Ildegarde di Bingen

Conosci le vie

TESTIMONIANZA CIRCA LE VERE VISIONI

AVUTE DA DIO


Estratto da “IL CRISTO”, Vol. V, a cura di Claudio Leonardi,

Fondazione Lorenzo Valla / Arnoldo Mondadori Editore, 20064

Traduzione di Benedetta Valtorta [1]


 

[...] Un’altra volta in seguito sentii una voce dal cielo, che mi diceva:

«Parla di tutti questi prodigi, parla e scrivi di ciò che in questo modo sei venuta a sapere» [2].

Nell’anno 1141 dall’incarnazione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, avevo quarantadue anni e sette mesi, accadde questo: una luce molto intensa, fiammeggiante, attraversando il cielo che si era aperto, si riversò sulla mia testa ed infiammò, senza bruciare ma scaldando, tutto il mio cuore e tutto il mio petto, come fa il sole, che scalda ciò su cui posa i suoi raggi. Allora improvvisamente capivo quale era il significato della Bibbia, il Salterio, e il Vangelo, e gli altri libri cattolici del Vecchio e del Nuovo Testamento, anche se non ero in grado di dare una spiegazione delle singole parole del loro testo, o di dividere le sillabe, o di riconoscere tempi e casi. Avevo sperimentato in me in modo meraviglioso fin dall’infanzia, cioè dall’età di cinque anni fino ad oggi, la misteriosa forza di strane e segrete visioni; la sperimento tutt’ora. [...]

Trascorsa l’adolescenza, giunta a quel punto della maturità di cui ho parlato, sentii una voce dal cielo che diceva: [...] «Tu, creatura, che ascolti le parole con cui ti sono svelati i misteri non nell’incertezza dell’inganno, ma nella purezza della semplicità, scrivi ciò che vedi e senti». [...]

Queste visioni e queste parole appartengono al periodo in cui Enrico era arcivescovo di Magonza, Corrado III (1138-1152) re dei Romani e Cunone abate sul monte di san Disibodo vescovo, durante il pontificato di Eugenio III (1145-1153).

Ciò che ho detto e scritto non è invenzione mia, o di qualcun altro: è ciò che ho visto, sentito e percepito in cielo, nel segreto mistero divino.

Sentii ancora una voce dal cielo che mi diceva: «Questo allora grida e scrivi». [...]

PRIMA VISIONE DELLA SECONDA PARTE

Io, creatura non coraggiosa come i forti leoni (Cfr. Pr 30,30), né resa dotta dalla loro ispirazione, fragile prodotto della debole costola (Cfr. Gen 2,22), impregnata dal mistico soffio, vidi una specie di fuoco luminosissimo, illimitato, inestinguibile, tutto vivo, tutta vita; in sé aveva una fiamma azzurra, che bruciava ardentemente muovendosi piano e che era inseparabilmente contenuta da questo fuoco luminoso, come nell’uomo lo sono le viscere. Vidi questa fiamma divampare con un guizzo. [... ]

Mentre tentavo di considerare con maggior attenzione il suo improvviso divampare, in questa visione mi fu messo innanzi un segreto sigillo, ed udii una voce che dall’alto mi disse: «Di questo mistero non potrai vedere di più, a meno che ciò ti sia concesso per miracolo della fede».

Allora vidi un uomo luminosissimo uscire dallo splendore di questa aurora; costui, emanando la sua luce sulle tenebre, fu da esse colpito con tanta violenza che divenne rosso come sangue e bianco esangue, e percosse a sua volta le tenebre con tanta forza che l’uomo che in esse giaceva, da lui toccato, incominciò a splendere, si alzò e ne uscì. Così l’uomo luminoso, che era uscito dall’aurora in uno splendore così intenso che lingua umana non può esprimere, si diresse alla straordinaria altezza di una gloria incommensurabile: qui risplendeva straordinariamente, nella pienezza di un magnifico e fecondo rigoglio (Lat. Fructuositas) e profumo. Da questo fuoco vivente sentii una voce che disse: «Quale misera terra sei tu, che in quanto femmina non conosci nessuna delle teorie dei maestri umani, incapace di leggere con la comprensione dei filosofi, toccata soltanto dalla mia luce, che ti tocca bruciandoti dentro come un sole infuocato: grida e racconta e scrivi questi miei misteri, che tu vedi e percepisci in mistica visione. Non aver paura: di’ ciò che senti nello spirito, così come io lo dico per tuo mezzo, perché si vergognino coloro che dovrebbero mostrare al mio popolo la via retta, ma per la loro ostinata colpevolezza si rifiutano di proclamare la giustizia che conoscono, non volendo rinunciare ai propri peccaminosi desideri, che sono a tal punto connaturati in loro da essere divenuti guida per loro, e che li allontanano da Dio a tal punto da far sì che si vergognino di parlare della verità. Per questo motivo, creatura timida, sebbene in stato di inferiorità rispetto agli uomini, in seguito al peccato di Eva, interiormente ispirata dal mistico soffio, parla di quel fuoco che ti è permesso di vedere chiaramente» [3].

Infatti il Dio vivente, che creò ogni cosa per mezzo del suo Verbo, grazie allo stesso Verbo fattosi carne ricondusse la misera creatura umana, immersa nelle tenebre, ad una sicura salvezza. Che significa ciò?

