VITA DI ANTONIO
Atanasio di Alessandria
Estratto da “Atanasio di Alessandria, Vita di Antonio - Antonio abate, Detti – Lettere”
A cura di Lisa Cremaschi,
Paoline Editoriale Libri 2007
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Lettera di Atanasio, vescovo di Alessandria,
ai monaci che vivono in paesi stranieri
sulla vita del beato Antonio il Grande
In obbedienza alla
Parola dona i suoi beni ai poveri
Si ritira ai
margini del villaggio
Cerca
ammaestramento presso altri solitari
Il diavolo tenta di
ostacolarlo nel suo proposito di vita
Antonio esce
vincitore dalla prima lotta con il Nemico
Antonio si
stabilisce in un fortino abbandonato
Antonio diventa
padre spirituale dei monaci della regione
Inizia la grande
catechesi ai monaci
Esorta ad
abbandonare tutto in vista del Regno
Vivere come se ogni
giorno fosse l’ultimo
Il discernimento
degli spiriti
I molteplici
inganni dei demoni
Non bisogna credere
loro neppure quando citano la Scrittura
Dopo la venuta del
Signore hanno perduto il loro potere
L’insegnamento
della storia di Giobbe
Le armi che
sconfiggono il demonio
I demoni fingono di
predire il futuro
In che modo i
demoni riescono a sapere quanto accadrà
Non ci si deve
stupire delle previsioni dei demoni
L’importante non è
prevedere il futuro, ma essere graditi a Dio
Ancora sul
discernimento degli spiriti
I segni della
presenza degli spiriti malvagi
Il Signore scacciò
il demonio citando le Scritture
È il Signore a
scacciare i demone e a operare prodigi
Antonio narra le
sue lotte contro il demonio
Chi si affida al
Signore non teme il demonio
Occorre smascherare
il demonio interrogandolo senza paura
Effetti
dell’insegnamento di Antonio
Antonio vive nel
desiderio del regno dei cieli
Si reca ad
Alessandria a confortare i cristiani perseguitati
Ritorna nel deserto
e intensifica la sua ascesi
Assediato dalle
folle, desidera un luogo di solitudine
Antonio si
stabilisce sul monte interiore
Antonio ottiene da
Dio acqua nel deserto
Consigli ai monaci
che vengono a visitarlo
Guarisce un
funzionario imperiale
Soccorre un
fratello che sta per morire nel deserto
Vede l’anima di
Amun salire in cielo
Malati e
indemoniati ricorrono ad Antonio
Si reca ad
Alessandria a confutare gli ariani
Le folle accorrono
per vedere Antonio
Antonio annuncia la
croce di Cristo
Invita i pagani a
leggere le Scritture
Rimprovera ai
pagani di adorare le creature in luogo del Creatore
Ragionamenti umani
e fede cristiana
I cristiani sono
perseguitati ma la loro fede si diffonde
Antonio esorta i
pagani alla fede
Riceve lettere
dagli imperatori
Visione profetica
sui tumulti degli ariani
In Antonio si
adempiono le promesse di Cristo
Anche i giudici gli
chiedono consiglio
Antonio difende la
necessità della solitudine
Predice la morte di
un persecutore dei cristiani
È amato da tutti
come un padre
Disapprova le
usanze funebri degli egiziani
Le sue ultime
parole ai fratelli
Esortazione a
leggere il racconto della vita di Antonio
1. Bella è la gara che avete intrapreso con i monaci d’Egitto, proponendovi di
uguagliarli o addirittura di superarli nell’ascesi secondo virtù. Anche presso
di voi ormai vi sono dimore di solitari e il nome di monaco ha acquisito diritto
di cittadinanza. Sarebbe giusto lodare questo proposito di vita, e voglia Dio
portarlo a compimento grazie alle vostre preghiere. 2. Poiché dunque avete
interrogato anche me sul genere di vita del beato Antonio, desiderosi di
conoscere in che modo iniziò la vita ascetica, chi era prima di dedicarsi
all’ascesi, quale fu la fine della sua vita e se sono vere le cose che si dicono
di lui, per poter emulare il suo zelo, ho accolto la vostra richiesta con grande
entusiasmo. 3. Il solo fatto di ricordarmi di Antonio è in effetti un grande
guadagno anche per me. So bene che anche voi, quando ne avrete sentito parlare,
proverete ammirazione per quell’uomo e desidererete imitarne l’intento, poiché
la vita di Antonio per dei monaci è sufficiente quale modello di vita ascetica.
Non esitate a credere a quanti vi hanno raccontato di lui; pensate piuttosto che
avete udito poche cose perché difficilmente avranno potuto narrarvi eventi tanto
grandi. 4. Io stesso, in questa lettera, scrivo su vostra sollecitazione quel
poco che ricordo, per tanto che sia; perciò non smettete di interrogare quelli
che da qui giungono per mare fino a voi. Se ognuno dirà quanto conosce, forse,
seppure a fatica, potrà nascere un racconto degno di lui.
Quando ho ricevuto la vostra lettera avrei voluto far venire da me alcuni monaci
che erano soliti fargli visita di frequente e così, dopo aver appreso qualche
altra notizia, avrei potuto inviarvi un racconto più completo, 5. ma, poiché
stava per finire la stagione propizia alla navigazione e chi portava la lettera
aveva premura, mi sono affrettato a scrivervi quello che io stesso so, perché ho
visto spesso Antonio, e quello che ho potuto imparare da colui che lo seguì per
non poco tempo e gli versava l’acqua sulle mani. Mi sono preoccupato di dire
sempre la verità perché non accada che qualcuno, udendo più del vero, non presti
fede al racconto; oppure, venendo a conoscere meno del necessario, possa
disprezzare quest’uomo.
1.1. Antonio era di origine egiziana; nacque da genitori nobili,
sufficientemente ricchi. Essi stessi erano cristiani per cui anch’egli fu
allevato nella fede cristiana. 2. Da bambino fu allevato da loro e non conosceva
nessun altro al di fuori dei genitori e della sua casa. Quando crebbe e divenne
ragazzo, con l’avanzare dell’età, non volle apprendere le lettere perché voleva
sottrarsi alla compagni degli altri ragazzi. 3. Tutto quello che desiderava era
di rimanere in tutta semplicità in casa sua, come sta scritto a proposito di
Giacobbe. Frequentava la casa del Signore insieme ai genitori; da bambino non
era svogliato, né col passare degli anni mostrava disprezzo per i suoi genitori,
ma restò loro sottomesso. Stava attento alle letture e ne custodiva il frutto in
cuor suo. Inoltre, da bambino, nonostante la sua condizione agiata, non
molestava i genitori pretendendo cibi svariati e ricercati e non cercava
godimento nel cibo; si accontentava di quello che trovava e non chiedeva niente
di più.
2.1. Dopo la morte dei genitori rimase solo, con una sorella ancora molto
piccola. Aveva circa diciotto anni, o forse venti, e si prendeva cura egli
stesso della casa e della sorella. 2. Non erano ancora passati sei mesi dalla
morte dei genitori e mentre, come al solito, si recava nella casa del Signore,
meditava tra sé e sé, e considerava tutto questo: come gli apostoli avessero
lasciato tutto per seguire il Salvatore e come quelli di cui si parla negli
Atti, venduti i propri beni, portassero
il ricavato e lo deponessero ai piedi degli apostoli perché fosse
distribuito a chi ne aveva bisogno e quale e quanto grande fosse la speranza
riservata loro nei cieli. 3. Pensando a queste cose, entrò nella casa del
Signore e accadde che proprio in quel momento veniva letto il Vangelo; e sentì
il Signore che diceva al ricco: Se
vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che possiedi e dallo ai poveri;
poi vieni, seguimi e avrai un tesoro nei cieli. 4. Antonio, come se
il ricordo dei santi gli fosse venuto da Dio stesso e come se la lettura fosse
proprio per lui, subito
uscì dalla casa del Signore, donò alla gente del suo villaggio i beni che aveva
ereditato dai genitori – si trattava di trecento arure di terra fertile e
buonissima – perché non creassero fastidi né a lui né alla sorella. 5. Vendette
poi tutti gli altri beni mobili che possedeva, ne ricavò una considerevole somma
di denaro e la diede ai poveri, riservandone una piccola parte per la sorella.
3.1. Entrato un’altra volta nella casa del Signore, come sentì il Signore che
diceva nel Vangelo: Non
preoccupatevi del domani, non poté più restare oltre, ma uscì e
distribuì anche quei pochi beni ai poveri. Poi affidò la sorella a delle vergini
conosciute e fedeli e la lasciò affinché fosse allevata nella verginità; egli
stesso si dedicò all’ascesi davanti a casa sua, vigilando su di sé e
sottoponendosi a una dura disciplina. 2. Allora, infatti, non c’erano ancora in
Egitto tante dimore di solitari e il monaco non conosceva ancora il grande
deserto. Chi voleva vigilare su se stesso si dedicava all’ascesi in solitudine,
non lontano dal proprio villaggio. 3. Vi era allora, nel villaggio vicino, un
anziano che dalla giovinezza si esercitava nella vita in solitudine. Antonio lo
vide e gareggiò con lui nel bene.
4. In un primo tempo cominciò anch’egli ad abitare nei dintorni del villaggio e
di là, non appena sentiva parlare di qualcuno che era pieno di fervore, andava a
cercarlo come l’ape sapiente e non faceva ritorno a casa sua prima di averlo
visto e di aver ricevuto una sorta di viatico per camminare nella via della
virtù. Là, dunque, trascorse i primi tempi e si confermava nel suo proposito per
non volgersi di nuovo al pensiero dei beni dei suoi genitori, né al ricordo dei
parenti; ogni suo desiderio e ogni sua sollecitudine era rivolta allo sforzo
ascetico. 6. Lavorava con le proprie mani, poiché aveva udito: Il pigro non
mangi. Parte del suo guadagno gli serviva per procurarsi il pane, parte lo
distribuiva a chi ne aveva bisogno. Pregava continuamente sapendo che bisogna
pregare in disparte senza interruzione, 7. ed era così attento alla lettura
delle Scritture che non lasciava cadere a terra nulla di quanto vi è scritto, ma
ricordava tutto e la memoria stava per lui al posto dei libri.
4.1. Così viveva Antonio e per questo era amato da tutti. Si sottometteva con
cuore sincero a quegli uomini pieni di fervore che andava a visitare e da
ciascuno apprendeva lo zelo e l’ascesi in cui eccelleva. Di uno contemplava
l’amabilità, di un altro l’assiduità nella preghiera; in uno osservava la
mitezza, in un altro l’amore per il prossimo; vedeva come l’uno amasse la
veglia, l’altro la lettura delle Scritture, ammirava l’uno per la sua
perseveranza, l’altro per i digiuni e l’abitudine di dormire sulla nuda terra;
osservava la mitezza dell’uno e la generosità dell’altro e di tutti, poi, notava
la fede in Cristo e l’amore vicendevole. 2. Così arricchitosi, se ne ritornava
là dove viveva la sua vita ascetica, raccoglieva quello che aveva imparato da
ciascuno e cercava di dar prova di tutto. 3. Con i suoi coetanei non amò essere
in contesa che su un solo punto: non apparire mai secondo nel bene. E lo faceva
in modo tale che nessuno si rattristava, ma anche gli altri si rallegravano a
causa sua. 4. Tutta la gente del villaggio e quelli che amavano il bene e che
lui frequentava, vedendolo così, lo chiamavano amico di Dio e lo amavano gli uni
come un figlio, gli altri come un fratello.
5.1. Ma il diavolo, che odia il bene ed è invidioso, non sopportò di vedere in
un giovane tale proposito di vita e incominciò a mettere in opera anche contro
di lui i suoi intrighi abituali. 2. Per prima cosa cercò di distoglierlo
dall’ascesi ispirandogli il ricordo delle ricchezze, la sollecitudine per la
sorella, l’affetto per i parenti, l’amore per il denaro, il desiderio di gloria,
il piacere di un cibo svariato e ogni altro godimento della vita. Infine gli
suggeriva il pensiero di come sia aspra la virtù e quali fatiche richieda e gli
metteva dinanzi la debolezza del corpo e la lunghezza del tempo. 3. Insomma
risvegliò nella sua mente una grande tempesta di pensieri, perché voleva
distoglierlo dalla sua giusta decisione.
Ma come il Nemico si vide debole di fronte al proposito di Antonio e vide che
era piuttosto lui a essere vinto dalla fermezza di Antonio, respinto dalla sua
grande fede e abbattuto dalle sue continue preghiere, allora confidò in quelle
armi che si trovano presso l’ombelico e se ne gloriò – sono queste le prime
insidie contro i giovani–. Assale così il giovane turbandolo di notte,
molestandolo di giorno al punto che quelli che lo vedevano si accorgevano della
lotta che si combatteva tra i due. 4. L’uno, infatti, suggeriva pensieri impuri,
l’altro li scacciava con le preghiere; l’uno lo eccitava, l’altro, come
arrossendo di vergogna, dava forza al suo corpo mediante la fede e i digiuni. 5.
Il diavolo, sciagurato, di notte assumeva anche l’aspetto di una donna e ne
imitava il comportamento in tutte le maniere, con il solo intento di sedurre
Antonio. Ma questi, pensando a Cristo e meditando sulla nobiltà che l’uomo
possiede grazie a lui e sulla qualità spirituale dell’anima, spegneva il fuoco
della sua seduzione. 6. Di nuovo il Nemico gli suggeriva la dolcezza del
piacere, ma Antonio, come adirato e addolorato, pensava alla minaccia del fuoco
e al tormento del verme, opponeva questi pensieri alle tentazioni del Nemico e
passava attraverso di esse senza patirne danno.
7. Tutto questo accadeva a vergogna del Nemico. Colui che pensava di farsi
simile a Dio, infatti, veniva deriso da un giovane ragazzo; colui che si
gloriava contro la carne e il sangue, era abbattuto da un uomo rivestito di
carne perché il Signore, che si rivestì di carne per noi e che diede al corpo la
vittoria sul diavolo, aiutava Antonio. Perciò ciascuno di quelli che così
combattono può dire: Non
io, ma la grazia di Dio che è con me.
6.1. Infine il drago, poiché non era riuscito a far cader Antonio neppure in
questo modo e vedeva che invece era lui a essere respinto dal suo cuore,
digrignando i denti, come sta scritto e come fuori di sé, gli apparve quale egli
è spiritualmente, nelle sembianze di un ragazzo nero. Come se gli fosse
sottomesso, non lo assaliva più con i pensieri – l’ingannatore, infatti, era
stato scacciato – ma usando la voce umana gli diceva: « Molti ho tratto in
inganno, la maggior parte li ho abbattuti, ma ora che ho affrontato te e le tue
fatiche come ho fatto con molti altri, sono ridotto all’impotenza ». 2. Poi,
quando Antonio gli chiese: « Chi sei tu che così mi parli? », subito gemeva
dicendo: « Io sono amico dell’impurità; mi sono incaricato di insidiare ed
eccitare i giovani per spingerli ad essa. Mi chiamano spirito d’impurità.
Quanti, che volevano vivere castamente, sono riuscito a ingannare! Quanti, che
vivevano in castità, ho dissuaso con le mie istigazioni! 3. Io sono colui a
causa del quale il profeta rimprovera quelli che sono caduti dicendo: Vi
siete lasciati sviare da uno spirito di impurità; a causa mia furono
gettati a terra. Io solo colui che spesso ti ha molestato e che altrettante
volte si è visto respinto da te ». 4. Antonio allora rese grazie al Signore, si
fece coraggio contro il Nemico e gli disse: « Grande disprezzo ti meriti; sei
nero nell’animo e debole come un ragazzo. Non ho più motivo di preoccuparmi per
te. Il
Signore è il mio aiuto e io disprezzerò i miei nemici ». 5. All’udir
questo quel ragazzo nero se ne fuggì spaventato da quelle parole temendo anche
solo di avvicinarsi a tale uomo.
7.1. Questa fu la prima lotta di Antonio contro il diavolo o meglio la prima
vittoria che riportò in Antonio il Salvatore, che ha condannato il
peccato nella carne, perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che
non camminiamo secondo la carne ma secondo lo spirito. 2. Benché
avesse abbattuto il demonio, Antonio tuttavia non era indolente e non faceva
assegnamento su di sé; e anche il Nemico, nonostante fosse stato vinto, non
smise di tendergli insidie. Gli stava di nuovo intorno come un leone, cercando
l’occasione propizia per assalirlo.
3. Ma Antonio, che aveva appreso dalle Scritture che molte sono le insidie del
Nemico, si dedicava intensamente all’ascesi, pensando che, anche se il diavolo
non era ancora riuscito a ingannare il suo cuore mediante il piacere del corpo,
avrebbe cercato di tendergli qualche altro genere di insidie, perché il demonio
è amico del peccato. 4. Trattava, dunque, sempre più duramente il suo corpo e lo
riduceva in schiavitù per timore che, dopo aver riportato la vittoria su alcune
tentazioni, non soccombesse in altre. Decise poi di abituarsi a un regime di
vita più duro. 5. Molti si meravigliavano, ma Antonio sopportava sempre più
facilmente la fatica perché il suo zelo perseverante aveva generato in lui buone
abitudini così che gli bastava che gli altri gli offrissero la minima occasione
ed egli vi si applicava con grande zelo.
6. Vegliava così a lungo che spesso passava tutta la notte senza prendere sonno
e destava ammirazione poiché faceva così non una sola volta, ma di frequente.
Mangiava una sola volta al giorno, dopo il tramonto del sole; talvolta prendeva
cibo ogni due giorni, spesso perfino ogni quattro. Si nutriva di pane e sale e
beveva soltanto acqua. 7. È superfluo parlare di carne e di vino, perché nemmeno
presso gli altri uomini pieni di zelo non si trovava nulla del genere. Per
dormire gli bastava una stuoia, ma si coricava per lo più sulla nuda terra. 8.
