San Donato, Confessore,
	
	
	Monaco di LUXEUIL, poi 
	ARCIVESCOVO DI BESANÇON
	
	 Estratto e tradotto da 
	
	« Les petits bollandistes - Vies des saints de l'Ancien et du Nouveau 
	Testament » 
	
	d'apres le Père Giry, Volume 9 
	- Paul Guérin Bloud et Barral, Paris 1888
	Valdeleno, duca dell’Alta Borgogna, e Flavia, sua moglie, gemevano 
	davanti a Dio perché non potevano avere figli. San Colombano gliene ottenne 
	uno attraverso le sue preghiere (594) e lui stesso lo battezzò col nome di 
	Donato, che ricordava la sua nascita miracolosa, perché questa parola 
	significa donato da Dio, Donatus. Una volta che Donato uscì 
	dall’infanzia, i suoi genitori lo misero al monastero di Luxeuil, dove San 
	Colombano lo guidò nella virtù e nelle lettere. Costretto a lasciare 
	Luxeuil, per andare in esilio nel 610
	
	
	[1], il santo 
	Abate raccomandò il suo giovane discepolo a sant’Eustachio (o Eustasio), il 
	suo successore. Dopo aver ricevuto in questo monastero una brillante e 
	solida formazione, insieme a molti altri giovani nobili che in seguito 
	illustrarono come lui l'episcopato, il nostro Santo indossò l'abito 
	monastico. 
	
	
	Non sappiamo a quanti anni fu elevato al sacerdozio ed evangelizzò gli 
	abitanti dell’Elvezia
	
	
	[2]. 
	Messo sul seggio arcivescovile di Besançon, nel 624, ha assistito in tale 
	veste al Concilio di Reims (625), composto da quarantuno vescovi di cui 
	undici metropolitani. Noi abbiamo di questo Consiglio venticinque canoni, 
	l'ultimo dei quali dice così: "Si eleggerà come vescovo di una città solo 
	una persona che sia del paese; e l'elezione sarà fatta con il voto di tutto 
	il popolo e con l'approvazione dei coprovinciali". Donato dovette in parte 
	la sua elezione a questa usanza, dal momento che era nato a Besançon. 
	
	
	Egli fece del suo immenso patrimonio il più nobile impegno, donando le sue 
	terre di Domblans e di Arlay alle chiese di San Giovanni e Santo Stefano. 
	Egli fondò il vasto monastero di San Paolo nel luogo dove era situato il 
	palazzo degli antichi governatori romani (Per questo fu chiamato
	Palatium. Ndt.), come indicato dai detriti e dagli scavi effettuati 
	nel nostro tempo. Per i religiosi del monastero, dove lui stesso andava 
	sovente a respirare l'aria della solitudine e ad indossare l'abito 
	monastico, e per i Capitoli delle due cattedrali di Besançon - San Giovanni 
	situata alla base della montagna e Santo Stefano costruita sul monte Celio - 
	compose una raccolta di pii consigli e di salutari avvertimenti destinati a 
	dirigerli nella vita religiosa e nell'osservanza della regola. San Donato 
	dimorava a volte con il clero di Santo Stefano ed altre volte con i monaci 
	di San Paolo, vestendo sempre l'abito monastico, osservando fedelmente la 
	regola, vivendo in mezzo a loro come un semplice religioso e compiendo 
	esattamente l'ufficio di canonico.
	
	Sarebbe difficile parlare di tutto lo zelo che mostrava e delle attività che 
	faceva per mantenere la fede in mezzo al suo popolo. Il suono delle sue 
	eminenti virtù si diffuse lontano. "Leggiamo nei nostri manoscritti", 
	scriveva Dunod
	
	
	[3], "che 
	Clotario II (Clotario II (584 – 
	629), re franco della dinastia dei merovingi Ndt.) 
	aveva una fiducia particolare in San Donato, e spesso assumeva i suoi 
	consigli". Molti cristiani, attratti dalla sua fama, provenivano da tutte le 
	parti per visitare i santuari di San Giovanni e Santo Stefano e si 
	mostrarono desiderosi di vedere e sentire il santo vescovo. Donato 
	accoglieva con gentilezza tutti questi pii visitatori, affascinandoli con la 
	dolcezza delle sue parole e fortificandoli con la grazia delle sue 
	benedizioni. Quando questi fedeli depositavano qualche offerta nelle sue 
	mani, come un tempo i primi cristiani ai piedi degli apostoli, Donato non 
	voleva mai che questi doni della pietà fossero utilizzati per uso suo 
	proprio, ma li dedicava al sollievo di tutti i poveri. 
	
	
	Troviamo il nome di San Donato negli atti di fondazione di diversi monasteri 
	stabiliti a quel tempo in varie province della Francia. Nel 650 partecipò al 
	Concilio di Chalon-sur-Saône. Egli fondò nella sua città episcopale un 
	monastero di religiose che, sotto il patrocinio della Beata Vergine Maria, 
	fu chiamato Jussa-Moutier, vale a dire monastero “di sotto”, perché era 
	situato ai piedi della montagna che domina Besançon. Gautrude (o 
	Gauthstrude) era la sua prima badessa. Sirude, sorella di Donato, e 
	Flavia, sua madre, vi presero il velo. Dietro loro preghiere, compose per 
	loro una regola che abbiamo ancora (nel 655-660 circa. Ndt.).
	