 

1. L ’onnipotenza divina

Il fuoco luminosissimo che vedi rappresenta il Dio onnipotente e vivente, che nello splendore della sua serenità non è mai offuscato da alcuna ingiustizia, essendo sempre illimitato, poiché in nessun modo può essere diviso, o limitato da inizio o fine, o conosciuto nella sua realtà da una intuizione della creatura; inestinguibile, in quanto è pienezza che non conosce mai fine; interamente vivente, perché non esiste nulla che sfugga alla sua conoscenza; interamente vita, perché tutto ciò che vive da lui trae vita, come dimostra Giobbe, da me ispirato (Gb 12,9-10). [... ]

 

3. Il Verbo è indivisibilmente

ed eternamente presso il Padre,

prima e dopo aver assunto l’umanità

Vedi però che questo fuoco comprende in sé una fiamma azzurra, che brucia ardentemente muovendosi piano, ed è tanto inseparabilmente connessa al fuoco luminoso quanto le viscere nell’uomo: è il Verbo infinito, che è nel Padre prima della creazione dell’uomo, che per il fuoco del suo amore si doveva incarnare in maniera straordinaria, non corrotto o appesantito dal peccato, sottomettendosi al trascorrere del tempo, attraverso il vigore (Lat. Viriditas) dell’amore dello Spirito santo, nell’aurora di una beata verginità; in modo tale tuttavia che, come prima dell’assunzione della carne era indivisibilmente nel Padre, così anche dopo aver preso in sé l’umanità rimanesse inseparabilmente in lui. Infatti, come nell’uomo non manca vita in nessuna parte delle sue viscere, così non poteva essere separato dal Padre il suo unico Verbo10.

4. Per quale motivo il Figlio di Dio

è detto Parola

Per quale motivo viene chiamato Parola? Perché come grazie alla parola materiale ed effimera degli uomini, che sono polvere (Cfr. Gen 3,19), vengono compresi gli ordini di chi ci guida (in questo modo infatti gli uomini comprendono e capiscono in che cosa consista l’ordine), allo stesso modo con la Parola spirituale, che è eterna, in quanto vive una vita senza fine nell’eternità, tutte le creature del mondo, che la sentono e la percepiscono al momento della creazione, possono realmente conoscere la potenza del Padre; e come tramite la parola ufficiale vengono attribuiti poteri e onori agli uomini, così per mezzo della vera Parola risplendono la santità e la bontà del Padre.

 

5. Ogni creatura è stata rialzata

dalla potenza del Verbo di Dio

e l’uomo, salvato, ricominciò a vivere

Vedi come la fiamma avvampa con un guizzo: ciò significa che il Verbo di Dio, come infiammandosi, mostrò la sua potenza, quando tutte le cose furono create; salvò tutte le creature, e quasi avvampò quando si incarnò nell’aurora e nel candore della Vergine, cosicché da lui derivarono tutte le virtù nel riconoscimento di Dio, quando le anime furono salvate e l’uomo rivisse. [...]

 

13.Il Figlio di Dio, venendo al mondo,

vinse con la sua morte il diavolo

e ricondusse i propri eletti nella loro eredità

Quanto alla tua visione, nella quale un uomo esce dallo splendore di questa luce e, illuminando con la sua luminosità le tenebre, colpito dal loro riflesso, divenuto rosso come sangue e bianco esangue, colpisce a sua volta le stesse tenebre con tanta forza che l’uomo che giace in esse, toccato da lui, si illumina e alzatosi se ne allontana: essa rappresenta il Verbo di Dio, incarnatosi nella purezza di una verginità non corrotta, nato senza dolore, senza tuttavia separarsi dal Padre. Come è possibile? Quando il Figlio di Dio nacque dalla Madre sulla terra, apparve in cielo nel Padre: subito gli angeli tremarono e pieni di gioia intonarono dolcissime lodi. Egli, vissuto nel mondo senza macchia di peccato, mandò nelle tenebre di coloro che non credevano la splendida felicità dei suoi insegnamenti salvifici; ma, rifiutato dal popolo incredulo e condotto a morte, versò il suo prezioso sangue e sperimentò nel suo corpo il buio della morte [4]. In questo modo, vinto il diavolo, liberò dall’inferno i suoi eletti che in esso erano stati imprigionati ed abbattuti e, redimendoli col suo tocco, li ricondusse benevolmente all’eredità che avevano perso come discendenti di Adamo. Quando costoro giunsero alla loro eredità, si alzarono suoni di timpani e di cetra, e canti di ogni genere, in molteplici melodie, perché l’uomo che giaceva perduto, ormai sollevato alla vita beata, grazie all’intervento divino era stato liberato dalla morte, come ho detto attraverso il mio servo Osea (Cfr. Os 13,12-14). [...]

 

15. Il corpo del Figlio di Dio risone,

dopo essere rimasto per tre giorni nel sepolcro:

agli uomini fu mostrata la via della verità,

che dalla morte conduce dia vita

Come vedi, con questo uomo luminoso che è uscito dallo splendore di cui ho parlato, circondato da una luce tale che lingua umana non è in grado di descrivere, si allude al nobilissimo corpo del Figlio di Dio, nato dalla dolcissima Vergine che, dopo essere rimasto tre giorni nel sepolcro, per confermare che nell’unità divina vi sono tre persone, fu toccato dalla luce del Padre; così ricevette lo Spirito e risorse nella sua imperturbabile immortalità, che nessun uomo potrà mai immaginare o spiegare. Il Padre lo mostrò ferito ai cori celesti, dicendo: «Questi è il mio figlio diletto, che ho inviato perché morisse per il mio popolo». Allora essi si rallegrarono grandemente, più di quanto l’uomo possa concepire, per il fatto che la criminale dimenticanza che portava a negare Dio in questo modo era stata annullata, così che l’intelletto umano, che per opera della seduzione diabolica era stato abbattuto, fu elevato alla conoscenza di Dio; per somma beatitudine, fu all’uomo mostrata la via della verità, che lo ha guidato dalla morte alla vita.

 

16. Il Figlio di Dio, risorto dalla morte,

apparve spesso ai suoi discepoli per rincuorarli

In seguito, come i figli di Israele, liberati dall’Egitto, dopo aver attraversato per quaranta anni il deserto, giunsero in una terra nella quale scorrevano fiumi di latte e miele (Cfr. Es 12-40 e Gs 1-5), così il Figlio di Dio, risorto dalla morte, per quaranta giorni si manifestò con benevolenza ai suoi discepoli e alle sante donne (Cfr. Lc 24,1-49: Gv 20,1-29: At 1,4-11), che lo piangevano e desideravano ardentemente vederlo, per rassicurarli, perché non dubitassero della loro fede dicendo: «Non lo vediamo: allora non possiamo credere che sia la nostra salvezza». Spesso invece si manifestò loro, per rincuorarli, perché non cadessero. [...]

