REGOLA DI SAN LEANDRO,
VESCOVO DI SIVIGLIA,
SULLA
formazione delle vergini e SUL disprezzo
del mondo,
ALLA SORELLA FLORENTINA
L
INIZIA NEL
NOME DEL SIGNORE LA REGOLA DI SAN LEANDRO
Leandro, per la misericordia di Dio, alla graditissima figlia e sorella in
Cristo Florentina.
Quando mi chiedevo insistentemente, carissima sorella Florentina, quale cumulo
di ricchezze potrei lasciare in eredità come patrimonio, mi sono venute in mente
molte immagini di beni fasulli. Ma
dopo averle allontanate dalla mente come si allontanano con la mano le mosche
fastidiose, mi sono detto: "L'oro e l'argento sono venuti dalla terra e di nuovo
alla terra ritorneranno; i poderi e le rendite patrimoniali sono di poco valore,
sono caduche, mentre passa infatti la
figura di questo mondo " (1 Cor 7,31).
Nulla, dunque, ho visto sotto il sole che ho pensato degno di te, sorella
mia; sono convinto che nessuno di questi beni può essere gradito alla tua
professione. Ho visto che tutto è
mutevole, caduco e vuoto. Così ho
capito quanto sia vera la sentenza di Salomone che dice: “Ho
intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. Mi
sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d’ogni specie; mi
sono fatto vasche per irrigare con l’acqua quelle piantagioni in crescita. Ho
acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa; ho posseduto
anche armenti e greggi in gran numero, più di tutti i miei predecessori a
Gerusalemme. Ho accumulato per me anche argento e oro, ricchezze di re e di
province. Mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con molte donne,
delizie degli uomini. Sono divenuto più ricco e più potente di tutti i miei
predecessori a Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza” (Qo 2,4-9).
Espose tutto questo sfoggio di cose mortali in tali termini e così concluse: “Ho
considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo
affrontato per realizzarle. Ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al
vento. Non c’è alcun guadagno sotto il sole” (Qo 2,11).
E ancora continua egli stesso: “Ho
preso in odio ogni lavoro che con fatica ho compiuto sotto il sole, perché dovrò
lasciarlo al mio successore. E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure
potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza
sotto il sole. Anche questo è vanità! Sono giunto al punto di disperare in cuor
mio per tutta la fatica che avevo sostenuto sotto il sole” (Qo 2,18-20).
Istruito da un tale oracolo,
io non penserei di essere un genitore vero, sorella, se dovessi arricchirti con
quelle cose che non sono costruite su un fondamento stabile che, una volta
sottoposto ai destini terreni, ti avrebbe abbandonata e ti avrebbe lasciata
indigente. Inoltre aumenterei le tue difficoltà e ti sottoporrei a timore ed a
tremore, se pensassi di dover conferire a te, sorella mia, ciò che il ladro può
portare via, che il tarlo scava, che la ruggine consuma, che il fuoco divora,
che la terra nasconde, che l'acqua distrugge, che il sole brucia, che la pioggia
rovina ed il gelo devasta. Certamente, quando l’animo è impegnato in tali cose
umane si allontana da Dio e si ritrae da quell’immagine stabile e invariabile
della verità. Né può il cuore, agitato da tanti ostacoli del mondo e frustato
dagli stimoli di tante preoccupazioni temporali, ricevere in sé stesso la
dolcezza della parola divina e la protezione dello Spirito Santo. Se io ti
dovessi legare con tali nodi, caricare con tali pesi ed opprimere con il carico
dei pensieri terreni, mi considereresti un nemico piuttosto che un genitore; mi
considerereste un assassino piuttosto che un fratello.
