San Basilio di Cesarea
REGOLE MORALI
Indice estratto da “Basilio - Regole Morali" trad. Maria Benedetta Artioli - Ed. Città Nuova 1996
Parzialmente digitalizzato da Google Books
Testo delle Regole estratto da "La vita consacrata" di Alfredo Lopez Amat S.J. - Città Nuova Editrice
INDICE
I. La penitenza e il tempo della medesima; le sue proprietà e i suoi frutti.
II. Chi vuole piacere a Dio deve essere scevro da ogni commistione con tutto ciò che è contrario, e puro deve essere il suo zelo,
III. L’amore verso Dio e il modo in cui esso si mostra.
IV. Quale sia l’onore reso a Dio e quale il disprezzo,
V. L’amore vicendevole e le sue proprietà.
VI. Come si debba confessare con tutta franchezza Dio e il suo Cristo.
VII. Non basta per la salvezza confessare il Signore, se si trasgrediscono i suoi comandamenti.
VIII. La fede e la piena certezza delle parole del Signore.
IX. La conoscenza o l'ignoranza delle cose che ci riguardano.
X. Quale sia la fine del peccato e quale quella del comandamento di Dio.
XI. I giudizi di Dio e il timore dei medesimi.
XII. II disprezzo e la contraddizione, e invece l’ubbidienza e l’osservanza dei voleri di Dio.
XIII. La prontezza in ogni tempo e la sollecitudine senza dilazioni di coloro che si studiano di piacere a Dio.
XIV. II tempo opportuno di ciascuna delle opere rette che di volta in volta si compiono.
XV. Non bisogna trascurare le proprie buone opere per la speranza in quelle degli altri.
XVI. Di coloro che pensano di trarre giovamento dal vivere insieme con quelli che sono buoni e graditi a Dio, non facendo, quanto a sé, nulla di buono.
XVII. Quali disposizioni si debbano avere nei confronti del tempo presente.
XVIII. II modo e la disposizione d'animo di quelli che si studiano di compiere il comandamento di Dio.
XIX. A proposito di chi pone ostacoli e di chi e ostacolato nel compimento del comando di Dio.
XX. II battesimo: senso e significato del battesimo.
XXI. La comunione al corpo e al sangue del Cristo, e il motivo di essa.
XXII. Come si diventa estranei a Dio e in che modo ci si rende a lui familiari.
XXIII. A proposito di coloro che soggiacciono anche a quei peccati che odiano.
XXIV. La menzogna e la verità.
XXV. Il parlare ozioso e l’uso dei discorsi seri.
XXVI. Come si debbano usare prima le testimonianze tratte dalla Scrittura a conferma di quanto facciamo o diciamo, e dopo anche quello che è noto in base alla esperienza quotidiana.
XXVII. L’imitazione di Dio e dei santi, secondo le nostre possibilità.
XXVIII. Saper discernere fra gli uomini buoni e quelli che non lo sono.
XXIX. In che modo confermare la nostra professione di fede.
XXX. L’onore dovuto alle cose consacrate a Dio.
XXXI. L’uso delle cose riservate ai santi.
XXXII. Debiti e restituzioni.
XXXIII. Quelli che scandalizzano e quelli che sono scandalizza.
XXXIV. Bisogna che ciascuno, secondo la propria misura, si ponga di fronte agli altri come modello di bene.
XXXV. Quelli che disprezzano il bene.
XXXVI. L'onore da rendersi ai santi e la disposizione d'animo nei loro confronti.
XXXVII. Lo zelo nelle piccole cose, secondo le proprie possibilità.
XXXVIII. In che modo bisogna praticare l’ospitalità.
XXXIX. La fermezza da avere fra gli scandali.
XL. Quelli che insegnano dottrine estranee.
XLI. Bisogna recidere ogni causa di scandalo, ma essere indulgenti con chi è più debole.
XLII. Il Signore è venuto per il compimento della legge.
XLIII. La differenza fra ì comandamenti della legge e quelli del vangelo,
XLIV. Come sia lieve il peso del Signore, e pesante il peccato.
XLV. L’uguaglianza nell’onore e l’umiltà.
XLVI. La sollecitudine nelle buone opere, sia grandi che piccole.
XLVII. La ricchezza e la povertà, e ciò che ad esse è connesso.
XLVIII. La beneficenza verso i fratelli e il modo di compierla.
XLIX. A proposito di chi intenta liti e vendica se stesso oppure anche un altro.
L. La pace e come operarla.
LI. Quale debba essere chi cerca di correggere il prossimo.
LII. La tristezza per quelli che peccano, e come si debba andar loro incontro. Quando si debba fuggirli e quando accoglierli.
LIII. Quale sia il giudizio per quelli che serbano memoria delle cose in cui avevano creduto di essere stati offesi,
LIV. Sul portare giudizio e sull’aver dubbi.
LV. Quale disposizione d’animo si debba avere nei confronti dei doni di Dio, e come si debba proclamarli e per essi rendere grazie.
LVI. La preghiera. Quando, per che cosa, come e per chi si debba pregare.
LVII. L’inorgoglirsi per le opere buone.
LVIII. Acquisizione dei carismi di Dio e loro comunicazione.
LIX. L’onore e la gloria umana,
LX. La diversità dei doni di Dio e l’armonia fra coloro che in tali doni eccellono e quelli che hanno di meno.
LXI. La pochezza umana di quelli che accolgono la grazia di Dio.
LXII. Le tentazioni. Quando si debba sfuggirle, quando opporre resistenza, e come si debba far fronte agli avversari.
LXIII. La paura e il coraggio nelle cose avverse.
LXIV. La gioia nei patimenti per Cristo.
LXV. Come si debba pregare anche al momento della morte.
LXVI. Quelli che abbandonano chi lotto per la pietà e quelli che invece lottano insieme a loro.
LXVII. A proposito di coloro che soffrono per chi muore.
LXVIII. La diversità fra il secolo presente e quello futuro.
LXIX. A proposito di ciascuna delle cose che vengono congiuntamente proibite oppure ammesse dalla Scrittura.
LXX. A proposito di coloro cui è affidato l'annuncio del vangelo. Quando, a chi, che cosa debbano insegnare e come debbano prima correggere se stessi. Come debbano fare l’annuncio con tutta franchezza, prendersi cura di quelli che sono loro affidati (e con quale disposizione d'animo), e di quali opere debbano prima di tutto occuparsi. Come debbano serbarsi puri dai difetti comuni ai più, a quale misura debbano condurre quelli che ammaestrano, come debbano persuadere gli oppositori; come debbano mirarsi di fronte a quelli che per timore li rifiutano e allontanarsi da quelli che per malafede non li accolgono. Come compiere le ordinazioni o respingere coloro che già sono stati ordinati. Ciascuno di coloro che presiedono sappia di dover rendere pienamente conto di quanto fa e dice a coloro che gli sono affidati.
LXXI. Ciò che è stato congiuntamente stabilito a proposito di coloro che presiedono.
LXXII. Coloro che vengono ammaestrati devono discernere, fra i maestri, gli spirituali da coloro che non lo sono. Come debbano disporsi nei loro confronti, e come debbano ricevere le cose che da loro vengono dette.
LXXIII. I coniugati.
LXXIV. Le vedove.
LXXV. Schiavi e padroni,
LXXVI. Figli e genitori.
LXXVII. Le vergini.
LXXVIII. I soldati.
LXXIX. Governanti e sudditi,
LXXX Quali la Parola vuole che siano in tutto i cristiani e quali vuole siano coloro che presiedono.
TESTO
REGOLA I
1. La prima cosa che conviene a quanti credono nel Signore è fare penitenza, così come ci hanno insegnato Giovanni e lo stesso Gesù Cristo. Occorre fare penitenza ora, per non subire una condanna peggiore di coloro che sono stati condannati prima del Vangelo.
Mt. 4, 17: Da quel momento, Gesù cominciò a predicare e a dire: «Fate penitenza. È vicino, infatti, il regno dei cieli».
Mt. 11, 20 s: Allora cominciò a rimproverare fortemente le città nelle quali era avvenuto il maggior numero delle sue opere di potenza, perché non avevano fatto penitenza: «Guai a te Corazin, guai a te Betsaida: poiché se a Tiro e Sidone fossero avvenute le opere di potenza operate in voi, già avrebbero fatto penitenza, seduti [700 c] in cenere e cilicio. Ma si userà più tolleranza a Tiro e a Sidone nel giorno del giudizio, che non a voi», e il seguito.
2. Il tempo presente è tempo di penitenza e di perdono dei peccati, mentre alla fine della vita ognuno sarà giudicato in base alle opere.
Mc. 2, 10: «Affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha potere sulla terra di rimettere i peccati».
Mt. 18, 18 s: Amen, dico a voi, tutto quanto legherete sulla terra, sarà legato nel cielo: e tutto quanto scioglierete sulla terra, sarà sciolto nel cielo. Di nuovo, amen dico a voi, che se due di voi si accorderanno sulla terra per qualsiasi cosa intendano chiedere, sarà loro data dal Padre mio che è nei cieli.
Gv. 5, 28 s: poiché viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quelli che avranno fatto il bene a resurrezione di vita; quelli che avranno fatto il male, a resurrezione di condanna.
Rm. 2, 4–6: Disprezzi forse la ricchezza della sua bontà, e della sua tolleranza, e della sua longanimità, ignorando che la bontà di Dio ti sospinge alla penitenza? Ma per la tua durezza e per il tuo cuore impenitente, tu accumuli su di te ira per il giorno dell’ira e della rivelazione e del giusto giudizio di Dio che renderà a ciascuno secondo le opere sue.
At. 17, 30 s: Dio dunque, non tenendo conto dei tempi dell’ignoranza, ammonisce ora tutti gli uomini, dovunque, di fare penitenza: poiché ha stabilito un giorno nel quale giudicherà la terra.
3. Questa penitenza va fatta di tutto cuore e non basta il mero astenersi del peccare, ma bisogna operare il bene.
Mt. 25, 1–12: Allora sarà simile il regno dei cieli a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Ma cinque di loro erano prudenti e cinque stolte; e quelle stolte, prese le loro lampade, non presero con sé olio; le prudenti, invece, presero olio nei loro vasi assieme alle loro lampade. poiché però lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormivano. Ma nel mezzo della notte ci fu un grido: «Ecco, lo sposo viene, uscitegli incontro». Allora tutte quelle vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. Ma le stolte dissero alle prudenti: «Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono». Risposero però le prudenti: «Che poi non basti né a noi né a voi! Andate piuttosto dai venditori e compratevene». Ma mentre quelle andavano a comprare, venne lo sposo e quelle che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa più tardi giungono anche le altre vergini, dicendo: «Signore, signore, aprici!» Ma egli rispose: «Amen, dico a voi, non vi conosco».
Lc. 13, 24 s: Lottate per entrare attraverso la porta angusta, poiché molti, vi dico, cercheranno di entrare e non potranno. Dopo che il padrone di casa si sarà alzato e avrà chiuso la porta, voi comincerete a bussare alla porta stando fuori, dicendo: «Signore, signore, aprici!» Allora vi risponderà «Non so donde siate».
2 Cor. 6, 2–4: Ecco ora il tempo bene accetto, ecco ora il giorno della salvezza; non diamo in nulla inciampo alcuno, affinché non venga biasimato il ministero, ma presentiamo noi stessi in tutto come ministri di Dio.
Gal. 6, 10: Mentre dunque abbiamo il tempo, operiamo il bene verso tutti.
REGOLA II
1.È impossibile che serva Dio colui che s’immischia in faccende aliene alla pietà;
Mt. 6, 24: Nessuno può servire a due padroni: infatti, o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si attaccherà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona.
2 Cor. 6, 14-16: Non aggiogatevi al giogo estraneo degli infedeli. Che parte ha la giustizia con l’iniquità O quale comunione fra la luce e le tenebre? Quale accordo fra Cristo e Belial? O quale parte ha il fedele con l’infedele? Quale comunanza fra il tempio di Dio e gli idoli?
2. viceversa, chi obbedisce al Vangelo, deve prima purificarsi da ogni macchia di carne e di spirito, per divenire accetto a Dio nelle opere di santità;
Mt. 23, 25 s: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché purificate l’esterno del calice e del piatto, mentre l’interno è pieno di rapina e intemperanza. Fariseo cieco, purifica prima l’interno del calice e del piatto, affinché anche il loro esterno divenga puro.
2 Cor. 7, 1: poiché abbiamo queste promesse, o diletti, purifichiamoci da ogni contaminazione della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione nel timore di Dio.
3. giacché è impossibile che giunga ad essere discepolo del Signore, chi si lascia colpire da qualche cosa del mondo presente, o tollera qualcosa che lo allontana, sia pur di poco, dal comandamento di Dio.
Mt. 10, 37 s: Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me. Chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me. E chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me.
Mt. 16, 24 s: sé qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce, e mi segua. Chi infatti volesse salvare la sua anima, la perderà.
REGOLA III
1. Il primo e grande comandamento nella legge testificata dal Signore è amare Dio con tutto il cuore, e il secondo, amare il prossimo come se stessi.
Mt. 22, 37-39: Gesù disse a lui: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente. Questo è il primo e grande comandamento; il secondo poi è simile ed è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso».
2. È indice di non amare Dio e Cristo il non osservare i suoi comandamenti, mentre è prova di amarlo l'osservare i precetti di Cristo, sopportando í dolori che né derivano fino a subire la morte.
Gv. 14, 21. 24: Chi ha i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi non mi ama, non osserva le mie parole.
Gv. 15, 10: se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Rm. 8, 35-37: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? La tribolazione, l’angustia, la persecuzione, la fame, la nudità il pericolo, la spada? Come sta scritto: A causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose, siamo supervittoriosi mediante colui che ci ha amati.
REGOLA IV
1. Onora e glorifica Dio chi compie la sua volontà; lo disonora chi invece viola la sua legge.
Gv. 17, 4: Io ti ho glorificato sulla terra: ho compiuto l’opera che mi hai dato da fare.
Mt. 5, 16: così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, in modo che vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Fil. 1, 10 s: Affinché siate sinceri e senza inciampo per il giorno del Cristo; ripieni dei frutti di giustizia che si hanno mediante Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
Rm. 2, 23: Tu che ti glori nella legge, disonori Dio mediante la trasgressione della legge.
REGOLA V
1. E’ opportuno purificarsi da ogni odio verso tutti e amare i nemici; dar la vita per gli amici quando la necessità lo esiga, e nutrire l'amore che a noi portò Dio e il suo Cristo.
Mt. 5, 43 s: Avete udito che fu detto agli antichi: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici.
Mt. 5, 48: Sarete dunque perfetti come é perfetto il Padre vostro celeste.
Gv. 3, 16: Tanto Iddio ha amato il mondo, che ha dato il suo Figlio, l’unigenito.
Gv. 15, 12 s: Questo è il mio comandamento, che vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi. Non vi è amore più grande che dare la vita per i propri amici.
Lc. 6, 35 s: E sarete figli dell’Altissimo, poiché egli è benigno con gli ingrati e con i malvagi. Siate dunque misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso.
Rm. 5, 8: E in questo Dio dimostra il suo amore per noi che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Ef. 5, 1 s: Siate dunque imitatori di Dio come figli diletti, e camminate nell’amore, come anche il Cristo ci ha amato e ha consegnato se stesso per noi, offerta e vittima a Dio.
2. Distintivo dei discepoli di Cristo è l'amore degli uni verso gli altri.
Gv. 13, 35: In questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, sé avete amore l’uno per l’altro.
3. Prova che non si ha l'amore di Cristo verso il prossimo è il fare qualcosa che gli nuoccia o che lo rattristi procurandogli impedimento alla fede, anche se ciò che si fa è di per sé concesso dalla Scritture.
Rm. 14, 15: se infatti per un cibo il tuo fratello è rattristato, tu non cammini più nell’amore. Non perdere con il tuo cibo colui per il quale Cristo è morto.
4. Conviene che il cristiano si premuri in tutte le maniere possibili e per quanto sta in lui di amare tutti, perfino chi lo affligge.
Mt. 5, 23: sé dunque tu stai offrendo il tuo dono all’altare e là ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e prima va’, riconciliati con il tuo fratello, poi vieni e offri il tuo dono.
1 Cor. 4, 12 s: Oltraggiati benediciamo, perseguitati [709 c] sopportiamo, bestemmiati esortiamo.
5. È proprio di colui che ama secondo Cristo affliggere perfino chi egli ama, per suo bene.
Gv. 16, 5-7: E ora io vado a colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi chiede: Dove vai?, ma poiché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada. Se infatti non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito.
2 Cor. 7, 7-9: ... così mi sono ancora più rallegrato; poiché se anche vi ho rattristati con la lettera, ora non me ne pento. E se anche me ne sono prima pentito — vedo infatti che quella lettera, seppure per poco, vi ha rattristati — ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché siete stati rattristati a vostra conversione. Siete stati infatti rattristati secondo Dio, per non subire danno in nulla da parte nostra.
REGOLA VI
E opportuno aver coraggio, e non timore, senza vergogna, nella confessione di nostro Signore Gesù Cristo e della sua parola.
Mt. 10, 27 s: [712 a] Ciò che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e ciò che avete udito all’orecchio, proclamatelo sui tetti. E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima: temete piuttosto colui che può perdere anima e corpo nella geenna.
Mt. 10, 32: Chi dunque mi confesserà davanti agli uomini, anch’io lo confesserò davanti al Padre mio che è nei cieli.
Lc. 9, 26: Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di questi il Figlio dell'uomo si vergognerà quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli.
2 Tm. 1, 8: Non vergognarti dunque della testimonianza del Signore nostro, né di me suo prigioniero: ma sopporta con me afflizioni per il vangelo, quale buon soldato di Gesù Cristo
REGOLA VII
Sebbene qualcuno sembri amare il Signore e ascoltare le sue parole, se poi non ubbidisce ai suoi comandamenti, è condannato, quantunque sia adorno di carismi spirituali a causa d'una certa economia.
Mt. 7, 21-23: Non chiunque mi dice «Signore, Signore» entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetizzato nel tuo nome? e nel tuo nome cacciato i demoni? e nel tuo nome fatto molte opere di potenza? E allora io dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti. Andatevene da me, voi operatori di iniquità
Lc. 6, 46: perché mi chiamate «Signore, Signore» e non fate ciò che dico?
Tt. 1, 16: Confessano di conoscere Dio, ma lo negano con le opere: poiché sono abominevoli e disubbidienti e incapaci di qualsiasi opera buona.
REGOLA VIII
1. Non conviene trinciare giudizi e nutrire dubbi sulle parole del Signore, ma occorre convincersi che ogni parola di Dio è vera e possibile, quantunque la nostra componente naturale recalcitri. Sì, perché qui entra in gioco la lotta della fede.
Mt. 14, 25-31: [712 d] Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù viene da loro camminando sul mare. E vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dicevano: «È un fantasma». E per il timore [713 a] cominciarono a gridare. Ma subito Gesù disse loro: «Fatevi coraggio, sono io, non temete». Pietro però rispose: «Signore, se sei tu, comanda che io venga a te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni». E, sceso dalla barca, Pietro cominciò a camminare sulle acque per andare da Gesù Vedendo però che il vento era forte, ebbe paura: e cominciando ad affondare, gridò «Signore, salvami!» E subito Gesù stesa la mano, lo prese, e gli dice: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Gv. 6, 52 s: I giudei discutevano dunque fra di loro dicendo: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?» Disse dunque loro: «Amen amen, dico a voi, se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi».
Lc. 1, 13: E disse l’angelo a lui: [713 b] «Non temere, Zaccaria, poiché è stata esaudita la tua supplica: e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio».
Lc. 1, 18-20: E disse Zaccaria all'angelo: «Da che cosa conoscerò questo? Io infatti sono vecchio e mia moglie è avanzata nei suoi giorni». E l’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto davanti a Dio e sono stato mandato a parlarti e a darti la lieta novella di queste cose. Ed ecco sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui si avvereranno queste cose, perché tu non hai creduto alle mie parole che si adempiranno al tempo loro».
Rm. 4, 19-22: E poiché non era debole nella fede, non tenne conto del suo corpo già morto — era infatti circa centenario, né della matrice morta di Sara. Non esitò davanti alla promessa di Dio per incredulità, ma si rafforzò con la fede, dando gloria a Dio e nella piena certezza che chi ha fatto la promessa, ha anche la potenza di compierla. Perciò gli fu computato a giustizia.
2. Chi non crede al Signore nelle cose minori, ovviamente molto meno gli crederà in quelle maggiori.
Gv. 3, 12: Se vi ho detto le cose della terra e non credete, come crederete se vi dirò le cose celesti?
Lc. 16, 10: Chi è fedele nel poco, anche nel molto è fedele: e chi è ingiusto nel poco, è ingiusto anche nel molto.
3. E necessario non far leva su ragionamenti propri per respingere quanto è stato detto dal Signore, ma sapere che assai più degne di fede delle proprie persuasioni sono le parole del Signore.
Mt. 26, 31. 33 s: Allora dice Gesù a loro: «Tutti voi subirete scandalo per causa mia questa notte». Ma Pietro gli rispose: «se anche tutti saranno scandalizzati a causa tua, io però non sarò mai scandalizzato». Disse a lui Gesù «Amen, io ti dico, in questa stessa notte, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte».
Mt. 26, 20-22: Venuta poi la sera, egli stava a mensa con i dodici discepoli e, mentre mangiavano, dice loro: «Io vi dico che uno di voi mi tradirà». Molto rattristati, cominciarono a dirsi l’un l’altro: «Sono forse io, Signore?».
