Studios:
Regola del monastero di San Giovanni
Studios a Costantinopoli
Estratto e tradotto da “Byzantine
monastic foundation documents”, Vol.
I, edited by John Thomas and Angela Constantinides Hero, Dumbarton Oaks Research
Library and Collection Washington, D.C., 2000
Data:
dopo l’842
[1].
Edizioni utilizzate (nel volume citato):
Prima recensione [A]: Aleksei Dmitrievsky,
Opisanie liturgicheskikh rykopisei,
vol. 1: Typika, pt. 1 (Kiev, 1895), pp. 224–38. Seconda recensione [B]: Angelo
Mai and J. Cozza-Luzi, Nova patrum
bibliotheca, vol. 5 (Rome, 1849), pp. 111–25, ristampata in PG (Patrologia
Greca) vol. 99, cols. 1704–20.
(Ndt. La traduzione presentata nel sito ora-et-labora.net si riferisce alla
seconda recensione [B], il cui testo latino è contenuto nella Patrologia Greca, Vol.
99)
La riforma monastica Studita
Il presente documento ed il precedente (il
Testamento) di Teodoro Studita
forniscono solo un'immagine molto incompleta ed in una certa misura fuorviante
del monachesimo Studita. Inoltre, la riforma monastica lanciata da Teodoro
Studita era destinata a dominare il monachesimo bizantino fino a quando una
nuova riforma monastica, caratterizzata dal
Typikon di Timoteo per il monastero
della Madre di Dio Evergetis
[2], spazzò via i suoi usi nel corso del XII
secolo, tranne nelle aree periferiche come l'Italia meridionale, la Sicilia e
Cipro. Dal momento che tra gli altri documenti nella nostra collezione solo la
Regola ed il
Typikon di Atanasio l’Atonita
[3] si collocano direttamente nella
tradizione Studita, sembra utile discutere brevemente vari aspetti della riforma
Studita come sfondo per entrambi quei documenti e per la
Regola di
Studios come sono qui presentati.
A. Fonti aggiuntive per lo studio della
riforma Studita
1. Fonti agiografiche
Teodoro Studita è probabilmente il meglio documentato tra gli autori dei
documenti relativi alle fondazioni monastiche bizantine. Sono state conservate
quattro vite agiografiche. Come osserva A. Kazhdan ("Theodore
of Stoudios ", ODB (Oxford Dictionary of Byzantium), New York–
Oxford, 1991, p. 2045), queste vite sono insolite per il loro genere, dato che
evitano i resoconti dei miracoli, mentre rappresentano (con precisione) Teodoro
come politico ed amministratore. Abbiamo quindi informazioni molto utili sul
ruolo personale di Teodoro nella creazione della sua confederazione monastica
visto sullo sfondo dei suoi contemporanei generalmente ostili. La
Vita B, la prima
Vita, è di Michele il Monaco, uno
Studita che molto probabilmente non conosceva personalmente Teodoro (si veda J.
Leroy, “Les Petites Catéchèses de S.
Théodore Studite,” Le Muséon 71 (1958), p. 334), ma conosceva coloro che lo
avevano conosciuto, come il successivo superiore Nicola Studita (che succedette
a Teodoro dopo Naucrazio). La vita di Michele è stata probabilmente scritta dopo
la morte di quest'ultimo nell'868. L'anonima
Vita A sembra essere un abbellimento
del decimo secolo della vita di Michele, mentre la
Vita C, ancora più tardiva, mescola i
racconti trovati negli scritti dei suoi due predecessori. L'affermazione della
Vita D, contenuta in un manoscritto
inedito a Magonza, di essere una testimone indipendente della vita di Teodoro
non è dimostrata. Due testi associati, la
Lettera Enciclica del successore di Teodoro Naucrazio ed il racconto anonimo
della traslazione delle reliquie di Teodoro al monastero di Studios nell'844,
forniscono importanti informazioni sulla redazione del
Testamento di Teodoro Studita per il
monastero di san Giovanni Studios a Costantinopoli e sulla canonizzazione del
suo autore, rispettivamente.
2. Opere proprie di Teodoro
Il sostanziale corpus di scritti di Teodoro è ancora più importante per la
nostra comprensione della riforma monastica Studita. La sua
Eulogia di suo zio Platone, fondatore
del primo monastero di famiglia a Sakkoudion intorno al 780, è utile per
chiarire la questione su quali consuetudini Studite avrebbero potuto avere
origine in quella istituzione. Sono anche sopravvissute circa 556 lettere, ora
disponibili per la prima volta in una tanto necessaria edizione moderna. Queste
mostrano come il loro autore abbia utilizzato la sua corrispondenza personale
per mantenere l'appoggio di influenti sostenitori, sia nei ranghi ecclesiastici
che tra i laici, e per mantenere vivo il senso di fratellanza tra i suoi monaci
quando soffrirono la dispersione durante i vari periodo di esilio del loro
superiore. Teodoro ha anche scritto molte centinaia di lezioni catechetiche su
argomenti ascetici che sono state raccolte in due raccolte. Le
Grandi Catechesi, composte da tre
libri, sono attualmente solo in parte pubblicate. Esse sembrano fornire la
testimonianza più importante sugli effettivi costumi del monachesimo Studita
durante il tempo di Teodoro; alcune risalgono alla fondazione originale di
Sakkoudion. Secondo Leroy ("Petites
Catéchèses", p. 336), in origine non erano destinate alla pubblicazione, ed
in ogni caso sono molto più rare nei manoscritti rispetto alle più ampiamente
diffuse Piccole Catechesi, di cui si
conoscono 160 testimonianze (si veda Leroy,
“La vie quotidienne du moine studite,”
Irénikon 27 (1954), P. 24, n. 1). Queste ultime sono una raccolta completa
di 134 articoli, apparentemente assemblati per scopi liturgici. Van de Vorst (“La
Petite Catéchèse de St. Théodore Studite” AB (Analecta Bollandiana) 33
(1914), pagg. 31–41) ha fissato la loro composizione agli anni 821-26, cioè alla
fine della vita di Teodoro durante il suo esilio volontario da Costantinopoli.
