STORIA DELL’ORDINE TRINITARIO

Prelevato dal sito “trinitaridematha.org” il 17 ottobre 2011. (Sito non più raggiungibile)

A cura della Provincia Italiana dell'Ordine degli Scalzi della SS. Trinità, Roma.

 

1. Ordine Trinitario: Le origini

Chiarite ormai le riserve dei Bollandisti (Acta Sanctorum) e di Paul Deslandres (L’Ordre des Trinitaires pour le rachat des captifs (1903)), i quali, criticando le falsificazioni e amplificazioni introdotte nella storia delle origini dell'Ordine da parte di scrittori trinitari dei sec. XVII - XVIII, erano arrivati a porre in dubbio anche documenti di sicura autenticità, le origini dell'Ordine trinitario possono essere così sintetizzate.

1.1. La visione del 1193

Una visione - secondo una narrazione anonima del sec. XIII ('vidit maiestatem Dei') e il testo di una addizione di poco posteriore al 'Liber de adventu fratrum Minorum in Angliam' del francescano Tommaso da Eccleston ('apparente sibi Christo Jehsu') - durante la prima messa di san Giovanni de Matha, celebrata a Parigi il 28.1.1193, è alla radice della fondazione dell'Ordine.

Questo fatto avrà il conforto dell'adesione di Innocenzo III e di altri suoi successori, e rimarrà la costante storica e di tradizione dell'Ordine, che ne motiverà le rappresentazioni iconografiche, tra cui - di importanza eccezionale - il mosaico coevo posto in facciata esterna sulla porta principale della fondazione di San Tommaso in Formis a Roma (circa 1210).

1.2. L'esperienza di Cerfroid

Dopo questa illuminazione, il fondatore si ritirò a Cerfroid, una località della regione di Valois, a circa 80 km nord - est di Parigi e allora diocesi di Meaux, conducendovi vita solitaria con alcuni eremiti già presenti nel luogo, il più importante dei quali è stato san Felice di Valois.

Non si sa per quanto tempo Giovanni de Matha sia rimasto a Cerfroid, ma fissando la data del proposito in coincidenza con la sua prima messa, si può opinare che la sua permanenza in questo bosco si sia protratta per 4 o 5 anni. Gli elementi essenziali di questa esperienza si possono così riassumere: Giovanni de Matha, magister dell'università di Parigi, si è mantenuto in relazione con la Chiesa di Parigi, facendo conoscere la sua comunità, ormai costituita come 'domus'; a Cerfroid si delinea e si irrobustisce una osservanza di vita regolare; la comunità avvia nuove fondazioni a Bourg - la - Reine (dioc. di Parigi) e a Planels (dioc. di Meaux).

Il complesso di queste date ha fatto sì che vari Chronicon o Annales del sec. XIII abbiano offerto varietà di datazione attorno all''incepit' dell'Ordine. Fra tutti citiamo gli Annales Novesienses, che datano l'origine dell'Ordine attorno al 1195, sottolineandone la finalità di approccio disarmato e umanitario con il mondo dei Saraceni.

1.3. L'approvazione pontificia

La lettera di papa Innocenzo III del 16.5.1198, sette mesi prima dell'approvazione della regola, parla dell'esistenza di uno stile di vita già praticato nelle case presenti a quella data: il Papa parla, infatti, di 'ordo'. Secondo le fonti finora note, il 1198 è l'anno dei primi contatti diretti di Giovanni de Matha con la S. Sede. Sappiamo di due suoi viaggi a Roma durante quest'anno, testimoniati dalla fonte narrativa dell'Anonimo e dalle due lettere di Innocenzo III, del maggio e del dicembre del 1198.

Con la protezione apostolica concessa da Innocenzo III alle case dell'Ordine esistenti nel maggio 1198 e con l'approvazione della regola il 17.12.1198, l'Ordine diviene di diritto pubblico.

Racconto anonimo del secolo decimo terzo: 'Sulla fondazione dell'Ordine della Santissima Trinità' (Bibliot. Nazion. Di Parigi: cod. ms. lat. 9753, fol. 10, V).

Questo fu l'inizio e lo scopo per il quale fu istituito l'Ordine della Santa Trinità e degli schiavi; questo il miracolo e l'ispirazione della sua fondazione.

C'era a Parigi un buon chierico, reggente in teologia, di nome Prevostino, che godeva reputazione di filosofo; sotto di lui iniziò e poi resse la stessa facoltà di teologia, un altro maestro, che si chiamava Giovanni di Provenza: uomo timorato di Dio, che serviva il Signore giorno e notte.

