La regola “Libellus De Regularibus Obseruantiis” o "Largiente Domine"
Il
Libellus De Regularibus Obseruantiis
(LRO)
(Bib. Vat. Reginensis lat. 17 ff. 146r-154v):
Nuove prospettive riguardo alla permanenza del sistema della Regula Mixta
monastica dopo l'età carolingia (VIII e IX secolo)
Paula Barata Dias, Coimbra
Estratto e tradotto da "Studia
Patristica", vol. XLV, Peeters, Leuven 2010
Chi studia le antiche regole monastiche sa che ci sono due momenti
fondamentali nella storia e nella cronologia di questo genere: il primo,
l'età carolingia, agli inizi del IX secolo. In questo tempo, secondo le
informazioni fornite dal suo biografo Ardone Smaragdo (monaco benedettino,
783-843),
[1]
il monaco Benedetto d'Aniane (750-821) si dedicò a riunire in un unico
volume le regole monastiche antiche e contemporanee che conosceva, un
Codex Regularum.
In una fase iniziale di questo lavoro, ha anche composto un commento alla
Regula Benedicti (RB), noto come Concordia Regularum, utilizzando
estratti di altre regole monastiche. La sua intenzione era quella di
mostrare che la RB proveniva direttamente da un unico progetto, inteso come
il naturale culmine della tradizione monastica cenobitica, e che i monaci
dell’età carolingia potevano avvalersi del patrimonio e della parte migliore
della tradizione monastica storica rispettando la RB, un testo disciplinare
che conteneva un compendio di ciò che era solo parzialmente rappresentato
nel complesso delle altre regole.
[2]
Il secondo momento avvenne nel 1661, quando Luca Holstenio (Lucas Holstenius,
storico tedesco, sovrintendente alla Biblioteca Vaticana 1596-1661) curò
l’edizione critica, per la prima volta, del
Codex Regularum
di Benedetto d’Aniane, partendo da una copia di terza mano del manoscritto
di Monaco (M). Nel diciottesimo secolo questo libro è stato ristampato con
alcune note critiche da Marianus Brockie (monaco benedettino scozzese
1687-1755).
[3]
Questo trasferimento dal manoscritto alla stampa ha subìto alcuni
inconvenienti. Ci sono stati cambiamenti nell'ordine e nei contenuti in
tutto il manoscritto M (di Monaco) ed anche nella versione stampata della PL
(Patrologia Latina). Non è una
sorpresa, poiché nelle loro note critiche gli editori presumevano che,
sebbene partissero dall'opera di Benedetto d’Aniane, intendevano correggerla
e completarla. I criteri utilizzati in questa redazione includevano
l'incorporazione di regole antiche, forse dimenticate o sconosciute a
Benedetto d'Aniane, e l'arricchimento della raccolta principale con
additamenta, testi monastici composti dopo l'età carolingia. A causa di
questo processo, la versione dell'opera di Benedetto d’Aniane che abbiamo
oggi è piuttosto confusa.
È anche il caso del testo fino ad ora curato come
Antiqua Regula Monastica
del IX secolo.
Pubblicato tra gli additamenta dell'edizione Holstenius Brookie,
[4]
questo testo fu respinto da Leone Allaci (bibliotecario Vaticano: 1586-1669)
nell'edizione della PL perché ritenuto non rappresentativo della tradizione
monastica pre-benedettina. Questo è, secondo noi, il motivo principale per
cui questo testo è così poco conosciuto. Il suo primo editore Edmond
Martène, (monaco benedettino, storico ed erudito francese, 1654-1739), ci
informa che questo manoscritto si trovava nel “Fond Colbertinus” che fu
successivamente integrato nella Bibliotheque
Nationale de France.