Entrambe le raccolte devono essere esaminate attentamente al fine di comprendere
bene il monachesimo Studita. Leroy sosteneva, tuttavia, che le consuete
disposizioni delle Catechesi erano in
linea con il contenuto del successivo
typikon Studita, il nostro Studios
Versione [B] come riprodotto di seguito. L'autenticità dei
Penitenziali tradizionalmente
attribuita a Teodoro è stata messa in discussione, ma Leroy (“La
Réforme Studite”, Orient. Christ.
Analecta 153, Roma 1958, p. 210) sosteneva che una lettura delle
Catechesi indica l'esistenza di un
penitenziale durante la vita di Teodoro. Uno dei
Penitenziali dà risalto a particolari
punizioni per i reati previsti degli incaricati dei vari uffici, che trova un
parallelo in un'altra delle opere di Teodoro, i suoi
Carmi Giambici, molti dei quali
assumono la forma di esortazioni generiche di funzionari monastici. Infine, ci
sono alcuni Inni attribuiti a Teodoro
che occasionalmente sono utili per gli aspetti della riforma monastica Studita.
B. Principi della riforma Studita
1. Rinascita del monachesimo cenobitico
In linea di massima, lo scopo della riforma monastica di Teodoro era di
rilanciare il monachesimo cenobitico come era stato praticato nella tarda
antichità, un obiettivo che egli pensava potesse essere tracciato da uno studio
approfondito dei pertinenti testi letterari (Leroy, “Réforme”,
p. 187). Rinnovare il prestigio del cenobitismo fu un'impresa difficile, dal
momento che il monachesimo bizantino tradizionalmente onorava la vita solitaria
come l'apice del successo pietistico personale, anche nel contesto di
un'istituzione cenobitica. Inoltre, i monasteri più prestigiosi dell'epoca di
Teodoro, i monasteri sul monte Olimpo in Bitinia (l’odierna Grecia), anche la
vita cenobitica era vista come una preparazione, per pochi eletti per essere
sicuri, per una vita solitaria. Ma Teodoro afferma che fu suo zio Platone, che
visse la vita di solitario come superiore del monastero di Sakkoudion, anch’esso
in Bitinia, che istituì i primi elementi di quella che in seguito divenne la
riforma monastica Studita, in particolare i divieti sugli schiavi e sugli
animali femminili che si presentarono più tardi nel
Testamento di Teodoro Studita [cap.
4] e [5]. Questi elementi di base delle riforme furono importanti per rilanciare
la pratica del lavoro manuale da parte dei monaci stessi e, rendendo impossibile
l'allevamento del bestiame (senza animali femmine), rimuoverli da quella che si
pensava fosse una non necessaria attività commerciale. Michele il Monaco
attribuisce più plausibilmente questi divieti allo stesso Teodoro piuttosto che
a suo zio Platone, anche se apprendiamo dalle
Grandi Catechesi di Teodoro che i
suoi monaci possedevano ancora schiavi ed animali femmine anche dopo il
trasferimento a Studios a Costantinopoli. Ciò suggerisce che questi particolari
riforme non possono essere state attuate con successo fino ai primi anni del IX
secolo, se non più tardi.
2. Lavoro manuale
Non c'è dubbio che Teodoro, percependo prontamente l'importanza del lavoro
manuale nelle sue fonti patristiche, sia stato un sostenitore del duro lavoro
per i monaci ai suoi tempi, come riportato in tutte le sue
Grandi Catechesi (così Leroy, "Réforme",
p 195). Quindi anche questo elemento, integralmente correlato alle riforme
"platoniche" discusse sopra, deve essere considerato parte integrante
dell'ideologia della riforma monastica Studita. Tuttavia, come si vedrà, la
regolamentazione del lavoro manuale non era una delle preoccupazioni principali
di Studios. Come ammette lo stesso
Leroy ("Réforme", p. 204), la
delocalizzazione di Teodoro e molti dei suoi monaci a Studios alla fine
dell'ottavo secolo significò inevitabilmente che il tipo di lavoro svolto cambiò
dall'essere principalmente agricolo a Sakkoudion a prevalentemente artigianale
presso la nuova fondazione a Costantinopoli, anche se gli altri monasteri della
confederazione emergente situati in zone rurali forse hanno continuato a
praticare lavori agricoli. La fedeltà istituzionale al principio di
autosufficienza, che è implicita nella pratica del lavoro manuale, potrebbe
essersi indebolita considerevolmente dal momento in cui la
Regola di
Studios fu composta a metà del IX
secolo o più tardi, e forse ancora di più con l'avvento della fondazione sotto
il patrocinio imperiale in epoche successive.
3. Definizione delle funzioni amministrative
Le caratteristiche più durature della riforma monastica Studita furono
l'esaltazione di Teodoro dell'importanza della sottomissione di un monaco (hypotage)
alla volontà del superiore (Leroy, “L’influence
de saint Basile sur la réforme studite d’après les Catéchèses,” Irénikon 52
(1979), p. 505) ed alla sua nozione di comunità monastica come un corpo mistico,
con il superiore considerato come la testa, i funzionari come le mani e gli
occhi ed i monaci ordinari come i piedi. Come conseguenza di quest'ultima
concezione, Teodoro sviluppò una struttura abbastanza elaborata di funzioni
monastiche per la sua fondazione, le cui responsabilità discute non solo nelle
Grandi Catechesi ma anche nei suoi
Giambici ed (implicitamente) in uno
dei suoi Penitenziali. Il suo
biografo Michele il Monaco afferma che questa delimitazione delle funzioni era
uno degli aspetti essenziali del lavoro del riformatore.
