REGOLA DEL MAESTRO

Estratto dal libro "Regola del Maestro" a cura di Marcellina Bozzi O.S.B. - Paideia Editrice 1995

Domanda dei discepoli:

XII

LA SCOMUNICA PER LE COLPE.

[RB 23; 24,1-2]

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

1 Se un fratello si mostra frequentemente ribelle o superbo o mormoratore o disobbediente ai suoi prepositi circa tutto ciò che abbiamo più sopra esposto 2 e se avvertito e rimproverato per qualsiasi colpa una, due o tre volte, conforme al precetto del Signore (cf. Mt. 18,15-16), non si sarà corretto, 3 la cosa sia riferita all’abate dai prepositi. 4 Chi è a capo valuti attentamente il caso secondo il genere e il grado della colpa 5 e condanni il fratello a una scomunica tale da fargli capire che disprezza Iddio, 6 come merita di essere giudicato per il disprezzo mostrato al suo superiore, dato che il Signore stesso dice ai nostri dottori: «Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me» (Lc. 10,16). 7 Questa scomunica comporti siffatto tenore.

 

Domanda dei discepoli:

XIII

COME SI DEBBA TRATTARE IL FRATELLO SCOMUNICATO.

[RB 24; 25; 26; 28]

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

1 Quando i prepositi abbiano riferito all’abate il comportamento del fratello disobbediente - 2 ormai non lo si deve più chiamare fratello, ma eretico [di fronte alla legge], 3 non lo si deve più chiamare figlio di Dio, ma operaio del demonio; 4 egli che, scostandosi dall’agire dei santi, è diventato una specie di scabbia, scoppiata in seno al gregge - 5 l’abate lo convochi, alla presenza dei suoi prepositi e con tutto il resto della comunità intorno riunita. 6 E sia chiesto dall’abate ai suoi prepositi qual è il suo peccato e quante volte sia stato ammonito di tale colpa senza emendarsi. 7 Essi devono rispondere manifestando il fatto di cui l’accusano. 8 Udita la colpa, egli ascolterà la voce dell’abate dire così contro di lui: 9 «O misera anima, quale risposta darai a Dio che ogni giorno vai irritando con la tua disobbedienza, quando ti avvicinerai, per prostrarti davanti a lui? 10 Perché tu che hai per signore Iddio, servi invece Mammona? (Mt. 6,24). 11 Perché menti a Cristo come un secondo Giuda? 12 Quel primo Giuda vendette la Giustizia stessa per il denaro di una iniquità (Atti 1,18) e tu con le tue malefatte laceri il nome cristiano. 13 Quel Giuda con un falso bacio di pace scatenò la violenza contro il Signore, e tu, sotto l’apparenza di un servizio santo, ti drizzi al contrario come un ribelle davanti a Dio. 14 Quel Giuda, discepolo, ma falso, tradì il maestro; tu sotto un nome santo, mentre ti dici cristiano, segui in realtà il diavolo.

15 «Sì, nel giudizio, si leverà di fronte a te il nostro ammonimento e anche il tuo spirito, a cui hai resistito, mettendoti dalla parte della carne mediante la tua volontà propria. E davanti al tribunale di quel giudizio tremendo dirà: 16 ‘Signore, non ha voluto capire e agir bene. 17 Ha tramato l’iniquità, si è messo in ogni via non buona, non ha odiato il male, 18 anzi se ne è gloriato. Fu un prepotente nella sua malizia’» (Sal. 35,45; 51,3).

19 «Dopo essere stato accusato così in giudizio, ti toccherà udire, dopo la nostra, anche la voce del giudice tremendo che ti dirà lui stesso: 20 ‘Ecco chi ha avuto in orrore la disciplina e ha gettato dietro le spalle le mie parole. 21 Se vedevi un ladro correvi con lui, e ti mettevi con gli adulteri, 22 La tua bocca fu piena di malizia e la tua lingua ordiva inganni. 23 Ti sedevi e parlavi male del tuo fratello e gli creavi inciampo. 24 Tutto il giorno la tua lingua ha tramato l’ingiustizia. Come un rasoio affilato hai architettato l’inganno. 25 Hai amato il male più del bene, il parlare iniquo a preferenze del giusto. 26 Hai amato tutte le parole di rovina che possono essere su una lingua ingannatrice. 27 Tutto questo hai fatto e io ho taciuto. 28 Hai pensato una cosa ingiusta: che io fossi come te. Ti confonderò e te la getterò in faccia, questa tua ingiustizia, 29 sì che Dio ti distruggerà per sempre, ti strapperà e ti caccerà dalla tua tenda, e spianterà la tua radice dalla terra dei viventi’» (Sal. 49,17-21; 51,4-7).