Fin dalla fanciullezza egli portava in cuore un forte desiderio di abbracciare la vita religiosa, senza però precisa idea in quale famiglia entrare. Per la sua assiduità al servizio di Dio, veniva spesso schernito dai suoi compagni, ed allora, pensando come conservare la pace con loro e meglio servire Dio, decise di accedere al sacerdozio, e di fatto si fece ordinare, avendo così un motivo più plausibile per recitare la Liturgia delle Ore e dedicarsi più liberamente alla preghiera.

Pregava insistentemente e con amore perché il Signore gli volesse indicare in quale famiglia religiosa fosse meglio entrare. Intanto, giunto il giorno della sua prima messa, pregò il vescovo di Parigi, l'abate di san Vittore e il suo maestro Prevostino di voler partecipare alla celebrazione. Erano inoltre presenti alla cerimonia tutti i grandi di Parigi. Durante la celebrazione dell'Eucarestia, al momento della consacrazione, supplicò il Signore di volergli benevolmente indicare in quale ordine religioso dovesse entrare per la sua salvezza. Nell'alzare gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e il Signore che teneva nelle sue mani due uomini con le catene ai piedi; dei due, uno era nero e deforme, l'altro bianco e macilento. Poiché indugiava lungamente nella consacrazione, il vescovo, l'abate e il maestro Prevostino con tutti gli altri presenti si domandavano con stupore che cosa stesse accadendo. Guardando verso il cielo, sia il vescovo che l'abate e il maestro Prevostino videro la stessa cosa e glorificarono il Signore; poi lo destarono ed egli, riavutosi, continuò la celebrazione.

Terminata la messa, gli chiesero che cosa avesse visto; egli manifestò la visione avuta e glorificò il Signore. Allora anche gli altri testimoniarono di aver avuto la stessa visione. Riflettendo Giovanni dentro di sé, e poi con il vescovo di Parigi e l'abate di san Vittore sul significato della visione, stabilirono la Regola secondo la quale dovevano vivere e tutte le altre cose in essa contenute. Poi, desiderando il vescovo e gli altri che detta Regola fosse approvata dal Papa, il vescovo stesso scrisse al Santo Padre, dicendo che il latore della lettera era degno di fede, perché la visione era vera, e consegnò la lettera al maestro Giovanni di Provenza. Giovanni a sua volta, si mise presto in viaggio verso Roma, passando per una località chiamata Cerfroid. Ivi dimoravano quattro eremiti, essi gli domandavano con insistenza dove andasse e perché volesse andare a Roma; alle loro insistenze, egli rivelò loro il motivo. Allora gli eremiti, lieti per tale notizia, affinché l'Ordine e il suo scopo potessero essere realizzati, offrirono a Dio e all'Ordine se stessi e quanto avevano. Quindi, il maestro Giovanni, andò a Roma, si presentò al Papa, gli mostro le lettere commendatizie, e gli narrò la visione avuta. Il Papa non gli credette e lo reputò pazzo insieme al vescovo che attestava tali cose. Giovanni se ne tornò a Parigi. Ma non molto tempo dopo, anche il Papa, mentre celebrava, ebbe la stessa visione del maestro Giovanni e, spiacente per non aver accolto la sua richiesta, mandò dei messi per rintracciarlo e perché lo riconducessero presto alla sua presenza; ma i messi non lo trovarono. Allora il Papa esclamò: Che me lo mandi il Signore!

Più tardi, quel sant'uomo, tornando a Roma, fu ricevuto dal Papa ed ottenne quanto desiderava. Siano rese grazie a Dio!

Così, nell'anno 1198 ebbe inizio l'Ordine della Santissima Trinità.

 

2. Contatti con l'Islam

L'8.3.1199 si rivela una data importante nel contatto tra la cristianità e il mondo dell'Islam, allorché Innocenzo III scrisse al capo degli Almohadi 'regi Marrochetano' e presentò, con presumibile interesse e compiacimento, l'alternativa della cristianità espressa attraverso l'Ordine, per tentare sia un aggancio pacifico sia una nuova modalità per risolvere il problema della cattività. Questa lettera è emblematica nel suo disegno pacifico di una soluzione, proprio perché lo stesso Innocenzo III il 28 aprile dello stesso anno invitava i religiosi di Calatrava ad armarsi per risolvere il contrasto con i Saraceni.