 

SECONDA VISIONE DELLA SECONDA PARTE

Vidi poi una luce chiarissima: in essa una figura umana, color zaffiro, bruciava tutta di un fuoco scintillante e lievissimo. La luce si riversò su tutto quel fuoco scintillante, e il fuoco scintillante su tutta quella luce chiara, e la luce chiara e il fuoco scintillante su tutta la figura umana, così che diventavano un’unica luce di un’unica intensità. Di nuovo sentii le parole della luce vivente. [...]

 

2. Le tre persone

Per questo motivo vidi la luce chiarissima, che rappresenta il Padre, libero da errore, sbaglio o illusione; all’interno di questa, la figura umana color zaffiro indica, senza macchia di peccato, di odio o ingiustizia, il Figlio generato dal Padre prima del tempo secondo la divinità, incarnatosi nel mondo e nel tempo secondo l’umanità; questa figura brucia tutta di un fuoco lieve e scintillante: questo fuoco non contaminato da aridità, da morte e da tenebra, è lo Spirito santo, da cui l’unigenito Figlio di Dio, concepito secondo la carne e nato dalla Vergine nel tempo, infonde sul mondo la luce che davvero illumina. Quanto al fatto che quella luce chiara si diffonde su tutto il fuoco scintillante, e il fuoco scintillante su tutta la luce chiara, e la luce chiara e il fuoco scintillante su tutta la figura umana, così da diventare un’unica luce in un’unica intensità, ciò accade perché il Padre, che è giustissima equità ma non separatamente dal Figlio e dallo Spirito santo, e lo Spirito santo, che accende i cuori dei fedeli, ma non separatamente dal Padre e dal Figlio, e il Figlio, che è perfetta fecondità (Lat. Plenitudo fructuositatis), ma non senza il Padre e lo Spirito santo, non possono essere separati nella maestà della divinità. Il Padre non può essere senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre, né il Padre e il Figlio senza lo Spirito santo, né lo Spirito santo senza di loro. Così queste tre persone sono un unico Dio nell’unica e perfetta maestà divina; l’unità delle tre persone della divinità non può essere divisa: la divinità non può essere separata, perché permane sempre inviolabile, senza alcun mutamento. Ma il Padre è conosciuto attraverso il Figlio, il Figlio attraverso la creazione, lo Spirito santo attraverso l’incarnazione del Figlio. In che modo? Il Padre è colui che ha generato prima del tempo il Figlio, il Figlio colui tramite il quale il Padre ha operato all’inizio della creazione, lo Spirito santo colui che è apparso nella pienezza dei tempi sotto forma di colomba nel battesimo dello stesso Figlio di Dio. [...]

 

SESTA VISIONE DELLA SECONDA PARTE

In seguito vidi che mentre il Figlio di Dio era appeso sulla croce, questa figura femminile, come se fosse una luce abbagliante che per antica decisione si avanza velocemente, mediante la potenza divina arrivò fino a lui, e bagnata dal sangue che era sgorgato dal suo fianco ed era schizzato verso l’alto, per volontà del Padre celeste fu unita a lui in felice sposalizio: la sua nobile dote fu il sangue e il corpo del Figlio.

E sentii una voce dal cielo che diceva a lui: «Costei, Figlio, sia la tua sposa, per la salvezza del mio popolo, di cui essa sarà madre, facendo rinascere le anime col sacramento salvifico dello spirito e dell’acqua».

E mentre questa figura si rafforzava, vidi un altare a cui essa si accostava spesso; ricontemplando con devozione la sua dote, la mostrava con umiltà al Padre celeste e ai suoi angeli. Un sacerdote poi, vestito dei paramenti sacri, si avvicinava a questo altare per celebrare i sacramenti divini; vidi allora improvvisamente un grande chiarore venire dal cielo, accompagnato da un corteo di angeli; circondò con la sua luce l’altare e lì rimase finché il sacerdote, portato a termine il sacramento, si allontanò dall’altare. Ma dopo che fu letto «il vangelo della pace» (Ef 6, 15) e fu posta sull’altare l’offerta che doveva essere consacrata, mentre il sacerdote cantava la lode del Dio onnipotente, il «santo santo santo il Signore, Dio degli eserciti» (Cfr. Is 6,3), dando così inizio alla celebrazione dei misteri di questi sacramenti, improvvisamente fiamme di fuoco straordinariamente luminose discesero dal cielo sull’offerta e la illuminarono tutta con la loro luce, come il sole illumina ciò che colpisce con i suoi raggi. Dopo averla irradiata in questo modo, la sollevarono in alto, verso i misteri celesti; poi la rimandarono giù, sull’altare: come l’uomo aspira l’aria e poi la riemette all’esterno, così accadde a quella, divenuta vera carne e vero sangue, sebbene agli uomini apparisse ancora sotto forma di pane e di vino.