4. Vita liturgica
Un'altra caratteristica duratura della riforma di Teodoro, sebbene non molto
discussa nelle sue opere, fu la sua importazione dell'Ufficio Divino del
monastero di San Saba vicino a Gerusalemme nel monastero di Studios, sostituendo
il servizio continuo di 24 ore che era il tratto distintivo dei monaci "insonni"
che vi risiedevano precedentemente a partire dalla metà del V secolo. Nel tempo
questo si sarebbe fuso con l'Ufficio della chiesa cattedrale di
Hagia Sophia (Santo Sofia) per
produrre un Ufficio ibrido Studita.
C. Le fonti del programma di riforma di Teodoro
1. Estensione dell'influenza basiliana
Michele il Monaco ci dice che all'inizio della sua carriera monastica Teodoro
studiò i testi dei padri, in particolare Basilio di Cesarea. Eppure, come Leroy
("Influence", p. 504) dimostrò in
modo convincente, l'influenza basiliana nell'opera di Teodoro non è sufficiente
a definire quest'ultimo un discepolo basiliano. In tutto l'enorme corpus di
opere pubblicate e inedite di Teodoro, c'è solo un preciso riferimento ad un
testo basiliano ("Influence", p.
492), sebbene, come correttamente capito da Leroy, dobbiamo valutare l'impatto
basiliano su Teodoro non solo da reali citazioni ma anche da vaghe allusioni e
prove tangibili di impatto basiliano in assenza di citazioni precise. Anche
così, Basilio è menzionato solo 78 volte in tutte le opere di Teodoro, 39 volte
nelle sue 556 lettere, 32 volte nelle 395
Catechesi autentiche, 3 volte nel suo tratto Iconodulo
[4], gli
Antirretici
[5] e non più di una volta in tutte le altre
opere (Leroy, " Influence ", p. 495).
Queste citazioni non sono né numerose né particolarmente importanti per il
contenuto.
Al di fuori delle Catechesi, le
citazioni basiliane di Teodoro hanno di solito un carattere dogmatico.
Nonostante l'intenzione delle Catechesi
di giustificare la riforma Studita con un appello alla tradizione, anche qui le
citazioni sono rare sebbene, insieme a Doroteo di Gaza, un autore ascetico
palestinese del sesto secolo, Basilio è la fonte patristica che Teodoro cita
quando è incline a cercare supporto esterno. Secondo Leroy ("Influence",
p. 498) queste citazioni, raramente letterali, non riescono a sfruttare i temi
centrali della spiritualità basiliana, sebbene le opere di Teodoro dimostrino
una certa dimestichezza con i Trattati
Ascetici basiliani, comprese quelli come il
Penitenziale e le
Costituzioni Ascetiche che si
pensavano erroneamente attribuite a Basilio. Leroy (“Réforme,
p. 190) credeva che quest'ultima opera avesse un'influenza molto grande sulle
dottrine e sugli insegnamenti di Teodoro, inclusa la sua nozione del monastero
come un corpo mistico, ma pensava che gran parte di questa influenza derivasse
dalla mediazione di lavori simili di Doroteo di Gaza
[6].
2. Fonti palestinesi
In effetti, sembra che nel complesso Doroteo, insieme ai suoi maestri Barsanufio
e Giovanni, abbia avuto un'influenza più importante su Teodoro rispetto a
Basilio. Leroy notò che Teodoro cita Doroteo, la cui collezione di 24
Catechesi potrebbe essere stata
raccolta a Studios, più frequentemente di Basilio, anche se forse solo perché,
avendo vissuto nel VI secolo, era considerevolmente più vicino ai tempi di
Teodoro e quindi era in grado di difendere una forma di cenobitismo più avanzata
di quanto fosse possibile per Basilio nel IV secolo. In ogni caso, la complessa
organizzazione amministrativa istituita da Teodoro per Studios ha un parallelo
nel monastero palestinese di Doroteo e le due istituzioni condividevano un certo
numero di stessi funzionari, sebbene, come giustamente notato da Leroy, molti
degli incarichi probabilmente erano già entrati nella normalità del monachesimo
bizantino nel lungo periodo che precede la riforma Studita.
Apparentemente Teodoro guardò anche alle sue fonti palestinesi per alcune delle
componenti ideologiche della sua riforma. La nozione di sottomissione monastica,
assente in Basilio, si trovava nel monachesimo più autoritario di Doroteo,
insieme ad una varietà di altri termini tecnici che Teodoro era abituato ad
usare.
È difficile individuare la fonte dell'interesse di Teodoro per la rinascita del
lavoro manuale, poiché era così comune nei monasteri cenobiti della tarda
antichità ed altrettanto di primo piano nella letteratura ascetica che era a sua
disposizione. Tuttavia, altri elementi della riforma possono essere fatti
risalire con certezza alle origini palestinesi. Molto prima della composizione
della Regola di
Studios, Teodoro fece seguire ai suoi
monaci la Regola Testamentaria (diatyposis)
di Teodosio Cenobiarca
[7] (m. 529), un contemporaneo più anziano di
Doroteo di Gaza e Saba di Gerusalemme
[8], per la regolamentazione della dieta.
Questa regola può infatti essere incorporata almeno in parte in
Studios [cap. 28 e 29]. Infine,
sappiamo che Teodoro scrisse al Patriarca Tommaso di Gerusalemme per chiedergli
di inviare monaci per presentare i canti Sabaitici (da Mar Saba, la Grande Laura
presso Gerusalemme) nel monastero di Studios.
D. Influenza successiva della riforma Studita
1. Le prime versioni della Regola Studita
Inizialmente, il presente documento, la
Regola di Studios, era il mezzo con cui molte delle istituzioni del
monachesimo Studita furono tramandate ai monasteri successivi. La versione [B]
di questo documento, nota solo nei manoscritti italo-greci, sembra essere una
versione leggermente modificata del prototipo di
Studios che era sicuramente più
vicina se non identica alla versione [A]. Leroy (“La
vie quotidienne du moine studite,” Irénikon 27 (1954), p. 24) risaliva alla
comparsa di Studios nei monasteri
greci in Calabria alla fine del IX o all'inizio del X secolo. Nel X secolo,
Atanasio l'Atonita
[9], fondatore del monastero di Lavra sul
Monte Athos, fece uso di una versione di
Studios che combinava elementi di entrambe le versioni [A] e [B] nella sua
Regola di Atanasio, ma senza sentire
il bisogno di riconoscere la sua fonte, proprio come avrebbe fatto, utilizzando
il Testamento di Teodoro Studita,
qualche anno dopo nel suo Typikon di
Atanasio. Nel 1034, uno dei successivi superiori del monastero di Studios
che era stato promosso al patriarcato, Alessio Studita (1025-1043), fondò un
monastero a Costantinopoli dedicato alla Madre di Dio per il quale compose un
typikon, ora perduto, che
evidentemente era basato su Studios.