Rifiutava di ungersi con olio e diceva che ai giovani conviene piuttosto
dedicarsi seriamente all’ascesi e non cercare ciò che rammollisce il corpo, ma
abituarlo alle fatiche, pensando alla parola dell’Apostolo: Quando
sono debole, allora sono forte. 9. Diceva, infatti, che il cuore
acquista la forza quando si indeboliscono i piaceri del corpo. 10. Questa era la
sua ammirevole convinzione: che la via della virtù e il ritiro dal mondo cercato
a tal fine non vanno misurati in base al tempo, ma in base desiderio e alla
decisione.
11. Antonio, dunque, non si ricordava del tempo trascorso, ma ogni giorno, come
se incominciasse in quel momento la vita di ascesi, intensificava i suoi sforzi
per progredire e ripeteva continuamente le parole di Paolo: Dimentico
del passato, tendo verso ciò che sta innanzi. 12. Ricordava anche le
parole del profeta Elia che dice: È
vivente il Signore alla cui presenza io oggi sto. Osservava infatti
che, dicendo « oggi », il profeta non misurava il tempo trascorso, ma, come se
ogni volta incominciasse, cercava ogni giorno di presentarsi a Dio così come
bisogna apparire a Dio: con cuore puro, pronto a obbedire alla sua volontà e a
nessun altro. 13. Diceva tra sé e sé: L’asceta deve imparare sempre a ordinare
la propria vita guardando a quella del grande Elia come in uno specchio.
8.1. Rinvigoritosi in tal modo, Antonio se ne andò fra i sepolcri che si
trovavano lontano dal villaggio. Dopo aver dato ordine a un suo amico di
portargli del pane a lunghi intervalli di tempo, entrò in un sepolcro, chiuse la
porta e rimase là dentro, solo. Ma il Nemico, che non sopportava la cosa, perché
temeva che in breve tempo il deserto divenisse una città di asceti, una notte
entrò nel sepolcro con una moltitudine di demoni e lo percosse a tal punto da
lasciarlo steso a terra, incapace di parlare. 3. Antonio, poi, assicurava che la
sofferenza era talmente grande da fargli dire che le percosse inflitte da uomini
non avrebbero mai potuto causare tale tormento.
Per disposizione della divina Provvidenza – il Signore, infatti, non distoglie
mai il suo sguardo da quanti sperano in lui – il giorno seguente giunse quel suo
amico a portargli il pane. Come aprì la porta, vide che Antonio giaceva a terra
come morto; lo prese, lo trasportò alla casa del Signore, nel villaggio, e lo
adagiò a terra. 4. Molti parenti e la gente del villaggio stavano seduti attorno
ad Antonio come presso un morto. Ma verso mezzanotte questi rientrò in se
stesso, si svegliò e come vide che tutti dormivano e che solo quel suo amico era
sveglio, gli fece cenno di venire accanto a lui e lo pregò di prenderlo di nuovo
e di riportarlo ai sepolcri, senza svegliare nessuno.
9.1. Riportato al sepolcro da quell’uomo e chiusa la porta come al solito, di
nuovo rimase solo là dentro. 2. Non riusciva neppure a stare in piedi a causa
dei colpi ricevuti dai demoni e pregava coricato. Dopo la preghiera gridava a
gran voce: « Eccomi qui, sono Antonio; non fuggo ai vostri colpi. Anche se me ne
darete di più, niente
mi separerà dall’amore di Cristo ». 3. Poi recitava quel salmo: Anche
se un’armata si accamperà contro di me il mio cuore non avrà timore.
Così pensava l’asceta e così diceva.
4. Ma il Nemico, che ha in odio il bene, meravigliato che Antonio, dopo le
percosse ricevute, avesse osato ancora ritornare, chiamò i suoi cani e pieno di
furore disse: « Vedete che non siamo riusciti a farlo desistere né con lo
spirito dell’impurità, né con le percosse; anzi si dimostra ancor più audace con
noi. Attacchiamolo in un’altra maniera! ». Per il diavolo è facile assumere
forme diverse per fare del male. 5. E così di notte fecero un tal baccano che
tutto quel luogo pareva scosso da un terremoto. I demoni, quasi squarciando le
quattro pareti della casetta, parevano entrare attraverso di esse sotto forma di
belve e di serpenti. 6. E subito il luogo si riempì di immagini di leoni, di
orsi, di leopardi, di tori, di serpenti, di vipere, di scorpioni e di lupi. E
ciascuno si comportava secondo la forma che aveva preso: 7. il leone ruggiva con
l’intenzione di assalirlo, il toro pareva prenderlo a cornate, il serpente
strisciava ma senza raggiungerlo, il lupo si lanciava su di lui ma veniva
trattenuto. Insomma, terribile era il furore di tutte quelle apparizioni unito
al frastuono delle loro grida.
8. Antonio, frustato e ferito, provava sofferenze fisiche ancor più atroci, ma
restava a giacere senza paura, con animo vigilante. Gemeva per le sofferenze
fisiche, ma nella mente restava vigile e, come deridendoli, diceva: 9. « Se
aveste qualche potere, sarebbe stato sufficiente che ne venisse uno solo. Ma il
Signore vi ha reso impotenti, per questo cercate di spaventarmi venendo in
tanti. È segno della vostra debolezza il fatto che imitiate le forme di bestie
prive di ragione ». 10. Con grande coraggio diceva ancora: « Se avete forza, se
avete qualche potere su di me, non esitate, assalitemi! Ma se non potete, perché
agitarvi inutilmente? La fede nel nostro Signore è per noi sigillo e muro di
difesa ». 11. Dopo molti tentativi, digrignavano i denti contro di lui poiché si
accorgevano che stavano deridendo se stessi e non Antonio.
10.1. Ma il Signore neppure in questo momento si dimenticò della lotta di
Antonio e venne in suo aiuto. Come levò lo sguardo, questi vide che il tetto era
come aperto e che un raggio di luce scendeva fino a lui. 2. I demoni erano
scomparsi all’improvviso, subito cessò il dolore del corpo e la casa era di
nuovo intatta.
Antonio sentì che il Signore lo aiutava e trasse un sospiro di sollievo;
liberato dai dolori, domandava alla visione che gli era apparsa: « Dov’eri?
Perché non sei apparso fin dall’inizio per porre fine alle mie sofferenze? ». 3.
E gli giunse una voce: « Antonio, ero là! Ma aspettavo per vederti combattere;
poiché hai resistito e non ti sei lasciato vincere, sarò sempre il tuo aiuto e
farò sì che il tuo nome venga ricordato ovunque ». 4. All’udire queste parole si
alzò e si mise a pregare e fu così confortato che sentiva nel suo corpo molta
più forza di prima. A quel tempo aveva circa trentacinque anni.
11.1. Il giorno seguente era ancor più sollecito nel servizio di Dio; andò da
quell’anziano di cui si è detto e lo pregava di andare ad abitare insieme a lui
nel deserto. 2. Quello rifiutò sia a motivo dell’età, sia perché non vi era
ancora tale consuetudine, e Antonio partì solo verso la montagna.
Ma di nuovo il Nemico, vedendo il suo zelo e volendo ostacolarlo, gli mise
dinanzi, sulla strada, l’immagine di un grande disco d’argento. 3. Antonio
comprese l’arte di colui che odia il bene, si fermò e, rivolgendosi al disco,
rimproverò il diavolo che vedeva in esso dicendo: « Da dove viene questo disco
nel deserto? Questa strada non è battuta, non vi è traccia di gente che sia
passata di qui; se fosse caduto, grande com’è, non sarebbe rimasto inosservato.
Se poi qualcuno l’avesse perduto, sarebbe ritornato indietro a cercarlo e
l’avrebbe trovato dato che il luogo è deserto. È un artificio del demonio! Ma
non ostacolerai con questo il mio proposito, o diavolo! Questa roba vada
con te in perdizione! ». E mentre Antonio diceva queste parole, il
disco svanì come fumo davanti al fuoco.
12.1. Un’altra volta vide, gettato per la strada, dell’oro vero, e non era più
una visione; glielo aveva mostrato il Nemico o qualche potenza superiore
nell’intento di esercitare l’atleta e di mostrare al diavolo che Antonio non si
curava nemmeno delle ricchezze reali. Questi poi non disse nulla e noi non
sappiamo nient’altro se non che quell’oro che gli era apparso era vero. 2.
Antonio si meravigliò della quantità, ma l’oltrepassò come se si trattasse di un
fuoco, passò oltre senza nemmeno voltarsi, affrettando il passo finché il luogo
non si nascose e non sfuggì al suo sguardo. 3. Sempre più risoluto nel suo
proposito, si diresse verso la montagna. Al di là del fiume trovò un fortino
abbandonato, pieno di serpenti perché non era più abitato da tempo; qui si
trasferì e stabilì la sua dimora. 4. I serpenti, come se qualcuno li inseguisse,
se ne fuggirono subito. Antonio sbarrò l’ingresso e depositò i pani sufficienti
per sei mesi – i tebani hanno questa usanza e spesso i pani si conservano per un
anno intero. All’interno aveva l’acqua e rimase là dentro l’eremo solo, come se
fosse disceso in un santuario, senza uscire e senza vedere nessuno di quelli che
venivano da lui. 5. Per molto tempo perseverò nella sua
ascesi, ricevendo il pane che gli veniva calato dall’alto, dal tetto, solo due
volte all’anno.
13.1. I conoscenti che veniva a trovarlo, poiché non permetteva loro di entrare,
spesso rimanevano fuori per giorni e notti e sentivano là dentro come delle
moltitudini di gente in tumulto che strepitavano, gemevano e gridavano: 2. «
Vattene dalle nostre terre! Che hai a che fare tu con il deserto? Non potrai
sopportare le nostre insidie! ». 3. All’inizio quelli di fuori credevano che
dentro vi fossero delle persone, entrate con delle scale, che litigavano con
lui; ma quando, spiando da una fessura, videro che non vi era nessuno, allora
pensarono che fossero demoni e, terrorizzati, si misero a chiamare Antonio.
4. Ed egli ascoltava loro più che preoccuparsi dei demoni; si avvicinò alla
porta e li pregava di allontanarsi e di non avere paura: « I demoni », diceva, «
creano tali visioni per chi ha paura, 5. ma voi segnatevi con il segno di croce
e partite fiduciosi. Lasciate che costoro si prendano gioco di se stessi ».
Quelli se ne andavano rinfrancati dal segno della croce. Antonio, invece,
restava; non pativa alcun danno da parte dei demoni e neppure si stancava di
lottare. 6. Il numero crescente di visioni che si presentavano al suo cuore e la
debolezza dei nemici erano di grande sollievo alle sue fatiche e accrescevano il
suo fervore. 7. Quelli che lo conoscevano andavano continuamente a fargli visita
pensando di trovarlo morto e invece lo sentivano recitare il salmo: Sorga
Dio e i suoi nemici si disperdano, siano scacciati dal suo cospetto quelli che
lo odiano. Si dileguino come si dilegua il fumo; come fonde al fuoco la cera,
così periscano i peccatori davanti a Dio, e ancora: Tutte
le genti mi hanno circondato, nel nome del Signore mi sono vendicato di loro.
14.1. Passò così circa vent’anni, da solo, nella vita ascetica; non usciva e si
faceva vedere raramente. 2. Poi, siccome molti desideravano ardentemente imitare
la sua vita di ascesi, e poiché erano venuti altri suoi amici e avevano forzato
e abbattuto la porta, Antonio uscì come un iniziato ai misteri da un santuario e
come ispirato dal soffio divino. Allora per la prima volta apparve fuori dal
fortino a quelli che erano venuti a trovarlo. 3. Ed essi, quando lo videro,
rimasero meravigliati osservando che il suo corpo aveva l’aspetto abituale e non
era né ingrassato per mancanza di esercizio fisico, né dimagrito a causa dei
digiuni e della lotta contro i demoni. Era tale e quale l’avevano conosciuto
prima che si ritirasse in solitudine. E anche il suo spirito era puro; 4. non
appariva né triste, né svigorito dal piacere, né dominato dal riso o
dall’afflizione.
Non provò turbamento al vedere la folla; non gioiva perché salutato da tanta
gente, ma era in perfetto equilibrio, governato dal Verbo, nella sua condizione
naturale. 5. Il Signore, per opera sua, guarì molti dei presenti che pativano
nel loro corpo e liberò altri dai demoni. 6. Il Signore concedeva ad Antonio il
dono della parola e così consolava molti che erano afflitti, riconciliava altri
che erano in lite e a tutti ripeteva che nulla di quanto è nel mondo deve essere
preferito all’amore per Cristo. 7. Parlando e ricordando i beni futuri e l’amore
che ha mostrato per noi uomini il Dio che non
ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi,
convinse molti ad abbracciare la vita solitaria. E così apparvero dimore di
solitari sui monti e il deserto divenne una città di monaci che avevano
abbandonato i loro beni e si erano iscritti nella cittadinanza dei cieli.
15.1. Una volta Antonio, poiché aveva necessità di andare a trovare i suoi
fratelli, dovette attraversare il canale di Arsinoe che era infestato dai
coccodrilli. Si limitò a pregare, entrò nell’acqua con tutti quelli che
l’accompagnavano e attraversarono il canale incolumi. 2. Ritornato alla sua
dimora solitaria riprendeva le sue sante e generose fatiche. 3. Con frequenti
conversazioni accresceva lo zelo di chi già era monaco e spingeva molti altri
all’amore per la vita ascetica. In breve tempo, trascinati dalle sue parole,
sorsero molte dimore solitarie ed egli guidava tutti come un padre.
16.1. Un giorno uscì e tutti i monaci gli vennero incontro e lo pregarono di
tenere loro un discorso. Ed egli rivolse loro queste parole in lingua egiziana.
« Le Scritture sono sufficienti alla nostra istruzione, ma è bello esortarci
vicendevolmente nella fede e incoraggiarci con le nostre parole. 2. Voi, dunque,
come figli, portate al padre quello che sapete e ditemelo; io più anziano di
voi, vi affiderò quello che so e che ho imparato dall’esperienza. 3. Per prima
cosa sia questo lo sforzo comune a tutti: non cedere all’indolenza dopo che
abbiamo iniziato, non scoraggiarci nelle fatiche e non dire: “Da molto tempo
pratichiamo l’ascesi”; piuttosto, accresciamo il nostro zelo come se
incominciassimo ogni giorno. 4. L’intera vita dell’uomo è brevissima a paragone
dei secoli futuri, tutto il nostro tempo è niente di fronte alla vita eterna. 5.
Ogni cosa nel mondo viene venduta secondo il suo prezzo e scambiata con altre
cose che sono di pari valore, ma la promessa della vita eterna si compra a un
bassissimo prezzo. 6. Sta scritto: I
giorni della nostra vita sono settanta anni, ottanta se vi sono le forze e la
maggior parte è pena e fatica. 7. Quand’anche avessimo perseverato
nell’ascesi tutti gli ottanta o i cento anni, non regneremo per cento anni, ma,
invece di cento anni, regneremo nei secoli dei secoli e, 8. dopo aver lottato
sulla terra, non è sulla terra che otterremo l’eredità, ma riceveremo la
promessa nei cieli e, deposto il corpo corruttibile, ne riceveremo uno
incorruttibile.
17.1. E così, figli miei, non scoraggiamoci e non pensiamo di dar prova di
perseveranza o di fare grandi cose. Le
sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà
essere rivelata in noi. 2. Non crediamo, guardando al mondo, di aver
rinunciato a grandi cose: la terra intera è piccolissima a confronto di tutto il
cielo. 3. Se anche fossimo padroni di tutta la terra e vi avessimo rinunciato,
neppur questo sarebbe degno del regno dei cieli. Come se uno disprezzasse una
dracma di bronzo per guadagnarne cento d’oro, così chi fosse padrone di tutta la
terra e vi rinunciasse, lascerebbe ben poco e riceverebbe cento volte tanto.
4. Se, dunque, neppure la terra intera è degna del regno dei cieli, chi lascia
poche arure di terra, anche se lascia la sua casa e una buona quantità di oro,
si può dire che non perde niente e non ha motivo di inorgoglirsi o di
rattristarsi. 5. Dobbiamo pensare piuttosto che, se non abbandoniamo i beni per
virtù, li lasceremo poi, alla nostra morte, e spesso accadrà di lasciarli a
persone a cui non volevamo, come ci ricorda l’Ecclesiaste. 6. Perché, dunque,
non li abbandoniamo per amore della virtù al fine di ricevere in eredità il
regno? Perciò nessuno di noi si lasci dominare dal desiderio di possesso. Quale
guadagno vi è nell’acquistare quello che non porteremo via con noi? 7. Perché
non cerchiamo piuttosto di acquistare quello che possiamo portare con noi e cioè
la prudenza, la castità, la giustizia, la forza, l’intelligenza, la carità,
l’amore per i poveri, la fede in Cristo, la mitezza, l’ospitalità? Se
acquisteremo questi beni, li troveremo là, davanti a noi, pronti ad accoglierci
come ospiti nella terra dei miti.
18.1. E così ciascuno si convinca a non perdersi d’animo, soprattutto pensando
di essere servo del Signore e di dover servire il Signore. 2. Come il servo non
osa dire: “Oggi non lavoro perché ho già lavorato ieri”, e non misura il tempo
passato per smettere di lavorare nei giorni successivi, ma ogni giorno, come sta
scritto nel Vangelo, dà prova del suo zelo per piacere al suo Signore e non
trovarsi in pericolo, così anche noi dobbiamo perseverare nell’ascesi ogni
giorno, sapendo che, se siamo negligenti anche un giorno solo, il Signore non ci
perdonerà a causa del tempo passato, ma si adirerà con noi a motivo della nostra
negligenza. 3. Così sentiamo dire anche nel libro di Ezechiele. Così anche
Giuda, per una sola notte, perse anche le fatiche del tempo passato.
