La regola “Libellus De Regularibus Obseruantiis” o "Largiente Domine"
	
	Il 
	
	
	Libellus De Regularibus Obseruantiis 
	(LRO)
	
	(Bib. Vat. Reginensis lat. 17 ff. 146r-154v): 
	
	Nuove prospettive riguardo alla permanenza del sistema della Regula Mixta 
	monastica dopo l'età carolingia (VIII e IX secolo)
	
	Paula Barata Dias, Coimbra
	
	Estratto e tradotto da "Studia 
	Patristica", vol. XLV, Peeters, Leuven 2010
	
	 
	
	Chi studia le antiche regole monastiche sa che ci sono due momenti 
	fondamentali nella storia e nella cronologia di questo genere: il primo, 
	l'età carolingia, agli inizi del IX secolo. In questo tempo, secondo le 
	informazioni fornite dal suo biografo Ardone Smaragdo (monaco benedettino, 
	783-843), 
	
	
	
	[1]
	
	
	il monaco Benedetto d'Aniane (750-821) si dedicò a riunire in un unico 
	volume le regole monastiche antiche e contemporanee che conosceva, un 
	
	
	Codex Regularum. 
	
	In una fase iniziale di questo lavoro, ha anche composto un commento alla 
	Regula Benedicti (RB), noto come Concordia Regularum, utilizzando 
	estratti di altre regole monastiche. La sua intenzione era quella di 
	mostrare che la RB proveniva direttamente da un unico progetto, inteso come 
	il naturale culmine della tradizione monastica cenobitica, e che i monaci 
	dell’età carolingia potevano avvalersi del patrimonio e della parte migliore 
	della tradizione monastica storica rispettando la RB, un testo disciplinare 
	che conteneva un compendio di ciò che era solo parzialmente rappresentato 
	nel complesso delle altre regole. 
	
	
	
	[2]
	
	
	Il secondo momento avvenne nel 1661, quando Luca Holstenio (Lucas Holstenius, 
	storico tedesco, sovrintendente alla Biblioteca Vaticana 1596-1661) curò 
	l’edizione critica, per la prima volta, del 
	
	Codex Regularum 
	di Benedetto d’Aniane, partendo da una copia di terza mano del manoscritto 
	di Monaco (M). Nel diciottesimo secolo questo libro è stato ristampato con 
	alcune note critiche da Marianus Brockie (monaco benedettino scozzese 
	1687-1755). 
	
	
	
	[3]
	
	Questo trasferimento dal manoscritto alla stampa ha subìto alcuni 
	inconvenienti. Ci sono stati cambiamenti nell'ordine e nei contenuti in 
	tutto il manoscritto M (di Monaco) ed anche nella versione stampata della PL 
	(Patrologia Latina). Non è una 
	sorpresa, poiché nelle loro note critiche gli editori presumevano che, 
	sebbene partissero dall'opera di Benedetto d’Aniane, intendevano correggerla 
	e completarla. I criteri utilizzati in questa redazione includevano 
	l'incorporazione di regole antiche, forse dimenticate o sconosciute a 
	Benedetto d'Aniane, e l'arricchimento della raccolta principale con 
	additamenta, testi monastici composti dopo l'età carolingia. A causa di 
	questo processo, la versione dell'opera di Benedetto d’Aniane che abbiamo 
	oggi è piuttosto confusa.
	
	È anche il caso del testo fino ad ora curato come
	Antiqua Regula Monastica 
	del IX secolo.
	
	Pubblicato tra gli additamenta dell'edizione Holstenius Brookie,
	
	
	
	
	[4]
	
	
	questo testo fu respinto da Leone Allaci (bibliotecario Vaticano: 1586-1669) 
	nell'edizione della PL perché ritenuto non rappresentativo della tradizione 
	monastica pre-benedettina. Questo è, secondo noi, il motivo principale per 
	cui questo testo è così poco conosciuto. Il suo primo editore Edmond 
	Martène, (monaco benedettino, storico ed erudito francese, 1654-1739), ci 
	informa che questo manoscritto si trovava nel “Fond Colbertinus” che fu 
	successivamente integrato nella Bibliotheque 
	Nationale de France. 
	
