PORCARIO DI LÉRINS E LE SUE ESORTAZIONI:

STUDI MONASTICI II

4. PORCARIO, ABATE DI LERINS

 

Mark DelCogliano

Estratto e tradotto da “The American Benedictine Review”,

Volume 54, Numero 1 - Marzo 2003

 

Come già detto, Porcario [1] era l'abate di Lérins quando Cesario vi entrò nel 488 o nel 489. Sappiamo anche che Porcario era abate quando Cesario lasciò il monastero isolano per Arles "in un momento precedente al 499, forse già nel 495" (Klingshirn, Caesarius 31). L'abate successivo a Porcario, che sia o meno il suo immediato successore, è Marino, menzionato nell'epilogo della Vita dei Padri del Giura, scritta intorno al 514-520. Inoltre, ci sono due indicazioni che indicano che Porcario potrebbe essere stato abate ancora nel primo decennio del VI secolo. La prima indicazione è il soggiorno di diciotto mesi a Lérins di Giovanni di Réome, tra il 506 e il 510, come già detto [2]. Anche se non è possibile saperlo con certezza, l’indicazione dell'episodio di Giovanni a Lérins può suggerire che Porcario fosse ancora l'abate di Lérins negli anni intorno al 506-510. La seconda indicazione viene dai sette Sermones ad Monachos di Cesario di Arles [3]. Quattro di questi furono predicati da Cesario in particolari monasteri su richiesta dell'abate locale [4]. Due dei monasteri, Blanzac (sermone 233) e Lérins (sermone 236), sono esplicitamente menzionati da Cesario nel corso del suo sermone. Pur ammettendo che la datazione di questi sermoni è tutt'al più congetturale, Courreau li assegna tutti e quattro ai primi anni dell'episcopato di Cesario, tra il 502 e il 12 (Courreau-Vogüé, SC 398.56-57). Nei quattro sermoni predicati in particolari monasteri, egli si riferisce all'abate del monastero sette volte come sanctus pater vester (Sermoni 234.2, 4; 235.1; 236.1, 2, 3 (bis)), e tre volte come sanctus ac venerabilis pater vester (Sermoni 233.1 e 234.1, 4). Ma solo nel Sermone 236, predicato a Lérins, usa anche l'appellativo dominus meus pater vester (Sermone 236.1,3: Si veda la Vita Honorati - La vita di Onorato di Ilario di Arles - 19.4-5 dove tutti chiamano Onorato dominus e pater). Cesario riserva questo titolo di rispetto al suo ex abate Porcario? Se così fosse, questo indicherebbe che Porcario era ancora abate di Lérins intorno al 502-12. Pertanto, mentre Porcario fu abate di Lérins almeno dal 488/89 e sicuramente non oltre il 514-20, l'intervallo più probabile sarebbe da prima del 488 fino al 510 circa.

Prima di passare ai Monita stessi, riassumiamo ciò che abbiamo appreso di Porcario dalla storia di Lérins, della VC (Vita Caesarii – Vita di Cesario d’Arles) e di RMac (Regula Macarii – Regola di Macario). Porcario era abate di un monastero che si avvicinava al suo centenario e che era molto stimato sia per la sua spiritualità che per i suoi monaci. Ai suoi tempi, Lérins veniva considerato un cenobio nel deserto piuttosto che un gruppo di eremiti che casualmente vivevano insieme. Porcario poneva l'accento soprattutto sulla costruzione di una comunità santa attraverso la coltivazione da parte di ogni monaco di tre relazioni: con Cristo, con se stesso e con i fratelli. Probabilmente vedeva se stesso come un catalizzatore che lavorava per portare alla realtà le potenzialità di queste tre relazioni. Incoraggiava la devozione a Cristo e riconosceva la possibilità reale dell'incontro con Cristo, soprattutto nella preghiera. Porcario si mostra paterno nella sua profonda preoccupazione pastorale per la crescita e la maturità spirituale dei suoi monaci, che sono arrivati a conoscere e ad accettare se stessi nella loro lotta per acquisire le virtù e liberarsi dal vizio, nelle inevitabili sfide della loro formazione monastica. Porcario sembra dire che solo questi monaci, appropriandosi personalmente della tradizione monastica, possono veramente sviluppare relazioni fraterne significative, relazioni che costituiscono l'unità della comunità e che permettono alla concordia ed alla pace di regnare sovrane.

