Pseudo-Basilio
Ammonizione ad un figlio spirituale
(Titolo
della Patrologia Latina, vol. 103:
“San Basilio Vescovo di Cesarea in Cappadocia
Ammonizione ad un figlio spirituale”)
Prologo
Ascolta, figlio, l'ammonizione di tuo padre e inclina il tuo orecchio alle mie
parole, rivolgimi volentieri il tuo udito e ascolta tutte le cose dette con un
cuore fiducioso. Desidero insegnarti che cosa sia la milizia spirituale ed in che
modo tu debba combattere per il tuo re. Tendi all’ascolto più intensamente la
tua mente e la tua anima non sia appesantita dal sonno. Stimola invece la tua
anima alla vigilanza ed ad impegnarsi nella comprensione delle mie parole.
Queste parole non provengono da me, ma derivano da origini divine. Infatti non
ti sto istruendo in una nuova dottrina, ma in quella che ho imparato dai miei
padri. Se, dunque, infonderai queste cose nel tuo cuore, dirigerai i tuoi passi
sulla via della pace, nessun male ti potrà colpire e tutte le avversità dello
spirito si allontaneranno da te.
Capitolo 1
La milizia spirituale
Pertanto, figlio, se desideri combattere per il Signore, combatti solo per lui.
Così come chi lotta per un re terreno obbedisce a tutti i suoi ordini,
altrettanto coloro che lottano per il Re celeste devono custodire i suoi celesti
precetti. Un soldato terreno, in
qualunque luogo sia inviato, è preparato e pronto, e non oserà scusare se stesso
per amore di una moglie o dei figli, quanto più un soldato di Cristo deve
obbedire al comando del suo re senza alcun impedimento. Un soldato terreno va in
guerra contro un nemico visibile; invece un nemico invisibile non cessa ogni
giorno di combattere contro di te. Quelli combattono contro carne e sangue; tu
invece devi lottare contro i vizi spirituali nell’armata celeste. Quelli usano
armi mondane contro un nemico mondano; tu invece hai bisogno di armi spirituali
contro un nemico spirituale. Quello durante la battaglia tiene in testa un elmo
di ferro, ma il tuo elmo è Cristo che è la tua testa. Quello si è cinto di una
corazza, così che non può essere ferito, ma tu cingiti dalla corazza della fede
in Cristo. Quello getta lancia e frecce contro il suo avversario, tu getta
contro l’avversario le parole divine, colpendolo con le parole dei profeti e
dicendo: " Il Signore è il mio aiuto, ed io guarderò dall’alto i miei nemici".
(Salmo 118 (117),7)
Quello, finché conduce la lotta, non butta via le armi per timore che possa
essere ferito da un avversario, così anche tu non dovresti rimanere disarmato
perché il tuo nemico è più furbo del suo. Il suo nemico combatte per un certo
tempo; invece il tuo nemico, finché stai in piedi nel corso di questa vita, non
cessa di combattere contro di te. Le sue armi sono faticose e pesanti da
portare; invece le tue armi sono leggere e piacevoli da trasportare, per chi
desidera portarle. Egli, quando ha sconfitto il suo avversario, torna a casa
dalla moglie e dai figli. Tu invece, sconfitto il nemico, entrerai nel Regno dei
cieli con tutti i santi. Quello accetta una ricompensa mondana per un lavoro
mondano; tu, invece, ricevi una ricompensa spirituale per un impegno spirituale.
Il monaco, soldato di Dio, si aspetta una ricompensa celeste, rigettando da sé
le azioni terrene e non implicandosi negli affari secolari. Per questo è
difficile servire due padroni, né c'è qualcuno che possa portare armi spirituali
servendo mammona. Costui, infatti, rifiuta e getta lontano da se il giogo di
Cristo che è soave e leggero (Mt 11,30) e tutto ciò che è pesante ed oneroso per
la sua anima gli sembra soave e leggero. Un uomo così è ferito dalle sue proprie
armi e, perché ama il pericolo, finisce nella morte.
Considera per quale re hai scelto di combattere. Quanto è superiore il potere
celeste al re terrestre, tanto è più eccellente la posizione del tuo esercito
rispetto all'esercito terrestre. Se tu pensi di costruire una torre alta prepara
le spese per la struttura in modo che, dopo aver iniziato la costruzione, tu
possa condurla alla perfezione, per timore che quelli che passano ti deridano e
che i nemici gioiscano di te (Lc 14,28–30). Questa torre non è costruita di
pietre, ma dalla virtù dell'anima, né la spesa richiede oro o argento, ma un
atteggiamento di fede. Infatti le ricchezze terrene impediscono molto la
sua costruzione.
Capitolo 2
Le virtù dell'anima
Cerca solo di riuscire in questo, figlio: se desideri servire l'unico Signore,
non devi cercare di piacere a nessuno nella tua vita, se non a lui solo.
Non occupare la tua mente in cose diverse. Allontana da te l'amore
carnale, affinché questo non ti allontani dal timore di Dio. Espelli tutti i
vizi dalla tua anima, così che tu possa conquistare le virtù dell’anima. Ascolta
quindi quali sono le virtù dell’anima e quale grande beneficio le conferiscono.
È una virtù dell'anima amare Dio ed odiare ciò che Dio non ama.
È una virtù dell'anima perseguire la pazienza ed evitare l’impazienza.
È una virtù dell'anima mantenere la purezza del corpo, così come quella
dell'anima.
È una virtù dell'anima disprezzare la vanagloria e considerare spregevoli tutti
i beni mondani.
È una virtù dell'anima perseguire l’umiltà e detestare l'arroganza
dell’orgoglio.
È una virtù dell'anima abbracciare la verità e fuggire tutte le menzogne.
È una virtù dell'anima frenare l’ira e reprimere il furore.
È una virtù dell'anima amare la pace ed aborrire l’invidia.
È una virtù dell'anima allontanarsi da ogni stoltezza ed abbracciare la Sapienza
divina.
È una virtù dell'anima sottomettere ogni desiderio carnale all'anima.
È una virtù dell'anima disprezzare l’avarizia ed abbracciare volentieri la
povertà.
Pertanto sarai in grado di ottenere facilmente queste virtù se avrai trascurato
le preoccupazioni terrene e se avrai preferito le cose celesti alle cose terrene
e transitorie e se la tua volontà si occuperà delle lodi di Dio e se tu avrai
meditato intensamente le sue sentenze giorno e notte. Sarai come un albero
piantato lungo corsi d’acqua (Sal 1,3); nasceranno da te tutti i benefici
spirituali, e, da servo, sarai chiamato amico di Dio.