	
	
	
	
	[5]
	
	
	Il catalogo della Biblioteca ci ha indirizzato ad una versione pubblicata, 
	prodotta da Carmelo Ottaviano (filosofo ed accademico, 1906-1980) nel 1928, 
	che abbiamo esaminato. Dopo averla consultata, abbiamo verificato che 
	l'edizione di Ottaviano proveniva da un altro manoscritto appartenente alla
	Bibliotheca Ambrosiana 
	
	di Milano, e che questo manoscritto 
	Ambrosinus era già stato curato da Ambrogio Amelli (abate cassinese, 
	1848-1933) nel 1912. 
	
	
	
	[6]
	
	Quando stavamo lavorando sulla tradizione delle regole spagnola, abbiamo 
	scoperto un altro manoscritto contenente questo testo: il manoscritto della 
	Biblioteca Vaticana  Reginensis 17 
	ff., 146-154v. Questo manoscritto contiene un testo intitolato Libellus 
	de regularibus obseruantiis ut a Patribus Institutis (LRO). 
	All'inizio pensavamo di avere a che fare con un Liber Regularum, una 
	sorta di produzione monastica molto frequente durante il periodo della 
	Regula Mixta prima della riforma di Benedetto d'Aniane dell'817, che lasciava 
	ogni monastero od ogni abate libero di seguire l'ispirazione o la disciplina 
	che trovava migliore. 
	
	
	
	[7]
	
	In effetti, in questo manoscritto abbiamo trovato lo stesso testo già curato 
	da Martène e Ottaviano. Pertanto, ora abbiamo non solo tre diverse fonti 
	manoscritte, ciascuna modificata in un contesto diverso, che non sono mai 
	state confrontate o riunite in uno studio, ma anche un nuovo manoscritto da 
	studiare ed identificare i suoi legami con altri componenti della stessa 
	tradizione testuale. 
	
	
	
	[8]
	
	
	Ciò richiede una approfondita valutazione di tutte le fonti manoscritte e 
	giustifica una pubblicazione. Non è questo, tuttavia, ciò che desideriamo 
	presentare qui. Vorremmo concentrarci sulle questioni letterarie che questo 
	testo solleva.
	
	Quando confrontiamo i testi contenuti in questo manoscritto, non ne 
	ravvediamo un motivo particolarmente evidente per unire insieme questi 
	specifici testi. È, in gran parte, composto da testi del Nuovo Testamento, 
	inclusi gli Atti e le sette Epistole Cattoliche. Questi testi sono 
	presentati con il tipico prologo della versione della Bibbia di San 
	Girolamo, ciò che è piuttosto curioso, poiché la versione della Bibbia di 
	San Girolamo diventò generalizzata nella cristianità solo dopo la revisione 
	effettuata dai maestri carolingi Alcuino di York (filosofo e teologo, 
	732-804) e Teodolfo vescovo d'Orleans (750-821).
	
	
	Quando leggiamo il testo, la principale osservazione che dobbiamo fare è 
	quanto sia diverso dagli altri esempi di questo genere di letteratura 
	monastica. L'abbondante uso di fonti patristiche corrobora il titolo di 
	Libellus de regularibus obseruantiis come appare nel manoscritto 
	appartenente al Vaticano. In questo senso, alcuni capitoli, come il primo 
	Qualiter Die Dominico Agendum sit (f. 146v); il quarto De Ieiunio 
	(f. 149v); il quinto De cotidiana refectione (f. 150r) ed il sesto 
	De mensura ciborum (f. 150r) sono quasi esclusivamente composti da una 
	successione di brani patristici. Questa ispirazione letteraria appartiene a 
	tre diversi gruppi fondamentali, un tema tripartito che era già stato 
	presentato nel prologo fornito dal manoscritto
	Ambrosinus quando utilizza i 
	termini legalia, apostolica, euangelia (f. 87r) per definire i 
	principali argomenti presentati in questo testo. I testi biblici sono citati 
	direttamente o come autorità esegetica per giustificare alcune pratiche, 
	come le ore dell'officium, 
	o come la composizione di preghiere specifiche per ogni ora. La maggior 
	parte di questi testi proviene dal Nuovo Testamento, in particolare dai 
	Vangeli e dalle Lettere di Paolo. Anche la tradizione patristica è 
	ampiamente contemplata, con autori come Cipriano, Agostino, Ambrogio, Leone 
	Magno e Gregorio Magno. Questi autori sono presenti non solo come autorità 
	esegetiche, ma anche come autorità ispiratrici. Gli autori che hanno scritto 
	sulla spiritualità e sulla pratica monastica, tuttavia, costituiscono la 
	maggior parte delle fonti. La RB, in questo contesto, è il testo più citato, 
	ma sono utilizzate anche la Regula Isidori, la Regula Fructuosi, 
	la Regula ad Virgines di San Cesario di Arles. La Regula 
	Pastoralis di Gregorio Magno e la De Ecclesiasticis Officiis di 
	Isidoro di Siviglia sono testi collegati anche alla regolamentazione delle 
	funzioni ecclesiastiche. Girolamo e l'Epistola Ad Eustochium, 
	Cassiano con le Collationes e l' Instituta Coenobitica; i 
	Sermones e la Segunda Epistola ad Virgines di San Cesario di 
	Arles, anch'essi citati, appartengono alla tradizione letteraria monastica e 
	sono frequentemente utilizzati nelle omelie e nelle prediche per 
	l'orientamento morale e spirituale della comunità monastica.
	