 

3. Interventi dei Papi

Le lettere dei papi, oltre che ribadire l'esenzione e raccomandare le opere dell'Ordine, vogliono indurre il clero ad agevolarne la divulgazione. Notevole è il documento di Clemente V, del 1309, con cui il Papa assunse l'Ordine, persone e beni, 'in ius et proprietatem Beati Petri et Apostolice Sedis'. Significativa è la lettera di Clemente VI del 1343: i Trinitari si erano rivolti al Papa per denunziare il fatto che alcuni sacerdoti non li volevano ricevere e talora li scacciavano dalle loro chiese, mentre altri erano giunti a esigere una parte delle offerte e a impedire il versamento dei legati contenuti nei testamenti dei loro parrocchiani. Il Papa intervenne minacciando di scomunica tali sacerdoti, se fossero rimasti ostinati. Nella medesima lettera, Clemente VI confermò l'indulgenza di 3 anni e di 40 giorni e concesse che i confratelli e le consorelle che davano una certa quantità dei loro beni all'Ordine potessero scegliersi come confessore un sacerdote idoneo.

 

4. Espansione dell'Ordine

In Europa l'Ordine si estese dal nord della Francia verso il sud e, seguendo una curvatura mediterranea, si espanse verso la Castiglia e verso le coste mediterranee della Spagna, secondo gli spazi offerti dalla riconquista. L'estensione si propagò verso le isole britanniche. L'entusiasmo del tempo del primo sviluppo e la purezza di applicazione della regola furono riconosciuti ed evidenziati particolarmente dal card. Giacomo da Vitry e dal generale dei Frati Predicatori, Umberto de Romans.

Come fatto di rilievo del sec. XIII si può ricordare la celebre bolla Adaperiat Dominus del 1272, inviata, sotto la data del 31.3. e del 25.8., da Gregorio X alle più grandi potenze marittime del tempo; in ordine: capitani, consiglio e comune di Genova, viguier (dal lat. vicarius «vicario») della città di Marsiglia, consiglio e comune di Venezia, doge di Venezia, podestà, consiglio e comune di Pisa e, il 25 agosto, ai consoli e all'intero popolo della città e borgo di Narbona; al governatore e città di Montpellier.

Secondo il Chronicon di Alberico delle Tre Fontane, scritto nella prima metà del sec. XIII, i Trinitari avevano allora piccole comunità in Francia, Lombardia, Spagna e anche oltre mare 'usque ad sexcentas', e alcune di esse erano 'personis multis abundantes'.

 

5. Capitolo Generale: Cerfroid

Il capitolo generale, tenuto a Cerfroid il 24.4.1429, rappresenta un luminoso punto di riferimento per la vita dell'intero Ordine. Di fatto, esso emanò le costituzioni valide per tutto l'Ordine, prima delle legislazioni particolari per le varie zone geografiche. Esse stabilirono che chi voleva andare a redimere, chiedesse il permesso al ministro maggiore; che la tassazione della terza parte fosse rimessa ogni anno 'totaliter et integre'; che dal 1430 ogni 10 anni si facesse un computo esatto del reddito, perché così si potesse avere una giusta e ragionevole tassazione della terza parte; che in ogni casa 'hospitalitatem sectantes' si preparassero convenientemente sei letti per i poveri.

L'espansione dell'Ordine segue i tempi della riconquista e l'importanza delle zone per le redenzioni. Tra i principali insediamenti possiamo ricordare: Parigi, Fontainebleau, Poitiers, Toulouse, Lérida, Burgos, Segovia, Toledo, Santarém, Lisbona, Alvito, quindi Avignone, Arles, Marsiglia, St-Gilles, Montpellier, Narbona, Palma di Maiorca, Valencia. Fra gli insediamenti del nord - Europa notiamo: Vianden, Meaux, Bastogne, Arras. In Gran Bretagna: Knaresborough, Thelsford, Ingham, Hounslow. L'Italia si trova quasi sprovvista di insediamenti trinitari: è un caso a parte la fondazione romana di San Tommaso in Formis, sul Celio, donazione di papa Innocenzo III a Giovanni de Matha.

 

6. Decentramento dell'Ordine

Le caratteristiche principali di questo periodo consistono in una sorta di decentramento. Le province acquistano importanza e dal 1429 notiamo gli 'Statuta Ordinis pro Hispaniae Provinciis a capitulo generali anno 1429 Cervifrigidi habito approbata'. Ogni 5 anni si inviavano procuratori al capitolo generale perché gli statuti regionali rimanessero conformi con gli statuti generali.