30 «Allora anche tutti i giusti dalla loro gloria ti vedranno così condannato in giudizio, 31 quando te ne starai relegato lontano da loro, a sinistra, in mezzo ai capri (cf. Mt. 25-33); 32 e anch’essi rideranno di te, dicendoti: 33 'Ecco l’uomo che non ha posto in Dio il suo aiuto, ma ha contato troppo sulle sue vane forze. 34 E non ci fu timor di Dio davanti ai suoi occhi, poiché ha agito con inganno in presenza di lui 33 e ha detto come lo stolto nel suo cuore: 36 Dio non chiederà conto, 37 volta la sua faccia per non vedere mai e poi mai. 38 E non ha capito che per i nemici che mentiscono a Dio, tempo verrà di una pena eterna’ (Sal. 51,8-9; 35,1-3; 52,1; 9,34 e 32; 80,16).

39 Davanti a queste parole che cosa potrai dire tu a Dio? 40 Che scusa avrai da portargli, o infelice, per i tuoi peccati, quando le tue malefatte per prime ti assaliranno accusandoti e ti aspetterà l’inferno per bruciarti?».

41 Dopo questo discorso di rimprovero dell’abate alla presenza della comunità, subito sia dato ordine di farlo uscire dall’oratorio, 42 sia considerato estraneo alla mensa comune 43 e poiché ha il marchio di nemico di Dio, da quel momento non deve essere più un amico per i fratelli. 44 Perciò da questo momento della scomunica, messolo in disparte e riservato per lui qualche lavoro, il suo preposito glielo assegni, perché non stia in ozio. 45 In tale lavoro nessun fratello gli si unisca per aiuto e non sia confortato da alcuno che gli rivolga la parola. 46 Tutti gli passino accanto guardandolo in silenzio. Quando dice Benedicite, nessuno gli risponda «Dio». 47 Su tutto ciò che gli si porge, nessuno tracci il segno di croce. 48 Qualunque cosa faccia, oltre il lavoro a lui assegnato, per proprio conto e di sua volontà, sia fatto a pezzi o buttato via. 49 Resti solo dappertutto e la sua colpa soltanto gli sia compagna.

50 Se poi, considerata la (relativa) lievità della colpa, l’abate non intenda imporgli un completo digiuno, 51 se i fratelli mangiano a sesta, a lui per misericordia venga dato a nona dal suo preposito un solo piatto, e un pezzo di pane molto grossolano e dell’acqua. 52 Se i fratelli che non hanno colpe da espiare mangiano a nona, per lui il pasto sopra descritto sia protratto fino a sera, 53 in modo che senta quali mali gli ha procurato la sua colpa e che beni ha perduto per la sua negligenza.

54 Se qualche fratello gli avrà parlato o si sarà accompagnato a lui apertamente o di nascosto, subisca subito uguale castigo di scomunica, 55 ed egli stesso sia considerato come colpevole a tutti gli effetti. Anche egli sia messo dal suo preposito a fare un lavoro diverso, in disparte; 56 separato lui pure tanto da qual primo colpevole come da tutti, isolato ed escluso anch’egli immediatamente dal parlare con tutti gli altri. 57 Inoltre neppure lui potrà aspirare al perdono del superiore, se non venga fatta da ambedue del pari una eguale riparazione penitenziale: 58 dall’uno perché si mostrò disobbediente ostinandosi nel suo difetto e nella sua colpa, 59 dall’altro perché offrì all’artefice di un male la mercede della sua consolazione.

60 II fratello che sia colpevole di una colpa leggera e dopo una prima, una seconda, una terza ammonizione non si sia corretto di un difetto qualsiasi, sia scomunicato dalla mensa, ma non dall’oratorio. 61 Questa scomunica resti in vigore fino a che il reo, facendo umile riparazione col capo abbassato fino alle ginocchia, non abbia promesso di correggersi per l’avvenire.

