REGOLA DI SAN LEANDRO, 
VESCOVO DI SIVIGLIA,
SULLA
formazione delle vergini e SUL disprezzo 
del mondo,
ALLA SORELLA FIORENTINA
INIZIA NEL 
NOME DEL SIGNORE LA REGOLA DI SAN LEANDRO
Leandro, per la misericordia di Dio, alla graditissima figlia e sorella in 
Cristo Fiorentina.
Quando mi chiedevo insistentemente, carissima sorella Fiorentina, quale cumulo 
di ricchezze potrei lasciare in eredità come patrimonio, mi sono venute in mente 
molte immagini di beni fasulli.  Ma 
dopo averle allontanate dalla mente come si allontanano con la mano le mosche 
fastidiose, mi sono detto: "L'oro e l'argento sono venuti dalla terra e di nuovo 
alla terra ritorneranno; i poderi e le rendite patrimoniali sono di poco valore, 
sono caduche, mentre passa infatti la 
figura di questo mondo " (1 Cor 7,31). 
Nulla, dunque, ho visto sotto il sole che ho pensato degno di te, sorella 
mia; sono convinto che nessuno di questi beni può essere gradito alla tua 
professione.  Ho visto che tutto è 
mutevole, caduco e vuoto.  Così ho 
capito quanto sia vera la sentenza di Salomone che dice: “Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato 
vigneti. Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto 
d’ogni specie; mi sono fatto vasche per irrigare con l’acqua quelle piantagioni 
in crescita. Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa; 
ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero, più di tutti i miei 
predecessori a Gerusalemme. Ho accumulato per me anche argento e oro, ricchezze 
di re e di province. Mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con molte 
donne, delizie degli uomini. Sono divenuto più ricco e più potente di tutti i 
miei predecessori a Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza” (Qo 
 
(Eccle; Vulg) 
2,4-9). 
Espose tutto questo sfoggio di cose mortali in tali termini e così concluse: “Ho 
considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo 
affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al 
vento. Non c’è alcun guadagno sotto il sole” (Qo 
 
(Eccle; Vulg) 
2,11). 
E ancora continua egli stesso: “Ho 
preso in odio ogni lavoro che con fatica ho compiuto sotto il sole, perché dovrò 
lasciarlo al mio successore. E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure 
potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza 
sotto il sole. Anche questo è vanità! Sono giunto al punto di disperare in cuor 
mio per tutta la fatica che avevo sostenuto sotto il sole” (Qo 
 
(Eccle; Vulg) 
2,18-20). 
Istruito da un tale oracolo, io 
non penserei di essere un genitore vero, sorella, se dovessi arricchirti con 
quelle cose che non sono costruite su un fondamento stabile che, una volta 
sottoposto ai destini terreni, ti avrebbe abbandonata e ti avrebbe lasciata 
indigente. Inoltre aumenterei le tue difficoltà e ti sottoporrei a timore ed a 
tremore, se pensassi di dover conferire a te, sorella mia, ciò che il ladro può 
portare via, che il tarlo scava, che la ruggine consuma, che il fuoco divora, 
che la terra nasconde, che l'acqua distrugge, che il sole brucia, che la pioggia 
rovina ed il gelo devasta. Certamente, quando l’animo è impegnato in tali cose 
umane si allontana da Dio e si ritrae da quell’immagine stabile e invariabile 
della verità. Né può il cuore, agitato da tanti ostacoli del mondo e frustato 
dagli stimoli di tante preoccupazioni temporali, ricevere in sé stesso la 
dolcezza della parola divina e la protezione dello Spirito Santo. Se io ti 
dovessi legare con tali nodi, caricare con tali pesi ed opprimere con il carico 
dei pensieri terreni, mi considereresti un nemico piuttosto che un genitore; mi 
considerereste un assassino piuttosto che un fratello.
Orsù! carissima sorella, poiché 
tutto ciò che è incluso sotto l'asse del cielo si appoggia su fondamenti terreni 
e si aggira sulla terra, non abbiamo trovato nessuna cosa degna di arricchimento 
per noi: è sopra i cieli che dobbiamo cercare, da dove hai ricevuto il regalo 
della verginità, affinché tu possa trovare là la ricompensa ed il patrimonio di 
quella verginità. Il merito dell’integrità lo si riconosce dal compenso ed è 
considerato secondo la sua retribuzione. Tanto la verginità sarebbe stimata di 
scarso valore se fosse ornata di doni transitori di questo mondo, quanto invece 
è considerata straordinaria ed eccellente se calpesta e rifiuta i piaceri 
terreni, mentre conserva sulla terra l'integrità degli angeli ed ha in sorte la 
porzione del Signore degli angeli. Che cosa è poi l'eredità della verginità? Non 
è quella che dice il Salmista: Il Signore 
è mia parte di eredità (Sal 16 (15),5)? Ed ancora:
La mia parte è il Signore (Sal 119 
(118), 57)? Vedi, sorella, quanto hai progredito; vedi quale alta vetta hai 
raggiunto e come hai trovato la grazia di molti benefici nel solo e medesimo 
Cristo. È tuo sposo, tuo fratello, tuo amico, tua parte di eredità, tua 
ricompensa, tuo Dio e tuo Signore. Hai in lui uno sposo da amare:
Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo (Sal 45 (44),3). È un vero 
fratello che tu hai, dato che sei la figlia di adozione di colui del quale 
Cristo è figlio per natura. È un amico di cui non devi dubitare, dato che egli 
stesso dice: Unica è la mia amica 
(trad. lett. La mia colomba. Ndt) (Ct 
6,9). Hai in lui l'eredità che puoi abbracciare, dato che è egli stesso la parte 
della tua eredità. Hai in lui la ricompensa che puoi riconoscere, dato che il 
suo sangue è la tua redenzione. Hai in lui Dio che ti guida, il Signore che temi 
e che onori.
La verginità rivendica per sé 
stessa in Cristo tutto questo privilegio, affinché colui davanti al quale 
tremano gli angeli, colui che è servito dalle potestà, a cui le virtù 
obbediscono, a cui si inchinano le creature celesti e terrestri, costui la 
vergine richieda come sposo, al suo talamo si affretti ornata con tutte le 
virtù, lo ristori col casto letto del suo cuore. Che cosa Gesù Cristo avrebbe 
potuto donare di più a colei cui si donò come sposo e che compensò col suo 
sangue a titolo di dote e di dono? Gli uomini che prendono moglie hanno 
l’abitudine di fornire le doti, di dare dei premi e di consegnare le loro 
proprietà per compensare la perdita della castità, in modo tale che sembra 
abbiano comprato le mogli, non che le abbiano sposate. Il tuo sposo, o vergine, 
ti ha dato il suo sangue come dote; con quello ti ha redento; con quello ti ha 
preso come sua compagna, affinché tu non perda la castità e tu possa avere la 
ricompensa.
Nella stessa misura in cui il 
premio della dote è più grandioso, tanto il suo amore è più immenso. Infatti 
egli ama profondamente colei che ha sposato con il suo proprio sangue. E per 
questo ha preferito che il suo corpo fosse aperto dalle ferite inflitte con la 
spada, per meritarsi la tua purezza e consacrare la tua castità. Infatti curò 
l’umanità con metodi opposti: così come la sua morte è la nostra vita e la sua 
umiltà è la medicina alla nostra superbia, così pure con le sue ferite è stata 
comprata la nostra integrità, dato che ha desiderato essere ferito per non 
lasciarci ferire dal martello di tutta la 
terra (Ger 50,23). Siete stati 
comprati a caro prezzo, dice l'Apostolo,
non fatevi schiavi degli uomini! (1 
Cor 7,23) Perché, o vergine, vuoi dare ad un uomo un corpo già redento da 
Cristo? Uno ti ha redento e tu desideri sposare un altro? Godi della libertà al 
prezzo della libertà di un altro e ti condanni con una servitù volontaria? Se 
l'intero mondo ti è assegnato come dote, che cosa è più prezioso del sangue di 
Cristo, grazie al quale il mondo è stato redento? Pesa la ricompensa ed il 
costo, da quello puoi sapere che chi ti ha redento vale più di quello che ha 
redento. Quanto capisce in modo distorto la vergine che disprezza il compratore 
e segue la merce e, dopo aver trascurato il sangue di Cristo, abbraccia il mondo 
che è stato redento!
Non sono degno, sorella 
carissima, di parlare del premio della verginità, dato che è un regalo 
ineffabile, nascosto agli occhi, celato alle orecchie, oscuro alla comprensione. 
Ciò che tutti i santi sperano di diventare e che, dopo la resurrezione, tutta la 
Chiesa attende di divenire, voi già lo siete.
Questo corpo corruttibile si vestirà 
d’incorruttibilità (1 Cor 15,54), dice l'Apostolo. Ma, realmente, dopo la 
resurrezione del corpo. Ecco! voi già conoscete la gloria dell’incorruttibilità. 
Voi già possedete quella parte di gloria nel mondo attuale. Quale beatitudine, 
infatti, è messa da parte per voi in futuro! Quale corona vi attende 
nell'eternità, quale dono dell’incorruttibilità, che molti desiderano 
raggiungere, avete voi già qui! E dunque mi rallegro che tu sia tal quale sei 
stata formata dalle mani di Dio. Egli creò senz’altro integra colei che ha 
corredato dell’integrità, che ha preparato per la ricompensa dell’integrità. Ma 
gli uomini malvagi corrompono la natura che Dio ha formato integra. Questo fu il 
primo peccato dell'umanità e la causa della condanna originaria, in quanto i 
nostri primi genitori non vollero rimanere come erano stati creati; quindi, 
hanno meritato di essere condannati in sé stessi e nella loro prole. Riedificate 
in voi stesse, o vergini, l’impegno della castità che i primi uomini hanno perso 
nel paradiso. Voi, infatti, avete conservato lo stato degli uomini primitivi, 
perseverando nello stato in cui questi sono stati creati. Ma guardatevi dai loro 
esempi. Ahimè, che dolore! Carissima sorella, evita gli esempi delle prime 
creature, rabbrividisci al sibilo dell’antico serpente; affinché la terra 
infettata non cominci a farti germinare spine e cardi e non produca ortica e 
paglia colei che dovrebbe generare gigli e rose come segno della verginità; 
paglia che brucia ed ortica che punge.