Dopo che ebbi visto ciò, improvvisamente apparvero, come in uno specchio, le scene della natività, della passione e della sepoltura, poi anche della resurrezione e dell’ascensione dell’Unigenito di Dio, nostro salvatore, nel modo in cui queste cose avvennero quando il Figlio di Dio era sulla terra [5]. Mentre il sacerdote intonava il canto dell’agnello innocente, «agnello di Dio, che togli i peccati del mondo» (Cfr. Gv 1,29.36) e Is 53,7), e si preparava a ricevere la santa comunione, lo splendore di fuoco risalì al cielo. Il cielo si richiuse ed udii da esso una voce che diceva: «Mangiate e bevete il corpo e il sangue di mio Figlio, per cancellare il peccato di Eva e riguadagnare la giusta eredità». Mentre gli altri uomini si avvicinavano al sacerdote per ricevere lo stesso sacramento, io mi accorgevo che essi erano divisi in cinque categorie. Infatti alcuni avevano corpi luminosi ed anime di fuoco, mentre altri erano pallidi nel corpo e bui nell’anima; altri ancora avevano corpi pelosi ed erano sporchi nell’anima, macchiati dallo sporco della corruzione umana; alcuni avevano il corpo circondato da spine molto appuntite, e nell’anima sembravano lebbrosi; altri avevano corpi insanguinati e anime ripugnanti, simili ad un cadavere imputridito. Ma tra tutti costoro, mentre ricevevano lo stesso sacramento, alcuni venivano come investiti da uno splendore di fuoco, altri come coperti da una nube oscura.

Terminata la distribuzione del sacramento, mentre il sacerdote si allontanava dall’altare, il chiarore che, come si è già detto, venendo dal cielo aveva rivestito di luce l’altare, fu rapito verso l’alto, verso i segreti del cielo. Io udii di nuovo una voce che mi parlava dal cielo.

 

1. La Chiesa, unita a Cristo nella sua passione,

ricevette il suo sangue in dote

e da allora le anime furono salve

Quando Gesù Cristo, il Figlio di Dio, era crocifisso sul legno della sua passione, la Chiesa, unita a lui nel segreto dei misteri celesti, ricevette in dote il suo sangue purpureo, come lei stessa dimostra quando avvicinandosi all’altare chiede la propria dote e considera con grande attenzione con quale devozione i suoi figli accolgono i divini misteri, quando ad essi si accostano. A questo allude ciò che hai visto, cioè che mentre il Figlio di Dio era appeso sulla croce una figura femminile, come se fosse una luce abbagliante, fatta velocemente avanzare dalla potenza divina per antica decisione, arrivò fino a lui; dopo che l’agnello innocente fu per la salvezza degli uomini immolato sull’altare della croce, la Chiesa, nella purezza della sua fede immacolata e delle altre virtù, apparsa improvvisamente per segreto divino in cielo per imperscrutabile mistero, fu in somma maestà unita all’unigenito Figlio di Dio. Che cosa significa ciò? Quando dalla ferita del fianco di mio Figlio uscì sangue, allora le anime furono salve, perché quella gloria, di cui il diavolo con i suoi seguaci fu privato, fu concessa all’uomo quando il mio Figlio unigenito, affrontando nel tempo la morte sulla croce, condusse le anime dei fedeli in cielo, svuotando l’inferno; in questo modo la fede dei suoi discepoli e di quelli che li seguirono sinceramente incominciò a crescere e a prender forza, perché essi potessero diventare eredi del regno celeste. E bagnata dal sangue che era sgorgato dal suo fianco ed era schizzato verso l’alto, per volontà del Padre celeste fu unita a lui in felice sposalizio; gli effetti della passione del Figlio di Dio erano prorompenti e in modo straordinario si innalzavano fino ai misteri celesti, come il profumo dei buoni aromi si propaga sino in alto; la Chiesa, traendo forza da ciò, nella candida eredità del regno eterno fu fedelmente unita all’unigenito Figlio di Dio per decreto del sommo Padre [6]. [...]

 

12. La luce divina d’improvviso

trasporta invisibilmente in alto l’offerta dell’altare

e la ritorna trasformata

in vera carne e in vero sangue

[... ] La luce che è apparsa sul corpo del Figlio di Dio nel sepolcro, risuscitandolo dal sonno della morte, brilla anche sull’altare sopra il sacramento del corpo e del sangue del Figlio unigenito di Dio [7], coprendolo alla vista degli uomini, che non possono vedere la sua santità se non sotto forma di pane e vino, nella forma in cui l’offerta è posta sull’altare, allo stesso modo in cui la divinità del Figlio di Dio fu nascosta agli uomini dalla sua umanità. Gli uomini non poterono vederlo se non sotto forma di uomo, nella vita che trascorse con loro come uomo, anche se senza peccato. Che significa?

Io, colui che ha creato ogni cosa, accetto con benevolenza il sacrificio che mi viene offerto dalla Chiesa per mano del sacerdote, perché come la divinità ha mostrato le sue meraviglie nell’utero della Vergine, così mostra i suoi misteri anche in questa offerta. In che modo? In essa si manifesta la carne ed il sangue del Figlio di Dio. In che modo?

 

13. Paragone con l’unguento e lo zaffiro

a questo proposito

Quando l’offerta viene impercettibilmente e quasi istantaneamente sollevata in alto dalla potenza di Dio e poi riportata giù, il calore della maestà divina la scalda e la feconda a tal punto che diviene carne e sangue dell’Unigenito di Dio. Gli uomini però non sono in grado di percepire coi sensi carnali questo mistero: è come se qualcuno mettesse un preziosissimo unguento in un comune pane, ed uno zaffiro nel vino, ed io conferissi loro un così dolce sapore da far sì che nella tua bocca, creatura, non fossi in grado di distinguere né il pane dall’unguento, né lo zaffiro dal vino, ma sentissi soltanto un sapore dolce (anche mio Figlio infatti è buono e dolce) [8]. Che cosa significa? Nell’unguento è simboleggiato mio Figlio, nato dalla Vergine, ed unto di un preziosissimo unguento. In che modo? Si è rivestito di una santa umanità, che è paragonabile ad un prezioso unguento, perché col suo profumo cosparge le ferite mortali degli uomini facendo sì che, rifugiandosi in lui, non imputridiscano e marciscano nella perdizione di Adamo. Con lo zaffiro si indica la divinità che è in mio Figlio, pietra d’angolo (Cfr. Ef 2, 20) mite ed umile (Mt 11, 29), perché non crebbe dalla radice della carne umana, che deriva dall’unione di un uomo e di una donna, ma si incarnò nascendo dalla dolcissima Vergine per opera mirabile del mio calore: perciò la sua carne e il suo sangue sono dolce e buon cibo per coloro che credono. [...]

