SAN COLOMBANO
Regola di Colombano per le monache
Libera traduzione dal testo latino del "Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum (CSEL)"
[Le sorelle penitenti, anche se compiono lavori
duri e che insudiciano, non lavino la testa se non nel giorno di domenica, cioè
l’ottavo; altrimenti ogni]
[1]
1 quindici giorni, a
meno che, essendo diventati i capelli troppo lunghi e fluttuanti, ognuna non
ottenga il permesso dalla superiora di lavarsi.
2
Se colei che presiede alla tavola è a conoscenza di lievi penitenze, le
infliggerà al momento del pasto.
3
Non si diano più di 25 colpi alla volta.
4
[2]
Le sorelle penitenti e quelle che devono assolvere una penitenza di salmi,
5 cioè, colei che
deve cantare ancora dei salmi a causa di un sogno che è venuto di notte, poiché
dopo l'illusione diabolica o a causa della natura del sogno
6 alcune sorelle
hanno bisogno di cantare 24 salmi di fila, altre 12. Costoro li devono cantare
sottovoce
7
mettendosi in ginocchio anche la domenica sera ed al tempo pasquale.
8 Ogni giorno e ogni
notte, quando si dicono le preghiere alla fine di tutti i salmi, tutte le
sorelle insieme, a meno che un'infermità non le impedisca, devono inginocchiarsi
allo stesso comando per la preghiera
9
dicendo sottovoce: "O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto"
(Sal 69,2).
10
Dopo aver cantato in silenzio questo versetto per tre volte durante la
preghiera, si rialzino insieme dall'inchino della preghiera;
11 eccetto la
domenica e dal primo giorno della Santa Pasqua
[3]
fino al cinquantesimo (giorno, dove)
12
si inchineranno solo leggermente al momento della salmodia e non piegheranno le
ginocchia.
13
E la sorella che serve la domenica o che adempie a qualche bisogno delle sorelle
per i bagni o per qualsiasi altra necessità, deve chiedere una preghiera prima
di uscire e di rientrare. (La sorella) si informi, tuttavia:
14 se non deve
andare lontano, le basti fare il segno della croce,
15
senza doversi voltare verso oriente. Quando esce dalla casa o quando rientra
alla casa, se ha fretta, faccia soltanto il segno di croce;
16 quando nel
cammino incontra qualcuno, se non ha fretta, chieda la preghiera e si inchini.
17 Se entra in
una casupola di campagna dove non conviene fare un'adatta genuflessione, si
stabilisce che si inchini solo un poco.
18
È permesso preparare l'oblazione della domenica il giorno di sabato.
19 Ed al tempo
della predica, se qualcuna ha avuto nel sogno una visione impura o è stata
contaminata da una naturale impurità, costei deve stare in piedi con le
penitenti.
20 Ma nelle
grandi solennità, quando viene dato il segnale di sedersi, quasi a metà
dell’istruzione (quotidiana), è loro prescritto di mettersi a sedere.
21 In quel
momento, avendo tutte udito il segnale, si affrettino alla sinassi, cioè
all'ufficio, secondo il modello dell'assemblea domenicale. Quando devono
comunicare ai santi misteri, si lavino le mani prima di entrare nell'oratorio,
secondo il loro grado, a meno che non le abbiano lavate prima nell'ordine in cui
sono entrate in chiesa.
22
Non pieghino le ginocchia, ma facciano solo un inchino; le superiore stiano nel
mezzo dell'oratorio, mentre le altre si pongano a destra e a sinistra.
23 Ed in ogni
solennità domenicale si canti l'inno della domenica, così pure il giorno della
Natività del Signore ed all'inizio della Pasqua, cioè durante la celebrazione
della Cena del Signore.
24
(La sorella) che ha cominciato ad avvicinarsi all'altare per ricevere l'ostia si
inchini per tre volte.
25
Non abbiano accesso al calice le novizie, quelle che non sono ancora formate e
tutte coloro che sono nella stessa situazione. E mentre viene offerto il
sacrificio, nessuna legga fino a quando non si riceve l'ostia, tranne che in
caso di necessità.
26
Ogni domenica e ogni grande solennità, colei che non partecipa all'assemblea
delle sorelle che rivolgono le loro preghiere al Signore, preghi anche lei
27 durante
l'incarico dove è impegnata per una necessità delle sorelle.