At. 10, 13-15: Ed ecco una voce a lui: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia». Ma Pietro disse: «Non sia mai, Signore: poiché mai ho mangiato qualcosa di profano o di impuro». E una voce di nuovo, per la seconda volta, a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non dirlo profano».
2 Cor. 10, 4 s: Distruggiamo i pensieri e ogni altezza che si innalza contro la conoscenza di Dio, e riduciamo in prigionia ogni intelletto perché ubbidisca a Cristo.
REGOLA IX
1. Non conviene essere negligenti nelle cose che toccano ciascuno di noi, ma occorre invece capire le parole del Signore dopo averle attentamente ascoltate e fare la sua volontà;
Mt. 15, 15-18: Rispondendo Pietro gli dice: «Spiegaci questa parabola». Ma Gesù disse: «Voi pure siete ancora senza intelletto? Non capite ancora che tutto ciò che entra nella bocca va nel ventre e viene espulso nella latrina? Ciò invece, che esce dalla bocca, proviene dal cuore e rende impuro l’uomo».
Mt. 13, 19: Chiunque ode la parola del regno e non comprende, viene il Maligno e fa rapina di ciò che è stato seminato nel suo cuore. Questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada.
Mt. 13, 23: Chi invece ha ricevuto il seme nella terra buona, questi è colui che ascolta la parola di Dio e la comprende; questi certo porta frutto e fa, chi il cento, chi il sessanta, chi il trenta.
Mc. 7, 14: Chiamata a sé tutta la folla, disse loro: «Ascoltatemi e comprendete».
Ef. 5, 15-17: Guardate dunque di camminare con attenzione: non da insipienti, ma da saggi, riscattando il tempo perché i giorni sono cattivi. Perciò non siate stolti, ma comprendete quale sia la volontà di Dio.
2. nelle cose che non ci toccano, non bisogna esser curiosi.
Gv. 13, 27 s: E dopo il boccone, entrò in lui il Satana. Dice a lui Gesù: «Ciò che fai, fallo presto». Nessuno però di coloro che sedevano a mensa aveva capito perché gli avesse detto questo.
At. 1, 6s: Quelli che erano convenuti lo interrogavano dunque dicendo: «Signore, è forse in questo tempo che ristabilirai il regno di Israele?». Ma egli disse loro: «Non sta a voi conoscere i tempi o i momenti che il Padre ha posto in suo potere».
3. È tipico di chi è interessato a piacere a Dio chiedere chiarimenti in materia di ciò che gli compete;
Mt. 13, 36: E si accostarono a lui i suoi discepoli dicendo: «Spiegaci la parabola della zizzania del campo».
Mt. 19, 16: Ed ecco uno che, avvicinatosi a lui, gli disse: «Maestro buono, che farò di bene per avere la vita eterna?».
Lc. 3, 7: Diceva dunque alle folle che uscivano per essere battezzate da lui: «Progenie di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire l’ira che viene?».
Lc. 3, 10: E le folle lo interrogavano dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?».
At. 2, 37: E, udendo, il loro cuore fu preso da compunzione, e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che dobbiamo fare, uomini fratelli?».
4. ed è opportuno che l'interrogato risponda riflettendo degnamente.
Lc. 10, 25-28: Ed ecco, un dottore della legge si levò per tentarlo dicendo: «Maestro, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» Ma egli disse a lui: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» E quello rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Disse allora a lui: «Hai risposto rettamente. Fai questo e vivrai».
Col. 4, 6: La vostra parola sia sempre con grazia, condita con sale, affinché sappiate come dovete rispondere a chiunque.
5. Più duro è il giudizio a carico di quanti conoscono e non fanno; ma non va immune da pericolo nemmeno il peccare per ignoranza.
Lc. 12, 47 s: Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo Signore e non ha preparato, né fatto secondo la sua volontà, riceverà molte battiture. Quello invece che non l’ha conosciuta, ma ha fatto cose degne di battiture, riceverà pochi colpi.
REGOLA X
1. La pienezza del peccato è la morte;
Gv. 3, 36: Chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimarrà su di lui.
Rm. 6, 20 s: [720 a] Quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi rispetto alla giustizia. Quale frutto dunque avevate allora in quelle cose di cui ora vi vergognate? La fine infatti di quelle cose è la morte.
Rm. 6, 23: Il salario del peccato, è la morte.
1 Cor. 15, 56: Il pungiglione della morte è il peccato.
2. la pienezza del comandamento di Dio è la vita eterna.
Gv. 8, 51: Amen amen, dico a voi, se qualcuno osserva la mia parola non vedrà la morte in eterno.
Gv. 12, 49 s: Ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha dato il comandamento di ciò che devo dire e di come devo parlare, e so che il suo comandamento è vita eterna.
Rm. 6, 22: Ora poi, liberati dal peccato, resi invece schiavi di Dio, avete il vostro frutto per la santificazione, e il fine è la vita eterna.
REGOLA XI
1. Non conviene disprezzare i giudizi di Dio ma occorre temerli, quand'anche la pena dovuta non venga inflitta subito.
Mt. 10, 28: Temete piuttosto colui che può perdere anima e corpo nella geenna.
Lc. 12, 45 s: Se poi quel servo dice nel suo cuore: «Il mio signore tarda a venire», e comincia a picchiare i servi e le serve, a mangiare e bere e ubriacarsi, verrà il padrone di quel servo nel giorno che non pensa e nell’ora che non sa e lo reciderà e porrà la sua parte con gli infedeli.
Gv. 5, 14: Ecco, sei guarito: non peccare più affinché non ti avvenga di peggio.
Ef. 5, 6: Nessuno vi svii con parole vane: per queste cose infatti viene l’ira di Dio sui figli della disubbidienza.
2. Chi si corregge dei primi peccati ottenendo il perdono, e poi pecca di nuovo, si prepara un giudizio d'ira maggiore del primo.
Gv. 5, 14: Ecco, sei guarito, non peccare più affinché non ti avvenga di peggio.
3. Se alcuni cadono sotto l'irato giudizio di Dio, bisogna che quanti restano, intimoriti, si correggano.
Lc. 13, 1-5: In quel tempo si presentarono a lui certuni per dirgli di quei galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato a quello dei loro sacrifici. E Gesù rispose loro: «Credete voi che quei galilei fossero più peccatori di tutti gli altri galilei, poiché hanno sofferto a questo modo? No, vi dico: ma se non fate penitenza, tutti perirete così. Oppure, quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, credete che fossero più debitori di tutti gli uomini che abitano in Gerusalemme? No, vi dico: ma se non fate penitenza, tutti perirete così».
At. 5, 5: Udendo queste parole, Anania cadde e spirò. E ci fu timore grande su tutti coloro che udivano queste cose.
1 Cor. 10, 10 s: E non mormorate, come alcuni di quelli mormorarono e perirono per mano dello sterminatore. Queste cose poi avvenivano loro in figura: furono scritte a nostro ammonimento, di noi per i quali sono giunti gli ultimi termini dei secoli.
4.Certuni, come pena, vengono spesso abbandonati alle stesse opere di malizia a causa dell'empietà precedente.
Rm. 1, 28: E siccome non si sono curati di ritenere la conoscenza di Dio, Iddio li consegnò a una mente reproba, così che facessero ciò che non conviene.
2 Ts. 2, 10 s: Poiché non accolsero l’amore della verità per essere salvati, Dio manda loro un’operazione di inganno, perché essi credano alla menzogna.
5. La moltitudine di peccatori non placa Dio; lo placa invece soltanto chi lo compiace, sia uomo o donna.
Lc. 4, 25 s: In verità vi dico che vi erano molte vedove ai giorni di Elia in Israele, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi, quando ci fu grande fame su tutta la terra, e a nessuna di loro fu mandato Elia, se non a Sarepta di Sidone, da una donna vedova.
1 Cor. 10, 1-5: Non voglio che voi ignoriate, fratelli, che i padri nostri furono tutti sotto la nube, e tutti attraversarono il mare, e tutti in Mosé furono battezzati nella nube e nel mare, e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una pietra spirituale che li seguiva, e la pietra era il Cristo. Ma nella maggioranza di quelli Dio non si compiacque: furono infatti prostrati nel deserto.
REGOLA XII
1. Ogni contraddizione, quand'anche nasca da disposizione d'animo amichevole e pia, allontana dal Signore chi lo contraddice: ogni parola del Signore dev'essere accolta con tutta certezza.
Gv. 13, 5-8: E cominciò a lavare i piedi del discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui era cinto. Viene dunque a Simon Pietro e quello gli dice: «Signore, tu mi lavi i piedi? Gesù gli rispose: «Ciò che io faccio, tu non lo capisci ora, ma lo conoscerai poi». Dice a lui Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno». Gli rispose Gesù «Se non ti lavo, non hai parte con me».
2. Non conviene seguire le tradizioni degli uomini invalidando il comandamento di Dio.
Mc. 7, 5-8: I farisei e gli scribi gli chiesero: «perché i tuoi discepoli non camminano secondo la tradizione degli anziani, ma mangiano il pane con mani non lavate?». Ed egli rispose loro: «Ha ben profetato di voi, ipocriti, Isaia, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano poi mi venerano insegnando insegnamenti, precetti di uomini. Voi lasciate infatti il comandamento di Dio, per ritenere la tradizione degli uomini».
3.Bisogna invece assolutamente osservare proprio tutte le cose che ci sono state consegnate dal Signore attraverso il Vangelo e gli apostoli.
Mt. 28, 19 s: Andate e fate discepoli tutte le genti, battezzandoli nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito santo: insegnando loro a osservare tutto quanto vi ho comandato.
Lc. 1, 6: Erano entrambi giusti davanti a Dio, e camminavano irreprensibili in tutti i comandamenti e i giudizi del Signore.
Lc. 10, 16: Chi ascolta voi, ascolta me, chi poi disprezza voi, disprezza me.
2 Ts. 2, 15: Dunque, fratelli, state saldi e ritenete le tradizioni che vi sono state insegnate da noi, sia a voce che per lettera.
4. Non sta bene anteporre la propria volontà al volere del Signore ma occorre invece cercare e compiere in ogni opera la volontà di Dio.
Gv. 5, 30: Non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato.
Lc. 22, 41 s: E, piegate le ginocchia, cominciò a pregare dicendo: «Padre, se vuoi, passi questo calice. Però non si faccia la mia volontà ma la tua».
Ef. 2, 3: In queste cose anche noi tutti un tempo abbiamo vissuto nelle concupiscenze della nostra carne, facendo la volontà della carne e dei nostri pensieri: ed eravamo per natura figli d’ira come anche gli altri.
REGOLA XIII
11. Conviene essere sempre sobrii, e disposti a fare con interesse le opere di Dio, conoscendo il pericolo insito nel dilazionare.
Lc. 12, 35-40: Siano i vostri lombi cinti e le lucerne accese: e voi siate simili a uomini che aspettano il loro signore al suo ritorno dalle nozze, così da aprirgli subito quando viene e bussa. Beati quei servi che il padrone, venendo, troverà vigilanti. Amen, dico a voi che si cingerà e li farà sedere a mensa e passando li servirà. E se viene alla seconda vigilia, e se viene alla terza vigilia e li trova così, beati sono quei servi. Sappiate anche questo, che sé il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, vigilerebbe e non lascerebbe sfondare la casa. E voi dunque siate pronti, perché il Figlio dell'uomo viene all’ora che non pensate.
1 Ts. 5, 1 s: Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che vi si scriva: voi stessi infatti sapete con precisione che il giorno del Signore, come un ladro nella notte, così viene.
1 Ts. 5, 6: Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
2.Ogni tempo dev'essere ritenuto opportuno per fare con premura ciò che piace a Dio.
Gv. 9, 4: Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato, finché è giorno.
Fil. 2, 12: Per tanto, miei cari, come sempre avete ubbidito, non solo in mia presenza, ma ancor più ora che sono assente, operate con timore e tremore la vostra salvezza.
REGOLA XIV
Non bisogna mischiare fra loro le cose che non sono coerenti, ma occorre individuare il tempo opportuno per ogni cosa che si fa o si dice.
Mt. 9, 14 s: Allora si avvicinano a lui i discepoli di Giovanni, dicendo: «perché noi e i farisei digiuniamo spesso e i tuoi discepoli invece non digiunano?». E disse loro Gesù «Possono forse far lutto i figli del talamo per tutto il tempo che lo sposo è con loro? Ma verranno giorni, quando sarà loro tolto lo sposo, e allora, in quei giorni, digiuneranno.
Gal. 4, 31-5, 1: Dunque, fratelli, non siamo figli della serva, ma della libera; state pertanto nella libertà con cui Cristo ci ha liberati e non lasciatevi trattenere di nuovo dal giogo della schiavitù.
REGOLA XV
Non bisogna essere negligenti nelle cose che spettano a ciascuno singolarmente, confidando nelle buone opere altrui.
Mt. 3, 8 s: Fate dunque frutti degni della penitenza e non pensate di dire fra voi: «Abbiamo per padre Abramo».
REGOLA XVI
Non porta alcun vantaggio vivere con quanti piacciono a Dio, senza poi raddrizzare il proprio spirito, sebbene apparentemente si viva la stessa vita.
Mt. 25, 1-4: Allora sarà simile il regno dei cieli a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Ma cinque di loro erano prudenti e cinque stolte; e quelle stolte, prese le loro lampade, non presero con sé olio: le prudenti, invece presero olio nei loro vasi assieme alle loro lampade.
E poco dopo aggiunge a proposito delle stolte:
Mt. 25, 11 s: più tardi giungono anche le altre vergini dicendo: «Signore, Signore, aprici!». Ma egli rispose: «Io vi dico, non vi conosco».
Lc. 17, 34 s. 37: Vi dico: in quella notte due saranno su un unico letto: uno sarà preso e l’altro sarà lasciato. Due donne saranno insieme a macinare: una sarà presa e l’altra lasciata. E prendendo la parola gli dicono: «Dove, Signore?». Ed egli a loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche le aquile»,
REGOLA XVII
Una volta conosciuto, dalle caratteristiche indicateci dalla Scrittura, quale sia il tempo imminente, colto il suo valore, conviene allineare le nostre cose ad esso.
Mt. 24, 32 s: Imparate dal fico la parabola. Quando già il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, voi sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedete queste cose, sappiate che è vicino, alle porte.
Lc. 12, 54-56: Quando vedete la nuvola che sorge dall’occidente, subito dite che viene la pioggia: e così avviene. E quando vedete soffiare il vento del sud dite che farà caldo: e avviene. Ipocriti, sapete discernere il volto della terra e del cielo! E come non sapete discernere questo tempo?
1 Cor. 7, 29-31: Il tempo ormai si è raccorciato cosicchè anche coloro che hanno moglie siano come se non l’avessero; e quelli che piangono come se non piangessero; e quelli che godono come se non godessero; e quelli che comprano come se non possedessero; e quelli che usano di questo mondo come gente che non ne abusa: poiché passa la figura di questo mondo.
REGOLA XVIII
1. Bisogna eseguire il comandamento di Dio nel modo stabilito dal Signore. Colui infatti che tentenna nel modo di fare l'opera, sebbene in apparenza adempia il precetto, è nullo davanti a Dio.
Lc. 14, 12-14: Diceva poi anche a colui che lo aveva invitato: «Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi parenti, né dei vicini ricchi, affinché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia una ricompensa. Ma quando fai un convito, chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai beato perché non possono contraccambiarti: riceverai la ricompensa nella resurrezione dei giusti».
2. Non bisogna osservare il comandamento di Dio per piacere agli uomini, o per qualsiasi altro movente passionale, ma avere di mira in tutto il seguente obiettivo: far piacere a Dio e glorificarlo.
Mt. 6, 1 s: Guardate di non fare la vostra elemosina di fronte agli uomini per essere visti da loro: altrimenti non avete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere glorificati dagli uomini. Amen, dico a voi, hanno ricevuto la loro ricompensa.
E inoltre...
1 Cor. 10, 31: Sia che mangiate, sia che beviate, o qualsiasi cosa facciate, tutto fate a gloria di Dio.
2 Ts. 2, 4-6: Come siamo stati giudicati da Dio degni che ci fosse affidato il vangelo, così parliamo, non per piacere agli uomini, ma a Dio che esamina i nostri cuori poiché non abbiamo mai usato parole di adulazione, come sapete, né pretesti di cupidigia, Dio ne è testimone; né abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri.
3. Occorre eseguire i mandati del Signore con coscienza e buona disposizione d'animo dinnanzi a Dio e dinnanzi agli uomini. Perché colui che non lo fa così, è già giudicato.
Mt. 23, 25 s: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché purificate l’esterno del calice e del piatto, ma l’interno, è pieno di rapina e di incontinenza. Fariseo cieco, purifica prima l’interno del calice e del piatto, affinché anche il suo esterno divenga puro.
Rm. 12, 8: Colui che dà, lo faccia con semplicità,
Fil. 2, 14: Tutto fate senza mormorazioni e discussioni.
1 Tm. 1, 5: Il fine del precetto è la carità che procede da un cuore puro e da una coscienza buona.
1 Tm. 1, 19: Con fede e buona coscienza: alcuni avendola rifiutata, fecero naufragio riguardo alla fede.
4. È partendo dalle cose minori che si aggiusterà il giudizio della retribuzione per le maggiori.
Mt. 25, 23: Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti costituirò sul molto.
E poco dopo:
Mt. 25, 29: A ognuno che ha, sarà dato e abbonderà: a colui che non ha sarà tolto anche quello che ha.
Lc. 16, 11 s: Se dunque non siete stati fedeli nell’ingiusto mammona, chi vi affiderà le ricchezze vere? E se non siete stati fedeli in ciò che è estraneo, chi vi affiderà ciò che è vostro?
5. Bisogna eseguire i precetti del Signore con desiderio insaziabile, progredendo sempre verso la pienezza.
Mt. 5, 6: Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia.
Fil. 3, 13 s: Io, fratelli, non ritengo ancora di avere afferrato. Una cosa, però, dimenticando ciò che sta dietro, teso invece a ciò che sta davanti, perseguo lo scopo per il premio della superna chiamata in Cristo Gesù.
6. I comandamenti di Dio vanno compiuti in forma tale da far sì, per quanto è alla portata di chi li esegue, che tutti ne siano illuminati e Dio ne esca glorificato.
Mt. 5, 14-16: Voi siete la luce del mondo. Non può essere nascosta una città posta su un monte; neppure si accende una lampada e la si pone sotto il moggio, ma sul candeliere, e risplende a tutti coloro che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, in modo che vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Lc. 8, 16: Nessuno poi, accesa una lampada, la copre con un oggetto o la pone sotto al letto, ma la pone sopra al candeliere, perché quelli che entrano vedano la luce.
Fil. 1, 10 s: Affinché siate sinceri e senza inciampo per il giorno di Cristo, ripieni dei frutti di giustizia che si hanno mediante Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
REGOLA XIX
1. Non bisogna disturbare chi fa la volontà di Dio, sia che ne adempia il mandato per precetto di Dio, o per dettame di ragione; e chi sta operando così non deve accondiscendere a coloro che lo disturbano, fossero pure suoi parenti, ma deve invece perseverare nella sua decisione.
Mt. 3, 13-15: Allora venne Gesù dalla Galilea sul Giordano da Giovanni, per essere battezzato da lui. Ma Giovanni voleva impedirlo dicendo: «Ho bisogno io di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia, ora: così infatti conviene che noi adempiamo ogni giustizia».
Mt. 16, 21-23: Da allora Gesù cominciò a mostrare ai suoi discepoli che doveva andarsene a Gerusalemme e patire molto da parte degli anziani, dei grandi sacerdoti e degli scribi: ed essere ucciso e, il terzo giorno essere risuscitato. E Pietro, presolo da parte, cominciò a rimproverarlo dicendo: «Non sia mai, Signore: non ti avverrà questo». Ma egli, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene dietro a me, Satana: mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma di quelle degli uomini».
Mc. 10, 13 s: E gli portavano dei bambini perché li toccasse. Ma i discepoli sgridavano quelli che li portavano. E Gesù, vedendo, si indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non i impedite: poiché di questi e il regno dei cieli.
At. 21, 10-14: Siccome ci fermavamo più giorni, scese dalla Giudea un profeta di nome Agabo. E venuto da noi prese la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito santo: I giudei legheranno così in Gerusalemme l'uomo di cui e questa cintura e lo consegneranno nelle mani dei gentili». Udite tali cose, lo pregavamo, noi e gli abitanti del luogo, di non salire a Gerusalemme. Ma Paolo rispose: «Cosa fate, che piangete e mi spezzate il cuore? Io sono pronto non solo ad essere legato, ma anche a morire per il nome del Signore Gesù». Dato che non si convinceva, ci quietammo dicendo: «Sia fatta la volontà di Dio».
1 Ts. 2, 15 s: Costoro anche uccisero il Signore Gesù e i propri profeti e perseguitarono noi e non piacciono a Dio e sono contrari a tutti gli uomini e ci impediscono di parlare alle genti affinché si salvino, per portare al colmo sempre i loro peccati: ed e giunta su di loro l’ira fino all’estremo.
2. A chi compie il comandamento di Dio non con sana disposizione d'animo, però in apparenza cercando l'esattezza dell'insegnamento del Signore, non si deve proibire di farlo, perché egli con la sua attività non fa danno a nessuno, anzi alcuni vengono da lui aiutati; lo si deve però esortare ad avere la mente degna della buona opera che sta facendo.
Mt. 6, 2-4: Quando fai elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere glorificati dagli uomini. Amen, dico a voi: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Ma quando tu fai elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, cosicchè la tua elemosina sia nel segreto: e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà egli stesso in vista di tutti. E similmente riguardo alla preghiera.