Capitolo 3
L'amore di Dio
Di tutte le virtù, ama Dio in modo che tu gli sia gradito in tutte le tue
azioni. Infatti, se un uomo unito in matrimonio si affretta a compiacere sua
moglie, molto di più un monaco deve compiacere Cristo in tutti i modi. Chi ama
Dio osserva i suoi comandamenti (1 Gv 2,3). Dio, infatti, non desidera essere
amato soltanto con parole, ma con un cuore puro e con opere di giustizia. Poiché
chi dice: "Io amo Dio", ma non ascolta i suoi comandamenti, è un bugiardo (1 Gv
2,4). Questo genere di uomo inganna se stesso e conduce se stesso fuori strada.
Dio infatti è un osservatore del cuore, non delle parole ed ama coloro che lo
servono con semplicità di cuore. Se amiamo i nostri genitori terreni con tale
affetto, che per un breve periodo hanno sopportato sofferenze per noi, il nostro
Padre celeste non deve forse essere amato da noi molto di più? Anche il fatto
che ci hanno amato è stata una benedizione di Cristo, che è il miglior
dispensatore di tutte le cose. Ancor prima di nascere in questo mondo, Lui,
dalla sua provvidenza, ci ha preparato dei genitori dal cui amore saremmo stati
nutriti.
Ma, non appena il bambino nasce, il seno della madre si riempie di latte per
volontà di Dio. Quindi, amiamo Dio più di ogni cosa, lui che ha modellato noi ed
i nostri genitori con le proprie mani ed al cui favore attribuiamo tutti i beni
che ci vengono concessi quotidianamente. Amiamo dunque i nostri genitori come
fossero nostri figli, se essi non ci impediscono di entrare al servizio di
Cristo; se invece cercano di impedirlo, da parte nostra non dobbiamo neanche
dare loro sepoltura. Cristo deve essere amato sopra i genitori, perché i
genitori non ci concedono ciò che Cristo ci dona. E chi può raccontare
correttamente i suoi favori? e quanto ci ha donato e non cessa di concederci i
suoi favori ogni giorno? Infatti, vedendoci, sopraffatti dai numerosi peccati,
Dio non ci ha abbandonato, ma ha perdonato le nostre trasgressioni. Né,
allontanandoci da lui, quando abbiamo vagato in diversi errori Dio non ci
condotto nel precipizio della morte, ma ci ha richiamati alla vita eterna. E
quando, ingrati per i suoi favori, ci siamo allontanati da lui, egli ci ha
cercati come Padre clementissimo e, pur stando seduto sul trono celeste, per
amor nostro scese sulla terra e venne in tale umiltà da assumere la forma umana.
Colui che tiene il mondo nel suo pugno è stato avvolto in fasce in una
mangiatoia e colui che misura il cielo con il palmo della mano non aveva nessun
luogo dove posare il capo. Anche se era ricco, è diventato povero perché noi
diventassimo ricchi grazie a lui. E chi arriverà tra le nuvole a giudicare i
vivi ed i morti ha subito il giudizio degli uomini. Lui che è la fontana della
vita eterna per tutti coloro che hanno sete, quando ebbe sete ha dovuto
chiedere l’acqua ad una donna samaritana. Lui, che ha soddisfatto la nostra fame
con la propria carne, soffrì la fame quando fu tentato nel deserto. Lui, che
insieme al Padre è servito dagli angeli in cielo, si è degnato di servire gli
uomini sulla terra. La mano, attraverso la quale sono stati eseguiti tanti atti
virtuosi, era inchiodata sulla croce per la nostra redenzione. Alla sua bocca,
con la quale egli annunciò la sua dottrina della salvezza, offrirono fiele al
posto di cibo. Lui che non ha nociuto né fatto del male ad alcuno, è stato
picchiato ed ha subito oltraggi. E colui al cui comando risorgono tutti i morti,
ha sofferto la morte di croce di sua volontà. Quindi sopportò tutte queste cose
affinché egli ci potesse concedere la vita eterna. Anche se egli ci ha donato
immensi benefici, non ci ha richiesto nulla, se non che custodissimo il nostro
tempio senza macchia per lui, in modo che egli possa sempre dimorare in noi e
noi possiamo rimanere in lui. Cristo non esige oro o argento da noi, né nulla di
simile. Se avessimo di queste cose, egli ci imporrebbe di distribuirle ai bisognosi.
Egli cerca proprio noi, ci desidera, vuole riposare in noi.
Capitolo 4
L'amore per il prossimo
Allora avviciniamoci a lui e uniamoci alla sua tenerezza, per amare noi stessi
ed il nostro prossimo. E, ripeto, chi ama il suo prossimo è chiamato figlio di
Dio. Ma chi al contrario odia il suo prossimo è chiamato figlio del diavolo. Chi
ama suo fratello ha un cuore pacifico; chi invece odia suo fratello è circondato
da una grande tempesta. L’uomo buono, anche se subisce un torto, lo ritiene di
nessun conto, ma l’uomo malvagio considera un’offesa qualunque comportamento del
suo prossimo. Chi è pieno di amore0 procede con un volto molto sereno, mentre un
uomo pieno di odio cammina con animo collerico. Anche tu, figlio, persegui la
bontà nella tua vita e considera il tuo prossimo come fosse un tuo membro. Ogni
uomo ritienilo come tuo fratello. Ricorda che un unico e veritiero creatore ci
ha creati. Non recare scandalo a nessuno nella tua vita; e non fare ciò che è
utile a te, ma ciò che avvantaggia il tuo prossimo. Ciò che non vuoi accada a
te, non desiderare che accada al tuo prossimo. Se lo vedi impegnato in buone
azioni, congratulati con lui ed esprimi la tua gioia per lui. Se egli soffrisse
di qualche avversità, condividi la sua sofferenza e considera tua la sua
tristezza. Espelli ogni malizia dalla tua anima e non lasciare che le fiamme
dell'odio brucino il tuo cuore. Non scatenare l'ira contro i deboli e coloro che
ti sono sottoposti, ma sempre considerali membri della tua famiglia. Non amare
tuo fratello con cuore bugiardo e non tramare insidie contro di lui mentre lo
baci con le labbra. Un uomo disonesto proferisce pacate parole dalla sua bocca,
mentre segretamente nella mente pianifica di ingannare il suo prossimo. Pertanto
con queste azioni Dio è provocato all'ira. Infatti per la purezza del cuore
siamo posti alla presenza di Dio ed egli rigetta tutto ciò che è prodotto da un
cuore falso.