	L'autore ha scelto da diverse fonti e afferma chiaramente le sue molteplici 
	ispirazioni. Anche quando ha a che fare con alcune questioni disciplinari 
	più oggettive, (come l'ora per celebrare l'ufficio, o l'orario dei 
	pasti), si mette sotto l'autorità e l'ispirazione di multi patres, ad 
	esempio, dopo il pranzo della sesta ora " 
	
	
	sicut sancti patres docent,
	
	
	
	requiescendum aut legendum usque ad nonam 
	(come insegnano i santi Padri, bisogna riposare o leggere fino all’ora nona. 
	Ndt.)" (f. 147r); o le attività dopo i Vespri "
	
	
	
	Post uespertinum autem officium...
	
	
	
	edendi licentia a quibusdam sanctis patribus concessa est
	
	
	(dopo l’ufficio del Vespro… viene concesso il permesso di cenare da parte di 
	alcuni dei santi Padri. Ndt.)" 
	(f. 147v); pasti giornalieri: " 
	
	
	Pentecostem usque ad Kalendas Octobris, si quarta et sexta feria fuerit,
	
	
	
	non est soluendum ieiunium, sed et sabbati dies a plerisque sanctis patribus 
	ieiunio consecratus est 
	(da Pentecoste e fino alle Calende di ottobre non si deve adempiere al 
	digiuno nei giorni di mercoledì e di venerdì, mentre il giorno di sabato è 
	consacrato al digiuno da parte di numerosi santi Padri. Ndt.)" (f. 150r). 
	Queste ripetute espressioni possono indicare il possibile utilizzo di una 
	precedente selezione di repertorio patristico sugli argomenti in 
	discussione.
	
	Questa tendenza a rispettare molteplici fonti riguardanti la disciplina e 
	l'ispirazione spirituale è collegata alla finalità di questo testo. L'autore 
	non ha bisogno di scegliere quale pratica sia la migliore perché non si 
	rivolge ad una comunità monastica come fanno le regole tradizionali.
	
	Un argomento che rafforza la nostra interpretazione di questo documento come 
	prodotto dell'età carolingia dopo la riforma di Aniane è il predominio della 
	RB. Riteniamo che l'autore conoscesse e forse sia stato educato secondo la 
	disciplina benedettina, ma non era né un abate né un monaco che scriveva per 
	una comunità monastica. I titoli dei capitoli sono molto simili alla RB, 
	come possiamo vedere nei seguenti capitoli della LRO:
	
	
	LRO 2 
	
	Qualiter a Sancto Pasca usque ad Kalendas Octobris diuina opera per diem 
	agantur, 
	RB 16 
	
	Qualiter diuina opera per diem agantur 
	
	
	LRO 3 
	
	Qualiter a Kalendis Octobris usque in sancto Pasca diuina et humana opera 
	nocturnis et diurnis oris agantur, 
	(un riassunto dei titoli e della sostanza di RB 8-12)
	
	
	LRO 6 
	
	De Mensura ciborum, 
	RB 39
	
	
	LRO 7 
	
	De mensura potus, 
	RB 40
	
	
	LRO 9 
	
	De oratione, 
	RB 20 
	
	De reuerentia orationis
	
	
	LRO 11 
	
	De opere manuum,
	
	
	
	RB 48 
	
	De opere manuum cotidiano
	
	
	LRO 12 
	
	De uilitate indumentorum,
	
	
	
	RB 55 
	
	De uestimentis et calceamentis
	
	 LRO 13 
	
	
	De hospitalitate,
	
	
	RB 53 
	
	De hospitibus suscipiendis
	
	
	
	
	[9]
	