Voi, infatti, siete la primizia del corpo della Chiesa. Di conseguenza, dall’insieme di tutto del corpo di Cristo, voi siete oblazioni accettate da Dio e consacrate sui divini altari. In conformità alla vostra decisione ed alla sua propria fede, l'intera Chiesa ha guadagnato il nome di verginità, poiché voi siete la parte migliore e più importante che ha dedicato a Cristo l’integrità delle vostri menti e dei vostri corpi. Sebbene la Chiesa rimanga generalmente vergine per fede in tutti i suoi membri, tuttavia in una parte di essi, che siete voi, rimane vergine in modo congruente anche nel corpo.
Sii semplice come una colomba (Mt 
10,16) (trad. lett. Pensa come una colomba. Ndt), o vergine purissima, e pensa 
profondamente alla gloria che ti attende in futuro; in quanto non hai ceduto 
alla carne ed al sangue; né hai sottomesso quel purissimo corpo alla corruzione. 
Su, dunque, rifletti e pregusta col pensiero con quali abbracci Cristo desidera 
riceverti, tu che hai calpestato le attrazioni del mondo; con quale desiderio ti 
attende quel coro di vergini che ti osserva mentre ti affretti verso le altezze 
dei cieli sugli stessi gradini su cui quel coro di vergini giunse fino a Cristo. 
Si rallegra anche Maria, madre del Signore, esempio supremo di verginità, madre 
dell’incorruttibilità, che vi generò con la sua testimonianza e rimase integra: 
vi partorì con il suo esempio e non conobbe il dolore; generò lo sposo ed è 
vergine. Felice quel ventre che seppe generare senza corrompersi. Benedetta 
quella fertilità che partorendo riempì il mondo, ereditò il cielo come sua 
ricompensa, eppure non ha perso il velo della verginità. Arda il tuo cuore, 
sorella, di quel fuoco che Cristo ha inviato sulla terra. Che tu sia spronata 
dalla fiamma di quel fuoco e da quel coro di vergini che accompagnano Maria. 
Accoglila con l’occhio dell’anima, accompagna quei cori e uniscili a te col 
desiderio del cuore, affrettati lì, volgiti lì: lì è riposta la corona di 
giustizia che il Signore, il giudice giusto, ti consegnerà in quel giorno (2 Tm 
4,8).
Renditi conto che il cuore di 
tuo fratello desidera il tuo progresso spirituale, renditi conto che il 
desiderio più ardente di tuo fratello è che tu viva con Cristo. Sebbene io non 
abbia dentro di me ciò che voglio perfezionare in te, mi addoloro per aver perso 
ciò che desidero tu mantenga: eppure, nel frattempo, ci sarà per me una certa 
parte di perdono se tu, che sei la migliore parte del nostro corpo,
non resti nella via dei peccatori (Sal 
1,1); se terrai più saldamente ciò che hai. Ahimè per me! se un altro riceve la 
tua corona. Tu sei il mio riparo in Cristo, tu, carissima sorella sei il mio 
pegno, tu sei la mia offerta più sacra, con cui sono certo che sarò purificato 
della sozzura dei miei peccati. Se tu sei accetta a Dio, se giacerai con Cristo 
su di un casto giaciglio, se aderirai all'abbraccio di Cristo con l'odore più 
fragrante della verginità, allora certamente, quando ricorderai i peccati di tuo 
fratello, otterrai l'indulgenza che avrai implorato per la colpa di tuo 
fratello. Chi si congiunge in alleanza con te non ti rattristerà.
La sua mano sinistra, in cui è l'onore e 
la gloria, è sotto il tuo capo, la sua destra, in cui è la longevità di vita, ti 
abbraccerà (Ct 2,6; Pr 3,16)). Consacrata a tali abbracci dello sposo, puoi 
chiedere ed ottenere il perdono per me. Il tuo amore per Cristo sarà la mia 
indulgenza ed avrò speranza di remissione, per quanto piccola, se la sorella che 
amo passerà a nozze con Cristo; e sarà un sollievo in quel terribile e temuto 
giudizio, quando dovrò rispondere di omissioni, di azioni e di colpe commesse; 
ahimè! Quando sarò costretto a fare un resoconto delle mie dissipazioni, tu 
sarai la mia consolazione ed il mio conforto. E la punizione che è mi è dovuta 
per i miei errori, può eventualmente essere alleviata dall'intercessione della 
tua castità. 
Col tuo avanzamento nella virtù 
mi difenderai dalle mie azioni malvage, se aderirai a Cristo e se gli sarai 
gradita, io non sarò appesantito da ciò che ho fatto per dispiacergli, mentre è 
indulgente con te, mi risparmierà; né permetterà che perisca il fratello la cui 
sorella ha preso come sposa. Forse grazie a te mi è stata concessa la cambiale 
che ho contratto; mentre Cristo favorisce te con l’amore, non punisce me per la 
colpa commessa. Pietà, sorella, non solo di te, quanto piuttosto di me; affinché 
ciò che per te è gloria, per me almeno sia concesso come perdono. Molte vergini 
saranno in tua compagnia: con loro potrai ottenere facilmente ciò che avrai 
implorato per me. Alla fine, la stessa madre e guida delle vergini Maria, per 
tuo merito interpellerà suo Figlio e per 
non contristare te che preghi 
per me, se cadrò, certamente mi rialzerà e, se mi sarò reso colpevole con un 
peccato di coscienza, mi consolerà. Per tua intercessione non sarà confusa la 
mia speranza nel Signore. Infatti tu fai questa professione grazie al mio 
incitamento e al mio ministero, come dono di Dio, ma anche con la mia 
condiscendenza. Sia, dunque, la tua integrità, che sarà per te motivo della 
corona, origine del mio perdono. Allontana, di grazia, gli occhi dalle false 
attrazioni del mondo. Volgi lo sguardo al Cielo dove è il tuo sposo. Volgi là il 
tuo cuore, dove è Cristo, seduto alla 
destra di Dio (Col 3,1). 
Perché tutto 
quello che è nel mondo è concupiscenza della carne e concupiscenza degli occhi 
(1 Gv 2,6). Cercate le cose di lassù 
(Col 3,1): dove è la tua vita, là siano i tuoi desideri; dove è il tuo sposo, là 
sia il tuo tesoro. Non voglio che tu sia sollecitata dai piaceri del mondo, non 
voglio che tu ti impreziosisca con la bellezza della carne. Il corpo 
impreziosito suscita l’altrui libidine e provoca gli sguardi dei giovani colei 
che si predispone per mostrarsi adornata. Il voler piacere agli occhi altrui è 
un desiderio da meretrice; e tu rendi ingiuria allo sposo celeste, se procedi 
così per piacere agli occhi libidinosi. Sii giudice, ti prego, tra le donne 
sposate e le vergini: considera la speranza delle une e delle altre e valuta su 
quale via ciascuna si diriga.
 La vergine aspira a piacere a Dio; 
la sposata al secolo. La vergine conserva l’integrità con la quale è nata; la 
sposata la perde. E quale verginità è, qualora non rimanga integra, così come lo 
era all’inizio per natura? Innanzitutto si infligge un’ingiuria all’opera 
divina, poiché si corrompe e si macchia con la lussuria ciò che Egli creò 
integro. Dio riconosce la sua opera in voi che il secolo attira, ma non 
corrompe; in voi che Dio accolse tali e quali egli fece. Tutte le cose, dunque, 
che ora periscono col corpo, saranno ricostruite nella resurrezione. La 
verginità, una volta persa, non la si recupera né in questa vita, né in quella 
futura. E’ vero che Dio istituì il matrimonio, ma affinché da esso nascesse la 
verginità: in modo che, accresciuti i discendenti delle vergini, si guadagnasse 
nella prole ciò che le nozze avevano perso. E la radice ed il frutto delle nozze 
è la verginità. Certamente la vergine nasce dal matrimonio: che, se non si 
corrompe, si pone inoltre come premio delle nozze. I coniugi hanno di che 
gioire, se i loro frutti vengono riposti nel granaio del cielo. Anche tu 
accumulerai i meriti dei comuni genitori; saranno entrambi remunerati grazie 
alla tua integrità; grazie a te, figlia, che hai aderito a Cristo, essi 
riceveranno come frutto ciò che hanno perso come germoglio.
Considera, sorella mia, gli affanni delle nozze terrene, e chiudi gli 
occhi per non vederne la vanità. I primi pericoli del matrimonio sono questi: la 
corruzione, i fastidi della corruzione, il peso della gravidanza, il dolore del 
parto che spesso porta in pericolo di morte, facendo perire il dono ed il frutto 
delle nozze; mentre la madre e la prole vengono meno nello stesso momento e 
tutto quello sfarzo di nozze termina infine con la morte. Ciò che riteneva 
essere causa di gioia, scoprì essere occasione di distruzione. Cosa farà dopo la 
morte colei che aveva riposto tutta la sua gioia nelle nozze? Cosa farà, colei 
che volle piacere al marito e non a Dio, quando uscirà dalla vita terrena? Colei 
che fu sollecita nel piacere al mondo, che parte potrà avere con Cristo? In 
primo luogo quelle che in modo non opportuno si vendono agli uomini e con la 
pudicizia perdono contemporaneamente la libertà, dal momento che, accolta la 
dote, rendono prigioniera la verginità. Cosa rimane a quella misera che mette in 
vendita il pudore? Cosa succede nel caso che, come suole accadere nelle vicende 
del mondo, perde la dote, rimanendo priva del pudore ed avendo perso il suo 
prezzo. Vedi come rimane misera e defraudata! Certamente, a causa del marito, è 
esposta ad un duplice rischio di angoscia, teme di perdere un bene, teme di 
subire un male. Che posto ambiguo c’è allora per la felicità in mezzo a questi 
pericoli? Quali generi di attrattiva concepisce per piacere agli sguardi?   