Capitolo 5
La ricerca della pace
Inoltre allontana da te ogni falsità e non desiderare di far cadere il tuo
prossimo, né di ferire o dilaniare un tuo membro.
E quando ti sarai arrabbiato, come succede agli uomini, non rimanere
adirato fino al tramonto del sole, ma procurati la pace e allontana ogni furore
dalla tua anima. Chi infatti abbraccia la pace nella dimora del suo cuore,
prepara un dimora a Cristo, perché Cristo è pace e desidera riposare in pace. Un
uomo invidioso è maledetto in molti modi. Un uomo tranquillo è sempre in uno
stato di tranquillità; un uomo invidioso è come una nave quando è sconvolta
dalle onde del mare. Un uomo di pace possiede una mente senza preoccupazioni:
invece un uomo invidioso è sempre confuso. Chi segue la pace è al sicuro e
protetto ovunque. Un uomo invidioso
si infuria inutilmente come un lupo insaziabile. Un uomo di pace è come una
bella vite carica di abbondanti frutti: invece l’uomo invidioso è soggetto al
peso dell’indigenza e della miseria. Tanto quanto l'uomo di pace è lieto ed
esulta nel Signore, così l'uomo invidioso si logora e si riduce a nulla. Mentre
un uomo tranquillo è riconosciuto dalla sua abbondanza di gioia, un uomo
invidioso lo si riconosce dal suo aspetto sciupato e dal volto piena di rabbia.
Un uomo di pace merita la compagnia degli angeli, mentre l'uomo invidioso è
degno solo di essere il compagno di demoni: e come la pace illumina i segreti
del cuore, così l'invidia acceca le interiorità del cuore. La pace infatti mette
in fuga e ostacola ogni discordia, mentre l’invidia raccoglie ira. Dallo
splendore della pace vengono dissipate tutte le tenebre e dove si è insediata
l’invidia ci sono oscurità e tenebre esteriori. Pertanto, o figlio, segui il
desiderabile nome di pace affinché tu possa acquisire i frutti della pace ed
evita l’invidia, per non essere riempito di frutti malvagi. Dio ti ha creato
come un animale dotato di ragione per poter distinguere tra bene e male, così
che tu possa scegliere il meglio ed evitare ciò che è inutile e per poter
esaminare tutto, mantenendo ciò che è buono ed evitando ogni genere di male.
Capitolo 6
La pazienza
Figlio, apprendi la pazienza che è la più grande virtù dell'anima, in modo che
tu possa salire velocemente al culmine della perfezione. Non cercare la
ricompensa della pazienza dagli uomini, affinché tu possa in futuro ricevere la
ricompensa eterna dal Signore eterno. La pazienza è il grande rimedio per
l'anima; invece l’impazienza provoca la distruzione del cuore. Con la pazienza,
infatti, si aspetta la speranza dei beni futuri e si abbraccia ciò che non si
vede, quasi come lo si vedesse.
Capitolo 7
La continenza e la castità
Figlio, mantieniti puro in tutte le cose, così che tu possa vedere Dio stabilito
nella gloria. Il tuo cuore sia puro da ogni macchia, affinché non sia consentito
al nemico di entrare. Volgi i tuoi occhi da visioni abominevoli e non essere
attratto dai volti di belle donne, per timore che attraverso tale attrazione tu
paghi con la punizione eterna. Ricorda a chi hai dedicato le tue membra e non
congiungerle alle prostitute. Allontana quindi il tuo amore dall’amore di una
donna, per timore che il suo amore ti escluda dall'amore di Dio. Non trascurare
le minime cose, per non cadere a poco a poco nel male. Non fingere di andare
nelle case delle vergini in modo ingenuo e non trascorrere del tempo con loro in
chiacchere lunghe e futili, per timore che attraverso questo gran parlare le
vostre menti vengano contaminate. Figlio, non considerare pesanti le mie parole
e non considerare insensato il mio discorso, ma credimi e accogli di buon grado
le mie parole. Se un prete o un monaco entrano in modo inopportuno nella casa
delle donne ed in questo modo acconsentono che una vergine si avvicini a loro,
costoro perdono subito la loro primitiva reputazione e, di propria volontà, ciò
che hanno promesso a Dio. Né certamente potranno in questo modo preparare una
dimora per il Signore dentro di sé, ma saranno abbandonati come un legno secco.
Forse che il Signore estorce la verginità contro la volontà? Questo dono è
infatti offerto a Cristo volontariamente di propria volontà. Non è consentito
profanare nulla di ciò che è stato promesso a Dio. Non peccherai, o uomo, se non
hai promesso un voto. Se, tuttavia, hai promesso un voto, non esitare a
compierlo, perché il Signore lo richiederà a te come cosa sua; lui non vuole che
le tue membra, che già sono offerte a lui, siano profanate. Vedi dunque che un
bel corpo non ti seduca e che tu perda la bellezza della tua anima. Non fissare
la figura di una donna con un occhio impudico, per timore che la morte entri
attraverso queste occasioni che tu le offri. Non ascoltare le loro parole,
affinché tu non desideri intensamente malvagità nella tua anima. Non desiderare
di toccare la carne di una donna, per timore che toccandola si infiammi il tuo
cuore e con il tuo spirito affondi nella perdizione. Come il fieno che è posto
vicino al fuoco brucia, così colui che tocca la carne di una donna non può
sfuggire dalla dannazione della propria anima; ed anche se riesce a sfuggire
puro di corpo, tuttavia se ne va corrotto nella mente e nel cuore.