Mc. 9, 38-40: E rispose a lui Giovanni: «Maestro, abbiamo visto un tale cacciare i demoni nel tuo nome: non segue noi, e glielo abbiamo impedito perché non ci segue». Ma Gesù disse: «Non impeditelo: poiché non c’è nessuno che faccia un’opera di potenza nel mio nome e possa subito dopo dire male di me: chi non è contro di noi è per noi».
Fil. 1, 15-18: Vi è chi annuncia il Cristo anche per invidia e contesa, ma altri lo fa per volontà buona; questi agiscono per amore, sapendo che io sono posto a difesa del vangelo, mentre gli altri annunciano il Cristo per rivalità non con purezza, pensando di apportare tribolazione alle mie catene. Che importa? Purchè in ogni modo, sia per pretesto, sia con verità, Cristo venga annunciato, anche in ciò mi rallegro, anzi mi rallegrerò ancora.
REGOLA XX
1. Quelli che credono nel Signore, bisogna battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Mt. 28, 19: Andate e fate discepoli tutte le genti, battezzandoli nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito santo.
Gv. 3, 3: Amen amen, dico a voi, sé uno non è generato di nuovo non può vedere il regno di Dio.
E di nuovo:
Gv. 3, 5: Amen amen, dico a te, se uno non è generato da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
2. Qual è la ragione, o forza del battesimo? Che il battezzato sia mutato quanto a mente, a parole e ad opera e, grazie alla energia infusagli arrivi ad essere ciò che è Colui dal quale è nato.
Gv. 3, 6-8: Ciò che è nato dalla carne é carne, e ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non stupirti perché ti ho detto: Bisogna che voi siate generati di nuovo. Lo Spirito soffia dove vuole, e odi la sua voce: ma non sai donde venga e dove vada. Così è ognuno che è generato dallo Spirito.
Rm. 6, 11: Essere morti al peccato e vivere a Dio in Cristo Gesù.
Rm. 6, 3-7: Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, nella sua morte siamo stati battezzati; siamo stati dunque consepolti con lui mediante il battesimo della morte, affinché, come il Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminiamo in novità di vita. Perché se siamo divenuti compiantati in una morte somigliante alla sua, lo saremo anche in una resurrezione simile alla sua: sapendo questo, che il nostro vecchio uomo è stato con-crocifisso, perché fosse reso inoperante il corpo del peccato, così che noi non serviamo più al peccato. Chi è morto, infatti, è stato giustificato dal peccato.
Col. 2, 11 s: In lui pure siete stati circoncisi con una circoncisione non fatta da mano d’uomo, bensì con la circoncisione del Cristo, con la spogliazione del vostro corpo di carne con i suoi peccati, consepolti con lui nel battesimo; in lui pure siete stati conrisuscitati mediante la fede nell'operazione di Dio che lo ha risuscitato dai morti.
Gal. 3, 27 s: Quanti infatti siete stati battezzati in Cristo, il Cristo avete rivestito. Non vi è giudeo né greco, non vi è schiavo né libero; non vi è maschio né femmina: poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Col. 3, 9-11: Vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo che si rinnova in conoscenza secondo l'immagine di colui che lo ha creato: dove non vi è né greco né giudeo, né circoncisione né incirconcisione, né barbaro, né scita, né schiavo, né libero: ma tutto, e in tutti Cristo.
REGOLA XXI
1. Necessaria alla vita eterna è anche la partecipazione al corpo e sangue di Cristo.
Gv. 6, 53 s: Amen amen, dico a voi, sé non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna.
E altro ancora.
2. Nulla serve a chi s'accosta alla comunione, il riceverla senza considerare il motivo per cui esiste la partecipazione al corpo e sangue di Cristo; e chi la riceve indegnamente, è già giudicato.
Gv. 6, 53: Amen amen, dico a voi, sé non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi.
E poco dopo:
Gv. 6, 61-63: Sapendo Gesù in sé stesso che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Ciò vi scandalizza? Che sarà dunque quando vedrete il Figlio dell'uomo salire dov’era prima? La carne non giova a nulla: e lo Spirito che vivifica. Le parole che io vi ho detto sono Spirito e sono vita».
1 Cor. 11, 27-29: Pertanto, chi mangia questo pane o beve questo calice del Signore indegnamente, è reo del corpo e del sangue del Signore. Ma l'uomo esamini sé stesso e così mangi del pane e beva del calice. Chi infatti mangia e beve indegnamente, mangia e beve la sua condanna, poiché non discerne il corpo del Signore.
3. Sicché conviene mangiare il corpo e bere il sangue del Signore, in memoria dell'obbedienza del Signore fino alla morte, "affinché quelli che vivono non vivano ormai più per se stessi, bensì per colui che è morto e risuscitato per loro" (1 Cor. 5, 15).
Lc. 22, 19 s: E preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi: fate questo in memoria di me». Così anche il calice, dopo aver cenato, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che è sparso per voi».
1 Cor. 11, 23-26: Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva consegnato, prese il pane, rese grazie, lo spezzò e disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo spezzato per voi: fate questo in memoria di me». Così anche il calice, dopo aver cenato, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue. Fate questo, tutte le volte che ne berrete, in memoria di me». Tutte le volte infatti che mangiate questo pane e bevete questo calice, annunciate la morte del Signore finché egli venga.
2 Cor. 5, 14 s: L’amore del Cristo ci urge, poiché consideriamo questo, che se uno è morto per tutti, allora tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti affinché coloro che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che per loro è morto e risorto, perché tutti divengano un solo corpo in Cristo.
1 Cor. 10, 16 s: Il pane che noi spezziamo non è forse comunione del corpo del Cristo? Poiché c’è un solo pane, siamo tutti un solo corpo. Tutti infatti partecipiamo di un solo pane.
4. È opportuno che chi ha ricevuto le cose sante, canti inni al Signore.
Mt. 26, 26: Mentre mangiavano, Gesù, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai discepoli.
E aggiunge:
Mt. 26, 30: E detto l’inno uscirono al Monte degli Ulivi.
REGOLA XXII
1. Il commettere peccato allontana dal Signore e avvicina al demonio.
Gv. 8, 34: Amen amen, dico a voi: chiunque fa il peccato è schiavo del peccato.
Gv. 8, 44: Voi avete per padre il diavolo e volete fare i desideri del padre vostro.
Rm. 6, 20: Quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia.
2. La vicinanza del Signore non si conosce attraverso la parentela secondo la carne, ma si raggiunge prendendo interesse alla volontà di Dio.
Gv. 8, 47: Chi è da Dio ascolta le parole di Dio.
Lc. 8, 20 s: E gli annunciarono: «La madre tua e i tuoi fratelli stanno fuori e vogliono vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la fanno».
Gv. 15, 14: Voi siete amici miei, sé fate quanto io vi comando.
Rm. 8, 14: Quanti sono condotti dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
REGOLA XXIII
Colui che involontariamente viene attratto dal peccato, è bene sappia che è dominato da un altro peccato precedente, servendo spontaneamente il quale, viene di conseguenza portato da esso perfino a ciò che non vuole.
Rm. 7, 14-20: Sappiamo che la legge è spirituale: io invece sono carnale, venduto al peccato. Non so infatti ciò che opero: non ciò che voglio, questo compio, ma ciò che odio, questo faccio. Se poi faccio ciò che non voglio, consento alla legge, dicendo che è buona. Ora però, non sono più io che opero questo, ma il peccato che abita in me. So che il bene non abita in me, cioè nella mia carne: il volere infatti mi sta davanti, ma non trovo come operare il bene: non faccio il bene che voglio, ma il male che non voglio, questo compio. Se dunque ciò che io non voglio, questo faccio, non sono più io che lo opero, ma il peccato che abita in me.
REGOLA XXIV
Non bisogna mentire, ma occorre invece dire la verità in tutto.
Mt. 5, 37: Sia la vostra parola: sì, sì; no, no. Il sovrappiù viene dal Maligno.
Ef. 4, 25: Deponendo la menzogna, parlate la verità ciascuno col suo prossimo.
Col. 2, 9: Non mentitevi a vicenda.
REGOLA XXV
1. Non si devono fare discussioni inutili e contenziose.
2 Tm. 2, 14: Ricorda queste cose, scongiurando davanti al Signore: non si facciano discussioni di parole, le quali non servono ad altro che a sovvertire gli ascoltatori.
2 Tm. 2, 23: Evita le discussioni stolte e indisciplinate, sapendo che generano liti.
2. Non bisogna proferire neanche una parola oziosa, da cui non si trae alcuna utilità. Perché il parlare e persino il fare qualcosa di buono che non sia per edificazione della fede, contrista lo Spirito Santo di Dio.
Mt. 12, 36: Io vi dico che di ogni parola oziosa che gli uomini pronunciano, renderanno conto nel giorno del giudizio.
Ef. 4, 29 s: Non esca dalla vostra bocca nessuna parola cattiva, ma solo quelle che sono buone per l’edificazione della fede, per dar grazia a chi ascolta: e non contristate lo Spirito santo di Dio nel quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione.
REGOLA XXVI
1. Ogni parola od opera si deve credere sulla testimonianza della Scrittura divinamente ispirata, per condurre alla pienezza i buoni e per portare alla confusione i cattivi.
Mt. 4, 3 s: E accostatosi a lui il tentatore disse: «Se sei Figlio di Dio di’ che queste pietre divengano pani». Ma egli rispose: «Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
At. 2, 4: E furono tutti ripieni di Spirito santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro di esprimersi.
At. 2, 12-17: Tutti erano fuori di sé dallo stupore e perplessi dicevano l'un l’altro: «Che può essere ciò» Altri poi irridevano e dicevano che erano pieni di vino nuovo. Pietro allora, stando in piedi con i dodici, alzò la voce e parlò loro: «Uomini giudei e voi tutti che abitate in Gerusalemme, sappiate questo e porgete orecchio alle mie parole: questi non sono ubriachi, come voi supponete — è infatti l'ora terza del giorno — ma avviene quanto è stato detto mediante il profeta Gioele: E sarà negli ultimi giorni, dice Iddio, verserò del mio Spirito su ogni carne, e profeteranno».
2. Occorre anche usare le cose conosciute nella natura o nelle consuetudini della vita, per confermare così che si dice o si fa.
Mt. 7, 15-17: Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in abiti da pecora, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Forse si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? Così ogni albero buono fa frutti buoni, l'albero marcio invece fa frutti cattivi.
Lc. 5, 30-32: E mormoravano i loro scribi e i farisei dicendo ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con pubblicani e peccatori? » E Gesù rispose loro: «Non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati».
2 Tm. 2, 4s: Chi fa il soldato non si immischia negli affari della vita, per piacere a chi l’ha arruolato. Se poi uno fa la lotta, non è coronato se non ha lottato secondo le regole.
REGOLA XXVII
Non bisogna imitare quelli che sfuggono l'insegnamento del Signore; occorre invece imitare Dio e i suoi santi, secondo la forza dataci da lui.
Mt. 20, 25-28: Voi sapete che i principi delle genti le dominano e i grandi hanno potestà su di loro. Non sarà cosí fra voi, anzi chi vorrà fra voi essere primo, sarà vostro servo, e chi vorrà fra voi essere primo sarà vostro schiavo: così come il figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare l’anima sua in riscatto per molti.
Rm. 12, 2: Non conformatevi a questo secolo, ma trasformatevi con il rinnovamento della vostra mente, per potere discernere qual e la volontà di Dio.
1 Cor. 11, 1: Siate miei imitatori, come io lo sono del Cristo.
REGOLA XXVIII
Non bisogna lasciarsi accalappiare candidamente e sconsideratamente da coloro che simulano la verità, ma conoscere invece ogni carattere, movendo dai dati della Scrittura.
Mt. 7, 15 s: Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in abiti da pecora, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Gv. 13, 35: In questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.
1 Cor. 12, 3: Perciò vi rendo noto che nessuno che parla nello Spirito di Dio dice: Anatema Gesù.
REGOLA XXIX
Ognuno deve con le proprie opere dar credito alle sue promesse.
Gv. 5, 36: Le opere stesse che io faccio rendono testimonianza di me che il Padre mi ha mandato.
Gv. 10, 37 s: Se non faccio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le faccio, anche se non credete a me, credete alle mie opere, perché sappiate e crediate che il Padre è in me e io in lui.
2 Cor. 6, 3s: Non diamo in nulla inciampo alcuno, affinché non venga biasimato il ministero, ma presentiamo noi stessi in tutto come ministri di Dio, in molta pazienza, in tribolazioni.
REGOLA XXX
1. Non bisogna profanare le cose sante mischiandole a quelle di uso comune.
Mt. 21, 12 s: Gesù entrò nel tempio di [748 d] Dio e cacciò fuori tutti quelli che vendevano e compravano nel tempio, rovesciò le tavole dei cambiavaluta e i seggi dei venditori di colombe. E dice loro: «Sta scritto: la mia casa sarà chiamata casa di preghiera (Is 56, 7); ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri».
1 Cor. 11, 22: Non avete forse case per mangiare e bere? oppure disprezzate la Chiesa di Dio e fate arrossire coloro che non hanno?
1 Cor. 11, 34: Se qualcuno ha fame, mangi in casa, così che il vostro adunarvi non sia a condanna.
2. La cosa consacrata a Dio va venerata fintanto che su di essa si mantiene la volontà di Dio.
Mt. 23, 37 s: Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! quante volte ho voluto radunare i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali, e non avete voluto? Ecco, vi e lasciata la vostra casa deserta.
REGOLA XXXI
Non bisogna sciupare le cose destinate ai consacrati a Dio a beneficio di altri, a meno che non si tratti di eccedenze.
Mc. 7, 26-29: La donna era una greca, sirofenicia di razza, e gli chiedeva di cacciare il demonio da sua figlia. Ma egli disse: «Lascia prima che siano saziati i figli: non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma quella gli rispose: «Sì, Signore: ma i cagnolini sotto la tavola mangiano dalle briciole dei figli». Ed egli le disse: «Per questa parola, va', è uscito il demonio da tua figlia».
REGOLA XXXII
Bisogna consegnare equamente le cose pertinenti a ciascuno.
Lc. 20, 21-25: E lo interrogarono dicendo: «Maestro, sappiamo che dici e insegni rettamente e non fai accezione di persone, ma insegni la via di Dio in verità. Ci è lecito dare il tributo a Cesare o no?» Ma egli, considerando la loro malizia, disse loro: «perché mi tentate? Mostratemi un denaro. Di chi reca l’immagine e l’iscrizione?» Risposero: «Di Cesare». Ed egli a loro: «Rendete dunque ciò che è di Cesare a Cesare e ciò che è di Dio a Dio».
Rm. 13, 7 s: Rendete dunque a tutti ciò che è dovuto, a chi il tributo, il tributo; a chi l’imposta, l’imposta; a chi il timore, il timore; a chi l’onore, l’onore. Non siate debitori di nulla a nessuno se non del reciproco amore.
REGOLA XXXIII
1. Non bisogna scandalizzare.
Mt. 18, 6: Chi scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia appesa al collo una macina da asino e sia sommerso nel profondo del mare.
E ancora:
Mt. 18, 7: Guai all'uomo per cui viene lo scandalo.
Rm. 14, 13: Giudicate questo piuttosto: che non dovete mettere inciampo o scandalo al fratello
2. Tutto ciò che si oppone alla volontà del Signore è scandalo.
Mt. 16, 21-23: Da allora Gesù cominciò a mostrare ai discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei grandi sacerdoti e degli scribi, ed essere ucciso, e il terzo giorno risuscitare. E Pietro, trattolo a sé, cominciò a rimproverarlo dicendo: «Non sia mai, Signore, questo non ti avverrà». Ma egli, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene dietro a me, Satana: mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma di quelle degli uomini.
3. Conviene non compiere un'azione né dire una parola, sia pur permessa dalla Scrittura, quando altri da tale gesto vengono incitati al peccato, o sminuiti nella loro prontezza al bene.
1 Cor. 8, 4-13: Quanto dunque al cibarsi di carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non c’è nessun idolo nel mondo e che nessuno e Dio se non uno solo. E sebbene vi siano molti cosiddetti dei, sia in cielo che in terra — come ci sono molti dei e molti signori — per noi c’è però un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale tutto è, e noi siamo per mezzo di lui. Ma non in tutti vi è la conoscenza. Alcuni poi, per la coscienza finora avuta dell’idolo, mangiano la carne in quanto sacrificata all'idolo e la loro coscienza, essendo debole, ne viene contaminata. Un cibo certo non ci avvicinerà a Dio. Se mangiamo infatti non abbiamo di più né, sé non mangiamo manchiamo di qualcosa. Badate però che questa vostra libertà non sia di inciampo ai deboli. Se infatti qualcuno vede te, che hai la conoscenza, a tavola in un tempio di idoli, la sua coscienza, di lui che è debole, non sarà forse spinta a mangiare la carne sacrificata agli idoli? E perisce per la tua conoscenza, quel fratello debole per il quale Cristo è morto? Peccando poi così contro i fratelli e colpendo la loro coscienza debole, voi peccate contro il Cristo. Perciò se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò più carne in eterno per non scandalizzare il mio fratello.
1 Cor. 9, 4-7: Non abbiamo forse facoltà di mangiare e di bere? Non abbiamo facoltà di condurre con noi una donna sorella, come anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? Oppure solo io e Barnaba non abbiamo facoltà di non lavorare? Chi ha mai fatto il soldato a sue spese? Chi pianta una vigna e non mangia del suo frutto? Oppure qualcuno pascola un gregge e non mangia del latte del gregge?
4. Pur di non scandalizzare, conviene fare persino ciò a cui non siamo obbligati.
Mt. 17, 24-27: Venuti poi a Cafarnao, si accostarono a Pietro quelli che ricevevano il didramma e dissero: «Il vostro maestro non paga il didramma?» Dice: «Sì». E quando furono entrati nella casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che te ne pare Simone? I re della terra da chi ricevono i tributi o il censo? Dai loro figli o dagli estranei?» Gli dice Pietro: «Dagli estranei». Dice a lui Gesù: «Dunque i figli sono liberi. Ma, per non scandalizzarli, va’ al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene su, levalo, aprigli la bocca e troverai uno statere: prendi quello e dallo loro per me e per te».
5. Per quanto concerne i voleri del Signore, anche se qualcuno si scandalizza, bisogna mostrare piena libertà interiore.
Mt. 15, 11-14: Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma ciò che esce dalla bocca, questo contamina l’uomo. Allora, accostatisi a lui i discepoli gli dissero: «Sai che i farisei sentendo questa parola si sono scandalizzati?» Ma egli rispose: «Ogni pianta che non ha piantato il Padre mio celeste, sarà sradicata. Lasciateli: sono ciechi, guide di ciechi. Ma se un cieco conduce un cieco, entrambi cadranno in una fossa».
Gv. 6, 53: Amen amen, io vi dico: se non mangiate la carne del figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi.
E poco dopo:
Gv. 6, 66 s: Da quel momento molti dei suoi discepoli se ne tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse dunque Gesù ai dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
2 Cor. 2, 15 s: Noi siamo il buon odore di Cristo per Dio, fra coloro che si salvano e fra coloro che si perdono: a questi però odore di morte per la morte, a quelli invece odore di vita per la vita. E chi è capace di queste cose?
REGOLA XXXIV
Conviene presentarsi davanti agli altri come modelli di opere buone, ciascuno nella misura di cui è capace.
Mt. 11, 29: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore.
2 Cor. 9, 2: Conosco la vostra prontezza d’animo per la quale mi glorio di voi con i Macedoni, poiché l’Acaia si è preparata fin dall’anno scorso, e il vostro zelo e stato di stimolo ai più.
1 Ts. 1, 16 s: E voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, ricevendo la parola in molta tribolazione con gioia di Spirito santo: così che siete diventati modello a tutti coloro che credono, nella Macedonia e nell’Acaia.
REGOLA XXXV
Quelli che vedono il frutto del santo Spirito in chi pratica la pietà verso Dio e non lo attribuiscono al santo Spirito, ma dicono invece che ne è autore l’avversario, bestemmiano contro lo stesso Spirito Santo.
Mt. 12, 22-25. 28: Allora gli fu portato un indemoniato cieco e muto e lo guarì, cosicché il muto e cieco parlava e vedeva. E tutte le folle erano fuori di sé dallo stupore, e dicevano: «Che sia costui il figlio di David?» Ma all'udire ciò i farisei dissero: «Costui non caccia i demoni se non in Beelzebub, principe dei demoni». Ma Gesù sapendo i loro pensieri, disse loro: «Se io caccio i demoni nello Spirito di Dio, dunque è giunto a voi il regno di Dio».
E aggiunge subito dopo:
Mt. 12, 31 s: «Perciò vi dico, ogni peccato e bestemmia sarà perdonato agli uomini: ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata agli uomini. E se qualcuno dice una parola contro il figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi parla contro lo Spirito santo, non sarà perdonato né in questo secolo né in quello futuro».
REGOLA XXXVI
Quelli che osservano davvero i dettami del Signore, devono essere ricevuti con riverenza e premura, a gloria del Signore stesso; chi non li ascolta né li accoglie, è già giudicato.
Mt. 10, 40: Chi accoglie voi, accoglie me e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato.
Mt. 10, 14 s: E sé qualcuno non vi accoglie né ascolta le vostre parole, usciti da quella casa o dalla città, scuotete la polvere dai vostri piedi. Amen, io vi dico, il paese di Sodoma e di Gomorra nel giorno del giudizio sarà trattato con meno rigore di quella città.
Gv. 13, 20: Chi riceve qualcuno che io mandi, riceve me. Chi poi riceve me, riceve colui che mi ha mandato.
