Regola di S. Benedetto

Capitolo V - L'obbedienza: 17 Se infatti un fratello obbedisce malvolentieri e mormora, non dico con la bocca, ma anche solo con il cuore, 18 pur eseguendo il comando, non compie un atto gradito a Dio, il quale scorge la mormorazione nell'intimo della sua coscienza; 19 quindi, con questo comportamento, egli non si acquista alcun merito, anzi, se non ripara e si corregge, incorre nel castigo comminato ai mormoratori.
Capitolo XXXIV - La distribuzione del necessario: 1 "Si distribuiva a ciascuno proporzionatamente al bisogno", si legge nella Scrittura….6 Soprattutto bisogna evitare che per qualsiasi motivo faccia la sua comparsa il male della mormorazione, sia pure attraverso una parola o un gesto.
Capitolo XL - La misura del vino: 8 I monaci poi che risiedono in località nelle quali è impossibile procurarsi la suddetta misura, ma se ne trova solo una quantità molto minore o addirittura nulla, benedicano Dio e non mormorino: 9 è questo soprattutto che mi preme di raccomandare, che si guardino dalla mormorazione.
Capitolo LIII - L'accoglienza degli ospiti: 17 Il servizio di questa cucina sia affidato annualmente a due fratelli, che sappiano svolgerlo come si deve. 18 A costoro si diano anche degli aiuti, se ce n'è bisogno, perché servano senza mormorare, ma, a loro volta, quando hanno meno da fare, vadano a lavorare dove li manda l'obbedienza.


LA MORMORAZIONE

P. Mauro-Giuseppe Lepori Abate Generale OCist

Capitolo sulla Regola di San Benedetto – Corso di Formazione Monastica - Roma 06.09.2011

Dal sito dell’Ordine Cistercense (https://lnx.ocist.org/)

 

Dopo il silenzio, parliamo un po' del rumore.

I monasteri di san Benedetto non erano disturbati dalle autostrade, dai treni, dagli aerei, e neanche da telefoni e telefonini. I rumori della natura, allora come oggi, erano rumori innocenti, psicologicamente non logoranti. Per questo, più di noi, san Benedetto aveva una concezione essenziale e interiore del rumore, interiore alla comunità, ma soprattutto interiore al cuore di ogni monaco. Per il rumore in comunità, si limita a richiamare la moderazione o la rinuncia all'uso e al volume delle parole e dei discorsi quando possono disturbare il riposo degli altri, o l'ascolto, per esempio, della lettura a tavola (cfr. 38,5ss), oppure introdurre la dissipazione, la distrazione nelle relazioni comunitarie, scherzando e ridendo sguaiatamente (cfr. 7,59-61; 49,7).

Ma è soprattutto contro il rumore interiore che san Benedetto domanda di lavorare. E questo rumore è la mormorazione.

La mormorazione appare nella Regola col capitolo sull'obbedienza, che inizia con la bellissima definizione dell'obbedienza come amore preferenziale per Cristo: “L'obbedienza senza indugio (...) è propria di coloro che non hanno nulla di più caro che Cristo” (5,1-2).

All'opposto di questa affermazione, alla fine del capitolo, Benedetto parla della mormorazione: “Se il discepolo obbedisce malvolentieri, se mormora non solo verbalmente, ma anche soltanto dentro il suo cuore, benché di fatto eseguisca l'ordine, non sarà accetto a Dio che vede il suo cuore in mormorazione. E, con un simile comportamento, egli non trova grazia; anzi, incorrerà nella punizione dei mormoratori se non si corregge con una riparazione.” (5,17-19).

La mormorazione del cuore è dunque il contrario dell'affezione preferenziale per Cristo. Il vero problema non è la disobbedienza, ma la disaffezione a Cristo, il non preferire Cristo. E per preferirgli cosa d'altro? Per preferirgli un progetto su se stessi e per se stessi che in fondo non è reale. Perché chi mormora sa di cosa non è contento, o crede di saperlo, ma in fondo non sa di cosa sarebbe veramente contento. Di fronte a quello che gli è chiesto dall'obbedienza, che è reale, un'azione reale, una scelta reale, un compito reale, nel suo cuore pesa di più la scelta di ciò che non gli è chiesto, e che in fondo non gli è dato, non esiste. Pensa che sarebbe meglio altro, o altrimenti. Ma questo altro è solo nella nebbia dei suoi progetti e desideri. E in fondo in fondo, la sua mormorazione ultimamente non sceglie altro che se stesso, che il suo proprio interesse, il suo proprio “io”. Se l'obbedienza senza indugio è propria a coloro che non hanno nulla di più caro che Cristo, la mormorazione è propria di chi non ha nulla di più caro che se stesso. La mormorazione è una sorta di idolatria di se stessi che ripiega su di sé il nostro cuore creato invece per l'infinito, per Dio. Per questo la mormorazione è sempre triste, il contrario della gioia e della pace.