Capitolo 8
Fuggire l'amore di questo mondo
Dimmi figlio, ti prego, quale profitto può ricevere l'anima dall’amore della
bellezza mondana? Non è forse come il fieno che, colpito dal calore dell'estate,
si secca e, poco a poco, perde la sua primitiva eleganza? L'aspetto della natura
umana è simile. Con l'avvento della vecchiaia, ogni primitiva bellezza è
distrutta e ciò che hai amato prima, ora lo trovi odioso. Infatti, quando la
morte arriva, allora sarà totalmente distrutta tutta la bellezza e tu
riconoscerai che ciò che prima hai amato invano era solo un'illusione. Quando
vedrai tutto il corpo trasformato in gonfiore e fetore, non sarai colpito da un
grande orrore? Forse che non chiuderai il tuo naso, non essendo in grado di
sopportare quell'odore fortissimo? Dopo sarà poi tutta quella gioia? Vedi se c'è
ancora qualcosa della bellezza originale. Dove è la dolcezza del lusso e
l’opulenza dei banchetti? Dove sono le parole lusinghiere che addolcivano i
cuori ingenui? Dove sono le dolci parole che infondevano amarezza agli amanti? Dove sono
le risate smodate e futili? Dov'è la gioia sfrenata ed inutile? Sono scomparse
come un flusso di acqua corrente. Questa è la fine del bel corpo che
tu amavi: questa è la fine dei piaceri corporei. Allontana dunque l'anima da
questi osceni amori e volgi tutto l’amore alla più splendida bellezza di Cristo,
in modo che i raggi del suo splendore possano illuminare il tuo cuore e tutte le
tenebre possono essere allontanate da te. Questa bellezza deve essere amata,
figlio, poiché solitamente infonde gioia spirituale alle anime. Questa bellezza
deve essere abbracciata in tutti i modi, poiché da lì acquisiamo serenità e
tranquillità. Evitiamo le bellezze distruttive, affinché non ci infliggano ogni
tipo di male. Molti, infatti, ammirando l'aspetto delle donne hanno fatto
naufragio dal cammino della rettitudine. Molti, affascinanti dai loro ornamenti,
hanno subito la distruzione della loro anima e, dall'altezza della perfezione,
sono stati gettati nelle profondità dell'inferno. Figlio, fai attenzione alle
cose che, come capisci, hanno fatto perire molti uomini. Ti imploro di non bere
la bevanda che, come hai visto, ha fatto morire molti: non prendere il cibo che
ha causato la rovina di altri. Non mettere piede sulla strada dove molti altri
hanno naufragato. Evita le insidie nelle quali sono caduti gli altri, come hai
visto. Chiedi al Signore un cuore prudente ed una mente vigile affinché tu
riconosca gli inganni e l’astuzia del nemico ed il piede non finisca nella sua
rete. Un uomo saggio non desidera la bellezza del corpo, ma dell'anima; un uomo
sciocco si affeziona agli ornamenti del corpo. Un uomo saggio rifiuta una donna
elegante, invece un uomo sciocco, desiderandola, è gettato a terra in modo
miserabile. Un uomo prudente distoglie il suo sguardo da una donna imprudente,
mentre un uomo lussurioso, nel guardarla, si scioglie come la cera vicino al fuoco.
Tu, invece, stai attento alle attrazioni malvagie ed alla falsa bellezza in tutti
i modi, poiché l'anima sarà disonorata se presterà attenzione alla loro
avvenenza. Cristo non si rallegra della bellezza del corpo, ma della bellezza
dell'anima. Perciò, figlio, ama quelle bellezze in cui si rallegra Cristo.
Capitolo 9
La fuga dall’avarizia
Distogli il tuo cuore da ogni avarizia per non diventare schiavo dell’amore del
denaro, affinché tu non sia condannato come un adultero ed un adoratore di
idoli. Non amare le ricchezze per non offendere colui a cui sono ugualmente
dedicati il tuo corpo e la mente. Non desiderare le cose che ti allontanano e ti
separano da Dio. Non amare le ricchezze terrene, per non perdere le ricchezze
del cielo. Molti, desiderosi dei beni altrui, sono stati privati dei propri beni.
Le ricchezze di questo mondo ci sono estranee, noi invece possediamo il Regno
dei cieli. Non cercare i beni degli altri, perché tu non diventi un estraneo ai
tuoi. Sii contento di avere un sufficiente vitto quotidiano: allontana da te
tutto ciò che è in eccesso, come fosse un ostacolo al tuo scopo di vita. Non
desiderare di diventare ricco, per non cadere in tentazione e nelle insidie del
diavolo. Guardati dall'avarizia, perché l'avidità è stata chiamata
dall'Apostolo la radice di ogni male (1 Tm 6,10). Un uomo avido di denaro ha già
un'anima venale: se infatti egli trova il tempo, per un nonnulla commette un omicidio;
e come chi versa acqua sul terreno, così lui versa il sangue del suo prossimo.
Molti colpiti dalla passione dell'avarizia sono caduti in pericolo di morte. A
causa dell'avarizia, Acan fu lapidato con tutti i membri della sua famiglia (Gs
7,24-25). A causa dell'avarizia, Saul fu allontanato dal Signore, fu infine
espulso dalle dimore reali e ucciso dai suoi nemici (1 Sam 15,10-11). Acab, a
causa dell'avarizia, usurpò la vigna di Nabot (1 Re 21,1-16) e per questo atto
peccaminoso, egli fu ferito in battaglia e morì. Il nostro Signore e Salvatore
ha voluto espellere l'amore del denaro dal cuore dei Farisei: ma perché erano
troppo avidi, hanno deriso i suoi salutari avvertimenti. Infatti l’avarizia non
permise di entrare nel regno dei cieli al ricco, anche se il Signore lo chiamò
ordinandogli di vendere le sue ricchezze, (Mt 19,21–24). E la mente di Giuda
bruciò per la passione dell'avarizia, così che consegnò il Signore, che gli
aveva concesso tutti i beni, nelle mani dei malvagi (Mt 26,14). Un uomo avaro è
simile all’inferno. L’inferno, insomma, per quanti ne possa divorare, non dice
mai di essere soddisfatto: e così, anche se tutti i tesori della terra
confluissero all’avaro, egli non sarà soddisfatto. Figlio, aliena te stesso da
questo vizio e accogli con piacere una volontaria povertà. Non essere inattivo e
pigro, ma lavora con le tue mani in modo che tu abbia da dare ai bisognosi. Dai
con moderazione secondo la tua capacità: infatti tanto ti è stato affidato,
quanto ti verrà chiesto. Nessuno si aspetta da te quello che non possiedi
assolutamente. È un abominio davanti a Cristo l’acquisire elemosina
ingiustamente, ma l’elemosina acquisita con fede è gradita a lui. Figlio, il
bene della misericordia non ammette questi inganni. Ci sono alcuni che,
derubando altri, fingono di fare l’elemosina e, quando opprimono gli altri,
fanno finta di sentirsi dispiaciuti per loro: ma Dio non si compiace delle loro
opere e maledice e aborrisce il loro cuore insincero. Invece tu, figlio, puoi
dare un po' dei tuoi lavori e questo sarà gradito e accetto al Signore. Non
vantarti quando fai l'elemosina ai bisognosi e non considerarti migliore di
colui a cui hai donato; ma in tutte le tue opere, umilia te stesso davanti a Dio
perché ciò che è fatto con orgoglio non sarà gradito a Dio; invece ciò che è
fatto con umiltà gli è gradito.