62 II fratello invece che abbia commesso una colpa grave, sia scomunica* to da ambedue, cioè dall’oratorio e dalla mensa 63 e neppure lui giunga al perdono del superiore fino a che prostrato alla soglia dell’oratorio, con voce di pianto, nell’intervallo fra un salmo e l’altro delle ore canoniche, offra riparazione a Dio e a tutti, promettendo di emendarsi. 64 Questo però a condizione che l’abate, visto l’enorme peso che egli sente della sua colpa, voglia consentire più rapidamente al perdono. 65 La pagina seguente esporrà tutto il rito, conforme a quanto vorrà dettarci il Signore.

66 Quel fratello poi che sia stato scomunicato dalla mensa, ma non dall’oratorio, non intoni antifona né versetto né dica lezione, 67 fino a che non abbia dato riparazione di tale colpa con promessa di emendarsi, curvandosi alle ginocchia o dell’abate lì presente o dei suoi prepositi.

68 I fratelli scomunicati, qualora si dimostrino così superbi che ostinandosi nell’orgoglio del loro cuore, al terzo giorno, all’ora nona, non abbiano ancora voluto dar riparazione all’abate, 69 messi in prigione siano battuti a vergate fino al sangue, 70 e se parrà bene all’abate siano espulsi dal monastero; 71 perché una vita come la nostra, non ha bisogno di presenze puramente fisiche, né la comunità dei fratelli, di coloro che già la morte possiede nella loro anima superba. 72 È giusto dunque che questi tali debbano essere presi a vergate ed espulsi, perché non meritano di stare col Cristo, Signore di umiltà; 73 ma siano esclusi dalle eterne promesse di Dio, insieme al diavolo, loro istigatore, che fu gettato giù dal regno dei cieli per la sua superbia.

74 Ed ora proseguiamo il tema di scomuniche e riparazione, come avevamo iniziato più sopra. 75 Crediamo dunque che a Dio e all’abate possa riuscire accetto il seguente modo di fare atto di pentimento e dare riparazione.

 

Domanda dei discepoli:

XIV

COME LO SCOMUNICATO DEVE FARE ATTO DI PENTIMENTO.

[RB 44; 27; 30]

Il Signore ha risposto per bocca del Maestro:

1 Quando si celebra nell’oratorio un’ora dell’ufficio divino, e precisamente quando, finito il salmo, tutti si prostrano per l’orazione, 2 lo scomunicato, steso a terra sulla soglia dell’oratorio, in mezzo alle lacrime gridi così:

3 «Ho peccato e il mio peccato io lo riconosco (Sal. 50,5-6). 4 Ho sbagliato, prometto di emendarmi, non peccherò più per l’avvenire, 5 Pregate per me, o sante comunità, dalle quali ho meritato di essere separato per la mia negligenza e per la suggestione del demonio. 6 Pregate per me, voi che un tempo eravate i miei prepositi. 7 Perdonami, o pastore buono e amoroso abate, lascia per quest’una le novantanove pecorelle (Lc. 15,4-5).

8 Vieni, raccogli e porta sulle tue spalle la pecora perduta ch’io sono, come ti ha insegnato nostro Signore con la testimonianza della sua passione, 9 poiché egli è venuto ed è morto non per i giusti, ma per i peccatori (Mt. 9,13; Rom. 5,6-9): 10 affinché fossimo fatti risorgere con lui e in virtù della sua giustizia, noi che eravamo stati sbattuti a terra a causa dei nostri peccati. 11 Così infatti dice il Signore: ‘Non sono venuto se non per le pecore perdute d’Israele’ 12 e ‘non hanno bisogno del medico i sani, ma quelli che stanno male’ (Mt. 15,24; 9,12). 13 Imita il buon maestro degli apostoli, del quale tu fai le veci in monastero col tuo insegnamento; 14 poiché egli, dopo i profeti e gli apostoli, stabilì voi pure, quali pastori e dottori di vita santa. 15 E nella persona del beato Pietro apostolo, anche a voi egli ha dato le sue direttive, dicendo che si doveva rimettere il peccato al fratello ‘non sette volte, ma settanta volte sette’ (Mt. 18,21-22). 16 Solleva dunque col tuo salutare consiglio chi è stato sbattuto a terra. 17 Sciogli con la tua intercessione presso il Signore ciò che in me la negligenza nel bene ha legato. 18 II peccato che ho fatto, lo riconosco; 19 di quel che in me devo correggere, sono convinto, perché lo scopro mediante il tuo ammonimento».

