La vita di san Benedetto secondo Paolo Diacono
Testo estratto da "Storia dei Longobardi" di Paolo
Diacono
- Edizione
TEA 1988
LIBRO
PRIMO
26
Di san Benedetto: suoi
miracoli, sue lodi
Sempre in questi anni, dapprima a Subiaco, località che
dista da Roma una quarantina di miglia, poi nella cittadella di Cassino chiamata
la rocca, il beato, santo padre Benedetto
rifulse nei meriti della sua straordinaria vita e delle sue virtù apostoliche.
Ne narrò la vita, com’è noto, su un tono di grande dolcezza il beato papa
Gregorio nei suoi Dialoghi. E anch’io, nei
limiti del mio poco ingegno, ho voluto celebrare tutti i miracoli di tanto padre
in distici elegiaci
[1].
Donde cominciare, o consacrato,
la celebrazione dei tuoi trionfi,
donde il novero delle tue
infinite virtù?
Padre beato, che sin dal nome riveli i tuoi meriti;
fulgida luce del secolo, padre beato.
Manifesta tutta la tua gioia, o Norcia, insigne d’un sì
grande figlio
portando al mondo il cielo, o Norcia, manifesta tutta
la tua gioia
[2].
O giovanile virtù che superi i tuoi stessi anni,
superiore alla saggezza dei vecchi, o giovanile virtù.
Il tuo fiore, o paradiso, sprezzò i floridi doni del
secolo,
sprezzò la grandezza di Roma il tuo fiore, o paradiso.
Per il vaso andato rotto la nutrice s’afflisse;
lieta fu la nutrice per il vaso racconciato
[3].
Colui che da Roma prese il nome, cela il novizio tra le
rupi,
Gli porta la ricchezza della santità, colui che da Roma
prese il nome
[4].
Gli antri nascosti a tutti i mortali risuonano di lodi;
gli antri a te noti, o Cristo, risuonano delle tue
lodi.
Per tre anni sopporti il freddo, le bufere, la neve:
senza tregua.
Sprezzi per amore di Dio il freddo, le bufere, la neve.
Anche l’inganno diventa degno di venerazione, si lodano
i furti della santità
con cui il santo era nutrito. Anche l’inganno diventa
degno di venerazione.
L’agape è segnale del cibo, ma interviene il Maligno;
e tuttavia la fede che nutre segnala l’arrivo delle
vivande
[5].
Celebra ritualmente le Orge chi porge orecchio al
Cristo;
nutrendo chi digiuna, celebra ritualmente le Orge
[6].
I tirchi porcari portano alle
grotte cibi graditi,
con animo lieto portano graditi
cibi alle grotte
[7].
Il fuoco è spento col fuoco, i
pruni straziano le carni;
il fuoco della carne è spento
col fuoco celeste.
L’iniqua peste, anche nascosta, è scoperta
dall’avveduto.
Non sopporta il segno della croce l’iniqua peste
nascosta
[8].
Miti verghe moderatrici trattengono la mente, se
erra;
cacciano la peste della distrazione miti verghe
[9].
Un’onda d’acqua perenne sgorga dal sasso natio;
gli aridi cuori bagna l’onda d’acqua perenne
[10].
Dal fondo del gorgo, o ferro divelto dal manico, toma;
risalendo verso l’alto, abbandona il fondo del gorgo, o
ferro
[11].
Obbedendo alla paterna esortazione, vola via
sull’acqua;
corre portato sull’acqua, obbedendo alla patema
esortazione.
L’onda offerse la via a chi era pronto ai comandi del
maestro;
a chi non sapeva correre, fu l’onda a spianare la via.
Anche tu, o fanciullo, sei portato dall’onda e non vi
anneghi;
sei testimone verace anche tu, o fanciullo
[12].
I perfidi cuori gemono agitati
da stimoli maligni;
nel fuoco tartareo i perfidi
cuori gemono.
Il corvo porta i cibi offerti da
mani benigne;
per divina ispirazione, i cibi letali porta via lo
stesso corvo
[13].
Il cuore del santo si duole per la mortale caduta del
nemico;
per la morte del discepolo si duole il cuore del santo
[14].