Dalla fine del sec. XV i capitoli provinciali avranno una frequenza triennale. Ogni casa provvedeva ai suoi novizi, come in precedenza, secondo la regola. Seguendo l'esempio della Francia, i cui studenti si recavano, dalle quattro province del nord, a Parigi per gli studi, anche in Spagna si prende la decisione di inviare gli studenti a Valladolid. Sembra che nella prima metà del sec. XVI si accettassero vocazioni anche tra gente che non sapeva né leggere né scrivere; per questa ragione, l'apertura verso gli studi, al di là della dipendenza dalle provocazioni umanistiche e l'esempio del ministro maggiore Roberto Gaguin (che organizzò una ricca biblioteca a S. Maturino a Parigi), è da attribuire alla necessità di migliorare il livello culturale che risultava scadente. La casa di S. Maturino arrivò a essere uno degli abituali centri di riunione per le attività accademiche dell'università di Parigi.

 

7. Secolo XVI - XVII  le riforme nell'Ordine

La corrispondenza di varie nunziature europee con la S. Sede, a partire dalla seconda metà del sec. XVI, illumina sulle riforme che ci si aspettava dall'Ordine. Le lamentele più significative sull'Ordine si riferivano alla condotta dei generali che si dedicavano alla predicazione e disattendevano la visita delle province; il mancato impegno nell'opera redentiva e la dispersione in altre opere; il mancato impiego dell'investimento della terza parte.

a) La riforma portoghese. Tra le riforme sorte in questo periodo, prima in ordine di tempo fu quella del Portogallo. Essa ebbe origine dalla generale riforma di tutti gli Ordini religiosi in detta nazione, desiderata dal re Giovanni III e ordinata da papa Paolo III, come risulta dalle lettere apostoliche del 21.9.1546 che vennero comunicate, per ultimo, anche ai Trinitari.

L'Ordine aveva in Portogallo una sola provincia con 8 conventi, nei quali l'osservanza regolare non si era rilassata. I Trinitari riformati portoghesi, però, non costituirono una congregazione separata dal ramo primitivo, continuarono a essere una semplice provincia dell'Ordine, con superiori propri, ma alle dipendenze del generale che allora risiedeva a Parigi. Continuarono a seguire la regola mitigata del 1267 con esclusione delle dispense a essa posteriori. Principale innovazione da loro introdotta fu che le nomine agli uffici dovevano essere triennali e non a vita. Primo provinciale fu p. Rocco dello Spirito Santo. Egli riuscì a ottenere dal re la restituzione del diritto di organizzare liberamente la redenzione dei captivi: diritto pacificamente da loro esercitato sino dal 1218, quando giunsero in Portogallo, ma che, nel 1461, per volere del re Alfonso V - come sopra accennato - , erano stati costretti a sospendere, lasciandolo a incaricati del Governo

b) La riforma francese. Prese vita dall'esperienza francese di Claudio Aleph e Giulio de Nantonville. Già eremiti nei dintorni di Laon (Aisne, Francia), e cacciati di là dagli Ugonotti, i riformati francesi ottennero dall'arciv. di Rouen di poter dimorare nel romitorio di St. Michel, presso Pontoise (Val d'Oise). Ivi stettero alcuni anni, durante i quali furono seguiti da una decina di discepoli, attratti dalla loro vita pia e austera.

Nel 1577 andarono a Roma per chiedere al Papa l'erezione del loro romitorio in comunità riformata dell'Ordine.

Gregorio XIII, con breve dell'8.3.1578, incoraggiò il loro desiderio; e p. Francesco Bouchet, procuratore generale dei Trinitari in Roma, impose loro l'abito dell'Ordine. Tornati in Francia, vennero benevolmente accolti dal generale Bernardo Dominici che concesse loro di poter compiere il noviziato nel convento di Cerfroid. Ivi emisero la professione l'8.9.1580; e dopo ciò tornarono alla loro residenza di Pontoise, che divenne così la prima casa canonica dei Trinitari riformati in Francia.

La riforma francese avviata nel sec. XVI e rispondente al desiderio generale dell'epoca, essa incontrò le simpatie delle autorità ecclesiastiche, civili e lappoggio di benefattori.