20 II reo prostrato a terra farà udire queste parole, quando l’assemblea smetterà di recitare i salmi, durante tutte le orazioni. E finita all’oratorio l’opera santa, mentre il reo starà ancora prostrato davanti alla soglia, la comunità di tutti i fratelli, 21 all’uscire dell’abate, gli si inchinerà umilmente fino alle ginocchia, intercedendo a favore di lui; e così faranno anche i suoi prepositi. 22 Compiuta questa parte del rito, nel caso che l’abate, considerata la lievità della colpa, voglia acconsentire seduta stante al perdono, 23 ordini immediatamente ai suoi prepositi di rialzare il colpevole 24 e, rinfacciatagli di nuovo la sua colpa, quando l’altro avrà risposto di volersi emendare per l’avvenire, 25 subito l’abate dica a tutta la comunità: «Venite, fratelli, d’un cuor solo e tra le lacrime a pregare nell’oratorio per questa pecora del vostro gregge che, riconoscendo il suo peccato, promette di emendarsi per l’avvenire. 26 Facciamone la riconciliazione anche davanti al Signore che egli ha irritato con la sua disobbedienza».

27 L’abate entri allora immediatamente nell’oratorio, coi fratelli. E prima che incomincino a pregare, 28 fuori, i prepositi del colpevole lo prendano per mano, standogli a destra e a sinistra, e lo introducano nell’oratorio, dicendo ambedue questo versetto: «Confessate il vostro peccato al Signore, poiché è cosa buona». 29 E tutto il resto della comunità prosegua rispondendo: «Poiché la sua misericordia dura nei secoli» (Sal. 105,1). 30 Così, mentre fuori i prepositi suggeriscono al penitente con questo versetto di confessare il suo peccato, dall’interno dell’oratorio, per bocca dei fratelli che vi rispondono, subito il Dio buono promette misericordia.

31 Quando dunque i suoi prepositi l’abbiano introdotto nell’oratorio, lo facciano prostrarsi ai piedi dell’altare; 32 e subito tutti, insieme all’abate, si prostrino in orazione per lui. 33 Egli allora restando prostrato supplichi con lacrime il Signore per la sua colpa, dicendo queste parole:

34 «Ho peccato, Signore, ho peccato, e riconosco io stesso la mia iniquità (Sal. 50,5-6). 35 Te ne prego, te lo chiedo; perdonami, Signore, perdonami. 36 Non trascinarmi via (Sal. 27,3) insieme ai miei peccati, 37 non condannarmi negli abissi di sotterra, 38 non imputarmi in eterno le mie malefatte, 39 poiché tu sei il Dio dei penitenti. 40 Mostra anche verso di me la tua bontà, secondo la tua grande misericordia, 41 perché tu hai detto, Signore: ‘non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva’ (Ez. 33,11). Infatti in risposta alle nostre colpe, tu anzi ci elargisci ogni giorno la vita, perché ce ne emendiamo; 42 conforme a ciò che ci insegna la Scrittura, parlando così della tua bontà: ‘Forse che si adirerà, un giorno di seguito all’altro? A meno che non vi convertiate...’ (Sal. 7,12-13). 43 E il tuo apostolo Paolo dice: ‘Non sapete che la pazienza di Dio conduce al ravvedimento?’ (Rom. 2,4). 44 Dunque il Signore ha brandito la spada, ha teso l’arco e lo tiene pronto; in esso ha preparato strumenti di morte (Sal. 7,13-14) 45 ma questi strumenti, o Signore, noi li temiamo e perciò promettiamo di emendarci in gran fretta. 46 Anche perché tu dirai al peccatore al momento del giudizio: ‘Ecco quello che hai fatto e ho taciuto (Sal. 49,21). Ma tacerò forse sempre?’ 47 Perché ci rinfaccerai la nostra iniquità, 48 affinché riconoscendola nelle nostre colpe, ci condanniamo giustamente da noi stessi.

49 «Sei tu, o Signore, che fai morire e fai vivere, sei tu che fai scendere negli inferi e ne fai risalire (1 Re 2,6). 50 Tu sollevi gli sbattuti a terra. Tu sciogli nel cielo quelli che sono in ceppi sulla terra. 51 Illumini gli occhi del nostro cuore (Sal. 145,7-8), perché ci emendiamo. 52 Con la tua grazia e il tuo aiuto tu fai sicuri i passi dei giusti, 53 secondo la parola della Scrittura: ‘Dal Signore è reso sicuro il passo dell’uomo’ (Sal. 36,23) 54 e: ‘Se non sei tu a custodire e a edificare la casa, lavorano invano quelli che la edificano e la custodiscono’ (Sal. 126,1); 55 poiché il volere è alla nostra portata, ma spetta a te il mandare a compimento (Rom. 7,18) 56 e non si tratta di volere e di correre, ma di Dio che ha pietà (Rom. 9,16).

