto; in esso ha preparato strumenti di morte
(Sal.
7,13-14) 45 ma questi
strumenti, o Signore, noi li temiamo e perciò promettiamo di emendarci in gran
fretta. 46 Anche perché tu dirai al
peccatore al momento del giudizio: ‘Ecco quello che hai fatto e ho taciuto
(Sal.
49,21). Ma tacerò forse sempre?’
47 Perché ci rinfaccerai la nostra iniquità,
48
affinché riconoscendola nelle nostre colpe, ci
condanniamo giustamente da noi stessi.
49
«Sei tu, o Signore, che fai morire e fai vivere, sei
tu che fai scendere negli inferi e ne fai risalire (1
Re 2,6).
50
Tu sollevi gli sbattuti a terra. Tu sciogli nel cielo
quelli che sono in ceppi sulla terra.
51
Illumini gli occhi del nostro cuore
(Sal. 145,7-8), perché ci emendiamo.
52
Con la tua grazia e il tuo aiuto tu fai sicuri i
passi dei giusti,
53
secondo la parola della Scrittura: ‘Dal Signore
è
reso sicuro il passo dell’uomo’
(Sal. 36,23)
54
e: ‘Se non sei tu a custodire e a edificare la casa,
lavorano invano quelli che la edificano e la custodiscono’
(Sal. 126,1);
55
poiché il volere
è
alla nostra portata, ma spetta a te il mandare a
compimento
(Rom. 7,18) 56 e non si tratta di volere e di
correre, ma di Dio che ha pietà
(Rom. 9,16).
57
«Tuttavia tu dai fiducia a sperare in te, dicendo:
‘Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto,
58
perché chi chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi
bussa si apre’
(Mt. 7,7-8).
59
E hai detto pure: ‘Volgetevi a me e io mi volgerò a
voi’
(Zacc. 1,3)
60 e ‘quando griderete, vi dirò:
Eccomi, sono qui’
(Is. 58,9). 61 E a tua
volta, buono qual sei e pieno di misericordia
verso la
tua creatura, sei tu a
chiamarci alla tua grazia,
pur essendo noi indegni tuoi servi, 62 e ci parli
così: ‘Venite a me voi
che faticate e siete oppressi e io vi ristorerò’ (Mt. 11,28).
63
«Non disprezzare dunque, o Signore, il tuo servo
che riconosce il proprio peccato; 64 come in
nome della tua bontà il profeta
promette alla nostra
colpevolezza, quando dice: ‘Il Signore non disdegna il
cuore contrito e
umiliato’
(Sal.
50,19). 65
Tu
infatti hai
il potere di suscitare
figli di Abramo
dalle pietre’
(Mt.
3,9). 66
Perché ciò che in noi la disperazione
considera
impossibile, lo dichiara possibile la tua grazia».
67
Dopo che il reo abbia fatto questo discorso tra le lacrime, subito l’abate lo
rialzi di sua mano, dicendogli: 68 «Attento, fratello, attento per
l’avvenire a non peccare più, 69 e a non trovarti costretto per
questo peccato a fare una seconda penitenza che, attuata per la seconda volta,
incapperà nella situazione degli eretici». 70 Subito l’ex-colpevole
intonerà il versetto: «Ho errato come la pecora che era perduta» e tutti
risponderanno con lui: «Riprenditi il tuo servo, Signore»
(Sal.
118,176). 71 Dopo questo versetto, chiamati i suoi prepositi, l’abate
lo riconsegnerà in loro mano dicendo: 72 «Riprendete la vostra
pecora, reintegrate il numero del vostro gregge, riammettetelo alla mensa.
73 Era infatti morto ed è ritornato a vivere, era perduto e fu ritrovato!»
(Lc.
15,32).
74
Quel giorno a testimonianza della recuperata umiltà, sarà lui a fare il servizio
dell’acqua alle mani, quando i fratelli entrano per la comunione 75 e
nell’atto di darla, baci prima le mani dell’abate, poi quelle dei singoli
fratelli 76 e chieda ad ognuno, versandola, di pregare per lui.
77 Appena entrato egli pure nell’oratorio, ricordi di nuovo a tutti ad
alta voce di pregare per lui, 78 poi uscendo insieme ai fratelli,
prenda posto con loro alla tavola consueta.
79
Ordiniamo poi che i ragazzi fino ai quindici anni per le colpe non siano
scomunicati, ma battuti. 80 Dopo i quindici anni, è conveniente non
più batterli, ma scomunicarli, 81 perché ormai capiscono in qual modo
devono far penitenza e emendarsi del male che commettono, maturi di età quali
sono. 81 Giustamente infatti chi pecca deve far penitenza col cuore,
e non è il corpo che deve essere battuto al suo posto, perché dell’anima ci
serviamo per comando, e del corpo piuttosto per servizio. 83 Se
dunque l’anima comanda e il corpo serve, è chiaro che è più grave la colpa di
chi comanda che di chi serve. 84 Perciò, dato che capiscono il dovere
di emendarsi, sia la radice del cuore a essere ripulita con la scomunica dalle
spine dei peccati, 85 e non i rami del corpo, ai quali il peccato fu
imposto, loro malgrado, dal comando del cuore; 86 e non debba un
altro subire ingiustamente il castigo della colpa non sua. 87 Anche
oltre i quindici anni di età siano però battuti quei fratelli che abbiano
commesso colpa molto grave, o per furto accompagnato da fuga, o per qualche
altro fatto criminale.
| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |
| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |
10 gennaio 2017
a cura di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net