L’Ordine dei Minimi ed i suoi rami
Dal sito “sanfrancescodipaolaapalermo.it”,
ottobre 2022.
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testo completo sull’Ordine dei Minimi in formato .pdf
Poiché si era diffusa la fama di s. Francesco di Paola come autore di
prodigi, guadagnatosi la fama di grande taumaturgo, nel 1483, il santo
paolano fu chiamato alla corte del re di Francia, Luigi XI, che era stato
colto da un colpo apoplettico, e su ordine di papa Sisto IV dovette
accettare l’invito ad Amboise. Il soggiorno a corte, e l’ingresso
nell’Ordine di persone di alto rango e provenienti da altre esperienze
religiose, influirono molto sulla trasformazione dell’Ordine: nell’eremo di
Plessis-les-Tours, eretto presso la residenza del sovrano, fu
progressivamente abbandonata la vita eremitica, e si adottò una forma di
vita cenobitica.
Quello di s. Francesco di Paola si evolse così da Ordine squisitamente
eremitico ad Ordine penitenziale e di riforma. A partire dal 1501 la
denominazione dell’Istituto fu quella di Ordine dei Minimi, ad indicare
anche nel nome lo spirito che animava la vita di s. Francesco di Paola e dei
suoi seguaci. La famiglia minima risulta costituita da tre rami, definiti
Ordini secondo una schematizzazione del sapere medioevale che traeva
origine, da uno schema trinitario abbozzato da s. Agostino e poi pianificato
da papa Gregorio I Magno. La società cristiana si considerava costituta da:
chierici – monaci - laici. Con Bernardo da Chiaravalle poi si passò dal
trinitarismo ecclesiologico al trinitarismo sociale. Si pensò allora di
suddividere la res publica
cristiana in tre ordini: gli oratores
(clero e monaci); i bellatores
(militari, guerrieri); i laboratores
(contadini, artigiani)
[1].
In ogni modo questi tre ordini erano disuguali in grado e dignità, complice
di ciò il sistema educativo vigente, elaborato sulla base della
classificazione delle scienze in
liberales ed artes mechanicae,
e portato avanti tanto dai monaci quanto dagli ecclesiastici. Questa rigida
tripartizione la si rintraccia altresì nelle Fonti Francescane, dove S.
Bonaventura da Bagnoregio parla di «una triplice milizia di eletti»
[2], alludendo al Primo Ordine dei frati
Minori; al Secondo, delle clarisse, ed al Terzo, dei secolari, appunto
Terz’Ordine secolare. Lo stesso papa Gregorio IX afferma che s. Francesco
d’Assisi aveva fondato tre Ordini specificando che al Terz’Ordine
appartenevano le Fraternità dei penitenti, costituite da fratelli e sorelle
della penitenza viventi nelle proprie abitazioni
[3].
Tali Fraternità, nel 1221, ebbero una prima Regola intitolata “Memoriale
propositi”, Regola tipica del Terz’Ordine Francescano (TOF)
[4]. Il termine proposito significa una
risoluzione, un progetto di vita e, da allora, significò lo stato canonico
di vita che asseconda l’intenzione evangelica dell’agire penitenziale
[5].
Le monache claustrali Minime
Il Secondo Ordine delle monache claustrali Minime è il ramo femminile
dell’Ordine fondato da S. Francesco di Paola. Il santo paolano si trovava da
alcuni anni in Francia, quando alcune pie giovani di Andújar (Spagna),
desiderose di fondare un monastero e di condurre vita analoga a quella
proposta ai suoi religiosi Minimi, lo esortarono affinché desse loro una
”regola di vita”. Il 28 luglio 1506 giunse la desiderata approvazione
pontificia delle claustrali Minime, con la bolla di papa Giulio II
Inter caeteros, la quale
comprendeva il testo della sospirata Regola.