Alle amene rive del Liri giungi dietro grandi
condottieri;
dal cielo fosti spinto, venendo alle rive del Liri
[15].
O iniquo serpente, imperversi furibondo una volta
privato del bosco e delle rupi;
una volta perse le genti, o iniquo serpente, imperversi
furibondo.
O malvagio che siedi, vattene:
lascia che i marmi servano alle mura;
sei vinto da un comando, o malvagio che siedi: vattene
[16].
Un fuoco avido si scorge nascere da false fiamme;
ma da te, gemma splendente, non si vede l’avido fuoco
[17].
Si costruisce una parete e sono lacerate le carni del
fratello;
sano e salvo ritorna il fratello mentre si costruisce
la parete
[18].
I segreti sono palesi, sono
scoperti i golosi;
anche ciò che si accetta segretamente, è palese
[19].
O crudele tiranno, sono lacerate le reti della tua
frode;
ormai la tua vita ha un freno, o crudele tiranno
[20].
Le eccelse mura di Numa non verranno abbattute da
nessun nemico;
un turbine, dice, abbatterà le eccelse mura di Numa
[21].
Sei colpito dal feroce avversario perché tu non devi
sacrificare all’altare;
porti doni all’altare, e sei colpito dal feroce
avversario
[22].
Tutto il recinto del gregge, secondo la profezia, è
dell’invasore;
gli stessi invasori riparano tutto il recinto del
gregge
[23].
O amico della frode, sei preso dall’idra che s’insinua;
non sarai preso dall’idra, o amico della frode
[24].
Mente insuperbita, fa’ silenzio, taci, non rivolgerti a
chi ti vede;
ogni cosa è nota al profeta; e tu, mente insuperbita,
taci
[25].
È vinta l’atra fame da vivande che discendono dal
cielo;
e insieme è cacciata l’atra fame della mente
[26].
Ogni animo sbigottisce perché sei senza corpo, eppur
presente;
perché ammonisci sul futuro, ogni animo sbigottisce
[27].
Al comando della voce dovrebbero dare un freno alle
loro loquele;
dai sepolcri fuggono al comando della voce.
Al comando della voce, non si permette loro d’assistere
ai sacri riti
sono presenti ai sacri riti al comando della voce
[28].
La terra, aperto il suo grembo, restituisce il corpo
del sepolto;
obbediente la terra riceve il corpo, aperto il suo
grembo
[29].
Il perfido drago incita il fuggitivo ad affrettarsi;
ferma il cammino vietato il perfido drago
[30].
Un male micidiale priva del decoro della capigliatura;
se ne va al suo comando il male micidiale
[31].
Il misericordioso promette al povero l’oro che non ha;
dal cielo riceve l’oro, il misericordioso
[32].
O misero, cui muta la pelle come a mortifero serpente;
ti ritorna com’era un tempo la pelle, o misero
[33].
Su aspri dirupi viene gettato il cristallo e non
possono frangerlo;
intatto gli aspri dirupi lasciano il cristallo.
Perché, o dispensiere, temi d’offrire l’ampolla
dell'olio?
Scorre l’olio nelle giare: perché, o dispensiere, temi
[34]?
Donde la medicina per te che non hai speranza di
guarigione?
Poiché sempre tremi, donde la medicina per te?
O misero vecchio, cadi per un colpo nemico;
ma dal colpo risorgi, o misero vecchio
[35].
Barbare corregge trattengono le mani ignare del
delitto;
spontaneamente si sciolgono le
barbare corregge dalle mani.
Superbo del suo cavallo urlava
minaccioso;
a terra giace chi già era superbo del suo cavallo
[36].
Le spalle paterne portano il corpo del figlio morto;
vivo il figlio portano le spalle paterne
[37].
L’amore vince ogni cosa; la sorella vince l’acqua
beata;
se ne va il sonno dagli occhi: ogni cosa vince l’amore
[38].
Piacendo per la sua semplicità, quale colomba si dirige
verso l’alto;
giunge nel regno dei cieli, piacendo per la sua
semplicità
[39].
O tu così unito a Dio, ogni mondo ti si dispiega,
tu che riveli gli arcani, o strettamente unito a Dio.