Successivamente, Teodosio Pétcherski fece preparare una versione slava completa
del typikon perduto di Alessio
Studita per il Monastero delle Grotte di Kiev nel 1061. Questo sopravvive in
diversi manoscritti, ma non è mai stato pubblicato nonostante siano disponibili
traduzioni parziali sia in russo che (recentemente) in inglese. È probabile che
ulteriori studi sui testimoni inediti della tradizione manoscritta di
Studios e documenti strettamente
correlati, in particolare quelli con una provenienza nell'Italia bizantina,
forniranno importanti spunti sulla diffusione delle tradizioni liturgiche
Studite che ora non si possono ipotizzare. Sappiamo che già di per sé ed
attraverso il suo adattamento nel typikon
liturgico che accompagna il Typikon
Evergetis di Timoteo per il monastero della Madre di Dio
Evergetis, il
typikon Studita trovò accettazione
nella maggior parte dei monasteri bizantini al di fuori della Palestina fino al
XIII secolo.
2. Influenza delle opere di Teodoro
Come si vedrà, la Regola di Studios
si occupa principalmente della regolamentazione delle questioni liturgiche e
dietetiche. Altre usanze Studite furono trasmesse attraverso la diffusione degli
scritti personali di Teodoro. Di questi, le
Piccole Catechesi erano di gran lunga
le più popolari, essendo circolate ampiamente in più di 70 manoscritti
sopravvissuti risalenti a prima del XVI secolo. Alla fine dell'XI secolo nel bel
mezzo della riforma monastica di
Evergetis, Giovanni V, Patriarca di Antiochia, le ha incluse nella sua lista
di opere essenziali di letteratura ascetica e sono citate come autorità da un
altro riformatore della fine del XI secolo, Nicone della Montagna Nera
[10], nelle
Regolamentazioni della Montagna Nera.
In effetti, servirono come una sorta di libro liturgico per scopi catechistici
in alcuni monasteri, come il monastero costantinopolitano di San Giovanni il
Precursore di Petra dove, secondo un manoscritto delle
Piccole Catechesi redatto dal monaco
Arsenio nel 1136, lì dovevano esserci tre letture a settimana prese dalla
collezione delle Catechesi durante
l'anno. Il Testamento del nostro
Teodoro Studita, si trova in questo
manoscritto così come in molti altri delle
Piccole Catechesi, e quindi le sue
consuetudini potrebbero aver guadagnato un po' di diffusione insieme al
documento più noto.
Le Grandi Catechesi, che contengono
così tanto del contenuto istituzionale e ideologico della riforma Studita,
apparentemente rimasero in secondo piano nel monastero di Studios, nelle parole
di Leroy "come una parte degli archivi di famiglia" ("Réforme",
p. 212). Lentamente iniziarono a circolare, con la tradizione manoscritta
sopravvissuta che suggeriva un certo utilizzo nell'Italia meridionale, in
particolare in Sicilia, nell'XI e XII secolo, sebbene generalmente solo in
edizioni parziali. A metà dell'XI secolo, Paolo Evergetis (o Everghetino),
fondatore del famoso Monastero di riforma costantinopolitana per il quale il
Typikon di Evergetis sarebbe stato
successivamente scritto, fece uso delle
Grandi Catechesi nella compilazione della sua collezione catechetica, l'Evergetinon.
Più tardi, un manoscritto dell'opera di Paolo sarebbe passato ad un altro
monastero di riforma a Costantinopoli, quello di Cristo
Filantropo e ad un convento per
monache non identificato, molto probabilmente la sua istituzione sorella per la
quale fu scritto il Typikon Kecharitomene
(dell’Imperatrica Irene Docaena Comnena (1063-1123 o 1133) per il convento della
Madre di Dio Kecharitomene a
Costantinopoli).
3. Ruolo successivo di Studios nel monachesimo bizantino
I monaci ed il monastero di Studios e, in misura minore, le tradizioni della
riforma studita, hanno continuato a svolgere un ruolo nel resto dei documenti
della nostra collezione (di documenti delle fondazioni monastiche bizantine).
Come notato sopra, la Regola di Atanasio
del X secolo dipende testualmente da una versione di
Studios mentre il
Typikon
di Atanasio fa un uso considerevole
del Testamento di Teodoro Studita.
Nel contemporaneo Typikon di
Zimisce, dell’Imperatore Giovanni
Zimisce, troviamo il monaco studita Eutimio inviato dall'imperatore Giovanni
Zimisce per arbitrare varie controversie tra i monaci del Monte Athos; Eutimio
fu anche l'autore effettivo di questo documento, come afferma Costantino IX
nella metà del secolo successivo nel suo
Typikon. Più tardi nell'undicesimo secolo, l'autore della
Regola di Michele
Attaleiates (1022-1080) per il suo
Ospizio per i poveri di Raidestos (ora Tekirdag in Turchia) e per il monastero
di Cristo Panoiktirmon a
Costantinopoli affidò al superiore del monastero di Studios la responsabilità di
consacrare il superiore del suo monastero a Costantinopoli. Questo monastero
aveva anche una copia delle Catechesi
Studite, molto probabilmente le Piccole
Catechesi.