Il carisma proprio delle monache Minime ha i seguenti caratteri:
- Una forma di amore più impegnativo mediante un’ascesa più austera, di
contenuto propriamente quaresimale, sia nella tensione ad una totale
conversione a Dio e nel primato conferito alla dimensione spirituale, sia
nella disciplina ed in uno stile di vita umile e sobrio.
- La loro vita di preghiera, servizio e comunione è scandita dalla
professione quotidiana dei comuni voti religiosi, corrispondenti ai consigli
evangelici della perfetta castità, della volontaria povertà, dell’obbedienza
e dello specifico voto di “vita quaresimale”.
- La proposta evangelica, nella quale esse vivono, va dalla “pura e continua
orazione” espressa nell’attenzione amorosa e nel dialogo interiore, oltre
che nella preghiera pubblica della Chiesa, al silenzio evangelico, per
favorire il raccoglimento ed il recupero dell’interiorità.
- Aperte al soffio dello Spirito Santo e desiderando contribuire con la loro
specifica vocazione all’edificazione ed allo sviluppo del regno di Dio e
della Chiesa particolare, le Minime claustrali mettono nel flusso della
missione della Chiesa la loro particolare esperienza di vita contemplativa
ed ascetica.
- I loro monasteri, pur nel rispetto della clausura perpetua propria della
loro natura contemplativa, si trasformano in luoghi accoglienti, nei quali
ci si può educare alla preghiera ed alla penitenza.
I secolari minimi (Il Terz’Ordine)
Non è facile tracciare le origini del cosiddetto Terz’Ordine dei Minimi per
diversi motivi. Una prima difficoltà è costituita dall’assenza di
documentazione contemporanea. Infatti, se si eccettuano i documenti
pontifici relativi alle approvazioni delle tre redazioni della Regola, non
abbiamo al momento alcuna testimonianza documentaria dell’epoca del
fondatore.
A ciò si aggiunge che nei processi per la beatificazione, svolti in Calabria
Citra ed in Francia, non fu escusso alcun terziario, né in ambedue i
questionari fu inserita una domanda in merito alla fondazione del
Terz’Ordine. A tale lacuna avrebbe potuto supplire la biografia dell’anonimo
frate contemporaneo del fondatore, scritta anche per colmare i vuoti
presenti nei processi, ma neppure in essa non si ha alcun accenno
all’istituzione del Terz’Ordine.
Il Roberti, che è il maggiore biografo del santo paolano del XX secolo, e da
cui dipende la letteratura successiva, riguardo alle origini del Terz’Ordine
ha scritto che s. Francesco di Paola «prima di partire dalla Calabria, aveva
istituite delle Congregazioni di uomini e donne». Egli, a sostegno della sua
affermazione, ha addotto le due deposizioni raccolte ad Altilia. Pertanto ci
si rende subito conto che i testi non hanno mai affermato che alcuni erano
entrati nel Terz’Ordine quando il santo paolano era in Calabria, né che il
Terz’Ordine esistesse prima che lo stesso santo partisse alla volta della
Francia.
Celebrato il Giubileo dell’anno 1500, s. Francesco di Paola inviò a papa
Alessandro VI una supplica, accompagnata da una commendatizia di Luigi XII,
in cui domandava conferma delle due Regole. Dal testo riguardante i terziari
emerge chiaramente che l’istituzione del TOM era recente, giacché non vi è
alcun riferimento ad una situazione pregressa
[6]. Inoltre papa Alessandro VI precisava
che il TOM era nato per desiderio del Primo Ordine, che aveva voluto
estendere ai suoi fedeli che vivevano nel secolo la possibilità di fare
penitenza secondo l’esempio salutare del frate Francesco
[7], e di partecipare ai privilegi e
grazie concesse ai frati dai papi. Per tale motivo tra i due Ordini, frati e
terziari, esiste non soltanto un profondo legame generativo ma altresì
istituzionale. Si osserva che il santo paolano, mentre nella I Regola per i
frati non menziona i terziari, il che è un ulteriore indizio sulla loro
inesistenza, nella II Regola non soltanto li nominava espressamente al cap.