 

17. Nel sacramento dell’altare appaiono

effettivamente, come in uno specchio, i misteri

della nascita, passione, sepoltura, resurrezione

ed ascensione di Cristo

Come vedi, appaiono, come in uno specchio, le scene della natività, della passione, della sepoltura, della resurrezione e dell’ascensione dell’Unigenito di Dio, salvatore degli uomini, proprio come tutto ciò avvenne quando il Figlio di Dio era sulla terra: se tu consideri attentamente, in questi sacramenti brillano di luce purissima i misteri della nascita dalla Vergine, della passione sulla croce, della sepoltura nel sepolcro, della resurrezione dai morti, della ascesa ai cieli di colui che è venuto sulla terra per la salvezza degli uomini, nel modo in cui lo stesso Unigenito di Dio ha subito tutto ciò nel suo corpo per volontà del Padre, per redimere il genere umano, quando visse tra gli uomini sulla terra e nel tempo. Che significa? Appare davanti ai miei occhi tutto ciò che mio Figlio ha sofferto nel mondo per amore degli uomini, perché la sua nascita, la sua passione, la sepoltura, la morte, la resurrezione e l’ascensione del mio Unigenito uccisero la morte per il genere umano. Perciò splendono nel cielo davanti a me, perché di tutto ciò non mi sono dimenticato, ma fino alla fine dei tempi apparirà davanti a me come una aurora, in grande splendore. […]

 

34. Coloro che ricevono il corpo e il sangue

di Cristo sono vivificati da una grande dolcezza

[...] Ma «io», che «sono inizio e fine» (Cfr. Ap 21, 6), voglio parlarti ancora, creatura, del mio nobilissimo Figlio, fiore di rosa e giglio di prato, nato dalla Vergine purissima, generato in perfetta integrità; questo figlio mi ha vendicato del peccato dei progenitori del genere umano, che con la loro colpa avevano suscitato la mia ira. Perciò sempre contemplo questo Figlio, quando ogni giorno vengono offerti sull’altare consacrato al mio nome il suo corpo ed il suo sangue: in questo modo tu, creatura, che mangi la sua carne e bevi il suo sangue, vieni santificata. Infatti, quando il sacerdote svolge il suo ministero, così come gli è stato ordinato di fare, quando mi invoca con le sacre parole, allora io sono presente in tutta la mia potenza, come ero presente quando il mio Unigenito si incarnò senza il trauma di un contatto carnale, e per questo il suo corpo fu purissimo e bellissimo e pienamente santo, cosicché ora gli uomini, accogliendo la sua carne ed il suo sangue con fede, siano vivificati da tanta dolcezza da non dovere sopportare più alcuna umiliazione, come è scritto nel Cantico dei cantici.

 

35. Parole di Salomone a questo proposito

«Oh se tu fossi un mio fratello, allattato al seno di mia madre! Trovandoti fuori ti potrei baciare e nessuno potrebbe disprezzarmi» (Ct 8, 1). Che significa? Il lamento e la devozione dei membri della Chiesa dicono con fede salda: chi è colui che dà a me, uomo misero e disgraziato, te, sposo della Chiesa, dono generosissimo? Ti chiamo fratello, perché ti sei incarnato, nutrito di misericordia e di verità [9], che sono i cibi coi quali la divinità nutre gli uomini, che è per me madre nel crearmi, dandomi la vita e nutrendomi per farla crescere. Che cosa significa?

Il cibo della Chiesa è cosparso della tua grazia, poiché tu, pane vivo e fonte di acqua viva, le offri la piena abbondanza del sacramento del tuo corpo e del tuo sangue. Così fai sì che, come ti trovo con certezza fuori, sapendo che tu sei nei cieli come Figlio di Dio, io ti veda anche uomo sulla terra, te che i miei occhi mortali non possono vedere nella divinità. Ti posso trovare nel pane e nel vino del mistero divino, e questo sacramento è privo di inganno e senza incertezze di dubbi; in questo modo ti posso baciare [10]. Ti sei incarnato per la mia salvezza, e fai sì che anch’io possa partecipare del tuo corpo e del tuo sangue, perché, grazie al tuo essere venuto al mondo per me e l’esserti offerto a me, nessuna creatura mi potesse più disprezzare, sebbene tutte le creature, a te sottomesse, sempre si piegassero alla tua volontà, mentre io, ribelle, molte volte mi sia opposto ai tuoi precetti. [...]

 

44. Nel sacramento dell’altare

devono essere offerti nel nome della Trinità

tre elementi: pane, vino ed acqua

L’offerta di questo sacramento deve consistere in tre elementi. In che modo? Pane, vino ed acqua, per onorare la Trinità. Se manca uno di questi elementi, non si onora pienamente la Trinità; perché nel vino è rappresentato il Padre, nel pane il Figlio e nell’acqua lo Spirito santo. Così chi offre vino senza pane ed acqua venera il Padre ma nega il Figlio e lo Spirito santo; chi dà pane senza vino e .senza acqua, accoglie il Figlio, ma rifiuta il Padre e lo Spirito santo; chi poi ricorre all’acqua senza vino e senza pane onora lo Spirito santo ma respinge il Padre ed il Figlio; chi dà vino e pane senza acqua accoglie il Padre ed il Figlio, ma rifiuta lo Spirito santo; chi offre vino ed acqua senza pane onora il Padre e lo Spirito santo, ma nega il Figlio; chi ricorre al pane e all’acqua senza vino venera il Figlio e lo Spirito santo, ma rifiuta il Padre. Dunque questo sacramento non venga diviso, perché anch’io, rimanendo indivisibile nelle tre persone, sono Dio unico, inscindibile, allo stesso modo in cui sono inscindibili in un unico uomo pensiero, volontà ed azione, che sono gli elementi che costituiscono l’uomo. [...]