Orsù! carissima sorella,
poiché tutto ciò che è incluso sotto l'asse del cielo si appoggia su fondamenti
terreni e si aggira sulla terra, non abbiamo trovato nessuna cosa degna di
arricchimento per noi: è sopra i cieli che dobbiamo cercare, da dove hai
ricevuto il regalo della verginità, affinché tu possa trovare là la ricompensa
ed il patrimonio di quella verginità. Il merito dell’integrità lo si riconosce
dal compenso ed è considerato secondo la sua retribuzione. Tanto la verginità
sarebbe stimata di scarso valore se fosse ornata di doni transitori di questo
mondo, quanto invece è considerata straordinaria ed eccellente se calpesta e
rifiuta i piaceri terreni, mentre conserva sulla terra l'integrità degli angeli
ed ha in sorte la porzione del Signore degli angeli. Che cosa è poi l'eredità
della verginità? Non è quella che dice il Salmista:
Il Signore è mia parte di eredità
(Sal 16,5)? Ed ancora: La mia parte è il
Signore (Sal 119, 57)? Vedi, sorella, quanto hai progredito; vedi quale alta
vetta hai raggiunto e come hai trovato la grazia di molti benefici nel solo e
medesimo Cristo. È tuo sposo, tuo fratello, tuo amico, tua parte di eredità, tua
ricompensa, tuo Dio e tuo Signore. Hai in lui uno sposo da amare:
Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo
(Sal 45,3). È un vero fratello che tu hai, dato che sei la figlia di adozione di
colui del quale Cristo è figlio per natura. È un amico di cui non devi dubitare,
dato che egli stesso dice: Unica è la mia
amica (trad. lett. La mia colomba.
Ndt) (Ct 6,9). Hai in lui l'eredità che puoi abbracciare, dato che è egli
stesso la parte della tua eredità. Hai in lui la ricompensa che puoi
riconoscere, dato che il suo sangue è la tua redenzione. Hai in lui Dio che ti
guida, il Signore che temi e che onori.
La verginità rivendica per sé
stessa in Cristo tutto questo privilegio, affinché colui davanti al quale
tremano gli angeli, colui che è servito dalle potestà, a cui le virtù
obbediscono, a cui si inchinano le creature celesti e terrestri, costui la
vergine richieda come sposo, al suo talamo si affretti ornata con tutte le
virtù, lo ristori col casto letto del suo cuore. Che cosa Gesù Cristo avrebbe
potuto donare di più a colei cui si donò come sposo e che compensò col suo
sangue a titolo di dote e di dono? Gli uomini che prendono moglie hanno
l’abitudine di fornire le doti, di dare dei premi e di consegnare le loro
proprietà per compensare la perdita della castità, in modo tale che sembra
abbiano comprato le mogli, non che le abbiano sposate. Il tuo sposo, o vergine,
ti ha dato il suo sangue come dote; con quello ti ha redento; con quello ti ha
preso come sua compagna, affinché tu non perda la castità e tu possa avere la
ricompensa.
Nella stessa misura in cui il
premio della dote è più grandioso, tanto il suo amore è più immenso. Infatti
egli ama profondamente colei che ha sposato con il suo proprio sangue. E per
questo ha preferito che il suo corpo fosse aperto dalle ferite inflitte con la
spada, per meritarsi la tua purezza e consacrare la tua castità. Infatti curò
l’umanità con metodi opposti: così come la sua morte è la nostra vita e la sua
umiltà è la medicina alla nostra superbia, così pure con le sue ferite è stata
comprata la nostra integrità, dato che ha desiderato essere ferito per non
lasciarci ferire dal martello di tutta la
terra (Ger 50,23). Siete stati
comprati a caro prezzo, dice l'Apostolo,
non fatevi schiavi degli uomini! (1
Cor 7,23) Perché, o vergine, vuoi dare ad un uomo un corpo già redento da
Cristo? Uno ti ha redento e tu desideri sposare un altro? Godi della libertà al
prezzo della libertà di un altro e ti condanni con una servitù volontaria? Se
l'intero mondo ti è assegnato come dote, che cosa è più prezioso del sangue di
Cristo, grazie al quale il mondo è stato redento? Pesa la ricompensa ed il
costo, da quello puoi sapere che chi ti ha redento vale più di quello che ha
redento. Quanto capisce in modo distorto la vergine che disprezza il compratore
e segue la merce e, dopo aver trascurato il sangue di Cristo, abbraccia il mondo
che è stato redento!