19.1. Figli, dedichiamoci dunque all’ascesi e non lasciamoci vincere dallo
scoraggiamento. Abbiamo il Signore quale nostro aiuto in questa lotta, come sta
scritto: Dio
coopera nel bene con chi ha scelto il bene. 2. E per non perderci
d’animo è bene meditare la parola dell’Apostolo: Ogni
giorno muoio. Se vivremo così anche noi, come se ogni giorno
dovessimo morire, non peccheremo. 3. Questo significa che ogni giorno, quando ci
svegliamo, dobbiamo pensare che non arriveremo fino a sera, e di nuovo, al
momento di coricarci, dobbiamo pensare che non ci sveglieremo più. La nostra
vita è incerta per natura ed è misurata giorno per giorno dalla Provvidenza.
4. Se ci comporteremo così e se così vivremo giorno per giorno, non peccheremo,
non proveremo desiderio di nulla, non ci adireremo con nessuno né accumuleremo
tesori sulla terra, ma, aspettandoci di morire ogni giorno, non possederemo
nulla e perdoneremo tutto a tutti; 5. non saremo dominati dalla concupiscenza
per la donna o da altro piacere impuro, ma ce ne allontaneremo come da cose
destinate a passare, lottando sempre e tenendo davanti agli occhi il giorno del
giudizio. Sempre, infatti, un grande timore e il pericolo dei tormenti dissolve
la dolcezza del piacere e rinsalda l’anima vacillante.
20.1. Perciò, dal momento che abbiamo cominciato a percorrere la via della
virtù, tendiamo verso la meta. Nessuno si volga indietro, come la moglie di Lot,
tanto più che il Signore ha detto: Nessuno
che abbia messo mano all’aratro e poi si volta indietro, è adatto al regno dei
cieli. 2. Voltarsi indietro non significa altro che mutare d’avviso
e pensare nuovamente alle cose del mondo. Non temete sentendo parlare di virtù e
non stupitevi di questo nome, 3. perché essa non è lontana da noi, non nasce
fuori di noi; il lavoro avviene in noi ed è facile compierlo, se lo vogliamo. 4.
I greci lasciano la loro terra e attraversano il mare per apprendere le lettere;
noi non abbiamo bisogno di lasciare il nostro paese per trovare il regno dei
cieli, né dobbiamo attraversare il mare per raggiungere la virtù. Il Signore ci
ha prevenuto e ci ha detto: Il
regno dei cieli è
dentro di voi. 5. La virtù, dunque, non ha bisogno che della nostra
volontà, dal momento che si trova in noi e nasce dentro di noi.
Se l’anima custodisce la sua facoltà spirituale conforme alla natura, allora
nasce la virtù. 6. La custodisce conforme alla natura quando essa rimane tale e
quale è stata creata, ed è stata creata bella e retta al di là di ogni misura.
Per questo Giosuè, figlio di Nun, esortando il popolo diceva: Indirizzate
il vostro cuore al Signore Dio di Israele, 7. e Giovanni: Raddrizzate
i vostri sentieri.
L’anima, infatti, è retta quando custodisce la facoltà spirituale conforme alla
natura così come è stata creata; quando, invece, devia ed è distorta rispetto
alla natura, allora si parla di malvagità dell’anima. 8. La cosa, dunque, non è
difficile: se perseveriamo nello stato in cui siamo stati creati, dimoriamo
nella virtù; se, invece, meditiamo cose perverse, saremo giudicati malvagi. 9.
Se dovessimo cercare la virtù fuori di noi, sarebbe davvero difficile, ma poiché
si trova dentro di noi, teniamoci lontani dai pensieri impuri e, come se
avessimo ricevuto un deposito, custodiamo la nostra anima per il Signore
affinché riconosca la sua opera trovandola tale e quale l’aveva creata.
21.1. Lottiamo, dunque, per non essere dominati dall’ira, né posseduti dalla
concupiscenza. Sta scritto infatti: La
collera dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio; la concupiscenza,
poi, concepisce e genera il peccato e il peccato consumato produce la morte.
2. Comportandoci in questo modo, vegliamo attentamente e, come sta scritto,
custodiamo con ogni cura il nostro cuore. Abbiamo dei nemici terribili e pieni
di risorse, i demoni malvagi; 3. contro di loro è la nostra lotta, come ha detto
l’Apostolo: Non
contro il sangue e la carne, ma contro i principati e le potenze, contro i
dominatori delle tenebre di questo mondo, contro gli spiriti del male che
abitano le regioni celesti. 4. Numerosa è la moltitudine di queste
potenze nell’aria che ci circonda; essi non sono lontano da noi. Fra di loro vi
è grande varietà. 5. Si potrebbe parlare a lungo della loro natura e della loro
diversità, ma un tal discorso si addice ad altri più grandi di noi. Quel che ora
è necessario e indispensabile è soltanto conoscere gli espedienti che utilizzano
contro di noi.
22.1. Innanzitutto, dunque, dobbiamo sapere che, se i demoni si chiamano così,
non è perché sono stati creati tali. Dio infatti non ha creato niente di
malvagio! 2. Anche i demoni furono creati buoni, ma, decaduti dalla sapienza del
cielo e aggirandosi poi attorno alla terra, ingannarono i greci con le loro
apparizioni. Invidiosi di noi cristiani, fanno di tutto per impedirci la via che
sale al cielo, perché non vogliono che noi saliamo là da dove essi sono caduti.
3. Perciò occorre pregare molto e praticare l’ascesi perché, una volta ricevuto
per opera dello Spirito il carisma del discernimento degli spiriti, possiamo
conoscere ciò che riguarda i demoni: quali di loro sono meno malvagi, quali di
più e qual è l’arte in cui ciascuno è più solerte e in che modo ciascuno può
essere respinto e scacciato.
4. Molteplici sono le loro astuzie e le loro manovre insidiose. Lo sapevano il
beato Apostolo e i suoi discepoli che dicevano: Non
ignoriamo le sue macchinazioni. Quanto a noi, poi, l’esperienza che
abbiamo delle insidie dei demoni, deve servirci a correggerci a vicenda. Io ne
ho avuto una certa esperienza e vi parlo come a figli.
23.1. Se i demoni, dunque, vedono che tutti i cristiani, e i monaci in
particolare, amano le fatiche dell’ascesi e progrediscono, per prima cosa li
assalgono e li tentano; ponendo ostacoli lungo il loro cammino; gli ostacoli
sono i pensieri impuri. 2. Noi però non dobbiamo temere le loro insidie; le
preghiere, i digiuni, la fede nel Signore li fanno subito cadere. Anche dopo
essere caduti, tuttavia, non si calmano, ma ritornano di nuovo all’assalto con
raggiri e inganni.
3. Se, infatti, non sono riusciti a trarre in inganno il cuore allettandolo con
piaceri manifesti e impuri, ritornano all’assalto in altri modi, e poi cercano
di spaventarci creando immagini e assumendo altre forme e imitando donne, belve,
rettili, corpi giganteschi ed eserciti di nemici. Ma non dobbiamo temere neppure
queste visioni 4. perché sono inconsistenti, svaniscono subito, specialmente se
ci fortifichiamo con la fede e con il segno della croce. 5. I demoni sono audaci
e impudenti oltre misura; anche se per questa via sono sconfitti, ritornano di
nuovo all’assalto in altre maniere. Simulano di indovinare e predire il futuro e
si mostrano altissimi, fino a toccare il tetto, e si dilatano in larghezza per
ingannare almeno con queste immagini quelli che non sono riusciti a trarre in
inganno mediante i pensieri. 6. Se anche dopo questo trovano l’anima salda nella
fede e nella speranza della conversione, allora fanno venire il loro capo ».
24.1. Antonio diceva: « Spesso i demoni appaiono nella stessa forma con cui il
Signore fece conoscere il diavolo a Giobbe; gli disse: I
suoi occhi sono come l’aurora.
Dalla sua bocca escono fiaccole ardenti e sprizzano scintille di fuoco. Dalle
sue narici esce il fumo di una fornace ove brucia un fuoco di carboni. La sua
anima è carbone ardente, dalla sua bocca esce una fiamma. 2.
Manifestandosi in questa forma, il principe dei demoni provoca terrore, come ho
già detto; l’astuto si vanta con grandi discorsi. Proprio di questo lo
rimproverò il Signore quando disse a Giobbe: Stima
il ferro come paglia, il bronzo come legno tarlato. 3. Considera
il mare come un vaso di profumi e il profondo degli inferi come suo prigioniero,
lo ritiene una via per passeggiare. E ancora, per bocca del profeta
dice: Il
nemico ha detto: Inseguirò, raggiungerò, e: Con
la mia mano raggiungerò tutta la terra, come un nido, e la raccoglierò come si
raccolgono le uova abbandonate.
Insomma i demoni si vantano di simili imprese e promettono di compierle per
trarre in inganno quanto servono Dio, 4. ma noi credenti non dobbiamo temere le
apparizioni del demonio, né prestare ascolto alle sue parole, perché egli mente
e non dice nulla di vero. Del resto, anche se osa vantarsi con tali e tante
parole, viene trascinato dal Signore come un drago dall’amo, come una bestia da
soma viene stretto dalla cavezza alle narici e come lo schiavo fuggitivo è
legato con un anello al naso e ha le labbra traforate da un anello. 5. Il
Signore lo tiene legato come un passero perché possiamo prenderci gioco di lui.
Il principe dei demoni e gli altri demoni i suoi compagni divengono come
scorpioni e serpenti per essere calpestati da noi cristiani. 6. Ne è prova il
fatto che noi continuiamo a vivere lottando contro di loro.
Colui che si vantava di cancellare il mare e di conquistare la terra intera,
ecco che ora non riesce a impedire a voi di vivere la vita ascetica e a me di
parlare contro di lui. 7. Non prestiamo ascolto a quello che dice perché mente;
non temiamo le sue apparizioni: sono anch’esse menzognere. 8. Ciò che si vede
all’apparire dei demoni non è vera luce; essi portano con sé quasi una caparra e
un’immagine del fuoco preparato per loro e cercano di spaventare gli uomini con
quelle fiamme con le quali essi stessi saranno bruciati. 9. Appaiono realmente,
ma subito si dileguano senza riuscire a fare del male ad alcuno dei credenti,
portando con sé un’immagine del fuoco destinato ad accoglierli. E così non
dobbiamo temerli neppure in questo caso perché tutti i loro intrighi sono
ridotti a nulla per opera della grazia del Signore.
25.1. I demoni sono astuti e pronti a ricorrere a ogni inganno e ad assumere
altre sembianze. Spesso fingono di cantare i salmi senza farsi vedere e citano
le parole della Scrittura. 2. E a volte, quando leggiamo la Scrittura, subito
come un’eco ripetono le parole che abbiamo lette; e spesso ci svegliano per
farci pregare quando dormiamo e lo fanno continuamente, senza quasi permetterci
di dormire. 3. Altre volte assumono le sembianze di monaci, fingono di parlare
come uomini di fede per trarci in inganno mediante un aspetto simile al nostro,
e poi trascinano dove vogliono le vittime dei loro inganni.
4. Ma non bisogna prestar loro attenzione neppure quando ci svegliano per farci
pregare o ci consigliano di non mangiare affatto, e neppure quando pretendono di
accusarci e di rimproverarci per dei peccati di cui sono a conoscenza al pari di
noi. Non fanno questo per amore di Dio o per amore della verità, ma per
trascinare i semplici alla disperazione e affermare che l’ascesi è inutile; 5.
per indurre gli uomini al disgusto per la vita solitaria, prospettandola come
pesante e gravosa e per ostacolare chi così vive lottando contro di loro.
26.1. Il profeta inviato dal Signore compiangeva i demoni quando diceva: Guai
a colui che dà da bere al suo prossimo per indurlo a scoprire la sua vergogna.
Tali raggiri e tali pensieri distolgono dalla via che conduce alla virtù. 2. Il
Signore stesso, anche se i demoni dicevano la verità – e infatti dicevano il
vero quando gridavano: Tu
sei il figlio di Dio –, imponeva loro il silenzio 3. e impediva loro
di parlare perché non avvenisse che, insieme alla verità, seminassero la loro
perfidia, e per abituare anche noi a non prestare mai ascolto ai demoni, neanche
quando sembra che dicano il vero.
4. Abbiamo le Scritture e la libertà dataci dal Salvatore, non ci conviene
ricevere ammaestramento dal diavolo che non fu capace di stare al proprio posto,
ma passò da un modo di pensare all’altro. 5. Per questo il Signore, anche quando
il demonio ripete parole delle Scritture, gli impedisce di parlare dicendo: Dio
ha detto al peccatore: Perché enumeri i miei precetti e tieni sulla bocca il mio
patto? 6. Fanno di tutto e dicono qualsiasi cosa, si agitano,
simulano, creano turbamento per trarre in inganno i semplici. Fanno baccano e
frastuono, ridono sguaiatamente e sibilano, ma se non si presta loro attenzione,
finiscono per piangere e lamentarsi come dei vinti.
27.1. Il Signore, dunque, in quanto Dio, imponeva il silenzio ai demoni. Noi,
ammaestrati dai santi, dobbiamo fare come loro e imitarne il coraggio. 2.
Anch’essi, vedendo le astuzie del demonio, dicevano: Finché
il peccatore stava davanti a me, sono rimasto muto e umiliato e ho taciuto il
bene, e ancora: 3. E
io, come un sordo non ascoltavo, ero come un muto che non apre la sua bocca.
Sono diventato come un uomo che non sente.
4. Anche noi, dunque, non prestiamo ascolto ai demoni perché ci sono estranei,
non obbediamo loro anche se ci svegliano per la preghiera e ci parlano di
digiuni. Badiamo piuttosto al nostro proposito di vita ascetica e non lasciamoci
trarre in inganno da quelli che tutto operano con inganno. 5. Non bisogna
temerli, anche se sembra che ci assalgano, e anche se ci minacciano di morte,
perchè sono deboli e non possono fare nulla, se non proferire minacce.
28.1. Ho già accennato a questo di sfuggita, ma ora non bisogna esitare a
parlarne più diffusamente perché il ricordare queste cose vi renderà saldi. Con
la venuta del Signore, il Nemico cadde e i suoi poteri furono ridotti
all’impotenza. 2. Per questo non può far nulla, eppure si comporta come un
tiranno: una volta caduto, non se ne resta tranquillo, ma continua a minacciare
anche solo a parole. Ciascuno di noi pensi a questo e potrà disprezzare i
demoni. 3. Se anch’essi fossero stati legati a dei corpi come lo siamo noi,
avrebbero potuto dire: “Gli uomini si sono nascosti e non siamo riusciti a
trovarli, ma se li troviamo possiamo far del male”. 4. E noi potremmo sfuggire
loro nascondendoci e chiudendo loro le porte. 5. Ma non è così. I demoni possono
entrare anche attraverso porte chiuse e si trovano ovunque nell’aria, sia essi
sia il diavolo loro capo. Amano il male e sono pronti a farlo; il diavolo, padre
della malvagità, è omicida
fin da principio, come ha detto il Salvatore. Eppure noi continuiamo
a vivere e per di più in lotta contro di lui; è chiaro quindi che i demoni non
possono far nulla. Nessun luogo impedisce loro di tendere insidie, non vedono in
noi degli amici da risparmiare, né amano il bene così da correggerci. Sono
invece malvagi e di nient’altro si preoccupano tanto di quanto di far del male a
color che amano la virtù e servono Dio. 6. Siccome non possono far nulla, si
limitano a minacciare. Se non fossero impotenti non indugerebbero, farebbero
subito il male; a questo sono sempre ben disposti, specialmente nei nostri
confronti. Ecco, dunque, noi siamo qui riuniti e parliamo contro di loro ed essi
sanno che diventano sempre più deboli, se noi avanziamo nel bene. 7. Se ne
avessero il potere non lascerebbero vivere nessuno di noi cristiani, perché il
servizio di Dio è abominio per il peccatore; 8. ma poiché non sono
in grado di far nulla, feriscono se stessi, vedendo che non possono realizzare
le loro minacce. Bisogna poi considerare anche questo per non averne timore: se
fosse loro possibile, non verrebbero in molti, non ricorrerebbero a visioni, né
muterebbero sembianze; sarebbe sufficiente che ne venisse uno solo e facesse
tutto quello che può e vuole fare, perché chi ne ha il potere non ricorre a
visioni per uccidere, né atterrisce con una moltitudine, ma usa subito il suo
potere come vuole.
9. I demoni invece sono impotenti, giocano come se fossero sul palcoscenico,
mutano aspetto, spaventano i bambini apparendo loro come una moltitudine e
assumendo forme diverse. Tanto più bisogna disprezzarli, perché sono privi di
forze. 10. Il vero angelo inviato dal Signore agli assiri non ebbe bisogno di
moltitudini, né di immagini visibili, non ricorse né a suoni né a strepiti,
adoperò tranquillamente il suo potere e uccise immediatamente
centottantacinquemila uomini. Quelli che non hanno alcun potere, come i demoni,
cercano di spaventare almeno con le loro apparizioni.
29. 1. Se uno riflette sulla vicenda di Giobbe e dice: “Ma perché il diavolo
andò a fare tutte quelle cose contro di lui? Perché lo spogliò di tutti i suoi
beni, uccise i suoi figli e lo colpì con un’ulcera maligna?”. Sappia costui che
potente non era il diavolo, ma Dio che consegnò Giobbe al diavolo perché lo
tentasse. 2. Proprio per questo, perché non aveva nessun potere, il diavolo ne
chiese il permesso, lo ricevette e allora poté agire.
3. Così, dunque, bisogna ancor più disprezzare il Nemico perché, pur volendolo,
non poté fare del male ad alcun giusto. Se ne avesse avuto il potere, non
l’avrebbe chiesto e invece lo chiese e non una sola volta, ma per ben due volte,
mostrando così di essere debole e impotente. 4. Non c’è da meravigliarsi se non
riuscì a far nulla contro Giobbe, dal momento che non avrebbe potuto far nulla
neppure contro il suo bestiame se Dio non glielo avesse permesso; 5. ma non ha
potere neppure sui porci, come sta scritto sul Vangelo: (i
demoni)
pregavano il Signore dicendo: “Permettici di entrare nei porci”; se
non hanno potere neppure sui porci, a maggior ragione non ne hanno sugli uomini
creati a immagine di Dio.