28
E durante l'oblazione non ci si muova molto qua e là.
29
Se una preposita più anziana o la madre superiora ha ordinato qualcosa ad una
sorella ed un'altra preposita più giovane le impartisce a sua volta un ordine,
essa deve obbedire pur segnalando a voce bassa ciò che l'altra più anziana ha
ordinato. E se trasgredisce gli ordini dell'anziana, quella (più giovane) che ha
dato l'ordine faccia penitenza.
30
Nessuna può dare un ordine ad un'altra sorella di rango superiore.
31
Dall'inizio del giorno fino alla notte non vi sia nessun cambio d'abito, ma (se
ne abbia) uno per la notte ed un altro per il giorno.
32
(Le sorelle) [4]
siano interrogate una ad una, cioè la sera quando devono andare a letto prima
che si diano la pace,
33
ed al mattino dopo l'ufficio della seconda ora quando vengono all'adunanza della
comunità.
34
In questo luogo, chiedendo perdono e confessando i loro pensieri carnali e
vergognosi o le loro visioni notturne,
35
allora finalmente preghino tutte insieme, dicendo: "Su di noi sia il tuo amore,
Signore, come da te noi speriamo" (Sal 32,22). "Esaudiscici, o Dio nostra
salvezza, fiducia degli estremi confini della terra e dei mari più lontani" (Sal
64,6).
36
Allo stesso modo, dicano a turno all'anziana: "Dammi il permesso di cambiare
abito e di fare ciò che è necessario per prepararci".
37
La regola del silenzio
[5]
deve essere osservata con la massima cura ovunque ed in ogni azione,
38 così che,
per quanto lo permette la fragilità umana abituata a precipitarsi impetuosamente
nei vizi, siamo purificati da ogni vizio della lingua.
39
(Così) lavoriamo per l'edificazione del nostro prossimo, ovvero di quelli e di
quelle per i quali Gesù nostro Salvatore ha versato il suo santo sangue,
piuttosto che pronunciare parole uscite dal nostro cuore che lacerano gli
assenti, così come fiumi di parole inutili di cui dovremo rendere conto al
giudice giusto (cfr. Mt 12,36).
40
Questo è ciò che ho stabilito per quelle che vogliono intraprendere il sublime
cammino che conduce alle supreme altezze del cielo e che, mentre le malefatte
degli uomini volgari le circondano con le loro tenebre, sono decise ad aderire
all’unico Dio inviato sulla terra.
41
Esse riceveranno certamente le ricompense immortali che hanno contemplato, con
quella gioia suprema che non verrà mai meno [nell'eternità, ossia nei secoli dei
secoli]. Amen
Aderire alla preghiera a Dio con cuore pronto.
[6]
1 Con quale
applicazione e quale zelo dobbiamo cercare come tendere alla pratica della
religione sia con le opere che con la preghiera,
2
lo abbiamo imparato dall'esortazione del profeta: "Guardate a lui e sarete
raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire" (Sal 33,6). 3 Occorre
sempre avvicinarsi affinché l'illuminazione segua l'avvicinamento.
4
Se non ci avviciniamo, non siamo illuminati;
5
se ci avviciniamo, siamo anche illuminati e possiamo dire con il profeta: "Ho
cercato il Signore: mi ha risposto" (Sal 33,5).
6 Infatti, quando
cerca e si applica interamente a chiedere, viene esaudito colui che si distacca
dai desideri del secolo e si arricchisce interiormente di tutta la contrizione
del cuore con l'ardore della compunzione.
7
"Chiedete", dice (il Signore), "e vi sarà dato" (Mt 7,7).
8 Se "chiunque
chiede riceve" (Mt 7,8), perché, mentre l'ignavia della carne ci intralcia ed il
peso delle nostre colpe ci ostacola, non chiediamo ogni giorno ciò che vogliamo
possedere nell'eternità? Vale a dire la ricompensa della vita beata e l'infinito
favore del dono eterno, che non può essere acquisito senza un grande lavoro.
9 In primo luogo,
mediante il desiderio e l'istruzione, (questo dono) è invisibilmente introdotto
nell'anima ed è poi consacrato dall'adempimento delle opere, ma non può essere
ottenuto senza il sostegno misericordioso e l'aiuto di Dio onnipotente,
ineffabile ed inafferrabile.