[5]
Il catalogo della Biblioteca ci ha indirizzato ad una versione pubblicata,
prodotta da Carmelo Ottaviano (filosofo ed accademico, 1906-1980) nel 1928,
che abbiamo esaminato. Dopo averla consultata, abbiamo verificato che
l'edizione di Ottaviano proveniva da un altro manoscritto appartenente alla
Bibliotheca Ambrosiana
di Milano, e che questo manoscritto
Ambrosinus era già stato curato da Ambrogio Amelli (abate cassinese,
1848-1933) nel 1912.
[6]
Quando stavamo lavorando sulla tradizione delle regole spagnola, abbiamo
scoperto un altro manoscritto contenente questo testo: il manoscritto della
Biblioteca Vaticana Reginensis 17
ff., 146-154v. Questo manoscritto contiene un testo intitolato Libellus
de regularibus obseruantiis ut a Patribus Institutis (LRO).
All'inizio pensavamo di avere a che fare con un Liber Regularum, una
sorta di produzione monastica molto frequente durante il periodo della
Regula Mixta prima della riforma di Benedetto d'Aniane dell'817, che lasciava
ogni monastero od ogni abate libero di seguire l'ispirazione o la disciplina
che trovava migliore.
[7]
In effetti, in questo manoscritto abbiamo trovato lo stesso testo già curato
da Martène e Ottaviano. Pertanto, ora abbiamo non solo tre diverse fonti
manoscritte, ciascuna modificata in un contesto diverso, che non sono mai
state confrontate o riunite in uno studio, ma anche un nuovo manoscritto da
studiare ed identificare i suoi legami con altri componenti della stessa
tradizione testuale.
[8]
Ciò richiede una approfondita valutazione di tutte le fonti manoscritte e
giustifica una pubblicazione. Non è questo, tuttavia, ciò che desideriamo
presentare qui. Vorremmo concentrarci sulle questioni letterarie che questo
testo solleva.
Quando confrontiamo i testi contenuti in questo manoscritto, non ne
ravvediamo un motivo particolarmente evidente per unire insieme questi
specifici testi. È, in gran parte, composto da testi del Nuovo Testamento,
inclusi gli Atti e le sette Epistole Cattoliche. Questi testi sono
presentati con il tipico prologo della versione della Bibbia di San
Girolamo, ciò che è piuttosto curioso, poiché la versione della Bibbia di
San Girolamo diventò generalizzata nella cristianità solo dopo la revisione
effettuata dai maestri carolingi Alcuino di York (filosofo e teologo,
732-804) e Teodolfo vescovo d'Orleans (750-821).
Quando leggiamo il testo, la principale osservazione che dobbiamo fare è
quanto sia diverso dagli altri esempi di questo genere di letteratura
monastica. L'abbondante uso di fonti patristiche corrobora il titolo di
Libellus de regularibus obseruantiis come appare nel manoscritto
appartenente al Vaticano. In questo senso, alcuni capitoli, come il primo
Qualiter Die Dominico Agendum sit (f. 146v); il quarto De Ieiunio
(f. 149v); il quinto De cotidiana refectione (f. 150r) ed il sesto
De mensura ciborum (f. 150r) sono quasi esclusivamente composti da una
successione di brani patristici. Questa ispirazione letteraria appartiene a
tre diversi gruppi fondamentali, un tema tripartito che era già stato
presentato nel prologo fornito dal manoscritto
Ambrosinus quando utilizza i
termini legalia, apostolica, euangelia (f. 87r) per definire i
principali argomenti presentati in questo testo. I testi biblici sono citati
direttamente o come autorità esegetica per giustificare alcune pratiche,
come le ore dell'officium,
o come la composizione di preghiere specifiche per ogni ora. La maggior
parte di questi testi proviene dal Nuovo Testamento, in particolare dai
Vangeli e dalle Lettere di Paolo. Anche la tradizione patristica è
ampiamente contemplata, con autori come Cipriano, Agostino, Ambrogio, Leone
Magno e Gregorio Magno. Questi autori sono presenti non solo come autorità
esegetiche, ma anche come autorità ispiratrici. Gli autori che hanno scritto
sulla spiritualità e sulla pratica monastica, tuttavia, costituiscono la
maggior parte delle fonti. La RB, in questo contesto, è il testo più citato,
ma sono utilizzate anche la Regula Isidori, la Regula Fructuosi,
la Regula ad Virgines di San Cesario di Arles. La Regula
Pastoralis di Gregorio Magno e la De Ecclesiasticis Officiis di
Isidoro di Siviglia sono testi collegati anche alla regolamentazione delle
funzioni ecclesiastiche. Girolamo e l'Epistola Ad Eustochium,
Cassiano con le Collationes e l' Instituta Coenobitica; i
Sermones e la Segunda Epistola ad Virgines di San Cesario di
Arles, anch'essi citati, appartengono alla tradizione letteraria monastica e
sono frequentemente utilizzati nelle omelie e nelle prediche per
l'orientamento morale e spirituale della comunità monastica.
