La Storia dell’Ordine dei Minimi
Dal sito “ordinedeiminimi.org”,
ottobre 2022
LA FONDAZIONE DELL’ORDINE
L’Ordine dei Minimi è
il frutto della vita penitente e gioiosa di San Francesco di Paola,
che con il suo stile di vita attrasse a sé quanti volevano servire Dio in
semplicità di cuore e nel rinnovamento continuo della propria vita. In
lui si può intravedere la gioia e lo splendore dell’onnipotenza divina. Ad
ogni modo, il Signore ben presto ha cominciato a ispirare delle vocazioni.
Vi sono stati giovani che hanno sentito in cuor loro il richiamo alla
consacrazione, che hanno espresso il desiderio di dover affiancare
Francesco, per imitarlo e per essere compartecipi del progetto divino della
fondazione di un
nuovo Ordine per il rinnovamento della Chiesa. Così, con il
trascorrere degli anni, intorno al Paolano si è formato un piccolo gruppo di
eremiti, per i quali Francesco ha costruito alcune cellette e una prima
chiesetta. Non vi sono documenti storici che attestino quando esattamente si
sia costituito questo primo nucleo di seguaci del Santo, ma in base agli
studi più recenti, pare che si possa collocare al 1450. Fatto
sta che, gradatamente, Francesco ha dovuto rinunciare allo stile di vita
eremitico – inteso come vita solitaria – per aprirsi ad una forma di vita
comunitaria (cenobitismo),
che lo
portò a fondare l’Ordine dei Minimi. Quando
i primi discepoli si unirono a lui, Francesco non alterò il suo proposito
penitenziale, ma allo stesso tempo accettò docilmente la volontà di Dio, che gli
stava mostrando un progetto nuovo, forse molto diverso rispetto a
quello che aveva immaginato. Se l’eremita, infatti, nell’isolamento compie
tutto da solo cercando di compiacere lo Spirito di Dio, il
cenobita prega e lavora scandendo il ritmo al tempo della comunità.
I PRIMI DISCEPOLI
La storia dell’Ordine è
poco documentata e poco nota, eppure anche racimolando le poche informazioni
disponibili ci si può fare un’idea di come si siano realizzati i progetti di
Dio. Secondo la tradizione, i
primi ad aggregarsi a Francesco
di Paola furono
tre uomini, persone semplici e desiderose di raggiungere la
perfezione evangelica. Gli “Eremiti di fra Francesco” – così si facevano
chiamare – erano fra
Fiorentino, fra Angelo e fra Nicola. Il primo era paolano, il
secondo proveniva da Saracena, un borgo vicino a Castrovillari, e il terzo,
prima di stabilirsi definitivamente a Paola, risiedeva a San Lucido. Erano
laici, vestivano lo stesso saio e conducevano una vita santa, penitente e
gioiosa. Per loro Francesco scavò le prime cellette e il piccolo oratorio
che ancora si può venerare al Santuario di Paola. Con il tempo, le richieste
di unirsi a questa ‘famigliola’ aumentarono e così Francesco, che vagliava
ogni decisione e la sottoponeva al discernimento per essere certo che fosse
questa la volontà di Dio, decise di ingrandire l’eremo. In questo frangente,
si verificò un grande prodigio, documentato nel Processo
Cosentino per la beatificazione di San Francesco. Il testimone –
il nobile Antonio
Mendolilla – affermò che mentre era con gli operai che stavano
lavorando per la costruzione della Chiesa, si presentò un frate vestito con
il saio francescano che suggerì al Paolano di ampliare il perimetro della
costruzione, che era già tracciato, e di confidare nella Divina Provvidenza
per la sua realizzazione. Lo stesso misterioso frate abbozzò per terra il
nuovo disegno della Chiesa e immediatamente dopo scomparve dalla vista dei
presenti. I testimoni e tutti coloro che successivamente cercarono di
interpretare questo avvenimento non ebbero dubbi: si era trattato di San
Francesco d’Assisi. Dopo qualche giorno, giunsero a Paola alcuni
benefattori dai casali di Cosenza e con generose donazioni sostennero la
costruzione della Chiesa, che, una volta ultimata, fu dedicata proprio a san
Francesco d’Assisi! Accanto alla Chiesa, poi, Francesco fece realizzare un
piccolo edificio per i suoi discepoli, evidentemente cresciuti di numero,
composto, da un lato del chiostro, da otto celle per i professi e un’intera
ala destinata ai novizi. Con
queste prime vocazioni, si completò l’originario cerchio di discepoli di
Francesco di Paola. Dodici – secondo la tradizione – esattamente
come gli Apostoli su cui Gesù fondò la Chiesa.