4. Studios ed il movimento di riforma
monastica
L'importanza di Studios per il grande movimento di riforma monastica dell'XI e
XII secolo è confermata dalle
Regolamentazioni della Montagna Nera,
che cita con approvazione sia (la Regola
di) Studios che le
Catechesi. Il
Typikon di
Evergetis, il più importante
typikon del movimento di riforma
monastico, non cita direttamente nessuna delle opere di Teodoro, ma condivide
almeno una parte della sua visione ideologica con il
Testamento di Teodoro Studita. Un
libro non identificato di Teodoro era nella biblioteca del monastero di riforma
secondo il quale il Typikon di
Gregorio Pakourianos (m. 1086) per il
monastero della Madre di Dio
Petritzonitissa in Bachkovo (attuale Bulgaria) fu scritto verso la fine
dell'XI secolo. Nella Regola, Testamento
e Codicillo di Christodoulos
(1021-1093) per il monastero di san Giovanni il Teologo a Patmos, il nipote
dell'autore Teofane è menzionato come l'attuale aiuto-amministratore di Studios,
ma al nipote viene espressamente negato qualsiasi diritto di eredità verso il
monastero di riforma dell'autore sull’isola di Patmos.
5. L'influenza studita nell'Italia normanna ed in Sicilia
La popolarità della tradizione Studita nell'Italia meridionale ed in Sicilia
suggerita dalla provenienza dei nostri sopravvissuti manoscritti delle
Catechesi e della
Regola di Studios è confermata dalla
testimonianza del Testamento di
Gregorio per il monastero di san Filippo di
Fragalà (Messina) in Sicilia, il cui
autore afferma di aver legato i suoi monaci al rispetto della "Regola di Teodoro
di Studios" tra gli altri documenti patristici e che fa riferimento al
Testamento di Teodoro Studita come un
precedente per la sua disposizione testamentaria. L'autore di un altro documento
siciliano del XII secolo, il typikon di
Luca da Messina (m. 1149)
per il monastero del Santissimo Salvatore a Messina, cita Studios come una
delle fonti della sua stessa regola.
6. Flessione dell'influenza Studita nel XII secolo
Altrove durante il dodicesimo secolo, il prestigio del
Typikon di
Evergetis, il suo gemello
typikon liturgico ed i
typika di altri monasteri nella
tradizione di riforma di Evergetis iniziarono a sostituire la
Regola di Studios come documento di
riferimento.
Oltre a questo ci furono anche:
- Il Memorandum ed il
Typikon di Leone, vescovo di Nauplia,
per il monastero della Madre di Dio in
Areia (Grecia), che fanno riferimento a
Studios sia per la regolamentazione
dietetica che per i servizi liturgici, sono un'eccezione nella regione.
- Il Typikon di Atanasio
Philanthropenos per il monastero di san
Mamas in Costantinopoli.
- Il Typikon di Nikephoros
Mystikos per il monastero della Madre
di Dio ton Heliou Bomon o
Elegmon, molto vicino al modello di
Mamas.
7. Il ruolo del monastero di Studios negli ultimi secoli dell'Impero
Successivamente, Studios sembra non aver avuto alcun impatto diretto sul
monachesimo bizantino, sicuramente in gran parte a causa del fatto che il
monastero stesso fu abbandonato durante la maggior parte del XIII secolo, grazie
all'occupazione latina di Costantinopoli, fino al 1293. La popolarità delle
pseudo-basiliane Poenae tra alcune
fondazioni cipriote del XIII secolo, tuttavia, può riflettere un'influenza
Studita indiretta. Il monastero di Studios fa un'ultima apparizione nei nostri
documenti nel XV secolo in Charsianeites,
Testamento del Patriarca Matteo I
(1397-1410) per il monastero di
Charsianeites dedicato alla Madre di Dio
Nea Peribleptos a Costantinopoli,
dove — beneficiando come al solito nella sua storia successiva grazie ai suoi
stretti legami con il governo imperiale - è il destinatario di una proprietà
confiscata dal monastero di Charsianeites.
Analisi
La Regola di Studios è il primo
typikon esistente conservato in greco
dalla tradizione monastica bizantina medievale. L'autore anonimo (forse Nicola
Studita) riconosce l'esistenza di molti concorrenti, ma afferma che questo è il
"migliore", scelto "dalla maggioranza di eccellenti monaci". Nessuno di questi
typika contemporanei concorrenti
sopravvive, anche se ci sono un certo numero di testamenti conservati dal primo
periodo medievale (VII - XI secolo), probabilmente perché, essendo più brevi ed
essenzialmente biografici, si prestarono ad essere incorporati nella letteratura
agiografica. Nel caso di questa fondazione, tuttavia, sono sopravvissuti sia un
Testamento di Teodoro Studita, sia il
presente Typikon, chiarendo come
questi due tipi di documenti si completino a vicenda.
A questo punto della ricerca ancora molto preliminare sulla tradizione della
riforma Studita, sembra più prudente interpretare questo
typikon come un documento nella
tradizione Studita piuttosto che come una dichiarazione esplicita delle opinioni
stesse del fondatore sulle questioni trattate. È persino difficile dire quanto
fosse lontana la data della sua composizione dalla morte di Teodoro nell'826.
L'ultima metà dell’IX secolo, dopo la definitiva sconfitta dell'Iconoclastia
nell'842, sembra una supposizione ragionevole, sebbene una data precedente a
quella della Regola di Atanasio a
metà del X secolo è possibile. Una datazione più precisa dovrà attendere
ulteriori studi.
Di questo documento ci sono due versioni che sono apparse in edizioni stampate,
ma occorre sapere che esistono altre versioni manoscritte. La versione [A]
deriva da un manoscritto del XIII-XIV secolo nel monastero di Vatopedi sul Monte
Athos, mentre la versione [B] deriva da un manoscritto italo-greco della fine
del IX o all'inizio del X secolo
[11]. Un confronto tra le due versioni mostra
come un influente modello typikon
potrebbe essersi adattato in diversi modi per i monasteri di altre località.
La portata limitata di questo typikon,
che riguarda principalmente (anche se non esclusivamente) la regolamentazione
delle questioni dietetiche e dei servizi liturgici, riflette le circostanze che
si ritiene abbiano dato alla luce il genere dei
typika nella Bisanzio medievale.