Capitolo 10
La ricerca dell’umiltà
Figlio, persegui l'umiltà prima di tutto che è la più elevata di tutte le
virtù, in modo che tu possa salire alla vetta della perfezione: dal momento che
i giusti insegnamenti non possono essere adempiuti se non attraverso l'umiltà e le
fatiche a lungo compiute sono considerate di nessun conto a causa dell'orgoglio.
Un uomo umile è simile a Dio e lo porta nel tempio del suo animo. L'uomo
orgoglioso, invece, poiché è odioso a Dio è simile al diavolo. L'uomo umile,
anche se sembra più vile in apparenza, è glorioso nelle sue virtù. L'uomo
orgoglioso, anche se sembra dignitoso ed elegante nell'aspetto, pur tuttavia, dalle
sue opere, mostra di essere inutile; si riconosce la sua superbia dalla bocca e
dai suoi movimenti e la sua superficialità è resa manifesta dalle sue parole.
Egli desidera sempre essere lodato dagli uomini e desidera essere lodato per le
sue virtù, che gli sono estranee. Egli non sopporta di essere subordinato a
chiunque, ma desidera sempre essere primo e tenta di affermarsi in una posizione
più alta. Ma perché non può ottenerla dai suoi propri meriti, egli si affretta
ad ottenerla con inganni, camminando sempre gonfio d’orgoglio, come un otre
vuoto e inutile. E come una nave senza un timoniere è sconvolta dalle onde, così
egli, volubile ed incostante, è portato in giro in tutte le sue azioni. Al
contrario, un uomo umile rifiuta tutti gli onori terreni e si considera l’ultimo
di tutti gli uomini. Sebbene egli appare insignificante nell'aspetto, è
considerato eminente presso il Signore. Quando ha svolto tutti i comandi di Dio
egli dichiara di non aver compiuto niente e si affretta a nascondere tutte le
virtù della sua anima. Ma il Signore rende note tutte le sue opere, rivela e
glorifica le sue imprese. Dio lo esalterà, lo evidenzierà e, quando egli
pregherà, Dio provvederà a ciò che egli chiede.
Capitolo 11
La preghiera
Inoltre, figlio, quando ti avvicini al Signore per pregare, prostrati umilmente
al suo cospetto per timore che tu richieda qualcosa come se fosse in grazia dei
tuoi meriti. E se hai consapevolezza di qualche buona opera, nascondila, in modo
che, con il tuo silenzio, Dio te la restituisca moltiplicata. Rivela subito i
tuoi peccati, così che Dio possa distruggerli non appena li hai confessati. Non
volerti giustificare quando ti avvicini alla preghiera, affinché tu non esca
condannato come il fariseo. Ricordati del pubblicano ed in che modo pregasse per
sé (Lc 18,9-14), imitalo affinché tu possa ricevere un perdono per i tuoi
peccati. Non pregare Dio ad alta voce, lui che conosce tutte le cose nascoste,
ma lascia che il grido del tuo cuore colpisca le sue orecchie. Non moltiplicare
le parole davanti a lui, perché il Signore non si rende propizio con le tante
parole, ma con il cuore puro. Nel tempo dell’orazione scaccia ogni malizia dal
tuo cuore e, se hai qualcosa contro il tuo prossimo, dimenticala. C'è un certo
tipo di serpente che quando va a bere acqua, prima di avvicinarsi alla fonte,
vomita tutto il suo veleno: perciò imita l'astuzia di questo serpente e scaccia
dalla tua anima tutto il più ripugnante veleno. Condona al tuo compagno di
servitù i cento denari, perché ti possa essere condonato il debito di diecimila
talenti; e, così come desideri che Dio faccia con te, allo stesso modo
comportati con il tuo compagno. Qualunque lavoro tu abbia iniziato a fare, in
primo luogo invoca il Signore e, quando hai finito, non dimenticare di rendere
grazie.
Capitolo 12
Le veglie
Cerca Dio e lo troverai: non lasciarlo quando l’avrai trovato in modo che il tuo
cuore sia riempito con il suo amore. Persegui questo obiettivo nella tua vita,
affinché tu possa offrire a Dio una preghiera pura. Pensieri superflui non
sconvolgano il tuo cuore, perché il tuo spirito non sia conquistato da luoghi od
occupazioni diverse. Dunque, o figlio, ricordati che stai alla presenza del
Signore che vede i segreti del cuore e conosce i luoghi nascosti della mente.
Sii vigile al cospetto di Dio durante il tempo della preghiera e della salmodia.
Non lasciare che il sonno opprima la tua anima; la disposizione d'animo e la
voce non siano discordanti, bensì in armonia tra di loro. Le tue parole riflettano entrambi.
Come non è possibile servire due padroni, (Mt 6,24) così non è possibile che una
preghiera divisa possa ascendere al Signore. Figlio, non trascorrere del tempo
in ozio o inattivo; tanto di giorno che di notte ti conviene stare all'erta
affinché tu possa facilmente fuggire la tentazione che ti minaccia. Infatti, se
pensieri volgari turbano il tuo cuore e ti costringono a fare ciò che è vietato,
saranno scacciati dalla tua anima con le preghiere e le veglie. La preghiera è
la grande protezione dell'anima. Attraverso le preghiere più pure, tutte quelle
cose che ci sono più utili ci sono concesse da Dio e, senza dubbio, tutte le
cose nocive sono scacciate lontano da noi. Durante la salmodia, figlio,
salmeggia con sapienza e canta attentamente i cantici spirituali davanti al
Signore, affinché tu possa notare più facilmente la virtù dei Salmi. Infatti,
ogni durezza di cuore sarà ammorbidita dalla loro dolcezza. Allora avrai una
voce dolce e con gioia canterai: Quanto sono dolci al mio palato le tue parole,
più del miele del favo per la mia bocca (Sal 119 (118),103). Ma non sarai in
grado di sentire questa dolcezza, a meno che tu non canti con la massima
vigilanza e saggezza. Infatti la bocca gusta il cibo, mentre il pensiero
riconosce le parole. Come si dice che la carne è nutrita dal cibo
carnale, così l'uomo interiore è alimentato e nutrito dalla parole divine. Ma
avrai bisogno di tutte queste sante veglie, figlio.
