Regola di Colombano per le monache

Libera traduzione dal testo latino del "Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum (CSEL)"

Per le note si veda il testo italiano a questo link

Pseudo-Columbani Regula monialium

Estratto da "Monastica 1", "Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum (CSEL)", Universität Salzburg 2015

 

[Le sorelle penitenti, anche se compiono lavori duri e che insudiciano, non lavino la testa se non nel giorno di domenica, cioè l’ottavo; altrimenti ogni]

1 quindici giorni, a meno che, essendo diventati i capelli troppo lunghi e fluttuanti, ognuna non ottenga il permesso dalla superiora di lavarsi. 2 Se colei che presiede alla tavola è a conoscenza di lievi penitenze, le infliggerà al momento del pasto. 3 Non si diano più di 25 colpi alla volta.

4 Le sorelle penitenti e quelle che devono assolvere una penitenza di salmi, 5 cioè, colei che deve cantare ancora dei salmi a causa di un sogno che è venuto di notte, poiché dopo l'illusione diabolica o a causa della natura del sogno 6 alcune sorelle hanno bisogno di cantare 24 salmi di fila, altre 12. Costoro li devono cantare sottovoce 7 mettendosi in ginocchio anche la domenica sera ed al tempo pasquale. 8 Ogni giorno e ogni notte, quando si dicono le preghiere alla fine di tutti i salmi, tutte le sorelle insieme, a meno che un'infermità non le impedisca, devono inginocchiarsi allo stesso comando per la preghiera 9 dicendo sottovoce: "O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto" (Sal 69,2). 10 Dopo aver cantato in silenzio questo versetto per tre volte durante la preghiera, si rialzino insieme dall'inchino della preghiera; 11 eccetto la domenica e dal primo giorno della Santa Pasqua fino al cinquantesimo (giorno, dove) 12 si inchineranno solo leggermente al momento della salmodia e non piegheranno le ginocchia.

 

 

 

 

 

1 ...decim dies aut certe propter profluentium capillorum incrementum arbitrio senioris in lavando unaquaeque utatur. 2 Paenitentias minutas iuxta mensam si scierit praeposita mensae inponat; 3 amplius quam viginti et quinque percussiones simul non dentur.

4 Paenitentes sorores et indigentes paenitentia psalmorum, 5 hoc est cui necesse est, ut psalmos pro visione nocturna decantet, quia pro inlusione diabolica – pro modo visionis 6 aliae sorores XXIIII psalmos in ordine, aliae XV, aliae XII – indigent *paenitentia psalmorum, quos cum silentio psallere debent, 7 quamvis ergo in nocte dominica et tempore quinquagesimi, genuflectant. 8 In commune autem omnes sorores omnibus diebus ac noctibus tempore orationum in fine omnium psalmorum genua ad orationem, si non infirmitas corporis nocuerit, flectere debent aequo moderamine 9 sub silentio dicentes: Deus, in adiutorium meum intende, domine, ad adiuvandum me festina. 10 Quem versiculum postquam ter in oratione tacite decantaverint, aequaliter a curvatione orationis surgant; 11 excepto diebus dominicis et a primo die sancto paschae usque ad quinquagesimum diem: 12 tantum moderate se in tempore psalmodii humiliantes genua non flectant.

 

13 E la sorella che serve la domenica o che adempie a qualche bisogno delle sorelle per i bagni o per qualsiasi altra necessità, deve chiedere una preghiera prima di uscire e di rientrare. (La sorella) si informi, tuttavia: 14 se non deve andare lontano, le basti fare il segno della croce, 15 senza doversi voltare verso oriente. Quando esce dalla casa o quando rientra alla casa, se ha fretta, faccia soltanto il segno di croce; 16 quando nel cammino incontra qualcuno, se non ha fretta, chieda la preghiera e si inchini. 17 Se entra in una casupola di campagna dove non conviene fare un'adatta genuflessione, si stabilisce che si inchini solo un poco.

