Franciscus Assisiensis

Testamentum

San Francesco

Testamento (settembre 1226)

Estratta da "Il Cristo. vol V. Testi teologici e spirituali da Riccardo di san Vittore a Caterina da Siena". A cura di Claudio Leonardi - Fondazione Lorenzo Valla / Arnoldo Mondadori Editore, 2006

1. Dominus ita dedit mihi fratri Francisco incipere faciendi poenitentiam: quia cum essem in peccatis nimis mihi videbatur amarum videre leprosos. 2. Et ipse Dominus conduxit me inter illos et feci misericordiam cum illis. 3. Et recedente me ab ipsis, id quod videbatur mihi amarum, conversum fuit mihi in dulcedinem animi et corporis; et postea parum steti et exivi de saeculo. 4. Et Dominus dedit mihi talem fidem in ecdesiis, ut ita simpliciter orarem et dicerem: 5. Adoramus te, Domine Iesu Christe, et ad omnes ecclesias tuas, quae sunt in toto mundo, et benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum. 6. Postea Dominus dedit mihi et dat tantam fidem in sacerdotibus, qui vivunt secundum formam sanctae Ecclesiae Romanae propter ordinem ipsorum, quod si facerent mihi persecutionem, volo recurrere ad ipsos. [...] 8. Et ipsos et omnes alios volo timere, amare et honorare, sicut meos dominos. 9 Et nolo in ipsis considerare peccatum, quia Filium Dei discerno in ipsis, et domini mei sunt. 10. Et propter hoc facio, quia nihil video corporaliter in hoc saeculo de ipso altissimo Filio Dei, nisi sanctissimum corpus et sanctissimum sanguinerò suum, quod ipsi recipiunt et ipsi soli aliis ministrant. [...] 13. Et omnes theologos et qui ministrant sanctissima verba divina debemus honorare et venerari, sicut qui ministrant nobis spiritimi et vitam.

1. Il Signore concesse a me, frate Francesco, d’incominciare in questo modo a far penitenza, poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; 2. e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. 3. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. 4. E il Signore mi dette tanta fede nelle chiese, che cosi semplicemente pregavo e dicevo: 5. Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo. 6. Poi il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi. [...] 8. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, 9. e non voglio in loro considerare il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori. 10. E faccio questo perché, dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il sangue suo, che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri. [...] 13. E dobbiamo onorare e rispettare tutti i teologi e coloro che annunciano la divina parola, come coloro che ci danno lo spirito e la vita.

14. Et postquam Dominus dedit mihi de fratribus, nemo ostendebat mihi, quid deberem facere, sed ipse Altissimus revelavit mihi, quod deberem vivere secundum formam sancti Evangelii. 15. Et ego paucis verbis et simpliciter feci scribi et dominus Papa confìrmavit mihi. 16. Et illi qui veniebant ad recipiendam vitam, «omnia quae habere poterant», dabant pauperibus; et erant contenti tunica una, intus et foris repeciata, cum cingulo et braccis. 17. Et nolebamus plus habere. 18. Officium dicebamus clerici secundum alios clericos, laici dicebant: Pater noster; et satis libenter manebamus in ecclesiis. 19. Et eramus idiotae et subditi omnibus. 20. Et ego manibus meis laborabam, et volo laborare; et omnes alii fratres fìrmiter volo, quod laborent de laboritio, quod pertinet ad honestatem. [...] 23. Salutationem mihi Dominus revelavit, ut diceremus: Dominus det tibi pacem.

14. E dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. 15. Ed io con poche parole e semplicemente lo feci scrivere, e il signor Papa me lo confermò. 16. E quelli che venivano per ricevere questa vita, davano ai poveri «tutte quelle cose che potevano avere» (Tob. 1, 3) ed erano contenti di una sola tonaca rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache. 17. E non volevamo avere di più. 18. E dicevamo l’ufficio, i chierici come gli altri chierici; i laici dicevano i Pater noster; e assai volentieri rimanevamo nelle chiese. 19. Ed eravamo illetterati e soggetti a tutti. 20. E io lavoravo con le mie mani e voglio fermamente lavorare, e tutti gli altri frati voglio che lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. [...] 23. Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace.