Il cielo in fiamme sostiene il giusto che muove per
l’etere;
chi arse di pio amore, il cielo in fiamme ora sostiene.
Tre volte chiamato s’avanza chi testimonierà il nuovo;
caro all’amore del padre, tre volte chiamato s’avanza
[40].
Buon condottiero e sprone alle battaglie, rinfranca gli
animi con l’esempio;
per primo corri alle armi, buon condottiero e sprone
alle battaglie.
Segni cospicui lasciò, uscendo dalla società dei
viventi;
procedendo verso la vita, segni cospicui lasciò
[41].
Assiduo salmista, non dava mai riposo al plettro;
cantando sacri inni se n’andò l’assiduo salmista.
Poiché ebbero in comune gli intendimenti, giaceranno
nello stesso sepolcro;
pari gloria per chi ebbe un intendimento comune
[42].
Una splendida strada e piena di faci corrusche:
dove il santo ascese, una splendida strada apparve
[43].
Verso rupestri chiostri volò dall’errore alla salvezza;
fuggì dall’errore verso rupestri chiostri.
Un povero poema compose il supplice servo in offerta:
esule, misero, umile, un povero poema compose.
Ricevilo, ti prego, o guida alla via del cielo;
o padre Benedetto, ricevilo, te ne prego.
Abbiamo composto anche un altro inno, in metro giambico
archilocheo
[44],
che esalta tutti i miracoli del santo:
O fratelli, con alacre animo
a questo coro
comune venite
affinché di
quest’inclita festa
il gaudio di noi
tutti sia.
Da qui movendo Benedetto
e mostrandoci la
difficile via,
agli aurei regni
Sali
.a ricevere il premio delle fatiche.
Lui che come nuova stella
allontanando le nubi del mondo
alle soglie
stesse della vita splendette
sprezzando i
fiori del mondo.
Potentissimo nei miracoli
ispirato
dall’alto spirito
risplendette di
prodigi
le cose venture
al secolo profetando.
Darà nutrimento a molti
chi racconcia il vaso del pane;
cercando un
angusto carcere
estinse il fuoco
con il fuoco.
Spezzò il vaso del veleno
con l’arma della
croce,
vinse una mente
distratta
con il mite
flagello del corpo.
I fiumi scendono dalle rupi,
riaffiora
il ferro dal lago,
chi obbedisce può correre sull’onde,
col mantello un
fanciullo evita la morte.
Scopre il veleno nascosto,
beneaugurante dà
gli ordini,
deprima l’ira
nemica,
cede il leone
fremente la preda.
Moli pesantissime divengono leggere,
s’allontana il
rogo immaginario,
la salute
ritorna al ferito,
si conoscono gli
eccessi degli assenti.
Abile , guida, sei ripreso;
iniquo
oppressore, fuggi:
il futuro è
prevedibile,
gli arcani il
cuore non tocca.
Si fondano in sogno le dimore,
dalla terra
riaffiorano i morti,
dal drago è
trattenuto il fuggitivo,
il cielo piove
monete.
Il vetro resiste alle rocce,
le giare si riempiono d’olio,
la visione
libera il prigioniero,
i morti
risuscitano a vita.
Il potere di una tal luce
è vinto dal voto
della sorella:
tanto più ama
chi più vale.
La si scorge volare per il cielo.
Ignoto prima nei secoli
di notte
irraggia splendore;
là donde tutta
la terra è visibile,
pio sale tra le
fiamme.
Inoltre cantava con il plettro
canti dolci come
nettare;
tracciò per i
suoi seguaci
abilmente le
strade d’una santa vita.
Mirabile guida al discepolo,
rispondi ai
sospiri del gregge
perché si
rafforzi nel bene fuggendo il serpente
e sia seguace
della tua via.
E vorrei qui riferire brevemente almeno un episodio che
il beato papa Gregorio omette nella sua Vita
di questo beatissimo padre.
Quando, per premonizione divina, da Subiaco venne al
luogo dove ora riposa, tre corvi che egli era solito nutrire, lo seguirono per
circa cinquanta miglia volandogli attorno; a ogni bivio, finché non fu giunto
sul posto, due angeli, apparendogli sotto specie di giovani, gli mostrarono la
via da prendere. E a un servo di Dio, che qui aveva allora una sua casupola, dal
cielo fu detto:
« Allontanati da questi luoghi. Un altro amico
s’avvicina ».