L'autore ha scelto da diverse fonti e afferma chiaramente le sue molteplici
ispirazioni. Anche quando ha a che fare con alcune questioni disciplinari
più oggettive, (come l'ora per celebrare l'ufficio, o l'orario dei
pasti), si mette sotto l'autorità e l'ispirazione di multi patres, ad
esempio, dopo il pranzo della sesta ora "
sicut sancti patres docent,
requiescendum aut legendum usque ad nonam
(come insegnano i santi Padri, bisogna riposare o leggere fino all’ora nona.
Ndt.)" (f. 147r); o le attività dopo i Vespri "
Post uespertinum autem officium...
edendi licentia a quibusdam sanctis patribus concessa est
(dopo l’ufficio del Vespro… viene concesso il permesso di cenare da parte di
alcuni dei santi Padri. Ndt.)"
(f. 147v); pasti giornalieri: "
Pentecostem usque ad Kalendas Octobris, si quarta et sexta feria fuerit,
non est soluendum ieiunium, sed et sabbati dies a plerisque sanctis patribus
ieiunio consecratus est
(da Pentecoste e fino alle Calende di ottobre non si deve adempiere al
digiuno nei giorni di mercoledì e di venerdì, mentre il giorno di sabato è
consacrato al digiuno da parte di numerosi santi Padri. Ndt.)" (f. 150r).
Queste ripetute espressioni possono indicare il possibile utilizzo di una
precedente selezione di repertorio patristico sugli argomenti in
discussione.
Questa tendenza a rispettare molteplici fonti riguardanti la disciplina e
l'ispirazione spirituale è collegata alla finalità di questo testo. L'autore
non ha bisogno di scegliere quale pratica sia la migliore perché non si
rivolge ad una comunità monastica come fanno le regole tradizionali.
Un argomento che rafforza la nostra interpretazione di questo documento come
prodotto dell'età carolingia dopo la riforma di Aniane è il predominio della
RB. Riteniamo che l'autore conoscesse e forse sia stato educato secondo la
disciplina benedettina, ma non era né un abate né un monaco che scriveva per
una comunità monastica. I titoli dei capitoli sono molto simili alla RB,
come possiamo vedere nei seguenti capitoli della LRO:
LRO 2
Qualiter a Sancto Pasca usque ad Kalendas Octobris diuina opera per diem
agantur,
RB 16
Qualiter diuina opera per diem agantur
LRO 3
Qualiter a Kalendis Octobris usque in sancto Pasca diuina et humana opera
nocturnis et diurnis oris agantur,
(un riassunto dei titoli e della sostanza di RB 8-12)
LRO 6
De Mensura ciborum,
RB 39
LRO 7
De mensura potus,
RB 40
LRO 9
De oratione,
RB 20
De reuerentia orationis
LRO 11
De opere manuum,
RB 48
De opere manuum cotidiano
LRO 12
De uilitate indumentorum,
RB 55
De uestimentis et calceamentis
LRO 13
De hospitalitate,
RB 53
De hospitibus suscipiendis
[9]
Il manoscritto Ambrosianus
include un prologo, non incluso in altre fonti, che, se autentico, fornisce
alcuni indizi sulla finalità di questo testo: l'autore afferma di aver
scritto questo testo a seguito di una richiesta individuale " sicut
petisti" (f. 87r), ciò che è coerente con i cambiamenti occasionali nel
pronome soggetto. Per lo più, l'autore usa la terza persona impersonale ed
un tono precettivo, che è anche dominante nel genere della regula
monastica. A volte, tuttavia, cambia la persona con cui parla, usando un
"Tu" molto familiare, ad es. 8 De Taciturnitate "Reliquis autem horis
tibi ad opus corporativismo deputati, quicquid ministris tuis et tibi
necesse fuerit (Il silenzio.