III, ma, poiché i terziari vivevano sotto la direzione dei frati, fornì loro
delle disposizioni a riguardo dei loro rapporti. Nei primi tempi i terziari
Minimi vissero il loro ideale in forma comunitaria; poi, diversamente,
prevalse la forma di vita carismatica vissuta singolarmente da ciascuno
nella propria famiglia, riservando alcuni momenti per incontri comunitari.
Tale movimento carismatico laicale si presenta ai nostri giorni a tutti gli
uomini con un duplice scopo:
• realizzare la propria persona, attraverso una vita cristiana coerente con
le esigenze del proprio battesimo, e nella fedeltà al carisma penitenziale
proprio dei Minimi;
• rivitalizzare la realtà sociale nella quale vive, mediante la
testimonianza della propria fede, e l’esercizio di una funzione di stimolo e
di critica alla luce dei valori evangelici.
Sebbene siano trascorsi cinque secoli dalla sua composizione, la Regola del
TOM che il santo paolano ha lasciato ai suoi devoti è di straordinaria
attualità, in quanto ha anticipato il dettato conciliare della
Lumen Gentium, secondo cui il
proprium dei laici è la vocazione
a trattare le cose temporali ordinandole secondo Dio. Il Minimo vive nel
mondo senza essere nel mondo (cfr. Gv 17,13-18).
Dalla precedente prospettiva di pura
devozione, con il Vaticano II si ha un ritorno alle origini del
movimento e si pone l’attenzione alla
vocazione.
Il Terz’Ordine dei Minimi (TOM),
costituito da laici e chierici secolari, appartiene – secondo la normativa
canonica vigente –, agli Istituti secolari, i quali, assieme agli Istituti
religiosi (Primo e Secondo Ordine), sono Istituti di vita consacrata. La
vita consacrata secolare è una forma stabile di vita, mediante la quale i
fedeli, seguendo Cristo più da vicino ed imitandolo, per l’azione dello
Spirito Santo, nella condivisione della vita degli uomini nel mondo, tendono
alla perfezione della carità e s’impegnano per la santificazione del mondo,
soprattutto operando all’interno di esso.
[1]
Cfr. AGOSTINO, Epistula, CLXXXIX, 5, ed. A. GOLDBRACHER, in
C.S.E.L., XXXIV, p. 134; F. CARDINI, Alle radici della cavalleria
medievale, Firenze 1981, pp. 318-320; A. VAUCHEZ, «I laici nella
Chiesa durante l’età feudale», uscito in “Notre histoire” (1987) 32,
pp. 31-37 e riedito in ID., I Laici nel Medioevo. Pratiche ed
esperienze religiose, Il Saggiatore, Milano 1989, pp. 55-60.
[2]
Cfr. BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, Legenda maggiore II, 8, Fontes
franciscani, p. 794: Fonti francescane, n. 1050, p. 851.
[3]
Cfr. J. H. SBARALEA, Bullarium franciscanum, vol. I, Roma 1759, n.
268, pp. 241-242.
[4]
Cfr. L. TEMPERINI, Carisma e legislazione alle origini del terzo
ordine di s. Francesco, Ed. Franciscanum, Roma 1996, pp. 77-109.
[5]
Cfr. M. SENSI, «La regola del TOM nel contesto delle regole coeve»,
BUM, anno XLVII, 2001, pp. 477 501.
[6]
5 Cfr. R. BENVENUTO, «Le origini del Terz’Ordine dei Minimi (I)»,
BUM, anno XLVIII, 2 – 3, pp 253 - 281. Di diversa opinione è E.
BOAGA, “Terz’Ordine Secolare”, in DIP, vol. IX, Milano 1978, col.
1098.
[7]
Cfr. A. GALUZZI, Origini…, p. 149.
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22 ottobre 2022 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net