S. Benedetto può essere autore anche della
Regula Magistri?
Gregorio Penco
dell'abbazia di Finalpia
estratto
da “BENEDICTINA”, anno 34, 1987, Fasc. N.2
BENEDICTINA EDITRICE – ABBAZIA DI S. PAOLO - ROMA
Già da molti anni, ancora prima che A. de Vogüé pubblicasse i suoi fondamentali
volumi di edizione-commento della RB
[1], i tentativi di assegnare un autore alla RM, ormai
universalmente ritenuta come fonte di quella, sono praticamente cessati
[2]. Stando anzi agli indirizzi che hanno preso le ricerche in
proposito, una simile individuazione sembra, ormai, un problema di scarso
interesse nel quadro degli studi sui rapporti fra le due Regole
[3]. Nondimeno le ricerche su aspetti particolari di tale
problematica sono proseguite egualmente, anche se non più con l'intensità e la
vivacità dei decenni precedenti. Più che altro si è continuato ad insistere
sulla constatazione della distanza e della differenza esistenti fra le due
Regole, aspetto su cui ha particolarmente insistito, nella sua vasta opera di
ricerca, lo stesso de Vogüé.
Tale
constatazione, non priva di spunti circa il problema dell'attualità della RB, ha
per altro permesso di riconoscere ulteriormente il legame inscindibile che
unisce le due Regole, il fatto cioè che la prima (la RM) ha esercitato la sua
piena e decisiva funzione storica tramite la composizione o l'influsso della
seconda (la RB) e che quest'ultima rimarrebbe inconcepibile senza l'apporto
della prima. L'immagine storica di S. Benedetto è infatti strettamente legata a
quella Regola (la RM) almeno quanto lo è alla stessa RB e al profilo che del
Santo ha tracciato S. Gregorio nel libro II dei suoi Dialoghi
[4].
Dopo
tante ipotesi avanzate agli inizi della controversia e miranti ad assegnare un
preciso autore alla RM - Giovanni di Biclar
[5], Niceta di Remesiana
[6], Cassiodoro
[7], Boboleno di Bobbio
[8] - o di fronte ad un atteggiamento rinunciatario nei
riguardi di una simile possibilità (come si è verificato nel periodo più
recente), ci sembra che una ipotesi ancora meritevole di essere presa in
considerazione sia quella di attribuire la RM a S. Benedetto stesso. Veramente
questa ipotesi non costituisce, di per sé, una novità assoluta, dato che vari
decenni or sono, quando per altro le ricerche in proposito non avevano ancora
raggiunto l'odierno stadio di maturazione, essa venne proposta da Odo Zimmermann
[9] e, successivamente, da Ildefonso Gómez
[10]. La possibile identità tra l'autore della RM e quello
della RB venne presa in considerazione anche dal de Vogüé il quale, pur
propendendo per la diversità, non l'aveva tuttavia ritenuta del tutto
inammissibile e assurda, giudicandola solo come richiedente ulteriori prove e
conferme
[11].
Senza
riprendere qui le argomentazioni di quei primi studiosi (Zimmermann e Gómez) ai
quali, a suo tempo, non venne concesso molto credito e da cui anche noi
intendemmo dissentire
[12], crediamo che siano proprio gli indirizzi più recenti
degli studi in materia a rendere l'ipotesi sostenibile. È chiaro che la
paternità di S. Benedetto nei confronti della RM non è suscettibile di una
dimostrazione apodittica, tale da dover riscuotere, con la forza dei suoi
argomenti intrinseci, la approvazione unanime degli studiosi. Al riguardo sono
possibili, più che altro, solo alcune considerazioni di carattere generale,
destinate a dissipare solo qualche dubbio che potrebbe essere ancora sollevato.
Certo,
le due Regole, oggi maggiormente conosciute grazie ad un cinquantennale lavoro
di ricerca su ciascuna di esse e sui loro rapporti reciproci, presentano un
carattere peculiare, che rende ciascun testo abbastanza diverso dall'altro.
Lessico, istituzioni, mentalità si presentano, nei due testi, come tributari di
due mondi abbastanza differenti. Ed è stata precisamente la constatazione di
questa differenza a permettere di cogliere l'evoluzione verificatasi nel
passaggio da una Regola all'altra. Ma è anche vero che l'innegabile
eterogeneità, dal punto di vista stilistico ed ideologico, di tanti testi della
RB nei confronti della RM è stata considerata fin qui in maniera un po' astratta
e atemporale, come se il secondo autore avesse lavorato sul testo precedente il
giorno stesso in cui ne aveva preso conoscenza. In tal modo il distacco,
innegabile, tra i due autori ne è risultato più grande, quasi incolmabile, e la
differenza della loro mentalità più forte, quasi assoluta.