30.1. Solo Dio, dunque, bisogna temere, bisogna invece disprezzare i demoni e
non averne alcun timore. Quanto più ci importunano, tanto più dobbiamo
intensificare la nostra ascesi contro di loro. 2. Una vita retta e la fede in
Dio sono un’arma potente contro di loro. Essi temono il digiuno degli asceti, le
veglie, le preghiere, la mitezza, la quiete, il disinteresse per il denaro e per
la vanagloria, l’umiltà, l’amore per i poveri, le opere di misericordia, la
dolcezza e specialmente la fede nel Cristo. 3. Per questo fanno di tutto per non
essere calpestati; sanno infatti che il Salvatore ha concesso ai credenti la
grazia contro i demoni quando ha detto: Ecco,
io vi ho dato il potere di calpestare i serpenti e gli scorpioni e ogni potenza
del Nemico.
31. 1. E se i demoni fingono di predire il futuro, non dobbiamo badarvi. Spesso,
infatti, dicono con alcuni giorni di anticipo che verranno a trovarci dei
fratelli, e questi arrivano veramente. Fanno così non perché si preoccupino di
chi li ascolta, ma per convincerli ad avere fiducia e portarli poi alla
perdizione quando vedono che li hanno soggiogati. 2. Perciò non bisogna prestare
loro attenzione, ma dobbiamo respingerli anche quando ci parlano, perché non
abbiamo bisogno di questo genere di profezie. Che motivo c’è di meravigliarci se
i demoni, che hanno dei corpi più sottili di quelli degli uomini, quando vedono
alcuni mettersi in viaggio, li precedono e annunziano il loro arrivo? 3. Questo
lo può preannunciare anche uno che viaggia a cavallo, precedendo chi viaggia a
piedi.
Neppure per questo, dunque, dobbiamo ammirarli, perché non sanno quanto non è
ancora accaduto. Solo Dio conosce ogni cosa prima che accada. 4. I demoni
corrono ad annunciare quello che vedono come dei ladri. A quanti vanno a dire a
di noi, che siamo qui riuniti e parliamo contro di loro, prima che qualcuno di
noi parta e lo racconti! 5. Ma questo lo potrebbe anche fare un ragazzo veloce
nella corsa, che precede chi è lento. Voglio dire questo: se uno parte dalla
Tebaide o da qualche altra regione, prima che cominci a viaggiare i demoni non
sanno nulla, ma come lo vedono partire, corrono davanti a lui e ne annunciano
l’arrivo prima che egli giunga. 6. E accade che, dopo qualche giorno, quel tale
arrivi; spesso, invece, quelli che si erano messi in viaggio tornarono indietro
e i demoni si trovarono ingannati.
32.1. Così a volte dicono sciocchezze anche riguardo alle acque del fiume.
Quando vedono che nelle regioni dell’Etiopia ci sono molte piogge, sapendo che
da queste piogge dipende la piena del fiume, prevengono l’acqua prima che arrivi
in Egitto e annunziano che vi sarà la piena. 2. Ma questo lo potrebbero dire
anche gli uomini, se fossero in grado di correre quanto loro.
3. Come la sentinella di Davide, salita in alto, poteva vedere chi arrivava
meglio di che era rimasto in basso, e come chi correva davanti agli altri
annunziava prima degli altri non le cose che non erano ancora accadute, ma
quelle che già si stavano verificando, così i demoni si assumono questa fatica e
s’informano vicendevolmente al solo fine di trarci in inganno. 4. Ma se nel
frattempo la Provvidenza decide diversamente riguardo alle acque o a chi sta
viaggiando – dato che ne ha il potere – i demoni risultano mentitori e quelli
che han prestato loro attenzione restano ingannati.
33.1. Così poterono esistere gli oracoli dei greci e così, un tempo, essi furono
ingannati dai demoni, ma ora finalmente l’inganno è finito perché è venuto il
Signore che ha annientato i demoni e le loro astuzie. 2. Essi, infatti, non
sanno nulla da se stessi, ma riferiscono, come ladri, quello che hanno visto
presso altri e fanno congetture più che previsioni. Perciò, anche se a volte
dicono il vero, non ci si deve meravigliare. 3. Anche i medici, che hanno
esperienza delle malattie, se vedono in alcuni la stessa malattia che hanno
visto in altri, basandosi sulla loro consuetudine con quel tipo di male, possono
fare previsioni.
4. Anche chi guida le navi e i contadini, quando vedono il cielo, sanno predire,
grazie alla loro esperienza, se vi sarà tempesta o bel tempo, ma non per questo
si può sostenere che abbiano fatto tali previsioni per ispirazione divina, ma
solo in base all’esperienza e alla consuetudine. 5. Perciò, anche se i demoni,
congetturando, predicono qualcosa di simile, non li si deve ammirare, né prestar
loro attenzione. Che utilità c’è, per chi li ascolta, a sapere da loro, alcuni
giorni prima, quel che accadrà? Che fretta abbiamo di conoscere queste cose,
anche se sono vere? Non giova certo a renderci virtuosi, né è segno di una buona
condotta. 6. Nessuno di noi viene giudicato per non avere saputo alcune cose e
nessuno viene proclamato beato perché le ha sapute e le conosce, ma su questo
ciascuno viene giudicato: se ha custodito la fede e se ha osservato fedelmente i
comandamenti.
34. 1. Non si deve dar troppa importanza a queste cose, né si deve praticare la
vita ascetica ed affrontare fatiche per poter conoscere il futuro, ma per
piacere a Dio in tutto. Bisogna pregare non per poter conoscere in antecedenza
il futuro, né per chiedere tale dono come ricompensa per la nostra ascesi, ma
perché il Signore ci aiuti a vincere il diavolo. 2. E se poi qualche volta ci
importa veramente conoscere il futuro, purifichiamo la nostra mente. Io credo,
infatti, che un’anima interamente purificata e conforme al suo stato di natura
diventa chiaroveggente e può prevedere più cose e vedere più lontano dei demoni,
perché è il Signore a rivelargliele. 3. Tale era l’anima di Eliseo, che vedeva
ciò che riguardava Ghecazi e le potenze che stavano al suo fianco.
35.1. Quando i demoni vengono a voi di notte e vogliono parlarvi di cose future
oppure dicono: “Siamo angeli!”, non badate loro perché mentono. Anche se lodano
la vostra ascesi e vi dichiarano beati, non ascoltate e non fingete neppure di
farlo; 2. fate piuttosto il segno di croce su di voi e sulla vostra casa e
pregate, e li vedrete scomparire. 3. Sono vili, infatti, e hanno una grande
paura del segno della croce del Signore perché con essa il Salvatore li ha
spogliati e li ha esposti all’infamia.
Se poi impudentemente continuano a restare, danzano e assumono forme svariate,
non abbiate paura, non spaventatevi, non badate loro come se fossero degli
spiriti buoni. 4. Se Dio lo concede, è possibile e facile discernere la presenza
degli spiriti buoni e quella dei malvagi. La visione dei santi non causa
turbamento; non muoverà contesa, non griderà, nessuno udrà la sua voce. Essa
giunge con calma e dolcezza e subito appaiono nell’animo gioia, esultanza e
coraggio. 5. Con loro è il Signore che è la nostra gioia, la potenza di Dio
Padre. I pensieri dell’anima dimorano senza turbamento e senza agitazione e così
l’anima, illuminata di luce interiore, contempla quelli che le appaiono. La
invade allora il desiderio delle cose divine e dei beni futuri e vorrebbe
assolutamente congiungersi ai santi, se solo potesse partire con loro! 6. Se
alcuni, per umana fragilità, temono la visione degli spiriti buoni, essi, al
loro apparire, dissipano subito il timore mediante l’amore, come fece Gabriele
con Zaccaria, l’angelo che apparve alle donne presso il divino sepolcro e
l’altro, di cui si racconta nel Vangelo, che apparve ai pastori e disse: Non
temete. 7. Il timore dinanzi agli spiriti buoni non è dovuto a viltà
dell’anima, ma al fatto che essa avverte la presenza di esseri superiori. Tale,
dunque, è la visione dei santi.
36.1. L’irruzione e l’apparizione tumultuosa degli spiriti malvagi sono
accompagnate da colpi, strepiti e grida, come avviene quando passano dei ragazzi
maleducati o quando giungono i predoni. 2. Subito l’anima è presa da timore e da
turbamento, sconvolta nei suoi pensieri, abbattuta; ha in odio chi conduce vita
ascetica, prova sconforto, tristezza, rimpianto per i familiari e paura della
morte; avverte poi il desiderio di cose malvage, tiepidezza nei confronti della
virtù, instabilità nel comportamento. 3. Se, dunque, avete una visione e provate
timore e subito però il timore è dissolto e al suo posto subentra gioia
indicibile, letizia interiore, fiducia, conforto, ordine nei pensieri e tutte le
altre cose che ho detto prima, forza d’animo e amore di Dio, allora abbiate
fiducia e pregate. 4. La gioia e la buona disposizione dell’anima dimostrano la
santità di colui che appare. Così Abramo, quando vide il Signore, esultò di
gioia, e Giovanni, all’udire la voce di Maria, madre di Dio, trasalì
di gioia.
5. Ma se di fronte a certe visioni si genera turbamento e nasce strepito
all’esterno, immagini mondane, minacce di morte e tutte le altre cose di cui ho
già detto prima, sappiate allora che sono giunti gli spiriti malvagi.
37.1 Questo ancora vi serva da segno: quando l’anima continua a provare timore,
allora sono presenti i Nemici. I demoni, infatti, non dissolvono la paura, così
come fece il grande arcangelo Gabriele con Maria e con Zaccaria e l’angelo che
apparve alle donne presso il sepolcro; 2. anzi, quando vedono che gli uomini
hanno paura, aumentano le loro apparizioni per spaventarli ancora di più, poi li
assalgono e li deridono dicendo: “Prostratevi e adorateci”. 3. Così riuscirono a
ingannare i greci e presso di loro vennero falsamente considerati dei.
Ma il Signore non ha permesso che noi fossimo ingannati dal diavolo, poiché
quando costui operò tali astuzie nei suoi confronti, lo rimproverò e gli disse: Vattene
dietro a me, Satana, perché sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui
solo renderai culto. 4. Tanto più, dunque, dobbiamo disprezzare
quell’astuto. Il Signore, infatti, ha detto quelle parole per noi, perché i
demoni le sentano ripetere anche da noi e siano respinti grazie al Signore che
li ha rimproverati con queste stesse parole.
38.1. Non bisogna vantarsi di riuscire a scacciare i demoni, né inorgoglirsi per
avere operato guarigioni e neppure ammirare chi scaccia i demoni e disprezzare
chi non li respinge. 2. Occorre, invece, considerare l’ascesi di ciascuno,
imitarla ed emularla, oppure correggersi. Non è compito nostro fare miracoli, è
opera del Salvatore 3. che diceva ai suoi discepoli: Non
rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi, rallegratevi piuttosto
perché i vostri nomi sono scritti nel cielo. Il fatto che i nomi
siano scritti in cielo è testimonianza della nostra virtù e della nostra vita;
scacciare i demoni, invece, è un dono del Salvatore. 4. Per questo, a quelli che
si vantano non della virtù ma dei miracoli e dicono: Signore,
non abbiamo scacciato i demoni in tuo nome e non abbiamo compiuto molti miracoli
in tuo nome?, il Signore rispose: In
verità vi dico: non vi conosco. 5. Il Signore, infatti, non conosce
le vie degli empi. Bisogna dunque pregare, come già ho detto, per ricevere il
carisma del discernimento degli spiriti, affinché, come sta scritto, non
prestiamo fede a ogni spirito.
39.1. Volevo tacere e non dir nulla di me pensando che fosse sufficiente quanto
ho detto, ma perché non pensiate che io dica queste cose a cuor leggero e
crediate invece che vi parlo per esperienza e secondo verità, per questo, anche
se vi sembrerò stolto – ma il Signore che ascolta sa che la mia coscienza è pura
e che non parlo da me stesso ma per amor vostro e per incoraggiarvi – vi dirò
ancora le imprese del demonio che ho potuto vedere.
2. Quante volte mi hanno proclamato beato e io li ho maledetti nel nome del
Signore! Quante volte mi hanno predetto la piena del fiume e io dicevo loro: “E
a voi che ve ne importa?”. 3. A volte vennero a minacciarmi, mi circondarono
come soldati in armi, altre volte mi riempirono la casa di cavalli, belve feroci
e serpenti, e io recitavo quel salmo che dice: Questi
nei carri e quelli nei cavalli, ma noi nel nome del Signore saremo fatti grandi,
e quelli furono messi in fuga dal Signore grazie alle preghiere. 4. Talvolta
vennero nelle tenebre assumendo un aspetto luminoso e dicevano: “Siamo venuti a
illuminarti, Antonio”, ma io chiudevo gli occhi e mi mettevo a pregare e subito
si spegneva la luce degli empi.
5. Pochi mesi dopo vennero; sembravano recitare salmi e ripetere parole delle
Scritture, ma
io come un sordo non ascoltavo. A volte fecero tremare la mia
abitazione, ma io continuavo a pregare irremovibile nei miei pensieri. 6. E poi
vennero ancora, battevano colpi, sibilavano, danzavano, ma io pregavo e restavo
sdraiato recitando salmi per mio conto, e subito i demoni cominciarono a
lamentarsi e a piangere come se avessero perduto ogni forza. 7. Io allora
rendevo gloria al Signore che ha umiliato la loro audacia e la loro follia e li
ha esposti all’infamia.
40.1. Una volta mi apparve un demonio che si mostrava altissimo e osò dirmi: “Io
sono la potenza di Dio”, e: “Io sono la Provvidenza. Che cosa vuoi che ti
doni?”. 2. Io allora soffiai con più forza contro di lui, invocando il nome del
Cristo, e cercai di colpirlo. Mi sembrò di averlo colpito; subito quello
disparve nel nome di Cristo con tutti i demoni suoi compagni.
3. Una volta giunse mentre stavo digiunando; l’astuto aveva preso l’aspetto di
un monaco e, nella visione, portava con sé del pane e mi consigliava dicendo:
“Mangia! Desisti dalle tue molteplici fatiche. Sei un uomo anche tu, perderai le
forze!”. 4. Ma io compresi il suo tranello e mi alzai per pregare. Il demonio
non poté resistere, si dileguò uscendo attraverso la porta come fumo. Quante
volte nel deserto mi mostrò in visione dell’oro, anche solo perché lo toccassi e
lo vedessi! 5. Ma io dicevo un salmo contro di lui e quello si dissolveva.
Quante volte mi copriva di colpi e io dicevo: Niente mi
potrà separare dall’amore di Cristo, e allora i demoni si
percuotevano ancor di più a vicenda.
6. Non ero io, però, a farlo desistere e a vincerlo, ma il Signore che dice: Vedevo
Satana cadere dal cielo come folgore. Figli miei, memore delle
parole dell’Apostolo, ho
riferito a me queste cose perché impariate a non scoraggiarvi
nell’ascesi e a non temere le apparizioni del diavolo e dei suoi demoni.
41.1. E poiché raccontando son
diventato come stolto, ascoltate anche quest’altro fatto e non
avrete più paura. Credetemi; non mento! Una volta un tale venne a bussare alla
porta della mia abitazione, uscii e vidi un tale straordinariamente alto. 2. Gli
chiesi: ”Chi sei?”. “Sono Satana”, rispose. Allora gli domandai: “Perché sei
qui?”; ed egli disse: “Perché i monaci e tutti gli altri cristiani mi accusano
senza motivo? Perché mi maledicono ogni momento?”. 3. E quando gli chiesi: “Ma
tu perché li molesti?”, rispose: “Non sono io, sono loro che si turbano da soli.
Io ormai sono debole. Non hanno letto: Le
spade del nemico hanno perduto la loro forza per sempre. Hai distrutto le loro
città? 4. Non mi resta nessun posto, nessuna freccia, nessuna città.
Ovunque sono apparsi i cristiani e ormai anche il deserto è pieno di monaci.
Badino a se stessi e non mi maledicano senza motivo”.
5. Io allora ammirai la grazia del Signore e gli dissi: “Benché tu sia sempre
menzognero e non dica mai la verità, questa volta, anche senza volerlo, hai
detto il vero perché Cristo è venuto e ti ha reso impotente, ti ha abbattuto e
spogliato”. 6. Quello, all’udire il nome del Salvatore, scomparve, non potendo
resistere al bruciore che gli causava.
42.1. Se il diavolo stesso confessa di non poter fare nulla, dobbiamo
assolutamente disprezzare sia lui che i suoi demoni. Il nemico con i suoi cani
ricorre a tali astuzie, ma noi, conoscendo la sua debolezza, possiamo
disprezzarlo. 2. Perciò non scoraggiamoci, non meditiamo nell’anima pensieri di
viltà, non creiamoci tante paure dicendo: “Forse il demonio verrà e mi
abbatterà, forse mi solleverà e mi getterà a terra oppure mi assalirà
all’improvviso per spaventarmi”.
3. Non pensiamo affatto a queste cose, non rattristiamoci come se dovessimo
perire, facciamoci coraggio piuttosto e siamo sempre pieni di gioia pensando che
siamo salvati; nella nostra anima pensiamo che il Signore è con noi, lui che ha
messo in fuga i demoni e li ha annientati. 4. Meditiamo e riflettiamo sempre
che, se il Signore è con noi, i nemici non potranno farci nulla. 5. Quando
arrivano, infatti, adeguano il loro comportamento a quello che trovano in noi e
creano immagini conformi ai pensieri che trovano in noi. 6. Se dunque ci trovano
pieni di paura e di turbamento, ci assalgono subito come briganti che scoprono
un posto incustodito e ingigantiscono i pensieri che già trovano in noi. Se ci
vedono pieni di timore e di paura, aumentano ancora di più la nostra paura con
immagini e minacce e così la povera anima è tormentata da queste cose.