	Questa regola, che sviluppa in settantasette capitoli tutti i doveri dei 
	religiosi, è sempre stata molto elogiata. Lui stesso dice di aver imparato 
	da San Benedetto, San Cesario e San Colombano e che cerca di offrire il 
	meglio dei loro pensieri. Prese parte anche alla direzione del monastero di 
	Brégille, fondato da suo zio Amalgario, secondo duca di Borgogna. Amalgario 
	aveva stabilito questa casa per sua figlia Adalsinde. 
	
	
	Dopo aver governato la sua Chiesa per circa 32 anni, san Donato rese 
	l'anima a Dio il 7 agosto, intorno all'anno 660. Fu sepolto nell'abbazia di 
	San Paolo, con il padre Valdeleno. Dio glorificò la sua tomba e fu onorato 
	come santo.
Note del traduttore:
[1] Vita di san Colombano
			
			Estratta da “"Il Cristianesimo 
			celtico" di Jean Markale - Edizioni Arkeios 2014
			
			Nato in Irlanda da famiglia nobile (circa nel 542), Colombano entra 
			dapprima nel monastero di Bangor, il cui abate è a quell'epoca 
			Congall, un'altra figura eminente del Cristianesimo celtico. Preso 
			tuttavia dal desiderio di peregrinare, egli ottiene da Congall il 
			permesso di partire. Lascia l'Irlanda in compagnia di dodici monaci, 
			passa sull'isola di Bretagna e nel 590 lo ritroviamo in Borgogna. 
			Costruisce un eremo nella foresta di Annegray, e soprattutto fonda 
			quello che diverrà il monastero di Luxeuil. Non è certamente un caso 
			se si stabilisce in quella località: Luxeuil, il cui nome significa 
			“luogo sacro di Lug”, è un centro importante del paganesimo celtico, 
			un santuario dedicato al dio solare Lug, il "Multiforme Artigiano”, 
			immagine dell'onnipotenza realizzatrice della divinità. A ogni modo, 
			Colombano trapianta sul continente le usanze irlandesi, usanze che 
			presto diverranno quella che è stata definita “regola colombaniana”, 
			e che in seguito si mescoleranno alle consuetudini promulgate dalla 
			regola di san Benedetto. E nelle comunità fondate da Colombano lo 
			spirito è profondamente celtico. Un esempio lo illustra a 
			meraviglia: un giorno, uno dei suoi monaci si ammala, e per ottenere 
			da Dio la sua guarigione, Colombano digiuna e fa digiunare i suoi 
			compagni, forzando così il miracolo. È infatti una forma particolare 
			di digiuno e di ascesi che non ha nulla a che vedere con ciò che 
			successivamente si praticherà nell'Europa medievale: non si tratta 
			di una privazione, di un'ascesi passiva in memoria delle sofferenze 
			del Cristo, ma di una vera 
			lotta contro Dio, per obbligarlo a esaudire la richiesta. Il 
			procedimento fu impiegato da tutti i monaci celtici, e si riferisce 
			a usanze dell'Irlanda pagana, usanze allo stesso tempo sociali e 
			magiche, su cui tomeremo più avanti con maggiori dettagli.
			
			Colombano, tuttavia, la cui missione è del tutto individuale e 
			marginale, si scontra con i vescovi di Borgogna [all'epoca chiamata 
			ancora Burgundia}, seguaci dell'ortodossia romana e alquanto 
			preoccupati di assistere allo stabilirsi, nelle loro vicinanze, di 
			monaci eccentrici che avrebbero messo in discussione la loro 
			autorità. I vescovi si lamentarono con il re Thierry e sua madre, la 
			famosa Brunilde. Dato che un giorno Colombano si era rifiutato di 
			benedire i figli illegittimi di Thierry, dichiarando: "Questi figli 
			sono nati da un lupanare e non regneranno”, si può facilmente 
			immaginare quanto l'irlandese fosse mal visto a corte. Fu 
			costretto all'esilio e condotto sotto scorta a Besançon, 
			ove fuggì per attraversare la Gallia. A Nantes s'imbarcò per fare 
			ritorno in Irlanda. La tempesta lo riportò sulla costa. Considerando 
			che Dio gli aveva così mostrato che il suo avvenire si trovava sul 
			continente, riprese la sua peregrinazione. Si guadagnò i favori di 
			Teodeberto, re di Austrasia (ovvero il più potente dei quattro 
			ducati principali al tempo dei re merovingi, con capitale Reims), 
			raggiunse il Reno e poi la Svizzera, in pieno territorio pagano. Uno 
			dei suoi compagni, san Gallo, ammalatosi, rimase sulle rive del lago 
			di Costanza e vi fondò la celebre abbazia che mantenne a lungo lo 
			spirito monastico celtico, e la cui biblioteca è particolarmente 
			ricca di manoscritti irlandesi. Nel 612, però, Thierry entrò in 
			possesso dei territori di Teodeberto, e poiché continuava a 
			perseguitare Colombano con il suo desiderio di vendetta, questi 
			riprese la via dell'esilio. Oltrepassò le Alpi e si stabili 
			sull'Appennino ligure ove fondò il non meno famoso monastero di 
			Bobbio. Ed è qui che morirà nel 615.   
			
[2] Territori della Gallia orientale, oggi in parte nel territorio svizzero.
[3] François Ignace Dunod de Charnage, 1679-1752 à Besançon, giurista e storico francese.
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5 marzo 2017
a cura di Alberto "da Cormano"