Prima di tutto c'era il problema di come risolvere i conflitti tra i cicli
dell’Ufficio proprio della liturgia, in particolare i servizi settimanali
regolari, i servizi per le feste dei santi che si verificano in particolari
giorni durante l'anno ed il ciclo pasquale determinato entro la data di Pasqua.
I primi typika hanno lo scopo di
fornire alcune indicazioni per risolvere questi conflitti.
Poi c'era l'analogo problema di conciliare prescrizioni dietetiche contrastanti,
in particolare le norme regolari per il consumo normale dei pasti od il digiuno
in particolari giorni della settimana, le disposizioni per le feste dei santi
contrassegnate da speciali trattamenti dietetici e l'obbligo di osservare
specifici periodi di digiuno, non solo la Quaresima ma anche altri digiuni come
quelli dei Santi Apostoli dopo Pentecoste e di San Filippo prima di Natale.
Infine, l'osservanza monastica di un giorno solare significava necessariamente
che le lunghezze delle ore in un dato giorno sarebbero variate considerevolmente
da una stagione all'altra, con ore molto brevi in inverno e molto lunghe in
estate. Questo fatto da solo ha avuto un notevole impatto sulla programmazione
dei servizi liturgici, che a sua volta ha influito sul fatto che anche pasti,
lavoro e tutte le altre attività
dovevano essere inseriti nel programma giornaliero. Alla fine, risoluzioni
sempre più sofisticate di questi problemi hanno portato allo sviluppo di testi
più specializzati ed alla divisione definitiva del genere
typikon nel
typikon ktetorikon (che regola le
questioni amministrative e disciplinari) ed il
typikon leitourgikon (che regola le
questioni liturgiche e dietetiche).
A. Le vite dei monaci
1. Doveri liturgici
La discussione inizia con il servizio pasquale, che diventerà il simbolo dei
typika, come quello di
Evergetis ed altri documenti da essi
influenzati, nella tradizione Studita, per poi proseguire nel calendario
dell'anno liturgico, non in modo sistematico, ma al fine di risolvere conflitti
ciclici del tipo sopra descritto (ad esempio, l'ordine dei salmi e le letture in
certe festività [cap.12] e [13]), che presumono una comprensione di base del
calendario. Allo stesso modo, problemi particolari relativi al servizio delle
ore sono discussi in diversi luoghi (ad esempio nei capitoli, [3], [4], [5],
[10], [11]) ma in nessun luogo esiste un trattamento completo, come nel Regole
basiliane. Questo nonostante il fatto che sappiamo che gli Studiti osservavano
sette ore canoniche: 1) ilCanone, che comprendeva l'Ufficio di mezzanotte (mesonyktikon)
ed il Mattutino (orthos), 2) Prima,
3) Terza, 4) sesta, 5) Nona, 6) Vespro (lychnikon)
e 7) Compieta (apodeipnon). Forse è
stata questa "incompletezza" del regolamento liturgico che ha portato Beck
[12] a sospettare che il documento fosse
incompleto.
2. Lavoro manuale
Nonostante la ben nota fedeltà di Teodoro alla pratica del lavoro manuale, è
assente dal Testamento di Teodoro Studita,
e viene menzionato solo di passaggio qui nei capitoli [26] e [33]. Non riceve né
la vigorosa difesa vista nelle regole Basiliane o la dettagliata
regolamentazione vista nella tradizione Pacomiana. Le ore effettive di lavoro
variavano stagionalmente [33]; Leroy stima tra otto ore in piena estate a sole
quattro ore e mezza durante i giorni più brevi dell'inverno.
3. Vita sacramentale
Esiste una disposizione [cap. 22] affinché il superiore ascolti le confessioni
dei monaci al servizio mattutino, anche se questa
exagoreusis (esame di coscienza) non
implica necessariamente una confessione in senso sacramentale. Vi è un
riferimento accidentale [recensione A 38] e [recensione B 37] all'accoglienza
della comunione. L'istruzione catechistica, vista in precedenza nelle
Regole Pacomiane, ritorna qui alla
ribalta, con disposizioni per la Compieta durante la Quaresima [AB 21], nonché
per lezioni dalle stesse Catechesi di
Teodoro [B 16] e [AB 36], ed in altre occasioni.
4. Dieta
Il Typikon presenta il primo lungo
trattamento (da cap. [28] a [31]) della dieta dei monaci che si trova nei
documenti della fondazione monastica. Come per il trattamento della liturgia,
non vi è alcuna discussione sistematica, ma solo le prescrizioni per il decoro
nel refettorio [28] e per le diete speciali per il periodo pasquale ed il
digiuno dei santi Apostoli e di San Filippo [29], per la Quaresima [30] e per la
festa dell'Annunciazione [31]. Come nei documenti successivi, la dieta è
prevalentemente vegetariana, permettendo il pesce ma non la carne. Il vino è la
bevanda base (tranne durante i digiuni), una differenza rispetto alla Regola
Pacomiana ed alla parte precedente della tradizione monastica siriana, ma non
rispetto al più liberale Typikon di
Pantelleria, che consente anche l'uso
del vino. Vi era un pranzo di mezzogiorno [28] per il quale veniva preparato il
cibo e (almeno durante la stagione pasquale) un pasto serale facoltativo [29] di
pane ed avanzi. Gli aspetti del regolamento [28] per il decoro a tavola, in
particolare la lettura, diventeranno parte della tradizionale tradizione
bizantina.
5. Abbigliamento
Le disposizioni per l’abbigliamento, calzature e biancheria da letto [A37],
[B38] sono, come ci si potrebbe aspettare, più generose, robuste e (relative
alla biancheria da letto) meno stravaganti (Ndt. Letteralmente
“idiosincratiche”) rispetto alla tradizione Pacomiana, situata come era nel
clima molto più caldo dell’Egitto.
6. Durata del noviziato
Il periodo di prova [24] per i postulanti è breve (2-3 settimane) rispetto alle
successive tradizioni monastiche. Durante questo periodo dovevano essere tenuti
nel reparto per gli ospiti del monastero, quindi portati al superiore per
l'istruzione e l'iscrizione.