18 È permesso preparare l'oblazione della domenica il giorno di sabato. 19 Ed al tempo della predica, se qualcuna ha avuto nel sogno una visione impura o è stata contaminata da una naturale impurità, costei deve stare in piedi con le penitenti. 20 Ma nelle grandi solennità, quando viene dato il segnale di sedersi, quasi a metà dell’istruzione (quotidiana), è loro prescritto di mettersi a sedere. 21 In quel momento, avendo tutte udito il segnale, si affrettino alla sinassi, cioè all'ufficio, secondo il modello dell'assemblea domenicale. Quando devono comunicare ai santi misteri, si lavino le mani prima di entrare nell'oratorio, secondo il loro grado, a meno che non le abbiano lavate prima nell'ordine in cui sono entrate in chiesa. 22 Non pieghino le ginocchia, ma facciano solo un inchino; le superiore stiano nel mezzo dell'oratorio, mentre le altre si pongano a destra e a sinistra. 23 Ed in ogni solennità domenicale si canti l'inno della domenica, così pure il giorno della Natività del Signore ed all'inizio della Pasqua, cioè durante la celebrazione della Cena del Signore. 24 (La sorella) che ha cominciato ad avvicinarsi all'altare per ricevere l'ostia si inchini per tre volte. 25 Non abbiano accesso al calice le novizie, quelle che non sono ancora formate e tutte coloro che sono nella stessa situazione. E mentre viene offerto il sacrificio, nessuna legga fino a quando non si riceve l'ostia, tranne che in caso di necessità. 26 Ogni domenica e ogni grande solennità, colei che non partecipa all'assemblea delle sorelle che rivolgono le loro preghiere al Signore, preghi anche lei 27 durante l'incarico dove è impegnata per una necessità delle sorelle. 28 E durante l'oblazione non ci si muova molto qua e là.

 

13 Et quae ministrans die dominica vel necessitatem aliquam sororum adimplens fuerit ad lavacrum aut quamcumque necessitatem, una oratione ante exitum et introitum eget. Interroget tamen. 14 Si non procul exeat, signo crucis indiget; 15 non est necesse ad orientem se vertere. Exiens extra domum vel infra domum regrediens sed festinans, signet se tantum, 16 ita et in ambulando conveniens quemquam; si non festinet, postulet orationem et se humiliet. 17 Si in tegurium aliquod intraverit, in quo congrua genuflexio non fiat, inclinare tantum paulatim statuitur.

18 Licitum est, ut praeparetur oblatio dominicae diei in die sabbati. 19 Et quando praedicatur, si quae viderint somnium inmundum aut naturaliter coinquinatae fuerint, una cum paenitentibus stare praecipiuntur. 20 In magnis autem sollemnitatibus, quando audiant sonum, sedere paene mediante praecepto praecipiuntur. 21 Deinde signum omnes audientes ad sinaxin, id est ad cursum, invitantem diei conventus dominicae, quando sacrosancta communicare debent mysteria, lavent manus ante oratorii introitum secundum ordinem earum, nisi prius laverint ordine, quo in ecclesia introeunt. 22 Non flectantur genua, sed tantum curvatio fiat atque priores in medio fiant oratorii, ceterae dextera levaque adsistant. 23 Et in omni dominica sollemnitate hymnus diei dominicae cantetur et in die natalis domini et inchoando pascha, id est cena domini. 24 Quae ad altare inchoaverit accedere sacrificium acceptura ter se humiliet 25 et noviciae ac indoctae et quaecumque fuerint tales, ad calicem non accedant. Et quando offertur sacrificium, nulla *legat usque dum inchoetur accipi sacrificium praeter certas necessitates. 26 In omni die dominico et sollemnitate praecipua quae non fuerit in coetu sororum ad dominum fundentium preces, oret et ipsa 27 in ministerio, quo ob necessitatem sororum detenta est; 28 et quando offertur, non multum discurratur.

 

29 Se una preposita più anziana o la madre superiora ha ordinato qualcosa ad una sorella ed un'altra preposita più giovane le impartisce a sua volta un ordine, essa deve obbedire pur segnalando a voce bassa ciò che l'altra più anziana ha ordinato. E se trasgredisce gli ordini dell'anziana, quella (più giovane) che ha dato l'ordine faccia penitenza. 30 Nessuna può dare un ordine ad un'altra sorella di rango superiore.