Una volta giunto alla rocca di Cassino, visse sempre in
grande astinenza e, soprattutto nel tempo di quaresima, rimaneva chiuso e
lontano dallo strepito del mondo. Sono tutti particolari che desunsi dal carme
del poeta Marco: venendo a vivere in questi luoghi, accanto al padre Benedetto,
compose in sua lode alcuni versi che, dovendomi guardare dalla lunghezza, non
posso riportare. Certo fu per volontà divina che l’insigne padre venne in questa
fertile terra sotto cui giace una valle ferace, a fondarvi una congregazione di
molti monaci, com'è ora diventata sotto la guida di Dio.
Narrate rapidamente queste cose che non si potevano
omettere, ritorniamo al nostro racconto.
NOTE
[1]
II poemetto di Paolo, inteso ad illustrare i gesti più salienti, o i
miracoli più noti, di san Benedetto, trae la sua episodica dal libro II
dei
Dialoghi
di Gregorio Magno.
[3]
Un giorno la nutrice di Benedetto si trovò rotto
il vaso che aveva chiesto in prestito per pulirvi il grano. Disperata,
si mise a piangere, e il giovane, commosso, cominciò a pregare. Quando
ebbe conclusa la preghiera, s’accorsero che il vaso era tornato intero e
integro. Questo, e gli altri miracoli indicati nei versi che seguono, si
trovano narrati nei primi due libri dei Dialoghi di Gregorio Magno.
[4]
Il monaco Romano aiuta Benedetto, che s’era
ritirato nella zona disabitata di Subiaco.
[5]
Romano faceva scendere il cibo a Benedetto con
una cordicella alla quale era legato un sonaglio. Il demonio fece
entrare un sasso nel sonaglio perché non desse suono.
[6]
Una volta un sacerdote offrì del cibo a Benedetto
durante la solennità di Pasqua.
[7]
Dei
pastori, portato cibo a Benedetto, se ne tornarono convertiti.
[8]
Il demonio, comparso sotto le spoglie di un
merlo, viene messo in fuga dal segno di croce di Benedetto.
[9]
Benedetto, assalito da tentazione carnale, la
vince gettandosi in un cespuglio d ortiche.
[10]
Di fronte alle lamentele dei monaci per dover
attingere faticosamente acqua al lago, Benedetto fa scaturire una
sorgente in cima ai monte.
[11]
Il ferro d’un falcetto, finito in fondo al lago,
si reinserisce spontaneamente nel manico che Benedetto immerse
nell’acqua.
[12]
Mauro, per ordine di Benedetto, corre sul pelo
dell’acqua e salva il giovane Placido, che era caduto nel lago.
[13]
Il prete Fiorenzo, per invidia, manda a Benedetto
un pane avvelenato, che egli fa portare via da un corvo.
[14]
Il medesimo prete Fiorenzo, mentre gode al vedere
la partenza di Benedetto, che aveva costretto ad andarsene, precipita e
muore; e Benedetto ne piange la morte.
[15]
Monte Cassino, le cui falde sono bagnate dal
Liri.
[16]
Una grosso pietrone, che i frati volevano
utilizzare per costruire il monastero, non si poteva muovere. Venuto
Benedetto, si potè facilmente sollevare, dopo ch’egli ebbe pregato e
allontanato il demonio.
[17]
Un’immagine pagana, gettata in cucina, crea nei frati l’impressione che sia
scoppiato un incendio. Grazie alla preghiera
di Benedetto, l'illusione svanisce.
[18]
Mentre lo erigevano, un muro frana e schiaccia un
giovane monaco, che viene risuscitato da Benedetto.
[19]
Infrangendo la regola, alcuni monaci si cibano
fuori del convento, e vengono sbugiardati da Benedetto.
[20]
Benedetto scopre un inganno di Totila che aveva
mandato un cortigiano in sua vece.
[21]
Benedetto profetizza il sacco di Totila a Roma.
[22]
Un chierico, ossessionato dal demonio, ne viene
liberato da Benedetto» il quale gli intima di non ricevere gli ordini
sacri. Passato del tempo, il chierico si fa ordinare, ma viene
riposseduto dal demonio e portato a morte.