 

5. LE ESORTAZIONI DI PORCARIO

5.1. La storia testuale delle Esortazioni [5]

Le Esortazioni di Porcario non sono mai state molto conosciute. Il testo è presente in antichi manoscritti che contengono raccolte di brevi opere monastiche come istruzioni e regole. Tuttavia, le Esortazioni non sono state incluse nelle grandi raccolte e compilazioni di Benedetto d'Aniane dell'inizio del IX secolo (Il Codex Regularum Monasticarum et Canonicarum, PL 103.393-664, e la Concordia Regularum, PL 103.701-1379). È stato un “anonimo autore di Melk” [6] del XII secolo che sembra essere stato l'unico a ricordarle prima del Rinascimento. Nel suo libro "Scrittori ecclesiastici" (De Scriptoribus Ecclesiasticis, PL 213.959-84), nel capitolo dedicato a Porcario, ha così scritto:

 

Porcario, uomo che visse una vita degna di riverenza, abate del monastero di Lérins che designò il beato Cesario come vescovo della chiesa di Arles, scrisse per i suoi monaci quelle che amava chiamare Esortazioni. In esse egli discuteva brevemente ed in modo esauriente il disprezzo del mondo: brevi erano le sue parole, ma esauriente l'importanza delle sue sentenze [7].

 

L'editio princeps delle Esortazioni fu pubblicata nel 1615 da Tommaso Galletti in una raccolta di opere edificanti con il titolo Epistola sancti Porcarii abbatis. Il testo fu ripubblicato due volte nel XVII secolo e poi dimenticato fino a quando Wilmart pubblicò una nuova edizione critica nel 1909 [8]. Wilmart elenca otto manoscritti esistenti, tre dei quali non li ha utilizzati a causa della loro datazione tardiva (XV secolo). Di questi manoscritti esistono due famiglie, una francese ed una tedesca. L'editio princeps proviene da manoscritti della famiglia francese.

Il suo testimone più antico, Parisinus Lat. 2675, è del IX secolo e contiene un buon testo, ma è piuttosto incompleto. E poiché gli altri manoscritti della famiglia francese sono troppo recenti per essere utili, essendo dell'XI e XII secolo, Wilmart considerò la famiglia tedesca come il testimone migliore. Il suo manoscritto più antico, Einsidlensis 199, è dell'VIII secolo, mentre l'altro è del IX.

5.2. Una panoramica delle Esortazioni

Le Esortazioni di Porcario sono una raccolta ben strutturata di consigli spirituali rivolti ad un singolo monaco. Porcario ha riflettuto sulla sua esperienza, l'ha sistematizzata ed è ora desideroso di trasmettere ciò che ha da offrire al suo discepolo. Egli tenta di tracciare l'itinerario del viaggio spirituale dall'inizio alla fine e di indicare gli ostacoli fondamentali che si incontrano inevitabilmente lungo il cammino e ciò che bisogna fare per superarli.

La concezione di base del cammino spirituale di Porcario è che si tratta di una relazione intima con Dio in Gesù Cristo, che il diavolo nella sua malizia cerca continuamente di indebolire e distruggere. Il cammino spirituale è quindi necessariamente anche una lotta incessante contro il diavolo.

Poiché Porcario inizia affermando la transitorietà della felicità derivata dai beni temporali, l'”anonimo autore di Melk” non era troppo lontano quando descriveva le Esortazioni come "il disprezzo del mondo". Infatti, tale felicità è talmente insicura da richiedere una fonte di sicurezza e di felicità radicata altrove: che il cuore del monaco sia radicato in Cristo, che solo offre una felicità duratura. Il monaco non deve solo evitare l'attaccamento ai beni passeggeri, ma addirittura "rabbrividire di orrore" per tutto ciò che lo tiene legato a questo mondo. Poiché il diavolo tenta di persuadere il monaco a vivere solo per questo mondo, cercando di minare la relazione del monaco con Cristo, il monaco deve fare uno strenuo sforzo per coltivare un atteggiamento della mente e del cuore che rifiuti tutti i pensieri ispirati dal diavolo e per dedicare tutte le sue energie ad essere gradito a Cristo. Cristo aiuta e sostiene sempre il monaco e, come un padre amorevole, ha pietà, si prende cura ed ama il monaco. Porcario insiste sul fatto che il monaco si dedichi completamente alla coltivazione del suo rapporto personale con Cristo - questa è la sua chiave di felicità - che si realizza soprattutto nella preghiera.