31 Dall'inizio del giorno fino alla notte non vi sia nessun cambio d'abito, ma (se ne abbia) uno per la notte ed un altro per il giorno.

32 (Le sorelle) siano interrogate una ad una, cioè la sera quando devono andare a letto prima che si diano la pace, 33 ed al mattino dopo l'ufficio della seconda ora quando vengono all'adunanza della comunità. 34 In questo luogo, chiedendo perdono e confessando i loro pensieri carnali e vergognosi o le loro visioni notturne, 35 allora finalmente preghino tutte insieme, dicendo: "Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo" (Sal 32,22). "Esaudiscici, o Dio nostra salvezza, fiducia degli estremi confini della terra e dei mari più lontani" (Sal 64,6). 36 Allo stesso modo, dicano a turno all'anziana: "Dammi il permesso di cambiare abito e di fare ciò che è necessario per prepararci".

37 La regola del silenzio deve essere osservata con la massima cura ovunque ed in ogni azione, 38 così che, per quanto lo permette la fragilità umana abituata a precipitarsi impetuosamente nei vizi, siamo purificati da ogni vizio della lingua. 39 (Così) lavoriamo per l'edificazione del nostro prossimo, ovvero di quelli e di quelle per i quali Gesù nostro Salvatore ha versato il suo santo sangue, piuttosto che pronunciare parole uscite dal nostro cuore che lacerano gli assenti, così come fiumi di parole inutili di cui dovremo rendere conto al giudice giusto (cfr. Mt 12,36). 40 Questo è ciò che ho stabilito per quelle che vogliono intraprendere il sublime cammino che conduce alle supreme altezze del cielo e che, mentre le malefatte degli uomini volgari le circondano con le loro tenebre, sono decise ad aderire all’unico Dio inviato sulla terra. 41 Esse riceveranno certamente le ricompense immortali che hanno contemplato, con quella gioia suprema che non verrà mai meno [nell'eternità, ossia nei secoli dei secoli]. Amen

 

29 Si quid praeceperit cuiquam praeposita maior sive senior mater et alia iunior praeposita iteraverit ordinare, ipsa oboedire debet indicans tamen in silentio, quod praeceperat alia maior; et si transgrediatur iussa senioris, ipsa quae iussit paeniteat. 30 Nulla aliae sorori ordine praecellenti imperet.

31 Ab initio diei usque ad noctem commutatio vestimenti non sit, et altera in nocte, altera in die. 32 Interrogentur separatim, id est vespere, quando in lectulis suis debent, antequam pacem celebrent, 33 et mane post secundam celebratam ad collectionem coenobii venientes. 34 Quo in loco veniam petentes et se accusantes pro cogitationibus carnalibus ac turpibus vel nocturnis visionibus 35 tunc postremum pariter orantes dicant: Fiat, domine, misericordia tua super nos, quemadmodum speravimus in te. Exaudi nos, deus salutaris noster, spes omnium finium terrae et in mari longe. 36 Sic quoque vicissim dicant ad seniorem: ‘Da commeatum mutandi vestimentum et quod necesse est in exparatione nostra facere.

37 In omni loco et opere silentii regula magnopere custodire censetur, 38 ut omne quantum valuerit humana fragilitas, quae prono ad vitia praecipitari solet cursu, oris mundemur vitio; 39 aedificationem proximorum sive proximarum, pro quibus salvator noster Iesus suum sacrum effudit sanguinem, quam dilacerationem absentium in pectore conceptam et quae otiosa passim verba ore promamus, de quibus iusto sumus retributori rationem reddituri. 40 Haec supernum volentibus carpere iter tendens alti ad fastigia summi rudereque humi cum flagitiis atro ambientibus uni adhaerere deo ac in tellure misso statui. 41 Quae visa inmortalia nimirum sunt praemia accepturae cum gaudio summo numquam decidente in aevum [in aeternitate vel in saecula saeculorum]. Amen.

 

Aderire alla preghiera a Dio con cuore pronto.

