San Giuseppe, il precursore di "Ora, lege et labora"
SAN GIUSEPPE NELL'ICONOGRAFIA
di Padre Tarcisio Stramare
estratto dal sito https://movimentogiuseppino.wordpress.com
SAN GIUSEPPE E IL LIBRO
Andrea del Sarto, 1525, SS. Annunziata, Firenze
La figura del
filosofo
G. Battista Moroni (1529-1578),
National
Gallery, Londra
Il titolo “filosofo”,
applicato a san Giuseppe, sembrerà strano, ma è la chiave di lettura per
comprendere quell’iconografia nella quale egli è rappresentato in atteggiamento
dignitoso, assorto e con un libro. A volte lo si vede intento a leggere il libro
addirittura con… gli occhiali. La sua fonte letteraria è molto antica, già
presente in san Giovanni Crisostomo (+407), patriarca di Costantinopoli.
Trattando la questione delle
genealogie e quella della decisione di san Giuseppe riguardante Maria, egli
mette in evidenza la sua scrupolosa osservanza delle leggi, riflettendo
(philosophabatur) sulle loro prescrizioni non solo per non trasgredirle, ma
addirittura per superarle (ultra legem). Era veramente “giusto”! La presenza del
verbo “philosophari” e di espressioni corrispondenti, che il Crisostomo userà
ripetutamente per sottolineare la saggezza di san Giuseppe (viri philosophia),
possono avere ispirato l’iconografia rinascimentale, che lo rappresenta appunto
nell’atteggiamento del filosofo, colui che cerca la ragione delle cose,
elaborandole nella sua mente come il vero “saggio”.
Ci può aiutare, per
analogia, quanto Benedetto XVI scrive nell’Enciclica Spe salvi riguardo a Gesù
rappresentato appunto come “filosofo”: “La figura di Cristo viene interpretata
sugli antichi sarcofaghi soprattutto mediante due immagini: quella del filosofo
e quella del pastore. Per filosofia allora, in genere, non si intendeva una
difficile disciplina accademica. Il filosofo era piuttosto colui che sapeva
insegnare l’arte essenziale: l’arte di essere uomo in modo retto – l’arte di
vivere e di morire. Certamente gli uomini già da tempo si erano resi conto che
gran parte di coloro che andavano in giro come filosofi, come maestri di vita,
erano soltanto dei ciarlatani che con le loro parole si procuravano denaro,
mentre sulla vera vita non avevano niente da dire. Tanto più si cercava il vero
filosofo che sapesse veramente indicare la via della vita. Verso la fine del
terzo secolo incontriamo per la prima volta a Roma, sul sarcofago di un bambino,
nel contesto della risurrezione di Lazzaro, la figura di Cristo come del vero
filosofo che in una mano tiene il Vangelo e nell’altra il bastone da viandante,
proprio del filosofo. Con questo suo bastone Egli vince la morte; il Vangelo
porta la verità che i filosofi peregrinanti avevano cercato invano” (n.6).
Quest’immagine del filosofo,
contemporanea al Crisostomo e testimoniata per lungo tempo nell’arte dei
sarcofaghi, è appunto quella riproposta nell’iconografia di san Giuseppe, dando
così un significato anche al libro, che a volte gli viene posto accanto o in
mano, come pure al bastone, non necessariamente quello di un vecchio.
Il Crisostomo si ispira a
quest’immagine riflettendo sul comportamento di Giuseppe, definito “giusto”.
“‘Essendo giusto’, ossia benigno, moderato (benignus, moderatus), ‘volle
rimandarla occultamente’. Giuseppe non si limitò a venirle in aiuto solo nel
più, ma anche nel meno, come il pudore. Non solo non voleva punirla, ma neppure
denunciarla. Hai visto l’uomo saggio (philosophum, philosophon) e libero dalla
passione tirannica? Sapete, infatti, quanto grave sia la malattia della gelosia…
In questa circostanza non c’era solo un sospetto, la gravidanza era palese.
Malgrado ciò, era così libero da questa malattia dell’animo, che non volle
causare la minima pena alla Vergine. Siccome, da una parte, la legge non gli
permetteva di tenerla in casa e, d’altra parte, denunciarla e portarla in
giudizio equivaleva a una condanna a morte, egli non fece né l’una né l’altra
cosa, cominciando a regolarsi al di sopra della legge (supra legem)… Giuseppe
dimostra, dunque, una grande saggezza (philosophiam): né l’accusò, né la
rimproverò, ma pensava solo di dimetterla. In questo stato di cose e in questa
situazione complicata venne l’angelo a togliere ogni ansietà”.
Scrutatore delle Scritture
Buonvicino - San Giuseppe - Chiesa di Santa Maria Maggiore - Roma |
Joos van Cleve, c. 1515, National Gallery, Londra |
N. Poussin, 1648, Galleria Nazionale di Arte, Washington D.C.
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23 giugno 2014 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net