Con quali esotici profumi impregna la veste? E, per dilettare i sensi, 
altera la pelle in modo inopportuno. Colei che con menzogna trasforma il suo 
volto cospargendolo di belletti, tanto da non essere più la stessa così come è 
nata, ed intanto illude il marito con una sembianza estranea, non sua. Giudica 
tu se non è una specie di maleficio escogitare un’arte che provochi la libidine 
altrui. E colei che profana così il suo viso, quanto pensi che abbia la mente 
corrotta? Ha commesso un triplice adulterio: della mente, che ha escogitato una 
tale insidia; del corpo, che ha cambiato aspetto con i belletti; del vestito, 
che diffonde un odore estraneo, non suo. La vergine non conosce questo male, 
possiede il sesso, ma ne ignora le esigenze naturali. Scordata la fragilità 
femminile, ha resistito con rigore virile ed ha reso forte il debole sesso con 
la virtù: e neppure ha destinato al servizio del corpo ciò che per legge 
naturale soggiace all’uomo.
Felice la vergine che da Eva ha ricevuto il corpo e non la condanna! Ella, per colpa del peccato, si sentì dire: Tuo marito ti dominerà e con dolore partorirai figli (Gen 3,16). Tu, raggiunta la verginità, hai scosso il collo da tale giogo; e neppure sarai curvata per terra sotto il peso della necessità coniugale, ma sarai protesa verso l’alto e contemplerai il cielo; per salire là, da dove lei è caduta per aver voluto assaggiare ciò che era vietato, dopo aver disdegnato ciò che era lecito. Eva gustò ciò che era proibito e perse la verginità. Una vergine può sposarsi, ma colei che non si sposa si congiunge agli angeli. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo (Mt 22,30). Considera che la vergine che non si sposa è paragonata agli angeli. E’ lecito infatti partorire figli, ma quelle che disprezzarono tali necessità, sentono dire da Cristo: Beate le sterili, (i grembi) che non hanno generato e i seni che non hanno allattato (Lc 23,29). Al contrario, là si dice alle donne sposate: In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! (Mt 24,19) I sentimenti di una vergine sono considerati come fossero suoi figli. Perché, poi, dovrebbe cercare figli che partorirà con dolore colei che ha sentimenti santi su cui può meditare e rallegrarsi? Per il tuo timore, o Signore, dice (il profeta), abbiamo concepito nell’utero ed abbiamo partorito lo Spirito di salvezza (Is 26,18 LXX) Ecco una concezione felice, la progenie incorrotta, un parto utile: quando la prole prodotta è colma di buoni pensieri ed il dolore è sconosciuto. Ci sono altrettanti germogli fertili, quanti sono i pensieri santi, tante volte (la vergine) concepisce, quante volte riceve lo Spirito divino nella santa meditazione.
La concezione divina, infatti, dà alla luce le 
virtù. Ed affinché tu non pensi di essere sterile, avrai altrettanti figli, 
quante virtù avrai generato. Da un’unica concezione dello Spirito Santo, farai 
molti parti. Il primo parto di una vergine è la virtù della discrezione, il 
secondo della pazienza, il terzo della sobrietà, il quarto della temperanza, il 
quinto della carità, il sesto dell’umiltà, il settimo della castità, affinché si 
compia ciò che si legge, la sterile ha 
partorito sette volte (1 Sam (1 Re Vulg.) 2,5). 
Ecco, da una concezione dello Spirito settiforme, hai avuto sette parti. 
Non dire: «Ecco, io sono un albero secco!». Poiché così dice il Signore: «Agli 
eunuchi che osservano i miei sabati, preferiscono quello che a me piace e 
restano fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie 
mura un monumento e un nome più prezioso che figli e figlie; darò loro un nome 
eterno che non sarà mai cancellato (Is 56,3).
Vedi, sorella carissima, come le 
vergini occupano il posto principale nel regno di Dio? E non immeritatamente. 
Infatti hanno disprezzato lo spirito del mondo e quindi hanno raggiunto il regno 
celeste. Qui, quelle che non hanno sperimentato di partorire i figli nel dolore 
cominciano la beatitudine della vita celeste; e quelle che hanno rifiutato i 
contagi della libidine e le vergognose finzioni dei coniugi hanno portato 
giustamente a compimento il matrimonio con Cristo. Non voglio che tu sia 
stimolata dallo sfoggio delle cerimonie di nozze e dalla gremita folla degli 
spettatori. Generalmente queste cerimonie sono invase da gente che insidia la 
pudicizia, sebbene siano stati considerati come guardiani della castità. Quando 
le donne si vedono circondate da tanti tipi di uomini, cominciano a pensare a 
cosa fanno nei loro propri letti con i loro mariti; e ciò che sperimentano 
soltanto con uno, pensano di farlo con molti. Non devo temere l’invidia se avrò 
detto la verità. Mi feriscano con malignità quelle che hanno una cattiva 
coscienza, ma devo dire, a quelle che possono trarne profitto, che devono 
evitare le donne che brillano soltanto di opere carnali.
È certo, sorella mia, che non è 
casta una donna che si adorna di splendidi vestiti, che emana profumi esotici, 
che usa il trucco per alterare gli occhi, che dipinge il suo volto di un 
innaturale candore, che indossa braccialetti d’oro sulle sue braccia, che infila 
anelli sulle sue dita e sprigiona scintillii di stelle dalle gemme delle sue 
mani, appesantisce le orecchie con metallo, nasconde il suo collo con le perle e 
molti altri generi di pietre preziose, appesantisce la sua testa con oro; è 
sicuro, dico, che una tal donna non è casta, in quanto lei si è decorata per 
colpire gli occhi di molti, per muovere i loro pensieri, per attirare le loro 
attenzioni. Anche se per paura del suo marito non può commettere apertamente 
l'adulterio, eppure commette l’adulterio all'interno del suo cuore.
È veramente casta colei che 
piace al marito per i vestiti semplici e per le buone maniere ed a Dio per il 
bene della purezza. Il modo di fare e di vestirsi di queste donne sono descritti 
dall'apostolo Pietro e, nella sua predicazione, descrive il loro stile di vita 
corretto, quando dice: Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, 
collane d’oro, sfoggio di vestiti – ma piuttosto, nel profondo del vostro cuore 
(1 Pt 3,3). Ed anche l'apostolo Paolo presenta le stesse cose, dicendo:
Allo stesso modo preghino le donne, 
vestite decorosamente, si adornino con pudore e riservatezza, non con trecce e 
ornamenti d’oro, perle o vesti sontuose, ma, come conviene a donne che onorano 
Dio, con opere buone (1 Tm 2,9). Fuggi le donne che sai che si comportano 
diversamente da questi precetti e che sono in disaccordo con loro, come fossero 
guide della gehenna e compagne dell’inferno. Infatti loro ti persuaderanno di 
ciò di cui sono colme e, sebbene non ti comunicheranno la loro scelleratezza con 
le parole, lo faranno tuttavia con i loro stessi vestiti. Evita come se fosse un 
idolo la donna che è ornata con oro e si irradia con gioielli; considerala come 
un idolo, non un essere umano, che ha avuto la presunzione di deturpare con 
varie falsità il suo essere fisico che era stato così ben formato da Dio. Onde, 
la sacra Scrittura dice: Illusorio è il 
fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare (Pr 
31,30).
INDICE DEI CAPITOLI
I. Devono essere evitate le donne laiche. 
II. La vergine deve evitare di trattare con gli uomini, anche se santi. 
III. La vergine deve guardarsi dal trattare con i giovani. 
IV. L’astinenza. 
V. La vergine non deve parlare con un altro essendo sola. 
VI. La vergine deve leggere e pregare di continuo.
VII. Non deve essere letto con spirito carnale il Vecchio Testamento. 
VIII. Il digiuno moderato 
IX. L'uso del vino. 
X. Come le vergini devono usare il bagno. 
XI. E’ peccato per una vergine ridere sfacciatamente. 
XII. Come debbano essere considerate le inservienti che hanno professato 
la verginità. 
XIII. La discrezione della superiora nei riguardi di ciascuna. 
XIV. La vergine sia equilibrata sia nella povertà che nell’abbondanza. 
XV. La concessione ed il divieto della carne. 
XVI. La vergine deve perseverare nel monastero dove ha iniziato. 
XVII. Come si debba fuggire dalla vita individuale. 
XVIII. La vergine non deve avere beni nel monastero.
XIX. La vergine non deve giurare. 
XX. La vergine non deve parlare da sola con un’altra. 
XXI. La vergine non deve desiderare di tornare nel mondo. 
Capitolo
I. Devono essere evitate le donne laiche. 
Ti prego, sorella Fiorentina, di non lasciare 
entrare in rapporto con te donne che non hanno fatto la tua stessa professione 
(di fede). Queste, infatti, continuano a ricordarti le cose che amano e ti 
suggeriscono alle orecchie le cose che fanno parte dei loro propri piaceri. 
Ahimè, sorella mia: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi" (1 Cor 
15,33); "Con l’uomo buono tu sei buono", ma lungi da te, sorella, che: "col perverso 
ti pervertirai" (Sal 18 (17),26-27, Volg.). Che cosa hanno in comune una donna 
sposata ed una vergine? Lei non segue le tue vie, ma piuttosto ama suo marito. 