Nelle altre ore che ti sono assegnate per esercitare un lavoro manuale, con
alcuni tuoi subordinati e se ti fosse necessario, [potresti con un reciproco
breve colloquio dare termine ad una lamentela])" (152v).
Il prologo (MS. Ambrosianus f.
87r) rivela anche un legame di amicizia tra l'autore ed il suo destinatario.
Termini come carissimus (2x), amiculus e questa evidenza che
sia una risposta ad una sollecitazione diretta possono essere visti come
argomenti per giustificare l'idea che sono collegati da legami di amicizia,
ammirazione reciproca ed un’elevata formazione culturale, religiosa ed anche
sociale. L'indicazione più chiara per confermare questa affermazione è il
riferimento alla servitù “ministris tuis ” (f. 152v). L'autore dice
anche:
[c. 87r]”...
hec tibi pauca ex multorum constitutionibus partum capitula succintim breui
ac inerudito sermone excepta sicut petisti, carissime, dirigere curaui.
Licet legalia apostolica et euangelia innumerabilia tibi ad arcem diuine
contemplationis sufficient precepta, tamen hec nostra pauperrima et inculta
exceptin, diuinis et sanctorum partum undique monita testimoniis, ad
amiculum,
diuina fauente clemen
[f. 87v]
tia uite tue esse, ut credo, curaui.
"
[10]
La provenienza dei manoscritti, così come la loro copia ed il loro
contenuto, appartiene al dominio dell'influenza carolingia in un periodo di
espansione dell'influenza della RB, secondo le unificanti regole che guidano
la riforma monastica e clericale.
[11]
Ci sono anche altri elementi che associano quest'opera alla cultura
carolingia:
È ben noto, soprattutto dopo i lavori di D. Reginald Grégoire, D. Clemente
Molas e Philibert Schmitz,
[12]
che Benedetto d'Aniane non seguì rigorosamente la RB. Introdusse
innovazioni, ispirate all'Ordo
Romanus ed anche ad alcune pratiche dei monasteri visigoti che
egli considerava salutari, “salubres”,
nel senso che erano confermate dalla loro efficacia e dal sano
utilizzo. Testi incorporati nel primo volume del CCM,
[13]
come la Vita Benedicti Anianensis, gli Acta Concilii
Aquisgranensis e la Collectio Capitularis
mostrano chiaramente la portata della riforma benedettina carolingia
rispetto al testo originale della RB. Ad esempio, nell'LRO è prescritta
anche la visita agli altari, una delle novità dell’Ordo di Benedetto
d’Aniane.
[14]
L'ultimo aspetto da considerare di questo testo, e qui dato solo come
considerazione preliminare, riguarda la sua vicinanza al genere letterario
regula, così come era inteso durante il periodo di Benedetto
d'Aniane.
A rigore, questo testo non è una Regula Monastica, nonostante
esibisca una struttura formale simile, come: la divisione dei capitoli; il
linguaggio precettivo in alcuni excerpta; istruzioni pratiche su
tempo, preghiera e lavoro (capitolo primo-terzo); e disciplina riguardo al
cibo ed alle bevande (capitoli quarto-settimo); seguito da otto capitoli
riguardanti l'edificazione spirituale.