	Il manoscritto Ambrosianus 
	include un prologo, non incluso in altre fonti, che, se autentico, fornisce 
	alcuni indizi sulla finalità di questo testo: l'autore afferma di aver 
	scritto questo testo a seguito di una richiesta individuale " sicut 
	petisti" (f. 87r), ciò che è coerente con i cambiamenti occasionali nel 
	pronome soggetto. Per lo più, l'autore usa la terza persona impersonale ed 
	un tono precettivo, che è anche dominante nel genere della regula 
	monastica. A volte, tuttavia, cambia la persona con cui parla, usando un 
	"Tu" molto familiare, ad es. 8 De Taciturnitate "Reliquis autem horis 
	tibi ad opus corporativismo deputati, quicquid ministris tuis et tibi 
	necesse fuerit (Il silenzio. 
	Nelle altre ore che ti sono assegnate per esercitare un lavoro manuale, con 
	alcuni tuoi subordinati e se ti fosse necessario, [potresti con un reciproco 
	breve colloquio dare termine ad una lamentela])" (152v).
	
	Il prologo (MS. Ambrosianus f. 
	87r) rivela anche un legame di amicizia tra l'autore ed il suo destinatario. 
	Termini come carissimus (2x), amiculus e questa evidenza che 
	sia una risposta ad una sollecitazione diretta possono essere visti come 
	argomenti per giustificare l'idea che sono collegati da legami di amicizia, 
	ammirazione reciproca ed un’elevata formazione culturale, religiosa ed anche 
	sociale. L'indicazione più chiara per confermare questa affermazione è il 
	riferimento alla servitù “ministris tuis ” (f. 152v). L'autore dice 
	anche:
	
	[c. 87r]”...
	
	
	hec tibi pauca ex multorum constitutionibus partum capitula succintim breui 
	ac inerudito sermone excepta sicut petisti, carissime, dirigere curaui. 
	Licet legalia apostolica et euangelia innumerabilia tibi ad arcem diuine 
	contemplationis sufficient precepta, tamen hec nostra pauperrima et inculta 
	exceptin, diuinis et sanctorum partum undique monita testimoniis, ad 
	amiculum,
	
	
	diuina fauente clemen 
	[f. 87v] 
	
	tia uite tue esse, ut credo, curaui. 
	"
	
	
	[10]
	
	La provenienza dei manoscritti, così come la loro copia ed il loro 
	contenuto, appartiene al dominio dell'influenza carolingia in un periodo di 
	espansione dell'influenza della RB, secondo le unificanti regole che guidano 
	la riforma monastica e clericale. 
	
	
	
	[11]
	
	
	Ci sono anche altri elementi che associano quest'opera alla cultura 
	carolingia:
	
	È ben noto, soprattutto dopo i lavori di D. Reginald Grégoire, D. Clemente 
	Molas e Philibert Schmitz, 
	
	
	
	[12]
	
	
	che Benedetto d'Aniane non seguì rigorosamente la RB. Introdusse 
	innovazioni, ispirate all'Ordo 
	Romanus ed anche ad alcune pratiche dei monasteri visigoti che 
	egli considerava salutari, “salubres”, 
	nel senso che erano confermate dalla loro efficacia e dal sano 
	utilizzo. Testi incorporati nel primo volume del CCM, 
	
	
	
	
	[13]
	
	
	come la Vita Benedicti Anianensis, gli Acta Concilii 
	Aquisgranensis e la Collectio Capitularis 
	
	mostrano chiaramente la portata della riforma benedettina carolingia 
	rispetto al testo originale della RB. Ad esempio, nell'LRO è prescritta 
	anche la visita agli altari, una delle novità dell’Ordo di Benedetto 
	d’Aniane. 
	
	[14]
	
	L'ultimo aspetto da considerare di questo testo, e qui dato solo come 
	considerazione preliminare, riguarda la sua vicinanza al genere letterario
	regula, così come era inteso durante il periodo di Benedetto 
	d'Aniane.
	
	A rigore, questo testo non è una Regula Monastica, nonostante 
	esibisca una struttura formale simile, come: la divisione dei capitoli; il 
	linguaggio precettivo in alcuni excerpta; istruzioni pratiche su 
	tempo, preghiera e lavoro (capitolo primo-terzo); e disciplina riguardo al 
	cibo ed alle bevande (capitoli quarto-settimo); seguito da otto capitoli 
	riguardanti l'edificazione spirituale.
	