Non sono degno, sorella
carissima, di parlare del premio della verginità, dato che è un regalo
ineffabile, nascosto agli occhi, celato alle orecchie, oscuro alla comprensione.
Ciò che tutti i santi sperano di diventare e che, dopo la resurrezione, tutta la
Chiesa attende di divenire, voi già lo siete.
Questo corpo corruttibile si vestirà
d’incorruttibilità (1 Cor 15,54), dice l'Apostolo. Ma, realmente, dopo la
resurrezione del corpo. Ecco! voi già conoscete la gloria dell’incorruttibilità.
Voi già possedete quella parte di gloria nel mondo attuale. Quale beatitudine,
infatti, è messa da parte per voi in futuro! Quale corona vi attende
nell'eternità, quale dono dell’incorruttibilità, che molti desiderano
raggiungere, avete voi già qui! E dunque mi rallegro che tu sia tal quale sei
stata formata dalle mani di Dio. Egli creò senz’altro integra colei che ha
corredato dell’integrità, che ha preparato per la ricompensa dell’integrità. Ma
gli uomini malvagi corrompono la natura che Dio ha formato integra. Questo fu il
primo peccato dell'umanità e la causa della condanna originaria, in quanto i
nostri primi genitori non vollero rimanere come erano stati creati; quindi,
hanno meritato di essere condannati in sé stessi e nella loro prole. Riedificate
in voi stesse, o vergini, l’impegno della castità che i primi uomini hanno perso
nel paradiso. Voi, infatti, avete conservato lo stato degli uomini primitivi,
perseverando nello stato in cui questi sono stati creati. Ma guardatevi dai loro
esempi. Ahimè, che dolore! Carissima sorella, evita gli esempi delle prime
creature, rabbrividisci al sibilo dell’antico serpente; affinché la terra
infettata non cominci a farti germinare spine e cardi e non produca ortica e
paglia colei che dovrebbe generare gigli e rose come segno della verginità;
paglia che brucia ed ortica che punge.
Voi, infatti, siete la
primizia del corpo della Chiesa. Di conseguenza, dall’insieme di tutto del corpo
di Cristo, voi siete oblazioni accettate da Dio e consacrate sui divini altari.
In conformità alla vostra decisione ed alla sua propria fede, l'intera Chiesa ha
guadagnato il nome di verginità, poiché voi siete la parte migliore e più
importante che ha dedicato a Cristo l’integrità delle vostri menti e dei vostri
corpi. Sebbene la Chiesa rimanga generalmente vergine per fede in tutti i suoi
membri, tuttavia in una parte di essi, che siete voi, rimane vergine in modo
congruente anche nel corpo. Sii semplice
come una colomba (Mt 10,16) (trad. lett.
Pensa come una colomba. Ndt), o
vergine purissima, e pensa profondamente alla gloria che ti attende in futuro;
in quanto non hai ceduto alla carne ed al sangue; né hai sottomesso quel
purissimo corpo alla corruzione. Su, dunque, rifletti e pregusta col pensiero
con quali abbracci Cristo desidera riceverti, tu che hai calpestato le
attrazioni del mondo; con quale desiderio ti attende quel coro di vergini che ti
osserva mentre ti affretti verso le altezze dei cieli sugli stessi gradini su
cui quel coro di vergini giunse fino a Cristo. Si rallegra anche Maria, madre
del Signore, esempio supremo di verginità, madre dell’incorruttibilità, che vi
generò con la sua testimonianza e rimase integra: vi partorì con il suo esempio
e non conobbe il dolore; generò lo sposo ed è vergine. Felice quel ventre che
seppe generare senza corrompersi. Benedetta quella fertilità che partorendo
riempì il mondo, ereditò il cielo come sua ricompensa, eppure non ha perso il
velo della verginità. Arda il tuo cuore, sorella, di quel fuoco che Cristo ha
inviato sulla terra. Che tu sia spronata dalla fiamma di quel fuoco e da quel
coro di vergini che accompagnano Maria. Accoglila con l’occhio dell’anima,
accompagna quei cori e uniscili a te col desiderio del cuore, affrettati lì,
volgiti lì: lì è riposta la corona di giustizia che il Signore, il giudice
giusto, ti consegnerà in quel giorno (2 Tm 4,8).
