Le opere di Abba Isaia
Estratto e tradotto da. "Un mystique
monophysite: le moine Isaïe"
di Vailhé Siméon, in: Échos d'Orient, tome 9, n°57, 1906
Vediamo ora le opere che ci sono giunte sotto il nome di Isaia.
Normalmente se ne distinguono tre:
1) Ventinove discorsi, di cui Migne ha riprodotto
solo il testo latino (P.G. vol. 40, col. 1105-1205) e che trattano vari
argomenti della vita religiosa;
2) Diciannove capitoli su ascetismo e
contemplazione, editati (P.G. vol. 40, col. 1205-1212) nel testo originale con
una traduzione latina;
3) Una regola dell'abate Isaia, che comprende 68
piccoli paragrafi e che si trovano nelle opere di san Benedetto d'Aniane (P.L.
vol. 103, col 427-434), all'inizio del IX secolo.
Diciamo subito che i diciannove capitoli, il cui testo greco è stato
pubblicato da Migne, sono solo frammenti presi in prestito dai ventinove
sermoni, come ha sottolineato a lungo Galland
[1] nella sua
opera, in cui rinvia esattamente al capitolo ed al paragrafo di ciascun sermone.
Pertanto, non formano un'opera separata dalla prima come si è troppo spesso
affermato nelle storie letterarie.
Lo stesso si deve dire della presunta regola di Abba Isaia; è solo una
serie di centoni presi in prestito dalle opere di questo anacoreta. Da chi sia
stata realizzata questa collezione non può essere precisato, anche se
sicuramente esisteva a partire dalla fine dell'VIII secolo. In ogni caso, è
sufficiente dare un'occhiata ai sermoni di Isaia ed alla regola che gli è
attribuita per trovare gli stessi pensieri espressi negli stessi termini. Prendo
alcune citazioni a caso:
1) P.G., t. XL, col. 1109: Cum
aquam bibis, guttur tuum ne sinas sonum edere, ut solunt homines volgares.
P. L., t. CIII, col. 430, n ° 20:
Nec bibas aquam avide, nec cum sonita.
2) P.G., col. 1109:
Ne comedas cum voluptate, manum tuam ante te solum protende.
P. L., col. 430, n ° 20:
Ne comedas cum delectione et extende manum tuam tantum ad ea quae sunt
ante te.
3) P.G., col. 1109: Totum vero
corpus ungi ne permiseris, nisi necessitas aut morbus impellat.
Ρ. L. col, 430, n ° 19:
Ne permittas ut quisquam unget oleo corpus tuum, nisi propter gravem
morbum.
Per non stancare il lettore e per non dare a questo articolo
proporzioni troppo grandi, interrompo il confronto qui, ma si potrebbero trovare
i 68 capitoli di cui è composta la regola di Isaia nei suoi sermoni o nelle sue
conferenze spirituali. Le tre opere di Isaia riconducono quindi ad una sola, da
cui sono state estratte le altre due. È possibile, anche probabile, che le
ventinove orationes di Isaia non
rappresentino tutta l'attività letteraria di questo personaggio e soprattutto
che non siano più nel loro stato primitivo. Due
codices della Biblioteca Nazionale di
Parigi indicano trenta sermoni ascetici ed il numero potrebbe non essere
completo. Per quanto riguarda i sermoni, almeno quattro non possono rivendicare
questo titolo: il venticinquesimo è solo una lettera di spiritualità di Isaia al
discepolo Pietro Egiziano, come indicano le prime parole:
Quod scribis ad me, te velle peccatorum tuorum; il ventiseiesimo è
solo una serie di frasi pronunciate da Isaia e raccolte dallo stesso Pietro:
Dicebat pater meus; il ventunesimo
rientra anche in questa categoria:
Quaesitum fuit ex abbate Isaia quid esset poenitentia ......
idem abbas, cum ex eo quaereretur, quomodo sit in cella quiescendum…;
allo stesso modo l'ottavo: Video me
aliquando, inquit abbas Isaias, ecc. Di conseguenza, sarebbe necessario
chiedersi se tutti questi sermoni non fossero solo lettere di spiritualità, come
lo sono le opere di Barsanufio e di Giovanni il Profeta. Ricordiamo che Isaia ha
condotto lo stesso tipo di vita di questi due santi. Come loro, era confinato in
una cella, separato dal mondo e a contatto con lui solo attraverso Pietro
Egiziano. Senza dubbio ci si rivolgeva ad Isaia per iscritto, come in seguito si
sarebbe fatto per Giovanni e Barsanufio, ed è proprio una parte delle sue
risposte che è arrivata a noi. Di conseguenza, il numero di sermoni può
differire e possiamo averne un'idea esatta solo attraverso un attento studio
degli innumerevoli manoscritti che contengono le opere di Isaia.
[1] Ndt. Galland Andrea. Erudito (n. Venezia 1709 - m. 1780).
Prete dell'oratorio, pubblicò, fra l'altro, una
Bibliotheca graeco-latina veterum patrum (1765-81) che in 14 volumi
contiene gli scritti di 380 autori cristiani dei primi sette secoli.
(Fonte Enciclopedia Treccani)
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14 marzo 2020
a cura di
Alberto
"da Cormano"
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