57 «Tuttavia tu dai fiducia a sperare in te, dicendo: ‘Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, 58 perché chi chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa si apre’ (Mt. 7,7-8). 59 E hai detto pure: ‘Volgetevi a me e io mi volgerò a voi’ (Zacc. 1,3) 60 e ‘quando griderete, vi dirò: Eccomi, sono qui’ (Is. 58,9). 61 E a tua volta, buono qual sei e pieno di misericordia verso la tua creatura, sei tu a chiamarci alla tua grazia, pur essendo noi indegni tuoi servi, 62 e ci parli così: ‘Venite a me voi che faticate e siete oppressi e io vi ristorerò’ (Mt. 11,28).

63 «Non disprezzare dunque, o Signore, il tuo servo che riconosce il proprio peccato; 64 come in nome della tua bontà il profeta promette alla nostra colpevolezza, quando dice: ‘Il Signore non disdegna il cuore contrito e umiliato’ (Sal. 50,19). 65 Tu infatti hai il potere di suscitare figli di Abramo dalle pietre’ (Mt. 3,9). 66 Perché ciò che in noi la disperazione considera impossibile, lo dichiara possibile la tua grazia».

67 Dopo che il reo abbia fatto questo discorso tra le lacrime, subito l’abate lo rialzi di sua mano, dicendogli: 68 «Attento, fratello, attento per l’avvenire a non peccare più, 69 e a non trovarti costretto per questo peccato a fare una seconda penitenza che, attuata per la seconda volta, incapperà nella situazione degli eretici». 70 Subito l’ex-colpevole intonerà il versetto: «Ho errato come la pecora che era perduta» e tutti risponderanno con lui: «Riprenditi il tuo servo, Signore» (Sal. 118,176). 71 Dopo questo versetto, chiamati i suoi prepositi, l’abate lo riconsegnerà in loro mano dicendo: 72 «Riprendete la vostra pecora, reintegrate il numero del vostro gregge, riammettetelo alla mensa. 73 Era infatti morto ed è ritornato a vivere, era perduto e fu ritrovato!» (Lc. 15,32).

74 Quel giorno a testimonianza della recuperata umiltà, sarà lui a fare il servizio dell’acqua alle mani, quando i fratelli entrano per la comunione 75 e nell’atto di darla, baci prima le mani dell’abate, poi quelle dei singoli fratelli 76 e chieda ad ognuno, versandola, di pregare per lui. 77 Appena entrato egli pure nell’oratorio, ricordi di nuovo a tutti ad alta voce di pregare per lui, 78 poi uscendo insieme ai fratelli, prenda posto con loro alla tavola consueta.

79 Ordiniamo poi che i ragazzi fino ai quindici anni per le colpe non siano scomunicati, ma battuti. 80 Dopo i quindici anni, è conveniente non più batterli, ma scomunicarli, 81 perché ormai capiscono in qual modo devono far penitenza e emendarsi del male che commettono, maturi di età quali sono. 81 Giustamente infatti chi pecca deve far penitenza col cuore, e non è il corpo che deve essere battuto al suo posto, perché dell’anima ci serviamo per comando, e del corpo piuttosto per servizio. 83 Se dunque l’anima comanda e il corpo serve, è chiaro che è più grave la colpa di chi comanda che di chi serve. 84 Perciò, dato che capiscono il dovere di emendarsi, sia la radice del cuore a essere ripulita con la scomunica dalle spine dei peccati, 85 e non i rami del corpo, ai quali il peccato fu imposto, loro malgrado, dal comando del cuore; 86 e non debba un altro subire ingiustamente il castigo della colpa non sua. 87 Anche oltre i quindici anni di età siano però battuti quei fratelli che abbiano commesso colpa molto grave, o per furto accompagnato da fuga, o per qualche altro fatto criminale.

 


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10 gennaio 2017      a cura di Alberto "da Cormano" Grazie dei suggerimenti alberto@ora-et-labora.net