Renditi conto che il cuore di
tuo fratello desidera il tuo progresso spirituale, renditi conto che il
desiderio più ardente di tuo fratello è che tu viva con Cristo. Sebbene io non
abbia dentro di me ciò che voglio perfezionare in te, mi addoloro per aver perso
ciò che desidero tu mantenga: eppure, nel frattempo, ci sarà per me una certa
parte di perdono se tu, che sei la migliore parte del nostro corpo,
non resti nella via dei peccatori
(Sal 1,1); se terrai più saldamente ciò che hai. Ahimè per me! se un altro
riceve la tua corona. Tu sei il mio riparo in Cristo, tu, carissima sorella sei
il mio pegno, tu sei la mia offerta più sacra, con cui sono certo che sarò
purificato della sozzura dei miei peccati. Se tu sei accetta a Dio, se giacerai
con Cristo su di un casto giaciglio, se aderirai all'abbraccio di Cristo con
l'odore più fragrante della verginità, allora certamente, quando ricorderai i
peccati di tuo fratello, otterrai l'indulgenza che avrai implorato per la colpa
di tuo fratello. Chi si congiunge in alleanza con te non ti rattristerà.
La sua mano sinistra, in cui è l'onore e
la gloria, è sotto il tuo capo, la sua destra, in cui è la longevità di vita, ti
abbraccerà (Ct 2,6; Pr 3,16)). Consacrata a tali abbracci dello sposo, puoi
chiedere ed ottenere il perdono per me. Il tuo amore per Cristo sarà la mia
indulgenza ed avrò speranza di remissione, per quanto piccola, se la sorella che
amo passerà a nozze con Cristo; e sarà un sollievo in quel terribile e temuto
giudizio, quando dovrò rispondere di omissioni, di azioni e di colpe commesse;
ahimè! Quando sarò costretto a fare un resoconto delle mie dissipazioni, tu
sarai la mia consolazione ed il mio conforto. E la punizione che è mi è dovuta
per i miei errori, può eventualmente essere alleviata dall'intercessione della
tua castità.
Col tuo avanzamento nella
virtù mi difenderai dalle mie azioni malvage, se aderirai a Cristo e se gli
sarai gradita, io non sarò appesantito da ciò che ho fatto per dispiacergli,
mentre è indulgente con te, mi risparmierà; né permetterà che perisca il
fratello la cui sorella ha preso come sposa. Forse grazie a te mi è stata
concessa la cambiale che ho contratto; mentre Cristo favorisce te con l’amore,
non punisce me per la colpa commessa. Pietà, sorella, non solo di te, quanto
piuttosto di me; affinché ciò che per te è gloria, per me almeno sia concesso
come perdono. Molte vergini saranno in tua compagnia: con loro potrai ottenere
facilmente ciò che avrai implorato per me. Alla fine, la stessa madre e guida
delle vergini Maria, per tuo merito interpellerà suo Figlio e per
non contristare te che preghi
per me, se cadrò, certamente mi rialzerà e, se mi sarò reso colpevole con un
peccato di coscienza, mi consolerà. Per tua intercessione non sarà confusa la
mia speranza nel Signore. Infatti tu fai questa professione grazie al mio
incitamento e al mio ministero, come dono di Dio, ma anche con la mia
condiscendenza. Sia, dunque, la tua integrità, che sarà per te motivo della
corona, origine del mio perdono. Allontana, di grazia, gli occhi dalle false
attrazioni del mondo. Volgi lo sguardo al Cielo dove è il tuo sposo. Volgi là il
tuo cuore, dove è Cristo, seduto alla
destra di Dio (Col 3,1). Perché tutto
quello che è nel mondo è concupiscenza della carne e concupiscenza degli occhi
(1 Gv 2,6). Cercate le cose di lassù
(Col 3,1): dove è la tua vita, là siano i tuoi desideri; dove è il tuo sposo, là
sia il tuo tesoro. Non voglio che tu sia sollecitata dai piaceri del mondo, non
voglio che tu ti impreziosisca con la bellezza della carne. Il corpo
impreziosito suscita l’altrui libidine e provoca gli sguardi dei giovani colei
che si predispone per mostrarsi adornata. Il voler piacere agli occhi altrui è
un desiderio da meretrice; e tu rendi ingiuria allo sposo celeste, se procedi
così per piacere agli occhi libidinosi. Sii giudice, ti prego, tra le donne
sposate e le vergini: considera la speranza delle une e delle altre e valuta su
quale via ciascuna si diriga.