7. Importanza della lettura
La lettura [26] coesisteva e in effetti si alternava al lavoro manuale, ma, come
stimato da Leroy ("Vie", p. 47), il
tempo disponibile non era generalmente più di tre ore, tranne in estate quando i
giorni erano più lunghi. C'era un custode dei libri ed una specie di sistema
bibliotecario per controllare i libri di giorno in giorno. I copisti [33] sono
menzionati e sono esonerati dalla recitazione del salterio durante il loro
lavoro. Sembra presumibile che i monaci siano in grado di leggere, e c'è un
riferimento accidentale [36] ad alcuni di loro che stavano imparando il
salterio, ma qui è assente l'atteggiamento veemente per l’alfabetizzazione della
tradizione Pacomiana. È interessante notare che il dormire [A33] è offerto come
alternativa del tutto accettabile allo studio durante le pause di mezzogiorno.
8. Regime disciplinare
La discussione [25] sull’allontanamento e sulla punizione corporale (il primo
approvato e la seconda respinta) si basa senza riferimenti espliciti sul
Penitenziale pseudo-basiliano e
ricorda il severo regime disciplinare del
Typikon di Pantelleria. Sarà ripetuto nella
Regola di Atanasio [cap. 19] e poi
abbandonerà completamente i nostri documenti fino al XII secolo. Nello stesso
spirito, esiste una disposizione per l'umiliazione pubblica di un monaco che
potrebbe aver accidentalmente rotto un vaso di ceramica o di metallo [35].
B. Questioni costituzionali
Nonostante il comprovato interesse di Teodoro sull'argomento, il
Typikon ha poco da dire
sull'amministrazione del monastero. Alcuni riconosciuti incaricati includono: i
sovraintendenti alla disciplina,
due direttori del coro,
un guardiano durante le letture e due sorveglianti [18].
C. Differenze tra le due versioni
La versione [B], sebbene leggermente più corta della versione [A], è organizzata
in modo più logico, con la numerazione dei paragrafi inserita nel testo. Questa
numerazione è stata inserita nella traduzione ove possibile nella versione [A]
per supportare i confronti tra i due testi. Le informazioni topografiche fornite
insieme alla descrizione [A2] della processione dei monaci durante la settimana
di Pasqua serve ad identificare la versione [A] come quella più vicina
all'impostazione originale del documento nel monastero di Studios.
Questa versione fornisce anche [A2] una regolamentazione dei servizi della
settimana di Pasqua notevolmente più lunga di quanto non si trovi nella versione
[B2], ma quest'ultima comprende un trattamento (da [B14] a [B17]) dei problemi
speciali associati alla Settimana Santa ed alla Pasqua che non si trova in [A].
Il regolamento della dieta quaresimale
in [A30] è più lungo di quello in [B30]. In [B8], il servizio funebre
commemorativo per i monaci defunti elabora il canto dei canoni per i defunti che
si trova in entrambe le versioni [7] e guarda con interesse alla grande
importanza che le osservanze commemorative avrebbero avuto nei successivi
documenti delle fondazioni monastiche. Le posizioni relative dei capitoli [37] e
[38] sono invertite nei due documenti. Ci sono anche molte differenze minori.
Sebbene le prove siano lievi, la versione [B] sembra essere stata scritta per
un'istituzione che era più piccola della fondazione di Studios (cfr. Processione
di Pasqua [A2] e [B2]), probabilmente in un luogo in cui il clima era più fresco
(cfr. [A28] e [B28]) e dove le olive non facevano parte della dieta (cfr. [A30]
e [B30]) ed erano necessari abiti più pesanti (cfr. [A37] e [B38]). (Ndt. La
traduzione italiana nel sito ora-et-labora.net si riferisce al testo latino
della versione [B] che è contenuta nel vol. 99 dalla
Patrologia Greca del Migne.
Nota del traduttore: Il testo originale è
completo di numerose note bibliografiche. Io ne ho riportate solo alcune.
[1]
Bisogna distinguere la data del prototipo del presente documento dalle
date probabili delle due versioni presentate qui. Leroy, “La
vie quotidienne du moine studite,” Irénikon 27 (1954), p. 24,
citando la conformità dei contenuti alle altre opere di Teodoro,
sostenne una data subito dopo la morte di quest'ultimo nell'826, ma il
tono del documento suggerisce un considerevole scorrere del tempo.
Poiché molto probabilmente gli Studiti non riguadagnarono il possesso
del monastero di Studios fino all'842, ci sembra che il documento
originale debba essere stato scritto dopo quella data. Leroy data la
tradizione manoscritta italo-greca rappresentata dalla recensione [B]
alla fine del IX o all'inizio del X secolo, il che ci sembra
ragionevole, ma sostenne la sua priorità rispetto alla recensione [A],
che egli definì "Una redazione certamente posteriore di questo testo,
non prima della metà del XIII secolo". Tuttavia, anche un rapido
confronto tra [A] e [B] mostrerà che la prima recensione, con i suoi
riferimenti geograficamente specifici [A2] alla topografia
costantinopolitana attorno al monastero di Studios che manca nella
versione [B], è sicuramente il documento precedente e più vicino al
prototipo.
[2]
Il monastero della Theotokos Evergetis fu fondato tra il 1049 e il 1054
dal monaco Paolo su terre appartenenti alla sua famiglia. Non si sa
nulla delle origini di Paolo, o del suo nome secolare, sebbene
provenisse da una famiglia abbastanza ricca da possedere proprietà, e la
terra su cui fondò l'Evergetis non era l'unica proprietà che gli era
arrivata per eredità. L'Hypotyposis
(ovvero la codificazione dei costumi) implica che abbandonò il mondo per
fondare l'Evergetis, ma la fondazione era nuova e quindi non poté essere
tonsurato lì. Pertanto si pensa che debba essere già stato un monaco,
forse da qualche tempo, poiché visse solo per cinque anni dopo aver
fondato il suo monastero; molto probabilmente divenne monaco nel famoso
monastero costantinopolitano di Studios. Paolo stabilì una piccola casa
con poche celle e compose per essa anche un
typikon amministrativo, cioè
una carta di fondazione, tracce del quale, a nostro avviso, possono
essere individuate nell'Hypotyposis.
