NOVATO IL CATTOLICO
SENTENZE SULL’UMILTÀ, SULL’OBBEDIENZA E SULLA SUPERBIA CHE DEVE ESSERE CALPESTATA
Libera traduzione dal testo latino estratto da
"Les sentences pour les moines de Novat le Catholique"
di Fernando Villegas - "Revue Bénédictine" n. 86 – 1976
1
Nella Chiesa parliamo ai secolari in un modo, ma dobbiamo parlare a voi in un
altro modo. 2 A quelli talvolta riferiamo ciò che fa rumore e non ha
valore. 3 Poiché essi, come persone di nessun rilievo, si dilettano
del rumore delle parole, non delle qualità di Dio 4 Al contrario voi,
nel nome di Cristo, non vi rallegrate di ciò, ma desiderate ascoltare il verbo
della salvezza 5 nel quale siete stati chiamati e, rivestiti nel
mondo di lugubri vesti, aspettate quelle migliori (quando starete) con Dio.
6 L'avete già imparato e lo sapete. Ora qui avete molto tempo per lottare
contro 7 l'avversario che non è fuori da voi, ma è dentro le vostre
viscere: 8 noi abbiamo il nemico nelle nostre stesse membra. 9
In effetti, "La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha
desideri contrari alla carne; ... sicché voi non fate quello che vorreste" (Gal
5,17); 10 vedete che questo avversario è dentro.
11
Invece l'avversario è vinto solo con l'umiltà e la carità, 12 poiché
anche lo stesso Signore Gesù Cristo non vinse il diavolo se non dopo che si
fosse umiliato, 13 umiliato inoltre non per necessità, ma per carità.
14 Se infatti non ci avesse amato, non si sarebbe fatto umile.
15 Si è fatto umile per l'amore verso di noi. 16 Se, dunque,
colui "che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene" (Sal 146
(145),6), Signore di tutti gli angeli, che creò tutte le cose, si è fatto umile
per noi, 17 per quale motivo noi rifiutiamo l'umiltà a favore di noi
stessi.
18
Pertanto, la prima via della salvezza è per noi l'umiltà. 19 Quando
inizierai a cercare l'umiltà ed a sostenerla a causa di Dio e della stessa
comunità …. e 20 benché siate uguali nella stessa comunità, ognuno
deve considerare l'altro superiore a se stesso, quantunque non sia più
importante: 21 e (riuscirà a) fare ciò solo chi possiede l'umiltà.
22 Ai servi di Dio non è necessario altro al di fuori dell'umiltà,
23 poiché l'umiltà, quando entra nell'uomo, lo rende obbediente;
24 in verità chi diventa obbediente, o chi desidera l'obbedienza, non
obbedisce agli uomini ma a Dio. 25 Così infatti dice il Signore: "Chi
ascolta voi ascolta me", e chi mi ascolta, ascolta "colui che mi ha mandato" (Lc
10,16).
26
L'abate è il Padre, i fratelli che seguono sono i patriarchi. 27 E
chiunque è diverso tra di voi, chi forse ha una vita buona, una migliore
continenza, delle veglie migliori, un migliore controllo del corpo, costui è
padre per imitazione.
28
Perciò agite tra di voi innanzitutto conservando l'umiltà, non per essere visti
umili dagli uomini, ma da Dio. 29 Questa è la vera umiltà che deve
essere dimostrata a Dio, non agli uomini. 30 Infatti, l'umiltà che
viene dimostrata agli uomini è un inganno, non umiltà, e deve essere del tutto
estranea ai servi di Dio. 31 Certamente non giudico ciò perché vi
sono tali servi tra di voi, ma (vi) esorto affinché questo morbo non vi
conquisti con astuzia. 32 Poiché siamo uomini e parliamo a degli
uomini. 33 Perciò innanzitutto dovete dimostrare umiltà ai vostri
fratelli perché (la possano) imitare, affinché la stessa umiltà sia fondata nel
cuore secondo Dio. 34 Quando, infatti, l'umiltà sarà fondata nel tuo
cuore per Dio, allora Dio la donerà ad un tale, cioè a tuo fratello, affinché
comprenda ed imiti la tua umiltà. 35 Infatti, se la (tua) umiltà non
fosse fondata nel tuo cuore, Dio mostrerebbe al tuo fratello che la tua umiltà è
falsa.