La vergine aspira a piacere a Dio; la
sposata al secolo. La vergine conserva l’integrità con la quale è nata; la
sposata la perde. E quale verginità è, qualora non rimanga integra, così come lo
era all’inizio per natura? Innanzitutto si infligge un’ingiuria all’opera
divina, poiché si corrompe e si macchia con la lussuria ciò che Egli creò
integro. Dio riconosce la sua opera in voi che il secolo attira, ma non
corrompe; in voi che Dio accolse tali e quali egli fece. Tutte le cose, dunque,
che ora periscono col corpo, saranno ricostruite nella resurrezione. La
verginità, una volta persa, non la si recupera né in questa vita, né in quella
futura. E’ vero che Dio istituì il matrimonio, ma affinché da esso nascesse la
verginità: in modo che, accresciuti i discendenti delle vergini, si guadagnasse
nella prole ciò che le nozze avevano perso. E la radice ed il frutto delle nozze
è la verginità. Certamente la vergine nasce dal matrimonio: che, se non si
corrompe, si pone inoltre come premio delle nozze. I coniugi hanno di che
gioire, se i loro frutti vengono riposti nel granaio del cielo. Anche tu
accumulerai i meriti dei comuni genitori; saranno entrambi remunerati grazie
alla tua integrità; grazie a te, figlia, che hai aderito a Cristo, essi
riceveranno come frutto ciò che hanno perso come germoglio.
Considera, sorella mia,
gli affanni delle nozze terrene, e chiudi gli occhi per non vederne la vanità. I
primi pericoli del matrimonio sono questi: la corruzione, i fastidi della
corruzione, il peso della gravidanza, il dolore del parto che spesso porta in
pericolo di morte, facendo perire il dono ed il frutto delle nozze; mentre la
madre e la prole vengono meno nello stesso momento e tutto quello sfarzo di
nozze termina infine con la morte. Ciò che riteneva essere causa di gioia,
scoprì essere occasione di distruzione. Cosa farà dopo la morte colei che aveva
riposto tutta la sua gioia nelle nozze? Cosa farà, colei che volle piacere al
marito e non a Dio, quando uscirà dalla vita terrena? Colei che fu sollecita nel
piacere al mondo, che parte potrà avere con Cristo? In primo luogo quelle che in
modo non opportuno si vendono agli uomini e con la pudicizia perdono
contemporaneamente la libertà, dal momento che, accolta la dote, rendono
prigioniera la verginità. Cosa rimane a quella misera che mette in vendita il
pudore? Cosa succede nel caso che, come suole accadere nelle vicende del mondo,
perde la dote, rimanendo priva del pudore ed avendo perso il suo prezzo. Vedi
come rimane misera e defraudata! Certamente, a causa del marito, è esposta ad un
duplice rischio di angoscia, teme di perdere un bene, teme di subire un male.
Che posto ambiguo c’è allora per la felicità in mezzo a questi pericoli? Quali
generi di attrattiva concepisce per piacere agli sguardi?