D'altro
lato sappiamo, in base ad osservazioni di carattere linguistico ed istituzionale
di cui siamo debitori principalmente al de Vogüé, che tra i due testi intercorre
un lasso di tempo abbastanza lungo - di almeno 25-30 anni - nel cui decorso
tanti cambiamenti hanno potuto verificarsi nel lessico, nella disciplina e nella
stessa mentalità dell'autore. Nulla di più naturale, quindi, che pensare ad una
maturazione dovuta ad un concorso di fattori (come pure a due situazioni
ambientali diverse) o a quella semplice evoluzione che il trascorrere del tempo,
con l'affinarsi e il precisarsi dell'esperienza, porta spontaneamente con sé.
Va
da sé che la composizione della RM da parte di S. Benedetto dovrebbe essere
attribuita al periodo sublacense, con cui non pochi elementi di tale Regola,
come da tempo è stato osservato, paiono meglio accordarsi
[13], così come ne risulterebbe ulteriormente confermata,
anche sotto questo punto di vista, l'attribuzione della RB al periodo cassinese.
Senza dubbio bisogna riconoscere che argomenti decisivi - sul piano testuale - a
favore di una simile identità d'autore non ve ne sono ed è anche difficile
immaginare che ne vengano trovati in seguito, ma è pure difficile che simili
argomenti a favore di una tale identità vengano giudicati a priori insostenibili
o inverosimili.
A
nostro parere, gli argomenti più forti sembrano essere, al riguardo, quelli
desumibili da una considerazione della psicologia dell'autore (S. Benedetto) e
della sua abituale indipendenza nei confronti di altri testi o mai citati
letteralmente oppure introdotti con un esplicito riferimento ad un testo preciso
[14] o, infine, indicati e raccomandati come letture
edificanti
[15]. In questa prospettiva sembra difficile ammettere, da
parte di S. Benedetto, una dipendenza così stretta e continuata (estesa
praticamente a tutti i passi comuni) da un testo che non sia stato composto
dall'autore stesso in una fase precedente della sua attività.
Se
già agli inizi della controversia sui rapporti tra le due Regole, non si era
esitato a ricorrere all'ipotesi di una doppia stesura della stessa RB
[16], analisi recenti, d'altro lato, non hanno avuto
difficoltà a constatare quanti « strati redazionali » siano presenti in quella
Regola
[17] e, quindi, a confermare la lunga durata dell'elaborazione
di quel testo. Nell'ipotesi che S. Benedetto sia autore anche della RM si
spiegherebbero meglio anche quelle sia pur rare - ma non per questo meno
significative - reminiscenze della terminologia della RM nelle parti proprie
della RB
[18], reminiscenze che, come è noto, in tali parti del codice
benedettino ordinariamente non compaiono più. L'autore, cioè, non avrebbe avuto
difficoltà, per un meccanismo psicologico facilmente comprensibile, a ritornare
su espressioni e concetti da lui usati nell'opera precedente e poi del tutto
abbandonati nella stesura dell'opera successiva. Del resto, anche nelle parti
proprie della RB vi sono discrepanze e discontinuità letterarie, come è stato
rilevato in modo particolare per il c. 73
[19], con i suoi numerosi hapax legomena, le sue forme
interrogative, i suoi passaggi dalla prima persona plurale alla seconda
singolare, senza che per questo si debba mettere in discussione la sua
autenticità. Più delicato il problema della possibilità di eventuali allusioni
alla RM da parte della RB
[20], anche se tale possibilità non deve essere esclusa a
priori.
Se
è vero che presso il monachesimo antico l'osservanza simultanea di più regole -
ossia la prassi delle regulae mixtae - costituiva un fatto pressoché
normale, anche il passaggio da una regola all'altra o la rielaborazione di
un'opera precedente (come nel caso della Regula ad monachos di S. Cesario
nei confronti della sua Regula ad virgines) o, infine, la composizione di
più regole da parte di un solo autore (come S. Colombano) costituivano fenomeni
abbastanza frequenti. Non si è trattato infatti, nel passaggio dalla RM alla RB,
di affiancare una Regola ad un'altra, bensì di sostituirla completamente
componendo qualche cosa di nuovo che, tuttavia, conservava ancora,
nell'intelaiatura generale, numerosi elementi dell'opera precedente.
