MONITA
S. PACHOMII.
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AMMONIMENTI DI SAN PACOMIO
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Libera traduzione dal testo latino |
(0085) Honora Deum
et valebis. Memor esto gemitus quos perpessi sunt Sancti. Efficiamur
unanimes, permanentes in quo vocati sumus; pro omnibus curam gerentes,
ut hanc quam arripuimus vitam perficere valeamus, et cursum
institutionis nostrae Deo placitum perficere mercamur; ut ne similes
inveniamur, qui in vanis et caducis rebus laetantur; ne quando mens
nostra recti itineris lineam derelinquens, in peccatum corruat, et spe
aeterna fraudetur.
Intellectu
namque est optimum cognoscere voluntatem Dei. Omnium enim superior
efficitur homo, qui obedierit veritati. Omnium enim malorum peius est,
legi Dei resistere, et acquiescere propriae voluntati.
(0085D) Qui enim
suam perficit voluntatem, a divina cognitione fraudabitur: nec poterit
perficiendo propriam voluntatem, viam Sanctorum incedere; et in
novissimo interitum et planctum inveniet.
Nunc igitur tempus placendi
Domino: quia salus in tempore tribulationis acquiritur. Ne ergo
tantummodo credulitatem fidei in tempore laetitiae teneamus, et in
tempore tribulationis ab eadem recedamus.
Scriptum est enim: Si voveris votum Domino, ne moram
feceris reddere illud (Eccles. V) , et in tribulatione ne deficias; sed
patiens esto, et obsecra Dominum. (0086C)
Immobilis enim fidei plenitudo
tribuetur a Deo, quam per Spiritum sanctum acquisierunt prophetae, in
qua et apostoli confirmati sunt, qui propter fidem diversas
tribulationes persecutionum excipientes ad promissa praemia pervenerunt.
Hoc ergo scientes ne circumferamur errorum seductione decepti; sed
potius firmi et immobiles maneamus, ut cogitationum pervagationes, quae
velut aquae effervescunt, divinae legis assidua memoria refrenemus, per
quam carnalis concupiscentiae legem destruentes, omne quod Deo placitum
est exquirere valeamus: et custodiamur illaesi a curis saecularibus,
omnique elatione, quae est insania pessima, peior omnium malorum.
Dominum
semper prae oculis habentes, reminiscamur passionem crucis eius ac
mortis, per quem redempti ac vivificati sumus. Odiamus ergo mundum et
omnia quae in eo sunt, odiamus etiam omnem requiem corporalem.
Abrenuntiemus huic vitae, ut Deo vivere valeamus. (0086D)
Memores ergo simus, charissimi, professionis nostrae, quemadmodum Deo polliciti sumus deservire: hoc ipsum enim exquiritur a nobis in die iudicii. Esuriamus, sitiamus, nuditatem perferamus, vigilemus, et in psalmis atque orationibus positi ex intimo corde ingemiscentes lacrymas effundamus: nosmetipsos cauta discussione probantes, si vel in aliquo digni Deo pro eius immensa clementia inveniri mereamur. Tribulationis angustiam non refugiamus, ut consolationis Dominicae requiem consequamur; et immortalis vitae ac sempiternae requiem percipere mereamur. |
Onora Dio e starai bene (Pr 3,9). Ricorda le
sofferenze subite dai santi. Cerchiamo di essere un cuore solo (1 Cor
7,24), perseverando nella nostra vocazione: facciamo tutte le cose con
cura, per essere in grado di portar bene a termine il genere di vita che
abbiamo abbracciato e per meritare di portare a compimento il percorso
della nostra disposizione di vita gradita a Dio. Così, noi non
assomiglieremo a coloro che hanno riposto la loro gioia in cose vane e
transitorie ed eviteremo che il nostro spirito, abbandonando il retto
cammino, cada nel peccato e sia privata della speranza eterna.
Per la nostra intelligenza in effetti, la
cosa migliore è conoscere la volontà di Dio. Poiché diventa più grande
di tutti l'uomo che obbedisce alla verità. Tuttavia, di tutti i mali, il
peggiore è resistere alla legge di Dio e di acconsentire alla propria
volontà. Infatti, colui che fa la sua volontà è privato della conoscenza
di Dio: non potrà, facendo la propria volontà, camminare nella via dei
santi e, nel suo ultimo giorno, non troverà che distruzione e lamento.
Dio, infatti, ti darà la pienezza immutabile
della fede, quella fede che hanno acquisito per mezzo dello Spirito
Santo i profeti, e quella stessa in cui gli apostoli sono stati
confermati e che, per la fede, pervennero al premio promesso dopo aver
sopportato diverse tribolazioni e persecuzioni. Quindi, sapendo ciò, non
facciamoci circuire, ingannati dagli errori della seduzione; ma
piuttosto rimaniamo saldi ed immobili per tenere a freno le divagazioni
dei pensieri, che cominciano a ribollire come l’acqua, mediante la
costante memoria della legge divina con la quale distruggiamo la legge
della concupiscenza carnale. Saremo in grado di cercare tutto ciò che è
gradito a Dio e di rimanere indenni dalle preoccupazioni del mondo e da
ogni esaltazione, che è la più perversa follia, peggiore di tutti i
mali.
Avendo sempre il Signore davanti agli occhi,
ricordiamo la sofferenza della sua crocifissione e della sua morte,
grazie alla quale siamo redenti e vivificati. Odiamo il mondo e tutto
ciò che racchiude, odiamo anche ogni consolazione corporale. Rinunciamo
a questa vita, per poter vivere per Dio. Ricordiamo, carissimi, la nostra professione; ricordiamo in che modo abbiamo promesso di servire Dio: questo è ciò che ci verrà chiesto nel giorno del giudizio. Sopportiamo la fame, la sete, la nudità (1 Cor 4,11), vegliamo e, quando salmodiamo e preghiamo, versiamo lacrime gemendo nel profondo del cuore: esaminiamoci con attenzione per vedere se in qualcosa meritiamo di essere degni di Dio grazie alla sua immensa clemenza. Non fuggiamo dalla fatica della tribolazione, per conseguire la pace che viene dalla consolazione divina e per meritare di ottenere la vita immortale ed il riposo eterno.
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4 aprile
2016 a cura
di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net