Al convento di Pontoise si aggiunsero quelli di Caillouet nel 1599 e di Montmorency nel 1601. In questo anno Clemente VIII approvò definitivamente la congregazione francese dei Trinitari Riformati.

Con il passaggio alla riforma degli antichi conventi di Tarascon nel 1608, e di Arles nel 1612, il numero dei conventi riformati salì a 7.

Con il sec. XVII si definiscono le riforme e inizia la scalzatura e con essa la inevitabile differenziazione tra calzati, riformati e scalzi, sino alla riunificazione delle varie famiglie, operata nel 1900.

c) Trinitari scalzi spagnoli. In Spagna nella seconda metà del sec. XVI l'Ordine trinitario era abbastanza fiorente. Contava 3 province con circa 70 conventi e oltre 1.000 religiosi.

Il bisogno di riforma era tuttavia sentito. Chi diede salde basi al movimento di riforma, dopo gli insuccessi iniziali, fu il trinitario Giovanni Battista Rico (1561-613), che si chiamò in seguito Giovanni Battista della Concezione.

Nel capitolo provinciale, adunato in Siviglia nella primavera del 1596, egli venne eletto ministro della comunità scalza di Valdepeñas (Ciudad Real), dove aveva preso avvio la riforma. Dopo un anno di superiorato dovette constatare l'impossibilità di una riforma seria a causa del disimpegno dei superiori (il provinciale e il vicario generale), e decise allora di partire per Roma e chiedere alla S. Sede una certa autonomia.

Il 20.8.1599, Clemente VIII istituì la 'Congregatio fratrum reformatorum et discalceatorum', le cui caratteristiche possono riassumersi nei seguenti due punti. Legge fondamentale: la regola primitiva dell'Ordine, approvata nel 1198 da Innocenzo III, rimessa in vigore della tertia pars destinata al riscatto dei captivi, ecc. Regolamento provvisorio: i ministri delle case riformate sarebbero stati alle dipendenze di un visitatore, nominato dal nunzio apostolico di Madrid, fino alla celebrazione del primo capitolo provinciale, che sarebbe stato convocato quando la riforma avrebbe avuto almeno 8 conventi con 12 religiosi ciascuno.

Alla morte di p. Giovanni Battista della Concezione (1613), la congregazione contava 18 conventi. Nel 1614 essa ebbe un vicario generale e nel 1631 il primo ministro generale, sanzionando così la totale autonomia degli Scalzi dai Calzati.

 

8. Nascita della Provincia 'San Giovanni De Matha'

Con rescritto del 5 maggio 1690, da parte della Sacra Congregazione dei Vescovi e regolari, i tre conventi dei Trinitari scalzi italiani: S.Ferdinando a Livorno, S.Giovanni De Matha a Falcone e S.Michele a Torino venero costituiti in Provincia a se stante e indipendente dalle altre dell'Ordine, sotto l'obbedienza del Ministro Generale dei Trinitari Calzati dell'antica osservanza.

In virtù del decreto della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari, il Cardinale Protettore dell'Ordine Alderano Cybo, con propria ordinanza del 15 maggio 1690, riceveva la nuova Provincia sotto la sua speciale protezione, fissava la celebrazione del primo Capitolo Provinciale al giorno 17 giugno dello stesso anno e ne costituiva presidente 'pro hac vice' il P. Ilario dello Spirito Santo.

Con altro decreto del 25 maggio 1690, dietro richiesta del P. Amedeo dei Santi, lo stesso Cardinale Cybo prescriveva alla nuova Provincia Italiana l'osservanza delle Costituzioni di Clemente X, approvate in data 1 luglio 1676 e professate dalla Congregazione Trinitaria scalza di Spagna. (P. Bernardino Fratini: 'Provincia di S. Giovanni De Matha dell'Ordine della SS. Trinità'. Brevi notizie storiche dei suoi 300 anni di vita. Roma 1990)

 

9. Le soppressioni nell'Ordine

La fine del sec. XVIII e gli inizi del sec. XIX rappresentano il tempo delle soppressioni, esili e talora vere persecuzioni vissute e sofferte dall'Ordine. Tra il 1782 e il 1784 furono soppresse le case nell'impero austro - ungarico. Malgrado l'eco recente dei viaggi di redenzione del 1785, in cui furono riscattati 313 captivi insieme ai religiosi della Mercede, la rivoluzione francese disperse l'Ordine in Francia. Tra il 1809 e il 1810 furono soppressi quasi tutti i conventi della provincia di S. Giovanni de Matha. Nel 1832 furono soppresse quasi tutte le case della Polonia. Nel 1835, a causa delle scelte di Mendizábal, l'Ordine fu soppresso totalmente in Spagna. In Italia l'Ordine fu soppresso negli anni 1866 - 73.