LA NASCITA DELL’ORDINE
Per ottenere il riconoscimento ufficiale della Chiesa come movimento, era
necessario che la piccola comunità che si era radunata attorno a Francesco
di Paola avesse un proprio luogo di culto, e così ben presto iniziarono
i lavori di costruzione della Chiesa. Sia padre Baldassarre da Spigno che mons.
Pirro Caracciolo ebbero un ruolo particolarmente attivo nella fondazione
e nella strutturazione dell’Ordine. Il primo, che per provvidenza era anche
laureato in diritto civile e canonico, si preoccupò di formalizzare con
regole scritte la vita comunitaria; il secondo si adoperò affinché fosse
portata a compimento la costruzione della Chiesa – fu lui a benedire la
prima pietra, ponendo nella fondamenta la croce di Gesù – e affinché si
diffondesse la congregazione eremitica. Il primo documento che ufficializzò
l’eremo di Paola – il diploma Decet nos – fu firmato proprio da mons.
Caracciolo. Il documento, datato 30 novembre 1470, riconosceva a
Francesco e ai suoi primi discepoli lo status di eremiti diocesani e
sottoponeva l’eremo di Paola alle dirette dipendenze della Santa Sede. A
distanza di quattro anni – il 17
maggio 1474 – Sisto
IV promulgò la Sedes Apostolica,
con la quale approvava la nascita della “Congregazione
eremitica di San Francesco d’Assisi”. La ‘presenza’ del Poverello
di Assisi appare una costante nella vita di Francesco di Paola: portava il
suo nome per devozione familiare; si recò sulla sua tomba per ottenere il
discernimento vocazionale e così, ancora una volta, Francesco di Paola
voleva mettere la sua congregazione al sicuro sotto l’ala protettrice di san
Francesco d’Assisi. Questo documento è particolarmente importante in quanto
la Chiesa con esso ratificava l’aspetto più originale di questa nuova
congregazione, ovvero lo
stile di vita quaresimale – che imponeva ai frati di astenersi
quotidianamente dalle carni e derivati -, e la povertà assoluta,
accompagnata dalla scelta di vivere di sole elemosine. Quando Francesco
partì per la Francia, nel 1483 – e forse già da qualche anno prima – la
Congregazione attraversò un periodo di forte tensione che sembrò mettere a
rischio il suo stesso futuro. I motivi erano diversi. Innanzitutto
l’instabilità giuridica dovuta alla mancanza di una regola; a questo si
aggiungeva anche la confusione generata dal nome della Congregazione, troppo
simile a quella dell’osservanza dei frati minori. Inoltre, l’austerità dello
stile di vita voluta da Francesco incominciava a pesare su alcuni discepoli,
molti dei quali decisero di abbandonare la Congregazione. Quando giunse in
Francia, Francesco e i suoi collaboratori continuarono ad occuparsi del
riconoscimento della regola, la cui approvazione sembrava impossibile, visto
che il Concilio
Lateranense IV (1215) vietava l’istituzione di nuovi ordini
religiosi. Francesco seppe attendere e così il 26
febbraio del 1493, papa
Alessandro VI concesse
l’approvazione della prima regola dei frati e in più modificò il
nome della congregazione in “Ordine
dei frati Minimi poveri eremiti di fr. Francesco di Paola”,
ulteriormente modificato
nel 1501 con l’approvazione della seconda versione della regola
in “Ordine
dei Minimi”, che segnò il definitivo passaggio dall’eremitismo al
cenobitismo.