24. Caveant sibi fratres, ut ecclesias, habitacula paupercula et omnia, quae prò ipsis construuntur, penitus non recipiant, nisi essent, sicut decet sanctam paupertatem, quam in regula promisimus, semper ibi hospitantes sicut «advenae et peregrini». 25. Praecipio firmiter per oboedientiam fratribus universis, quod ubicumque sunt, non audeant petere aliquam litteram in curia Romana, per se neque per interpositam personam, neque pro ecclesia neque pro alio loco neque sub specie praedicationis neque pro persecutione suomm corporum; 26. sed ubicumque non fuerint recepti, fugiant in aliam terram ad faciendam poenitentiam cum benedictione Dei.

24. Si guardino i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non siano come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella regola, sempre ospitandovi come «forestieri e pellegrini» (1 Ep. Pet. 2, 11).      25. Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, ovunque sono, non osino chiedere lettera alcuna nella curia romana, direttamente o per mezzo di interposta persona, né per le chiese, né per altri luoghi, né per motivo della predicazione, né per la persecuzione dei loro corpi, 26. ma, dove non saranno ricevuti, fuggano in altra terra a far penitenza con la benedizione di Dio.

27. Et firmiter volo oboedire ministro generali huius fraternitatis et alio guardiano, quem sibi placuerit mihi dare. […]

34. Et non dicant fratres: «Haec est alia regula», quia haec est recordatio, admonitio, exhortatio et meum testamentum, quod ego frater Franciscus parvulus facio vobis fratribus meis benedictis propter hoc, ut regulam, quam Domino promisimus, melius catholice observemus.

35. Et generalis minister et omnes alii ministri et custodes per oboedientiam teneantur, in istis verbis non addere vel minuere. [...]

40. Et quicumque haec observaverit, in caelo repleatur benedictione altissimi Patris et in terra repleatur benedictione dilecti Filii sui cum sanctissimo Spiritu Paraclito et omnibus virtutibus caelomm et omnibus sanctis. 41. Et ego frater Franciscus parvulus vester servus quantumcumque possum, confirmo vobis intus et foris istam sanctissimam benedictionem.

 

27. E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di darmi. [...]

34. E non stiano a dire i frati che questa è un’altra regola; poiché questa è un ricordo, un’ammonizione, una esortazione e il mio testamento, che io frate Francesco poverello faccio a voi, fratelli miei benedetti, perché osserviamo più cattolicamente la regola che abbiamo promesso al Signore.

35. E il ministro generale e tutti gli altri ministri e custodi per obbedienza siano tenuti a non aggiungere e a non togliere niente a queste parole. [...]

40. E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ripieno della benedizione del diletto Figlio suo col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi. 41. Ed io, frate Francesco, il più piccolo dei frati, vostro servo, come posso, confermo a voi, dentro e fuori, questa santissima benedizione.

 

Ultima voluntas Clarae scripta

Ultima volontà, scritta a Chiara

1. Ego frater Franciscus parvulus volo sequi vitam et paupertatem altissimi Domini nostri Iesu Christi et eius sanctissimae matris et perseverare in ea usque in finem; 2. et rogo vos, dominas meas, et consilium do vobis, ut in ista sanctissima vita et paupertate semper vivatis. 3. Et custodite vos multum, ne doctrina vel consilio alicuius ab ipsa in perpetuum ullatenus recedatis.

 

l. Io, frate Francesco, voglio seguire la vita e la povertà dell’altissimo Signor nostro Gesù Cristo e della sua santissima madre, e perseverare in essa fino alla fine. 2. E prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. 3. E guardatevi attentamente dall’allontanarvi mai da essa, in nessuna maniera, per l’insegnamento o il consiglio di alcuno.

 



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11 ottobre 2022   a cura di Alberto "da Cormano"   Grazie dei suggerimenti   alberto@ora-et-labora.net