Fil. 2, 25: Ho ritenuto necessario mandarvi Epafrodito, mio fratello, collaboratore e compagno di milizia, vostro inviato e ministro della mia necessità.
E poco dopo:
Fil. 2, 29: Ricevetelo nel Signore con ogni gioia e abbiate in onore persone come lui.
REGOLA XXXVII
La generosità nei limiti delle proprie forze, esplicata fin nelle cose minime, è accetta a Dio, anche se la praticano le donne.
Mt. 10, 42: E chi darà da bere soltanto un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché mio discepolo, amen, io vi dico: non perderà la sua ricompensa.
Lc. 21, 1-4: Alzando gli occhi vide dei ricchi che gettavano i loro doni nel tesoro del tempio. Vide poi una povera vedova che vi gettava due monetine e disse: «In verità vi dico che questa povera vedova ha gettato più di tutti, poiché tutti costoro hanno gettato del loro superfluo nei doni di Dio; ma essa, dalla sua indigenza, vi ha gettato tutto quanto aveva per vivere».
Mt. 26, 6-10: Giunto Gesù a Betania, in casa di Simone il lebbroso, gli si accostò una donna con un vaso di alabastro di unguento molto prezioso e lo versò sulla testa di lui che stava a mensa. Ma i suoi discepoli, vedendo, si indignarono e dicevano: «A che questo sciupio di unguento? Poteva infatti essere venduto a caro prezzo e dato ai poveri!». Ma Gesù comprendendo disse loro: «perché date fastidio a questa donna? Essa ha compiuto un’opera buona verso di me».
Negli Atti, riguardo a Lidia:
At. 16, 15: Come fu battezzata, lei e la sua famiglia, pregava dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, entrate nella mia casa e restatevi». E ci costrinse.
REGOLA XXXVIII
II cristiano deve salutare affabilmente i fratelli, senza smancerie e con semplicità.
Gv. 6, 8-11: Gli dice uno dei suoi discepoli, Andrea, il fratello di Simone: «C’è qui un fanciullo che ha cinque pani d’orzo e due pesci. Ma che cos’è questo per tanta gente?» Ma disse Gesù «Fate sedere gli uomini». C’era in quel luogo molta erba. Si sedettero dunque gli uomini, in numero di circa cinquemila. Gesù prese poi i pani e, rese grazie, li distribuì ai commensali. Così fece anche dei pesci, quanto ne volevano.
Lc. 10, 38-42: Una donna di nome Marta lo accolse in casa sua. Essa aveva una sorella di nome Maria la quale, seduta ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Marta invece era affaccendata nel molto servizio. Sopraggiunta disse: «Signore non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose: ma di poche cose c’è bisogno, anzi di una sola. E Maria ha scelto la parte buona, che non le sarà tolta».
REGOLA XXXIX
Bisogna essere non incostanti, bensì fermi nella fede, e immutabili nelle cose buone nel Signore.
Mt. 13, 20 s: Chi ha ricevuto il seme sul terreno pietroso è colui che ascolta la Parola e subito l’accoglie con gioia, ma non ha radice in sé è incostante: appena viene una tribolazione o una persecuzione per la Parola, subito si scandalizza.
1 Cor. 15, 58: Pertanto, fratelli miei, siate saldi, irremovibili, sovrabbondando nell'opera del Signore, sempre.
Gal. 1, 6: Mi stupisco che così presto siate passati da Colui che vi ha chiamati nella grazia del Cristo, ad un altro vangelo.
REGOLA XL
Non bisogna tollerare quelli che insegnano dottrine diverse da quella del Signore sebbene sembrino farlo per scoprire l'inganno o confutare i deboli.
Mt. 24, 4 s: Guardate che qualcuno non vi inganni. Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo: e inganneranno molti.
Lc. 20, 46 s: Guardatevi dagli scribi che vogliono camminare in belle vesti e amano i saluti nelle piazze e i primi posti nelle sinagoghe e i primi seggi nei conviti: loro, che divorano le case delle vedove e fingono di pregare a lungo. Questi riceveranno una condanna più grave.
Gal. 1, 8 s: Ma se anche noi, o un angelo del cielo vi evangelizzasse in modo contrario a come vi abbiamo evangelizzati, sia anatema. Come vi abbiamo detto prima, anche adesso ripeto: se qualcuno vi evangelizza in modo contrario a ciò che avete ricevuto, sia anatema.
REGOLA XLI
1. Bisogna tagliare tutto ciò che scandalizza, sebbene sembri essere l'elemento più personale e necessario.
Mt. 18, 7-9: Guai a quell’uomo per il quale viene lo scandalo. Se poi il tuo piede o la tua mano ti danno scandalo, recidili, e gettali via da te. E' bene per te entrare nella vita zoppo o monco piuttosto che avere due piedi o due mani ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo via da te.
2. Occorre trattare con riguardo coloro che sono più deboli nella fede conducendoli con cautela verso il più perfetto, evitando ovviamente di trasgredire il comandamento di Dio.
Mt. 12, 20 s: (da Is. 42, 3 s): Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumigante finché non faccia trionfare il giudizio: e nel suo nome spereranno le genti.
Rm. 14, 1: Accogliete colui che è debole nella fede.
Gal. 6; 1-2: E se un uomo cadesse in qualche fallo, voi che siete spirituali, correggetelo con spirito di soavità, badando a te stesso perché anche tu non venga tentato. Portate gli uni i pesi degli altri e così compirete la legge del Cristo.
REGOLA XLII
Non bisogna pensare che il Signore sia venuto a sovvertire la legge e í profeti; ma che è venuto a completarli e ad aggiungervi cose più perfette.
Mt. 5, 17: Non pensate che io sia venuto a sciogliere la legge o i profeti: non sono venuto a sciogliere, ma a portare a compimento.
Rm. 3, 31: Aboliamo dunque la legge mediante la fede? Non sia mai! Anzi, stabiliamo la legge.
REGOLA XLIII
1. Come la legge proibisce le azioni cattive, così il Vangelo proibisce perfino i sentimenti occulti dell'anima.
Mt. 5, 21 s: Avete udito che è stato detto agli antichi: Non ucciderai; chi ucciderà sarà reo di giudizio. Ma io vi dico, chiunque si adira invano con il proprio fratello sarà reo di giudizio.
Rm. 2, 28 s: Non è giudeo chi lo è nell’aspetto esterno, né è circoncisione quella manifesta, nella carne; ma è giudeo chi lo è nel segreto, e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito non nella lettera, e la cui lode non viene dagli uomini, ma da Dio.
2. Come la legge persegue il fattore parziale così il Vangelo mira alla totalità in ognuna delle cose rettamente compiute.
Lc. 18, 22: Vendi tutto ciò che hai e distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, e vieni, seguimi.
Col. 2, 11: In lui pure siete stati circoncisi con una circoncisione non fatta da mano d’uomo, bensì con la circoncisione del Cristo, con la spogliazione del vostro corpo di carne con i suoi peccati.
3. È impossibile siano giudicati degni del regno dei cieli coloro che non mostrano come la giustizia secondo il Vangelo sia maggiore di quella propugnata dalla legge.
Mt. 5, 20: Se la vostra giustizia non sovrabbonda più di quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Fil. 3, 4-9: Se qualcun altro pensa di potere confidare nella carne, io di più: circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei, secondo la legge farisea, secondo lo zelo persecutore della Chiesa, secondo la giustizia che è nella legge divenuto irreprensibile. Ma quelle cose che mi erano guadagno, queste stesse ho considerato essere un danno a motivo del Cristo. Anzi, considero tutto come un danno a motivo del valore sovreminente della conoscenza di Gesù Cristo Signore nostro, per il quale tutto mi è diventato una perdita e tutto considero rifiuti per guadagnare il Cristo ed essere trovato in lui non con la mia giustizia che viene dalla legge, ma con la giustizia che è mediante la fede del Cristo, quella che è da Dio.
REGOLA XLIV
Il giogo di Cristo è dolce e il suo carico leggero, a sollievo di quelli che se lo accollano; tutte le altre cose diverse dalla dottrina del Vangelo sono gravose e insopportabili.
Mt. 11, 28-30: Venite a me tutti voi che faticate e siete gravati di pesi, e io vi darò riposo. Prendete il mio giogo su di voi, e imparate da me, poiché io sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le anime vostre. Il mio giogo infatti è soave e il mio peso è leggero.
REGOLA XLV
1. È impossibile che vengano giudicati degni del regno dei cieli, coloro che non imitano in sé l'equanime condizione dei bambini nei rapporti vicendevoli.
Mt. 18, 3: Amen, dico a voi, se non vi convertite e non diventate come i fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli.
2. Bisogna che chi desidera esser giudicato degno di maggior gloria nel regno dei cieli, quaggiù ami l'umiltà e l'ultimo posto.
Mt. 18, 4: Chi dunque umilierà se stesso come questo fanciullo, questi è il maggiore nel regno dei cieli.
Mt. 20, 26: Anzi, chi vuol essere grande fra di voi, sarà vostro servo.
Mc. 10, 44: E chi vuole essere primo fra voi, sarà servo di tutti.
Fil. 2, 3: Nulla fate per rivalità o vanagloria, ma che ciascuno, nell'umiltà, stimi gli altri superiori a sé.
REGOLA XLVI
1. Dal raffronto con la tendenza che certuni hanno ad osservare le prescrizioni nelle minuzie si deduce che si esige da noi l'interesse per le cose maggiori.
Lc. 13, 15 s: Ciascuno di voi di sabato non scioglie il suo bue o il suo asino dalla greppia e lo conduce a bere? E questa che è figlia di Abramo e che Satana ha legato da 18 anni, non doveva essere sciolta da questo legame nel giorno di sabato?
Lc. 18, 1-7: Diceva poi loro una parabola su come si debba pregare sempre e non stancarsi: «C’era un giudice in una città, che non temeva Dio e non aveva rispetto degli uomini. C’era poi una vedova in quella città e veniva da lui dicendo: Fammi giustizia del mio avversario. Ma per un certo tempo egli ricusò Poi disse fra se: Anche se non temo Dio e non ho rispetto per gli uomini, siccome però questa vedova mi infastidisce, le farò giustizia, perché non continui in eterno a venire a vessarmi». E disse il Signore: «Udite, ciò che dice il giudice iniquo: e Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano a lui giorno e notte?».
2 Tm. 2, 4 s: Chi fa il soldato non si immischia negli affari della vita, per piacere a chi l’ha arruolato. Se poi uno fa la lotta, non è coronato se non ha lottato secondo le regole.
2. Dal paragone di coloro che hanno mostrato timore nelle cose minori in conseguenza della fede e interesse proveniente da lodevole disposizione d'animo, segue che quanti disprezzano o trascurano le cose maggiori, vanno soggetti ad un giudizio più duro.
Lc. 11, 31: La regina del mezzogiorno sorgerà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà: poiché essa venne dai confini della terra per udire la sapienza di Salomone, ed ecco che qui c’è più di Salomone.
Mt. 12, 41: Gli uomini di Ninive sorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno perché essi fecero penitenza alla predicazione di Giona, ed ecco che qui c’è più di Giona.
3. Non deve disprezzare le cose di maggior importanza, chi dimostra interesse per le cose secondarie; anzi, colui che adempie i precetti maggiori, deve al contempo eseguire i minori.
Mt. 23, 23 s: Guai a voi, scribi e farisei, ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cimino e tralasciate le cose più gravi della legge, il giudizio, e la misericordia, e la fede. Queste cose bisognava fare, senza trascurare le altre. Guide cieche, che scolate la zanzara e ingoiate il cammello.
REGOLA XLVII
Non bisogna tesaurizzare per se stessi sulla terra, bensì in cielo; e quale sia il modo di accantonare tesori in cielo ce lo dicono vari passi della Scrittura.
Mt. 6, 19 s: Non fatevi tesori sulla terra, dove la tarma e la ruggine distruggono e dove i ladri sfondano e rubano. Fatevi tesori nel cielo, dove né tarma né ruggine distruggono e dove i ladri non sfondano né rubano.
Lc. 12, 33: Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina. Fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro che non viene meno nei cieli.
Lc. 18, 22: Vendi tutto quanto hai e distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli.
1 Tm. 6, 18 s: I ricchi sappiano dare di buon cuore, condividere con gli altri i loro beni: si procureranno così per il futuro, come tesoro, un buon fondamento, in modo da ottenere la vita vera.
REGOLA XLVIII
1. Bisogna essere misericordiosi e larghi nel dare, perché quelli che non lo sono, saranno accusati.
Mt. 5, 7: Beati i misericordiosi poiché saranno oggetto di misericordia.
Lc. 6, 30: Dà a chiunque ti chiede.
Rm. 1, 31 s: … senza cuore, senza pietà pur conoscendo la sentenza di Dio che dichiara degni di morte gli autori di simili azioni.
1 Tm. 6, 18: I ricchi sappiano dare di buon cuore, condividere con gli altri i loro beni.
2. Tutto quanto si possiede di eccedente il necessario alla vita, va distribuito in beneficenza, secondo il precetto del Signore il quale ci ha dato quel che abbiamo.
Lc. 3, 11: Chi ha due tuniche ne faccia parte a chi non ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto.
1 Cor. 4, 7: Che hai tu, infatti, che tu non abbia ricevuto?
2 Cor. 8, 14 s: Il vostro superfluo provvede alla loro indigenza, affinché il loro superfluo provveda alla vostra indigenza, cosicché vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che aveva molto raccolto non ebbe di troppo; colui che aveva poco raccolto non mancò di nulla.
3. Non conviene arricchirsi, bensì impoverirsi, secondo la parola del Signore.
Lc. 6, 20: Beati voi, poveri, perché è vostro il regno di Dio.
Lc. 6, 24: Guai a voi, ricchi, perché avete la vostra consolazione.
2 Cor. 8, 2: La loro profonda povertà ha sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità.
1 Tm. 6, 9 s: Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nella trappola, in molte brame insensate e funeste, che sprofondano gli uomini nella rovina e nella perdizione. La radice di tutti i mali è infatti l‘amore del denaro: certuni per averlo bramato, si sono smarriti lontano dalla fede e hanno trafitto se stessi con molti tormenti.
4. Non bisogna preoccuparsi di sovrabbondare nelle cose attinenti alla vita, né bramare la sazietà e lo scialo ma occorre invece essere immuni da ogni forma di avarizia e di lusso.
Lc. 12, 15: Guardatevi con cura da ogni cupidigia, perché anche in mezzo all’abbondanza, la vita di un uomo non è nei suoi beni.
1 Tm. 2, 9: Non ornino se stesse con capelli intrecciati, oro, o pietre preziose o veste sontuosa.
1 Tm. 6, 8: Quando abbiamo il cibo e di che coprirci sappiamo esserne soddisfatti.
5. Non bisogna inquietarsi per le proprie necessità, né riporre la speranza nelle cose che si approntano per la vita presente, ma occorre invece devolvere a Dio ogni proprio assillo.
Mt. 6, 24-34: Non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: non vi preoccupate per la vostra vita, di ciò che mangerete e ciò che berrete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non è più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano né mietono, né raccolgono in granai, e il vostro Padre celeste li nutre. Non valete voi forse più di loro? Chi poi fra voi, col preoccuparsene, può aggiungere un solo cubito alla sua statura? E del vestito perché preoccuparvi? Osservate i gigli del campo come crescono: essi non faticano né filano. Ora io vi dico: neppure Salomone in tutta la sua gloria si vestì come uno di loro. Se Dio veste in tal modo l’erba del campo che oggi è e domani sarà gettata nel forno, non farà ben di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo o che cosa berremo o di che ci vestiremo? Queste infatti sono tutte cose che cercano i pagani. Il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutto ciò. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto questo vi sarà dato in aggiunta. Non vi preoccupate dunque per il domani, poiché il domani si preoccuperà di se stesso: a ogni giorno basta la sua pena.
Lc. 12, 16-19: Vi era un uomo ricco le cui terre avevano reso molto ed egli si chiedeva: «Che cosa farò Poiché non ho dove riporre il mio raccolto». E disse: «Ecco ciò che farò abbatterò i miei granai e ne costruirò dei più grandi e raccoglierò là tutti i miei prodotti e i miei beni. E dirò alla mia anima: Anima, hai molti beni in riserva per molti anni: riposa, mangia, bevi, fa’ festa»,
e tutto il resto...
1 Tm. 6, 17: Ai ricchi di questo mondo raccomanda di non avere un sentire superbo, di non riporre la loro fiducia in ricchezze precarie, ma in Dio che ci provvede largamente di tutto perché ne godiamo.
6. Bisogna preoccuparsi e inquietarsi per le necessità dei fratelli, secondo il volere del Signore.
Mt. 25, 34-36: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno, preparato per voi dalla fondazione del mondo. Poiché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero uno straniero e voi mi avete accolto; nudo e mi avete rivestito; fui malato e mi avete visitato; in prigione, e veniste da me.
E poco dopo:
Mt. 25, 40: Amen, io vi dico, nella misura in cui l’avrete fatto a uno di questi più piccoli dei miei fratelli, lo avete fatto a me.
Gv. 6, 5: Alzando dunque gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva a lui e dice a Filippo: «Donde compreremo dei pani perché questi mangino?»,
e il seguito...
1 Cor. 16, 1 s: Quanto alla colletta a favore dei santi, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. Ogni primo giorno della settimana, ciascuno di voi metta da parte in casa sua ciò che riuscirà, in modo che non si attenda il mio arrivo per fare la colletta.
7. Bisogna che chi lavora avendo le forze per farlo, dia una parte di quanto guadagna a coloro che versano nella penuria. Per altro, chi non vuol lavorare sia ritenuto indegno anche di mangiare.
Mt. 10, 10: L’operaio merita il suo nutrimento.
At. 20, 35: Vi ho mostrato in tutti i modi che è faticando così che bisogna venire in aiuto dei deboli, e ricordare le parole del Signore che disse: È cosa più beata il dare che il ricevere.
Ef. 4, 28: Colui che rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi lavorando a qualcosa di buono con le sue mani per avere da dare a chi ha bisogno.
2 Ts. 3, 10: Quando eravamo con voi, vi davamo questo precetto: se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi.
REGOLA XLIX
1. Non bisogna questionare nemmeno per le cose che si mettono attorno al corpo per ripararsi.
Lc. 6, 29 s: A chi ti colpisce su una guancia, presenta anche l’altra; a chi ti porta via il tuo mantello non rifiutare la tua tunica. Dà a chiunque ti chiede, e a chi ti prende il tuo non lo richiedere indietro.
1 Cor. 6, 1: Qualcuno di voi che ha una lite con un altro, osa presentarsi al giudizio davanti agli ingiusti, e non ai santi?
E poco dopo:
1 Cor. 6, 7: In ogni modo certo avete già perduto per il fatto di avere fra voi dei processi. Perché non subite piuttosto ingiustizia? Perché piuttosto non vi lasciate frodare? Ma siete voi che fate ingiustizia e frodate: e questo a dei fratelli.
2. Non bisogna né lottare né vendicarsi, occorre invece vivere in pace con tutti, se appena è possibile, secondo il precetto del Signore.
Mt. 5, 38 s: Avete udito che è stato detto: Occhio per occhio e dente per dente, Ma io vi dico di non opporre resistenza al malvagio: anzi, se qualcuno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, porgigli anche l’altra.
Mc. 9, 50: Abbiate amore in voi, anzi abbiate anche pace fra di voi.
Rm. 12, 17-19: Senza rendere a nessuno male per male, avendo a cuore ciò che è bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto sta in voi, siate in pace con tutti, senza vendicare voi stessi, o diletti: ma lasciate agire l’Ira (divina).
2 Tm. 2, 24: Ora, il servo del Signore non deve fare contese, ma essere mansueto verso tutti.
3. Non bisogna castigare l'ingiusto per vendicare un altro ingiuriato.
Mt. 26, 50-52: Allora, avanzandosi, misero le mani su Gesù è l’arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù stesa la mano, sguainò la sua spada, colpì il servo del grande sacerdote e gli portò via l’orecchio. Ma Gesù gli dice: «Rimetti la tua spada al suo posto: poiché tutti coloro che prendono la spada periranno di spada».
Lc. 9, 52-56: E inviò dei messaggeri davanti a sé. Questi, messisi in cammino, entrarono in un villaggio di samaritani, per preparare per lui. Ma non lo accolsero perché si dirigeva verso Gerusalemme. E vedendo questo, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni, dissero: «Signore, vuoi che diciamo che il fuoco scenda dal cielo e li consumi, come fece anche Elia?». Ma egli, voltatosi, li rimproverò. E partirono verso un altro villaggio.
REGOLA L
Bisogna condurre anche gli altri alla pace di Cristo.
Mt. 5, 9: Beati i facitori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Gv. 14, 27: Vi lascio la pace; vi do la mia pace.
REGOLA LI
Bisogna correggere se stessi da qualsiasi difetto, prima di riprendere gli altri.
Mt. 7, 3-5: Che hai tu da guardare la paglia che è nell’occhio di tuo fratello? E la trave che è nel tuo occhio, quella non la noti? O come dirai al tuo fratello: Lascia che ti tolga la paglia dall’occhio, mentre vi è una trave nel tuo? Ipocrita, leva prima la trave dal tuo occhio, e solo dopo ci vedrai chiaro per togliere la paglia dall’occhio del tuo fratello.
Rm. 2, 1-3: Pertanto sei senza scusa, o uomo che giudichi, chiunque tu sia. Infatti, proprio perché giudichi l’altro, condanni te stesso: poiché tu che giudichi, agisci allo stesso modo. E noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità sugli autori di tali azioni. E pensi tu, o uomo, tu che giudichi coloro che le commettono e che fai tu pure le stesse cose, che sfuggirai al giudizio di Dio?