7. Se invece ci trovano lieti nel Signore, intenti a pensare ai beni futuri, a
meditare nel nostro cuore le
cose del Signore e considerare che tutto è nelle mani del Signore e
che il demonio non può far nulla contro i cristiani e non ha assolutamente alcun
potere contro nessuno, vedendo che la nostra anima è resa salda da tali
pensieri, si ritirano pieni di confusione. 8. Così il Nemico, vedendo Giobbe ben
difeso, si ritirò da lui; si impadronì invece di Giuda che aveva trovato privo
di tale difesa. Se dunque vogliamo disprezzare il Nemico, pensiamo sempre alle
cose del Signore e l’anima gioisca sempre nella speranza; allora
vedremo i giochi dei demoni dissolversi come fumo e li vedremo fuggire più che
inseguirci; come ho già detto, sono terribilmente paurosi perché si attendono
sempre il fuoco preparato per loro.
43.1. Questo vi serva quale segno perché non ne abbiate timore: quando appare
una visione, non si ceda al panico, ma di qualunque genere essa sia, per prima
cosa si domandi, pieni di coraggio: “Chi sei e da dove vieni?”. 2. Se la visione
viene dai santi, ti rassicureranno e cambieranno in gioia la tua paura; 3. se si
tratta di una visione diabolica, invece, si indebolirà subito vedendo la tua
forza d’animo, perché anche solo il domandare: “Chi sei e da dove vieni” è segno
di un animo rappacificato. Così Giosuè, figlio di Nun, interrogò e venne a
sapere chi gli stava davanti e il Nemico non riuscì a tenersi nascosto a Daniele
che lo interrogava.
44.1. Tutti gioivano all’udire le parole di Antonio. In alcuni cresceva l’amore
per la virtù; altri, negligenti, venivano confortati, altri ancora mutavano
convinzioni. Tutti poi erano persuasi di poter disprezzare le insidie del
demonio e ammiravano il dono del discernimento degli spiriti che il Signore
aveva concesso ad Antonio. 2. Sui monti le abitazioni dei solitari erano come
dimore piene di cori divini che cantavano i salmi, studiavano la parola di Dio,
digiunavano, pregavano, esultavano nella speranza dei beni futuri, lavoravano
per poter fare l’elemosina, vivevano in amore e concordia vicendevole.
3. Si poteva vedere veramente una regione solitaria tutta consacrata al servizio
di Dio e alla giustizia. 4. Non c’era là nessuno che patisse ingiustizia o si
lamentasse degli agenti del fisco, ma vi era una moltitudine di asceti e in
tutti l’unica preoccupazione era quella della virtù. E così chi vedeva le loro
dimore e tale schiera di monaci poteva esclamare: Come
sono belle le tue dimore, Giacobbe, le tue tende, Israele! Sono come valli
ombrose, come un giardino in riva a un fiume, come tende piantate dal Signore,
come cedri lungo le acque.
45.1 Antonio, ritiratosi nella sua dimora, come era sua abitudine, intensificava
la sua ascesi; ogni giorno sospirava pensando alle dimore celesti, ne aveva
desiderio e meditava sulla breve durata della vita umana. 2. Al momento di
mangiare, dormire o di soddisfare altre necessità del corpo, si vergognava
pensando alla natura spirituale dell’anima. 3. Più volte, poi, quando stava per
mangiare con molti altri monaci, ricordandosi del nutrimento spirituale,
rifiutava il cibo e si allontanava ritenendo vergognoso che gli altri lo
vedessero mangiare. 4. Mangiava, dunque, da solo, per le necessità del corpo;
spesso, però, mangiava anche con i fratelli, sebbene se ne vergognasse, ma era
rassicurato perché poteva parlare a loro edificazione.
5. Diceva che occorre prestare ogni cura all’anima piuttosto che al corpo,
concedere poco tempo al corpo per i suoi bisogni, e dedicarsi, invece,
interamente all’anima e cercare ciò che le è utile 6. affinché non sia
trascinata dai piaceri del corpo; è il corpo che deve diventare schiavo
dell’anima. 7. Questo, infatti, ha detto il Signore: Non
datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro
corpo, come lo vestirete. Non cercate che cosa mangerete o che cosa berrete e
non affannatevi; tutte queste cose le cerca la gente del mondo, ma il Padre
vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo Regno e tutto il resto
vi sarà dato in aggiunta.
46.1. In seguito la Chiesa subì la persecuzione di Massimino. Quando i santi
martiri furono condotti ad Alessandria, Antonio lasciò la sua dimora solitaria e
li seguì dicendo: « Andiamo anche noi a combattere, se saremo chiamati, o a
contemplare quelli che combattono ». 2. Desiderava ricevere il martirio, non
voleva però consegnarsi di sua iniziativa e serviva i confessori condannati
nelle miniere e nelle prigioni. Grande era il suo zelo in tribunale
nell’incoraggiare quelli che erano chiamati a sostenere la lotta,
nell’assisterli quando rendevano testimonianza e nell’accompagnarli fino alla
morte. 3. Il giudice, allora, vedendo il coraggio di Antonio e dei suoi compagni
e il loro zelo in quest’opera, proibì ai monaci di mostrarsi in tribunale e di
abitare in città.
4. Quel giorno a tutti gli altri sembrò opportuno nascondersi, Antonio invece se
ne preoccupò così poco che lavò la sua tunica e l’indomani se ne stette bene in
vista in un luogo elevato di fronte al tribunale e si fece vedere apertamente
dal prefetto. 5. Tutti ne furono stupiti; il prefetto, passando di là dopo
l’udienza, lo notava, ma Antonio stava là senza paura, mostrando quale sia lo
zelo di noi cristiani. 6. Pregava di poter subire anche lui il martirio, come ho
già detto, e sembrava rattristarsi di non avere potuto testimoniare la propria
fede; ma il Signore lo custodiva per il bene nostro e degli altri, perché
divenisse maestro di molti nella vita ascetica che aveva appreso dalle
Scritture. 7. Tanti, anche solo al vedere il suo modo di vivere, si sforzavano
di imitarne la condotta. Com’era sua abitudine, dunque, si metteva nuovamente al
servizio dei confessori e, come se fosse incatenato con loro, affrontava ogni
fatica per servirli.
47.1. Quando cessò la persecuzione e il beato vescovo Pietro subì il martirio,
Antonio partì e si ritirò di nuovo nella sua dimora solitaria; stava là e viveva
ogni giorno il martirio della coscienza e combatteva le battaglie della fede.
Praticava una grande ascesi con più forte vigore; 2. digiunava continuamente,
portava una veste con il pelo di capra all’interno e la pelle all’esterno, e ne
fece uso fino alla morte. Non si lavava né il corpo né i piedi con l’acqua,
l’immergeva nell’acqua solo se vi era necessità. 3. Nessuno lo vide mai nudo, se
non dopo la morte, quando fu sepolto.
48.1. Antonio, dunque, si ritirò e decise di non uscire per un po’ di tempo e di
non ricevere visite, ma un certo Martiniano, un ufficiale che aveva una figlia
tormentata dal demonio, venne a disturbarlo. 2. Restò a lungo a battere la porta
e gli chiedeva di uscire e di pregare Dio per sua figlia. Antonio non volle
aprire ma, sporgendosi dall’alto, disse: « O uomo, perché levi tali grida contro
di me? Sono anch’io un uomo al pari di te. Se credi nel Cristo che
io servo, va’, prega Dio secondo la tua fede e la tua preghiera sarà
esaudita ». 3. Quello subito credette, invocò il Cristo e se ne andò e sua
figlia fu liberata dal demonio. E il Signore che dice: Chiedete
e vi sarà dato operò molti altri prodigi tramite Antonio. 4. La
maggior parte dei malati, poiché Antonio non apriva la porta, si fermavano a
dormire fuori della sua abitazione, e grazie alla loro fede e alla loro
preghiera sincera venivano guariti.
49.1. Come vide che molti lo importunavano e che non poteva restarsene in
solitudine come era suo desiderio, temendo di insuperbirsi per i prodigi che il
Signore operava per mezzo suo, o che altri lo stimassero più di quanto
meritasse, rifletté e decise di ritirarsi nella Tebaide superiore, dove non era
conosciuto. Aveva già ricevuto dei pani dai fratelli e stava seduto sulla riva
del fiume per vedere se per caso passava una barca per salirvi e andarsene.
2. Mentre era immerso in questi pensieri gli giunse una voce dall’alto: «
Antonio, dove vai? E perché te ne vai? ». 3. Non ne rimase turbato, ma quasi
fosse abituato ad essere chiamato in quel modo, l’ascoltò e rispose: « Perché le
folle non mi permettono di vivere in pace, voglio andarmene nella Tebaide
superiore; qui ho molti fastidi e soprattutto mi vengono richieste cose che
oltrepassano le mie forze ». 4. La voce allora gli disse: « Anche se salirai
nella Tebaide, anche se, come pensi di fare, te ne andrai verso le Bucolie,
dovrai sopportare una fatica maggiore, due volte più grande. Ma se vuoi
veramente vivere in pace, va’ nel deserto interiore ». 5. Antonio gli disse: « E
chi mi indicherà la via? Non la conosco ». Subito la voce gli indicò dei
saraceni che stavano per intraprendere quella via. 6. Antonio si avvicinò e li
pregò di lasciarlo partire con loro per il deserto. Quelli, come per un ordine
della Provvidenza, lo accolsero di buon grado. Antonio viaggiò con loro tre
giorni e tre notti e giunse a un monte altissimo; alle pendici del monte
scorreva dell’acqua limpida, dolce e freschissima; attorno vi era una pianura e
poche palme selvatiche.
50.1. Antonio, come se fosse ispirato da Dio, amò quel luogo. Era il posto
indicatogli da chi gli aveva parlato sulla riva del fiume. 2. All’inizio
ricevette dei pani dai suoi compagni di viaggio e restò solo sul monte;
nessun’altro stava con lui. Ormai considerava quel posto come casa sua. 3. I
saraceni stessi, vedendo lo zelo di Antonio, passavano di proposito per quella
via ed erano contenti di potergli portare dei pani; 4. dalle palme ricava un
povero e frugale sostentamento.
Poi, quando i fratelli vennero a conoscenza del luogo, come figli che si
ricordano del padre, provvidero a mandargli dei viveri; 5. ma Antonio, vedendo
che alcuni dovevano affrontare fatiche e disagi per procurargli il pane, volle
risparmiare anche questa fatica ai monaci. Rifletté e chiese ad alcuni di quelli
che venivano a trovarlo di portargli una zappa, una scure e un po’ di frumento.
6. Quando gli portarono queste cose, esplorò i dintorni della montagna e,
trovato un piccolo campo adatto alla coltivazione, cominciò a lavorarlo e, dato
che il fiume gli forniva acqua in abbondanza per irrigarlo, cominciò a seminare.
Così fece ogni anno e in questo modo si procurò il pane, ben contento di non
infastidire nessuno e di non essere di peso agli altri in nulla. 7. In seguito,
vedendo che altri ancora venivano da lui, si mise a coltivare anche alcun
ortaggi perché chi veniva a trovarlo ricevesse qualche conforto dopo la fatica
di quel difficile cammino. 8. All’inizio le bestie del deserto, che veniva per
l’acqua, danneggiavano spesso le sue sementi e le sue colture, 9. ma Antonio
prese dolcemente una di queste bestie e a tutte disse: « Perché mi fate del male
mentre io non ve ne faccio? Andatevene e nel nome del Signore non avvicinatevi
mai più a questo posto ». E da quel momento, come spaventate dal suo ordine, non
si avvicinarono più.
51.1. Antonio, dunque, viveva solo nella parte interna della montagna, tutto
intento alla preghiera e alla ascesi. I fratelli che andavano a trovarlo gli
chiesero il permesso di recarsi da lui ogni mese a portargli olive, legumi e
olio, perché ormai era anziano. 2. Quante lotte sostenne, mentre viveva su
quella montagna, e non
contro la carne e il sangue, come sta scritto, ma contro i demoni
suoi avversari, abbiamo saputo da quanti si recavano a trovarlo.
3. Anche là udivano molti rumori e molte voci e dei colpi di armi e di notte
vedevano la montagna riempirsi di scintille e contemplavano Antonio che pareva
lottare contro esseri visibili e pregava contro di loro. 4. Infondeva coraggio a
quanti venivano a trovarlo e intanto combatteva piegando le ginocchia e pregando
il Signore. 5. Ed era cosa veramente degna di meraviglia che, standosene solo in
quel deserto, non avesse timore dei demoni che lo assalivano né provasse paura
per la ferocia delle belve, dei quadrupedi e dei serpenti che erano
numerosissimi in quella zona. Veramente, come sta scritto, confidava nel Signore
come il monte Sion e custodiva il suo cuore nella pace senza lasciarsi turbare.
Per questo i demoni fuggivano e le bestie selvagge, come sta scritto, vivevano
in pace con lui.
52.1. Il diavolo osservava Antonio, come dice Davide nel salmo, e digrignava i
denti contro di lui. Ma Antonio era consolato dal Salvatore e non pativa danno
dalle astuzie e dalle molteplici insidie del demonio. 2. Una notte, mentre
vegliava, il diavolo mandò contro di lui delle belve e quasi tutte le iene che
abitavano nel deserto uscirono dalle loro tane e lo circondavano. Antonio era là
in mezzo. 3. Spalancarono la bocca e ciascuna minacciava di morderlo, ma egli
comprese l’inganno del Nemico e disse a tutte le fiere: « Se avete ricevuto
potere su di me, sono pronto a farmi divorare da voi, ma se siete state mandate
dai demoni, non indugiate, andatevene perché io sono servo di Cristo ». Così
disse Antonio e le belve fuggirono come fustigate dalle sue parole.
53.1. Pochi giorni dopo, mentre lavorava – gli premeva anche il lavoro – un tale
si presentò alla porta e tirò la corda con la quale stava lavorando. Antonio,
infatti, intrecciava ceste e le dava a quelli ce venivano a trovarlo in cambio
di quanto gli portavano. 2. Si alzò e vide una bestia simile a un uomo fino alle
cosce e simile a un asino nelle gambe e nei piedi. Antonio si limitò a fare il
segno di croce e disse: « Sono servo di Cristo. Se sei stato inviato contro di
me, eccomi ». 3. Ma la bestia se ne fuggì via con i suoi demoni con tanta furia
che cadde e morì. La morte della bestia era la disfatta dei demoni. Facevano di
tutto per cacciarlo dal deserto, ma non ci riuscirono.
54.1. Una volta i monaci lo pregarono di scendere presso di loro per un po’ di
tempo e di andare a trovarli e a vedere i luoghi dove dimoravano; Antonio,
dunque, si mise in viaggio con i monaci che erano venuti a trovarlo. Un cammello
portava il pane e l’acqua. 2. Tutto quel deserto, infatti, è privo di acqua e
non si trova assolutamente acqua da bere se non su quella sola montagna dove
abitava Antonio; è là che avevano attinto l’acqua. Ma per via l’acqua venne a
mancare; faceva molto caldo e rischiavano tutti di morire. 3. Nei dintorni non
trovarono acqua e ormai non riuscivano più a camminare; si gettarono a terra e,
in preda alla disperazione, lasciarono andare anche il cammello.
4. L’anziano, vedendo che erano in pericolo di vita, profondamente afflitto e
desolato, si allontanò un poco da loro, si inginocchiò, tese le mani e si mise a
pregare. Subito il Signore fece sgorgare l’acqua là dove Antonio si era fermato
a pregare. 5. Così tutti bevvero e si rianimarono, riempirono gli otri,
cercarono il cammello e lo trovarono; per caso la corda si era impigliata in una
pietra e così era rimasto fermo. Lo riportarono, lo fecero bere, caricarono su
di lui gli otri e ripresero incolumi il cammino.
6. Quando giunse alle dimore dei solitari fuori dalla montagna, tutti lo
abbracciavano considerandolo come loro padre e Antonio, come se avesse portato
delle provviste per loro dalla montagna, li accoglieva con il dono ospitale
delle sue parole e li rendeva partecipi di quello che aveva imparato. 7. E di
nuovo sui monti vi era gioia e desiderio ardente di progredire e consolazione al
vedere ciascuno la fede degli altri. 8. Anche Antonio gioiva vedendo che i
monaci erano pieni di zelo e che la sorella era rimasta vergine e che anch’essa
guidava altre vergini.
55.1. Alcuni giorni dopo ritornò sulla montagna; molti, da allora, andavano da
lui; osavano venire sul monte anche altri afflitti da malattie. 2. A tutti i
monaci che venivano a trovarlo raccomandava costantemente di avere fede nel
Signore, di amarlo, di tenersi lontani dai pensieri impuri e dai piaceri della
carne e, come sta scritto nel libro dei Proverbi, di non lasciarsi ingannare
dalla sazietà del ventre, 3. di fuggire la vanagloria, di pregare
incessantemente, di recitare prima e dopo il sonno, d’imprimere nel loro cuore i
precetti delle Scritture, di ricordare le opere dei santi affinché l’anima,
ricordando i comandamenti, si regolasse sul loro zelo.
4. Ma soprattutto consigliava di meditare costantemente le parole
dell’Apostolo: Non
tramonti il sole sulla vostra ira. 5. Pensava che queste parole
dovessero essere riferite ugualmente a ogni comandamento così che il sole non
abbia a tramontare non solo sull’ira, ma neppure su un altro peccato. È bello e
necessario che non ci condanni né il sole per un peccato commesso durante il
giorno, né la luna per un peccato o anche solo per un pensiero della notte. 6.
Per ottenere questo è bene ascoltare e custodire le parole dell’Apostolo che
dice: Esaminate voi stessi, giudicate
voi stessi.
7. Ogni giorno ciascuno si chieda conto delle azioni compiute durante il giorno
e durante la notte; se ha peccato, desista dal male; se non ha peccato, non si
inorgoglisca, ma perseveri ne bene, non sia negligente; non condanni il
prossimo, né giustifichi se stesso finché non venga il Signore che scruta le
cose nascoste, come ha detto il beato apostolo Paolo. 8. Spesso a noi stessi
sfugge quello che facciamo, non ce ne rendiamo conto, ma il Signore conosce ogni
cosa. Lasciamo dunque a lui il giudizio e abbiamo compassione gli uno degli
altri, portiamo i pesi gli uno degli altri, esaminiamo noi stessi e sforziamoci
di compiere quello che ancora ci manca.
