REGULA PATRIS NOSTRI PACHOMII HOMINIS DEI, Qui fundavit conversationem coenobiorum a principio per mandatum Dei. PRAECEPTA ATQUE JUDICIA S. P. N. PACHOMII. [0081] |
Precetti
e Giudizi del nostro stesso padre
Pacomio |
(Estratto da "Patrologia Latina Database" - Migne) |
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[0081B] 77 CLX. Plenitudo legis charitas, scientibus tempus, quia jam instet hora, ut de somno consurgamus, et vicinior sit salus [Al. salus nostra] quam eo tempore quo credidimus. Nox praecessit, dies appropinquavit: deponamus opera tenebrarum (Rom. XIII) ; quae sunt contentiones, detractiones, odia, et tumentis animi superbia.
Qui facilis est ad detrahendum, dicitque quod
non est, si in hoc peccato fuerit deprehensus,
[0081C] monebunt eum secundo; et si audire contempserit,
separabitur extra conventum fratrum septem diebus, et panem tantum cum
aqua accipiet, donec polliceatur atque confirmet se ab hoc vitio
recessurum, et sic dimittetur ei.
CLXVII. Qui contemnunt praecepta majorum et regulas monasterii, quae Dei
praecepto constitutae sunt, et parvi pendunt seniorum consilia,
corripientur juxta ordinem constitutum, donec corrigantur.
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La pienezza della legge è la carità
(cf. Rm 13,10) per
quelli che sanno discernere il tempo, cioè che ormai è ora che ci
svegliamo dal sonno e che la salvezza è più vicina ora di quando abbiamo
cominciato a credere. La notte è inoltrata, il giorno si avvicina:
deponiamo le opere delle tenebre (cf. Rm 13,11‑12), che sono i litigi,
le maldicenze, gli odi e la superbia di un cuore orgoglioso (cf. 2Cor
12,20; Gal 5,20). 1. Se uno è pronto a screditare
e a dire cose non vere, se viene sorpreso in questo peccato, lo
ammoniranno due volte e se per disprezzo non ascolterà sarà separato
dalla comunità dei fratelli per sette giorni e riceverà soltanto pane e
acqua finché prometta e assicuri di abbandonare questo vizio; allora lo
si perdonerà. 2. L'irascibile e il violento, se si adira spesso senza motivo
e per cose di poco conto e ínsignificantí, sarà ripreso sei volte; la
settima lo faranno alzare dal posto dove siede, lo manderanno tra gli
ultimi e gli insegneranno a purificarsi da questo sconvolgimento della
sua mente. Quando potrà presentare tre testimoni, degni di testimoniare,
che a nome suo prometteranno che non farà più nulla del genere,
riprenderà il suo posto e resterà tra gli ultimi. 3. Chi vuol provare il falso contro un altro per opprimere un
innocente sarà ammonito tre volte e poi sarà considerato colpevole di
peccato, sia che si tratti di uno dei superiori che di uno degli
inferiori. 4. Chi ha la pessima abitudine di turbare i fratelli con i
suoi discorsi e di pervertire le anime dei più semplici, sarà ammonito
tre volte. Se mostrerà disprezzo e persisterà ostinatamente nella
durezza, lo faranno uscire fuori dal monastero e sarà colpito con le
verghe davanti alle porte; gli porteranno da mangiare, fuori, pane e
acqua soltanto finché non si purifichi dalle sue immondezze. 5. Chi ha l'abitudine di mormorare e si lamenta come se fosse
schiacciato da penosa fatica, gli dimostreranno che mormora senza
ragione per cinque volte e gli faranno vedere chiaramente la verità. Se
anche dopo questo sarà disobbediente, e si tratta di un adulto, lo
considereranno malato e sarà portato all'infermeria; là gli si darà da
mangiare senza fargli fare nulla finché non ritorni alla verità. Se
invece il suo lamento è giustificato ed è ingiustamente oppresso dal
superiore, chi l'ha scandalizzato sarà sottoposto al medesimo giudizio. 6. Se qualcuno è disobbediente, litigioso, caparbio,