In verità ci sono veglie inutili, che feriscono e fanno deperire l'anima,
se si veglia con pensieri scandalosi, sia pensando di fare del male a qualcuno
che preparando delle azioni malvage. Ma tu evita tali veglie, così che tu possa
aspirare ad essere santo. Ti conviene vigilare in tutti i tuoi atti e
comportamenti, per timore che, sopraffatto dal sonno, tu non desideri
ardentemente piacere agli uomini. Non devi tentare di piacere a nessuno,
tranne al solo Dio. In tutte le opere che tu pensi di fare, considera in primo
luogo Dio, esamina diligentemente se quello che pensi è secondo Dio e se è
giusto davanti a Dio il realizzarla. Se invece scoprirai che è contro di lui,
strappala dalla tua anima. Esamina i tuoi atti ogni giorno in modo accurato e,
se ti senti carico di peccati, ricorri immediatamente alla penitenza. Non
voglio che tu trascini il tuo peccato di giorno in giorno ma, se hai pensato
qualcosa di male, ricorri alla penitenza di Dio e strappalo velocemente dal tuo
cuore. Non pretendere di dire: non è un grande peccato ciò che ho solo pensando perché,
di fronte al Signore, tutto è manifesto e chiaro. Non consentire che i cattivi
pensieri crescano in te come spine e triboli e non trascurarli come se fossero
insignificanti: chi disprezza le piccole cose cadrà a poco a poco (Sir 19,1).
Non sottovalutare il morso del serpente, per timore che il suo veleno cosparga
il tuo cuore. Taglia i rovi di spine dal campo del tuo cuore, per timore che si
sviluppino in te radici profonde. Sappi che il tuo cuore è il campo del Signore,
coltivalo con le discipline spirituali e non consentire alle zizzanie di
attecchire nel campo del Signore. In conclusione, se sarai stato vigile su queste cose,
potrai raggiungere facilmente la perfezione.
Capitolo 13
Il digiuno
Durante le veglie il digiuno è di grande giovamento. Come, infatti, un soldato
gravato da un grande peso è ostacolato, così il monaco si intorpidisce durante
le veglie a causa del troppo cibo. Poiché non possiamo vegliare col nostro
ventre pieno di cibo: infatti, sopraffatti dal sonno, noi perdiamo tutti i
vantaggi delle veglie ed otteniamo un grande danno per la nostra anima. Unisci,
dunque, il digiuno con le veglie affinché tu possa essere colmo di tutte le
virtù dell’anima e la tua carne sia sottomessa alla tua anima, proprio come una
serva è soggetta alla sua padrona. Non dare forza al tuo corpo, in modo che non
faccia la guerra contro il tuo spirito, ma sottoponi sempre la carne allo
spirito e ubbidisca ai suoi ordini. Non ingrassare la serva, per timore che
disprezzi la sua padrona e fa’ che in tutte le sue azioni sia sottomessa a lei.
Come, infatti, imponiamo le briglie ai cavalli, così mettiamo la briglia del
digiuno al nostro corpo. Poiché, come un auriga, se allenta le briglie ai
cavalli, verrà trascinato con loro in un precipizio con una velocissima
andatura, così anche l'anima, se non ha posto una briglia al suo corpo, farà
precipitare ambedue nell’abisso dell'inferno. Pertanto, sii un auriga abilissimo
per il tuo corpo, in modo che tu possa avanzare sulla retta via. Il cibo
eccessivo non solo danneggia l'anima, ma danneggia soprattutto il nostro corpo.
Spesso, infatti, lo stomaco è indebolito dal desiderio per il cibo; così pure
noi sopportiamo un'abbondanza di sangue e molte sofferenze della bile a causa
del cibo eccessivo. Come è vero che il cibo eccessivo è dannoso per il corpo e
l’anima, così i digiuni moderati forniscono un rimedio ad entrambi. Per quanto
ci è possibile fuggiamo i piaceri del mondo e l'opulenza dei cibi, per timore
che, tormentati nelle fiamme dell'inferno, noi chiederemo una goccia d'acqua e
non otterremo alcun sollievo (Lc 16,24).
Capitolo 14
L'ubriachezza è da bandire
Sfuggiamo l'ubriachezza, per non incorrere nel peccato della lussuria. Dio,
infatti, ha creato il vino non per inebriarci, ma per la gioia del cuore; non
bere quanto esige la gola, ma quanto richiede la debolezza della natura. Anche
l'Apostolo [Paolo] ha esortato Timoteo ad utilizzare il vino con moderazione; e
ciò per il mal di stomaco e per i suoi frequenti disturbi (1 Tm 5,23). Non
ascriviamo, dunque, a nostro danno ciò che ci è stato accordato per guarire il
nostro corpo. Molti, infatti, contrassero gravi malattie a causa del vino, né
poterono mantenere la loro originale salute perché prima non furono in grado di
temperare la fiamma della loro gola. Molti commisero un omicidio a causa del
vino e non respinsero nemmeno la loro morte. Altri sono stati catturati dai
demoni tramite il vino, poiché l’ubriachezza non è altro che un chiarissimo
demone. L'ubriaco pensa di fare qualcosa di buono, mentre è gettato a capofitto
nel precipizio. Attraverso l’ubriachezza la bocca si arma di maledizioni ed
insulti contro il prossimo, la mente è rovinata e la lingua balbetta. Ti chiedo,
dobbiamo considerare l'ubriachezza qualcosa meno rispetto ai demoni? Un uomo di
questo genere, quando pensa di bere, viene bevuto. Considera un pesce che si
affretta con avide fauci a mangiare il cibo e si trova improvvisamente in bocca
un amo; oppure un uccello quando è catturato in una rete con l’esca del cibo.
Come il pesce e l'uccello, un uomo che è ubriaco accoglie dentro di sé,
attraverso il vino, un nemico che, dimorando dentro di lui, lo incita a
commettere gli atti più detestabili. L’uomo razionale viene espugnato come un
animale irrazionale. Tu presentati sobrio in tutte le cose, così che la sobrietà
ti presenti virtuoso in tutto quello che fai.