(Questa donna) sfugge al tuo desiderio di lasciare il mondo e, anche se finge di 
ammirarlo, sta mentendo per ingannarti. Che cosa ha a che fare con te una donna 
che non porta sul collo il giogo di Cristo insieme con te? Lei è diversa nel 
vestire, diversa nei sentimenti. Come strumento di Satana lei ti canterà canzoni 
che susciteranno le attrazioni del mondo e che ti faranno cadere nelle vie del 
diavolo. Fuggi il canto delle Sirene  
[1], 
sorella mia, per timore che, dilettandoti ad ascoltare con orecchie compiacenti 
le lusinghe del mondo, ti distogli dalla retta via sbattendo contro lo scoglio 
(di Scilla) sul lato destro o vieni inghiottita a sinistra nel gorgo di Cariddi
[2]. 
Fuggi il canto delle Sirene e chiudi le orecchie alle parole di coloro che ti 
persuadono a compiere il male. Rafforza il tuo cuore con lo scudo della fede, 
quando vedi qualcuno i cui interessi sono diversi dai tuoi, e proteggi la tua 
fronte con il trofeo della croce contro colei che ha uno stato di vita diverso 
dalla tua professione (di fede).
Capitolo II. La vergine deve evitare di trattare con gli uomini, anche se santi.
Tu stessa, sorella Fiorentina, potrai ora 
capire come si debba sfuggire agli uomini, se con tanta sollecitudine devi 
evitare le donne del mondo.  Ogni 
uomo, per quanto santo, non deve avere con te alcuna familiarità, affinché a 
forza di continue visite la virtù di entrambi sia minata o distrutta. Verrebbe 
meno alla carità di Dio colei che offrisse l'opportunità di perpetrare un'azione 
malvagia; verrebbe meno alla carità verso il prossimo colei che, sebbene non 
avesse fatto il male, favorisse comunque l'opinione di una pessima fama. Quando 
i due sessi si trovano insieme, traggono piacere da quell'istinto con cui sono 
nati e, se questo tocca lo stato di tranquillità dei due, si accende la fiamma 
della passione naturale. Chi manterrà il fuoco nel suo petto e non brucerà? Il 
fuoco e la stoppa, così in contrasto l'uno con l'altra, messi insieme alimentano 
le fiamme. Il sesso di un uomo e di una donna sono diversi ma, se vengono 
riuniti, saranno indotti a ciò che è provocato dalla legge della natura.
 
Capitolo 
III. La vergine deve guardarsi dal trattare con i giovani
 E se 
gli uomini santi sono talmente da evitare, per non danneggiare la buona 
reputazione di entrambi, quanto più fortemente devono essere evitati i giovani 
che seguono i sentieri tenebrosi della vita temporale? Il diavolo li ha posti 
innanzi e li ha messi di fronte agli occhi della vergine per farla meditare di 
notte sulle fattezze di coloro che ha visto di giorno. Anche se la sua mente è 
contraria a questo e respinge tali immagini dai suoi pensieri, tuttavia, una 
visione recente e l'attenzione al loro fisico fa tornare queste forme alla sua 
memoria: vedendole, le acquisisce così a fondo che, per quanto breve sia il 
periodo che una tale immagine ha deliziato la sua mente, ciò che ha visto con i 
suoi occhi tornerà di nuovo nel sonno. Così, il petto di una vergine è ferito 
dalle frecce del diavolo ed un amore immondo si conficca nel cuore, in modo che 
ciò che ha ricordato durante la notte, lei vuole vederlo di nuovo con piacere il 
giorno successivo. E così la freccia di Satana entra attraverso le porte degli 
occhi nel più profondo del cuore, come dice il Profeta: "La morte è entrata 
dalle nostre finestre" (Ger 9,20). Il diavolo non può insinuarsi nelle parti più 
intime della nostra mente se non attraverso i sensi del corpo. Se vedi qualcosa 
di bello che attira la tua concupiscenza, se qualche canto vergognoso delizia le 
tue orecchie, se un profumo fragrante suscita il tuo senso dell'olfatto, se 
qualche sapore affascinante eccita il tuo gusto, se il tuo tatto prende contatto 
con una forma morbida e pulita, allora il piacere carnale è scosso da queste 
delizie dei sensi. Entrambi i sessi, infatti, sono opera di Dio. Certamente gli 
uomini devono essere amati come opera di Dio, ma a distanza e per le loro buone 
opere e per il bene di Dio che li ha creati, non per la loro bellezza fisica.
Capitolo 
IV. (13) L'astinenza 
Ora, sorella Fiorentina, cosa posso dirti su 
ciò che penso dei cibi, di cui tu, a causa della debolezza fisica, prendi ancora 
meno di quello che la ragione dovrebbe consigliare? Tuttavia, mantieni uno 
spirito temperante poiché, se ad un corpo debole può essere concesso un certo 
rilassamento dal digiuno, allo stesso tempo lo spirito non deve essere esentato 
da un obbligo. Se un corpo debole merita un po' di indulgenza, nell'uso dei cibi 
non sussiste nessuna colpa, ma la colpa sta nell'ingordigia o nella mancanza di 
moderazione, come quando prendi più di quanto tu abbia bisogno o desideri 
qualcosa di cui potresti vivere senza. L'intemperanza della gola è triplice: se 
desideri troppo avidamente ciò che è proibito; se cerchi ciò che è permesso e lo 
prepari con cura e spese particolari; se non osservi il tempo lecito per 
mangiare. I primi uomini persero le delizie del paradiso e le ricompense 
dell'immortalità perché desiderarono ciò che era proibito. Esaù, in verità, 
perché cercò troppo avidamente ciò che gli era concesso di avere, perse il 
diritto alla primogenitura. E gli animali sono irrazionali perché non osservano 
un tempo regolare per mangiare. Abbiamo quindi dimostrato che l'eccesso di 
intemperanza è triplice: in quanto i primi uomini assaggiarono ciò che era 
proibito; Esaù perse il diritto alla primogenitura perché desiderò mangiare le 
lenticchie; gli animali non osservano un tempo regolare di mangiare e sono, di 
conseguenza, irrazionali. Pertanto, colui che divora avidamente anche del cibo 
ordinario non è astinente. "La loro gola è un sepolcro aperto" (Sal 5,10), dice 
il Salmista. E', infatti, languido e dissoluto chi respinge i cibi (semplici) 
che gli si presentano e si delizia di cibi costosi ed esotici. 
Un pesce viene catturato con allettamenti tramite l'amo. Un uccello cade in una 
rete mentre cerca di procurarsi del cibo. Gli animali che per costituzione di 
natura sono selvaggi cadono in una fossa dal desiderio dei cibi; e quelli che 
non sono deboli per natura, sono raggirati dall'esca. Allora, impara la 
temperanza e la parsimonia dalle sentenze e dagli esempi degli antichi. Dalle 
sentenze, perché il Signore dice: "I vostri cuori non si appesantiscano in 
dissipazioni, ubriachezze" (Lc 21,34); dagli esempi, perché Davide non volle 
bere l'acqua che desiderava, poiché riconobbe il pericolo in cui erano incorsi 
altri uomini (Cfr. 2 Sam (2 Re; Vulg.)23, 15-17); e perché Daniele, disprezzando 
le vivande dei re, visse di verdure (Cfr. Dan 1, 8-16), 
Ciò che possiedi in comune con le tue consorelle deve essere per te 
accettabile e non devi far sì che le altre siano intemperanti per causa tua; 
inoltre, non diventare motivo di scandalo per coloro a cui desideri dare 
l'esempio, ma incoraggiale e dimostra loro una buona vita. 
Capitolo V. (XVII) La vergine non deve parlare con un altro essendo sola.
Nessuno ti parli mentre sei sola e tu non 
parlare a nessun uomo senza due o tre testimoni. Ricorda il tuo Sposo, il nostro 
Salvatore, che certamente non temeva la macchia del peccato, eppure parlò sui 
monti a Mosè ed Elia alla presenza di tre testimoni: Pietro, Giacomo e Giovanni 
(Cfr. Mt 17,1-8). Così, anche quando riportò in vita la figlia del capo della 
sinagoga, si avvalse degli stessi testimoni, affinché non suscitasse false 
dicerie (Cfr. Mt 5,21-43). Ed i suoi discepoli si meravigliarono che parlasse 
con una donna al pozzo di Giacobbe (Cfr. Gv 4,27). Ed, infatti, non si sarebbero 
meravigliati se ciò che avevano visto non fosse stato insolito; e, se quelli non 
fossero andati ad acquistare del cibo, Cristo non avrebbe parlato da solo con la 
donna in loro assenza.
Capitolo VI. (XV) La vergine deve leggere e pregare di continuo.
La tua lettura deve essere assidua e la tua 
preghiera ininterrotta. Il tuo tempo e le tue attività devono essere suddivisi 
in modo che, dopo aver letto, tu preghi e, dopo aver pregato, tu legga. Quindi, 
ti alternerai costantemente tra questi due beni, in modo da non staccarti mai da 
essi. Ma se c'è un lavoro manuale da eseguire o il corpo deve essere ristorato 
dal sostegno del cibo, sia un'altra sorella che legge; così che, mentre le tue 
mani o gli occhi sono intenti a lavorare, le tue orecchie sono alimentate con la 
grazia del Parola divina. Se, mentre preghiamo e leggiamo, è ancora difficile 
mantenere la nostra instabile mente lontana dalle lusinghe del diavolo, quanto 
più facilmente l'animo umano sarà trascinato nei vizi se non viene frenato dalle 
redini della lettura e delle preghiere continue? La lettura ti istruisca su ciò 
che devi chiedere quando preghi; ma, dopo aver pregato, leggendo di nuovo cerca 
di conoscere ciò che dovresti chiedere.