L'ipotesi
di un S. Benedetto autore, in età giovanile, della RM spiegherebbe meglio non
solo l'assoluto anonimato di quella Regola - fatto abbastanza strano per un
testo che ha esercitato un ruolo storico così importante nella redazione della
RB - ma anche il suo innegabile carattere di opera ancora un po' astratta ed
utopistica, rigida e schematica, non comprovata dall'esperienza, riferibile
quindi al periodo iniziale della vita del Santo quale capo di comunità
monastiche. Anche qualche raro caso di qui pro quo constatabile nel
passaggio da una Regola all'altra - come nel caso di « opus peculiare » di RB
55, 16 a confronto di RM 82, 24 - potrebbe spiegarsi come un tentativo di
modifica e di abbreviazione del testo a distanza ormai di parecchi anni dalla
sua stesura e quindi senza una particolare preoccupazione - in altro contesto -
di una perfetta coerenza redazionale. Ed è pure possibile che la RM abbia
continuato a subire dei ritocchi, ad opera di S. Benedetto stesso o di discepoli
che avevano conosciuto anche la seconda Regola, pure dopo la sua stesura
iniziale da parte di S. Benedetto, il che spiegherebbe il carattere più evoluto
di certi passi comuni della RM in confronto della RB.
Si
può pure aggiungere che anche l'attributo di magister dato a S. Benedetto
da fonti di poco posteriori, le più antiche relative al Santo, come i Versus
Simplicii
[21] e il Commento di S. Gregorio al I libro dei Re
[22], potrebbe costituire un'eco indiretta della paternità di
S. Benedetto stesso nei confronti di una Regola in cui l'abate si presentava,
appunto, come Magister.
Anche
l'attribuzione della RM ad una regione assai prossima a Roma da parte del de
Vogüé aumenta la plausibilità di una simile ipotesi, mentre nuova luce può forse
derivarne sul problema di Eugippio ed i suoi rapporti con l'opera di S.
Benedetto, rapporti di cui le ricerche dello studioso francese hanno permesso di
cogliere nuovi aspetti
[23]. Se infatti S. Benedetto è autore anche della RM ciò
significa che la Regola di Eugippio fu redatta necessariamente in seguito ad una
qualche relazione con il Santo, dato che tale Regola, com'è noto, è composta di
estratti della RM conservati nel ms. B. N. lat. 12634. Ed è altrettanto chiaro
che, accettando la paternità di S. Benedetto pure nei confronti della RM, anche
la sua fisionomia spirituale ci si presenta sotto una luce nuova, innanzi tutto
per aver egli composto quella regola così singolare e per essersene poi saputo
staccare giungendo ad una costruzione notevolmente diversa. Il periodo di 25-30
anni intercorrente fra le due Regole è, per altro, più che sufficiente per
operare e riflettere in un testo tutti quei cambiamenti che la prassi quotidiana
suggeriva ed imponeva. Ciò spiega anche più facilmente la rapida eclissi dalla
RM una volta che l'autore stesso ne aveva utilizzato la sostanza nella redazione
successiva, costituita ormai dalla RB
[24].
[1]
La Règle de S. Benoît,
6 voll., Sources chrétiennes 181-186, Paris
1971-1972, oltre un VII vol. di Commentaire doctrinal et spirituel,
ivi 1977 (trad. ital. Padova-Praglia 1984). Per un bilancio di tali
studi e le risposte ai loro critici v. A. de Vogüé, Twenty-five Years
of Benedictine Hermeneutics. An Examination of Conscience, in The
American Benedictine Review 36 (1985) 402-451.
[2]
Costituisce infatti pressoché un'eccezione, ma non una novità (v. qui
appresso n. 8) il tentativo di M. Tosi, La presenza della « Regula
Benedicti » nel monastero di San Colombano in Bobbio, in
Ravennatensia, IX, Cesena 1981, pp. 47-99 di attribuire la RM
all'abate Boboleno di Bobbio. Il saggio è pure pubblicato in Archivum
Bobiense 3 (1931).
[3]
G. Penco, Origine e sviluppi della questione della Regula Magistri,
in Studia Anselmiana 38, Roma 1956, pp. 283-306; B. Jaspert,
Die Regula Benedicti-Regula Magistri-Kontroverse (Regulae Benedicti
Studia, Supplementa 3), Hildesheim 19772.