Tuttavia, questo testo ignora gli argomenti più legati all'organizzazione di
una comunità monastica: mancano aspetti relativi al mantenimento di tale
comunità, come la gerarchia interna, i rituali della comunità, l'unione e
l'accoglienza di nuovi membri, le punizioni, i rituali di preghiera comune,
i compiti dell'abate ed i contatti con la comunità esterna al monastero. Le
regole monastiche sono usate, in questo testo, per corroborare un piano
personale di perfezione.
Date queste circostanze, Benedetto d’Aniane non avrebbe mai integrato questo
testo, qualora lo avesse conosciuto, nel suo Codex Regularum. In
effetti, il momento in cui Benedetto d'Aniane raccolse le regole monastiche
nel suo Codex e compose la Concordia Regularum fu anche la
fine di questo tipo di composizione letteraria. Così, dopo il IX secolo, le
regole monastiche pre-benedettine e persino la Concordia Regularum,
sono state molto raramente copiate e lette, come risultato della
standardizzazione monastica sotto la RB. Le precedenti regole monastiche
multiple divennero superflue ed inefficaci, non solo in termini di guida
spirituale, ma anche a causa della nuova struttura data alle istituzioni
monastiche sotto i nuovi modelli politici e religiosi promossi durante il
periodo carolingio. Sono sopravvissute solo come ispirazione nelle raccolte
canonistiche nel campo del diritto.
[15]
In conclusione, l'LRO e la sua diffusione manoscritta ci presentano
una nuova prospettiva sulla sopravvivenza delle regole monastiche
pre-benedettine, diversa da questa specifica funzione regolatrice. Possono
essere state usate per comporre trattati morali o guide spirituali private,
e destinate a qualche nobile con responsabilità ecclesiastiche. Gli studi
preliminari condotti su questa tradizione letteraria ci hanno mostrato che
la produzione monastica del periodo Regula Mixta non è stata
completamente dimenticata dopo la riforma monastica benedettina di Aniane in
età carolingia. Questa specifica produzione letteraria abbandonò il suo
campo di applicazione primario come istitutrice di disciplina per le
comunità monastiche e fu impiegata come fonte fondamentale di ispirazione
nella composizione del
Libellus de Regularibus Obseruantiis
(LRO),
una guida morale per l'elevazione dell'élite carolingia.
[1]
PL 103, 351-90. Ardon, Vie de Benoît d'Aniane, F. Baumes trad., Vie
Monastique 39 (Bellefontaine, 2001).
[2]
La migliore testimonianza di questo lavoro è il manoscritto Monachensis
CLM 28118 (Bayerische Staatsbibliothek), contenente trentasei differenti
regole monastiche antiche. Questo Codex Regularum è stato un dono di
Benedetto d'Aniane a Helisachar, suo amico e abate del monastero di San
Massimino di Treviri.
[3]
Questa edizione è la base, completata con un'introduzione di Leone Allacci,
dell'edizione presentata in PL, 103, 393-705.
[4]
Holstenius-Brockie, Codex Regularum monasticarum et
Canonicarum...
(Augusta. 1759), 2, 71-7; collezionato da, come egli afferma, Edmund
Martens, Veterum Scriptorum et Monumentorum Historicorum, Dogmaticorum,
Moralium, Amplissima Collectio (Parigi, 1724-33), 9 voll., 9, 101.
[5]
Cod. Lat. 2731 A, ff. 24-40 inc.
De regula...exp....
et regnat saecula saeculorum amen. L. Delisle, Catalogue général des
manuscrits latins (Parigi, 1952), 3, 40.
[6]
Biblioteca Ambrosiana, Milano, S. 17 Sup., S. 87r-95r.
Il catalogo contiene questa sezione sotto il riferimento Alcuini
opusculum Interrogationum. Carmelo Ottaviano, Regola monastica d'un
anonimo benedettino: Aeuum 2 (1928) 513-30; id, Testi
medioevali Inediti, Alcuino, Avendanth, Raterio, S. Anselmo, Abelardo,
Incertus auctor (Firenze, 1934), 211-29. A. Amelli: Annales
OSB, 20 (1912) 177-93. Questa è l'edizione usata da D.J.-M. Clément, OSB.