1 Con quale applicazione e quale zelo dobbiamo cercare come tendere alla pratica della religione sia con le opere che con la preghiera, 2 lo abbiamo imparato dall'esortazione del profeta: "Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire" (Sal 33,6). 3 Occorre sempre avvicinarsi affinché l'illuminazione segua l'avvicinamento. 4 Se non ci avviciniamo, non siamo illuminati; 5 se ci avviciniamo, siamo anche illuminati e possiamo dire con il profeta: "Ho cercato il Signore: mi ha risposto" (Sal 33,5). 6 Infatti, quando cerca e si applica interamente a chiedere, viene esaudito colui che si distacca dai desideri del secolo e si arricchisce interiormente di tutta la contrizione del cuore con l'ardore della compunzione. 7 "Chiedete", dice (il Signore), "e vi sarà dato" (Mt 7,7). 8 Se "chiunque chiede riceve" (Mt 7,8), perché, mentre l'ignavia della carne ci intralcia ed il peso delle nostre colpe ci ostacola, non chiediamo ogni giorno ciò che vogliamo possedere nell'eternità? Vale a dire la ricompensa della vita beata e l'infinito favore del dono eterno, che non può essere acquisito senza un grande lavoro. 9 In primo luogo, mediante il desiderio e l'istruzione, (questo dono) è invisibilmente introdotto nell'anima ed è poi consacrato dall'adempimento delle opere, ma non può essere ottenuto senza il sostegno misericordioso e l'aiuto di Dio onnipotente, ineffabile ed inafferrabile. 10 Infatti, secondo l'Apostolo, "l'uno irriga, l'altro pianta, ma solo Dio fa crescere" (cfr. 1 Cor 3, 7). 11 Salomone così lo attesta dicendo: "Appartiene all'uomo preparare il suo cuore, al Signore per dare consigli" (Pr 16,1.9, LXX). 12 Il consiglio è offerto dal Signore, se non gli si rifiuta ostinatamente l'ingresso del cuore. 13 E ci viene detto nell'Apocalisse: "Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20). 14 Perciò, quando assistiamo all'opera del servizio della divina misericordia, dobbiamo essere pronti nel corpo e nell'anima, 15 così che, quando bussa, lo riceviamo nella dimora della nostra anima. Ed il nostro cuore, infiammato incessantemente dal fuoco dello Spirito Santo, mediti pensieri che invitino la misericordia del Creatore a venire alla nostra cena ed a portarci alla sua. 16 Chi verrà a questo pasto "si sazierà dell’abbondanza della sua casa, si disseterà al torrente delle sue delizie" (cfr. Sal 35,9) 17 perché presso Cristo "è la sorgente della vita ed alla sua luce vediamo la luce", 18 lui che "riversa il suo amore a quelli che lo riconoscono e la sua giustizia ai retti di cuore" (cfr. Ps 35,10-11).

De accedendo ad deum prompto corde orandum.

1 Quanta intentione ac studio inquirendum sit, qualiter ad cultum religionis tam operibus quam oratione tendatur, 2 propheta hortante didicimus, qui ait: Accedite ad dominum et inluminamini et vultus vestri non confundentur. 3 Accedendum sems per est, ut accessum sequatur inluminatio. 4 Si non accedimus, non inluminamur; 5 si accedimus, et inluminamur et cum eodem dicere possimus: Inquisivi dominum et exaudivit me. 6 Inquirendo etenim et omni intentione petendo exauditur, qui se exterius a saeculi desideriis atterit et interius cum omni cordis contritione per ardorem conpunctionis pollet. 7 Petite, inquit, et dabitur vobis. 8 Si omnis qui petit accipit, cur carnis ignavia praepediente et facinorum mole obstante non hoc cotidie poscamus, quod in aeternum possideamus? Beatae scilicet vitae praemium et aeterni muneris perenne suffragium, quod sine grande labore adquiri non potest, 9 cum primum per desiderium et doctrinam incognitae menti inseritur ac postmodum opere implendo sacratur, sed sine ineffabilis et inconprehensibilis omnipotentis dei clementiae praesidio vel adiutorio patrari non potest. 10 Quamvis iuxta apostolum alius riget, alius plantet, deus autem incrementum dat. 11 Sic Salomon testatur dicens: Hominis est parare cor, domini est dare consilium. 12 Datur ergo consilium a domino, si obstinatae mentis aditus non denegetur. 13 Sic per apocalipsin dicitur: Ecce ego sto ad ostium et pulso, si quis aperuerit mihi, intrabo ad illum et cenabo cum illo et ipse mecum. 14 Ad opus ergo servitutis divinae miserationis quandoque cum adsistimus, tam corpore quam animo parati esse debemus, 15 ut eum pulsantem intra mentis septa recipiamus eaque semper cor nostrum spiritus sancti igne accensum cogitet, quae creatoris misericordiam ad cenam venientem idemque ad cenam ducentem provocet. 16 In qua quis cum venerit, inebriabitur ab ubertate domus eius et torrente voluntatis eius potabitur. 17 Quia apud ipsum est fons vitae et in lumine eius lumen videbitur, 18 qui praetendit misericordiam suam scientibus se et iustitiam suam his, qui recto sunt corde.