menzognero e si tratta di un adulto, sarà ammonito dieci volte perché
desista da questi vizi. Se non vorrà ascoltare, sarà ripreso secondo le
leggi del monastero. Se però è caduto in questi vizi per colpa di altri
e ciò viene provato, chi ha causato il peccato soggiacerà al castigo. 7. Se un fratello sarà sorpreso a ridere o a giocare
volentieri con i ragazzi
e
ad avere amicizie con i giovani, sarà ammonito tre volte affinché si
ritragga da tale familiarità e sia memore dell'onestà e del timore di
Dio. Se non desiste, lo correggeranno come merita con severissimo
castigo. 8. Quelli che disprezzano i precetti dei superiori e le regole
del monastero, che sono state stabilite per ordine di Dio, e non tengono
conto dei consigli dei più vecchi, saranno castigati secondo la forma
stabilita finché non si correggono. 9. Se il giudice di tutti i peccati per la malvagità del suo
cuore o per negligenza abbandona la verità, venti, dieci uomini santi e
timorati di Dio o anche solo cinque, accreditati dalla testimonianza di
tutti, siederanno a giudicarlo e lo degraderanno all’ultimo posto,
finché non si corregga. 10. Chi turba il cuore dei fratelli e ha la parola pronta a
seminare liti e discordie, sarà ammonito dieci volte; se non si
correggerà, sarà punito secondo le norme del monastero finché non si
corregga. 11. Se un superiore o un preposito vedrà un suo fratello nella
tribolazione
e non vorrà
ricercare la causa della tribolazione e lo disprezzerà, la questione tra
il fratello e il preposito sarà risolta dai giudici di cui si è detto.
Se scopriranno che il fratello è oppresso per la negligenza o la
superbia del preposito e che questi non ha giudicato secondo verità, ma
con parzialità, sarà degradato dal suo incarico finché non si corregga e
non si purifichi dall'immondezza dell'ingiustizia, perché non ha
considerato la verità ma le persone e si è fatto servo della malvagità
del suo cuore e non del giudizio di Dio. 12. Se uno ha promesso
di osservare le regole del monastero e ha incominciato a
seguirle, ma poi le ha abbandonate e poi di nuovo ritorna e fa penitenza
adducendo quale giustificazione la sua debolezza fisica che gli impediva
di compiere ciò che aveva promesso, lo metteranno tra i malati
e mangerà con quelli che non lavorano finché
dopo aver fatto penitenza, non osservi ciò che ha promesso. 13. Se nella casa vi saranno dei ragazzi che non fanno altro
che giocare e stare in ozio e, nonostante i castighi, non si riuscirà a
correggerli, il preposito deve ammonirli e rimproverarli fino a trenta
giorni. Se vede che persistono nella loro malvagità e non avrà avvertito
il padre e si scoprirà in loro qualche peccato, egli stesso soggiacerà,
al loro posto, al castigo dovuto al peccato che si è scoperto. 14. Chi giudicherà ingiustamente sarà condannato dagli altri
per la sua ingiustizia. 15. Se uno, due o tre fratelli, scandalizzati da qualcuno,
lasciano la casa ma poi vi ritornano, si opererà un giudizio tra loro e
chi li ha scandalizzati e, se quest'ultimo sarà trovato colpevole, sarà
corretto secondo le regole del monastero. 16. Chi è d'accordo con quelli che peccano e difende un altro
che ha peccato, sarà maledetto presso Dio e presso gli uomini e sarà
castigato con severissima correzione. Se si è lasciato trarre in inganno
per ignoranza e non conosceva la verità, gli sarà perdonato. E chiunque
pecca per ignoranza otterrà facilmente il perdono. Chi invece pecca con
conoscenza di causa subirà un castigo secondo la misura delle sue opere. |
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28 aprile
2015 a cura
di Alberto "da Cormano"
alberto@ora-et-labora.net