Capitolo VII. (XVI) Non deve essere letto con spirito carnale il Vecchio 
Testamento.
Quando leggi l'Antico Testamento, non badare 
ai matrimoni di quei tempi, ma rifletti sul grande numero dei loro figli; non 
badare al cibarsi di carni ed ai sacrifici cruenti, ai crimini che si espiavano 
con la morte della carne, né alle unioni lecite di molte mogli con un solo uomo. 
Poiché ciò che ora non è permesso era permesso allora, e proprio come i 
matrimoni erano consentiti dalla legge, così la verginità era predicata nel 
Vangelo. Perché il popolo ebraico era completamente isolato dai contatti con 
altri popoli e destinato ad essere Chiesa per profetizzare Cristo, affinché gli 
ebrei non potessero scomparire, tutti furono autorizzati a sposarsi per 
propagare la discendenza. E poiché era un popolo carnale, si nutrivano di carne 
in grande quantità. Venivano offerti sacrifici di animali perché raffiguravano 
il vero sacrificio, il Corpo e il Sangue di Cristo. Venne la verità e l'oscurità 
scomparve; arrivò il vero sacrificio ed il sacrificio degli animali cessò. Venne 
il Vergine, Figlio della Vergine, e mostrò la via della verginità. Tutto ciò che 
leggi nell'Antico Testamento, devi interpretarlo in senso spirituale, anche se è 
accaduto nella realtà; tu devi comprendere il significato della conoscenza 
spirituale dalla verità della storia. Non si uccide più fisicamente un uomo a 
causa del peccato ma la punizione che infliggevano alla carne con la spada noi 
la infliggiamo ai vizi carnali con la pratica della penitenza. Non prestare 
attenzione al Cantico dei Cantici come arriva alle tue orecchie, perché si 
insinuano i piaceri carnali dell'amore terreno che, figurativamente, rappresenta 
il Corpo di Cristo e l'amore della Chiesa. Gli antichi, giustamente, proibivano 
la lettura dell'Eptateuco 
[3] 
e del Cantico dei Cantici a coloro che avevano le loro menti sulla carne, per 
paura che, non conoscendone l'interpretazione spirituale, si dissolvessero 
eccitati dalla concupiscenza e dal piacere.
Capitolo 
VIII. (XVIII) Il 
digiuno moderato.
I digiuni devono certamente essere imposti ai corpi in 
salute e coloro la cui carne ribelle li osteggia per la legge dei vizi devono 
essere sottoposti ad un digiuno costante. La carne ostinata deve essere 
sottoposta ai digiuni e così accuratamente tenuta a freno finché non si 
assoggetterà alla legge della mente ed ai comandi dell'anima come una schiava. 
Ma poiché tu sei indebolita da una lunga malattia, se modererai i tuoi digiuni e 
prenderai quel tanto che ti basta per motivi di salute, non peccherai. Considera 
migliore, tuttavia, colei la cui buona salute non richiede particolari 
attenzioni dovute all'infermità. Una sorella che sta bene non deve essere 
scandalizzata se una sorella malata viene nutrita più indulgentemente e con 
maggiore indulgenza, ma deve considerarsi migliore e più santa perché non ha 
bisogno dei cibi delicati che la malattia richiede. La sorella che ha bisogno di 
cibo più delicato a causa della sua malattia deve essere umile agli occhi delle 
altre e deve dispiacersi di non poter fare ciò che fanno le altre; e la moderata 
astinenza che le è stata concessa per un tempo limitato non la attribuisca alla 
virtù, ma all'infermità.
Capitolo IX. (XIX) L'uso del vino.
Usa il vino secondo la regola dell'Apostolo. Disse 
infatti a Timoteo: "Bevi un po’ di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi 
frequenti disturbi" (1 Tm 5,23). Quando dice "un po’", vuol dire che deve essere 
usato per scopi medicinali e non per l'ubriachezza. Infatti, in un altro luogo, 
lo stesso Apostolo parla così: "Hai menzionato il vino, hai menzionato ogni 
vizio" (Cfr. Tt 1, 7). L'ubriachezza è un peccato mortale: è classificato con 
l'omicidio, l'adulterio e la fornicazione. Quindi, l'ubriachezza dal vino 
esclude dal regno di Dio tanto quanto l'adulterio, l'omicidio ed altri crimini. 
L'Apostolo conferma questo quando dice: "Non illudetevi: né immorali, né 
idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né 
ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio" (1 Cor 
6,9-10). Vedi quanto sia esecrabile l'ubriachezza, che allontana persino dal 
regno di Dio i suoi amanti. Guarda come terribilmente il profeta (Isaia) attacca 
coloro che amano il vino quando dice: "
Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande 
inebrianti" (Is 5,22). Ed ancora: "Guai a coloro che si alzano presto al mattino 
e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera. Il vino li 
infiamma" (Is 5,11). Noè bevve vino e cadde in uno stato di torpore da ubriaco, 
rimanendo nudo nella parte più vergognosa del suo corpo (Cfr. Gen 9,21), così 
che tu possa sapere che la mente dell'uomo è così sconvolta dal vino e la 
ragione della mente umana è resa così offuscata da non preoccuparsi nemmeno di 
se stessa, né tanto meno di Dio. Sebbene l'ubriachezza e la nudità di Noè 
possano contenere il mistero della sofferenza e della morte di Cristo, tuttavia 
fu una colpa in senso letterale. Quando Lot si ubriacò, commise l'incesto con le 
sue figlie e non si rese conto della sua colpa (Cfr. Gen 19,33); da quella 
unione istigata nacquero i moabiti e gli ammoniti. E il Signore disse: 
"L’Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; ... neppure 
alla decima generazione" (Dt 23,3). Ascolta come si debba evitare la sazietà del 
vino, dato che anche tra i patriarchi fu motivo di scandalo e colpa. Perciò la 
vergine, il cui corpo è forte, farà bene ad evitare completamente l'uso del 
vino. Colei che è debole o malata può usare il vino come medicina, non per 
ubriacarsi.
Capitolo X. (XX) Come le vergini devono usare il bagno.
Non usare un bagno per il piacere o la bellezza il 
corpo, ma solo per motivi di salute. Io ti dico di usare il bagno quando lo 
esige l'infermità, non quando ti spinge la volontà. Perché se farai ciò che non 
è necessario, peccherai. Sta scritto: "Non lasciatevi prendere dai desideri 
della carne" (Rm 13,14). La cura della carne derivante dalla concupiscenza è 
considerata un vizio; ma non quando è adatta per il recupero della salute. 
Perciò, non lasciare che il piacere della carne ti faccia fare il bagno troppo 
spesso, ma sia la necessità della malattia che lo esige. Sarai libera dal 
peccato, se farai ciò che è necessario.
Capitolo XI. (XXI) E’ peccato per una vergine ridere 
sfacciatamente.
Sii gioiosa in Dio, con una letizia d'animo tranquilla 
e moderata, secondo le parole dell'Apostolo: "Siate sempre lieti nel Signore, ve 
lo ripeto: siate lieti " (Fil 4,4). In un altro luogo, dice: "
Il frutto dello Spirito invece è (amore), gioia" (Gal 5,22). Tale felicità 
non disturba la mente con la turpitudine della risata, ma solleva l'anima ai 
desideri della divina quiete dove tu potrai sentir dire: "Prendi parte alla 
gioia del tuo padrone" (Mt 25,21). Di solito si può dire cosa c'è nel cuore di 
una vergine dalle sue risate. Una vergine non riderebbe in modo impudente se il 
suo cuore fosse puro. La faccia dell'uomo è lo specchio del suo cuore: ride in 
modo sfrenato colei che è sfrenata nel suo cuore. "La bocca infatti ", dice il 
Signore, "esprime ciò che dal cuore sovrabbonda " (Mt 12,34); allo stesso modo, 
il volto di una vergine ride dall'abbondanza di un cuore molto vanitoso. Vedi 
cosa sta scritto su ciò: "Del riso ho detto: «Follia!» e della gioia: «A che 
giova?»" (Qo (Eccle; Vulg) 2,2). Ed ancora la stessa cosa: "Anche nel riso il 
cuore prova dolore e la gioia può finire in pena" (Pr 14,13). E il Signore dice: 
"Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati" (Mt 5,4). Al 
contrario, dice l'Apostolo a coloro che sono follemente gioiosi: "Le vostre risa 
si cambino in lutto" (Gc 4,9). Dunque, sorella, fuggi il riso come peccato e 
trasforma la gioia temporale in lutto, affinché tu possa essere felice se ti 
affliggerai come pellegrina nel mondo; poiché coloro che piangono secondo Dio, 
sono beati e saranno confortati. Sappi che sei una pellegrina nel mondo e che la 
tua patria non è qui, ma in cielo. Se il servo di Cristo era così ansioso da 
dire: "Ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo" (Fil 
1,23), allora, di quanta fragranza d'amore dovrà infiammarsi una vergine? Quali 
ruscelli di lacrime dovrà versare nel desiderio del suo Sposo, finché non sarà 
in grado di giungere all'abbraccio di Cristo? Non cesserà di piangere 
copiosamente finché non raggiungerà Cristo che desidera vedere. Piangeva colui 
che, come pellegrino in questo mondo, diceva tristemente: "Misero me, il mio 
pellegrinaggio è prolungato." (Sal 120 (119),5; Vulg.). Infatti, lo sposo 
celeste si rallegrerà e ti accoglierà nel suo amato abbraccio, se capirà che sei 
infiammata dal desiderio di lui; e se piangerai perché sei lontana da lui, egli 
ti consolerà quando sarà presente.
Capitolo XII. (XXII) Come debbano essere considerate le 
inservienti che hanno professato la verginità.
