SAN WALBERT [o Valbert, o Valdeberto]

TERZO ABATE DI LUXEUIL

Brani estratti e tradotti da "Les petits Bollandistes – Vie des saints", Vol. V, a cura di Paul Guérin - Bloud et Barral, Paris 1873.

Il testo originale si dilunga molto nel raccontare i miracoli attribuiti a Walbert

 

San Walbert succedette a San Eustasio, che era succeduto a San Colombano, il fondatore della celebre casa di Luxeuil 1): egli era stato suo compagno e suo allievo.

Nato [a Nanteuil-le-Haudouin nel 595 circa] da una famiglia nobile ed abbiente di origine germanica, i Sicambri, si era distinto per la sua buona condotta in guerra prima di arruolarsi nella milizia del missionario irlandese. Ma l'attrazione del chiostro prevalse sulla passione bellicosa del Franco, si recò a Luxeuil e vi portò non solo la donazione di tutti i suoi vasti possedimenti, ma anche l'abbigliamento militare, di cui si volle sbarazzare solo nel monastero stesso. Egli offrì allo stesso tempo le armi che gli avevano procurato una così grande fama e che egli sospese alla volta della chiesa, dove furono conservate nel corso dei secoli, come monumento della più nobile vittoria che l'uomo possa riportare in questo mondo. Egli aveva ottenuto la libertà di vivere da solo nell'incavo di una roccia, vicino ad una sorgente di acqua viva, in mezzo ai boschi, a tre miglia dall'abbazia.

Fu lì che, alla morte di Eustasio [nel 626], primo successore di Colombano, ed al rifiuto di [san] Gallo, i monaci di Luxeuil andarono a cercare Walbert per farne il loro terzo abate. Egli li governò per quarant'anni con splendore e successo. Il suo nome è rimasto, nelle regioni circostanti, il più popolare di tutti coloro che hanno onorato l'abbazia Sequanese. Egli mantenne la disciplina e lo zelo per gli studi, mentre aumentava i territori della comunità, prima con le sue donazioni, poi con quelle che il buon nome della casa attirava da tutte le parti. All'indipendenza temporale così assicurata si aggiunse una sorta di indipendenza spirituale, che fu poi da allora volutamente ricercata da tutti i grandi monasteri che si affrettarono a sollecitare sia dai Papi che dai consigli provinciali. Si trattava di metterli al sicuro, con un solenne privilegio, dagli abusi di potere e dalle interferenze che il vescovo diocesano, grazie alla sua giurisdizione spirituale, poteva far loro subire, sia andando a stare con loro con un numeroso seguito, benché loro non volessero, sia facendo loro pagare caro il santo Crisma e l'ordinazione dei loro fratelli, sia soprattutto ostacolando la libertà delle loro elezioni interne. Lérins aveva ottenuto questo privilegio dal Concilio di Arles nel 451 e Agaune dal Concilio di Châlon nel 579. Luxeuil non poteva fare a meno di far valere gli stessi diritti e gli stessi bisogni.

Sotto l'abbaziato di Walbert, e con l'intercessione del re Clodoveo II, papa Giovanni IV concesse il privilegio di esenzione dall'autorità episcopale "al monastero di San Pietro, fondato", dice il diploma pontificio "dal venerabile Colombano, irlandese, venuto come straniero, ma fervente di zelo e di santità, nel regno dei Franchi ... Se, Dio non voglia, i monaci di quel monastero si dovessero intiepidire nell'amore di Dio e nell'osservanza degli istituti dei loro Padri, siano corretti dall'abate, cioè dal Padre del monastero; e se è lui stesso a cadere nel torpore e nel disprezzo della regola paterna, la Santa Sede vi provvederà".

Seicento monaci formarono, sotto la guida di Walbert, la guarnigione permanente di questa cittadella monastica, da cui uscivano quotidianamente missionari isolati o uniti in gruppi per fondare nuove lontane colonie religiose. Arrivò il momento in cui la moltitudine di religiosi che si affollavano per entrare sembrava imbarazzare l'abate Walbert ed in cui egli cercava le risorse per sistemarli altrove e lontano. Perché sotto di lui, ancor più che sotto i suoi predecessori, la fecondità di Luxeuil divenne prodigiosa. "È soprattutto ai suoi giorni che si videro", ci dice un contemporaneo, "brulicare attraverso la Gallia, nei castelli e nelle città, nelle campagne come nei deserti, eserciti di monaci e moltitudini di religiose che portavano ovunque la gloria e le leggi di Benedetto e Colombano".

Sarebbe un arduo compito il voler rievocare un quadro fedele di questa colonizzazione monastica della Gallia Franca, di cui Luxeuil fu il centro per tutto il VII secolo. L'amministrazione di Walbert non era meno saggia al di dentro quanto non fosse fertile al di fuori. Egli consigliava lo studio ai suoi religiosi come il più potente mezzo per dimenticare il mondo. A Luxeuil il lavoro dell'intelligenza era combinato con il lavoro delle mani: i religiosi vi leggevano i Padri Greci e Latini. Era stata messa a loro disposizione una vasta biblioteca e, per aumentarla, questi buoni fratelli, incoraggiati da San Walbert, copiavano assiduamente. "La funzione del copista", dice Cassiodoro, "dona il segreto di predicare con la mano, di parlare con le dita, di annunciare la salvezza agli uomini mantenendo il silenzio; ed è proprio vero che Satana è trafitto da tanti colpi quante sono le parole del Signore che il copista trascrive ". Non parleremo qui della scuola dei laici, che si trovava fuori dal monastero senza disturbarlo; se san Walbert non ne fu il fondatore, è certo almeno che egli contribuì al suo sviluppo, sia attraendo per il suo merito e la sua reputazione un maggior numero di studenti, sia moltiplicando gli oggetti dell'insegnamento: vi si apprendevano i diversi significati della Bibbia, con altri rami della scienza ecclesiastica, il canto, la musica e tutto ciò che si comprende sotto il nome di arti liberali ed umanistiche.