 

PRIMA VISIONE DELLA TERZA PARTE

Io, creatura scelta tra gli altri uomini, indegna del nome di creatura per aver violato la legge di Dio, io che dovrei essere giusta e sono invece ingiusta, io che sono creatura di Dio solo in virtù della sua grazia, che mi ha salvato, io guardai ad oriente; ed ecco vidi qualcosa di solido e compatto, simile ad una roccia, immensamente largo ed alto, color del ferro; su questo c’era una nube candida, e sulla nube un trono regale circolare, su cui sedeva un essere risplendente di una straordinaria gloria, così abbagliante che non potevo osservarlo con attenzione; sul petto aveva del fango nero e sporco, largo quanto il petto di un uomo robusto, circondato da pietre preziose e gemme.

Da quest’uomo luminoso, seduto sul trono, si diffondeva un grande cerchio del colore dell’oro, simile all’aurora: non riuscii a vederne tutta l’estensione, poiché girava da oriente a settentrione, poi verso occidente e verso sud, piegandosi ad oriente in direzione di questo essere luminoso, senza avere una fine [11]. [...]

 

7. Le parole di Isaia a questo proposito

«Come un pastore fa pascolare il suo gregge e con il suo braccio raduna gli agnelli, li porta sul seno e conduce pian piano le pecore madri» (Is 40, 11). È così. Allo stesso modo, come il pastore fa pascolare il suo gregge, così mio Figlio, «il buon pastore» (Gv 10, 11), fa pascolare il suo gregge redento. In che modo? Lo nutre della sua legge, che egli ha diffuso per mio mezzo. Nella sua immensa potenza, come con il suo braccio, in quanto il Figlio è uomo, radunerà agnelli purificati dalla colpa di Adamo dalla purificazione del battesimo, spogliati del vecchio uomo (Cfr. Col 3, 9) e delle sue colpe; li solleverà al seno, nelle sue virtù e nella sua legge. In che modo? Li innalza nell’alto dei cieli in modo che divengano sue membra.

Per questo motivo nel profondo segreto della divinità appare l’uomo con la sua figura, mentre non accade lo stesso né agli angeli né ad altre creature: perché il mio Unigenito assunse forma umana nella carne di una vergine per redimere il genere umano. Porterà sul suo cuore anche le pecore madri. In che modo? Mio Figlio porta gli uomini nel suo sangue: infatti sono stati salvati dalle sue cinque ferite. [... ]

 

OTTAVA VISIONE DELLA TERZA PARTE

Nella parte a sud del muro di pietra dell’edificio, dopo questa colonna, simbolo della vera Trinità, vidi una grande colonna avvolta nell’oscurità, che appariva all’interno e all’esterno di questo edificio; ai miei occhi era tanto scarsamente illuminata che non ero in grado di determinarne né la grandezza né l’altezza. Tra questa colonna e la colonna della vera Trinità c’era uno spazio lungo tre cubiti, vuoto e senza muro, come ho spiegato prima: c’erano soltanto delle fondamenta.

Questa colonna in ombra dunque era collocata nell’edificio nel punto dove in alto, tra i misteri del cielo, avevo visto precedentemente davanti a Dio quel quadrato luminoso, di una luce purissima, che mi era stato mostrato in grandissimo mistero, rappresentando il segreto del sommo creatore. Al suo interno brillava un’altra luce, simile all’aurora, che conteneva in sé una grande luce azzurra, purpurea in alto: con questa mi era stato mostrato in mistica visione il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Su questa colonna dal basso all’alto correva una specie di scala, sulla quale vedevo salire e scendere tutte le virtù divine, cariche di pietre: andavano a svolgere il proprio lavoro, con grande desiderio di portarlo a termine.

Sentii che l’essere luminoso che sedeva sul trono diceva: «Costoro sono i fortissimi operai di Dio». Tra queste virtù ne notavo particolarmente sette, e ne consideravo con attenzione l’aspetto e l’abito. Queste erano le loro somiglianze: tutte sembravano vestite di seta, come le altre virtù di cui ho già parlato. Ma tutte avevano capelli bianchi e camminavano col capo scoperto, senza mantello; tranne la prima, che aveva il capo velato, secondo l’usanza femminile, ed indossava una veste trasparente simile a cristallo; la seconda aveva capelli neri, la terza non sembrava umana. Inoltre la prima, la quarta e la quinta indossavano tuniche bianche; tutte avevano calzari bianchi, tranne la terza, che come ho detto non aveva forma umana, e la quarta, che portava calzari di cristallo, straordinariamente splendenti. Queste invece le loro differenze.

La prima figura portava sul capo una corona d’oro, con tre bracci più alti degli altri; su di essa rifulgevano pietre preziose verdi e rosse e perle bianche di grande bellezza. Sul petto portava uno specchio molto luminoso, nel quale appariva in uno straordinario splendore l’immagine del Figlio di Dio incarnato. Incominciò a parlare. [...]

 

9. L ’umanità del Salvatore sostiene l'edificio

della Chiesa ed appare nella fede

dei popoli che in essa operano

Per mistero mistico, la colonna che vedi nella parte meridionale nel muro di pietra di questo edificio, dopo la colonna della vera Trinità, rappresenta l’umanità del Salvatore che, concepito dallo Spirito santo e nato dalla dolcissima Vergine, è «Figlio dell’Altissimo» (Lc 1, 32), colonna saldissima di santità che sorregge tutto l’edificio della Chiesa. La sua umanità appare nella fede ardente dei fedeli, che sono le pietre, che operano con coraggio, nella bontà del Padre celeste manifestatasi dopo la rivelazione della Trinità [12]. Perché quando la Trinità fu conosciuta come un unico Dio, il popolo dei credenti credette anche che il Verbo incarnato di Dio fosse vero Dio, da onorare col Padre e lo Spirito santo nell’unico e vero Dio, nell’unità della divinità.