10
Infatti, secondo l'Apostolo, "l'uno irriga, l'altro pianta, ma solo Dio fa
crescere" (cfr. 1 Cor 3, 7).
11
Salomone così lo attesta dicendo: "Appartiene all'uomo preparare il suo cuore,
al Signore per dare consigli" (Pr 16,1.9, LXX).
12 Il
consiglio è offerto dal Signore, se non gli si rifiuta ostinatamente l'ingresso
del cuore.
13 E ci viene
detto nell'Apocalisse: "Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia
voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap
3,20).
14 Perciò,
quando assistiamo all'opera del servizio della divina misericordia, dobbiamo
essere pronti nel corpo e nell'anima,
15
così che, quando bussa, lo riceviamo nella dimora della nostra anima. Ed il
nostro cuore, infiammato incessantemente dal fuoco dello Spirito Santo, mediti
pensieri che invitino la misericordia del Creatore a venire alla nostra cena ed
a portarci alla sua.
16
Chi verrà a questo pasto "si sazierà dell’abbondanza della sua casa, si
disseterà al torrente delle sue delizie" (cfr. Sal 35,9)
17 perché
presso Cristo "è la sorgente della vita ed alla sua luce vediamo la luce",
18 lui che
"riversa il suo amore a quelli che lo riconoscono e la sua giustizia ai retti di
cuore" (cfr. Ps 35,10-11).
19 Perciò la
lingua pronunci sempre ciò che conviene per il servizio del Creatore, secondo
ciò che canta il salmista: "Servite il Signore con timore e rallegratevi con
tremore " (Sal 2,11).
20
Si serve il Creatore nel timore, se si unisce l'opera buona al canto di lode,
come dice altrove il salmista: "Salmeggiate con sapienza" (Sal 46,7, Volg.).
21
Canta i salmi davvero con saggezza colui che non contraddice con le sue opere
malvage la lode della sua voce e colui che cerca con tutto il suo zelo come
servire la divina maestà con religiosa sollecitudine.
22
Così dunque, il nostro spirito si applichi nel cantare i salmi, si faccia
trovare preparato a pregare, in modo che, non essendo frenato dall'ostacolo di
alcun desiderio temporale, né oscurato da alcun vizio terreno,
23 ma sempre
applicato e rivolto verso le realtà celesti, adornato di umiltà, di purezza, di
devozione piena di zelo, tenda a ricevere le ricompense eterne.
24 (Il nostro
spirito) bruci della compunzione del cuore, così che questa susciti la
misericordia e la clemenza del Creatore nei suoi confronti.
25
Ognuno creda che non è grazie alla moltitudine delle parole, ma piuttosto dalla
purezza del cuore e dall'abbondanza delle lacrime che si è esauditi.
26 In effetti,
non è la prolissità di una lunga orazione, ma l'intenzione di uno spirito pronto
che suscita la bontà del giudice clemente.
27
Di conseguenza, occorre sempre pregare, affinché conceda il perdono ai
peccatori, colui che ha infuso un rimedio al mondo malato tramite la passione
della croce,
28 Cristo
Gesù, salvezza eterna del mondo, che con il Padre e lo Spirito Santo vive e
regna nei secoli dei secoli. Amen.
[1]
Il brano tra parentesi quadra è tratto dalla
Regola Cenobiale di Colombano cap. 9, modificato al femminile. Nel
seguito del testo vi sono poi ancora numerosi riferimenti allo stesso
capitolo.
[2]
I versetti da 4 a 7 si trovano uguali nella
Regola di Donato al cap. 34.
[3]
Ovvero la domenica.
[4]
I versetti dal 32 al 36 si trovano pressoché
uguali nella Regola Cenobiale di Colombano cap. 15 e nella Regola di
Donato al cap.75.
[5]
I versetti dal 37 al 40 si trovano pressoché
uguali nella Regola di Donato al cap.19.
[6]
Questo sermone è
citato nella
Concordia Regularum
al cap. 26, col titolo
Ex Regula Patrum.
Lo si trova anche nella
Patrologia Latina
del Migne, PL 103, 932. Si veda l'introduzione.
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13 novembre 2018 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net