Nulla ostacola tanto lo sviluppo di questo rapporto personale con Cristo quanto l'ira e la contesa. Perciò, per realizzare i suoi scopi, il diavolo cerca di suscitare l'ira negli individui per gettare i membri della comunità nella contesa. Per questo motivo, essere vigili su ciò che si dice è di fondamentale importanza. Ma se si prova il sentimento dell'ira, bisogna controllarlo subito, per evitare di essere travolti dalla rabbia e di finire sommersi nella lite. La contesa non solo complica le relazioni fraterne del monaco, ma lo separa anche da Cristo. Perciò il monaco deve fare molta attenzione a gestire rapidamente e con prudenza l'ira in tutte le sue manifestazioni. Porcario raccomanda di non rispondere immediatamente ai torti subiti, ma di aspettare che passi un intervallo di tempo, durante il quale si possa prendere consiglio per rispondere senza peccare. Porcario dimostra acutezza psicologica quando sottolinea l'assunzione di responsabilità per le proprie azioni in mezzo a forti emozioni, e soprattutto quando consiglia di aspettare prima di affrontare una situazione in cui si è provata rabbia. Le virtù del silenzio, della pazienza e soprattutto della preghiera sono quindi essenziali per affrontare la rabbia in tutte le sue fasi.

Porcario chiarisce che il diavolo cerca sempre di diventare padrone del cuore umano, tendendo innumerevoli insidie oltre a quella dell'ira. Pertanto, non è concesso allentare gli sforzi. Non c'è sicurezza dal peccato. Il monaco deve gestire i suoi pensieri, decidere di non obbedire più al demonio e lottare contro di lui in ogni momento ed in ogni cosa. La chiave è la preghiera. Il campo di battaglia è il cuore, che è la fonte della vita. Il cuore deve essere tenuto al sicuro dal demonio e dai suoi servi, perché solo così il monaco troverà il favore di Dio. Anche se la sofferenza è inevitabile, la ricompensa promessa è molto più grande. Il monaco non deve scoraggiarsi perché può contare su Cristo. E può guardare agli esempi di quei modelli di santità che lo hanno preceduto in cielo. Essi hanno evitato le insidie del demonio grazie ad una compunzione incessante e ad una preghiera continua, ed il monaco dovrebbe fare lo stesso. Getti sul Signore il suo affanno ed egli gli darà sostegno (Cfr. Sal 55(54),23).

Porcario elenca poi i vizi che il monaco deve evitare, perché lo trasformano in un nemico di Dio e fanno marcire la sua anima. Porcario suggerisce la meditazione sull'approssimarsi della morte come motivazione per compiere questo sforzo. Il monaco è, per così dire, il premio da vincere in una battaglia cosmica tra i demoni e gli angeli, ma è solo lui che determina il vincitore con le proprie scelte di vita.

Il monaco si trova sempre in questa posizione critica, in bilico tra la vita eterna e la morte eterna. Porcario elenca poi le virtù che il monaco deve coltivare, sottolineando la necessità di impegnarsi nella croce, che significa evitare ogni volontà personale. Il monaco viene poi paragonato a Sansone, che era consacrato a Dio. Come Sansone, il monaco lotta per liberarsi da una prostituta, la prostituta della carne. Se il monaco rimane schiavo dei desideri della carne, tutti i suoi sforzi per essere virtuoso verranno distrutti e, come Sansone, verrà consegnato nelle mani del suo nemico, il diavolo. Può persino diventare cieco alla grazia di Dio. Perciò il monaco deve tendere alla virtù e mettere a morte i vizi.