Non esasperare per il loro stato di servitù quelle che, 
a motivo della tua condizione, sono o saranno tue inservienti ed anche sorelle 
per professione, ma onorale per l'uguaglianza della loro professione. Colei che 
serve insieme a te nella milizia della verginità in Cristo, deve godere della 
stessa libertà che tu hai. Io non cerco di incitarti all'umiltà in modo che esse 
si insuperbiscano: mentre tu le accetti come sorelle, esse ti serviranno più 
volentieri e ti offriranno i loro servizi, non come soggette a servitù, ma nella 
carità come persone libere. Perché, infatti: "Non c'è preferenza di persone 
presso il Signore" (Ef 6,9), vale a dire, nella distribuzione della fede, dove 
sia la padrona che l'inserviente sono ugualmente coinvolte, dove non viene 
preferita la padrona e viene ripresa l'inserviente, dove esse sono battezzate 
nell'uguaglianza ed insieme prendono il Corpo ed il Sangue di Cristo. Sebbene i 
patriarchi fossero molto santi, quando si trattava di cose materiali e 
temporali, distinguevano tra servi e figli; i primi erano considerati servi, i 
secondi padroni; ma, per quanto riguarda la speranza di una ricompensa futura, 
avevano cura dei figli e degli schiavi nati in casa del padrone in modo uguale, 
poiché li contrassegnavano con una stessa circoncisione.
 
Capitolo 
XIII. (XXVII) La discrezione della superiora nei riguardi di ciascuna.
È vero, e così si legge, che tutte le cose 
erano comuni a tutti coloro che condividevano la stessa professione di fede: 
vale a dire, se tutti contribuivano in egual modo. Ci sia, tuttavia, una certa 
discrezione da parte della superiora nel prevedere le esigenze di ciascuna di 
loro. Perché la divisione deve essere fatta secondo il bisogno di ciascuna. 
(Cfr. At 4,32-35) Colei che poté essere onorata nel mondo ed essere ricca di 
beni terreni sia trattata con più attenzione nel monastero, e colei che ha 
lasciato un abito costoso nel mondo, ne merita uno più elegante nel monastero. 
Ma colei che visse nella povertà del mondo ed ebbe bisogno di vestiti e cibo, 
deve essere grata di trovarsi in un monastero dove non soffre né il freddo, né 
la fame e non deve mormorare della maggiore indulgenza mostrata a colei che 
viveva più prosperamente nel mondo. Se la divisione non viene fatta in base alle 
necessità, colei che era povera nel mondo diventa superba nel monastero e colei 
che era potente nel mondo viene umiliata nel monastero. Questo è ciò che accade 
se non si agisce con discrezione: coloro che sono convertite provenendo da umili 
condizioni diventano orgogliose e coloro che sono nate in un ambiente decoroso 
vengono rattristate. Se ci sono abbastanza risorse in modo che tutte ne possano 
ugualmente condividere, non c'è motivo per cui qualcuna debba mormorare, poiché 
la discrezione della superiora darà a ciascuna ciò di cui ha bisogno. Ma, dirai: 
"Perché si è convertita, se non per diventare da potente, umile? Quindi, se 
questa scese dalla fama all'umiltà, l'altra, che non ha nulla più di cui 
sentirsi umiliata essendo già povera, diventa forse superba?". La carità tempera 
tutte le cose e le porta sulla stessa via di pace, così che colei che ha 
abbandonato il potere non si insuperbisca, e colei che era povera e serva non si 
avvilisca. Una superiora deve essere lodata, tuttavia, se si è comportata 
rettamente con ciascuna e se ha distribuito in base alle necessità di ciascuna. 
Ciò sia detto per i vestiti, il cibo, le bevande ed il lavoro per le malate e le 
debilitate, affinché colei che non può sopportare una vita più dura sia trattata 
con maggior indulgenza. Ma la superiora si occuperà come le sembrerà meglio di 
coloro che possono sopportare una vita più dura, ed alle sorelle verso cui è 
stata più indulgente a causa della loro precedente raffinata vita o debolezza 
fisica non venga concessa la preferenza con l'onore dovuto alle anziane, se esse 
hanno professato in un tempo successivo. Anche se queste mie parole sono rivolte 
a te, sorella Fiorentina, ne abbiamo derivato un discorso che si applica a molte 
sorelle; ma non imponiamo un giogo su nessuna, consigliamo solo ciò che è 
dignitoso.
Capitolo XIV. (XXIII) La vergine sia equilibrata sia nella povertà che 
nell’abbondanza.
Ora rivolgerò le mie parole a te, sorella 
Fiorentina, verso la quale sono sollecitato per i legami familiari. Ti esorto 
sempre a mantenere il tuo animo coerente ed uniforme, in modo che tu, che 
conosci bene la pazienza e la povertà di Giobbe, non sarai scoraggiata dalle 
avversità; né, d'altra parte, ti esalterai a causa della prosperità, perché hai 
letto che i patriarchi erano ricchi di beni, ma umili di animo. Sarai beata se 
renderai grazie a Dio sia nelle avversità che nella prosperità, e se 
considererai la prosperità di questa vita come fumo e vapore che immediatamente 
svanisce. Davide era senza dubbio un re, ma, nonostante avesse numerosi tesori e 
governasse innumerevoli popoli con mano forte, cantò se stesso come umile e 
disse: " Sin dall’infanzia sono povero e vicino alla morte" (Sal 87,16). E lui 
stesso, di nuovo, disse alla figlia di Saul: "Mi abbasserò e mi renderò vile ai 
tuoi occhi… dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre" (2 Sam (2 
Re: Vulg) 6, 22.21). Similmente disse ancora: "Sulla terra io sono forestiero, 
ospite come tutti i miei padri" (Cfr. Sal 39 (38),13).
Di conseguenza, non gioire dei beni terreni, anche se rendono comoda la vita, 
non porre in essi il tuo animo e non gioire dei guadagni mondani; e non essere 
rattristata per averli persi. Perché sta scritto: ''Alla ricchezza, anche se 
abbonda, non attaccate il cuore" (Sal 62 (61),11). Le cose che sono possedute 
con avidità causano dolore a chi le possiede quando scompaiono; e quindi è 
inevitabile che uno venga afflitto da ciò che causa la gioia carnale. Tu, come 
il tuo celeste sposo, evita di essere onorata nel mondo. Non desiderare di 
essere considerata o di essere superiore alle altre, quando leggi: "Chi vuole 
diventare grande tra voi, sarà vostro servitore" (Mt 20,26), poiché lo stesso 
Salvatore si nascose quando le folle volevano farlo re. Come poteva ricevere un 
regno dagli uomini colui al quale era destinato un regno perpetuo con il Padre? 
Ma poiché era venuto per insegnare l'umiltà, declinò l'onore degli uomini. 
Restando nella forma di Dio, umiliò se stesso per noi ed Egli, al quale tutte le 
cose celesti e terrestri si inchinano, divenne povero per i mortali, affinché 
fossimo arricchiti dalla sua povertà. Continua, dunque, a calcare le orme con le 
quali il tuo Sposo ti ha preceduto e con passo instancabile segui la guida 
celeste: per timore che Egli non sia disposto ad averti come Sua consorte nel 
regno celeste, giudicando che sei diversa dalle sue creature. Ti dico queste 
cose affinché tu attribuisca poco valore ai beni del mondo, non li desideri 
troppo e non consideri grandi coloro che vedi essere ricchi nel mondo. I buoni, 
infatti, devono disprezzare volentieri ciò che anche i malvagi possono avere. 
Dio dà ricchezze temporali ai cattivi, ai quali negherà la ricchezza eterna; le 
dona anche ai buoni, ma a quelli che, come lui sa, non se ne insuperbiscono. I 
buoni diventano ricchi grazie ad un Dio benevolo, e grazie ad un Dio benevolo 
diventano poveri; in entrambi i casi coloro che accettano volentieri la volontà 
di Dio gli rendono grazie. Quando le ricchezze sono date ai malvagi, esse 
servono come punizione, perché ne gioiscano tristemente; e quando vengono 
portate via, vengono tolte per punizione, perché se ne dolgano tristemente. 
Entrambe le situazioni portano gloria all'uomo giusto, punizione per gli 
ingiusti.
Cosa c'entra questo con te che hai una Regola da seguire? Perciò bada alla 
verginità ed alla povertà di Maria, che era così ricca nel Signore da meritare 
di diventare la Madre del Signore, ed era così povera di beni che, al momento 
del parto, non ebbe i servizi né dell'ostetrica, né della serva, e lo stesso 
alloggio era così piccolo che usarono una mangiatoia come culla. E Giuseppe, a 
cui era stata promessa sposa, pur essendo giusto, tuttavia era anche povero e 
perciò dovette lavorare per il cibo ed i vestiti. Senza dubbio si legge che era 
un fabbro ferraio. Hai degli esempi, segui la regola per non cadere nei pericoli 
delle ricchezze. "Quelli invece che vogliono arricchirsi cadono nella 
tentazione, nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi che fanno 
affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione" (1 Tm 6,9). Coloro i cui 
cuori sono devoti al Signore, rimuoveranno spontaneamente tutte queste cose da 
loro stessi. In effetti, la ricchezza è più incline ad assalire coloro che la 
disprezzano piuttosto che coloro che la perseguono. "Cercate", disse, "il regno 
di Dio …, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta " (Mt 6,33).
Capitolo XV. (XXIV) La concessione ed il divieto della carne.