9. Osserviamo anche quest’altra precauzione per essere sicuri di non peccare:
ciascuno annoti e scriva le azioni e i moti dell’anima, come se dovessimo farli
conoscere gli uni agli altri; 10. state certi che, per la vergogna di essere
conosciuti, smetteremo di peccare e di nutrire nel cuore pensieri malvagi. 11.
Chi desidera essere visto peccare? Chi, dopo aver peccato, non preferisce
mentire pur di rimanere nascosto? Come, dunque, non compiremmo atti impuri sotto
gli occhi degli altri, così se scriviamo i nostri pensieri come se dovessimo
rivelarceli a vicenda, ci custodiremo attentamente dai pensieri impuri per la
vergogna che altri vengano a conoscerli. 12. Lo scrivere, dunque, sarà per noi
come lo sguardo dei nostri compagni di ascesi e così, poiché nello scrivere
arrossiremo come se fossimo visti, non avremo più pensieri malvagi. 13.
Regolando così la nostra vita potremo assoggettare il nostro corpo, piacere al
Signore e calpestare le insidie del Nemico.
56.1. Questi precetti dava a quelli che venivano a trovarlo. Aveva compassione
di quelli che soffrivano e pregava con loro; spesso, in molti casi, il Signore
lo ascoltava. Eppure Antonio non si inorgogliva quando veniva esaudito, né
mormorava quando non veniva esaudito, ma ringraziava sempre il Signore ed
esortava chi soffriva ad avere coraggio e a riconoscere che la guarigione non
poteva assolutamente venirené da lui, né dagli uomini, ma soltanto da Dio che
opera quando vuole e per chi vuole. 2. E quelli che soffrivano accoglievano come
una medicina le parole dell’anziano e imparavano anch’essi a non scoraggiarsi e
a essere pazienti; quelli che venivano guariti imparavano a ringraziare non
Antonio, ma soltanto il Signore.
57.1. Un tale di nome Frontone, membro del palazzo imperiale, era gravemente
malato; si mordeva la lingua e stava per perdere la vista. Salì sul monte e
supplicava Antonio di pregare per lui. 2. Antonio pregò e poi disse a Frontone:
« Va’, guarirai ». Quello insisteva e rimase là alcuni giorni, ma Antonio
continuava a dirgli: « Non potrai guarire se resterai qui. Va’, quando sarai
arrivato in Egitto, vedrai il miracolo che si compirà in te ». 3. Frontone gli
credette e partì. Come vide l’Egitto, il suo male cessò e riebbe la salute
conformemente a quello che Antonio aveva detto e appreso dal Salvatore nelle sue
preghiere.
58.1. Una giovane donna di Busiride di Tripoli era afflitta da una malattia
molto grave e penosa. Le lacrime, il muco del naso e gli umori che colavano
dalle orecchie, come cadevano in terra, si trasformavano in vermi. Era
paralizzata e aveva un difetto agli occhi. 2. I suoi genitori, come vennero a
sapere che alcuni monaci si recavano da Antonio, avendo fede nel Signore che
guarì l’emorroissa, chiesero di poterli accompagnare insieme con la loro figlia.
3. Quelli acconsentirono. I genitori rimasero con la ragazza fuori dalla
montagna, presso Pafnuzio, confessore monaco, mentre i monaci entrarono; stavano
per parlare ad Antonio della ragazza, quando egli li prevenne e descrisse la
malattia della fanciulla e come avesse fato il viaggio con loro. 4. Poi, quando
lo pregarono di lasciar venire anche i genitori e la fanciulla sul monte, non lo
permise, ma disse: « Andate e, se non è già morta, troverete la fanciulla
guarita. Non è in mio potere operare guarigioni sì che essa debba venire da me,
misero uomo; guarire è opera del Salvatore che fa misericordia in ogni luogo a
quelli che lo invocano. 5. Il Signore ha prestato orecchio alle sue preghiere e
nel suo amore per gli uomini mi ha rivelato che avrebbe guarito la malattia
della fanciulla laggiù ». Avvenne dunque il miracolo; i monaci andarono e
trovarono i genitori pieni di gioia e la fanciulla ormai guarita.
59.1. Due fratelli si recavano da lui, ma per via venne loro a mancare l’acqua;
l’uno morì, l’altro era in pericolo di vita. Non aveva ormai più la forza di
camminare e giaceva anche lui a terra aspettando la morte. 2. Antonio, che se ne
stava sul monte, chiamò due monaci che in quel momento si trovavano là e li
spinse a partire in fretta dicendo loro: « Prendete una brocca d’acqua e correte
per la strada che va in Egitto. 3. Stavano venendo in due qui: uno è già morto,
l’altro morirà presto se non vi affrettate. Mi è stato rivelato ora, mentre
stavo pregando ».
4. I monaci andarono, dunque, e trovarono l’uno morto e seppellito; e
rianimarono l’altro con l’acqua e lo accompagnarono dall’anziano. La distanza
era di un giorno di cammino. 5. E se qualcuno si chiedesse perché Antonio non
parlò prima che l’altro morisse, non chiederebbe rettamente. Giudicare se quello
doveva morire, infatti, non spettava ad Antonio, ma a Dio che così decise per
l’uno e rivelò ad Antonio la situazione dell’altro. 6. Di Antonio soltanto
questo bisogna ammirare: mentre stava sul monte, il suo cuore vegliava e il
Signore gli rivelava quel che accadeva lontano da lui.
60.1 Un’altra volta, mentre stava sul monte e guardava in alto, vide che un uomo
era portato in cielo e quelli che gli andavano incontro erano pieni di gioia.
Allora, stupito, proclamava beato quel coro e pregava per sapere cosa stesse
accadendo. 2. E subito giunse a lui una voce che gli disse che era l’anima di
Amun, monaco di Nitria. Amun aveva perseverato nella vita ascetica fino alla
vecchiaia. 3. Ora, la distanza tra Nitria e la montagna dove stava Antonio è di
tredici giorni di cammino. Quelli che stavano con Antonio, vedendo l’anziano
meravigliato, desideravano saperne il motivo e udirono che Amun era appena
morto. 4. Lo conosceva poiché spesso veniva là e aveva operato molti prodigi.
Eccone uno:
5. Un giorno doveva attraversare un fiume che si chiama Lico – in quel momento
era in piena –; pregò allora il fratello che l’accompagnava, Teodoro, di
allontanarsi perché non si vedessero nudi mentre attraversavano l’acqua a nuoto.
6. Ma dopo che Teodoro si fu allontanato, egli stesso provò vergogna al vedersi
nudo e, mentre si vergognava e si preoccupava, fu improvvisamente trasportato
sull’altra riva. 7. Teodoro, uomo anche lui pieno di timor di Dio, si avvicinò e
vide che Amun lo aveva preceduto e non era affatto bagnato; lo pregò allora di
spiegargli in che modo avesse attraversato il fiume. 8. Quando vide che non
voleva dirglielo, lo afferrò per i piedi dichiarando che non lo avrebbe lasciato
libero prima di aver saputo cosa era successo. 9. Amun, vedendo l’ostinazione di
Teodoro e soprattutto quello che aveva detto, gli chiese di non dire niente a
nessuno prima della sua morte e gli raccontò come era stato trasportato e
deposto sull’altra riva e come non aveva neppure camminato sull’acqua, cosa
assolutamente impossibile agli uomini, ma possibile soltanto al Signore e a
coloro ai quali egli lo concede, come aveva fatto con il grande apostolo Pietro.
10. Teodoro raccontò questo episodio dopo la morte di Amun. I monaci ai quali
aveva annunciato la morte di Amun presero nota del giorno e quando, trenta
giorni dopo, giunsero dei fratelli da Nitria, l’interrogarono e vennero a sapere
che Amun era morto nel giorno e nell’ora in cui l’anziano aveva visto la sua
anima trasportata in cielo. 11. E gli uni e gli altri ammirarono la purezza
dell’anima di Antonio e come, a una distanza di tredici giorni avesse saputo
subito ciò che era accaduto e avesse visto l’anima assunta in cielo.
61.1 Anche Archelao, che era funzionario locale, incontrò Antonio fuori dal
monte e gli chiese soltanto di pregare per Policrazia, una vergine ammirevole di
Laodicea, nella quale abitava Cristo. 2. Aveva forti dolori allo stomaco e a un
fianco per l’eccessivo rigore della sua ascesi e il suo corpo era indebolito.
Antonio dunque si mise a pregare. 3. Archelao prese nota del giorno in cui
Antonio aveva pregato, andò a Laodicea e trovò la vergine guarita. Chiese in che
giorno fosse cessata la malattia; aveva portato il foglio su cui aveva scritto
il momento in cui Antonio aveva pregato e, come venne a sapere l’ora, mostrò
subito quello che aveva scritto sul foglio. Tutti furono pieni di meraviglia
riconoscendo che il Signore aveva fatto cessare le sue sofferenze nel momento in
cui Antonio si era messo a pregare e a implorare per lei la bontà del Salvatore.
62.1. Spesso preannunciava l’arrivo di visitatori, e il motivo per cui venivano,
diversi giorni prima, a volte addirittura un mese prima. Alcuni venivano
soltanto per vederlo, altri perché malati, altri ancora perché tormentati dai
demoni. E nessuno considerava penosa e gravosa la fatica del viaggio, perché
ciascuno al ritorno sentiva di averne tratto giovamento. 2. Antonio aveva queste
visioni e faceva tali profezie, supplicava tutti però di non ammirarlo per
queste cose, ma di ammirare piuttosto il Signore che ha fatto dono a noi uomini
di conoscerlo secondo le nostre forze.
63.1. Una volta scese di nuovo alle dimore dei solitari fuori del monte e lo
pregavano di salire su una barca e di pregare insieme ai monaci; ma Antonio, lui
soltanto, sentì un odore disgustoso e penetrante. 2. Quelli che erano sulla
barca dissero che trasportavano pesce e carne sotto sale e che il cattivo odore
proveniva da questi cibi, Antonio invece diceva che si trattava d’altro. 3.
Mentre così parlava, un giovane indemoniato che era salito prima di lui e si era
nascosto dentro la barca, improvvisamente si mise a gridare. Il demonio,
rimproverato nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, uscì e l’uomo fu guarito.
Tutti riconobbero allora che il fetore proveniva dal demonio.
64.1. Venne da lui un altro uomo illustre posseduto da un demonio. Il demonio
era così terribile che quell’uomo non sapeva neppure che stava andando da
Antonio e divorava perfino i propri escrementi. 2. Quelli che l’avevano portato
supplicavano Antonio di pregare per lui. Antonio ebbe compassione del giovane
pregò e vegliò tutta la notte con lui. 3. Verso l’alba, all’improvviso il
giovane assalì Antonio e si gettò su di lui. Quelli che l’avevano accompagnato
si sdegnarono, ma Antonio disse: « Non adiratevi contro questo giovane; non è
lui a far questo, ma il demonio che è in lui. 4. Poiché è stato rimproverato e
gli è stato ordinato di andarsene in luoghi aridi, si è infuriato e ha fatto
così. Glorificate, dunque, il Signore perché il fatto che il giovane si sia
scagliato contro di me è segno che il demonio è uscito da lui ». 5. Così disse
Antonio e subito il giovane guarì; rinsavì, capì dove si trovava e abbracciò
l’anziano rendendo grazie a Dio.
65.1. Moltissimi monaci che vissero con lui attestarono concordemente molti
altri prodigi simili a questi, avvenuti per opera sua. Ma queste cose non sono
tanto degne di ammirazione quanto altre che sembrano ben più straordinarie.
2. Una volta stava per mangiare, si alzò per la preghiera verso l’ora nona e
sentì che la sua mente veniva rapita. Quello che è straordinario è che, stando
in piedi, si vedeva come rapito fuori di sé e trasportato nell’aria da alcuni
esseri. 3. Poi ne vide altri terribili e crudeli ritti nell’aria, che volevano
impedirgli di passare. Ma poiché quelli che lo conducevano lo difendevano, gli
esseri malvagi chiesero se non fosse sottomesso a loro; 4. volevano un resoconto
della sua vita a partire dalla nascita, ma le guide di Antonio si rifiutavano
dicendo: « Il Signore ha cancellato tutti i peccati compiuti dalla nascita; gli
si può chiedere conto di quello che ha fatto da quando è diventato monaco e si è
consacrato a Dio ».
5. Ma poiché quegli esseri muovevano accuse senza portare prove, la via divenne
libera, priva di ostacoli. E subito Antonio si vide rientrare in se stesso e di
nuovo fu pienamente l’Antonio di prima. 6. Si dimenticò di mangiare e rimase a
gemere e a pregare per tutto il resto della giornata e per tutta la notte. Era
stupito al vedere contro quanti avversari dobbiamo lottare e a prezzo di quante
fatiche dobbiamo attraversare l’aria. 7. Ricordava che questo è ciò che dice
l’Apostolo a proposito del principe delle potenze dell’aria. Il Nemico, infatti,
ha il potere di combattere e di cercare di ostacolare chi vuole attraversare
l’aria. 8. Per questo ci esortava soprattutto con queste parole:Prendete
l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio,
perché il Nemico, non
potendo dir nulla di male contro di voi, resti confuso.
Noi, quando abbiamo saputo questo fatto, ci siamo ricordati dell’Apostolo che
dice: Se
con il corpo, non lo so, o fuori dal corpo, non lo so, lo sa Dio. 9.
Ma Paolo fu rapito fino al terzo cielo e scese dopo aver udito parole
indicibili; Antonio, invece, vide che era salito su nell’aria e che aveva
lottato fino a essere libero.
66.1 Aveva inoltre anche questo carisma. Quando abitava in solitudine sul monte,
se per caso ricercava qualche cosa fra sé e sé ed era in difficoltà, gli veniva
rivelato nella preghiera dalla Provvidenza. 2. Come dice la Scrittura, il beato
era istruito da Dio stesso.
In seguito ebbe una discussione con alcuni che erano venuti a trovarlo, a
proposito della condotta dell’anima e di quale sarebbe stata la sua dimora dopo
questa vita. La notte seguente qualcuno lo chiamò dall’alto e gli disse: «
Antonio, alzati, esci e guarda ». 3. Antonio uscì – sapeva infatti a chi gli
conveniva ubbidire –, levò lo sguardo e vide in lontananza un gigante deforme e
terribile, che stava in piedi e giungeva fino alle nubi, e alcuni esseri che
sembravano alati e salivano in alto. Il gigante tendeva le mani e ad alcuni
impediva di salire, ma altri volavano sopra di lui, riuscivano a passare ed
erano trasportati in alto senza fastidi.
4. E quello strideva i denti contro di loro, si rallegrava invece per quelli che
cadevano. 5. E subito giunse ad Antonio una voce che diceva: « Comprendi ciò che
vedi ». Allora gli si aprì la mente e comprese che si trattava del passaggio
delle anime e che quel gigante in piedi era il Nemico, invidioso dei credenti,
che aveva potere su quelli che gli erano sottomessi e non li lasciava passare,
ma non poteva trattenere quelli che non gli avevano ubbidito ed essi riuscivano
a oltrepassarlo.
6. Come ammonito da questa nuova visione, lottava ancor più per progredire ogni
giorno. 7. Parlava malvolentieri di queste cose, ma siccome restava a pregare
più a lungo ed era meravigliato, i suoi compagni lo interrogarono e non lo
lasciarono in pace finché fu costretto a parlare come un padre che non può
nascondere nulla ai suoi figli. 8. Ma pensava che la sua coscienza era pura e
che il suo racconto sarebbe stato utile perché avrebbero imparato che il frutto
della vita ascetica è buono e che le visioni spesso sono una consolazione nelle
fatiche.
67.1 Quant’era paziente e umile! E proprio per queste sue qualità aveva un
grandissimo rispetto per il clero e voleva che tutti i chierici lo precedessero
nell’onore. 2. Non si vergognava di piegare la testa davanti ai vescovi e
davanti ai preti; se per caso veniva a trovarlo un diacono per ricevere
edificazione da lui, gli parlava di ciò che riteneva gli fosse utile, ma in
tutto ciò che concerneva la preghiera gli cedeva il posto e non si vergognava di
avere anche lui qualcosa da imparare. 3. Spesso interrogava i suoi compagni e li
supplicava di parlare e, se qualcuno gli diceva qualcosa di utile, riconosceva
di averne tratto giovamento.
4. Il suo volto era pieno di grazia. Aveva ricevuto anche questo dono
straordinario da parte del Salvatore: anche se si trovava in mezzo a una folla
di monaci e qualcuno che non lo conosceva ancora desiderava vederlo, questi
lasciava gli altri e correva subito da lui, come attirato dai suoi occhi. 5. Non
si distingueva dagli altri perché fosse più alto o più forte, ma per la
disposizione del suo carattere e per la purezza dell’anima.
6. La sua anima, infatti, era in pace e quindi anche il suo comportamento
esterno era tranquillo; la gioia del cuore rendeva lieto il suo volto e i
movimenti del corpo lasciavano intuire e percepire lo stato della sua anima,
come sta scritto: Un
cuore lieto rende ilare il volto, ma quando il cuore è triste, anche il volto è
cupo. 7. Fu così che Giacobbe comprese che Labano stava macchinando
insidie e disse alle donne: Il
volto di vostro padre non è quello di ieri o dell’altro ieri. 8.
Così Samuele riconobbe Davide: i suoi occhi davano gioia al vederli e i suoi
denti erano bianchi come latte. E così si poteva riconoscere anche Antonio; non
era mai turbato, la sua anima era in pace, non era mai triste, perché la sua
mente era piena di gioia.