LA DIFFUSIONE DELL’ORDINE IN EUROPA
Ai primi seguaci se ne aggiunsero molti altri in breve tempo, che animarono
i numerosi conventi che san Francesco di Paola fondò. Dopo aver ultimato il
convento di Paola, negli anni ’70 del Quattrocento, istituì conventi a
Paterno, Spezzano, Corigliano e Milazzo, affidandoli ai suoi eremiti.
Quando, nel 1483, Francesco partì alla volta della Francia, lasciò, dunque,
una realtà particolarmente vitale e destinata ad ampliarsi ulteriormente sul
territorio. Da Tours, Francesco riuscì comunque a curare l’apertura di altri
conventi a Genova, Roma e Castellammare di Stabia. Giunto alla corte di
Luigi XI, sebbene Francesco fosse già anziano, la sua santità non cessò di
esercitare attrattiva e numerosi seguaci si aggiunsero alla famiglia Minima.
Molti frati, appartenenti ad altri ordini religiosi, scelsero di seguire le
orme di Francesco e si rivelarono provvidenziali per la diffusione
dell’Ordine. Padre Francesco Binet, benedettino, il francescano Pietro
Gebert, e padre Bernardo Boyl, eremita di Monsterrat, furono tra i primi e
più stretti collaboratori a portare avanti il messaggio di san Francesco di
Paola. La diffusione dei Minimi in Francia fu abbastanza rapida. Dopo
l’apertura del convento di Tours, Carlo VIII volle che se ne costruisse un
altro ad Amboise. Richiesta analoga giunse da Fréjus, dove la popolazione,
riconoscente al Frate paolano per aver prodigiosamente scongiurato al suo
passaggio la diffusione della peste, voleva la presenza dei Minimi. Oltre a
quello di Parigi, mentre Francesco era ancora in vita, sorsero ben altri
otto romitori in Francia. Come se non bastasse, la presenza dei Minimi
giunse anche in Spagna. La tradizione vuole che Francesco di Paola avesse
inviato due suoi frati – padre
Bernardino da Cropalati e padre
Giacomo Lespervier – per suggerire a Ferdinando V il Cattolico di
continuare la guerra che aveva intrapreso per liberare la Spagna dai Mori.
Della faccenda era stato avvertito da Pedro de Lucena, rappresentante
spagnolo alla corte francese. Dato l’esito della guerra (i mori furono
espulsi nel 1492), i frati di Francesco furono chiamati i “frati della
vittoria” e per riconoscenza il re concesse loro la facoltà di poter fondare
conventi ovunque in Spagna. Re
Ferdinando, quindi, accolse e protesse i Minimi nel suo regno, spesso
offrendo loro le terre sottratte ai Musulmani. Per la missione in
Spagna furono inizialmente inviati padre Bernardo Boyl e padre Fernando
Panduro, entrambi religiosi che godevano della piena stima di san Francesco.
Mentre Francesco era ancora in vita, i suoi frati fecero ingresso anche in
Boemia e in Germania. La diffusione dell’Ordine nell’area tedesca dipese
inizialmente da un contrasto sorto tra alcuni eremiti di Výtoň, alcuni dei
quali desideravano vivere più radicalmente la penitenza. Fra questi un
sacerdote dal nome Pietro Faber – che poi diventò minimo -, fu incaricato di
cercare una regola che potesse disciplinare la pratica penitenziale e la
trovò appunto in quella di san Francesco di Paola. Qualche anno più tardi,
la famiglia religiosa di san Francesco entrò in contatto con Wolgango di
Pollheim, che si era recato in Francia come ambasciatore di Massimiliano I
d’Asburgo per trattare questioni dinastiche. Questi rimase conquistato dalla
spiritualità di Francesco e dei suoi frati al punto da erigere per loro un
convento a Thalheim, oggi territorio austriaco. Quando Francesco di Paola
morì, esistevano circa 30 conventi dell’Ordine da lui fondato. La sua
Famiglia continuò a crescere prodigiosamente nei secoli seguenti, tant’è
che alla
fine del XVII secolo contava 640 conventi e circa 14.000 frati.
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22 ottobre 2022 a cura di Alberto "da Cormano" alberto@ora-et-labora.net