19 Perciò la lingua pronunci sempre ciò che conviene per il servizio del Creatore, secondo ciò che canta il salmista: "Servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore " (Sal 2,11). 20 Si serve il Creatore nel timore, se si unisce l'opera buona al canto di lode, come dice altrove il salmista: "Salmeggiate con sapienza" (Sal 46,7, Volg.). 21 Canta i salmi davvero con saggezza colui che non contraddice con le sue opere malvage la lode della sua voce e colui che cerca con tutto il suo zelo come servire la divina maestà con religiosa sollecitudine. 22 Così dunque, il nostro spirito si applichi nel cantare i salmi, si faccia trovare preparato a pregare, in modo che, non essendo frenato dall'ostacolo di alcun desiderio temporale, né oscurato da alcun vizio terreno, 23 ma sempre applicato e rivolto verso le realtà celesti, adornato di umiltà, di purezza, di devozione piena di zelo, tenda a ricevere le ricompense eterne. 24 (Il nostro spirito) bruci della compunzione del cuore, così che questa susciti la misericordia e la clemenza del Creatore nei suoi confronti. 25 Ognuno creda che non è grazie alla moltitudine delle parole, ma piuttosto dalla purezza del cuore e dall'abbondanza delle lacrime che si è esauditi. 26 In effetti, non è la prolissità di una lunga orazione, ma l'intenzione di uno spirito pronto che suscita la bontà del giudice clemente. 27 Di conseguenza, occorre sempre pregare, affinché conceda il perdono ai peccatori, colui che ha infuso un rimedio al mondo malato tramite la passione della croce, 28 Cristo Gesù, salvezza eterna del mondo, che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

19 Ea ergo semper lingua proferat, quae conditori confamulante opere placeat iuxta illud psalmografi praeconium: Servite, inquit, domino in timore et exultate ei cum tremore. 20 Sic ergo creatori timendo servitur, si opus bonum ad vocem laudis iungitur, sicut alibi per psalmistam dicitur: psallite sapienter. 21 Sapienter etenim quisque psallit, qui *voci laudanti noxiis operibus non contradicit et qualiter oporteat potentiae divinae famulari sollicita religionis cura omni studio prosequitur. 22 Sic ergo mens nostra ad psallendum intenta, sic ad orandum parata incedat, qualiter nullo praepedita temporalis desiderii obstaculo, nullo temporis fuscetur vitio, 23 sed semper intenta et in caelestibus sublimata humilitate et puritate ac promptissima devotione ornata ad aeterna praemia tendat. 24 Sic cordis conpunctione flagret, qualiter in se creatoris misericordiam ac clementiam excitet. 25 Nec se in multiloquio quisquam, sed potius in puritate cordis et lacrimarum ubertate exaudiri credat. 26 Non enim longae orationis prolixitas, sed promptae mentis intentio pietatem clementis iudicis excitat. 27 Orandus ergo semper est, ut largiatur delinquentibus veniam, qui languenti mundo per crucis passionem infudit medicinam 28 salus mundi aeterna Christus Iesus, qui cum patre et spiritu sancto vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen.

 


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1 giugno 2018                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net