REGOLA LII
1. Non bisogna restare indifferenti di fronte a coloro che peccano ma rattristarsi e piangere per loro.
Lc. 19, 41 s: Quando fu vicino, vedendo la città, pianse di essa, dicendo: «Se conoscessi anche tu, e in questo stesso giorno, ciò che giova alla tua pace: ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi».
1 Cor. 5, 1 s: Non si sente parlare che di fornicazione in mezzo a voi, e di una tale fornicazione che non esiste neppure presso i gentili. Al punto che uno viva con la moglie di suo padre. E voi vi siete gonfiati e non avete piuttosto fatto lutto perché si togliesse di mezzo a voi l’autore di una simile azione.
2 Cor. 12, 21: Temo che alla mia prossima visita il mio Dio mi umilii a vostro riguardo e temo di dover far lutto su molti di coloro che hanno peccato in precedenza e che non hanno fatto penitenza.
2. Non bisogna conservare il silenzio su quelli che peccano.
Lc. 17, 3: Se tuo fratello viene a peccare, rimproveralo.
Ef. 5, 11: Non prendete alcuna parte alle opere sterili della tenebra; denunciatele, piuttosto.
3. Bisogna incontrare i peccatori all'unico scopo di esortarli a cambiare mentalità, purché si possa farlo senza peccato.
Mt. 9, 10-13: Ecco che molti pubblicani e peccatori vennero a mettersi a tavola con Gesù e i suoi discepoli. Vedendo questo, i farisei dissero ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?». Ma Gesù all’udire ciò disse loro: «Non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque a imparare cosa significhi: Misericordia voglio e non sacrificio. Non sono infatti venuto a chiamare giusti, ma peccatori a penitenza».
Lc. 15, 1-4: Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a lui per ascoltarlo. E gli scribi e i farisei mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le altre novantanove nel deserto e va da quella che si è perduta finché non l’abbia ritrovata?».
2 Ts. 3, 14 s: Se qualcuno non obbedisce alla parola che diciamo in questa lettera, segnalatelo, e non abbiate relazioni con lui, affinché si vergogni. E non stimatelo come un nemico, ma ammonitelo come un fratello.
2 Cor. 2, 5-7: Se qualcuno ha causato tristezza, non ha rattristato me soltanto, ma in parte almeno, senza voler esagerare, tutti voi. Basta a quest’uomo il castigo inflitto dalla maggioranza, perciò è meglio che voi gli perdoniate e lo confortiate perché non sia sommerso dall’eccessiva tristezza.
4. Bisogna invece allontanarsi da quelli che, esaurita con loro ogni forma di premura, permangono ostinati nella loro cattiveria.
Mt. 18, 15-17: Se il tuo fratello pecca contro di te, va e riprendilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; se non ti ascolta, prendi con te uno o due altri, perché ogni questione sia stabilita sulla parola di due o tre testimoni. E se rifiuta di ascoltarli, dillo alla Chiesa; se poi non vuole ascoltare neppure la Chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.
REGOLA LIII
Il cristiano deve non conservare rancore, bensì perdonare di cuore a coloro che hanno peccato contro di lui.
Mt. 6, 14 s: Se voi non perdonate agli uomini le loro mancanze, neppure il Padre vostro celeste perdonerà le vostre mancanze: ma se voi perdonate agli uomini le loro mancanze, anche il Padre vostro celeste perdonerà a voi.
REGOLA LIV
1. Non bisogna giudicarsi vicendevolmente in quelle cose che sono permesse dalle Scritture.
Mt. 7, 1 s: Non giudicate per non essere giudicati. Infatti, col giudizio con cui giudicate, sarete giudicati.
Lc. 6, 37: Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati.
Rm. 14, 2-6: Il tale crede di potere mangiare tutto, mentre il debole non mangia che legumi; colui che mangia non disprezzi colui che non mangia e colui che non mangia non giudichi colui che mangia. Poiché Dio lo ha accolto. Chi sei tu per giudicare il servo altrui? Che resti in piedi o cada, ciò riguarda il suo signore; ma resterà in piedi, perché Dio ha la forza di farlo star ritto. Questi infatti preferisce un giorno a un altro, quello li considera tutti uguali: ciascuno sia pienamente convinto di ciò che pensa. Colui che tiene conto dei giorni, ne tien conto per il Signore; colui che non tiene conto dei giorni, non ne tiene conto per il Signore. E chi mangia, lo fa per il Signore: rende infatti grazie a Dio. E colui che non mangia, non mangia per il Signore e rende grazie a Dio.
E poco dopo:
Rm. 14, 12 s: Dunque, ciascuno di noi renderà conto a Dio per se stesso. Non giudichiamoci più a vicenda.
Col. 2, 16 s: Nessuno vi giudichi per quanto riguarda il mangiare o il bere, o in materia di festa, di novilunio, o di sabati: queste cose non sono che ombra delle cose future.
2. Non bisogna dividersi per cose ammesse come lecite dalla Scrittura.
Rm. 14, 22 s: Beato colui che non condanna se stesso in ciò che sceglie. Ma colui che ha dubbi, se mangia è condannato, perché non agisce in base alla fede. Tutto ciò che non proviene dalla fede è peccato.
Col. 2, 20-22: Se siete morti col Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre precetti come se viveste ancora nel mondo? Non prendere, non assaggiare, non toccare! E tutto ciò per delle cose destinate a perire con il loro stesso uso, secondo i precetti e le dottrine degli uomini.
3. Non bisogna giudicare e trinciare sentenze su cose occulte o ancor da venire.
1 Cor. 4, 5: Pertanto non giudicate prima del tempo, finché non venga il Signore che illuminerà i segreti della tenebra e renderà manifesti i disegni dei cuori. E allora ciascuno riceverà la lode che gli spetta da Dio.
4. Non bisogna giudicare facendo parzialità per le persone.
Gv. 7, 23 s: Se un uomo riceve la circoncisione in giorno di sabato affinché non sia sciolta la legge di Mosé, come mai vi adirate con me perché ho guarito un uomo tutto intero in giorno di sabato? Non giudicate sull’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio.
5. Non bisogna giudicare nessuno prima d'aver controllato con esattezza in sua presenza le cose attribuitegli, quand'anche gli accusatori siano in molti.
Gv. 7, 50 s: Nicodemo, uno di loro, quello che era andato da lui di notte, dice: «La nostra legge condanna forse un uomo senza averlo prima ascoltato e aver saputo ciò che fa?».
At. 25, 14-16: Siccome trascorrevano là più giorni, Festo espose al re l’affare di Paolo dicendo: «Vi è qui un uomo che Felice ha lasciato in prigione; mentre ero a Gerusalemme, i grandi sacerdoti e gli anziani dei giudei vennero a deporre contro di lui, chiedendo la sua condanna. Ho loro risposto che non è uso dei romani consegnare un uomo prima che l’accusato abbia avuto di fronte gli accusatori e abbia avuto la possibilità di difendersi dall’accusa».
REGOLA LV
Bisogna riconoscere e manifestare gratitudine per ogni bene e implorare da Dio la pazienza nelle avversità che incontriamo per Cristo.
Gv. 3, 27: Nessuno può ricevere cosa alcuna, se non gli sia dato dal cielo.
1 Cor. 4, 7: Che hai tu, infatti, che tu non abbia ricevuto?
Ef. 2, 8 s: Per grazia siete stati salvati mediante la fede: e questo non è da voi, ma dono di Dio; non da opere perché nessuno si vanti.
Fil. 1, 28-30: E ciò viene da Dio, poiché a voi è stato dato in grazia, per il Cristo, non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui; sostenendo la stessa lotta,
E ciò che segue...
2. Non bisogna passare sotto silenzio i benefici di Dio, ma ringraziarlo per averceli dati.
Lc. 8, 38 s: L’uomo da cui erano usciti i demoni, lo pregava di tenerlo con lui. Ma Gesù lo congedò dicendo: «Ritorna a casa tua e racconta tutto ciò che Dio ha fatto per te». Ed egli se ne andò per tutta la città proclamando tutto ciò che gli aveva fatto Gesù
Lc. 17, 12-19: Al suo entrare in un villaggio, gli andarono incontro dieci lebbrosi che si tennero a distanza. E alzarono la voce dicendo: «Gesù Maestro, abbi pietà di noi». Al vedere ciò egli disse loro: «Andate e mostratevi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono mondati. Uno di loro, vedendo che era stato guarito, tornò indietro glorificando Dio a gran voce. E cadde ai suoi piedi con la faccia a terra, ringraziandolo. E questi era un samaritano. E Gesù disse: «Non sono stati guariti tutti e dieci? e gli altri nove, dove sono? Non si è dunque trovato che questo straniero per tornare a rendere grazie a Dio?». E disse a lui: «Alzati, va’: la tua fede ti ha salvato».
1 Cor. 15, 10: Per la grazia di Dio sono ciò che sono.
1 Tm. 4, 4: Ogni creatura di Dio è buona è nulla va rigettato, di ciò che si prende con rendimento di grazie.
REGOLA LVI
1. Bisogna perseverare nelle orazioni e nei digiuni.
Mt. 7, 7 s: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Poiché, chiunque chiede, riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa verrà aperto.
Lc. 18, 1 s: Diceva loro anche una parabola su come si debba sempre pregare senza stancarsi mai: «Vi era in una città un giudice».
E ciò che segue...
Lc. 21, 34-36: State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano nella crapula, nell’ubriachezza e nelle preoccupazioni della vita e quel Giorno non piombi su di voi all’improvviso. Verrà infatti come un laccio su tutti coloro che abitano sopra la terra intera. Vegliate dunque, e pregate in ogni tempo, per essere fatti degni di sfuggire a tutto ciò che deve accadere e di stare in piedi davanti al Figlio dell’uomo.
Col. 4, 2: Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie.
1 Ts. 5, 16: Sempre gioite, pregate senza interruzione.
2. Perfino trattandosi delle cose di necessità quotidiana per il corpo, bisogna renderne grazie a Dio e poi prenderle.
Mt. 14, 19: E presi i cinque pani e i due pesci, rese grazie, li spezzò e li diede ai suoi discepoli che li diedero alla folla.
At. 27, 35: Detto ciò, prese del pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e si mise a mangiare.
1 Tm. 4, 4: Ogni creatura di Dio è buona, e nulla va rigettato, di ciò che si prende con rendimento di grazie.
3. Chi prega, non deve usare tante parole, chiedendo magari cose corruttibili e indegne del Signore.
Mt. 6, 7 s: Pregando, non dite parole vane come i gentili: pensano infatti che parlando molto, saranno esauditi. Non siate simili a loro: il vostro Padre celeste sa ciò di cui avete bisogno, prima che glielo chiediate.
Lc. 12, 29 s: Ma voi non cercate ciò che mangerete e ciò che berrete: e non distraetevi. Poiché sono le genti di questo mondo che cercano tutte queste cose. Ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.
4. Come e in che stato d'animo bisogna pregare.
Mt. 6, 9 s: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà.
Mt. 6, 33: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia.
Mc. 11, 25: Quando state ritti in preghiera, perdonate se avete qualcosa contro qualcuno.
1 Tm. 2, 8: Voglio che gli uomini preghino in ogni luogo elevando mani pie, senza collera né disputa.
5. Bisogna pregare gli uni per gli altri e per coloro che sono incaricati della parola di verità.
Lc. 22, 31 s: Simone, Simone, ecco che Satana vi ha reclamati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno.
Ef. 6, 18-20: Pregate in ogni tempo, nello Spirito, e a questo scopo vegliate sempre assiduamente e intercedete per tutti i santi e per me, affinché quando apro la bocca mi sia dato di parlare per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, di cui sono ambasciatore in catene, e perché io abbia ardire in esso, di parlarne come bisogna.
2 Ts. 3, 1: Infine, pregate per noi, affinché la parola del Signore compia la sua corsa e sia glorificata in ogni luogo come anche presso di voi.
6. Bisogna pregare anche per i nemici (Mt 5, 44-45).
Mt. 5, 44 s: Pregate per coloro che vi calunniano e vi perseguitano, per essere figli del Padre vostro che è nei cieli.
7. L'uomo non deve pregare o profetizzare a capo coperto, né la donna a capo scoperto.
1 Cor. 11, 3-5: Voglio poi che sappiate che il capo di ogni uomo è il Cristo; il capo della donna è l’uomo, e il capo del Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto fa affronto al suo capo. Ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto, fa affronto al suo capo.
REGOLA LVII
Non si deve nutrire un alto concetto di se stessi, neanche per le cose fatte bene, né disprezzare gli altri.
Lc. 18, 9-14: Disse poi questa parabola riguardo a certuni che confidavano in sé stessi ritenendosi giusti e che disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio per pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava in se stesso così O Dio, ti rendo grazie perché non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri, o anche come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana, pago la decima di tutto quanto possiedo. E il pubblicano, tenendosi a distanza, non voleva neppure alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, sii propizio a me peccatore. Io vi dico: questi scese a casa sua giustificato, a differenza di quello: poiché chiunque si innalza sarà umiliato chi si umilia sarà innalzato».
REGOLA LVIII
1. Non bisogna pensare di poter acquistare il dono di Dio mediante il denaro o qualsiasi altra invenzione.
At. 8, 18-23: Quando Simone vide che lo Spirito santo veniva dato mediante l’imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro, dicendo: «Date anche a me questo potere affinché qualsiasi persona a cui io imponga le mani, riceva lo Spirito santo». Ma Pietro gli disse: «Perisca il tuo denaro e tu con lui, poiché hai creduto di comprare il dono di Dio con denaro. Non vi è né parte né eredità per te in questo affare: poiché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. Pentiti dunque di questa tua malizia e supplica il Signore: forse questo pensiero del tuo cuore ti sarà perdonato. Io vedo infatti che tu sei nel fiele dell’amarezza e nei lacci dell’iniquità».
2. In proporzione alla fede nutrita, vengono dati da Dio a ciascun individuo dei carismi utili.
Rm. 12, 6: Avendo poi doni diversi, conforme alla grazia che ci è stata data, se è la profezia, esercitiamola secondo la misura della fede.
1 Cor. 12, 7-10: A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data per l’utilità comune: a uno, infatti, è data, mediante lo Spirito, una parola di sapienza; a un altro una parola di scienza, secondo questo stesso Spirito; a un altro poi la fede, in questo stesso Spirito; a un altro il dono di guarire; a un altro la profezia; a un altro il discernimento degli spiriti; a un altro diversità di lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
3. Bisogna dare gratis il dono gratuitamente ricevuto da Dio, e non commercializzarlo per utilità propria.
Mt. 10, 8 s: Curate i malati, mondate i lebbrosi, scacciate i demoni: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non acquistate né oro né argento, né moneta da mettere nelle vostre cinture.
At. 3, 6: E Pietro disse: «Argento e oro non ho, ma ciò che ho questo ti do: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati e cammina». E prendendolo per la mano destra, lo fece alzare.
1 Ts. 2, 5-8: Non abbiamo mai usato parole di adulazione, come sapete, né pretesti di cupidigia, Dio ne è testimone; né abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi né da altri. Potevamo, come apostoli del Cristo, farci valere, ma siamo stati in mezzo a voi mansueti. Come una nutrice cura teneramente i suoi propri figli, così, nel nostro grande desiderio di voi, vogliamo trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma anche la nostra stessa vita, poiché ci siete divenuti carissimi.
4. Colui che ha ricevuto con buoni sentimenti un primo dono di Dio e l’ha messo a frutto per la gloria di Dio, ne riceverà un altro; mentre chi non L’ha fatto fruttare così, sarà privato anche del primo, non riceverà quanto gli era stato preparato e verrà sottoposto a castigo.
Mt. 13, 10-14: I discepoli, avvicinandosi, gli dissero: «Perché parli loro in parabole?». Ed egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, mentre a quelli non è dato. Infatti, a colui che ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza, ma a colui che non ha sarà tolto anche ciò che ha. Perciò parlo loro in parabole, perché vedendo non vedono e udendo non odono né comprendono. E si compie per essi la profezia di Isaia».
Mt. 25, 14-17: Come un uomo che, partendo per un paese straniero, chiamò i suoi servi consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. E quello che aveva ricevuto cinque talenti andò a trafficarli guadagnò altri cinque talenti. Allo stesso modo quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
E poco dopo:
Mt. 25, 29 s: A chiunque ha sarà dato: ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nella tenebra esteriore; là sarà il pianto lo stridore dei denti.
REGOLA LIX
Il cristiano non deve amare appassionatamente la gloria umana, né attaccarsi esageratamente all'onore; deve invece correggere quelli che lo onorano così o pensano troppo altamente di lui.
Mt. 19, 16 s: Ed ecco che uno avvicinandosi gli disse: «Maestro buono, che devo fare di bene per ereditare la vita eterna?». Ma egli gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non uno solo, Dio».
Gv. 5, 41: Non ricevo gloria dagli uomini.
E poco dopo:
Gv. 5, 44: Come potete credere voi, che ricevete la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dal solo Dio?
Lc. 11, 43: Guai a voi farisei, poiché amate i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze.
1 Ts. 2, 5 s: Non abbiamo mai usato parole di adulazione, come sapete, né pretesti di cupidigia, Dio ne è testimone; né abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri.
At. 10, 25 s: Mentre Pietro entrava, Cornelio gli andò incontro, cadde ai suoi piedi, e lo adorò. Ma Pietro lo fece alzare dicendo: «Levati: anch’io sono un uomo».
At. 12, 21-23: Nel giorno fissato, Erode, vestito degli abiti regali e assiso sulla tribuna, teneva un discorso. E il popolo acclamava: «È la voce di un dio e non di un uomo». Ma in quello stesso istante lo colpì l’angelo del Signore, perché non aveva dato gloria a Dio: e spirò roso dai vermi.
REGOLA LX
Siccome i carismi dello Spirito sono multiformi, e uno solo non è in grado di riceverli tutti né tutti sono capaci di ricevere lo stesso, ciascuno deve attenersi con moderazione e azioni di grazie a quello che gli è stato concesso, e tutti vadano d'accordo con gli altri per amor di Cristo, come le membra di un corpo; di modo che, chi è inferiore in carismi rispetto ad un altro, non si demoralizzi, né il superiore disprezzi l'inferiore. Infatti, coloro che sono divisi e discordi, sono degni di distruzione.
Mt. 12, 25: Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina e nessuna città o casa divisa contro se stessa potrà reggersi.
Gal. 5. 15: Se vi mordete e vi divorate gli uni con gli altri, guardate di non distruggervi a vicenda.
Gv. 17, 20 s: Non prego per essi soltanto, ma anche per quelli che mediante la loro parola crederanno in me: che tutti siano uno, come tu, Padre, in me e io in te; che essi pure siano uno in noi.
At. 4, 32: La moltitudine dei credenti era un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva suo ciò che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Rm. 12, 3-6: Per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno di voi: non abbiate un sentire più alto di quel che si debba, ma un sentire sobrio; ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dispensato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra, ma tutte le membra non hanno la stessa funzione, così noi, benché in molti, siamo un corpo solo in Cristo, ciascuno per la sua parte, membra gli uni degli altri. E poiché abbiamo carismi differenti a seconda della grazia che ci è stata data,
E ciò che segue...
1 Cor. 1, 10: Vi scongiuro, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo: abbiate tutti un medesimo parlare e non vi siano fra voi divisioni; ma siate perfettamente uniti in una stessa mente e uno stesso pensiero.
1 Cor. 12, 12 s: Come il corpo è uno, ma ha molte membra e, pur essendo molte le membra di un corpo, non formano che un corpo solo, così anche nel Cristo. Poiché in un solo Spirito siamo stati tutti battezzati per formare un solo corpo, sia giudei che greci, sia schiavi che liberi.
Fil. 2, 2-4: Abbiate tutti un medesimo sentimento, un medesimo amore, un animo solo, un unico sentire; nulla fate per rivalità o vanagloria, ma che ciascuno, nell’umiltà stimi gli altri superiori a sé non badate ciascuno alle cose proprie, ma anche a quelle degli altri.
REGOLA LXI
Non bisogna disprezzare quanti cooperano alla grazia di Dio, svalutandone la semplicità, perché Dio si compiace altamente di loro.
Mt. 11, 25 s: Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, poiché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, poiché tale è stato il tuo beneplacito.
Mt. 13, 54-58: Venuto nella sua patria, li ammaestrava nella loro sinagoga, così che tutti erano presi da stupore e dicevano: «Da dove vengono a costui questa sapienza e tali opere di potenza? Non è costui il figlio del falegname? Non si chiama forse sua madre Maria, e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono forse tutte fra noi? Da dove dunque viene a costui tutto ciò». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e nella sua casa». E non fece là molte opere di potenza a motivo della loro incredulità
1 Cor. 1, 26-29: Considerate la vostra chiamata, fratelli. Non vi sono molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili, ma Dio ha scelto ciò che è stolto nel mondo per confondere i sapienti; e Dio ha scelto ciò che è debole nel mondo per confondere ciò che è forte; ciò che è ignobile nel mondo e disprezzato, Dio ha scelto; e le cose che non sono per ridurre a niente quelle che sono, affinché nessuna carne si vanti davanti a Dio.
REGOLA LXII
1. Coloro che hanno creduto a Dio e sono stati battezzati, bisogna poi subito prepararli ad affrontare le tentazioni, magari scatenate loro contro dagli stessi familiari, e a resistervi fino alla morte. Chi infatti non vi è ben preparato, non appena sopravvenga improvvisamente la difficoltà, ne uscirà facilmente scosso.
Mt. 3, 16-4, 1: Appena battezzato, Gesù risalì subito dall’acqua. Ed ecco, gli si aprirono i cieli e vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che diceva: «Questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto». Allora Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito, per essere tentato dal diavolo.
