Lettere di Teodoro Studita
LETTERA X. - Al discepolo Nicola, eletto abate, trasmette i precetti di
vita monastica
(Tradotto dal latino da: “Patrologia
Greca”, vol. 99, col. 939-943 di J.P. Migne 1860)
Breve introduzione estratta e tradotta da "Theodore of Studium: His Life and Times", a cura di Alice Gardner, E. Arnold, 1905.
Questa lettera mostra sufficientemente quale fosse per Teodoro
l'ideale di vita di un abate, con i suoi privilegi e le sue
responsabilità. Poiché rappresenta accuratamente la sua pratica e quella di
tutti coloro che furono mandati dal monastero di Studion a presiedere comunità
simili altrove, ci permette di capire i principi su cui fu fondato il grande
monastero. Possiamo generalmente dividere questi principi in tre categorie:
l'istituzione di una gerarchia di funzionari, ciascuno con il suo particolare
lavoro, di cui era responsabile nei confronti dell'abate; la dettagliata
regolamentazione (o piuttosto una regolamentazione che è stata resa più
dettagliata col passare del tempo) di tutti i doveri e le pratiche dei monaci,
sia per il culto che per il lavoro; l'istruzione costante e diligente di tutti i
membri della comunità sulle idee fondamentali della vita monastica, affinché le
loro menti potessero essere abbastanza consapevoli della loro posizione e delle
loro responsabilità, ed il loro cuore potesse essere riscaldato con entusiasmo
per l'alta vocazione a cui sono stati chiamati.
Poiché, per il piacere di Dio, sei
stato promosso, o figlio spirituale Nicola, alla dignità di abate,
è necessario che tu adempia tutte le
prescrizioni contenute in questa lettera.
Non alterare senza necessità il tipo e la
regola che hai ricevuto dalla tua casa spirituale, il monastero. Non acquisire
nessuno dei beni di questo mondo, non accumulare per te un solo pezzo d'argento.
Non separare lo spirito ed il tuo cuore dall'affetto e dalle cure verso coloro
che ti sono stati affidati da Dio e che sono diventati i tuoi figli e fratelli
spirituali; - e non guardare a quelli che in precedenza ti appartenevano secondo
la carne, che siano parenti, amici o compagni. Non spendere la proprietà del tuo
monastero, nella vita o nella morte, in dono o in eredità, ai tuoi parenti o
amici di un tempo; perché tu non sei di questo mondo, né hai relazioni con il
mondo, eccetto che nel caso in cui qualcuno esce dal cenobio contro il nostro
ordine: allora prenditi cura di loro secondo l'esempio dei Santi Padri. Non
possedere come schiavo, né per il tuo servizio privato, né per il monastero su
cui presiedi, né per i tuoi campi, l'uomo che è stato creato a immagine di Dio.
Perché ciò è permesso solo a coloro che vivono nel mondo. Perché tu stesso
dovresti essere un servitore dei tuoi unanimi fratelli, almeno nelle intenzioni,
anche se nell'aspetto esteriore sei considerato un maestro ed un insegnante. Non
avere animali di sesso femminile per utilizzo domestico, visto che hai
rinunciato del tutto al sesso femminile, sia nel monastero che nei campi: dato
che nessuno dei santi Padri ne possedeva e lo stesso impulso naturale non lo
permette. Non farti trasportare da cavalli e muli senza necessità, ma vai a
piedi ad imitazione di Cristo. Ma, se ce n'è bisogno, che la tua cavalcatura sia
il puledro di asino.
Segui assolutamente le catechesi tre
volte alla settimana ed alla sera, dal momento che ciò è stato tramandato dai
Padri ed è salutare. Non mostrare quella che chiamano piccola disposizione
d'animo e poi, qualche tempo dopo, un'altra disposizione come fosse elevata.
Non devi concedere (a chi entra in
monastero) quello che chiamano il piccolo abito e dopo un po’ di tempo quello
grande, perché l'abito, come il battesimo, è uno solo secondo gli usi dei Padri. Non ti discosterai dalle norme e dalle
regole dei Padri, in particolare del Santo Padre Basilio; ma qualunque cosa tu
faccia o dica, sii come uno che ha la sua testimonianza nelle Sacre Scritture o
nell'usanza dei Padri, in modo da non trasgredire i comandamenti di Dio. Non
lasciare il tuo gregge per andare da un altro o per ascendere ad una dignità più
elevata, se non per decisione del tuo Padre [spirituale]. Non fare amicizia con
nessuna canonessa, non entrare in un monastero femminile, non conversare in
privato con una monaca o con una donna secolare, salvo in caso di necessità; in
quella circostanza fa' in modo che siano presenti due persone da entrambe le
parti; [se fosse] una sola, come si dice, sarebbe esposta alla calunnia. Non
aprire la porta dell'ovile, affinché non entri nessuna donna senza che ci sia
una grande necessità; se possibile non venga ricevuta in privato, cosa che non
bisogna trascurare. Non procurarti un alloggio per te stesso o una casa secolare
per i tuoi figli spirituali in cui ci siano donne, così che tu la possa
frequentare; ma piuttosto alloggia presso uomini religiosi e fa' in modo di
provvedere a ciò che è necessario per vivere. Non prendere nella tua cella un
giovane allievo di cui disporre; ma usa i servizi di qualcuno al di sopra di
ogni sospetto e soprattutto di vari fratelli.
Non indossare indumenti elaborati o
costosi, ad eccezione di quelli sacerdotali. Ma segui i Padri nell'essere
calzati e vestiti nell'umiltà. Non essere troppo prodigo nelle tue spese private
o nell'ospitalità; poiché questo comportamento appartiene a coloro che vivono in
modo voluttuario. Non accumulare ricchezze nel tuo monastero; ma se cose di ogni
genere sovrabbondano, al di là di ciò che è necessario, dalle ai poveri
all'ingresso del tuo monastero, secondo l'usanza dei santi Padri.
Non tenere in serbo un luogo sicuro (per le ricchezze)
e non assumere l’impegno di amministrazione, ma tutto il
tuo impegno sia per la tutela delle anime. Quanto al denaro ed ai vari generi di
prima necessità, affidali all'economo, al cellerario od a chiunque sia
incaricato del servizio; ma affinché tu mantenga tutta l'autorità e cambi di
volta in volta gli uffici tra le persone come ritieni opportuno, esigi un
resoconto dei compiti affidati a ciascuno. Non preparare e non eseguire nulla
secondo il tuo giudizio, sia che occorra viaggiare, comprare o vendere; così
pure nel ricevere o rifiutare un fratello o in qualsiasi affare esterno e
neanche riguardo alle anime che sono in errore, senza il consiglio di coloro che
si distinguono nel discernimento e nella pietà, uno, due, tre o più, secondo le
circostanze, come i Padri hanno sancito. Tutti questi comandi e gli altri che
hai ricevuto, mantienili e custodiscili, affinché ti siano di aiuto e tu possa
avere prosperità nel Signore per tutti i giorni della tua vita. Qualsiasi cosa
contraria [a ciò che abbiamo detto] sia lontana da te, sia nel parlare che nel
pensare.
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11 maggio 2020 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net