	Tuttavia, questo testo ignora gli argomenti più legati all'organizzazione di 
	una comunità monastica: mancano aspetti relativi al mantenimento di tale 
	comunità, come la gerarchia interna, i rituali della comunità, l'unione e 
	l'accoglienza di nuovi membri, le punizioni, i rituali di preghiera comune, 
	i compiti dell'abate ed i contatti con la comunità esterna al monastero. Le 
	regole monastiche sono usate, in questo testo, per corroborare un piano 
	personale di perfezione.
	
	Date queste circostanze, Benedetto d’Aniane non avrebbe mai integrato questo 
	testo, qualora lo avesse conosciuto, nel suo Codex Regularum. In 
	effetti, il momento in cui Benedetto d'Aniane raccolse le regole monastiche 
	nel suo Codex e compose la Concordia Regularum fu anche la 
	fine di questo tipo di composizione letteraria. Così, dopo il IX secolo, le 
	regole monastiche pre-benedettine e persino la Concordia Regularum, 
	sono state molto raramente copiate e lette, come risultato della 
	standardizzazione monastica sotto la RB. Le precedenti regole monastiche 
	multiple divennero superflue ed inefficaci, non solo in termini di guida 
	spirituale, ma anche a causa della nuova struttura data alle istituzioni 
	monastiche sotto i nuovi modelli politici e religiosi promossi durante il 
	periodo carolingio. Sono sopravvissute solo come ispirazione nelle raccolte 
	canonistiche nel campo del diritto. 
	
	
	
	[15]
	
	In conclusione, l'LRO e la sua diffusione manoscritta ci presentano 
	una nuova prospettiva sulla sopravvivenza delle regole monastiche 
	pre-benedettine, diversa da questa specifica funzione regolatrice. Possono 
	essere state usate per comporre trattati morali o guide spirituali private, 
	e destinate a qualche nobile con responsabilità ecclesiastiche. Gli studi 
	preliminari condotti su questa tradizione letteraria ci hanno mostrato che 
	la produzione monastica del periodo Regula Mixta non è stata 
	completamente dimenticata dopo la riforma monastica benedettina di Aniane in 
	età carolingia. Questa specifica produzione letteraria abbandonò il suo 
	campo di applicazione primario come istitutrice di disciplina per le 
	comunità monastiche e fu impiegata come fonte fondamentale di ispirazione 
	nella composizione del 
	
	
	Libellus de Regularibus Obseruantiis 
	(LRO), 
	una guida morale per l'elevazione dell'élite carolingia.
	
	 
	
	
	
	[1] 
	PL 103, 351-90. Ardon, Vie de Benoît d'Aniane, F. Baumes trad., Vie 
	Monastique 39 (Bellefontaine, 2001).
	
	
	
	[2] 
	La migliore testimonianza di questo lavoro è il manoscritto Monachensis 
	CLM 28118 (Bayerische Staatsbibliothek), contenente trentasei differenti 
	regole monastiche antiche. Questo Codex Regularum è stato un dono di 
	Benedetto d'Aniane a Helisachar, suo amico e abate del monastero di San 
	Massimino di Treviri.  
	
	
	
	[3] 
	Questa edizione è la base, completata con un'introduzione di Leone Allacci, 
	dell'edizione presentata in PL, 103, 393-705.
	
	
	
	[4]
	Holstenius-Brockie, Codex Regularum monasticarum et 
	Canonicarum... 
	
	(Augusta. 1759), 2, 71-7; collezionato da, come egli afferma, Edmund 
	Martens, Veterum Scriptorum et Monumentorum Historicorum, Dogmaticorum,
	Moralium, Amplissima Collectio (Parigi, 1724-33), 9 voll., 9, 101.
	
	
	
	[5]
	Cod. Lat. 2731 A, ff. 24-40 inc. 
	
	De regula...exp.... 
	et regnat saecula saeculorum amen. L. Delisle, Catalogue général des 
	manuscrits latins (Parigi, 1952), 3, 40.
	
	
	
	[6]
	Biblioteca Ambrosiana, Milano, S. 17 Sup., S. 87r-95r.
	