In considerazione della tua cattiva salute, 
non oso né proibire né permettere che tu mangi carne. Colei che ha soddisfacenti 
forze, tuttavia, si astenga dalla carne. Perché è una condizione difficile il 
dare nutrimento al nemico contro cui stai lottando e nutrire la propria carne in 
modo tale da sentirla arrogante. Se una vergine fa uso delle stesse cose che 
usano i secolari, offre la sensazione di fare anch'essa le cose fatte dai 
secolari. Quando la carne si nutre di carne, cosa può fare se non precipitarsi 
nel piacere e scatenare la misera anima nella crudeltà della lussuria? Perciò un 
autore dice: "La fine dei piaceri è la corruzione" (Enchiridion, 
Sexti, 73  
[4]). 
E l'Apostolo così prende atto di una vedova voluttuosa nel dire: "Quella che si 
abbandona ai piaceri, anche se vive, è già morta" (1 Tm 5,6). Se riusciamo a 
malapena con l'astinenza a tenere lontana la nostra carne debole dalla legge del 
peccato che dimora nelle nostre membra, cosa realizzerà colei che manda in 
rovina il terreno del suo corpo, in modo tale che possano crescere in lei solo 
spine e cardi? Il consumo di carne è uno stimolo dei vizi; non solo di carne, ma 
anche la troppa sazietà di altri alimenti. Perché non si incolpa la qualità del 
cibo, ma è la quantità che è considerata un vizio. Tutto ciò che viene preso in 
eccesso rende pesante l'anima; e se lo stomaco è spossato dal cibo troppo 
abbondante, si attenua la sensibilità dell'anima. Una vergine deve solo essere 
sana, non robusta; la sua bocca deve essere pallida, non rubiconda; deve 
sospirare a Dio dal suo cuore, piuttosto che ruttare per l'indigestione dei 
cibi. Coloro che hanno bisogno di forza fisica possono godere dell'uso della 
carne; vale a dire, coloro che scavano metalli, che si sforzano in gare 
atletiche, che costruiscono alti edifici o che affaticano il corpo in vari tipi 
di lavoro fisico, costoro possono usare la carne per recuperare la loro forza. 
La vergine che più sopporta i difetti di un corpo debole è una brava vergine. 
Per quale scopo avrebbe dovuto consumare carne, se non per far invadere il suo 
miserabile corpo dalla feccia dei vizi? Ma, se è costretta dalla debolezza, può 
prendere la carne per scopi medicinali. Una cosa presa come medicina, infatti, 
non opprime, ma ristora, perché coloro che sono abili nell'arte della medicina 
prescrivono che sia assunta moderatamente, in modo che risollevi la persona 
malata invece di appesantirla. Da ciò scaturisce la verità del detto dei 
filosofi: "Nulla di troppo" (Terenzio, 
Andria 61  
[5]).
Capitolo XVI. (XXV) La vergine deve 
perseverare nel monastero dove ha iniziato.
Io ti consiglio premurosamente di rimanere 
nel monastero, dove beneficerai della compagnia di molte e, vedendo le loro 
virtù, diventerai una vergine virtuosa. E se talvolta, per diversità di 
disposizioni d'animo, si verifica un'ostilità nella congregazione e le (sorelle) 
spirituali sono a volte rattristate dalle mormorazioni di quelle con mentalità 
carnale, tuttavia, non ne mancheranno mai di quelle da imitare nelle buone 
azioni. Certamente, tollerare le (sorelle) con mentalità carnale è una prova di 
virtù; ma imitare le spirituali è la fonte della più grande speranza. Le 
(sorelle) con mentalità carnale addestrano la pazienza delle spirituali e quelle 
che sono sante danno prova delle buone virtù; e così, sia quelle che essa 
pazientemente sopporta, sia quelle che soavemente imita, sono entrambi utili ad 
un'anima che si perfeziona. "Voi, che pure siete saggi," dice l'Apostolo, 
"sopportate facilmente gli stolti " (2 Cor 11,19). E di nuovo dice: "Noi, che 
siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza 
compiacere noi stessi. Ciascuno di noi cerchi di piacere al prossimo nel bene, 
per edificarlo" (Rm 15,1-2). Non scandalizzarti per le mormorazioni delle 
(sorelle) con mentalità carnale, ma ti consoli la vita di quelle che 
progrediscono; e poiché non sai per quanto tempo dimorerai in questo mondo, devi 
essere paziente a vantaggio del dono della gloria celeste.
Capitolo XVII. (XXVI) Come si debba fuggire la vita individuale.
Evita la vita privata, ti prego; non cercare 
di imitare quelle vergini che vivono in celle nelle città e che sono assillate 
da molti tipi di attenzioni; prima di tutto, per piacere al mondo, non si 
presentano in abiti modesti; inoltre sono turbate dalle preoccupazioni 
domestiche e, mentre sono occupate a guadagnarsi da vivere, sono meno coinvolte 
nelle cose che riguardano Dio. La Chiesa ha fatto derivare la vita individuale 
dall'uso dei Gentili. Infatti, dopo che gli apostoli non furono in grado di 
persuadere i Gentili a seguire il loro stile di vita, permisero alla Chiesa 
proveniente dai Gentili di condurre la vita privata e di usare i propri beni. Al 
contrario, quelli tra gli ebrei che al tempo degli apostoli credettero, 
osservarono la stessa norma di vita che i monasteri ora osservano. Cerca cosa si 
legge negli Atti degli Apostoli e scoprirai che sto dicendo la verità: "La 
moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e 
un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, 
... perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato 
di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva 
distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno" (At 4, 32.34-35). Vedi che quelli 
che vivono sotto un regola nel monastero seguono la vita degli apostoli e, se 
seguono i loro esempi, non devono dubitare che raggiungeranno i loro meriti.
Capitolo XVIII. (XXVIII) La vergine non deve avere beni nel monastero.
Tu evita il serio contagio della proprietà 
privata, che nei monasteri (maschili) è considerata una grave colpa. È 
certamente un adulterio, poiché macchia l'integrità della coscienza con la 
perversità del prendere possesso di qualcosa. È un peccato di furto quando una 
(sorella), in un monastero in cui tutte le cose sono comuni a tutti, presuppone 
di tenere segretamente per sé alcune cose ignote alle altre; e mentre usa 
pubblicamente ciò che è comune a tutte, nasconde segretamente dell'altro. La 
frode è manifesta poiché non mette in comune (tutto) ciò che possiede, ma con 
frode ne nasconde una parte trascurabile ad uso personale. Il crimine è uno, ma 
i contagi sono molti. Evita il male di un simile peccato come fosse il 
precipizio della Geenna; evitalo come fosse un percorso che porta all'inferno. 
Giuda, attratto dalla cupidigia fino a commettere il reato di furto, è 
addirittura arrivato a tradire ed a consegnare il Signore. In breve, sebbene 
avesse tutto ciò che gli apostoli avevano in comune, non si accontentò di ciò 
che era sufficiente alla comunità. Ma cosa dice il Vangelo di lui? "Era un ladro 
e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro" (Gv 12,6). 
Ricordate anche gli esempi di Anania e Saffira che, offrendo all'Apostolo una 
parte del prezzo (ricavato dalla vendita dei beni) e nascondendone un'altra, 
furono condannati da un giudizio immediato (Cfr. At 5); e la punizione di tale 
misfatto non ebbe più luogo a causa del terrore che ne ebbero i posteri. Colei 
che si separa, con la proprietà privata, dai beni comuni del monastero, dovrà 
anche essere separata dalla comunità di vita in paradiso. Tutto ciò che la tua 
mano toccherà, mostralo alla superiora e deponilo in comune. Non tenere nulla 
(da utilizzare) separatamente, perché l'esempio di Giuda, il traditore, ed il 
giudizio di (Anania e) Saffira devono essere evitati con molto zelo. 
Capitolo  
XIX. 
(XXIX) La vergine non deve giurare.
Non giurare mai, dì sempre la verità; questi 
precetti devono essere osservati allo stesso modo. Anche se a chi vive secondo 
la carne è permesso giurare per la paura di essere truffati, gli spirituali non 
possono mai usare i giuramenti, poiché sono correttamente testimoni 
[6] 
di se stessi. "Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene 
dal Maligno" (Mt 5,37). Quindi fai attenzione a giurare su una buona causa, 
poiché ciò viene dal Maligno. Si dice che viene dal Maligno perché il bisogno di 
un giuramento viene da una coscienza infedele. La necessità di un giuramento è 
ottenuta con la forza quando è messa in dubbio la fedeltà della persona. Ma tu, 
che dovresti mostrare la semplicità del tuo cuore con le tue labbra, perché 
legarti ad un giuramento volontario? Elimina la pratica del giuramento per una 
buona ragione e non giurerai falsamente nel Maligno. Dì la verità col cuore e 
non avrai bisogno di un giuramento. Perché leggiamo: "Non abituarti a giurare, 
poiché da ciò derivano molte cadute" (Sir (Eccle) 23, 9; Vulg.).
Capitolo XX. (XXX) La vergine non deve 
parlare da sola con un’altra.
Non pretendere di parlare con intimità con 
una (sorella) e ad evitare le altre. Ma ciò che è utile sapere ad una, deve 
essere conosciuto da tutte. Ascolta il Signore che dice: "Quello che io vi dico 
nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi 
annunciatelo dalle terrazze" (Mt 10,27). Cioè, se qualcosa vi è stato rivelato 
nel segreto della mente, ditelo apertamente; e ciò che concepite nel vostro 
cuore manifestatelo a tutte. Se ciò che dici è buono, perché ne deve essere 
informata solo una e non piuttosto tutte? Se è un turpe (pensiero) che ti 
vergogni di farlo sapere alle altre, non dovresti né pensarlo, né parlarne. Non 
è certamente una cosa buona ciò di cui una vergine parla ad un'altra in privato. 