Mt. 10; 16-18: Ecco che io vi mando come pecore in mezzo a lupi. Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini: vi consegneranno ai sinedri e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete portati davanti a governatori e re, a causa mia, per testimonianza a loro e alle genti.
E poco dopo:
Mt. 10; 21 s: Il fratello consegnerà il fratello alla morte, e il padre, il figlio: i figli si leveranno contro i genitori e li metteranno a morte. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvato.
Mt. 10, 38: Chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me.
Gv. 16, 1-3: Vi ho detto queste cose affinché non vi scandalizziate. Sarete esclusi dalle sinagoghe: anzi, viene l’ora in cui chiunque vi uccide crederà di rendere culto a Dio. E vi faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me.
Lc. 8, 13: Quelli che sono sulla roccia sono coloro che, quando la odono, accolgono con gioia la Parola, ma non hanno radice: credono per un istante e al tempo delle tentazioni recedono.
2 Cor. 1, 8 s: Non voglio che voi ignoriate, fratelli, riguardo alla tribolazione che ci è sopravvenuta in Asia, che siamo stati oppressi all’estremo, al di là delle nostre forze, al punto che disperavamo anche di conservare la vita; ma abbiamo avuto in noi stessi la sentenza della morte, affinché non mettiamo la nostra fiducia in noi stessi, ma in Dio che risuscita i morti.
2 Tm. 3, 12: Tutti coloro che vogliono vivere piamente nel Cristo Gesù, saranno perseguitati.
2. Nessuno deve lanciarsi sulle tentazioni prima del tempo consentito da Dio; deve invece piuttosto pregare per non entrare in tentazione.
Mt. 6, 9: Pregate dunque così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno.
E poco dopo:
Mt. 6, 13: E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Maligno.
Gv. 7, 1-10: Dopo questo, Gesù percorreva la Galilea; non voleva infatti circolare in Giudea perché i giudei cercavano di ucciderlo. Intanto era vicina la festa dei giudei detta dei Tabernacoli. I suoi fratelli dunque gli dissero: «Passa di qui in Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che fai: nessuno, infatti, che cerca di apparire, agisce in segreto. Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo». Poiché neppure i suoi fratelli credevano in lui. E Gesù disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto, mentre il vostro tempo è sempre pronto. Il mondo non può odiare voi; odia invece me perché io attesto che le sue opere sono cattive. Salite voi alla festa: io non salgo ancora a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto». Detto questo rimase in Galilea. Ma quando i suoi fratelli furono saliti, allora anche lui salì alla festa, non pubblicamente, ma come di nascosto.
Lc. 22, 46: Alzatevi è pregate per non cadere in tentazione.
3. Conviene in certi momenti appartarci da coloro che ci assediano; eppure, colui che Dio permette sia tentato, deve implorare con orazioni la forza per superare la prova e lasciare che si compia la volontà di Dio.
Mt. 10, 23: Se vi perseguitano in una città, fuggite in un’altra.
Mt. 12, 14 s: I farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui in vista di perderlo. Ma Gesù, saputolo se ne andò di là.
Gv. 11, 53 s: A partire da quel giorno, decisero di ucciderlo. Così Gesù non si mostrava più in pubblico fra i giudei.
Lc. 22, 41 s: E piegate le ginocchia pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice: però non la mia volontà si faccia, ma la tua».
1 Cor. 10, 13: Non vi è sopraggiunta nessuna tentazione che oltrepassasse la misura umana. Dio è fedele: non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma, con la tentazione vi darà il modo di poterla sopportare.
4. In ogni tentazione che gli piomba addosso, il cristiano deve rammentare le massime della Scrittura divinamente ispirata concernenti l'oggetto che gli si presenta, e così conservarsi illeso e neutralizzare gli avversari.
Mt. 4, 1-4: Allora Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito, per essere tentato dal diavolo. Digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dopo di che ebbe fame. E il tentatore, accostandosi a lui disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pani». Ma egli replico: «Sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
REGOLA LXIII
Il cristiano non deve temere né inquietarsi nelle difficoltà, perdendo la fiducia in Dio; deve invece confidare sempre in Dio, sapendo che il Signore è presente e governa i suoi destini e quindi gli dà anche forza contro tutti anzi lo Spirito Santo gli suggerirà perfino le risposte da dare agli avversari.
Mt. 10, 28-31: Non temete nulla da coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può perdere anima e corpo nella geenna. Non si vendono forse due passeri per un soldo? E neppure uno di loro cade a terra senza che il Padre vostro lo sappia. Quanto a voi, anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque, voi valete più di molti passeri.
Lc. 12, 11 s: Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non angustiatevi sui come difendervi o su che cosa dire: lo Spirito santo vi insegnerà al momento stesso ciò che dovrete dire.
Mc. 4, 37-40: E sopravvenne una grande burrasca che gettava le onde nella barca in modo che essa già si riempiva. Ed egli stava a poppa e dormiva sui cuscino. E lo svegliano e gli dicono: «Maestro, non ti dai pensiero che noi si perisca?». Egli, svegliatosi, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati». E il vento cessò e si fece una grande bonaccia. Ed egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Come non avete fede?».
At. 5, 17-21: Allora si alzo il sommo sacerdote è quelli che erano con lui — il partito dei sadducei — e, pieni di animosità, misero le mani sugli apostoli e li gettarono nella prigione pubblica. Ma, durante la notte, l’angelo del Signore aprì le porte della prigione e, dopo averli condotti fuori, disse: «Andate, presentatevi nel tempio e dite al popolo tutte le parole di questa vita». Udito ciò essi entrarono sui far del mattino nel tempio e insegnavano.
2 Cor. 1, 8: Non vogliamo che voi ignoriate, fratelli, riguardo alla tribolazione che ci è sopravvenuta in Asia.
E poco dopo:
2 Cor. 1, 10: È lui che ci ha liberati da una tale morte e ci libererà: abbiamo in lui questa speranza che egli ci libererà ancora.
REGOLA LXIV
Il cristiano deve rallegrarsi di soffrire qualsiasi patimento, perfino la morte, per il nome del Signore e per i suoi precetti.
Mt. 5, 10-12: Beati i perseguitati a motive della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati siete voi, quando vi oltraggeranno e perseguiteranno e mentendo diranno contro di voi ogni male [804 a] a causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli.
Lc. 6, 22 s: Beati siete voi, quando gli uomini vi odieranno, vi bandiranno e vi oltraggeranno e proscriveranno il vostro nome come malvagio a motivo del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate: ecco la vostra ricompensa è grande nei cieli.
At. 5, 40-42: E chiamati gli apostoli, li fecero battere e proibirono loro di parlare nel nome di Gesù, quindi li rilasciarono. Essi dunque se ne andarono via dal sinedrio tutti gioiosi per essere stati fatti degni di subire oltraggi per il nome del Signore. E ogni giorno nel tempio e di casa in casa non cessavano di insegnare e di annunciare la buona novella di Gesù Cristo.
Col. 1, 23 s: Del vangelo io, Paolo, sono divenuto ministro. Ora io mi rallegro nelle mie sofferenze per voi e completo nella mia carne ciò che manca alle tribolazioni del Cristo, per il suo corpo che è la Chiesa.
REGOLA LXV
Anche al momento stesso della morte, bisogna chiedere le cose più adatte alla vera vita.
Mt. 27, 46: Verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce dicendo: « Elì Elì lemà sabactàni?», cioè Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?.
Lc, 23, 46: E Gesù gridò a gran voce: «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito». E detto questo, spirò
At. 7, 59 s: E lapidavano Stefano che pregava dicendo: «Signore, non imputare loro questo peccato». E detto questo, si addormentò
REGOLA LXVI
1. Non bisogna abbandonare coloro che lottano per la pietà.
Gv. 16, 31 s: Rispose loro Gesù: «Ora credete? Ecco, viene Fora — anzi è già venuta — in cui voi sarete dispersi ciascuno per conto suo e mi lascerete solo».
2 Tm. 1, 15-18: Tu lo sai, tutti quelli di Asia, fra i quali Fìgelo ed Ermegene, mi hanno abbandonato. Che il Signore faccia misericordia alla famiglia di Onesiforo perché spesso mi ha riconfortato e non ha arrossito delle mie catene: anzi, al suo arrivo a Roma, mi ha cercato con sollecitudine e mi ha trovato. Che il Signore gli dia di trovare misericordia da parte del Signore in quel giorno. Quanto ai servizi che mi ha reso a Efeso, tu li conosci meglio di chiunque.
2 Tm. 4, 16: Nella mia prima difesa, nessuno mi ha sostenuto, ma tutti mi hanno abbandonato: che ciò non venga loro imputato a colpa.
2. bisogna pregare per tutti quelli che sono provati dalla tentazione.
Lc. 22, 31 s: Simone, Simone, ecco che Satana vi ha reclamati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno.
At. 12, 5: Pietro dunque era custodito in prigione, ma la preghiera della Chiesa si elevava per lui verso Dio incessantemente.
REGOLA LXVII
È fuori programma per coloro che hanno la certezza della risurrezione dei morti il rattristarsi per i defunti.
Lc. 23, 27 s: Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamento su di lui. Ma voltandosi verso di loro egli disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me».
1 Ts. 4, 13 s: Non voglio fratelli, che voi siate nell’ignoranza riguardo a coloro che si sono addormentati, per non rattristarvi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto ed è risorto, così pure Dio, mediante Gesù condurrà con lui quelli che in lui si sono addormentati.
REGOLA LXVIII
1. Non è il caso di aspettarsi le proprietà del tempo presente, dopo la risurrezione; occorre invece figurarsi la vita del futuro come angelica.
Lc. 20, 34-36: Gesù rispose loro: «I figli di questo secolo prendono moglie o marito, ma coloro che avranno ottenuto di aver parte a quel secolo e alla resurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito. Poiché non possono più morire: sono come gli angeli, e sono figli di Dio, perché figli della resurrezione».
1 Cor. 15, 35-38: Ma qualcuno dirà: come risuscitano i morti? e con quale corpo vengono? Stolto! Ciò che tu semini, non riprende vita se prima non muore. E ciò che tu semini non è il corpo che poi dovrà nascere, ma un nudo granello, di grano, per esempio, o di qualche altra semente. E Dio gli dà un corpo come ha voluto.
E poco dopo:
1 Cor. 15, 42-44: Così anche la resurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risuscitato nell’incorruzione; seminato nell’ignominia, risuscitato nella gloria; seminato nella debolezza, risuscitato nella potenza; è seminato un corpo psichico, risuscitato un corpo spirituale.
2. Non bisogna attendersi la Parusía del Signore come un fatto locale o carnale, bensì come la gloria del Padre diffusa contemporaneamente in tutto l'universo.
Mt. 24, 23 s: Allora, se vi diranno: «Ecco, il Cristo è qui», oppure: «È là», non credete. Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti e faranno segni grandi e prodigi, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti.
Mc. 13, 23-26: Quanto a voi, state in guardia: ecco, vi ho tutto predetto. Ma in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà il suo splendore e le stelle del cielo si metteranno a cadere e le potenze che sono nei cieli saranno scosse. E allora vedranno il Figlio dell’uomo venire nelle nubi, con potenza e gloria grande.
1 Ts. 4, 15 s: Ecco ciò che noi vi diciamo sulla parola del Signore: noi, i viventi, quanti saremo ancora qui alla parusia del Signore, non precederemo quelli che già si sono addormentati: poiché il Signore stesso con un comando, con la voce dell’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo; e i morti in Cristo risorgeranno per primi.
REGOLA LXIX
1. A tutte le cose che vengono proibite, fa seguito una dichiarazione di minaccia.
Mt. 15, 19 s: Dal cuore procedono cattivi pensieri, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, bestemmie. Queste sono le cose che rendono l’uomo impuro.
Mt. 25, 41-43: Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Poiché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero uno straniero e non mi avete accolto; nudo e non mi avete rivestito; malato e in carcere e non mi avete visitato.
Lc. 6, 24-26: Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione; guai a voi che siete sazi, perché avrete fame; guai a voi che ridete ora, perché farete lutto e piangerete; guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Lc. 21, 34: State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in crapula, ubriachezza e nelle preoccupazioni della vita e quel Giorno non piombi su di voi all’improvviso.
Rm. 1, 28 s: E siccome non si sono curati di ritenere la conoscenza di Dio, Iddio li consegnò a una mente reproba, così che facessero ciò che non conviene; ripieni di ogni ingiustizia, fornicazione, cupidigia, malizia, e il seguito.
Rm. 13, 9: E il precetto: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non avrai concupiscenza e ogni altro comandamento, e il seguito.
1 Cor. 6, 9 s: Non ingannatevi: né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
2 Cor. 12, 20: Che non vi siano contese, gelosie, animosità, faziosità, maldicenze, insinuazioni, insolenze, disordini.
Gal. 5, 19-21: Le opere della carne sono manifeste: adulterio, fornicazione, impurità, lascivia, idolatria, magìa, inimicizie, contese, gelosie, animosità, faziosità, discordie, divisioni, invidie, omicidi, ubriachezze, orge e cose simili; e io vi dico prima, come già ho fatto, che coloro che fanno simili cose, non erediteranno il regno di Dio.
Gal. 5, 26: Non siamo vanagloriosi, provocandoci gli uni gli altri, invidiandoci a vicenda.
Ef. 4, 31: Ogni amarezza, animosità, collera, clamore e bestemmia deve essere tolta da voi assieme a ogni malizia.
Ef. 5, 3 s: Quanto alla fornicazione, a ogni specie di impurità o alla cupidigia, nemmeno si nomini in mezzo a voi, come conviene a santi; e così pure, turpitudine o parlare stolto e scurrilità, tutte cose sconvenienti.
Col. 3, 5 s. 8 s: Fate morire le vostre membra che sono sulla terra: fornicazione, impurità, passione, concupiscenza cattiva, e la cupidigia che è idolatria: per queste cose viene l’ira di Dio sui figli della disubbidienza. Ma ora anche voi deponete tutto ciò collera, animosità malizia, bestemmia, turpiloquio della vostra bocca. Non mentitevi a vicenda.
1 Tm. 1, 9-11:… per gli iniqui, gli insubordinati, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i contaminati, per i patricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, quelli che giacciono con i maschi, per i trafficanti di uomini, i mentitori, gli spergiuri, e per quanto altro si oppone alla sana dottrina, che è conforme al vangelo della gloria del beato Iddio, a me affidato.
1 Tm. 4, 1-3: Negli ultimi tempi certuni rinnegheranno la fede per attaccarsi a spiriti ingannatori e a dottrine di demoni, mediante l’ipocrisia di uomini che proferiscono menzogne, già bollati a fuoco nella loro coscienza; essi proibiscono il matrimonio e l’uso di alimenti che Dio ha creato per essere presi con azione di grazie dai fedeli e da coloro che hanno conoscenza della verità
1 Tm. 6, 3-5: Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo, e alla dottrina conforme alla pietà, è uno rigonfio di orgoglio, che non sa nulla, ma è preso dal malanno di questioni e di battaglie di parole, cose da cui nascono invidia, contesa, bestemmie, sospetti malvagi, controversie di uomini corrotti di mente e privati della verità, che ritengono la pietà una fonte di guadagno. Tienti lontano da questi tali.
2 Tm. 3, 1-5: Negli ultimi giorni sopravverranno momenti difficili: gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del denaro, arroganti, orgogliosi, blasfemi, ribelli ai genitori, ingrati, sacrileghi, senza amore, implacabili, maldicenti, intemperanti, inumani, nemici del bene, traditori, protervi, accecati dall’orgoglio, amanti più del piacere che di Dio, uomini che hanno le apparenze della pietà ma ne rinnegano la sostanza: anche questi, evitali.
Tt. 3, 3: Anche noi eravamo un tempo degli insensati, dei disubbidienti, degli sviati, schiavi di molteplici concupiscenze e piaceri, e vivevamo nella malizia e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
2. A tutte quante le cose che sono approvate, invece, si annette una promessa di benedizione.
Mt. 5, 3-12: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che fanno lutto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati i facitori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a motivo della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati siete voi quando vi oltraggeranno e perseguiteranno e mentendo diranno contro di voi ogni male a causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli.
Mt. 25, 34-36: Venite, voi benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno, preparato per voi dalla fondazione del mondo. Poiché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero uno straniero e voi mi avete accolto, nudo e mi avete rivestito; fui malato e mi avete visitato; in prigione e veniste da me.
Rm. 12, 7-21: Chi serve, serva veramente; chi insegna, insegni; chi esorta, esorti; chi dà lo faccia con semplicità; chi presiede, con sollecitudine; chi esercita la misericordia, con letizia; l’amore sia senza ipocrisia; detestate il male e aderite al bene. Amatevi teneramente gli uni gli altri di amore fraterno; nell’onore prevenitevi a vicenda; nello zelo, non siate pigri; in Spirito ferventi; servi del Signore; gioiosi nella speranza; costanti nella tribolazione; assidui alla preghiera; compartecipi alle necessità dei santi, e praticate l’ospitalità Benedite coloro che vi perseguitano: benedite e non maledite. Gioite con chi gioisce e piangete con chi piange. Abbiate fra di voi un medesimo sentire; non abbiate un sentire superbo, ma lasciatevi attrarre da ciò che è umile. Non siate saggi ai vostri occhi. Non rendete a nessuno male per male, avendo a cuore ciò che è bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto sta in voi, siate in pace con tutti, senza vendicare voi stessi, o diletti: ma lasciate agire l’Ira. Sta scritto infatti: A me la vendetta, io darò la retribuzione, dice il Signore. Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere. Non i lasciare vincere dal male, ma vinci il male con il bene.
2 Cor. 6, 3-10: Non diamo in nulla inciampo alcuno affinché non venga biasimato il ministero; ma presentiamo noi stessi in tutto come ministri di Dio, in molta pazienza, nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angustie, sotto i colpi, nelle prigioni, nelle sedizioni, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni, nella purezza, nella conoscenza, nella longanimità; nella benignità, in Spirito santo, in un amore senza ipocrisia, con la parola della verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia, alla destra e alla sinistra, nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama, ritenuti ingannatori e tuttavia veraci; sconosciuti, eppure ben noti; moribondi ed ecco viviamo; castigati, ma non messi a morte; rattristati eppure sempre gioiosi; poveri, eppure arricchiamo molti; ente che non ha nulla, e tuttavia possediamo tutto.
2 Cor. 13, 11: Del resto, fratelli, gioite, siate perfetti, consolatevi; abbiate un unico sentire; vivete nella pace.
Gal. 5, 22 s: Il frutto dello Spirito è carità, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, temperanza, purezza.
Ef. 4, 1-4: Vi esorto dunque, io, prigioniero nel Signore, a condurre una vita degna della chiamata che avete ricevuto: con ogni umiltà e mitezza, con longanimità, ubbidendovi a vicenda nell’amore; solleciti di conservare l’unita dello Spirito con il vincolo della pace. Un solo corpo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati in una sola speranza della vostra chiamata.
Ef. 4, 32-5. 2: Siate benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonatevi a vicenda come pure Dio ha perdonato a voi nel Cristo. Siate dunque imitatori di Dio come figli diletti e camminate nell’amore, a esempio del Cristo che ci ha amati e ha consegnato se stesso per noi, quale offerta e vittima a Dio in odore di soavità
Fil. 2, 1-3: Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, se vi è qualche conforto di amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se c’è qualche tenerezza d’affetto e qualche compassione, rendete piena la mia gioia [816 a] con l’avere un medesimo sentimento, un medesimo amore, un animo solo, un unico sentire; nulla fate per rivalità o vanagloria.
Fil. 4, 8 s: Infine, fratelli, tutto ciò che vi è di vero, di nobile, di giusto, di puro, di amabile, di onorevole, tutto ciò che è virtuoso e degno di lode, ecco ciò a cui dovete pensare. Quanto avete imparato, ricevuto, udito e veduto in me, ecco ciò che dovete praticare.
Col. 3, 1-3: Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose dell’alto, là dove è il Cristo, seduto alla destra di Dio. Abbiate il senso delle cose dell’alto, non di quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta col Cristo in Dio.
Col. 3, 12: Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di viscere di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mitezza di pazienza.
1 Ts. 5, 14-22: Correggete gli irrequieti, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti verso tutti. Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male, ma cercate sempre il bene, fra di voi e verso tutti. Sempre gioite, pregate senza interruzione. In tutto, rendete grazie: poiché questo è la volontà di Dio per voi in Cristo Gesù. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Ma verificate tutto: ciò che è buono, ritenetelo; tenetevi lontani da ogni specie di male.
Tt. 2, 2-5: Gli anziani siano sobri, dignitosi, saggi, sani nella fede, nella carità, nella pazienza. Così pure le donne anziane abbiano il comportamento che si addice a delle sante, non siano calunniatrici, non dedite al molto vino, capaci di dare buoni insegnamenti per esortare le giovani ad amare i loro mariti e i loro figli, a essere sagge, caste, ad aver cura della loro casa, a essere buone, soggette ai loro mariti, affinché non si bestemmi la parola di Dio.
Tt. 3, 1 s: Ricorda loro di essere soggetti ai magistrati e alle autorità, di praticare l’ubbidienza, di essere pronti ad ogni opera buona, di non oltraggiare nessuno, di non essere litigiosi, ma equanimi e di mostrare una perfetta mitezza nei confronti di tutti gli uomini.