Capitolo 15
Guardiamoci dall'orgoglio
Ma, attenzione a questo, figlio, che l'astinenza dal cibo
non sfoci in orgoglio e che tu non ti inorgoglisca nei confronti di quelli che
non riescono a raggiungere la misura del tuo digiuno: per timore che mentre tu
sembri astenerti dai cibi carnali, il tuo cuore si riempia di vizi. E’ infatti
grande la confusione dell'anima se, pur avendo il controllo del corpo, è lei
stessa sotto il controllo dei vizi. A cosa serve separare il ventre dal cibo e
sopraffare l'anima con le passioni! Oppure vincere l'amore della carne e tramare
nel cuore gli stimoli dell'invidia! Un uomo puro evita le passioni del corpo
così come quelle dell'anima, perché l’uomo risulta essere costituito da entrambi
le sostanze. Non c'è, infatti, nessuna perfezione spirituale se una parte è
sublime e l'altra è abbattuta; e neppure se un uomo risplende in una parte e in
un'altra parte è colto dal buio dei vizi. Chi desidera avere un corpo virtuoso
deve perseverare nella purezza dello spirito, perché non serve a nulla essere
puri nel corpo ed avere lo spirito corrotto. Se una città è stata fortificata su
un lato, ma demolita su un altro, offre al nemico l'opportunità di entrare. E se
una nave è solida con strutture forti, ma ha una sola tavola forata, si riempirà
d’acqua e le onde l’affonderanno. Un uomo sobrio respinge tutte le cose che sono
vane e non persegue nessuna gloria mondana; egli sopprime il furore dell’ira e
detesta l’invidia, sopporta le sofferenze piuttosto che sciogliere il vincolo
dell'amore, non critica in fretta il suo prossimo, né ascolta volentieri i
calunniatori. Egli desidera sempre evitare i vizi ed esorta se stesso a
coltivare la virtù dell'anima.
Capitolo 16
La moderazione del linguaggio
Tu, figlio, mostrati in questo modo: quando desideri
digiunare e quando ti astieni dal cibo, astieni anche la tua lingua da parole
illecite. Allontana da te ogni bestemmia, per timore che parole superflue escano
dalla tua bocca poiché, delle nostre oziose parole, dovremo rendere conto a Dio
nel giorno del giudizio (Mt 12,36). Non prendere l'abitudine di usare la lingua,
che è stata creata per benedire e lodare Dio, per calunniare chiunque. Non
parlare con altri di cose che non conosci, ma escano da te parole opportune
quando sarà il momento opportuno, affinché possano giovare a tutti coloro che
sono in ascolto. Frena la tua lingua da ogni vana chiacchera, per timore che
coloro che ti sentono, inorriditi, si turino le loro orecchie e tu sia
mortificato davanti a tutti loro. Non discutere con asprezza riguardo a chi non
ti ha inflitto molestia e non abituarti a cattive consuetudini, perché occorre
una non piccola fatica per evitare un’abitudine consolidata da tempo.
Capitolo 17
La vuota gioia è da respingere
Non ridere con labbra sregolate: è infatti una follia
ridere fragorosamente, rivela invece la gioia dello spirito solo sorridendo.
Non voler scherzare come un bambino continuamente, perché non conviene
scherzare come un bambino a chi sta cercando di raggiungere la perfezione. Sii
un bambino quanto ad astuzia ed un uomo perfetto nel pensiero. In certe cose
mostrati come un vecchio ed in altre mostrati come un bambino. Giocare è
caratteristico del bambino, dolersi è caratteristico di un uomo perfetto, ma il
dolore presente genera la gioia eterna. Invece il gioco invita l'anima a
rilassarsi ed a trascurare i precetti di Dio e neanche può ricordarsi dei suoi
errori; anzi, dimenticandoli, non si stimola a fare penitenza e, poco a poco, è
priva di tutti i beni. Dove si ride e si scherza in modo smodato, non avrà
nessun posto la compunzione del cuore. Dove invece vi sono lacrime, lì è acceso
il fuoco spirituale che illumina i segreti della mente e distrugge tutti i vizi.
Allora l’anima, bramosa del desiderio celeste, entra con entusiasmo nell'amore
di Cristo e mentre vive sulla terra pensa alle cose celesti. Essa disprezza i
piaceri mondani e si concentra sui premi futuri, nessun pensiero mondano la
allontana dall’amore di Cristo; la si vede invece comportarsi tra gli uomini
come una specie di visione e tutta la sua condotta la si comprende alla luce
delle cose celesti. Quando le si presenta la morte, essa le è dolce come la vita
stessa; desidera lasciare questa vita per essere con Cristo che, mentre viveva
nella carne, l’aveva portata nel suo tempio (Fil 1,23). Vedi dunque quanto
beneficio portano il pianto e le lacrime e quanto danno portano il riso ed il
gioco. Chi, infatti, si diletta a ridere in questo mondo piangerà amaramente in
seguito; chi invece in questo mondo ha voluto piangere, si rallegrerà nel mondo
a venire (Mt 5,4). Infatti il nostro Salvatore chiama beati coloro che piangono
e dice che coloro che si rallegrano ora piangeranno nel giorno del giudizio. Non
ti rallegri, dunque, il gioco o il riso puerile, ma il canto delle letture
spirituali. Non ti abbandonare al riso con vuote parole, ma ti conducano ad un
riso di gioia le virtù degli uomini perfetti, affinché possano servire come
specchio per la tua vita ed il tuo modo di fare. E’ infatti chiamato perfetto
non chi è perfetto in età, ma chi è perfetto nella disposizione d’animo. Un'età
infantile non ti ostacola se sei stato perfetto nello spirito, né un'età
avanzata giova alla maturità se sei un bambino nella disposizione d’animo.
Quando Davide era un ragazzo e aveva un cuore perfetto nel Signore, fu eletto
re, mentre Saul, pur essendo perfetto in età, fu privato del sommo della
regalità perché era perfetto nella malvagità. Gli anziani che hanno
cercato di violare Susanna erano già anziani, ma Daniele, ancora bambino, rilevò
il loro crimine e li condannò (Dn 13). E nostro Signore, mentre entrava a Gerusalemme, è
stato lodato dai bambini. Anche un albero, pur avendo molti anni, se è
infruttuoso viene tagliato: se, tuttavia, da giovane è fertile, è coltivato in
modo che possa produrre più frutti.
Capitolo 18
Occorre evitare la compagnia dei malvagi
Rallegrati della compagnia di uomini perfetti, si
diletti la tua anima dell’amicizia di uomini sobri e non distogliere il tuo orecchio
dalle loro conversazioni: le loro parole sono, infatti, parole di vita e saranno
la salvezza dell’anima per coloro che li ascolteranno volentieri. Proprio come il
sole nascente dissipa l'oscurità, così la dottrina di questi santi uomini
espelle le tenebre dai tuoi pensieri. Ti prego, non evitare la compagnia di tali
uomini affinché la mente si elevi al cielo grazie alle loro ammonizioni e tu
possa disprezzare la gloria insignificante di questo mondo e le virtù dell'anima
penetrino nel tuo pensiero. Evita quegli uomini che vedi trascurare i
comandamenti di Dio, che sono morti alle virtù e sembrano vivere per le loro
passioni, poiché gioiscono nei loro propositi e si privano della gioia divina.