"Chiunque fa il male", dice il Signore, "odia la luce" (Gv 3,20). Perciò, il più 
ponderato dei filosofi disse: "Tutte le buone azioni amano essere portate alla 
luce" (Cicerone, Tusc. Disp. 2,26,64: 
Agostino, De civitate Dei 14,18). O 
vergine, il motivo per cui parli segretamente è quello di non avere nulla di cui 
gloriarti pubblicamente? Ma sebbene tu inganni gli occhi e le orecchie degli 
uomini, puoi forse sfuggire alla conoscenza di Dio? Un altro (autore) disse 
splendidamente: "Quello che desideri che Dio non sappia, non dovresti né farlo 
né pensarlo" (Autore sconosciuto). Perciò, la tua coscienza sia innocente, la 
tua conversazione libera da ogni colpa. Non gioire nel sentire o pensare ciò che 
è da disprezzare, tanto meno nel parlarne o nel farlo.
Capitolo XXI. (XXXI) La vergine non deve 
desiderare di tornare nel mondo.
Ormai stiamo guidando la nave del nostro 
discorso nel porto e, dopo aver attraversato un mare di asserzioni, stiamo 
gettando l'ancora sulla riva per riposare ma, spinto dalla brezza del tuo amore, 
ancora una volta ritorno ai flutti delle parole. Di grazia, sorella Fiorentina, 
per la benedetta Trinità dell'unica divinità, ti supplico di non guardare 
indietro come la moglie di Lot (Gen 19,26), una volta che, come Abramo, hai 
lasciato il tuo paese e la tua parentela, (Gen 12,1-4); affinché tu non realizzi 
col cattivo esempio un insegnamento per il bene delle altre sorelle ed esse non 
vedano in te ciò che loro stesse devono evitare. La moglie di Lot divenne il 
fondamento della saggezza per gli altri, ma per se stessa un'immagine di 
stoltezza, perché la sua azione sbagliata nocque a lei stessa, ma offrì agli 
altri un esempio opposto. I tuoi pensieri non ti rendano ansiosa di tornare 
nella tua terra natia; se Dio avesse voluto che tu vivessi lì, non ti avrebbe 
esiliata da lì. Ma poiché previde che sarebbe stato utile per il tuo proposito, 
ti strappò opportunamente come fece con Abramo dai Caldei e come Lot dal popolo 
di Sodoma. Da ultimo riconosco un errore da parte mia; ho spesso interrogato 
nostra madre, la tua e la mia, volendo sapere se desiderasse tornare nel suo 
paese. Essa sapeva che era partita da lì per la propria incolumità e per volontà 
di Dio, e soleva giurare solennemente che non avrebbe mai voluto rivedere, né 
avrebbe mai più rivisto il suo paese e con molte lacrime diceva: "Il mio 
soggiorno in un paese straniero mi fece conoscere Dio; morirò come straniera, e 
avrò la mia tomba dove ho trovato la conoscenza di Dio". Con Gesù come 
testimone, ricordo che poneva nei suoi più intimi desideri di non rivedere il 
suo paese, non importa quanto a lungo potesse ancora vivere.
[7] 
Anche tu, sorella Fiorentina, sfuggi ciò che temeva nostra madre ed evita con 
cura il male che lei per esperienza fuggì. Me infelice! Mi spiace di aver 
mandato nello stesso luogo il nostro fratello comune, Fulgenzio, i cui pericoli 
temo costantemente con paura. Sarà più protetto, tuttavia, se tu che sei più al 
sicuro e lontana da lì pregherai per lui. Sei stata portata via in così tenera 
età che non lo puoi ricordare, pur essendo nata lì anche tu. Non vi è alcun 
ricordo che possa suscitare nostalgia nella tua anima; beata te che non sai per 
cosa ti rattristeresti. Io ti parlo per esperienza quando dico che quel paese ha 
perso così tanto il suo rango e la sua bellezza che non c'è una sola persona 
libera in esso, né la terra stessa è fertile come al solito e ciò non è avvenuto 
senza il giudizio di Dio. Quella terra, da dove i cittadini sono stati strappati 
via o si sono arresi allo straniero, ha perso la sua fertilità non appena ha 
perso la sua dignità. Ecco, sorella Fiorentina, come tremo e mostro dolore per 
timore che il serpente ti rimuova dal paradiso e ti ponga in quella terra che 
produce spine e pruni, dalla quale non ti sarà permesso allungare di nuovo la 
mano e prendere da mangiare dall'albero della vita se tu dovessi desiderare di 
farlo. Ti prego con il profeta e ti ammonisco con Gesù Cristo come testimone, 
con queste parole: "Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo 
popolo e la casa di tuo padre; il re è invaghito della tua bellezza. È lui il 
tuo signore" (Sal 45 (44),11-12). "Nessuno che mette mano all’aratro e poi si 
volge indietro è adatto per il regno di Dio" (Lc 9,62). 
Non volare via da quel "nido" che la "tortora" ha trovato e "dove può mettere i 
suoi piccoli" (Cfr. Sal 84 (83),4). Sei la figlia della semplicità, perché sei 
nata dalla madre Tortora 
[8]. 
Nella stessa persona, troverai il sostegno in molte occorrenze. Considera 
Tortora come tua madre. Dedicati a Tortora come tua maestra; e colei che ti 
porta ogni giorno a Cristo con il suo affetto ti sia ancora più cara di tua 
madre naturale: mettiti al sicuro sul suo seno da ogni uragano, da ogni tempesta 
mondana. Ti sia piacevole lo stare unita al suo fianco. Ti sia dolce abbracciare 
il suo grembo ora che sei cresciuta, come ti era graditissimo da piccola. 
Infine, ti prego, carissima sorella, di ricordarti di me nelle tue preghiere e 
di non dimenticare il nostro fratello minore, Isidoro, perché i nostri comuni 
genitori si sono rallegrati di lasciarlo nelle cure di Dio e dei suoi tre 
fratelli rimasti e, quando se ne andarono al Signore, non ebbero preoccupazioni 
per la sua infanzia. Poiché io lo considero davvero come un figlio, non metterei 
nulla di temporale al di sopra della mia affezione per lui e darei la mia vita 
per amore di lui. Per questo motivo amalo tanto più teneramente e tanto più 
prega Gesù per lui quanto più hai appreso che fosse amato dai suoi genitori 
terreni. Sono sicuro che la tua preghiera verginale volgerà le orecchie divine 
verso di noi. E se manterrai il patto che hai concluso con Cristo, le tue buone 
azioni ti conquisteranno la corona e le esortazioni di Leandro gli garantiranno 
il perdono. E, se persevererai fino alla fine, sarai salvata. Amen.
[1]
Le sirene sono degli esseri favolosi della mitologia classica, rappresentati 
in forma di giovane donna nella parte superiore del corpo, talvolta con 
ali, e nella parte inferiore in forma di uccello o, in epoca successiva, 
di pesce, che emergeva dalle acque del mare e, con il canto dolcissimo, 
incantava i naviganti facendoli naufragare.
[2]
Nella mitologia greca Scilla è un mostro marino con sei teste, localizzato 
nello Stretto di Messina sulla costa davanti allo rupe dove stava 
Cariddi, un mitico e pericoloso vortice che, aspirando e rigettando 
l'acqua del mare, faceva naufragare le navi.
[3] 
Il cosiddetto Eptateuco comprende i libri del Pentateuco (Genesi, Esodo, 
Levitico, Numeri e Deuteronomio), il libro di Giosuè ed il libro dei 
Giudici. 
[4]
Con il titolo di Sentenze di Sesto 
circolava una raccolta di sentenze morali, un centone di aforismi 
platonici, stoici e pitagorici, verosimilmente una rielaborazione 
cristiana di fine 2° sec. d.C. di analoghe raccolte pagane, famosa nel 
4° secolo ed erroneamente considerata opera di papa Sisto II (257-258). 
Fu Origene ad attribuire la raccolta al filosofo Sesto pitagorico. La 
raccolta fu tradotta in latino da Rufino di Aquileia intorno al 410 con 
il titolo di Enchiridion o di
Anulus: Girolamo accusò Rufino 
di aver tradotto le opere di un pagano.
[5]
Andria 
è una commedia dell'autore latino Publio Terenzio Afro. Fu rappresentata 
nel 166 a.C. La sentenza "nequid nimis" è l'esatta traduzione della celebre massima
greca μηδὲν ἄγαν 
(lett. "niente di troppo"), incisa sul santuario delfico di Apollo. 
La moderazione ed il rifiuto di ogni eccesso, principio basilare della 
morale greca arcaica, fu assunto anche da Aristotele come uno dei 
cardini del proprio sistema etico. Questa sentenza verrà poi ripresa da 
altri autori come Varrone, san Girolamo, Sidonio Apollinare, ecc.
[6]
Il testo latino riporta "conscii", 
che io ho tradotto come "testimoni", di se stessi. Altra traduzione 
possibile è "consapevoli o coscienti" dell'importanza del giuramento.
[7] 
Per quanto riguarda la vita di Leandro e della sua famiglia si veda il 
testo "Leandro 
di Siviglia". 
Brevemente: La famiglia di Leandro risiedeva a Cartagena, in Spagna, che 
nel 549 venne saccheggiata dagli ariani di Agila. Il padre, la madre, i 
figli Leandro e Fiorentina dovettero abbandonare il paese natale e si 
trasferirono a Siviglia. Lì nasceranno gli altri fratelli Fulgenzio e 
Isidoro.  Non ci è dato sapere perché il fratello Fulgenzio sia 
stato rimandato a Cartagena, dove corse dei rischi di cui Leandro si 
preoccupò e chiese alla sorella Fiorentina di pregare per lui.
[8] 
Diversi autori moderni riconoscono in Tortora la superiora del monastero 
dove viveva Fiorentina, mentre gli autori antichi riconoscevano in essa 
la madre naturale di Fiorentina e dei suoi fratelli.
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23 settembre 
2018                a cura 
di Alberto "da Cormano"    
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