Per san Benedetto, il segreto della gioia è la contentezza, l'essere contenti di quello che è dato, cioè della realtà (cfr. 7,49; 61,2-3). La mormorazione si stacca dalla realtà che è data, perde la contentezza e allora si perde la gioia.

Un bell'esempio di questo è nel capitolo 40 sulla misura del bere: “Dove le condizioni del luogo non permettono di trovare neppure la quantità [di vino] che noi abbiamo indicata, ma molto di meno o addirittura niente, quelli che vi abitano benedicano Dio e non stiano a mormorare. Questo ci teniamo a raccomandare: che stiano lontani dalle mormorazioni.” (40,8-9).

Quando uno si accontenta anche di nulla, il nulla diventa volontà di Dio, e quindi realtà delle realtà. Cosa ci può essere di più reale della volontà di Dio, origine e consistenza di tutte le cose? Così anche il mancare di tutto diventa rapporto con Colui che è tutto per tutti, e anche la nostra gioia è tutta nel rapporto con Lui, una gioia che è benedizione: “benedicano Dio e non stiano a mormorare”. La mormorazione non è dunque solo il contrario dell'obbedienza: è il contrario della gioia che l'obbedienza produce, che è la gioia di aderire a Dio stesso aderendo alla sua volontà.

Però questa scelta della contentezza e della benedizione nell'aderire alla volontà di Dio attraverso l'obbedienza ai superiori e alla realtà delle circostanze, san Benedetto non la vuole artificiale, volontaristica, o peggio ancora vittimistica. Il vittimismo è in fondo una mormorazione velata di falsa pietà. Perché possa essere reale, san Benedetto è cosciente che deve essere aiutata, che non la si deve dare per scontata.

San Benedetto sa benissimo che la mormorazione è una tendenza che abbiamo dentro tutti, dal peccato originale in poi. Abbiamo bisogno della grazia, ma anzitutto dell'aiuto fraterno. Uno può essere contento di tutto solo se non è solo, se è amato. I fratelli e le sorelle che hanno una tendenza accentuata a mormorare, a essere scontenti di tutto e di tutti, tradiscono anzitutto una solitudine e una paura, che ognuno di noi conosce. È soprattutto chi si sente amato che è contento di tutto e non mormora, perché riceve già un centuplo che riempie il suo cuore più di ogni altro desiderio irreale. Solo chi fa l'esperienza dell'amore di Cristo per lui non può avere nulla di più caro che Lui. Chi fa l'esperienza che si è contenti di lui, potrà essere contento di tutto, e anche di mancare di tutto.

Per questo i passaggi nella Regola più importanti riguardo al tema della mormorazione sono forse quelli in cui Benedetto chiede all'abate e alla comunità di prevenire la mormorazione dei fratelli con l'aiuto e il sostegno fraterno.

I servitori della cucina riceveranno un sostegno alimentare supplementare affinché “possano servire i loro fratelli senza mormorare” (35,13). L'abate durante i lavori dei campi potrà permettere di mangiare prima dell'ora fissata, e “deve regolare e disporre ogni cosa avendo di mira la salvezza delle anime e che i fratelli svolgano il loro lavoro senza avere fondati motivi di mormorazione” (41,5). Coloro che si occupano della cucina per gli ospiti, “quando ne avranno bisogno, ricevano degli aiuti perché compiano il loro servizio senza mormorare” (53,18).

Insomma, la mormorazione, la scontentezza, è un male interiore, un cancro della gioia del cuore che si cura con l'amore fraterno, che ci trasmette l'amore di Cristo, e siamo responsabili di offrirci gli uni agli altri questa cura. Perché uno può lamentarsi di tutto, essere scontento di tutto, ma è raro che uno si lamenti e sia scontento di essere amato. E quando uno è contento di essere amato, tutte le scontentezze diventano relative e spesso scompaiono come nuvole sciolte dal sole.


 

  Testo della Regola      Temi della Regola


| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |

| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |


22 giugno 2024                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net