[4]
Vale la pena riportare, al riguardo, alcuni interessanti rilievi del de
Vogüé: « En cette année centenaire, le personnage que nous fêtons n'est
pas unique, mais triple. Ce « Benoît » qui fait l'objet du présent
congrès, nous aurions tort de le réduire à l'auteur de la règle fameuse
qui porte son nom. Avant et après lui, deux autres hommes ont joué un
tel rôle dans l'élaboration de celle règle et dans sa diffusion qu'il
paraît juste et nécessaire de les inclure dans toute célébration de son
œuvre. Avant Benoît, il y eut le Maître, cet auteur anonyme de la plus
longue des règles monastiques anciennes, à la quelle Benoît doit
incomparablement plus qu'à aucune autre source. Après Benoît, il y eut
Grégoire, le saint pape auquel est dû l'unique document qui nous
renseigne sur son existence. Le Maître, Benoît, Grégoire: ces trois
écrivains italiens, dont la phase productive correspond à peu près aux
trois tiers du VIe siècle se sont réunis pour produire la
grande figure que des dizaines de générations ont vénérée et qui nous
intéresse encore aujourd'hui. Otez l'un d'eux, et la figure s'évanouit.
Sans le Maître - si l'on admet qu'il n'est pas identique su jeune Benoît
-, nous n'aurions ni le Prologue et les sept premiers chapitres de la
règle bénédictine, ni la ligne générale et nombre de particularités des
soixante chapitres suivants: autant dire que l'œuvre de Benoît serait
inexistante ou toute différente ... Unis par des liens aussi puissants
et réciproques, les trois personnages sont, en vérité, inséparables.
Aussi ne les séparerons-nous pas [Traduzione inserita dal redattore
del sito ora-et-labora.net] « In questo anno centenario, il
personaggio che celebriamo non è unico, ma triplo. Questo "Benedetto"
che è oggetto di questo Congresso, sarebbe sbagliato ridurlo all'autore
della famosa regola che porta il suo nome. Prima e dopo di lui, altri
due uomini hanno svolto un ruolo tale nell'elaborazione di questa regola
e nella sua diffusione che sembra giusto e necessario includerli in ogni
celebrazione della sua opera. Prima di Benedetto ci fu il Maestro,
quell'anonimo autore della più lunga delle antiche regole monastiche, a
cui Benedetto deve incomparabilmente più che a qualsiasi altra fonte.
Dopo Benedetto ci fu Gregorio, il santo Papa al quale si deve l'unico
documento che ci informa della sua esistenza. Il Maestro, Benedetto,
Gregorio: questi tre scrittori italiani, la cui fase produttiva
corrisponde a circa tre terzi del VI secolo, si sono riuniti per
produrre la grande figura che decine di generazioni hanno venerato e che
ancora oggi ci interessa. Togliete uno di loro e la figura svanisce.
Senza il Maestro - se si ammette che non è identico al giovane Benedetto
- non avremmo né il Prologo e i primi sette capitoli della regola
benedettina, né la linea generale e molte peculiarità dei successivi
sessanta capitoli: basti dire che l'opera di Benedetto sarebbe
inesistente o completamente diversa ... Uniti da legami così forti e
reciproci, i tre personaggi sono, in verità, inseparabili. Perciò non li
separeremo ») »: A. de Vogüé: Structure et gouvernement de la
communauté monastique chez saint Benoît
et autour de lui,
in Atti del 7° Congresso Internazionale di studi sull'alto Medioevo.
Norcia-Subiaco-Cassino-Montecassino, 29 settembre - 5 ottobre 1980,
Spoleto 1982, pp. 563-564.
[5]
J. Perez de Urbel, La Règle du Maître, in Revue d'histoire
ecclésiastique 34 (1938) 707-739; Id., Le Maître et S. Benoît,
ivi. 756-764.
[6] A. Genestout, La Règle du Maître et la Règle de S. Benoît, in Revue d'Ascétique et de Mystique 21 (1940) 51-116.
[7]
M. Cappuyns, L'auteur de la Regula Magistri: Cassiodore, in
Recherches de théologie ancienne et médiévale 15 (1948) 209-268.
[8] P. Blanchard, La Règle du Maître et la Règle de S. Benoît, in Revue bénédictine 60 (1950) 25-64. Tralasciamo, qui, l'ipotesi di J. Froger, La Règle du Maître et les sources du monachisme bénédictin, in Revue d'Ascétique et de Mystique 30 (1954) 275-288, secondo cui autore della RM sarebbe stato, sì, S. Benedetto, ma con un anticipo di un secolo nei confronti della RB, composta in Gallia nel decorso del sec. VII.
[9]
O.J. Zimmermann, The Regula Magistri: the Primitive Rule of
St.Benedict, in The American Benedictine Review I (1950)
11-36.