Le suddette soppressioni rappresentarono l'anticamera della estinzione per i Trinitari calzati. Furono ridotti all'unico convento romano di via Condotti, che fu dato - nonostante le suppliche dei Trinitari scalzi che l'avevano richiesto per sé ai Domenicani, perché vi istituissero un collegio per la formazione di missionari spagnoli in partenza per le Filippine. Il p. Antonio Martín y Bienes, ultimo vicario generale dei Trinitari calzati (mai più rinati in seguito), morì a Roma il 28.1.1894. L'ultimo trinitario calzato morì agli inizi di questo secolo. (Si veda in proposito J. Pujana, Antonio Martín y Bienes, 1806 - 94, último superior mayor de los Trinitarios Calzados, in Trinitarium 3 [1994] 195 - 229). Tra i Trinitari calzati del sec. XIX merita di essere ricordato p. Michele Ferrer i Bauçá (1770 - 857), fecondo scrittore che lasciò una regola per le Trinitarie di Maiorca.

Sopravvissero la comunità di Trinitari spagnoli di S. Carlino alle Quattro Fontane in Roma, e un gruppo di italiani sia in Roma che altrove, i quali, pur secolarizzati, restarono come parroci o rettori di chiese ex - conventuali, rimaste aperte al culto. Passato il furore soppressivo, essi, tutti Trinitari del ramo scalzo, organizzarono la ripresa dell'Ordine in Italia e nella Spagna, e agli inizi del sec. XX lo trapiantarono nelle Americhe e in terra di missione.

 

10. La restaurazione nell'Ordine

Essa si è effettuata con ripetuti tentativi a seconda dei condizionamenti politici. Merita attenzione la restaurazione della provincia di S. Giovanni de Matha dei Trinitari scalzi, sino a procurare, nel 1853, la fondazione della provincia della Natività dell'Italia del sud, che sarà poi dispersa nel 1865 e si estinguerà agli inizi del sec. XX. Nel 1847 Pio IX concesse ai Trinitari la basilica di S. Crisogono in Trastevere. La Provincia della Natività riprenderà vita nel 1974.

 

11. Secolo XIX

Il primo generale del tempo dell'unione dei Trinitari dentro e fuori della Spagna è p. Gregorio di Gesù e Maria. Già nel 1903 sottopose al papa Pio X il proposito di voler lavorare per il fine primario dell'Ordine 'ad opus redemptionis captivorum apte restabiliendum'. È con questa motivazione che l'Ordine svolse il suo apostolato in Somalia dal 1904 al 1924. Già in precedenza, negli anni '80 del sec. XIX, l'Ordine era in contatto con il card. Lavigerie, particolarmente sensibile al problema della schiavitù. Con queste attività, però, l'Ordine si poneva nel campo della schiavitù, seguendo l'indirizzo del tempo. Durante la guerra civile spagnola, vari Trinitari furono uccisi.

Nel clima di nuova vita, dopo il viaggio di fondazione a Cuba nel 1893, in Cile nel 1902, i Trinitari si recarono negli USA nel 1912, in Argentina nel 1913, in Canada nel 1924, in Madagascar nel 1926.

Un impulso sopranazionale e lungimirante per espandere l'Ordine venne dato da p. Antonino dell'Assunta (1867 - 1943), ai vertici dell'Ordine per oltre 40 anni e benemerito per le sue ricerche sulla storia dell'Ordine.

Le ultime costituzioni sono state approvate il 17.12.1983, dopo circa 20 anni di riflessioni e convegni sull'aggiornamento. Fra i risultati pratici si potrà ritenere l'istituzione (1971) di centri permanenti di ricerca nel campo della storia e della spiritualità.

L'Ordine recentemente si è sentito direttamente interpellato da alcuni discorsi di Paolo VI e di Giovanni Paolo II che confermano l'attualità del progetto trinitario di liberazione e denunziano, ancor oggi, la realtà della sofferenza fisica subita per il nome di Cristo.

 


 Ritorno alla pagina iniziale "I Trinitari"


| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |

| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |


14 giugno 2014   a cura di Alberto "da Cormano"   Grazie dei suggerimenti   alberto@ora-et-labora.net