36
Pertanto la prima via della salvezza è questa: mantenere una sincera umiltà per
Dio, non per l'uomo, 37 da ciò (consegue) di non essere graditi agli
uomini, ma di essere graditi a Dio.
38
L'obbedienza segua l'umiltà – poiché non si può essere obbedienti se non si è
umili – 39 e obbedirete a voi stessi come le membra si obbediscono
tra di loro. 40 Forse che le membra si obbediscono con una decisione
e non per naturale carità? 41 Se il piede si fa male, vi rimedia la
mano, affinché tutto il corpo non soffra e cada, 42 come dice
l'Apostolo: "Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme" (1 Cor
12,26). 43 Da dove viene ciò se non dalla carità? 44
Pertanto, se vi amerete a vicenda, nulla vi sconvolgerà. 45 Nessuno
cadrà nel peccato: né per il cibo, né per le bevande, né per l'abito, né per le
veglie, né per i lavori, né per la cucina, né per gli incarichi. 46
Allora, se vi amate a vicenda e se qualcuno farà ciò che non dovrebbe fare,
quella stessa carità non permetterà che vi offendiate.
47
Perciò, fratelli, rivestitevi di umiltà ed obbedienza, a cui consegue la pace,
affinché possiate essere figli della pace 48 "Perché la carità", come
dice l'Apostolo, "è il vincolo della perfezione" (Col 3,14: Vulg.) 49
Quando ci si riveste di umiltà si imita Cristo che "umiliò se stesso" per noi
50 Quando ci si riveste di obbedienza si imita Cristo che "si fece
obbediente fino alla morte " (Fil 2,8). 51. Quando ci si riveste di
carità si imita Cristo, "perché Dio è amore" (1 Gv 4,8).
52
Ma prima cercate di vincere i vostri vizi dentro (voi stessi). 53 In
primo luogo vi sia la pace dell'anima e del cuore, secondo il precetto di Dio,
in modo che ci siano due vincitori contro il modo di vivere del corpo e la
corruttibilità: il precetto di Dio ed il tuo consenso, 54 Poiché la
circostanza è questa: il medico, l'ammalato, la malattia. 55 Se
questo malato si arrende alla malattia il medico sarà sconfitto, si uniranno in
due contro uno ed il medico sarà vinto. 56 Se invece il malato
confida nel medico, la malattia sarà vinta. 57 Il medico è Cristo, i
malati siamo noi, il morbo dell'infermità è la consuetudine del peccato. 58
Certamente, chi in parte ha rinunciato al mondo, sebbene viva nel mondo, è badi
a ciò a cui dovrebbe restare unito: o alla malattia o al medico. 59
Se rimane unito al medico, come ho detto, sconfigge la malattia. Se rimane unito
alla malattia, il medico ne soffre.
60
È per questa ragione che il Vangelo ci chiama nel mondo e dice: "Mettiti presto
d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui" (Mt 5,25).
61 Non ci insegna che dobbiamo corrispondere all'avversario diavolo, ma
che dobbiamo corrispondere all'avversario precetto divino, 62 che
contrasta i nostri mali e si oppone alle nostre abitudini, affrontando le nostre
iniquità. 63 Allorché acconsentiamo al nostro avversario, cioè al
precetto divino, la malattia è sconfitta. 64 Se acconsentiamo, ci
facciamo concordi con il precetto di Dio e lo accettiamo quasi come giogo di
Dio, 65 Per merito di ciò che dice il Signore: "Venite a me, voi
tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo
...Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero" (Mt 11,28-30).
67
Ecco cos'è talmente leggero? 68, Inoltre, considera quanto temono di
essere depredati coloro che hanno qualcosa in questo mondo. 69 Quanto
temono di perdere ciò che hanno comprato. 70 In quanti modi sono
afflitti, come se fossero affannati sotto un pesantissimo carico. 71
Voi invece non dovete preoccuparvi d'altro, se non di fare ciò che l'abate
comanda. 72 Voi siete già sotto il giogo: non pensare di cosa vivrai,
perché non ci devi proprio pensare. 73 C'è chi ti guida, c'è chi si
preoccupa di te. 74 Non dovete assolutamente avere neanche il
pensiero del cibo o dell'abito. 75 Ciò l'abate ti darà, consideralo
come se l'abbia dato Dio: poiché questa è vera umiltà.