Lexique des Anciennes Règles Monastiques (Steenbruge, 1988), 2 voll.
[7]
Anscari Mundò, I corpora e codices regularum nella tradizione
codicologica delle regole monastiche, in: II Monachesimo nell’alto
Medioevo e la formazione della civiltà Occidentale, STMed (Spoleto,
1997), 233-59.
[8]
Bibliothecae Vaticanaae Codices Reginenses Latini
17; XI secolo, 154 ss. Il manoscritto Vaticana Reginensis mostra
segni di successivi cambiamenti effettuati nello stesso XI secolo.
[9]
García M. Colombas, Inãki Aranguren, La Regla de San Benito, BAC 406
(Madrid, 1993). 108, 100-5; 135; 137, 114, 147, 159, 154.
[10]
Traduzione: “Io ho fatto ogni sforzo per organizzare questi capitoli
utilizzando vari estratti di molte opere della tradizione patristica, in
un'opera breve e piuttosto rozza, a tuo vantaggio e come hai richiesto.
Nonostante la presenza di tanti precetti giuridici, apostolici ed evangelici
(legalia apostolica et euangelia innumerabilia precepta) che possono
aiutarti a raggiungere l'apice della contemplazione divina forse, con la
benedizione della divina clemenza, questa selezione molto povera ed incolta
(pauperrima et incultaceptio) tratta da un gran numero di
testimonianze dei padri per un caro amico, può essere applicata anche alla
tua vita“.
[11]
Questo testo non riguarda specificamente il tema della riforma del
monastero, ma, collateralmente, beneficia della stabilizzazione del modello
benedettino. C'è chiaramente un'influenza
dell'Ordo Romanus e
della disciplina ecclesiastica, specialmente nella varietà della salmodia;
l'enfasi sulla celebrazione della messa quotidiana (il missarum sollemnia)
ed il programma di preghiera e riposo per il Dies Dominicus.
[12]
D. Reginald Grégoire, Benedetto d’Aniane nella
riforma monastica
carolingia: StMed 2 (1985) 573-610; D. Clemente Molas, A proposito
del Ordo Diurnus da San Benito de Aniano: StMon 3 (1961)
205-22; Philibert Schmitz, L'influence de Saint Benoit d'Aniane dans
l'Histoire de l’Ordre de Saint Benoît, in: II monachesimo nell’alto
Medioevo e la formazione della civiltà occidentale, SCMed
(Spoleto, 1957), 401-15.
[13]
Regula Sancti Benedicti Anianensis siue collectio
capitularis,
Corpus Consuetudinum Monasticarum, D. Jean Semmler ed.
(Siegburg, 1963), 501-36;
Synodi Aquisgranensis Decreta Authentica,
id.,
ibid.,451-81.
[14]
Questa visita avviene prima della celebrazione della matutina hora,
per Benedetto d’Aniane; dopo il pasto dei Vespri in LRO 2 (f. 149v):
“Cum
autem surrexeris a mensam, coram
altario Christi gratiarum risolue actiones”. L'importanza del
lavoro manuale è ridotta anche nell’LRO rispetto alla RB, ma coincide
con lo spirito della riforma benedettina carolingia.
[15]
Burcardo di Worms (950-1025),
Decretorum Liber
(PL 140, 537); Ivo di Chartres (1040-1115),
Decretorum Liber
(161, 48); Graziano (circa 1075-1145), Decretum (PL 187, 1865).
La principale fonte di citazioni regolari in questi autori è Smaragdo di
Saint-Mihiel (Irlanda, 760 – 840), Exposition (PL 102, 691-932).
Ritorno alla "Introduzione" - Ritorno alla pagina iniziale "Libellus De Regularibus Obseruantiis"
| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |
| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |
28 febbraio 2021 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net