 

10. La santità della vera incarnazione, incomprensibile

alle menti umane, si riconosce per coloro che sono all'interno

della Chiesa dalla fede e dalle opere, si manifesta a coloro

che sono all’esterno di essa con la fama e la predicazione

La colonna è grande ed in ombra, ed appare dentro e fuori l’edificio: infatti la santità della vera incarnazione, che è grande ed incomprensibile, è per le menti umane così oscura che di essa non può essere compreso se non ciò che è possibile contemplare con la fede: può essere conosciuta da coloro che sono all’interno della Chiesa e si dedicano attivamente al culto di Dio, tramite la fede e le opere, ed essere manifestata con la fama e la predicazione a coloro che della Chiesa sono fuori e sono religiosamente inattivi.

Ai tuoi occhi è tanto scarsamente illuminata che non sei in grado di vederne la grandezza e l’altezza: ciò perché mio Figlio apparve tra gli uomini quasi oscurato, cioè divenne mortale, senza macchia di peccato, nella mortalità della carne (avrebbe infatti affrontato la morte per il suo popolo). Tuttavia la sua reale incarnazione, incomprensibile per la mistica profondità dei segreti di Dio, inestimabile per la straordinaria potenza divina, supera ogni capacità di comprensione dell’intelletto umano.

 

11. Solo Dio sa quanti e quali uomini

porteranno a compimento il corpo di Cristo

Tra questa colonna e la colonna della vera Trinità c’è uno spazio lungo tre cubiti, vuoto e senza muro, come ti è stato mostrato prima: significa che il figlio di Dio incarnato, vero Dio col Padre e lo Spirito santo, ancora non compare nelle sue membra (Cfr. 1 Cor 12,27: Ef 5,30 e altri), costituite dai fedeli che nasceranno fino alla fine del mondo, divenuti grazie alle loro opere vive membra del suo capo, come ti è stato insegnato prima in maniera straordinaria, per simboli. E mistero dell’ineffabile Trinità chi, quanti e quali saranno questi uomini nel lungo tempo futuro. Costoro adoreranno con fedele culto la Trinità nell’unità della divinità; ora lo spazio riservato a coloro che devono nascere è vuoto: non è stato ancora costruito il muro delle buone opere.

Tuttavia vi sono delle fondamenta: infatti essi sono già nella prescienza divina, e la loro fede nella salvezza che otterranno ha già solide basi: così l’uomo non deve porre la propria speranza e la propria fede in altri se non in Dio, non nutrendo dubbi sulla sua misericordia ma confidando in lui, saldissimo fondamento dell’anima che ha fede.

 

12.Tutte le opere del Figlio di Dio incarnato

e l’unità della Chiesa dalle quattro parti del mondo

sono conformi alla volontà del Padre

Questa colonna in ombra dunque è collocata nell’edificio [13] nel punto in cui in alto, tra i misteri del cielo, hai visto precedentemente davanti a Dio quel quadrato luminoso, di una luce purissima, che ti è stato mostrato in grandissimo mistero, poiché rappresenta il segreto del sommo Creatore. Ciò significa che il Figlio di Dio incarnato ha portato a termine secondo la segreta volontà del Padre le opere che ha compiuto nel mondo, soffrendo nel corpo. Quella grande luce è simbolo dei misteri divini e dei quattro punti cardinali: infatti molti di quelli che nascono nelle quattro parti del mondo arriveranno a conoscere Cristo. È luce abbagliante: infatti nessuna tenebra può offuscare lo splendore della divinità, quando ti viene svelato per immagini il segreto della gloriosa maestà divina, nella profondità e nel mistero della sapienza del comune Creatore, che creò ogni cosa, cosicché nessuno potrebbe aiutare il Creatore e neppure respingerlo in questa attività creativa, resistendogli, dal momento che egli crea le cose mediante il suo Verbo solo per sua misericordiosa volontà [14]. Al suo interno brilla un’altra luce, simile all’aurora, che contiene in sé una grande luce azzurra, purpurea in alto: con questa ti è stato mostrato in mistica visione il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Infatti nel segreto del sommo Dio splende la luce dell’aurora, cioè della Vergine Maria, che portò in grembo il Figlio del sommo Padre celeste. Il Figlio versò il suo sangue purpureo, risplendente della chiarissima luce della salvezza: così infatti ti viene mostrata la sua incarnazione in questa visione segreta, sotto il velame mistico [15].

 

13. In Cristo operano pienamente

e con intensità tutte le virtù,

 che in lui apparvero chiaramente

In questa colonna, dal basso alla cima, corre una specie di scala: ciò significa che nel Figlio di Dio incarnato operavano pienamente tutte le virtù. Lasciò le tracce che conducevano alla salvezza, perché qualunque fedele, grande o piccolo, trovasse in lui il gradino adatto, su cui porre il piede nel progredire in virtù, per arrivare ai luoghi migliori, dove le virtù devono operare. In che modo? Nelle parti migliori dei cuori buoni le virtù insieme si dedicano alle loro santissime opere, per poter completare nelle sue membra, che sono gli uomini eletti, il Figlio di Dio (cfr. Ef 4, 12-3). Egli è esempio di perfezione per tutti i fedeli che osservano la legge di Dio, perché si volgano dal bene al meglio, conoscendo la rivelazione della vera incarnazione per cui il Figlio di Dio apparve realmente nella carne. Ed il Figlio è sicuro strumento di ascesa al cielo. Per questo motivo vedi tutte le virtù dirigersi ai propri lavori, scendendo e salendo cariche di pietre: perché nel Figlio unigenito di Dio in un certo senso le splendide virtù scendono per la sua umanità e salgono per la sua divinità. Attraverso lui scendono nei cuori dei fedeli, che rinunciando di buon cuore alla propria volontà si prestano docili ad opere giuste, come l’operaio si piega per sollevare la pietra che porterà alla costruzione. E in lui salgono, offrendo con gioia a Dio le opere celesti realizzate tra gli uomini, per completare al più presto possibile il corpo di Cristo nei fedeli, che sono le sue membra. Per questo motivo portano delle pietre in alto: sono le opere alate e splendide che gli uomini con esse compiono per la loro salute [16]. [...]