Con quali esotici profumi impregna la veste? E, per dilettare i sensi,
altera la pelle in modo inopportuno. Colei che con menzogna trasforma il suo
volto cospargendolo di belletti, tanto da non essere più la stessa così come è
nata, ed intanto illude il marito con una sembianza estranea, non sua. Giudica
tu se non è una specie di maleficio escogitare un’arte che provochi la libidine
altrui. E colei che profana così il suo viso, quanto pensi che abbia la mente
corrotta? Ha commesso un triplice adulterio: della mente, che ha escogitato una
tale insidia; del corpo, che ha cambiato aspetto con i belletti; del vestito,
che diffonde un odore estraneo, non suo. La vergine non conosce questo male,
possiede il sesso, ma ne ignora le esigenze naturali. Scordata la fragilità
femminile, ha resistito con rigore virile ed ha reso forte il debole sesso con
la virtù: e neppure ha destinato al servizio del corpo ciò che per legge
naturale soggiace all’uomo.
Felice la vergine che da
Eva ha ricevuto il corpo e non la condanna! Ella, per colpa del peccato, si
sentì dire: Tuo marito ti dominerà e con
dolore partorirai figli (Gen 3,16). Tu, raggiunta la verginità, hai scosso
il collo da tale giogo; e neppure sarai curvata per terra sotto il peso della
necessità coniugale, ma sarai protesa verso l’alto e contemplerai il cielo; per
salire là, da dove lei è caduta per aver voluto assaggiare ciò che era vietato,
dopo aver disdegnato ciò che era lecito. Eva gustò ciò che era proibito e perse
la verginità. Una vergine può sposarsi, ma colei che
non si sposa si congiunge agli angeli.
Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli
nel cielo (Mt 22,30). Considera che la vergine che non si sposa è paragonata
agli angeli. E’ lecito infatti partorire figli, ma quelle che disprezzarono tali
necessità, sentono dire da Cristo: Beate
le sterili, (i grembi) che non hanno generato e i seni che non hanno allattato
(Lc 23,29). Al contrario, là si dice alle donne sposate:
In quei giorni guai alle donne incinte e
a quelle che allattano! (Mt 24,19) I sentimenti di una vergine sono
considerati come fossero suoi figli. Perché, poi, dovrebbe cercare figli che
partorirà con dolore colei che ha sentimenti santi su cui può meditare e
rallegrarsi? Per il tuo timore, o
Signore, dice (il profeta), abbiamo
concepito nell’utero ed abbiamo partorito lo Spirito di salvezza (Is 26,18
LXX) Ecco una concezione felice, la progenie incorrotta, un parto utile: quando
la prole prodotta è colma di buoni pensieri ed il dolore è sconosciuto. Ci sono
altrettanti germogli fertili, quanti sono i pensieri santi, tante volte (la
vergine) concepisce, quante volte riceve lo Spirito divino nella santa
meditazione. La concezione divina, infatti, dà alla luce le virtù. Ed affinché
tu non pensi di essere sterile, avrai altrettanti figli, quante virtù avrai
generato. Da un’unica concezione dello Spirito Santo, farai molti parti. Il
primo parto di una vergine è la virtù della discrezione, il secondo della
pazienza, il terzo della sobrietà, il quarto della temperanza, il quinto della
carità, il sesto dell’umiltà, il settimo della castità, affinché si compia ciò
che si legge, la sterile ha partorito
sette volte (1 Sam 2,5). Ecco,
da una concezione dello Spirito settiforme, hai avuto sette parti. Non dire:
«Ecco, io sono un albero secco!». Poiché
così dice il Signore: «Agli eunuchi che osservano i miei sabati, preferiscono
quello che a me piace e restano fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia
casa e dentro le mie mura un monumento e un nome più prezioso che figli e
figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato (Is 56,3).
Vedi, sorella carissima, come
le vergini occupano il posto principale nel regno di Dio? E non immeritatamente.
Infatti hanno disprezzato lo spirito del mondo e quindi hanno raggiunto il regno
celeste. Qui, quelle che non hanno sperimentato di partorire i figli nel dolore
cominciano la beatitudine della vita celeste; e quelle che hanno rifiutato i
contagi della libidine e le vergognose finzioni dei coniugi hanno portato
giustamente a compimento il matrimonio con Cristo. Non voglio che tu sia
stimolata dallo sfoggio delle cerimonie di nozze e dalla gremita folla degli
spettatori. Generalmente queste cerimonie sono invase da gente che insidia la
pudicizia, sebbene siano stati considerati come guardiani della castità. Quando
le donne si vedono circondate da tanti tipi di uomini, cominciano a pensare a
cosa fanno nei loro propri letti con i loro mariti; e ciò che sperimentano
soltanto con uno, pensano di farlo con molti. Non devo temere l’invidia se avrò
detto la verità. Mi feriscano con malignità quelle che hanno una cattiva
coscienza, ma devo dire, a quelle che possono trarne profitto, che devono
evitare le donne che brillano soltanto di opere carnali.