Morì il 16 aprile 1054. Il suo successore fu il discepolo Timoteo, che
revisionò l'Hypotyposis,
iniziò un programma di costruzione ed acquistò vasi e libri sacri per il
monastero. Potrebbe essere ancora stato igumeno nel 1067. Dopo questa
data, solo un igumeno del monastero di Evergetis è conosciuto: Atanasio,
menzionato in una nota manoscritta databile nel 1103.
(Fonte: "The Hypotyposis of the
Monastery of the Theotokos Evergetis, Constantinople (11th-12th
Centuries)", a cura di R. H. Jordan, Rosemary Morris: Routledge,
2016.
[3]
Come nel caso di Teodoro Studita, molte informazioni sulla vita di
Atanasio ci vengono fornite dalle
Vite. Visse durante il X secolo e morì intorno al 1000. Fu in
stretti rapporti con la famiglia dell’imperatore Niceforo Phocas, il
quale gli diede il compito di costruire un nuovo monastero: la Lavra
appunto. Questo monastero diventerà un vero e proprio
koinobion, un cenobio, che
quindi di lavra avrà solo il nome. Convinto della superiorità indiscussa
dell’esicasmo, affermò però che solo pochi potevano dedicarvici. Per
questo permise uno stile di vita a metà strada tra l’esicasmo e il
cenobitismo. Un monaco avrebbe vissuto solo, ma nella sua cella nel
monastero. Nel 964 la Grande Lavra diventa un monastero imperiale. Ciò
farà in modo che nessuno possa prendere decisioni che lo riguardino
senza l’esplicito consenso dell’imperatore, il quale continuerà comunque
ad aiutarlo economicamente. In seguito vietò comunque al monastero di
ricevere altri donativi, affermando che i monaci erano in grado di
cavarsela con ciò che avevano ricevuto finora. Anche dopo la morte di
Niceforo, e la salita al trono di Giovanni Tzimisce, il monastero rimane
imperiale, e ottiene il permesso di acquisire nuove terre in vista di
una futura espansione. Da un punto di vista normativo, Atanasio deve
molto a Teodoro sia per quanto riguarda il
typikon che riprende molte
sezioni del Testamento dello Studita, sia per quanto riguarda l’Hypotyposis.
Ovviamente sono presenti differenze come il permesso, anche se solo a
cinque monaci per comunità, di scegliere la vita solitaria. (Fonte: "Il
monachesimo bizantino", di Rosa Maria Parrinello, Storia Medievale
Università di Torino. Dal sito www.studocu.com).
[4]
Iconudolo: chi difese il culto delle immagini sacre durante le lotte
dell’iconoclastia (ovvero la dottrina e l'azione di coloro che
nell'Impero bizantino, nel sec. 8° e 9°, avversarono il culto religioso
e l'uso delle immagini sacre). (Fonte: “Enciclopedia
Treccani”)
[5]
Antirretici, ovvero scritti contro gl'Iconoclasti, in cui Teodoro
ricorre anche ad argomentazioni filosofiche a sostegno della polemica
teologica. (Fonte "Storia della
teologia: Età moderna", di Angelo Di Berardino, Piemme 2001)
[6]
Doroteo di Gaza, noto anche come Doroteo l'Eremita o Abba Doroteo (505 –
565), fu un monaco e abate cristiano.
Si unì al monastero di Abba Serid (o Abba Sveridus) vicino a Gaza
attraverso l'influenza degli anziani Barsanufio e Giovanni. Intorno al
540 fondò lì vicino il suo monastero e vi divenne abate. Fu ai monaci di
questo monastero che scrisse le istruzioni per i monaci, di cui un
numero considerevole sono sopravvissute e sono state pubblicate nelle
Istruzioni per la formazione
spirituale. (Fonte: "Wikipedia")
[7]
Teodosio il Cenobiarca, noto anche come Teodosio il Grande (Cappadocia,
424 circa – Palestina, 529), è stato un monaco cristiano bizantino. Fu
uno dei fondatori del monachesimo orientale ed è considerato santo da
tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi. (Fonte: "Wikipedia")
[8]
Saba di Gerusalemme (o Archimandrita) (Cesarea in Cappadocia, 439 – Mar
Saba, 5 dicembre 532) è stato un monaco cristiano bizantino, venerato
dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Visse principalmente in
Palestina, dedicandosi all'eremitaggio. Fu il fondatore di numerosi
monasteri, tra i quali il principale è Mar Saba. (Fonte: "Wikipedia")
[9]
Atanasio l'Atonita, chiamato anche Atanasio di Trebisonda (Trebisonda,
920 circa – Karyes, 5 luglio 1000), è stato un monaco cristiano
bizantino, fondatore della Repubblica monastica del Monte Athos e una
delle più importanti figure del monachesimo presso le Chiese d'Oriente.
(Fonte: "Wikipedia")
[10]
Nicone della Montagna Nera (circa 1025-1105) fu un soldato, monaco ed
autore Bizantino. Nato a Costantinopoli da una famiglia nobile, Nicone
servì nella truppa di Costantino IX (Re dal 1042 al 1055). Non ricevette
mai un'educazione formale e si considerava semplice e non istruito.
Colpito da una visione della Vergine Maria si ritirò in un monastero
della Montagna Nera fondato da Luca, il precedente metropolita di
Anazarbo (oggi Anavarza in Turchia), che lo consacrò monaco. (Fonte: "Wikipedia")
[11]
Ndt. Il volume da cui ho estratto questa introduzione contiene le
traduzioni inglesi delle due versioni su due colonne parallele.
[12]
Hans-Georg Beck, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen
Reich (Munich, 1959)
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11 maggio 2020 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net