68.1. Aveva una fede e una pietà straordinaria. Non ebbe mai rapporti né con i
meleziani scismatici, ben discernendo fin da principio la loro malvagità e la
loro apostasia, né ebbe mai rapporti di amicizia con i manichei o con altri
eretici, se non per ammonirli ed esortarli a ritornare alla vera fede. Pensava e
diceva apertamente che l’amicizia e la familiarità con gli eretici causavano
danno e rovina all’anima. 2. Allo stesso modo detestava l’eresia ariana ed
esortava tutti a non avvicinarsi neppure a loro e a non seguire la loro fede
perversa. 3. Una volta vennero a lui alcuni ariani fanatici; Antonio li
interrogò e, conosciuta la loro empietà, li scacciò dal monte dicendo che le
loro parole erano peggiori [del veleno] dei serpenti.
69.1 Una volta gli ariani, mentendo, dissero che Antonio aveva le loro stesse
idee, ma egli si indignò e si stupì quando venne a saperlo. 2. Poi, su richiesta
dei vescovi e di tutti i fratelli, scese dal monte; venne ad Alessandria e
condannò pubblicamente gli ariani dicendo che la loro eresia era l’ultima e
precedeva la venuta dell’Anticristo. 3. Insegnava al popolo che il Figlio di Dio
non è una creatura e che non è stato creato dal nulla, ma che è il Verbo eterno
e Sapienza della sostanza del Padre. 4. « Perciò è un’empietà dire: “Vi fu un
tempo in cui non esisteva” perché il Verbo è sempre esistito insieme al Padre.
Non abbiate dunque nessun rapporto con gli empi ariani. 5. Non
vi è infatti comunione tra la luce e le tenebre. Voi che custodite
la vera fede siete cristiani, quanti invece affermano: “Il Figlio che viene dal
Padre, il Verbo di Dio, è una creatura”, non differiscono in nulla dai pagani
che adorano la creatura al posto del Dio che l’ha creata. Credete che tutta la
creazione si indigna contro di loro perché annoverano tra le creature il
Creatore e Signore di tutto, nel quale tutte le cose sono state fatte ».
70.1 Tutto il popolo, dunque, si rallegrava all’udire che un uomo come lui
dichiarava anatema l’eresia che combatteva Cristo e tutta la città accorreva a
vedere Antonio. 2. Anche i pagani, e anche quelli che essi chiamano loro
sacerdoti, accorrevano nella casa del Signore dicendo: « Chiediamo di vedere
l’uomo di Dio ».
Così lo chiamavano tutti. Anche là il Signore, per mezzo suo, liberò molti dai
demoni e guarì altri malati di mente. 3. Molti, anche dei pagani, chiedevano di
poter anche solo toccare l’anziano, convinti di trarne giovamento. Nel volgere
di pochi giorni molti divennero cristiani, tanti quanti si sarebbe potuto vedere
diventare credenti in un anno. 4. In seguito alcuni pensarono che Antonio fosse
infastidito dalle folle e volevano allontanare tutti, ma egli, per nulla
turbato, diceva che non erano sicuramente più numerosi dei demoni contro cui
combatteva sul monte.
71.1. Quando partì, e noi lo accompagnavamo, come arrivammo alle porte della
città, una donna si mise a gridare dietro di lui: « Aspetta, uomo di Dio! Mia
figlia è atrocemente tormentata da un demonio; aspetta, ti prego, che anch’io
correndo non mi faccia del male ». 2. L’anziano udì la donna e, su nostra
preghiera, acconsentì a fermarsi. Come la donna gli si avvicinò, la ragazza fu
gettata a terra; allora Antonio si mise a pregare e invocò il nome di Cristo e
la fanciulla si alzò guarita; il demonio impuro era uscito da lei. 3. La madre
benediceva Dio e tutti rendevano grazie. E Antonio ritornava sul monte, pieno di
gioia, come se tornasse a casa sua.
72.1. Antonio era estremamente saggio e il fatto straordinario è che, senza aver
fatto studi, era un uomo dotato di perspicacia e intelligenza. 2. Una volta
vennero a trovarlo due filosofi greci, pensando di poterlo mettere alla prova.
Si trovava allora nella parte esterna del monte.
3. Antonio comprese dal loro aspetto con chi aveva a che fare, uscì incontro a
loro e disse per mezzo di un interprete: « Perché, o filosofi, vi siete
sottoposti a tale fatica per venire da uno stupido? ». 4. E quando gli dissero
che non era stupido, ma che era molto sapiente, disse loro: « Se siete venuti da
uno stupido, è superflua la vostra fatica, ma se mi giudicate saggio, fate
come me, perché bisogna imitare ciò che è buono. 5. Se fossi stato
io a venire da voi, forse vi avrei imitato, ma siete stati voi a venire da me;
dunque, fate
come me; sono cristiano ». Quelli se ne ripartirono pieni di
meraviglia perché vedevano che anche i demoni temevano Antonio.
73.1. Altra gente della stessa specie venne a trovarlo mentre stava nella parte
esterna del monte. Pensavano di deriderlo perché era illetterato, ma Antonio
disse loro: 2. « Voi che dite? Che cosa viene prima, la mente o le lettere? E
quale delle due genera l’altra? La mente le lettere, o le lettere la mente? ».
3. Risposero che prima vi era la mente e che essa aveva dato origine alle
lettere. Allora Antonio disse: « Dunque, se la mente è sana, le lettere non sono
indispensabili ». Queste parole stupirono sia i presenti sia i filosofi.
Costoro se ne andarono meravigliati di trovare tanta sapienza in un uomo privo
di istruzione. 4. Non aveva, infatti, i modi rudi di un uomo cresciuto e
invecchiato sulle montagne, ma era affabile e socievole. La sua parola era
condita con sale divino, e così nessuno gli portava invidia, anzi, tutti quelli
che venivano a trovarlo si rallegravano a causa sua.
74.1 Più tardi vennero di nuovo a trovarlo altri filosofi che, tra i greci,
godevano fama di essere sapienti e gli chiesero ragione della nostra fede in
Cristo. 2. Tentavano di sofisticare sull’annuncio della croce divina con
l’intenzione di schernirlo. Antonio indugiò un poco; dapprima provò compassione
per la loro ignoranza, poi, tramite un interprete che traduceva fedelmente le
sue parole, diceva: « Che cosa è meglio: confessare la croce o attribuire
adulteri e corruzioni di fanciulli a quelli che voi chiamate dei? Quel che noi
diciamo è testimonianza di virtù e segno di disprezzo della morte; le vostre
credenze, invece, risultano soltanto passioni vergognose. 4. E poi, che cosa è
meglio? È meglio dire che il Verbo di Dio non ha subito mutamento, ma che,
restando sempre uguale a se stesso, ha assunto un corpo umano per la salvezza e
il bene degli uomini, e così, divenuto partecipe del genere umano, ha reso gli
uomini partecipi della natura divina e spirituale, 5. oppure assimilare Dio agli
essere privi di ragione e adorare quadrupedi, serpenti e immagini umane?
Questi sono gli oggetti di venerazione dei vostri sapienti! 6. Come osate
deriderci perché affermiamo che Cristo si è manifestato come uomo, quando voi
definite l’anima dividendola dall’Intelletto e dite che è andata vagando qua e
là e che è caduta nel corpo dalla volta del cielo? 7. E vi limitaste perlomeno a
dire che cade soltanto in un corpo umano, senza aggiungere che trasmigra e cade
in quadrupedi e serpenti! La nostra fede dice che Cristo è venuto per la
salvezza degli uomini, voi invece narrate le peregrinazioni di un’anima
ingenerata. 8. Noi pensiamo alla potenza della Provvidenza e al suo amore per
gli uomini, perché questo non era impossibile a Dio. 9. Voi, sostenendo che
l’anima è immagine dell’intelletto divino, le attribuite delle cadute e nei
vostri miti raccontate che essa è sottoposta a mutamenti e, di conseguenza, è
sottoposto a mutamenti anche l’Intelletto. 10. Se tale è l’immagine, tale è
necessariamente anche ciò di cui essa è immagine. Se dunque pensate queste cose
dell’Intelletto, rendetevi conto che bestemmiate contro il Padre stesso
dell’Intelletto.
75.1. Riguardo alla croce, poi, che cosa si può dire di meglio: subirla per
l’insidia di uomini malvagi e non temere di subire alcun genere di morte, 2.
oppure raccontare i miti delle peregrinazioni di Osiride e di Iside, le insidie
di Tifone, la fuga di Crono e come divora i figli e come i figli uccisero il
padre? Questa è la vostra sapienza! 3. E come mai deridete la croce e non
ammirate la risurrezione? Quelli che hanno parlato della croce, hanno scritto
anche della risurrezione. E allora perché ricordate la croce, ma non dite nulla
di quanti risuscitarono dai morti, dei ciechi che riebbero la vista, dei
paralitici guariti, dei lebbrosi purificati, del cammino di Cristo sul mare e
degli altri segni e prodigi che dimostrano che egli non è uomo ma è Dio?
4. Mi sembra che siate fortemente ingiusti con voi stessi e che non abbiate
letto con cuore sincero le nostre Scritture. Leggere e vedete come le opere che
Cristo ha compiuto dimostrano che egli è Dio, venuto per la salvezza degli
uomini.
76.1. Esponeteci anche voi le vostre dottrine. Di che cosa potete parlare,
trattandosi di esseri senza ragione, se non della loro bestialità e ferocia? 2.
Ma se, come sento dire, volete dirci che si tratta di miti e che con il
rapimento di Core intendete parlare in forma allegorica della terra e che Efesto
zoppo indica il fuoco, Era l’aria, Apollo il sole, Artemide la luna, Poseidone
il mare, nondimeno voi non rendete culto a Dio, ma adorate la creazione al posto
di Dio che ha creato tutte le cose.
3. Se poi avete narrato queste storie per dire che la creazione è cosa buona,
avreste dovuto ammirare le cose create ma non giungere a divinizzarle, per non
attribuire loro l’onore dovuto al Creatore. 4. Altrimenti è giunto il momento di
trasferire l’onore dovuto all’architetto alla casa che egli ha costruito, oppure
l’onore dovuto al generale al soldato. Che avete da rispondere a queste parole?
Così potremo sapere se vi è qualche motivo per disprezzare la croce ».
77.1. Quelli si giravano da una parte all’altra imbarazzati. Allora, Antonio
sorrise e disse di nuovo tramite l’interprete: « Si vede a prima vista che tali
dottrine hanno in se stesse la loro condanna, 2. ma poiché voi vi fondate
soprattutto su dei ragionamenti e siete esperti in quest’arte e volete che anche
noi non adoriamo Dio prima di aver dimostrato con discorsi la nostra fede,
diteci anzitutto: 3. in che modo avviene la conoscenza della realtà e in
particolare quella di Dio, mediante dimostrazioni verbali o mediante l’operare
della fede? E che cosa è più antico, la fede operante o la dimostrazione per
argomenti? ».
4. Quelli risposero che era più antica la fede operante e che in essa consisteva
la vera conoscenza; Antonio allora disse: « Avete detto bene, perché la fede
nasce da una disposizione dell’anima, la dialettica, invece, dall’arte di chi
l’ha composta. 5. Per quelli che possiedono la fede operante, dunque, non è
necessaria ed è forse superflua la dimostrazione per argomenti. 6. Quello che
noi comprendiamo per fede, voi cercate di dimostrarlo a parole e spesso non
riuscite nemmeno a esprimere quello che noi comprendiamo. E così è migliore e
più sicura la fede operante che non i vostri ragionamenti sofistici.
78.1. Noi cristiani non abbiamo ricevuto il mistero tramite la sapienza dei
discorsi greci, ma nella potenza della fede che ci viene data da Dio in Gesù
Cristo. Ed ecco la prova della verità di quel che diciamo: noi non abbiamo
appreso le lettere, eppure crediamo in Dio e riconosciamo per mezzo delle sue
opere la Provvidenza universale. 2. La nostra fede è efficace e ne è la prova il
fatto che noi facciamo assegnamento sulla fede in Cristo, voi, invece, su
discussioni filosofiche sofistiche. L’illusione dei vostri idoli crolla, la
nostra fede invece si diffonde ovunque. 3. Con i vostri ragionamenti e i vostri
sofismi non convincete nessun cristiano a passare dal cristianesimo al
paganesimo, mentre noi, insegnando la fede in Cristo, indeboliamo la vostra
superstizione perché tutti riconoscono che Cristo è Dio e figlio di Dio. 4. Voi
con la vostra eloquenza non riuscite a ostacolare l’insegnamento del Cristo;
noi, invocando il nome di Cristo crocifisso, mettiamo in fuga tutti i demoni che
voi temete come dei. 5. E là dove si fa il segno della croce la magia perde ogni
forza e i sortilegi non hanno più efficacia.
79.1. Diteci, dunque, dove sono ora i vostri vaticini? Dove sono gli incantesimi
degli egiziani? Dove sono le illusioni dei maghi? 2. Quando tutto questo è
finito ed è diventato inefficace, se non quando è apparsa la croce di Cristo? È
la croce, dunque, che merita derisione oppure quelle cose che la croce ha reso
inutili e di cui ha rivelato l’impotenza? 3. E anche questo desta meraviglia: le
vostre dottrine non sono mai state perseguitate, ma ricevono onore dagli uomini
in ogni città; quelli che seguono Cristo, invece, sono perseguitati, eppure la
nostra fede fiorisce e si diffonde più delle vostre superstizioni. 4. La vostra
religione, pur ricevendo lode e protezione, va in rovina; la fede e la dottrina
di Cristo, da voi derisa e più volte perseguitata dagli imperatori, ha riempito
la terra. 5. Quando mai la conoscenza di Dio ha rifulso di tale splendore?
Quando mai apparvero la temperanza e la virtù della verginità? Quando fu così
disprezzata la morte, se non quando apparve la croce di Cristo? 6. Nessuno può
avere dubbi vedendo i martiri disprezzare la morte a motivo di Cristo e vedendo
le vergini della Chiesa custodire il proprio corpo puro e incontaminato a causa
di Cristo.
80.1 Questi argomenti bastano a dimostrare che solo la fede in Cristo è la vera
religione. Se voi ancora non credete e cercate ragionamenti e discorsi, noi,
come ha detto il nostro maestro, non portiamo prove fondate sul linguaggio
persuasivo della sapienza greca, ma vogliamo convincere in modo manifesto
mediante la fede la quale vale di più che i discorsi artificiosi. 2. Ci sono qui
alcuni tormentati dai demoni »; c’erano infatti degli indemoniati venuti a
trovarlo. 3. Antonio li portò nel mezzo e disse: « Voi, con le vostre
argomentazioni o con qualche arte o magia, come preferite, invocate i vostri
idoli e liberateli dal demonio. Ma se non ci riuscirete, desistete dal farci
guerra e vedrete la potenza della croce di Cristo ».
4. Dopo queste parole, invocò Cristo, fece due o tre volte il segno della croce
sui malati ed essi furono subito risanati, rientrarono in se stessi e
ringraziavano il Signore. 5. I cosiddetti filosofi furono meravigliati e
rimasero colpiti dalla sapienza di Antonio e dal miracolo che aveva operato. 6.
Ma Antonio disse: « Perché vi meravigliate di questo miracolo. Non è opera
nostra, ma è Cristo che compie tali opere per mezzo di quelli che credono in
lui. Credete dunque anche voi, divenite come noi e vedrete che fra di noi non vi
è l’arte delle parole, ma la fede che opera per mezzo dell’amore in Cristo. Se
anche voi avrete questa fede, non cercherete più dimostrazioni basate su parole,
ma penserete che basta la fede in Cristo ».
7. Queste furono le parole di Antonio. I filosofi lo ammirarono anche per questo
e se ne andarono, abbracciandolo e riconoscendo di aver tratto giovamento
dall’incontro con lui.
81.1. La fama di Antonio giunse fino agli imperatori. Non appena Costantino
Augusto e i suoi figli, gli Augusti Costanzo e Costante, ebbero notizie dei
prodigi compiuti da Antonio, gli scrivevano come a un padre e lo pregavano di
rispondere. 2. Ma Antonio non tenne in gran conto le loro lettere, né provò
piacere al riceverle; rimase tale e quale prima che le scrivessero.
3. Quando gli portavano le lettere, chiamava i monaci e diceva: « Perché vi
meravigliate se un imperatore ci scrive? È un uomo! Meravigliatevi piuttosto che
Dio abbia scritto la legge per gli uomini e abbia parlato loro per mezzo di suo
Figlio ». 4. Non voleva ricevere quelle lettere perché diceva che non sapeva
rispondere a lettere di quel genere, ma tutti i monaci lo spingevano a
rispondere dicendo che gli imperatori erano cristiani e che non bisognava
scandalizzarli con un rifiuto; e allora Antonio permise che gliela leggessero.
5. E rispose felicitandosi perché adoravano Cristo e offrendo alcuni consigli
per la loro salvezza; li esortava a non dare importanza alle cose presenti, ma a
ricordare il giudizio futuro e a riconoscere che solo Cristo è il re vero ed
eterno. 6. Li pregava di amare gli uomini e di aver cura della giustizia e dei
poveri. Ed essi si rallegravano nel ricevere le sue lettere. Così era amato da
tutti e tutti desideravano averlo come padre.
82.1. Come tale, dunque, era conosciuto e così rispondeva a quanti si
rivolgevano a lui. Ritornò poi nella montagna interiore; 2. là riprese la sua
ascesi abituale. Spesso, mentre sedeva o camminava con quelli che erano venuti a
trovarlo, rimaneva attonito, come sta scritto nel libro di Daniele. Poi, dopo un
certo tempo, riprendeva a parlare con i fratelli che erano con lui; 3. essi,
allora, capivano che aveva avuto una visione. Spesso, mentre stava sul monte,
vedeva quello che avveniva in Egitto e lo raccontava al vescovo Serapione che
era con lui sulla montagna interiore e che lo vedeva immerso nella visione.
4. Una volta, mentre era seduto a lavorare, come fosse in estasi, durante la
visione, levava profondi gemiti. Dopo un certo tempo si rivolse ai suoi
compagni, cominciò a gemere e a tremare, si alzò, si mise a pregare; quindi
rimase a lungo in ginocchio. 5. Alzatosi, l’anziano piangeva. I suoi compagni
tremavano anch’essi e pieni di paura lo interrogavano e insistettero a lungo
finché fu costretto a parlare.