[10] I.M. Gómez, El problema de la Regla de S. Benito, in Hispania sacra 9 (1956) 1-55.
[11]
A. de Vogüé, Introduction, in La Règle de S. Benoît, cit.,
I, pp 308-312: « Le Maître et Benoît: deux personnes différentes? ».
La possibilità dell'unicità di autore è ammessa anche da A. Linage
Conde, Una hipótesis en torno a la obra literaria de san Benito,
in Archivos leonenses 29 (1975) 59-81.
[12]
S. Benedicti Regula, a. c. di G. Penco, Firenze 19702
, p. XXXI.
[13]
A. de Vogüé, La Règle du Maître et les Dialogues de S. Grégoire,
in Revue d'histoire ecclésiastique 61 (1966) 44-76; E. Manning,
Observations sur la présence de la « Regula Magistri » à Subiaco, in
Recherches de théologie ancienne et médiévale 33 (1966) 338.341;
P. Garriga, Subiaco i Montecassino en la redacció de la Regla de san
Benet, in Studia Monastica 9 (1967) 257-273.
[14]
« Dum quando legamus sanctos Patres nostros ... »: RB 18, 25 con
riferimento a Vitae Patrum 5, 4, 51; « Licet vinum omnino
monachorum non esse...»: RB 40, 4 con riferimento ivi 5, 4, 31.
[15]
RB 73, 2-5.
[16]
B. Capelle, Cassien, le Maître et S. Benoît, in Recherches de
théologie ancienne et médiévale 11 (1939) 110-118; Id., Aux
origines de la Règle de S. Benoît, ivi, 375-388.
[17]
A. Borias, Couches redactionelles dans la Règle bénédictine, in
Revue bénédictine 85 (1975) 38-55.
[18]
Come « discipulos » di RB 3, 6 e il successivo « magistro».
[19]
E. Manning, Le chapitre 73 de la Règle bénédictine est-il de S.
Benoît?, in Archivium Latinitatis Medii Aevi 30 (1960)
129-141.
[20]
La Règle de S. Benoît,
ed.
de Vogüé,
IV, pp. 107-109: « Allusions à la règle du Maître?
», a riguardo di « descripsimus » di RB 73, 1 e di « descriptam », ivi
73, 8.
[21]
« Simplicius quod famulus Christi ministerque Magistri latens opus
propagavit in omnes »: N. Huyghebaret, Simplicius, « propagateur » de
la Règle bénédictine. Légende ou tradition?, in Revue d'histoire
ecclésiastique 73 (1978) 46. Per il ricorso ai Versus Simplicii
nella questione della RM v. A. Lambert, Autour de la « Règle du
Maître », In Revue Mabillon 32 (1942) 58-60 e per il loro
interesse nella storia testuale della RB v. P. Engelbert, Regeltext
und Romverehrung.
Zur Frage der Verbreitung der Regula Benedicti im Frühmittelalter,
in Römische Quartalschrift 81 (1986) 46.
[22]
« Arctissimae vitae magister optimus, summae veritatis discipulus
eruditus »: S. Gregorio, In I Regum, 4, 70, ed.
P. Verbraken, in CC (Corpus Christianorum, Series
Latina) 144, 1963, p. 330.
[23]
Per uno dei suoi ultimi interventi al riguardo v.
A. de Vogüé,
Quelques observations nouvelles sur la Règle d'Eugippe, in
Benedictina 22 (1975) 31-41.
[24]
La possibilità di cambiamenti, anche sensibili o addirittura radicali,
da parte di un autore nel passaggio da una stesura all'altra della
stessa opera non ha bisogno di essere ulteriormente illustrata, tanto
essa appare scontata e pacifica. Si può vedere al riguardo, nel campo
monastico, ciò che affermava l'abbate Delatte a proposito dei suoi
cambiamenti nei confronti della prima edizione dei suo Commento alla RB:
L. Régnault, Dom Delatte commentateur de la Règle da Saint Benoît,
in Commentaria in S. Regulam I (Studia Anselmiana 84),
Roma 1982, pp. 61- 62. Per il campo letterario in genere si può
ricordare la profonda trasformazione subita, nel corso di appena quattro
o cinque anni (1823-27), dal romanzo manzoniano nel passaggio dagli
Sposi promessi ai Promessi sposi, con la radicale
rielaborazione della vicenda della monaca Gertrude.
Ritorno alla pagina iniziale: "Regole monastiche e conventuali"
| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |
| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |
23 ottobre 2020 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net