Eb. 13, 1-5: La carità fraterna permanga, non dimenticate l’ospitalità Per essa infatti alcuni, a loro insaputa, ospitarono degli angeli. Ricordatevi dei prigionieri, come se foste prigionieri con loro, e di coloro che vengono maltrattati, poiché voi pure avete un corpo. Il matrimonio sia onorato da tutti, e il talamo immacolato: Iddio giudicherà fornicatori e adulteri. La vostra condotta sia senza avarizia, accontentatevi di ciò che avete al presente.
REGOLA LXX
1. Gli incaricati della proclamazione del Vangelo devono essere costituiti nel loro ufficio con preghiere e suppliche, siano essi diaconi o presbiteri, la cui vita precedente dev'essere irreprensibile e provata.
Mt. 9, 37 s: Allora egli disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe».
Lc. 6, 13-16: E quando si fu fatto giorno, chiamò i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali dette il nome di apostoli: Simone, che egli chiamò Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariote, che divenne traditore.
Lc. 10, 1 s: Dopo di ciò, il Signore ne designò altri settanta e li mandò due a due davanti a sé, in ogni città e luogo dove egli stesso doveva andare. E diceva loro: «La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe».
At. 1, 1 s: Nel mio primo libro, o Teofilo, ho parlato di tutto ciò che Gesù cominciò a fare e a insegnare fino al giorno in cui, dopo aver dato i suoi ordini, per mezzo dello Spirito santo, agli apostoli che aveva scelto, fu elevato al cielo.
At. 1, 23-26: Ne presentarono due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti gli uomini, mostra quale di questi due hai scelto per ricevere l’ufficio di questo ministero e apostolato dal quale ha prevaricato Giuda per andarsene al suo luogo». Poi tirarono a sorte e la sorte cadde su Mattia che fu annoverato fra i dodici apostoli.
1 Tm. 3, 1-10: Se qualcuno aspira all’episcopato, desidera un incarico buono. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, sposato una volta sola, sobrio, saggio, decoroso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non rissoso, non avido; ma invece equanime, pacifico, non amante del denaro, che sappia ben governare la sua casa e tenere i suoi figli sottomessi con tutta dignità Se qualcuno non sa governare la sua casa, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Non sia uno convertitosi di recente, perché gonfiato dall’orgoglio, non incappi nella condanna e nel laccio del demonio. Bisogna anche che riceva buona testimonianza da quelli di fuori, affinché non incappi nell’obbrobrio e nel laccio del demonio. Allo stesso modo i diaconi devono essere uomini degni, senza doppiezza, moderati nell’uso del vino, non avidi di guadagno; che essi conservino il mistero della fede con coscienza pura. Vengano prima esaminati e poi, se sono irreprensibili, esercitino il loro ministero.
Tt. 1, 5-9: Ti ho lasciato a Creta allo scopo di sistemare meglio ciò che resta da fare, e perché tu costituisca dei presbiteri in ogni città, secondo le disposizioni che ti ho dato. Ciascuno di loro deve essere irreprensibile, sposato una volta sola, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o ribellione. Il vescovo, infatti, quale economo di Dio, deve essere irreprensibile: non arrogante, non collerico, non dedito al vino, non rissoso, non amante del lucro, ma ospitale, amante del bene, saggio, giusto, santo, temperante, attaccato alla Parola che è fedele alla dottrina, per essere capace di esortare nella sana dottrina e di confondere i contradditori.
2. Non bisogna esser facili ad imporre le mani, né accedere a tale impegno sconsideratamente, perché il non provato non va immune da pericoli; e chi viene sorpreso in qualche mancanza va denunciato, sia per non farsi complici del peccato, sia per evitare che gli altri inciampino nello stesso ostacolo e imparino a temere i pericoli.
1 Tm. 5, 22: [820 b] Non aver fretta di imporre le mani a nessuno e non renderti complice dei peccati altrui.
1 Tm. 5, 19 s: Non accettare accusa contro un presbitero se non sulla testimonianza di due o tre. Coloro poi che hanno peccato, riprendili davanti a tutti, affinché anche gli altri abbiano timore.
3. Colui che è stato scelto non deve di sua iniziativa farsi avanti alla proclamazione, ma attendere il beneplacito di Dio e iniziare la sua missione quando glielo comandano, e predicare a coloro cui è stato inviato.
Mt. 10, 5 s: Questi dodici, Gesù li inviò dando loro queste istruzioni: «Non andate fra le genti e non entrate in una città dei samaritani: andate piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele».
Mt. 15, 22-24: Ed ecco che una donna cananea, uscita da quel territorio, si mise a gridare dicendogli: «Abbi pietà di me, Signore, figlio di David! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rispose una parola. E i suoi discepoli, avvicinatisi, lo pregavano dicendo: «Congedala, perché grida dietro a noi». Ma egli rispose: «Non sono stato mandato che per le pecore perdute della casa di Israele».
Gv. 8, 42: Io sono uscito e vengo da Dio: non sono infatti venuto da me stesso; ma egli mi ha mandato.
At. 11, 19 s: Quelli che erano stati dispersi dalla tribolazione sopraggiunta a motivo di Stefano, si spinsero fino in Fenicia, a Cipro e ad Antiochia, ma senza predicare la Parola altro che ai giudei.
Rm. 1, 1: Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere apostolo, messo a parte per il vangelo di Dio.
Rm. 10, 14 s: Come udranno se non vi è chi annunci? E come annunciare se non si è mandati?
1 Tm. 1, 1: Paolo, apostolo di Gesù Cristo, secondo il comando di Dio, nostro salvatore, e del Cristo Gesù nostra speranza.
4. Il chiamato alla proclamazione del Vangelo deve obbedire immediatamente, e non differire l'inizio dell'attività.
Lc. 9, 59 s: Disse a un altro: «Seguimi». Ma quello: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma il Signore gli disse: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu, invece, va e annuncia il regno di Dio».
Gal. 1, 15-17: Quando si compiacque Iddio — che mi ha separato fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia — di rivelare il suo Figlio in me affinché io lo annunci fra le genti, subito, senza consultare la carne e il sangue, senza andare a Gerusalemme da quelli che erano apostoli prima di me, me ne andai in Arabia e di nuovo ritornai a Damasco.
5. Non bisogna insegnare dottrine estranee.
Gv. 10, 1 s: Amen, amen io vi dico: chi non entra nell’ovile delle pecore dalla porta, ma vi sale da altra parte, quello è ladro e predone. Chi invece entra per la porta è il pastore delle pecore.
E poco dopo:
Gv. 10, 7 s: Io sono la porta delle pecore. Tutti quelli che sono venuti sono ladri e predoni; ma le pecore non li hanno ascoltati.
Gal. 1, 8 s: Ma se anche noi o un angelo del cielo vi evangelizzasse in modo contrario a come vi abbiamo evangelizzati, sia anatema. Come vi abbiamo detto prima, anche adesso ripeto: se qualcuno vi evangelizza in modo contrario a ciò che avete ricevuto, sia anatema.
1 Tm. 6, 3 s: Se qualcuno insegna una dottrina diversa è non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo, e alla dottrina conforme alla pietà, è uno rigonfio di orgoglio, che non sa nulla.
6. È necessario insegnare tutte le cose ordinate dal Signore nel Vangelo
attraverso gli apostoli, trasmettendole a quanti hanno creduto insieme a tutte
le cose che ne conseguono.
Mt. 28, 19-20: Andate, e fate discepoli tutte le genti, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato.
At. 16, 4: Passando per le città, trasmettevano loro, raccomandando di osservarli, i decreti sanciti dagli apostoli e dai presbiteri di Gerusalemme.
1 Tm. 6, 2: Queste cose insegna e raccomanda.
Tt. 2, 1: Tu poi insegna ciò che è conforme alla sana dottrina.
7. Colui che ha creduto alla parola della dottrina del Signore, se tace qualcuna delle cose necessarie per piacere a Dio, diventa reo del sangue di quanti corrono il rischio di essere condannati, sia per la pratica delle cose vietate, sia per l'omissione di quelle che sarebbero tenuti a fare.
Lc. 11, 52: Guai a voi, dottori della legge, perché avete preso la chiave della scienza: non siete entrati voi e avete impedito quelli che volevano entrare.
At. 18, 5 s: Quando Sila e Timoteo furono arrivati dalla Macedonia, Paolo si diede totalmente alla Parola, attestando ai giudei che Gesù è il Cristo. Ma poiché facevano opposizione e bestemmiavano, egli scosse i suoi vestiti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sulla vostra testa; io sono puro: d’ora in poi andrò alle genti».
At. 20, 26 s: Perciò io vi attesto oggi che sono puro del vostro sangue. Infatti, non mi sono sottratto al compito di annunciarvi tutto il disegno di Dio.
8. Bisogna esortare ogni singolo individuo a ricercare il meglio, perfino nelle cose non determinate dal precetto della Scrittura.
Mt. 19, 12: Vi sono degli eunuchi che sono nati così dal seno della madre, vi sono degli eunuchi che sono stati resi tali dagli uomini e vi sono degli eunuchi che si sono resi tali da sé per il regno dei cieli. Chi può comprendere, comprenda.
1 Cor. 7, 25-27: Quanto alle vergini, non ho un comando del Signore, ma do un consiglio, come uomo che, per la misericordia ricevuta dal Signore, è a lui fedele. Ritengo dunque che questa sia cosa buona a motivo della incombente necessità, che cioè sia bene per l’uomo essere così Sei legato a una moglie? Non cercare di rompere. Non sei legato a una moglie? Non cercar moglie.
9. Non è lecito obbligare altri a fare delle cose che il docente stesso non abbia compiute.
Lc. 11, 46: Guai anche a voi, dottori della legge, perché caricate gli uomini di pesi insopportabili e, quanto a voi, non toccate questi pesi neppure con un dito.
10. Chi è addetto alla diffusione della dottrina, deve presentarsi agli altri come immagine-modello d'ogni bene, praticando per primo ciò che insegna.
Mt. 11, 28 s: Venite a me voi tutti che faticate e siete carichi di pesi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me poiché sono mite e umile di cuore.
Gv. 13, 12-15: Dopo aver lavato i piedi dei suoi discepoli riprese i suoi abiti, si rimise a tavola e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi l’un l’altro. Vi ho dato l'esempio affinché come io ho fatto a voi, anche voi facciate l’uno all’altro».
At. 20, 35: Vi ho mostrato in tutti i modi che è faticando così che bisogna venire in aiuto dei deboli.
1 Cor. 11, 1: Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
1 Tm. 4, 12: Che nessuno disprezzi la tua giovinezza. Diventa invece modello dei fedeli con la parola e con la condotta.
11. Chi ha l'ufficio di diffondere la parola, non deve andar immune da preoccupazioni per le buone opere compiute da lui stesso, ma deve sapere che il suo proprio lavoro più importante e la vera missione di cui è incaricato, è il perfezionamento dei credenti da lui avviati sulla buona strada.
Mt. 5, 13: Voi siete il sale della terra. Se il sale diventa scipito, con che cosa gli si renderà il sapore? Non serve più a nulla se non a essere gettato fuori e calpestato dagli uomini.
Gv. 6, 37 S. 40: Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me e chi viene a me, io non lo caccio fuori. Poiché io sono disceso dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.
1 Ts. 2, 19: Chi dunque è nostra speranza, nostra gioia, nostra corona di vanto? Non siete forse voi davanti al Signore nostro Gesù Cristo nella sua parusia? Poiché voi siete nostra gloria e nostra gioia.
12. Chi ha la missione della parola, deve percorrere tutti i paesi e tutte le città che gli sono stati affidati.
Mt. 4, 23: E Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle sinagoghe, annunciando il vangelo del regno e curando ogni malattia e ogni languore.
Lc. 8, 1: Ed egli passava di città in villaggio annunciando il regno di Dio e proclamando la buona novella: e i dodici erano con lui.
13. Tutti vanno chiamati ad ubbidire al Vangelo, per cui occorre annunziare la parola in tutta libertà, e dare testimonianza alla verità quantunque certuni cerchino d'impedirlo, magari perseguitando 1'inviato in qualsiasi modo, addirittura fino a farlo morire.
Mt. 10, 27 s: Ciò che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce, e ciò che avete udito all’orecchio, proclamatelo sulle terrazze. Non temete nulla da coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima.
Mt. 22, 8 s: Le nozze sono pronte, ma gli invitati non erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze tutti quelli che troverete.
Gv. 18, 20: Gli rispose Gesù: «Io ho parlato al mondo con franchezza. Ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove si radunano tutti i giudei e non ho detto nulla in segreto».
At. 5, 27-29: Condussero gli apostoli e li fecero comparire davanti al sinedrio. Il gran sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo dato ordine di non insegnare in questo nome? Ed ecco che avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Ma Pietro e gli apostoli risposero: «Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini».
At. 20, 23 s: Lo Spirito santo, di città in città, mi attesta che catene e tribolazioni mi attendono. Ma non faccio nessun conto di ciò, né mi è cara la vita, purchè io compia con gioia la mia corsa, e il ministero che ho ricevuto da parte del Signore Gesù, di rendere testimonianza al vangelo della grazia di Dio.
1 Ts. 2, 1 s: Voi stessi sapete, fratelli, che il nostro arrivo da voi non è stato vano. Anzi, dopo avere sofferto ed essere stati oltraggiati a Filippi, come sapete, abbiamo avuto nel nostro Dio la franchezza di dirvi il vangelo di Dio fra molte lotte.
14. Bisogna pregare per il progresso di quelli che hanno creduto e renderne grazie.
Gv. 17, 20 S: Non prego per essi soltanto, ma anche per quelli che mediante la loro parola crederanno in me: che tutti siano uno, come tu, Padre, in me e io in te; che essi pure siano uno in noi.
E ancora:
Gv. 17, 24: Padre, io voglio che coloro che tu mi hai dati, siano anch’essi con me dove sono io.
Lc. 10, 21: In quella stessa ora, Gesù esultò nello Spirito santo e disse: «Rendo lode a te, Padre, Signore del cielo e della terra , poiché tu hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché tale è stato il tuo beneplacito».
Rm. 1, 8-10 : Prima di tutto rendo grazie al mio Dio mediante Gesù Cristo per tutti voi, perché la vostra fede è proclamata in tutto il mondo. Mi è infatti testimone il Dio a cui io servo nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, che io faccio incessantemente memoria di voi, nelle mie preghiere.
Fil, 1, 8-11: Mi è testimone Iddio quanto io vi desideri nelle viscere di Gesù Cristo. E prego perché il vostro amore ancora e sempre più abbondi in conoscenza e in ogni percezione, affinché possiate valutare ciò che è meglio, così da essere sinceri e senza inciampo per il giorno di Cristo, ripieni dei frutti di giustizia che si hanno mediante Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
15. Dobbiamo rendere note anche agli altri, a gloria di Dio, quelle opere buone che, per sua grazia, abbiamo compiuto.
Lc. 9 , 10: Al loro ritorno, gli apostoli gli raccontarono tutto quello che avevano fatto.
At. 14, 27: Al loro arrivo, radunarono la Chiesa e raccontarono tutto ciò che Dio aveva fatto con loro.
Ef. 6, 21 S: Perché anche voi sappiate ciò che ne è di me e ciò che faccio, Tichico , questo caro fratello e fedele servitore nel Signore, vi farà conoscere tutto: ve l’ho mandato per questo, perché sappiate quello che ci avviene.
16. Bisogna aver cura non solo dei presenti, ma anche degli assenti, e fare ogni cosa secondo le esigenze dell' edificazione.
Gv. 10, 16: E ho altre pecore che non sono di questo ovile. Anche quelle devo condurre; e udranno la mia voce e vi sarà un solo gregge e un solo pastore.
1 Ts. 3, 1 s: Perciò, non potendone più, abbiamo trovato bene essere lasciati soli ad Atene, e abbiamo mandato Timoteo, nostro fratello e ministro di Dio nel vangelo del Cristo, a confermarvi e a esortarvi per la vostra fede.
17. Bisogna andar incontro a chi ci chiede aiuto, per beneficare anche loro.
Mt. 9, 18 s: Mentre parlava di queste cose, ecco che un capo si avvicina e gli si prostra davanti dicendo: «Mia figlia è morta in questo momento, ma vieni, poni la tua mano su di lei e vivrà». E Gesù alzatosi, lo seguì
At. 9, 38 s: E siccome Lidda è vicino a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là, mandarono due uomini a pregarlo di non tardare a passare da loro. E Pietro, alzatosi, andò con loro.
18. Bisogna sostenere con qualche visita coloro che hanno accolto la parola di verità.
At. 15, 36: Qualche giorno dopo, Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo e visitiamo i nostri fratelli in ogni città in cui abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno».
1 Ts. 2, 17 s: Ma noi, fratelli, privati di voi per un certo tempo, di persona, ma non di cuore, abbiamo ancor più cercato, e con desiderio grande, di vedere il vostro volto. Perciò ci eravamo proposti di venire da voi, almeno io, Paolo, una volta, due volte e il Satana ci ha impediti.
E poco sotto:
1 Ts. 3, 1-3: Perciò, non potendone più, abbiamo trovato bene essere lasciati soli ad Atene, e abbiamo mandato Timoteo, nostro fratello e ministro di Dio nel vangelo del Cristo, a confermarvi e a esortarvi per la vostra fede, perché nessuno si turbi in queste tribolazioni: voi stessi sapete, che siamo qui per questo.
19. È proprio di chi ama il Signore, con molta tenerezza per quelli a cui insegna, prendersene cura col massimo interessamento in ogni modo, perseverando se necessario addirittura fino alla morte nell'ammaestrarli, sia in gruppo, sia individualmente.
Gv. 10, 11: Il buon pastore dà la sua vita per le pecore.
Gv. 21, 15-17: Dopo aver mangiato, dice Gesù a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di questi?». Gli dice: «Sì Signore, tu sai che io ti voglio bene». Gli dice: «Pasci i miei agnelli». E di nuovo gli dice per la seconda volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli dice: «Sì Signore, tu sai che io ti voglio bene». Gli dice: «Pasci le mie pecore». E gli dice per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro si rattristò perché gli aveva detto per la terza volta: «Mi vuoi bene?» e gli disse: «Signore, tu sai tutto: tu sai che io ti voglio bene». Dice a lui Gesù «Pasci le mie pecore».
At. 20, 7: Il primo giorno della settimana, mentre i discepoli erano radunati per spezzare il pane, Paolo, che doveva partire il giorno dopo, parlava con loro: e protrasse il discorso fino a mezzanotte.
E poco sotto:
At. 20, 11: Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò; parlò ancora a lungo fino all’alba, poi usci.
At. 20, 20 s: Non ho trascurato nulla di ciò che era utile, vi ho invece avvertiti; vi ho ammaestrati in pubblico e casa per casa, scongiurando giudei e greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.
At. 20, 31: Perciò, vigilate e ricordate che per tre anni, notte e giorno non ho cessato di ammonire ciascuno di voi con lacrime.
1 Ts. 2, 9: Voi sapete, fratelli, la nostra fatica e il nostro affanno: è lavorando giorno e notte, per non essere di peso a nessuno di voi, che abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
20. Chi ha l'ufficio della parola, deve essere misericordioso e buono di sentimenti, specialmente nei confronti di coloro che hanno l'animo afflitto.
Mt. 9, 11-13: Vedendo questo, i farisei dissero ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?». Ma Gesù all’udire ciò disse loro: «Non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque a imparare cosa significhi: Misericordia voglio e non sacrificio. Non sono infatti venuto a chiamare giusti, ma peccatori a penitenza».
Mt. 9, 36: Vedendo le folle, fu preso da compassione per loro, perché erano stanche e oppresse come pecore che non hanno pastore.
21. Bisogna condividere i dolori di quelli che ci sono stati affidati e preoccuparsi di loro perfino sovvenendo alle loro necessità fisiche.
Mt. 15, 32: Ho compassione di questa folla, perché sono già tre giorni che restano con me e non hanno di che mangiare. Non voglio mandarli via a digiuno perché non vengano meno per la strada.
Mc. 1, 40 s: E viene a lui un lebbroso: lo supplica, cadendo in ginocchio e gli dice: «Se vuoi, puoi mondarmi». E Gesù preso da compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii mondato».
At. 6, 1-3: In quei giorni, siccome il numero dei discepoli aumentava, gli ellenisti si misero a mormorare contro gli ebrei, perché nel servizio giornaliero si trascuravano le loro vedove. I dodici chiamarono allora la moltitudine dei discepoli e dissero: «Non è bene che noi abbandoniamo la parola di Dio per servire alle mense. Cercate fra di voi, fratelli, sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito santo e di sapienza che preporremo a questa necessità».
22. Chi è incaricato della parola, non deve lavorare in settori di minor conto, ma deve invece sforzarsi col massimo interesse a progredire nei settori più importanti.
At. 6, 2: I dodici chiamarono allora la moltitudine dei discepoli e dissero: «Non è bene che noi abbandoniamo la parola di Dio per servire alle mense».
E poco sotto:
At. 6, 4: Quanto a noi, ci serberemo assidui alla preghiera e al ministero della Parola.
23. Non bisogna fare dell'oratoria esibizionistica né commerciare con la parola della dottrina, solleticando gli uditori per i propri piaceri o le proprie necessità, ma essere come coloro che parlano per la gloria di Dio in sua presenza.
Mt. 23, 5-10: Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini: allargano le loro filatterie e allungano le frange dei loro vestiti, amano i primi posti nelle cene, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze e l’essere chiamati dagli uomini: «Rabbi, rabbi». Ma voi, non vogliate essere chiamati rabbi: uno infatti è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno padre vostro sulla terra: uno è il vostro Padre, quello che è nei cieli. E non fatevi neppure chiamare maestri: uno è il vostro maestro, il Cristo.
Gv. 7, 16-18: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Se qualcuno fa la sua volontà saprà se la mia dottrina è da Dio o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso cerca la propria gloria, ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato, questi è verace e in lui non vi è ingiustizia.