76
Se per caso uno ha di più e l'altro di meno, ritenete anche ciò come compiuto da
Dio. 77 Se uno è seduto ad un tavolo e l'altro ad un altro tavolo, se
l'abate ordina ed approva così, ritenete anche ciò come ordinato da Dio. 78
Di conseguenza non voglio che tu accusi (qualcuno) e dica: "Domani mi siederò
qui". 79 Non voglio che tu prenda l'abitudine di farti dare qualcosa
da Dio come fosse un bisogno urgente.
80
Nel caso che non ci sia niente da dare, oppure non si percepisce che sia stato
dato, considera o che non c'è niente da dare o che è stato giudicato vantaggioso
non darlo. 81 Se, fratelli, serberete ciò, avrete senz'altro la vita
eterna.
82
Non permettetevi di discutere con parole malvage. 83 Nel caso che
qualcuno soccombesse al vizio del parlare in modo perverso, impediteglielo
subito e dite immediatamente: "Non farlo, fratello, (così) commetti peccato!"
84 Dovete comportarvi così perché state insieme ed avete un solo
abate. Inoltre dovete essere abati l'uno dell'altro. 83 Perché,
dunque, solo uno? L'abate ha due occhi e due orecchie. 86 Egli non
può sentire tutti o vedere tutti. Oppure, non ha bisogno di andare da qualche
parte per provvedere a qualcosa? 87 Siete abati l'uno dell'altro e,
così come temete l'abate se è presente, altrettanto quando è assente, perché Dio
è (sempre) presente. 88 Senza dubbio temi ciò, abbi paura di ciò,
perché Dio è sempre presente. 89 E se uno si prende cura di molti,
tanto più voi tutti dovete prendervi cura (dei fratelli), 90 in modo
che nessuno escogiti qualcosa di cui arrabbiarsi, di cui soffra, di cui si
offenda, di cui si lamenti e che lo faccia pensare che il suo impegno di lunga
durata sia andato perso.
91
Poiché allora tutte queste cose ci possono essere utili se avremo umiltà,
obbedienza e carità. 92 Non c'è altra via per andare a Dio se non
l'umiltà, l'obbedienza e la carità. 93 Questa è la via, la verità e
la vita. 94 Perché mortificarsi, digiunare due, tre, quattro giorni e
spesso settimane, diventa un'origine di orgoglio per i fratelli che pensano che
ciò che essi fanno, altri non riescono a farlo. 95 Pensano che sia
qualcosa di smisurato ciò che un altro non riesce a fare. 96
Altrimenti cammina a piedi nudi e ritiene che solo lui riesce a farlo: oppure
forse non beve nemmeno l'acqua mista (col vino). 97 Questa prova è
temporanea perché non può sempre fare ciò. 98, (Il fratello)
piuttosto consideri di più l'umiltà, consideri (di più) la pietà, la carità,
l'obbedienza. 99 Deve, dunque, applicarsi con ardore a queste cose
quasi come un buon atleta per spezzare le forze del corpo, per domare il sangue
e la carne, ma non se ne vanti, per non perdere ciò che fa.
101
(Consideriamo) per esempio quel fariseo che salì al tempio a pregare: erano
forse poche le sue opere che elencava? 102 Erano immense: digiunare
due volte alla settimana, dare ai poveri le decime di tutto ciò che possiede,
non commettere frodi, non commettere adulterio: ciò è incalcolabile. 103
Ma poiché si vantava con superbia, tutto ciò che aveva fatto era (solo) superbia
(Cfr. Lc 18,9-14). 104 Perciò Davide dice: "Non mi raggiunga il piede
dei superbi e non mi scacci la mano dei malvagi. 105 Ecco, sono
caduti i malfattori" (Sal 36 (35),12-13). 106, Dove sono caduti?
Nell'errore della superbia. 107 Per questo motivo, infatti, cadde il
diavolo: è caduto nell'errore a causa della superbia.
108 Pertanto, la superbia non sia assolutamente permessa ai servi di Dio. 109 Colui che vive già così in modo diverso, chi ha costruito meglio la propria vita, non sia come quel fariseo. 110 Al contrario, quel pubblicano umiliato non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo 111 ed è lodato dalla sentenza del Signore, ritornando alla sua casa più giustificato di quel fariseo. 112 Certamente sappiamo per esperienza, sia dalle stesse Sacre Scritture che dai nostri fratelli, che chiunque osserva la via dell'umiltà progredisce e non perisce.
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14 novembre 2018 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net