LA REGOLA DI PAOLO E STEFANO
Breve introduzione
La RPS probabilmente ebbe origine nel sesto, al più tardi nel settimo secolo. In base ai più recenti studi si propende quasi certamente per il sesto secolo (565 ?) ed anche per l'Italia come luogo di origine della Regola, in particolare la zona di Roma ed il Sud Italia in generale, rifiutando, sulla base delle stesse evidenze, la Gallia, la Spagna o l'Oriente. Probabilmente Paolo e Stefano furono gli autori della Regola in quanto abati del monastero, oppure lo stesso era dedicato ai due Santi patroni. Le sue fonti sono in particolare le Scritture, alcuni primi scritti liturgici (per es. il sacramentario Romano) e gli scritti monastici di Pacomio, Basilio, Cassiano ed Agostino. Il Vilanova trova anche una stretta dipendenza della RPS con la Regula Tarnantensis, tanto da non riuscire a decidere quale delle due sia arrivata prima. Nella RPS si trovano inoltre molti parallelismi con le regole della Gallia del sesto e del settimo secolo e della Spagna. Queste concordanze non significano una prova di dipendenza diretta, ma piuttosto sono un'indicazione di una tradizione monastica comune da cui tutti hanno attinto. La stessa conclusione può essere tratta dai numerosi parallelismi della RPS con la Regula Benedicti (RB) e la Regula Magistri (RM).
La
RPS non è un codice monastico completo, ma un documento integrativo per
ripristinare e rafforzare la disciplina monastica in un monastero che
seguiva già le Regulae Patrum. Essa infatti espone una dottrina piuttosto
dettagliata di come e perché i monaci devono seguire le regole dei padri.
Accanto alla dottrina e alla disciplina degli apostoli, si parla di quelli
dei "nostri padri" (patrum nostrorum), ed uno di essi è citato subito dopo.
E' S. Agostino che viene utilizzato come norma per l'Ufficio Divino:
"Inoltre è opportuno che noi prendiamo a modello la dottrina una e semplice
degli apostoli e dei nostri padri, che rendiamo saldo il cuore mediante la
grazia e che sottomettiamo alla disciplina la nostra condotta: inoltre
dobbiamo cantare ciò che è da cantare, come dice il beato Agostino: mentre
non cantiamo ciò che non è scritto (da cantare)" (RPS, 14).
Il
penultimo capitolo della Regola di Paolo e Stefano è molto simile
all'epilogo della Regola di San Benedetto (Reg. Ben. 73) poiché presenta la
disciplina degli antichi padri come un ideale da perseguire da parte di
chiunque voglia abbracciare una disciplina più rigorosa. Le Regole dei Padri
trasmettono non solo le loro esortazioni e la loro disciplina, ma anche
propongono di seguire i loro esempi: "Perciò si leggano assiduamente le
Regole dei Padri (Regulae Patrum) affinché, adeguando il nostro udito
interiore alle loro sante esortazioni, concepiamo un dolcissimo amore per la
disciplina e seguiamo i loro esempi di vita, con l’aiuto del Signore in ogni
cosa" (RPS, 41). Gli autori della regola si scusano per avere avuto
l'audacia di comporre un testo legislativo, mentre esistono le Regole dei
Santi e Beati Padri: "Infatti anche queste cose di cui vi abbiamo parlato
direttamente con scritti particolari (per ogni argomento), non abbiamo avuto
la presunzione di esporle a voi in modo temerario per beffare le regole dei
santi e beatissimi Padri
(sanctorum
et beatissimorum patrum regulae),
ma ci siamo preoccupati di ripetervi per iscritto in particolare soltanto
quelle cose tratte dal loro ordinamento" (RPS, 41). La regola pretende
soltanto di riassumere e chiarire "la pienezza della santa (vita di)
conversione e la perfetta dottrina della vita spirituale" che " tutti i
giorni ci vengono lette nelle regole di questi santi Padri (in sanctorum
patrum regulis), la cui vita, per dono divino, è degna di approvazione ed ai
quali è affidata l’autorità di insegnare" (RPS, 41).
In campo teleologico, la RPS si accorda col contesto
italiano del VI secolo con la sua preoccupazione riguardo al Pelagianesimo
ed al semi-Pelagianesimo. Il Vilanova fa notare come la RPS sottolinei
ripetutamente "la necessità della grazia e dell'aiuto di Dio" e bilancia ciò
con la richiesta di uno sforzo umano secondo gli insegnamenti dei primi
Padri. Il finale dell'ultimo capitolo della RPS, il 41 (capitolo 42 in
alcuni manoscritti), espone una preghiera in tre linee, una per ogni persona
della Trinità.
1 Il Padre "renda tutti voi atti a compiere la sua
volontà:
2 facendo in noi ciò che è gradito davanti a Lui per
mezzo di Gesù Cristo nostro Signore:….
3 Egli pianti e coltivi nel vostro cuore il seme di
questa esortazione e istruzione, con la grazia della Spirito Santo, e la
conduca alla piena maturità delle buone opere".
Informazioni tratte da:
- "Regula Pauli et Stephani: edició crítica i comentari", a cura di
J. Evangelista M. Vilanova, O.S.B., Publicaciones del Monasterio de
Montserrat, 1959.
- "The Rule of Paul and Stephen: A Translation and Commentary" di
Harry Hagan, O.S.B., The American Benedictine Review, 58:3 Sept. 2007.
- "
Patres nostri - Présence des Pères dans les règles monastiques anciennes
d’Occident"
di Manté Lenkaityté, in Revue d'Études Augustiniennes et Patristiques,
2006-52/2, Brepols Publishers.
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11 maggio 2017 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net