GRIMLAICO, eremita del IX-X
secolo
Articolo tradotto dal “Dictionnaire
de spiritualité ascétique et mystique”
(Paris: Beauchesne, 1967), Tomo VI, pag. 1042–3
1. Vita
- Non abbiamo dettagli biografici precisi su
Grimlaico. Mabillon (Acta sanctorum
OSB, VII secolo, Venezia, 1733, p. 43) lo credeva originario di Reims,
perché la Historia ecclesiae remensis
(tomo II, p. 434) di Flodoardo
† 966 segnala un sacerdote Grimlaicus
che viveva in questa regione alla fine del IX secolo (Monumenta
Germaniae Historica (MGH)
Scriptores, tomo 13, Hannover, 1881, p.560). "Sembra che sia vissuto tra
la fine del IX e l'inizio del X secolo" (L. Gougaud,
Ermites et reclus.
Études sur d'anciennes formes de vie
religieuse, Ligugé, 1928, p. 62) o "nel X secolo» (J.
Leclercq,
La spiritualité du moyen âge, Parigi, 1961, p.
142). Questo eremita condusse vita solitaria in Lorena, sembra, perché la
sua Regula solitariorum cita (cap.
41, PL 103, 632c) una Regula
canonicorum, cioè quella di Amalario di Metz (cap. 115 e 108, PL 105,
914c e 897c), e fa riferimento all'esempio di Sant'Arnolfo † 640, vescovo
della stessa città (cap. 1, 579b). Non è escluso che Grimlaico fosse in
contatto con il monastero benedettino di Gorze (J. Leclercq,
Reclus et recluses à Metz durant le moyen
âge,
in Revue ecclésiastique du diocèse de
Metz, t. 53, 1953, p. 23-24) .
2.
Regula solitariorum.
- Questo singolare scritto di Grimlaico,
indirizzato ad un omonimo sacerdote non identificato, è stato analizzato a
lungo da P. Doyère (art. Érémitisme,
Dictionnaire de Spiritualité, DS,
t. 4, col. 959-960).
È "la prima Regola per i reclusi conosciuta in
Occidente" (J. Leclercq, La
spiritualité .., p. 142). Diversi indizi consentono di collegarla
all'avanzato IX secolo: in particolare il suo autore utilizza la
Regula solitariorum di Amalario di
Metz, e non quella di san Crodegango, come credeva L. Gougaud (op. cit., p.
62). L'usanza di apporre il sigillo episcopale sulla porta della cella del
recluso, abitudine citata da Grimlaico (cap. 15, 593d-594a), esisteva
probabilmente a Metz (oltre che a Colonia e Treviri) già nel X secolo;
altrove, non la si osserva fino all'XI secolo. Non sembra quindi necessario
collocare questa Regula nell'XI
secolo (J. Hubert, L'érémitisme et
d'archéologie, in L'eremitismo in Occidente nei secoli XI e XII, Milano,
1965, p. 475-476). Questa regola si rivolge a solitari e cenobiti (Prol.,
579a). È in gran parte una compilazione che presenta, accanto a riferimenti
biblici ed alcune idee personali, molti testi patristici: in particolare San
Girolamo, San Gregorio Magno, Giuliano Pomerio (De
vita contemplativa, sotto il nome di Prospero), citazioni dalla Regola
di San Benedetto e le vite dei Padri del deserto. L'insegnamento ascetico di
Grimlaico è molto tradizionale; si caratterizza per la sua discrezione ed il
suo equilibrio.
Credevamo di scorgere una conoscenza della
Regula solitariorum in san Pier
Damiani (Mansueto della Santa, Ricerche sull'idea monastica di S. Pier
Damiani, Camaldoli, 1961, pag. 188, n. 112); ma sono piuttosto due
adattamenti autonomi della Regola di
san Benedetto alla vita solitaria (O. Capitani,
San Pier Damiani e l'istituto
eremitico, in L'eremitismo
..., pag. 142-144). Né si può concludere che questa
Regula solitariorum sia stata utilizzata direttamente da san Bruno e
Guigo il certosino (B. Bligny,
L'érémitisme et les chartreux, in
L'eremitismo ..., pag. 262, n. 25); a proposito di San Bruno, J. Hubert,
L'eremitismo .., pag.265 e 483).
Questa Regola sembra aver avuto una diffusione
abbastanza limitata; la sua presenza è quantomeno attestata in vari ambienti
monastici: Benedettini di Saint-Remi di Reims (ms.
Berlin, Bibl. nat. Phillipps 1876, X-XI sec.), Cistercensi di
Clairvaux (ms. Troyes, Bibl.
munic.
978, inizio del XIII sec.), certosa di Mont-Dieu (ms. Charleville, Bibl. Munic. 122, scritta nel 1309). Si conosce un
quarto manoscritto di cui non si conosce la provenienza (Parigi, Bibl. Nat.,
Lat. 1701, fine XII-XIII sec.). Ma
- segno di un'influenza moderna - ricordiamo che una traduzione francese,
La Règle des solitaires, fu
pubblicata da Guillaume Le Roy in La
solitude chretienne (tomo 3, Paris, 1667; reed. Lyon, 1699, pag. 1-414).
Edizioni. - L. d'Achery,
La Regula solitariorum, Parigi, 1653; L. Holstenius,
Codex Regularum, Roma, 1661, e
Parigi, 1663, tomo 2, pag. 278-300; L. Holstenius e M. Brockie,
Codex Regularum, tomo 1, Augusta, 1769, pag. 292-344, riprodotto da
Migne, PL 103, 573-664.
Studi. - Oltre alla bibliografia sopra citata,
si fa riferimento alle seguenti pubblicazioni:
Histoire littéraire de la France,
t. 5, Parigi, 1740, p. 685-687. - J. François,
Bibliographie
générale des écrivains de l'Ordre de saint Benoît,
tomo 1, Bouillon, 1777 (ed. Anast., 1961), pag. 424. - U. Chevalier,
Répertoire des
sources historiques du moyen âge. Bio-bibliographie,
tomo 1, Parigi, 1905, col. 1895. - Ph. Schmitz,
Histoire de l'Ordre de Saint-Benoît,
tomo 7, Maredsous, 1956, pag. 57-58.
Réginald GRÉGOIRE
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15 giugno 2021 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net