Non mescolarti con uomini di questo genere e non voler discorrere assiduamente
con loro, a meno che non pensi che sia possibile richiamarli dalla strada
dell'errore. Al contrario, se non sei in grado di farlo, evitali come un nemico
pubblico. Poiché spesso l'intero gregge è contaminato da una pecora malata ed
una piccola quantità di fiele converte una grande dolcezza in amarezza ed un po’
di lievito fa fermentare tutta la pasta (1 Cor 5,6). Il Signore ti ha ordinato
di prestare attenzione a tale lievito (Mt 16,6). Questo lievito è inteso come la
dottrina di uomini molto malvagi: infatti, anche se tali uomini possono sembrare
distinti e nobili in apparenza e possono offrirti dolci parole in maniera
elegante, la finzione dei loro cuori falsi si rivela dalle loro azioni
successive: un uomo viene ritenuto retto non dalle sue parole, ma dalle sue azioni.
Insomma, moltissimi si affrettano a nascondere astutamente i loro vizi ed ad
alcuni sembrano persone straordinarie, ma si rivelano come un frutto in
decomposizione. Poiché in realtà hanno portato un serpente nel loro
seno per lungo tempo, colpiti dal suo morso, si gonfiano e diventano noti a
tutti perché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato (Mt 10,26).
Capitolo 19
Occorre reprimere l’ira e non rimandare la penitenza
Se qualcuno ha commesso azioni malvagie contro di te,
non essere arrabbiato con lui, né cerca di punirlo, anche se ti fosse possibile,
ma piuttosto soffri per lui perché il Signore si arrabbierà con lui. Chi ha
sopportato pazientemente le offese riceverà una corona celeste in futuro; chi
tuttavia ha inflitto del male sarà condannato come reo nel giorno del giudizio
(o “nel giorno della sventura”, Sal 41 (40),2; “nel giorno cattivo”, Ef 6,13).
La tua anima non sia turbata da danni carnali, né cose transitorie svigoriscano
il vigore della tua pazienza, ma temi piuttosto il danno se ritardi a compire
quanto ti eri proposto. E quando ti senti carico di colpa dei peccati, non devi turbarti a
rivolgere la mente alla penitenza: chi, infatti, si è pentito in questa vita
non si pentirà nel giorno del giudizio, poiché il Signore accoglie con clemenza
chi ricorre alla penitenza. Non aggiungere peccati ai peccati, confidando nella
misericordia del Signore e non voler dire: finché sono nel mio vigore giovanile,
indulgerò nei piaceri della carne ed in seguito, nella vecchiaia, mi pentirò
delle mie azioni malvage: il Signore, infatti, è pietoso e molto misericordioso
e non si ricorderà più dei miei peccati. Non pensare in tal modo, figlio, perché
è il colmo della stoltezza concepire questi pensieri nel cuore alla presenza del
Signore, dal momento che è cosa empia attendersi da Dio una qualunque licenza di
questo genere. Ti ripeto, non voler
pensare così, poiché non conosci il giorno in cui morirai. Quale uomo, infatti,
conosce il momento della sua fine? Non tutti saranno privati di questa luce
nella vecchiaia, ma lasceranno questo mondo in differenti età: e nell’età in cui
l’uomo sarà chiamato, dovrà rendere conto delle sue azioni. Nessuno, infatti,
all'inferno si confesserà al Signore, ma tu non esitare a convertirti alla
penitenza.
Capitolo 20
Occorre pensare alla morte
Davanti ai tuoi occhi sia
sempre presente l'ultimo giorno. Quando ti alzi all'alba, non essere sicuro di
arrivare alla sera; e quando andrai a letto per riposare, non contare
sull'arrivo del mattino, così che sarai in grado di trattenerti più facilmente
da tutti i vizi. Il tuo cuore mediti sempre sulle promesse celesti, così che
queste possano indirizzarti sulla strada della virtù. Sii ora tale nelle
opere buone, quale vuoi essere poi nel futuro. Tutti i beni terreni che hai,
trasferiscili in dimore celesti in modo che, quando vi giungerai, potrai godere
dei beni celesti. Preparati il necessario in buone opere per il viaggio così
che, quando sarai chiamato, ti dirigerai volentieri e senza indugio verso il
Signore. Poi, subito dopo che la tua anima sarà liberata dalla sua prigione di
carne, un coro di angeli accorrerà verso di te, ti abbraccerà un intero esercito
di santi e tutti insieme ti condurranno ad onorare il vero giudice. Poi ti circonderà la pace
e la massima sicurezza e non temerai i dardi infuocati del diavolo. La ferocia
dei barbari non ti riempirà di terrore, non avrai più paura dei tuoi nemici più
feroci che desiderano uccidere le anime, né del corpo, né del ferro, né del
fuoco, né del volto crudele del torturatore, né della fame, né della sete, né di
qualsiasi malattia della carne. Non temerai l'invidia degli uomini, né le
insidie dei malvagi, né le parole incantate delle prostitute, né la carne
contrasterà il tuo spirito. Non temerai il pericolo del mare o qualsiasi tipo di
disgrazia, ma tutte queste paure cesseranno. Quando la tua anima deporrà il suo
fardello di carne, allora lo Spirito Santo, per il quale avevi prima preparato
una dimora all'interno del tuo corpo, ti concederà una dimora celeste. E nella
gioia e nella letizia attenderai il futuro giorno del giudizio, in cui tutte le
anime riceveranno i premi per le loro opere. Ma quel giorno i peccatori e gli
empi cercheranno invano penitenza, i fornicatori e gli adulteri gemeranno e non
saranno in grado di trovare nessun riposo. I ladri e gli avari piangeranno
amaramente, ma non riceveranno il perdono per la loro malvagità. Tutti coloro
che hanno seguito la volontà della loro carne saranno grandemente afflitti.
Coloro che erano schiavi di vizi e passioni saranno in un grande dolore e pianto
per l'eternità. E, mentre tutti costoro saranno schiavi nelle fiamme
dell'inferno per i loro crimini, ai giusti sarà data dal Signore l'eterna
ricompensa: quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono
in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano (1 Cor 2,9).
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1ottobre 2016 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net