Se il monaco fa tutto ciò che è stato indicato, Porcario gli assicura che il suo cammino spirituale avrà successo e che meriterà la "beatitudine del paradiso, la dolcezza della vita eterna e la compagnia degli angeli".

 

Ndt: L’articolo prosegue con un’analisi tematica delle Esortazioni, con un confronto con la Regola di Macario, – mettendo in evidenza lo stretto legame i due testi - con l’esame di una questione critica sulle Esortazioni e con la traduzione in lingua inglese del testo latino.



[1] Da non confondere con Porcario II di Lérins che fu martirizzato insieme a 500 monaci quando i pirati Saraceni devastarono le isole nel 732 circa.

[2] Ndt: In un articolo precedente dell’autore c’è scritto: “La Regola di Macario sembra essere stata tenuta in una certa considerazione dai suoi contemporanei (si veda per esempio la Vita Iohannis Reomaensis di Giona di Bobbio, scritta nel 65)). Tra il 506 e il 510, Giovanni, il fondatore del monastero di Réome, fece un soggiorno di diciotto mesi a Lérins (Si veda A. de Vogüé, SC 297.32, 351, 354). Aveva lasciato il suo monastero in uno stato di sfiducia riguardo alla sua leadership abbaziale ed era entrato a Lérins come postulante incognito (Vogue, SC 297.32). Una volta scoperta la sua vera identità, tornò a Réome e "divenne desideroso di servire ai suoi monaci “coppe di salvezza” secondo i contenuti della regola introdotta dal beato Macario". Sembra probabile che Giovanni abbia incontrato la Regola di Macario a Lérins e ne sia rimasto sufficientemente colpito da portarla a Réome e istituirla lì (Si veda A. de Vogüé, SC 297,355-56). Porcario era ancora abate di Lérins durante la visita di Giovanni? Furono l'esempio personale di Porcario, la sua visione della vita monastica e la sua presunta Regola ad ispirare Giovanni a tal punto da fargliele assumere come base del proprio abbaziato? Non possiamo saperlo con certezza, ma i fatti indicano comunque la stima per Regola di Macario da parte di un abate contemporaneo.

[3] Joel Courreau e Adalbert de Vogüé, Caesarius d’Arles: (Oevres Monastiques II, SC (Sources Chrétiennes) 398 (Parigi: Cerf 1994), In seguito Correau-Vogüé, SC 398.

[4] Sermoni 233-36. Gli ascoltatori degli altri tre sermoni non possono essere determinati: sembrano essere generalizzati, sermoni "destinati alla divulgazione", intesi per qualsiasi monastero. Si veda Courreau-Vogüé, SC 398.50-56.

[5] Questo paragrafo costituisce un riassunto della descrizione della tradizione manoscritta dei Monita fatta da Wilmart. (A. Wilmart, “Les Monita de l’abbé Porcaire,” Revue Bénédictine 26 (1909): 475-480)

[6] Ndt: Wolfger di Prüfening (c. 1100 – c. 1173) è stato un monaco e scrittore benedettino tedesco. Oggi viene solitamente identificato con il cosiddetto Anonimo di Melk ( Anonymus Mellicensis ) (Fonte Wikipedia).

[7]Porcharius, vir vitae venerabilis, abbas monasterii Lirinensis, qui beatum Caesarium Arelatensi ecclesiae destinavit episcopum, scripta quaedam, quae Monita nuncupare placuit, monachis scripsit, in quibus de contemptu mundi et breviter et diffuse disseruit: breviter verbis, sed diffuse sententiarum medullis.” PL 213.976.

Nelle righe che seguono l'autore anonimo dice erroneamente che lui e la sua comunità sono stati catturati ed uccisi dai Saraceni, confondendolo con Porcario II “Hic, ut fertur, cum multitudine copiosi gregis sui a Saracenis captus et interemptus est.”

[8] “Les Monita de l’abbé Porcaire (Le Esortazioni di Porcario di Lérins).”, A. Wilmart, Revue Bénédictine 26 (1909): 475-480.


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2 luglio 2023                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net