Capitolo IV - Gli strumenti delle buone opere:
1 Prima di tutto amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze; 2 poi il prossimo come se stesso... 31 amare i nemici, 32 non ricambiare le ingiurie e le calunnie, ma piuttosto rispondere con la benevolenza verso i nostri offensori,... 72 pregare per i nemici nell'amore di Cristo, 73 nell'eventualità di un contrasto con un fratello, stabilire la pace prima del tramonto del sole.
L'AMORE DEI NEMICI
Enzo Bianchi
Estratto da “Le parole della spiritualità – Per un lessico della vita interiore” – Rizzoli 1999
“Amare gli amici lo fanno tutti, i nemici li amano soltanto i cristiani” Queste
parole di Tertulliano (Ad Scapulam 1,3), che vogliono esprimere la
differenza cristiana, vertono significativamente sull’amore per i nemici.
Questo appare come vera e propria sintesi del Vangelo: se tutta la Legge si
sintetizza nel comando dell’amore di Dio e del prossimo (Marco 12,28-33; Romani
13,8-10; Giacomo 2,8), la vita secondo il Vangelo trova il suo compimento nelle
parole e nei gesti di Gesù che indicano nell’amore del nemico l’orizzonte della
prassi cristiana. Dice infatti Gesù: “Amate i vostri nemici, fate del bene a
coloro che vi odiano” (Luca 6,27; cfr. Luca 6,28.29.35; Matteo 5,43-48) e tutta
la sua vita – fino al momento della lavanda dei piedi anche a Giuda, colui che
si era fatto suo nemico; fino alla croce, luogo del suo amore “fino alla fine”
per i suoi (Giovanni 13,1); fino alla preghiera per i suoi carnefici mentre lo
crocifiggevano (Luca 23,33-34) – attesta questo amore incondizionato rivolto
anche al nemico. Il cristiano, chiamato ad assumere il sentire, il pensare, il
volere di Cristo stesso (cfr. Filippesi 2,5), si trova dunque sempre confrontato
con questa esigenza.
Ma occorre chiedersi: è realmente possibile amare il nemico, e amarlo mentre
manifesta la sua ostilità e inimicizia, il suo odio e la sua avversione? È
umanamente possibile tale scandalosa simultaneità? L’esperienza infatti ci
rivela che il fascino per l’assolutezza dell’amore del nemico svanisce in
assoluta dimenticanza e diviene incapacità di dargli consistenza esistenziale di
fronte alle precise e concrete situazioni di inimicizia. E forse già questo
rappresenta un primissimo, e umanamente fondamentale, momento del cammino verso
l’amore del nemico. Inoltre il cristiano è portato dal Vangelo a vedere in se
stesso il nemico amato da Dio e per cui Cristo è morto: questa è l’esperienza di
fede basilare da cui soltanto potrà nascere l’itinerario spirituale che conduce
all’amore per il nemico! Scrive Paolo: “Dio dimostra il suo amore verso di noi
perché, mentre eravamo peccatori e nemici, Cristo è morto per noi” (cfr. Romani
5,8-10). Su questa esperienza di fede occorre innestare la progressività di una
maturazione umana che conduce ad acquisire il senso positivo dell’alterità, la
capacità dell’incontro, della relazione e quindi dell’amore. Già l’Antico
Testamento, quando invita l’israelita ad amare il prossimo come se stesso,
propone una sorta di itinerario: “lo sono il Signore, non coverai odio verso tuo
fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un
peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del
tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. lo sono il Signore”
(Levitico 19,17-18). Anzitutto è richiesta l’adesione di fede a colui che è il
Signore, quindi l’israelita è chiamato a impedirsi sentimenti di odio
(atteggiamento negativo), poi a correggere colui che fa il male (atteggiamento
positivo) proibendosi di farsi vendetta da sé (atteggiamento negativo) e amando
così il suo prossimo come se stesso (atteggiamento positivo). All’amore si
arriva attraverso un cammino, un esercizio.
L’amore non è spontaneo: esso richiede disciplina, ascesi, lotta contro
l’istinto della collera e contro la tentazione dell’odio. Così si perverrà alla
responsabilità di chi ha il coraggio di esercitare una correzione fraterna
denunciando “costruttivamente” il male commesso da altri. L’amore del nemico non
va confuso con la complicità con il peccatore! Anzi, proprio la libertà di chi
sa correggere e ammonire chi compie il male nasce dalla profondità della fede e
da un amore per il Signore che sono la necessaria premessa per l’amore del
nemico.
Chi non serba rancore e non si vendica, ma corregge il fratello, è infatti anche
in grado di perdonare; e il perdono è la misteriosa maturità di fede e di amore
per cui l’offeso sceglie liberamente di rinunciare al proprio diritto nei
confronti di chi ha già calpestato i suoi giusti diritti. Chi perdona sacrifica
un rapporto giuridico in favore di un rapporto di grazia! Anche Gesù, quando
chiede di amare il nemico, immette il credente in una tensione, in un cammino.
Dallo sforzo per superare sempre di nuovo la legge del taglione, cioè la
tentazione di rendere il male che si è ricevuto, il credente deve pervenire a
non opporsi al malvagio, a contrapporre al male l’attivissima passività della
non violenza, fidando nel Dio unico Signore e Giudice dei cuori e delle azioni
degli uomini. Anzi, mossi dalla convinzione che il nemico è il nostro più grande
maestro, colui che può veramente svelare ciò che abita il nostro cuore e che non
emerge quando siamo in buoni rapporti con gli altri, i credenti possono obbedire
alle parole del loro Signore che invitano a porgere l’altra guancia, a devolvere
anche la tunica a chi vuole toglierci il mantello...
Ma perché tutto questo sia possibile è indispensabile ciò che sempre è ricordato
dai Vangeli accanto al comando di amare i nemici, e cioè la preghiera per i
persecutori, l’intercessione per gli avversari: “Amate i vostri nemici e pregate
per i vostri persecutori” (Matteo 5,44). Se non si assume l’altro – e in
particolare l’altro che si è fatto nostro nemico, che ci contraddice, che ci
osteggia, che ci calunnia – nella preghiera, imparando così a vederlo con gli
occhi di Dio, nel mistero della sua persona e della sua vocazione, non si potrà
mai arrivare ad amarlo! Ma dev’essere chiaro che l’amore del nemico è questione
di profondità di fede, di “intelligenza del cuore”, di ricchezza interiore, di
amore per il Signore, e non, semplicemente di buona volontà!
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4 gennaio 2025 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net