È certo, sorella mia, che non
è casta una donna che si adorna di splendidi vestiti, che emana profumi esotici,
che usa il trucco per alterare gli occhi, che dipinge il suo volto di un
innaturale candore, che indossa braccialetti d’oro sulle sue braccia, che infila
anelli sulle sue dita e sprigiona scintillii di stelle dalle gemme delle sue
mani, appesantisce le orecchie con metallo, nasconde il suo collo con le perle e
molti altri generi di pietre preziose, appesantisce la sua testa con oro; è
sicuro, dico, che una tal donna non è casta, in quanto lei si è decorata per
colpire gli occhi di molti, per muovere i loro pensieri, per attirare le loro
attenzioni. Anche se per paura del suo marito non può commettere apertamente
l'adulterio, eppure commette l’adulterio all'interno del suo cuore.
È veramente casta colei che
piace al marito per i vestiti semplici e per le buone maniere ed a Dio per il
bene della purezza. Il modo di fare e di vestirsi di queste donne sono descritti
dall'apostolo Pietro e, nella sua predicazione, descrive il loro stile di vita
corretto, quando dice: Il vostro
ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio
di vestiti – ma piuttosto, nel profondo del vostro cuore (1 Pt 3,3). Ed
anche l'apostolo Paolo presenta le stesse cose, dicendo:
Allo stesso modo preghino le donne,
vestite decorosamente, si adornino con pudore e riservatezza, non con trecce e
ornamenti d’oro, perle o vesti sontuose, ma, come conviene a donne che onorano
Dio, con opere buone (1 Tm 2,9). Fuggi le donne che sai che si comportano
diversamente da questi precetti e che sono in disaccordo con loro, come fossero
guide della gehenna e compagne dell’inferno. Infatti loro ti persuaderanno di
ciò di cui sono colme e, sebbene non ti comunicheranno la loro scelleratezza con
le parole, lo faranno tuttavia con i loro stessi vestiti. Evita come se fosse un
idolo la donna che è ornata con oro e si irradia con gioielli; considerala come
un idolo, non un essere umano, che ha avuto la presunzione di deturpare con
varie falsità il suo essere fisico che era stato così ben formato da Dio. Onde,
la sacra Scrittura dice: Illusorio è il
fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare (Pr
31,30).
INDICE DEI CAPITOLI
I. Devono essere evitate le donne laiche.
II. La vergine deve evitare di trattare con gli uomini, anche se santi.
III. La vergine deve guardarsi dal trattare con i giovani.
IV. L’astinenza.
V. La vergine non deve parlare con un altro essendo sola.
VI. La vergine deve leggere e pregare di continuo.
VII. Non deve essere letto con spirito carnale il Vecchio Testamento.
VIII. Il digiuno moderato
IX. L'uso del vino.
X. Come le vergini devono usare il bagno.
XI. E’ peccato per una vergine ridere sfacciatamente.
XII. Come debbano essere considerate le inservienti che hanno professato la
verginità.
XIII. La discrezione della superiora nei riguardi di ciascuna.
XIV. La vergine sia equilibrata sia nella povertà che nell’abbondanza.
XV. La concessione ed il divieto della carne.
XVI. La vergine deve perseverare nel monastero dove ha iniziato.
XVII. Essa deve fuggire dalla vita individuale.
XVIII. La vergine non deve avere beni nel monastero.
XIX. La vergine non deve giurare.
XX. La vergine non deve parlare da sola con un’altra.
XXI. La vergine non deve desiderare di tornare nel mondo.
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6 gennaio
2016 a cura
di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net