[1] Ndr. Il testo originale è completo di altre note esplicative e del testo latino a fronte.

[2] Il libro di Ildegarde non ha solo un titolo singolare (Scivias: «conosci le vie»), ma anche una singolare struttura: Ildegarde vede una scena e la descrive (il testo latino dell’edizione critica stampa questa parte con caratteri spaziati); quindi cerca di spiegare la visione e lo fa, come qui dice, lasciandosi guidare da Dio.

[3] In Ildegarde è viva la coscienza di essere donna. Se l’uomo è superiore per origine, poiché Eva ha peccato per prima, la donna ha guadagnato una superiorità storica, dal momento che «per la loro ostinata colpevolezza» il magistero dei maschi è venuto meno. La profezia è dunque un compito imposto a Ildegarde da Cristo stesso, che qui parla. 

[4] L’incarnazione è vista come uno scontro tra luce e tenebre. Dall’umanità esce un «uomo» pieno di luce, fatto partecipe della luce divina. Per i meriti di Cristo, l’uomo-Dio nato dallo scontro tra luce e tenebre, l’uomo è «sollevato alla vita beata, liberato dalla morte». 

[5] L'eucarestia, qui concepita come il solo e vero centro della Chiesa, ricapitola di per sé tutta la vita storica del Cristo, dalla nascita da Maria all’ascensione ai cieli.

[6] La Chiesa è qui vista esclusivamente come la sposa di Cristo, dunque solo entro una dimensione mistica, esattamente come l’unione del Dio-fatto-uomo con l’uomo-fatto-Dio. Così la croce è vista come il punto d’origine e di causa della Chiesa e l’eucarestia come la continuazione e ripetizione storica di quell’evento. Per questo l’eucarestia diventa il segno cristico fondamentale, in quanto partecipazione a quel «sangue purpureo» che come nuova linfa vitale dà all’uomo la vita divina. Questa Chiesa appare lontana da ogni Chiesa storicamente rilevabile al tempo di Ildegarde.

[7] L’eucarestia prolunga la crocifissione e la resurrezione di Cristo, che sono il segno della vita storica di Cristo nei suoi momenti-vertice. Poco prima si legge una singolare equiparazione della miracolosa concezione e nascita di Gesù da Maria («entrare e uscire dalla chiusura del pudore verginale») con la trasformazione di pane e vino in carne e sangue di Cristo.

[8] In tutte le rivelazioni che Dio Padre fa ad Ildegarde, illustrando e spiegando le visioni che ella ha avuto, la figura del Verbo incarnato è sempre quella dell’amore, della bontà e della dolcezza, come qui è esplicitamente dichiarato.

[9] «Misericordia e verità» sono il nutrimento che Dio dà all’umanità attraverso il Figlio incarnato; dunque misericordia e verità possono essere una definizione di Cristo.

[10] La Chiesa è solo eucarestia (cfr. sopra nota 4); unicamente in quanto tale permette che l’uomo possa «baciare» Dio, divenendo anch’egli «sposa di Cristo» come lo è la Chiesa.

[11] È una visione di Cristo, rappresentato come un re splendente di divinità, che siede in cielo (la nube), sollevato da terra (la roccia), ma che la terra illumina con una luce che da lui parte e a lui ritorna; il Cristo è un «uomo luminoso», ma con il petto infangato perché è un Dio che è stato coinvolto nell'umanità e ha partecipato alla morte.

[12] L’umanità di Cristo viene trasferita ai cristiani. Ildegarde vede come l’umanità di Dio sia l'uomo stesso, e come l’uomo sia la rivelazione di Dio. Il passo non ha uno sviluppo tematico, ma possiede un rilievo di pensiero molto netto. Ne è conseguenza quanto si legge poco dopo sulle incompiutezze della città celeste; la città manca dei cristiani, degli uomini che Cristo incorpora come proprie «membra».

[13] Questo edificio è la nuova terra e insieme il nuovo cielo (2 Pt 3, 13; Ap 21, 1). L’espressione «Gerusalemme celeste» è di Eb 12, 22; il concetto ricorre in altri luoghi neotestamentari (cfr. Gal 4, 26; Eb 11, 10; Ap 3, 12) e riceve una descrizione anche architettonica in Ap 21, 9-27; qui la nuova Gerusalemme è la sposa dell’Agnello (Cristo), che scende dal cielo (dalla divinità) e costituisce la «nuova terra». (Ap 21. 1).

[14] Ildegarde sembra dire che il mistero divino, che ha origine nel Padre creatore e si compie nella città comune tra Dio e l’uomo, non è intellettualmente conoscibile: è una colonna che resta nell’ombra. Tuttavia ogni tenebra viene rischiarata da Dio, perché egli svela «per immagini» il suo stesso segreto più profondo.

[15] Questa è la sintesi cristologica di Ildegarde: all’interno della divinità, parte di essa, esiste qualcosa di diverso da essa, dalla sua «purissima luce»: è l’umanità «azzurra» del Verbo.

[16] Si noterà la perfetta equiparazione, nelle immagini, del salire e dello scendere, e dello scendere e del salire, dall’uomo a Dio e da Dio all’uomo. Questa equiparazione rende perfettamente assimilabili l'esperienza del Verbo che si fa uomo e quella dell’uomo che si fa Dio. - Le virtù nella tradizione medievale sono sette: quattro (che verranno dette cardinali) di derivazione pagana (precisamente la prudenza, la giustizia, la temperanza e la fortezza) e tre di tradizione neotestamentaria (che verranno dette teologali), cioè fede, speranza e carità

 


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28 giugno 2022                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net