[23]
Profezia che i Longobardi avrebbero saccheggiato
il monastero senza toccare i monaci.
[24]
Il convertito Esilarato, che doveva portare due fiaschi di vino a Benedetto,
ne nasconde uno per istrada. Ammonito dal
santo di guardarvi, vi trova un serpe.
[25]
Un monaco s’infastidisce a tenere il lume a
Benedetto, il quale svela i pensieri dell’orgoglioso.
[26]
In un momento di carestia, vengono trovati
davanti alla porta del monastero dei sacchi di farina.
[27]
Dei monaci, inviati a costruire un monastero,
ricevono le indicazioni da Benedetto in sogno. Increduli, tornano da lui
per avere i piani di costruzione, ma egli ricorda loro quanto aveva
detto nel sogno.
[28]
Due monache, minacciate di scomunica, vengono
riammesse alla comunione dopo morte, per grazia di Benedetto.
[29]
Un monaco, partito dal convento senza la
benedizione, muore e può venir sepolto solo dopo che Benedetto gli ha
ridata la sua grazia.
[30]
Per irrequietezza, un monaco insiste tanto finché
lo si lascia andar via dal monastero, ma, giunto fuori, si vede
minacciato da un serpente e rientra più docile.
[31]
Benedetto risana dalla lebbra un giovane e gli
restituisce i capelli.
[32]
Un uomo onesto chiede aiuto a Benedetto per saldare un debito di dodici
soldi, e il santo, pur privo di denaro, glielo promette.
Le monete, poi, giungono miracolosamente.
[33]
Benedetto risana un avvelenato.
[34]
Giunto un tale Agapito a chiedere dell’olio,
Benedetto glielo concesse, nonostante l’ampolla della dispensa ne
contenesse solo alcune gocce. II monaco dispensiere, invece, rimandò
Agapito a mani vuote, giustificandosi che era l'ultimo olio rimasto nel
convento, sicché Benedetto, adirato, fece gettare fuori dalla finestra
quell'ampolla, perché materia di disubbidienza. L’ampolla cadde sui
sassi e non si ruppe, né si versò l’olio che conteneva; intanto, un
orcio da olio, vuoto, si riempi improvvisamente e l’olio traboccò sul
pavimento.
[35]
Un monaco, invasato, venne fatto cadere;
Benedetto, con uno schiaffo, ne cacciò il demonio.
[36]
Il goto Zalla aveva legato un contadino che
assicurava d’aver consegnato tutte le sue cose a Benedetto. Quando il
santo se li trovò davanti, le funi caddero di dosso del malcapitato, e
Zalla si gettò a terra, prostrandosi.
[37]
Benedetto risuscita un bimbo, presentatogli morto
dal padre.
[38]
Un temporale, richiesto in preghiera da santa
Scolastica, impedisce a Benedetto, e ai frati che erano con lui, di
tornare al convento, sicché passano la notte conversando di cose
spirituali, com’ella voleva.
[39]
L’anima di Scolastica vien vista dal fratello
quando sale al cielo in forma di colomba.
[40]
Benedetto riceve una visione in cui vede tutto il
mondo, e chiama tre volte Servando, perché sia testimone di quanto
vedeva.
[41]
Benedetto abbandona le gioie di questo mondo e si
rivolge a quelle spirituali.
[42]
Benedetto e Scolastica, sepolti nello stesso
sepolcro.
[43]
Due monaci, in luoghi diversi, ebbero la visione
di una strada rischiarata da fiaccole, da terra al cielo, per cui
Benedetto era transitato alla sua morte.
[44]
Nel testo latino, Paolo usa un dimetro giambico,
cioè una sequenza di quattro giambi. Il giambo è un’unità ritmica
costituita da una sillaba breve e da una lunga. Archiloco, al quale la
definizione fa riferimento, fu un poeta greco del VII secolo a.C.
famosissimo per l’uso di questo ritmo. Nella traduzione, come per il
carme precedente, non si è inteso riprodurre il ritmo dell’originale.
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15 ottobre 2017 a cura di Alberto da Cormano alberto@ora-et-labora.net