6. Antonio allora levò un grande gemito e disse: « Figli, è meglio morire prima
che accada quello che ho visto ». E poiché ancora una volta lo pregavano, disse
tra le lacrime: « La collera divina sta per abbattersi sulla Chiesa, che sarà
consegnata a uomini simili a bestie senza ragione. 7. Ho visto l’altare della
casa del Signore: tutto intorno vi erano dei muli che prendevano a calci tutto
quello che trovavano all’interno, come farebbero animali scalpitanti. 8. E »,
continuava, « avete certamente sentito come mi lamentavo. Ho udito, infatti, una
voce che diceva: “Il mio altare sarà contaminato” ».
9. Così disse l’anziano e due anni dopo ecco l’attuale irruzione degli ariani
che dura ancor oggi e il saccheggio delle chiese, quando rubavano con la
violenza anche gli oggetti sacri e li facevano portare via dai pagani, quando
costringevano anche i pagani a lasciare il lavoro per unirsi a loro e, in loro
presenza, facevano sull’altare tutto quello che volevano. 10. E allora tutti noi
capimmo che i calci dei muli avevano predetto ad Antonio quello che stanno
facendo ora gli ariani comportandosi come bestie senza ragione.
11. Quando Antonio ebbe questa visione, consolò i suoi compagni dicendo: « Non
scoraggiatevi, figlioli. Come il Signore si è adirato, così ancora una volta ci
guarirà. 12. La Chiesa riacquisterà presto la sua bellezza e risplenderà come al
solito. Vedrete che quelli che sono stati perseguitati faranno ritorno e che
l’empietà si ritirerà di nuovo nelle sue tane, mentre la vera fede sarà
proclamata ovunque con franchezza e in piena libertà. 13. State solo attenti a
non contaminarvi con gli ariani, perché tale dottrina non è quella degli
apostoli, ma è la dottrina dei demoni e del loro padre, il diavolo. Essa è priva
di ragione e sterile, frutto di una mente deviata, così come i muli sono privi
di ragione ».
83.1. Tali furono le opere di Antonio. E non bisogna mettere in dubbio che per
mezzo di un uomo si siano realizzati tali prodigi. 2. C’è infatti la promessa
del Salvatore che dice: Se
avrete tanta fede quanto un granello di senape direte a questo monte: spostati
da qui a là ed esso si sposterà. E niente vi sarà impossibile. E
ancora: In
verità in verità vi dico: se chiederete qualcosa al Padre nel nome mio, egli ve
la darà. Chiedete e otterrete. Ed egli stesso disse ai suoi
discepoli e a tutti quelli che credevano in lui:Curate
i malati, scacciate i demoni, gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
84.1. Antonio non curava i malati dando ordini, ma pregando e invocando il nome
di Cristo, in modo che fosse chiaro a tutti che non era lui ad agire ma il
Signore che per mezzo di Antonio manifestava il suo amore per gli uomini e
curava i malati. 2. Di Antonio era soltanto la preghiera e l’ascesi; per questo
stava sul monte, gioiva delle visioni divine e si rattristava di essere
disturbato da molti e di essere trascinato fuori dalla montagna.
3. Anche i giudici lo pregavano di scendere dal monte perché era loro
impossibile salire fin lassù a motivo della gente che seguiva gli accusati. 4.
Lo pregavano tuttavia di scendere per poter anche solo vederlo, ma Antonio si
rifiutava e non voleva saperne di scendere per incontrarli. Quelli insistevano e
mandavano avanti gli imputati scortati dai soldati perché scendesse almeno per
riguardo a loro.
5. Ed egli, sottomettendosi a questa violenza e soffrendo al vedere che i
condannati gemevano, usciva dalla montagna. Ma ancora una volta la sua fatica
non fu inutile; la sua venuta fu vantaggiosa e benefica per molti. 6. Era di
giovamento ai giudici; consigliava loro di preferire ad ogni altra cosa la
giustizia, di temere Dio, di tener presente che sarebbero stati giudicati con la
stessa misura con la quale giudicavano gli altri. E tuttavia amava più di ogni
altra cosa restarsene sulla montagna.
85.1. Una volta fu costretto ad acconsentire alle richieste di alcuni che
avevano bisogno di lui e l’ufficiale lo scongiurava con molte preghiere di
scendere dal monte. Egli andò, rivolse alcune parole utili alla salvezza e
concernenti quelli che erano nel bisogno, poi si affrettò a partire.
2. Il comandante, così lo si chiamava, lo pregava di fermarsi ancora un po’, ma
Antonio rispose che non poteva restare con loro e cercò di convincerlo con un
incantevole esempio: 3. « Come i pesci muoiono se restano a lungo sulla terra
asciutta, così i monaci che si attardano tra di voi e restano a lungo in vostra
compagnia perdono vigore. 4. Come dunque il pesce deve affrettarsi al mare, così
noi dobbiamo affrettarci a tornare sul monte, perché non accada che,
attardandoci all’esterno, dimentichiamo le cose interiori ».
5. All’udire queste parole e molte altre, l’ufficiale rimase ammirato e diceva
che quell’uomo era veramente un servo di Dio. Da dove potrebbe giungere tanta e
tale sapienza a un uomo illetterato, se non fosse amato da Dio?
86. Un altro ufficiale, di nome Balacio, perseguitava violentemente noi
cristiani per difendere gli odiosi ariani. 2. Era così crudele che faceva
percuotere le vergini e faceva spogliare e flagellare i monaci. Antonio gli
scrisse una lettera in cui gli diceva: « Vedo l’ira giungere su di te; smetti
dunque di perseguitare i cristiani perché non ti sorprenda l’ira di Dio. Essa
sta per giungere ». 3. Ma Balacio rise, gettò a terra la lettera, vi sputò
sopra, insultò quelli che l’avevano portata e ordinò loro di riferire ad Antonio
queste parole: « Poiché ti preoccupi dei monaci, mi occuperò anche di te ». 4.
Non erano ancora passati cinque giorni quando l’ira [divina] lo afferrò.
Balacio era partito verso la prima stazione dopo Alessandria, che si chiama
Chereu, insieme a Nestorio, prefetto dell’Egitto. Tutti e due erano a cavallo;
5. i due cavalli appartenevano a Balacio ed erano i più mansueti tra tutti
quelli che egli allevava. 6. Ma prima di arrivare alla meta cominciarono a
giocare tra di loro, come al solito. All’improvviso il più mansueto, sul quale
sedeva Nestorio, con un morso fece cadere a terra Balacio e lo calpestò; 7. gli
dilaniò la coscia con i suoi denti al punto che fu trasportato immediatamente in
città e tre giorni dopo morì. Tutti rimasero meravigliati perché si era così
velocemente compiuta la profezia di Antonio.
87.1. Così Antonio ammoniva i giudici più violenti; gli altri poi che venivano a
trovarlo, li esortava in modo tale che subito dimenticavano di essere giudici e
proclamavano beati quanti si ritiravano da questa vita. 2. Prendeva le difese di
chi pativa ingiustizia a tal punto che sembrava fosse lui a patirla e non altri.
Era così bravo nel portare aiuto a tutti che molti soldati e molti ricchi
abbandonarono i pesi di questa vita e si fecero monaci. 3. Veramente Dio l’aveva
dato all’Egitto come medico.
Chi andò da lui nel dolore e non tornò nella gioia? Chi andò da lui piangendo i
suoi morti e non depose subito il lutto? Chi andò da lui nella collera e non si
convertì a sentimenti d’amore? 4. Chi, afflitto per la sua povertà, venne a
trovare Antonio e ascoltando e vedendolo non disprezzò la ricchezza e non trovò
conforto nella sua povertà? Quale monaco scoraggiato andò da lui e non divenne
più saldo? 5. Quale giovane salì alla montagna e, veduto Antonio, non sentì
subito inaridirsi i piaceri e non amò la temperanza? Quando mai andò da lui
qualcuno tormentato dal demonio e non fu liberato? 6. E chi andò da lui
tormentato dai pensieri e non trovò la pace della mente?
88.1. Vi era ancora questo di grande nell’ascesi di Antonio, che, come ho già
detto, grazie al dono del discernimento degli spiriti, sapeva riconoscere i
movimenti e le inclinazioni e le preferenze di ciascuno. E non solo non si
lasciava ingannare, ma a quelli che erano tormentati dai pensieri insegnava come
respingere le loro insidie descrivendo loro le astuzie e le debolezze dei demoni
che li tormentavano. 2. Ciascuno, come se avesse ricevuto da lui l’unzione, se
ne andava pieno di coraggio a lottare contro i pensieri del diavolo e dei suoi
demoni.
Quante ragazze, già promesse spose, solo per aver visto Antonio da lontano,
rimanevano vergini per Cristo! 3. Venivano a trovarlo anche da regioni straniere
e, dopo averne tratto giovamento, se ne ritornavano come accompagnati da un
padre! E veramente, da quando è morto, tutti, come orfani di padre, trovano
consolazione soltanto nel ricordarlo e nel custodire i suoi ammonimenti e le sue
esortazioni.
89.1. Poiché lo desiderate, è giusto che io ricordi e che voi sappiate anche
quale fu la fine della sua vita. Anch’essa è degna di emulazione. 2. Secondo la
sua abitudine, si era recato a far visita ai monaci che abitavano nella parte
esterna della montagna e, istruito dalla Provvidenza riguardo alla sua morte,
parlava con i fratelli e diceva: « Questa è l’ultima visita che vi faccio; mi
stupirei se ci vedessimo ancora in questa vita. 3. Anche per me ormai è tempo di
sciogliere le vele, dato che ho quasi centocinque anni ».
I fratelli, all’udire le sue parole, piangevano, abbracciavano e baciavano
l’anziano, 4. ma Antonio, come se dovesse partire da una città estranea per far
ritorno alla propria, parlava loro con gioia e li esortava a non scoraggiarsi
nelle fatiche e a non perdersi d’animo nell’ascesi, ma a vivere come se
dovessero morire ogni giorno e, come ho già detto, li esortava a custodire con
ogni cura la loro anima dai pensieri impuri e a emulare i santi. Li esortava
ancora a non avvicinarsi agli scismatici meleziani – diceva: « Ben conoscete il
loro disegno malvagio e perverso » – e a non aver rapporto con gli ariani perché
anche la loro empietà è nota a tutti. 5. « Anche se vedete dei giudici prendere
le loro difese, non spaventatevi. Il loro inganno avrà fine, è destinato alla
morte, durerà poco. 6. Mantenetevi puri da ogni contatto con loro, custodite la
tradizione dei padri, soprattutto la vera fede nel Signore nostro Gesù Cristo,
che avete appresa dalle Scritture e che io spesso vi ho ricordato ».
90.1 I fratelli volevano costringerlo a restare presso di loro perché lì
portasse a compimento la sua vita, ma Antonio non accettò per diversi motivi che
lasciò capire pur senza dirli, e soprattutto per questo: 2. gli egiziani, quando
muore un uomo virtuoso e specialmente quando muoiono i santi martiri, amano dare
sepoltura ai loro corpi avvolgendoli in lenzuola di lino e non li nascondono
sotto terra, ma li dispongono su dei lettucci e li conservano nelle loro case;
credono, in questa maniera, di onorare quelli che sono morti. 3. Antonio aveva
spesso pregato i vescovi di ammonire il popolo circa quest’uso 4. e aveva
dissuaso i laici e ammonito le donne dicendo che ques’usanza non era né lecita,
né santa.
« Le tombe dei patriarchi e dei profeti, infatti, sono conservate ancora oggi e
il corpo del Signore fu deposto in un sepolcro e una pietra, posta all’ingresso,
lo nascose fino a che risuscitò il terzo giorno ». 5. Con queste parole
dimostrava che quelli che, dopo la morte, non nascondono i corpi dei defunti,
anche se fossero santi, trasgrediscono la legge. Che cosa c’è, infatti, di più
grande e di più santo del corpo del Signore? 6. Molti, dopo averlo sentito,
decisero di seppellire sotto terra i loro morti e ringraziavano il Signore per
aver ricevuto questo sapiente insegnamento.
91.1. Antonio, conoscendo tale usanza e temendo che facessero così anche per il
suo corpo, salutò i monaci che stavano fuori del monte e si affrettò a partire.
Entrò nella parte interna della montagna, là dove abitava di solito, e pochi
mesi dopo si ammalò. Chiamò allora i suoi compagni – erano due che abitavano con
lui nella parte interna della montagna e che da quindici anni conducevano vita
ascetica e lo servivano poiché era molto anziano – e diceva loro:
2. « Io, come sta scritto, me ne vado per la via dei padri. Vedo che il Signore
mi chiama. Voi siate vigilanti, non lasciate che la vostra lunga ascesi si
perda, ma preoccupatevi di tener viva la vostra sollecitudine come se
cominciaste soltanto adesso. 3. Conoscete le insidie dei demoni, sapete quanto
sono feroci eppure deboli. Non temeteli, dunque, ma respirate sempre Cristo e
abbiate fede in lui. Vivete come se doveste morire ogni giorno, vigilate su voi
stessi e ricordate le esortazioni che avete udite da me.
4. Non abbiate alcun rapporto con gli scismatici, nessun rapporto con gli
eretici ariani: sapete come anch’io li evitassi a motivo della loro dottrina
avversa a Cristo ed eretica. 5. Cercate piuttosto, anche voi, di unirvi
innanzitutto al Signore e poi ai santi perché, dopo la vostra morte, vi
accolgano nelle dimore
eterne come amici e familiari. A questo pensate e riflettete. 6. E
se mi volete bene e vi ricordate di me come di un padre, non permettete che il
mio corpo sia portato in Egitto per metterlo in qualche casa. È per questo
motivo che sono rientrato sulla montagna e sono venuto qui. 7. Sapete anche come
cercavo sempre di convincere quelli che così facevano e come li ammonivo a
desistere da quest’uso. Seppellite voi il mio corpo, nascondetelo sotto terra e
osservate quello che vi ho detto, cosicché nessuno, tranne voi soli, conosca il
luogo dove è deposto. 8. Nel giorno della risurrezione dai morti io lo riceverò
incorrotto dal Salvatore. Dividevi le mie vesti. Al vescovo Atanasio date una
delle mie vesti di pecora e il mantello su cui mi stendevo; me l’aveva dato
nuovo e io l’ho consumato; 9. al vescovo Serapione date l’altra pelle di pecora;
voi tenete la veste di pelo. E ora, figlioli, addio! Antonio se va e non è più
con voi ».
92.1. Dopo queste parole i fratelli lo abbracciarono. Antonio sollevò i piedi e,
come vedesse degli amici venire da lui, pieno di gioia per la loro presenza –
giaceva sdraiato con il volto radioso – spirò e fu riunito ai suoi padri. 2. I
fratelli, secondo l’ordine ricevuto, lo avvolsero in un lenzuolo e lo
seppellirono nascondendo il suo corpo sotto terra. Nessuno fino a oggi sa dove
sia nascosto, tranne quei due monaci. 3. Ciascuno di quelli che hanno ricevuto
la pelle di pecora del beato Antonio e il suo mantello consumato custodisce
queste vesti come un grande tesoro. Quando le guardano, è come se vedessero
Antonio e, quando le indossano, è come se portassero con gioia i suoi
ammonimenti.
93.1. Questa è la fine della vita di Antonio nella carne, quello fu l’inizio
della sua ascesi. E anche se quello che ho narrato è molto poco in confronto
alla sua virtù, tuttavia già da questo potete comprendere anche voi chi fosse
l’uomo di Dio, Antonio, che mantenne identico zelo nell’ascesi dalla giovinezza
alla vecchiaia.
Non si lasciò vincere nemmeno durante la vecchiaia dal desiderio di cibi
raffinati, né si lasciò indurre dalla debolezza del corpo a cambiare il modo di
vestire o a lavarsi anche solo i piedi. Tuttavia si conservò in ottima salute.
2. Aveva occhi sanissimi e ci vedeva bene, non gli era caduto nessun dente,
erano solo consumati sotto le gengive a motivo dell’età avanzata. Mani e piedi
erano sani e appariva sempre più vivace e più forte di quanti si nutrono di cibi
svariati e usano lavarsi e indossare vesti diverse.
3. Il fatto che ovunque si parli di lui, che tutti lo ammirino e che anche
quelli che non l’hanno visto lo rimpiangano, è segno della sua virtù e della sua
anima amante di Dio. 4. Non ho prescritte, né sapienza mondana, né qualche arte,
ma solo l’amore di Dio rese celebre Antonio. Nessuno può negare che questo sia
un dono di Dio. 5. Come mai fino in Spagna, in Gallia, a Roma e in Africa si
sentiva parlare di quest’uomo che viveva nascosto su un monte, se non fosse
stato Dio stesso a farlo conoscere, Dio che fa conoscere ovunque i suoi e che
fin dall’inizio promise questa fama ad Antonio? 6. Anche se questi uomini
restano nascosti e vogliono restare sconosciuti, il Signore li mostra a tutti
come lampade, perché chi li ascolta sappia qual è la potenza dei comandamenti e
desideri seguire la via della virtù.
94.1. Leggete dunque questo mio racconto agli altri fratelli perché imparino
quale deve essere la via dei monaci e si convincano che il Signore e Salvatore
nostro Gesù Cristo glorifica chi lo glorifica e non solo fa entrare nel regno
dei cieli quelli che lo servono fino alla fine, ma li rende noti e celebri
ovunque a motivo della loro virtù e per il bene degli altri, anche se restano
nascosti e vogliono vivere appartati.
2. Se ve ne sarà bisogno, leggetela anche ai pagani affinché almeno così
riconoscano non solo che il Signore nostro Gesù Cristo è Dio e figlio di Dio, ma
anche che quanto lo servono con cuore sincero e credono in lui con fede vera,
cioè i cristiani, provano che quei demoni, ritenuti dèi dai pagani, non sono
affatto dèi, anzi i cristiani li calpestano e li scacciano come ingannatori e
corruttori degli uomini, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.
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8 giugno 2015 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net