	
	Il catalogo contiene questa sezione sotto il riferimento Alcuini 
	opusculum Interrogationum. Carmelo Ottaviano, Regola monastica d'un 
	anonimo benedettino: Aeuum 2 (1928) 513-30; id, Testi 
	medioevali Inediti, Alcuino, Avendanth, Raterio, S. Anselmo, Abelardo,
	Incertus auctor (Firenze, 1934), 211-29. A. Amelli: Annales 
	OSB, 20 (1912) 177-93. Questa è l'edizione usata da D.J.-M. Clément, OSB. 
	Lexique des Anciennes Règles Monastiques (Steenbruge, 1988), 2 voll.
	
	
	
	[7] 
	Anscari Mundò, I corpora e codices regularum nella tradizione 
	codicologica delle regole monastiche, in: II Monachesimo nell’alto 
	Medioevo e la formazione della civiltà Occidentale, STMed (Spoleto, 
	1997), 233-59.
	
	
	
	[8] 
	Bibliothecae Vaticanaae Codices Reginenses Latini 
	
	17; XI secolo, 154 ss. Il manoscritto Vaticana Reginensis mostra 
	segni di successivi cambiamenti effettuati nello stesso XI secolo. 
	
	
	
	[9] 
	García M. Colombas, Inãki Aranguren, La Regla de San Benito, BAC 406 
	(Madrid, 1993). 108, 100-5; 135; 137, 114, 147, 159, 154.
	
	
	
	[10] 
	Traduzione: “Io ho fatto ogni sforzo per organizzare questi capitoli 
	utilizzando vari estratti di molte opere della tradizione patristica, in 
	un'opera breve e piuttosto rozza, a tuo vantaggio e come hai richiesto. 
	Nonostante la presenza di tanti precetti giuridici, apostolici ed evangelici
	(legalia apostolica et euangelia innumerabilia precepta) che possono 
	aiutarti a raggiungere l'apice della contemplazione divina forse, con la 
	benedizione della divina clemenza, questa selezione molto povera ed incolta
	(pauperrima et incultaceptio) tratta da un gran numero di 
	testimonianze dei padri per un caro amico, può essere applicata anche alla 
	tua vita“.
	
	
	
	[11] 
	Questo testo non riguarda specificamente il tema della riforma del 
	monastero, ma, collateralmente, beneficia della stabilizzazione del modello 
	benedettino. C'è chiaramente un'influenza
	dell'Ordo Romanus e 
	della disciplina ecclesiastica, specialmente nella varietà della salmodia; 
	l'enfasi sulla celebrazione della messa quotidiana (il missarum sollemnia) 
	ed il programma di preghiera e riposo per il Dies Dominicus.
	
	
	
	[12] 
	D. Reginald Grégoire, Benedetto d’Aniane nella
	riforma monastica 
	carolingia: StMed 2 (1985) 573-610; D. Clemente Molas, A proposito 
	del Ordo Diurnus da San Benito de Aniano: StMon 3 (1961) 
	205-22; Philibert Schmitz, L'influence de Saint Benoit d'Aniane dans 
	l'Histoire de l’Ordre de Saint Benoît, in: II monachesimo nell’alto 
	Medioevo e la formazione della civiltà occidentale, SCMed 
	(Spoleto, 1957), 401-15.
	
	
	
	[13]
	Regula Sancti Benedicti Anianensis siue collectio 
	capitularis,
	Corpus Consuetudinum Monasticarum, D. Jean Semmler ed. 
	
	(Siegburg, 1963), 501-36; 
	
	Synodi Aquisgranensis Decreta Authentica, 
	id.,
	ibid.,451-81.  
	
	
	
	[14] 
	Questa visita avviene prima della celebrazione della matutina hora, 
	per Benedetto d’Aniane; dopo il pasto dei Vespri in LRO 2 (f. 149v): 
	“Cum
	autem surrexeris a mensam, coram 
	altario Christi gratiarum risolue actiones”. L'importanza del 
	lavoro manuale è ridotta anche nell’LRO rispetto alla RB, ma coincide 
	con lo spirito della riforma benedettina carolingia.
	
	
	
	[15]
	Burcardo di Worms (950-1025), 
	
	
	Decretorum Liber
	
	
	(PL 140, 537); Ivo di Chartres (1040-1115), 
	
	
	Decretorum Liber
	
	
	(161, 48); Graziano (circa 1075-1145), Decretum (PL 187, 1865).
	
	
	La principale fonte di citazioni regolari in questi autori è Smaragdo di 
	Saint-Mihiel (Irlanda, 760 – 840), Exposition (PL 102, 691-932).
	
	 
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28 febbraio 
2021       a cura di 
Alberto "da 
Cormano"    
    alberto@ora-et-labora.net
      
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