Non è possibile considerare l'opera di san Walbert senza riconoscere in lui l'uomo di Dio, il braccio della Provvidenza, il prodigio del suo secolo. Inoltre, durante i quarant'anni in cui governò il monastero di Luxeuil, noi vediamo questa casa circondata da una considerazione universale. Nel mezzo di tutte le sollecitudini interne ed esterne, Walbert sapeva ancora come trovare il tempo per i suoi amici. I legami di pia amicizia lo univano in particolare con san Miget, vescovo di Besançon, e questa unione era così dolce per entrambi che desiderarono estenderla oltre la tomba. A tal fine, essi convennero fra di loro che chiunque dei due fosse sopravvissuto avrebbe dato al suo amico gli onori funebri ed è ipotizzabile che questi termini non indicassero solo la deposizione del morto nel luogo della sua sepoltura, ma addirittura questo lutto che lo Spirito Santo raccomanda di fare nell'amarezza della propria anima, le preghiere ed i sacrifici che consolano il defunto nel giorno della sua partenza (Sir 38, 17-24: Vulg.). Fu san Miget che restò incaricato di questa impegno, allo stesso tempo così dolce e così pieno di amarezza. Walbert era arrivato al quarantesimo anno del suo governo: quest'anno fu per lui l'ultimo; sostenuto dalla presenza del vescovo e ancor più dal ricordo delle sue opere, egli esalò dolcemente l'ultimo sospiro il sesto giorno di maggio del 665.

Alla notizia della sua morte, la popolazione circostante arrivò correndo da tutte le parti. Vennero ad unire le loro lacrime con quelle di tutti i monaci del monastero ed a respirare di nuovo, sulla tomba del Santo, il profumo delle virtù di cui era stato il modello. Questa tomba, splendidamente lavorata a carico di san Miget, fu deposta nella chiesa di San Martino. Era un pegno di amore e di protezione. Infatti, diversi autori hanno notato che, durante tutti gli anni in cui il suo corpo riposò in questo luogo, i nemici della fede furono impotenti ad entrare in città e, dopo che questo prezioso deposito venne portato via, si assistette ad una grande desolazione causata dai Saraceni nel 732, sotto il governo dell'abate Mellin. Qualunque sia la congettura, è certo che molti miracoli avvennero in seguito, grazie alla virtù delle reliquie di san Walbert. Adson, [abate di Montier-en-Der], che li descrisse in un'opera [nel 984], ci dice in generale che l'occhio fu reso ai ciechi, il piede agli zoppi, la salute agli ammalati, il vigore agli infermi, la consolazione ai cuori afflitti. In seguito egli riferisce in particolare di diversi prodigi.

Il nome di San Walbert è sempre stato venerato in Borgogna, in Svizzera, e specialmente nella diocesi di Besançon. Nessuno dei santi che hanno onorato il monastero di Luxeuil ha ottenuto un culto così popolare nella Franca Contea. Un gran numero di parrocchie lo invocano ancora oggi come patrono e per lungo tempo la gente venne nella chiesa dell'abbazia per prostrarsi davanti al suo reliquario ed invocare, davanti alla sua tomba, colui che era stato ammirato durante la sua vita.

Nel XII secolo noi vediamo un monastero posto sotto il nome del nostro Santo. È il priorato di Saint-Walbert-lez-Héricourt, che dipendeva dall'abbazia di Luxeuil. Ma un luogo ancora più pieno della sua memoria è l'eremo di Saint Walbert, situato a poca distanza da Luxeuil, in una valle circondata da una cintura di boschi e rocce. È qui che si può ancora vedere la grotta, affondata nel terreno, dove l'illustre solitario visse a lungo da solo con Dio, avendo rinunciato al mondo e alle sue illusioni. Lì tutto parla di lui: il suo nome inciso sulle pareti, la statua dove è rappresentato nell'atteggiamento di preghiera e questa solitudine dove, liberato dal tumulto del mondo, egli vagava col pensiero, in mezzo allo splendore del paradiso, godendo così nel deserto della compagnia degli angeli (come dice san Girolamo). Nel 1570, una cappella in onore di San Walbert fu innalzata e consacrata in questi luoghi grazie a Guillaume, sacrestano dell'abbazia.


Nota del traduttore, oltre alle aggiunte tra parentesi quadre inserite nel testo.

1)  L'abbazia di Saint-Pierre et Saint-Paul di Luxeuil è situata a Luxeuil-les-Bains, nel dipartimento dell'Alta Saona, nella regione della Franca Contea, giusto a sud dei monti Vosgi.
Fu fondata nel 590 da San Colombano insieme a san Deicolo, sul sito dell'antica Luxovium, importante città in epoca romana e caduta completamente in rovina con le invasioni barbariche.
La Franca Contea (in francese Franche-Comté) era una regione della Francia orientale, con capoluogo Besançon, composta da 4 dipartimenti: Territorio di Belfort, Doubs, Alta Saona e la catena del Giura.


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26 aprile 2018        a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net