2 Cor. 2, 17: Noi non siamo come quei tanti che adulterano la parola di Dio. Ma è in tutta schiettezza, da parte di Dio, davanti a Dio, in Cristo, che noi parliamo.
1 Ts. 2, 3-7: La nostra esortazione non viene né da errore né da impurità né da frode; al contrario, come siamo stati giudicati da Dio degni che ci fosse affidato il vangelo, così parliamo: non per piacere agli uomini, ma a Dio che esamina i nostri cuori. Poiché non siamo venuti a voi con parole di adulazione, come sapete, né con pretesti di cupidigia, Dio ne è testimone; né abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi né da altri. Potevamo, come apostoli del Cristo, farci valere.
24. Colui che ha l'ufficio della parola non deve sfruttare il potere che ha per oltraggiare i sottoposti, né per innalzarsi sopra di loro, bensì tenere il suo posto come base d'umiltà nei loro confronti.
Mt. 24, 45-51: Chi è dunque quel servo fedele e prudente che il Signore ha costituito sopra alla sua famiglia per dar loro a tempo opportuno il cibo? Beato quel servo che il suo padrone, giungendo, troverà a fare così. Amen, io vi dico che lo costituirà su tutti i suoi beni. Ma se questo servo cattivo dice nel suo cuore: «Il mio signore tarda», e comincia a battere gli altri servi, a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il signore di quel servo verrà nel giorno che non si aspetta e nell’ora che non conosce: lo punirà e porrà la sua parte con gli ipocriti. Là sarà il pianto e lo stridore dei denti.
Gv. 13, 13 s: Voi mi chiamate maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi l’un l’altro.
Lc. 22, 24-27: Vi fu fra loro una contesa: chi tra di loro fosse reputato il più grande. Ma Gesù disse loro: «I re delle genti le signoreggiano e quelli che hanno il potere su di loro sono detti benefattori. Non così per voi: anzi, il maggiore fra voi sia come il più giovane, e il capo come colui che serve. Chi infatti è più grande? Chi siede a tavola o chi serve? Non forse chi siede a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve.
At. 20, 17-19: Da Mileto inviò a Efeso e fece venire gli anziani della Chiesa. E quando furono da lui, disse loro: «Voi sapete in che modo, dal primo giorno del mio arrivo in Asia, io mi sono sempre comportato con voi: ho servito il Signore con tutta umiltà con molte lacrime e prove che mi sono sopravvenute per le insidie dei giudei».
2 Cor. 11, 19-21: Voi sopportate volentieri gli stolti, pur essendo assennati. Voi sopportate infatti che vi si riduca in schiavitù, che vi si divori, che vi si spogli, che ci sia chi si innalza, chi vi colpisce in faccia. Lo dico con vergogna: in questo siamo stati davvero deboli.
25. Il Vangelo non va proclamato per rivalità, invidia o emulazione nei confronti di altri.
Mt. 12, 18 S (da Is. 42, 1 s): Ecco il mio servo, che io ho scelto, il mio diletto nel quale si è compiaciuta l’anima mia. Porrò il mio Spirito su di lui e annuncerà il giudizio alle genti. Non contenderà né griderà e nessuno udrà nelle piazze la sua voce.
Fil. 1, 15-17: Vi è chi annuncia il Cristo anche per invidia e contesa, ma altri lo fa per volontà buona; questi agiscono per amore, sapendo che io sono posto a difesa del vangelo, mentre gli altri annunciano il Cristo per rivalità, non con purezza, pensando di apportare tribolazione alle mie catene.
26. Non bisogna usare superiorità umane nella proclamazione del Vangelo, per non mettere in ombra con esse il dono di Dio.
Mt. 11, 25: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, poiché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
1 Cor. 1, 17: Il Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma a evangelizzare: e non con sapienza di linguaggio perché non sia resa vana la croce di Cristo.
1 Cor. 2, 1-5: Ed io, venendo da voi, fratelli, non sono venuto ad annunciarvi la testimonianza di Dio con superiorità di linguaggio o di sapienza: non ho ritenuto bene sapere altro fra di voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso. E sono stato presso di voi nella debolezza, in timore e tremore grande. E il mio linguaggio e il mio annuncio non fu con parole persuasive di umana sapienza, ma con ostensione di Spirito e di potenza, perché la vostra fede non sia nella sapienza degli uomini, ma nella potenza di Dio.
27. Non bisogna pensare che il successo della proclamazione si ottenga con le proprie riflessioni, ma occorre invece rimettere tutto a Dio.
2 Cor. 3, 4-6: Abbiamo dunque tale fiducia in Dio mediante il Cristo: non che siamo capaci da noi stessi di pensare qualcosa come provenisse da noi; ma la nostra capacità viene da Dio che ci ha resi pure capaci di essere ministri di una nuova alleanza.
2 Cor. 4, 7: Ma abbiamo questo tesoro in vasi di creta perché la sublimità della potenza sia di Dio e non da noi.
28. Colui al quale è stata affidata la proclamazione del Vangelo, non deve possedere alcunché più del necessario per il suo uso.
Mt. 10, 9 s: Non acquistate né oro, né argento, né moneta da mettere nelle vostre cinture; né bisaccia per la via, non due tuniche, né calzature, né bastone: poiché l’operaio merita il suo nutrimento.
Lc. 9, 3: Non prendete nulla per il viaggio, né bastoni, né bisaccia, né pane, né denaro, e non abbiate ciascuno due tuniche.
At. 20, 33: Non ho desiderato né l’argento né l’oro né le vesti di nessuno: voi lo sapete.
2 Tm. 2, 4: Chi fa il soldato non si immischia negli affari della vita per piacere a colui che lo ha arruolato.
29. Uno non si deve prestare ad affannarsi per le cose della vita a pro di coloro che se ne occupano con amore appassionato.
Lc. 12, 13 s: Qualcuno dalla folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello di dividere con me l’eredità». Ma egli disse: «Uomo, chi mi ha costituito su di voi quale giudice o spartitore?».
2 Tm. 2, 4: Chi fa il soldato non si immischia negli affari della vita.
30. Quelli che per dare soddisfazione agli ascoltatori trascurano la libertà dei voleri di Dio, facendosi servi di coloro cui vogliono riuscir graditi, si allontanano dal Signore.
Gv. 5, 44: Come potete credere voi, che ricevete la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dal solo Dio?
Gal. 1, 10: Se piacessi ancora agli uomini, non sarei servo del Cristo.
31. Chi insegna, deve proporsi come mèta di indirizzare tutti verso l'uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo, ciascuno nel proprio ordine.
Mt. 5, 48: Siate dunque perfetti come il Padre vostro che è nei cieli è perfetto.
Gv. 17, 20 s: Non prego per essi soltanto, ma anche per quelli che mediante la loro parola crederanno in me: che tutti siano uno, come tu, Padre, in me ed io in te; che essi pure siano uno in noi.
Ef. 4, 11-13: È lui che ha costituito gli uni apostoli, gli altri profeti, altri pastori e maestri a perfezionamento dei santi per l’opera del ministero e l’edificazione del corpo del Cristo, finchè giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, all’uomo perfetto, alla misura dell’età della pienezza del Cristo.
32. Bisogna istruire gli avversari con pazienza e mansuetudine, aspettando la loro conversione finché la misura della diligenza usata con loro sia piena.
Mt. 12, 19 s (da Is. 42, 2 s): Non contenderà né griderà e nessuno udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumigante, finchè non faccia trionfare il giudizio.
2 Tm. 2, 24-26: Ora, il servo del Signore non deve fare contese, ma essere mansueto verso tutti, capace di insegnare, tollerante, capace di correggere con mitezza quelli che fanno opposizione, nella speranza che Dio dia loro la conversione per la conoscenza della verità e che rinsaviscano, una volta sciolti dai lacci del diavolo.
33. Bisogna cedere a coloro che per paura o timidezza rifiutano la presenza del banditore della parola, e non incalzarli a forza di dispute.
Lc. 8, 37: Tutta la moltitudine della contrada dei gadareni, pregò Gesù di andarsene, poiché erano oppressi da un grande timore. Ed egli, salito in barca, se ne tornò indietro.
34. Bisogna allontanarsi da quanti per durezza non accolgono la predicazione del Vangelo, senza accettare di essere beneficati da loro nemmeno nel servizio delle necessità fisiche.
Mt. 10, 14: Se non siete accolti e non vengono ascoltate le vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.
Lc. 10, 10 s: In qualunque città entriate e non vi accolgano, uscite nelle sue piazze e dite: «Anche la polvere della vostra città che si è attaccata a noi, noi ve la lasciamo: sappiate però questo, che è vicino a voi il regno di Dio».
At. 18, 5 s: Quando Sila e Timoteo furono arrivati dalla Macedonia, Paolo si diede totalmente alla Parola, attestando ai giudei che Gesù è il Cristo. Ma poiché facevano opposizione e bestemmiavano, egli scosse i suoi vestiti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sulla vostra testa; io sono puro: d’ora in poi andrò alle genti».
35. Bisogna distaccarsi dai disobbedienti, dopo aver prestato loro ogni forma di cura possibile.
Mt. 23, 37 s: Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto radunare i tuoi figli, come una gallina raduna i suoi piccoli sotto le sue ali, e non avete voluto. Ecco, vi è lasciata la vostra casa deserta.
At. 13, 46 s: A voi per primi era necessario dire la parola di Dio; ma poiché voi la rigettate e giudicate voi stessi indegni della vita eterna, ecco che noi ci volgiamo alle genti. Così ci ha comandato il Signore: «Ti ho posto come luce delle genti, perché tu sia di salvezza fino ai confini della terra».
Tt. 3, 10 s: Quanto all’eretico, dopo uno o due ammonimenti, rifiutalo, sapendo che un tale uomo è un pervertito, un peccatore che si condanna da se stesso.
36. Con tutti e in ogni attività, occorre rispettare 1'esattezza delle parole del Signore, non facendo nulla per mera inclinazione o parzialità.
1 Tm. 5, 21: Ti scongiuro davanti a Dio e al Cristo Gesù e agli angeli eletti, di custodire queste cose senza pregiudizio e di non far nulla di tua inclinazione.
37. Chi lavora sul fronte della parola, deve fare e dire ogni cosa con tutta circospezione e profondo criterio, al fine di piacere a Dio, come uno che è tenuto ad essere approvato con attestazione positiva perfino da coloro che gli sono stati affidati.
At. 20, 18 s: Voi sapete in che modo dal primo giorno del mio arrivo in Asia io mi sono sempre comportato con voi: ho servito il Signore con tutta umiltà, con molte lacrime e prove.
E poco sotto:
At. 20, 33 s: Non ho desiderato né l'argento né l'oro né le vesti di nessuno: voi lo sapete, queste mani hanno servito alle mie necessità e a quelle di coloro che sono con me.
1 Ts. 2, 10 s: Voi siete testimoni, e Dio pure, che noi ci siamo condotti in modo santo, giusto e irreprensibile fra di voi fedeli: come voi stessi sapete.
REGOLA LXXI
1. Regole congiunte per vescovi e presbiteri.
1 Tm. 3, 1 s: Se qualcuno aspira all’episcopato, desidera un incarico buono. Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile.
1 Tm. 5, 1 s: Non rimproverare aspramente un anziano: ma esortalo come un padre, i più giovani come fratelli, le donne anziane come madri, le più giovani come sorelle in tutta purezza.
2 Tm. 2, 22-24: Fuggi le brame giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l’amore, la pace con coloro che invocano il Signore da un cuore puro. Evita invece le discussioni stolte e disordinate: tu sai che generano liti. Ora, il servo del Signore non deve fare contese, ma essere mansueto verso tutti.
2 Tm. 3, 10 s: Tu mi hai seguito nella fede, nell’insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella pazienza, nelle persecuzioni, nei patimenti.
Tt. 1, 5: Ti ho lasciato a Creta allo scopo di sistemare meglio ciò che resta da fare e perché tu costituisca dei presbiteri in ogni città, come io…
e il seguito...
2. Circa i diaconi.
At. 6, 5 s: Ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito santo, Filippo, Procoro, Nicanore e gli altri: li misero davanti agli apostoli che, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
1 Tm. 3, 8: Allo stesso modo i diaconi devono essere uomini degni, senza doppiezza, moderati nell’uso del vino, non avidi di guadagno.
REGOLA LXXII
1. Circa gli uditori: 1) Tra gli uditori, quelli che sono istruiti nelle Scritture devono esaminare le cose dette dagli insegnanti, recependo quelle che collimano con le sacre pagine e respingendo quelle dissonanti da esse, e allontanarsi decisamente da quanti persistono in tali aberranti dottrine.
Mt. 18, 7. 9: Guai all’uomo mediante il quale viene lo scandalo. E se il tuo occhio ti dà scandalo, strappalo. E similmente della mano e del piede.
Gv. 10, 1: Amen, amen, io vi dico: chi non entra nell’ovile delle pecore dalla porta, ma vi sale da altra parte, quello è ladro e predone.
E poco sotto:
Gv. 10, 5: Ma non seguiranno un estraneo, anzi lo fuggiranno, perché non conoscono la voce degli estranei.
Gal. 1, 8: Ma se anche noi, o un angelo del cielo vi evangelizzasse in modo contrario a come vi abbiamo evangelizzati, sia anatema.
1 Ts. 5, 20-22: Non disprezzate le profezie. Ma esaminate tutto: ciò che è buono, ritenetelo; tenetevi lontani da ogni specie di male.
2. Quelli che non hanno vasta conoscenza delle Scritture, devono imparare a discernere nei frutti dello Spirito i segni dei santi, accettando quelli che sono davvero tali e astenendosi da quelli che sono di altra pasta.
Mt. 7, 15 s: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi vestiti da pecore e dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Fil. 3, 17: Siate miei imitatori, fratelli, e osservate quelli che camminano secondo l’esempio che avete in noi.
3. Bisogna ricevere quelli che trattano rettamente la parola di verità, come il Signore, per la cui gloria Gesù Cristo Nostro Signore li ha inviati.
Mt. 10, 40: Chi accoglie voi, accoglie me.
Gv. 13, 20: Chi riceve colui che io manderò riceve me.
Lc. 10, 16: Chi ascolta voi, ascolta me.
Gal. 4, 14: E non avete mostrato né disprezzo né disgusto per ciò che nella mia carne costituiva per voi una tentazione: mi avete anzi accolto come un angelo di Dio, come il Cristo Gesù.
4. Coloro che non ascoltano gli inviati dal Signore, non disonorano soltanto loro, ma colui che li ha mandati, per cui si tirano addosso un giudizio peggiore di quello toccato agli abitanti di Sodoma e Gomorra.
Mt. 10, 14 s: Se non siete accolti e non vengono ascoltate le vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. Amen, io vi dico, il paese di Sodoma e di Gomorra nel giorno del giudizio sarà trattato con meno rigore di quella città.
Lc. 10, 16: [849 a] Chi disprezza voi disprezza me.
1 Ts. 4, 8: Perciò chi disprezza, disprezza non un uomo, ma Dio stesso che ci ha dato il suo Spirito santo.
5. E necessario accogliere l'insegnamento dei precetti del Signore come dottrina che ci procura la vita eterna e il regno dei cieli, mettendola intrepidamente in pratica quantunque sembri difficile.
Gv. 5, 24: Amen, amen, io vi dico, chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna, e non viene al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
At. 14, 21 s: Dopo aver evangelizzato quella città e fatto un buon numero di discepoli, ritornarono a Listri, Iconio e Antiochia confermando l’anima dei discepoli ed esortandoli a rimanere nella fede; e dicevano che attraverso molte tribolazioni dobbiamo entrare nel regno di Dio.
6. Occorre accettare la riprensione e il rimprovero come farmaco distruttivo della passioni e ricostituente per la salute. Ne risulta evidente che quanti nell'intento di compiacere gli uomini simulano indulgenza e non riprendono i peccatori, li danneggiano su tutta la linea e cospirano contro la loro vera vita.
Mt. 18, 15: Se tuo fratello pecca contro di te, va e riprendilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello.
1 Cor. 5, 4 s: Riuniamoci, voi e il mio spirito con la potenza del Signore nostro Gesù Cristo per consegnare un tale uomo al Satana per la distruzione della carne, affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signore.
2 Cor. 7, 8-10: Quella lettera, se pure per poco, vi ha rattristati; ma ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché siete stati rattristati a vostra conversione. Siete stati infatti rattristati secondo Dio, per non subire danno in nulla da parte nostra. Poiché la tristezza secondo Dio produce una conversione salutare di cui non ci si pente.
Tt. 1, 13: Per questo motivo riprendili con rigore perché siano sani nella fede.
REGOLA LXXIII
1. Né 1'uomo deve separarsi dalla donna, né la donna dall'uomo, a meno che uno dei due sia stato sorpreso in prostituzione o impedisca il culto a Dio.
Mt. 5, 31 s: È stato detto: Chi rinvia sua moglie, le dia il libello del ripudio. Ma io vi dico che chiunque rinvia sua moglie, salvo il caso di fornicazione, la induce all’adulterio, e chi sposa una ripudiata è adultero.
Lc. 14, 26: Se qualcuno viene a me e non odia il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle, e anche la sua stessa vita, non può essere mio discepolo.
Mt. 19, 9: Ma io vi dico che chiunque rinvia sua moglie, salvo il caso di fornicazione, e ne sposa un’altra, è adultero; e chi sposa la ripudiata è adultero.
1 Cor. 10 s: A quelli che sono sposati ordino, non io ma il Signore: che la donna non si separi dal marito; e se si separa, resti sola oppure si riconcili col marito; e il marito non ripudi la moglie.
2. Non è lecito a colui che ha ripudiato sua moglie, sposarne un'altra, né alla ripudiata dall'uomo maritarsi con un altro.
Mt. 19, 9: Ma io vi dico che chiunque rinvia sua moglie, salvo il caso di fornicazione, e ne sposa un’altra, è adultero; e chi sposa la ripudiata è adultero.
3. Gli uomini devono amare le loro mogli con l'amore con cui Cristo ha amato la sua Chiesa, sacrificando se stesso per santificarla.
Ef. 5, 25 s: Mariti, amate le vostre mogli come il Cristo ha amato la Chiesa e ha consegnato se stesso per lei, per santificarla, purificandola nel lavacro dell’acqua con la Parola.
E poco sotto:
Ef. 5, 28: Così i mariti devono amare le proprie mogli, come il proprio corpo.
4. Le mogli devono essere sottomesse ai propri mariti; come la Chiesa al Cristo, facendo così la volontà di Dio.
Ef. 5, 22-24: Le mogli siano sottomesse ai propri mariti come al Signore, perché il marito è capo della donna come il Cristo è il capo della Chiesa: egli, il salvatore del corpo. Ma come la Chiesa è sottomessa al Cristo, così anche le mogli ai propri mariti, in tutto.
Tt. 2, 4 s: … perché possano esortare le giovani ad amare i loro mariti e i loro figli, a essere caste, ad aver cura della loro casa, ad essere buone, soggette ai loro mariti, affinché non si bestemmi la parola di Dio.
5. Le donne non devono adornarsi per bellezza, bensì nutrire un totale e premuroso interesse per le opere buone, pensando che questo è il vero ornamento adatto alle cristiane.
1 Tm. 2, 9 s: Allo stesso modo le donne, in tenuta decorosa, si ornino con pudore e sobrietà; non con capelli intrecciati, oro, o pietre preziose o veste sontuosa, ma, come si addice a donne che fanno professione di pietà, con opere buone.
6. Le donne devono tacere nell'assemblea, e in casa trattare con serietà dei migliori modi di piacere a Dio.
1 Cor. 14, 34 s: Le vostre mogli nelle assemblee tacciano: non è infatti permesso loro di parlare, ma siano soggette. Se vogliono imparare qualcosa, interroghino a casa i propri mariti. Poiché è cosa turpe per le donne parlare in un’assemblea.
1 Tm. 2, 11-15: Che la donna impari in silenzio, in tutta sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare, né di dominare l’uomo, ma di starsene in silenzio. Adamo infatti fu plasmato per primo, poi Eva. E non fu sedotto Adamo, ma la donna che, una volta sedotta, è giunta a trasgredire. Saranno tuttavia salvate mediante la generazione di figli, se permangono nella fede, nell’amore e nella santificazione con sobrietà
REGOLA LXXIV
1. La vedova di corpo forte deve vivere con riflessione e premurosa attività, rammentando quanto è stato detto dall'Apostolo e attestato a Dòrcade (= Tabita, la Gazzella).
At. 9, 36: A Ioppe c’era una discepola di nome Tabita, che tradotto si dice Dorcade. Essa era ripiena delle buone opere e delle elemosine che faceva.
E poco sotto:
At. 9, 39: E tutte le vedove si presentarono a lui piangendo e gli mostravano tuniche e vestiti, tutto ciò che faceva questa Dorcade quando era con loro.
1 Tm. 5, 9 s: Per essere inscritta come vedova deve avere non meno di sessant’anni, essere stata moglie di un solo marito, essere stimata per opere buone, avere allevato dei figli, esercitato l’ospitalità lavato i piedi dei santi, aver prestato soccorso agli afflitti, seguito ogni opera buona.
2. La vedova apprezzata per le buone opere additate dall'Apostolo e che è giunta all'ordine delle vere vedove, deve perseverare giorno e notte nelle preghiere e suppliche, accompagnate dai digiuni.
Lc. 2, 36 s: Vi era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era di età molto avanzata e aveva vissuto sette anni col marito dopo la sua verginità. Rimasta vedova e giunta all’età di ottantaquattro anni, non si allontanava dal tempio, rendendo culto con digiuni e preghiere notte e giorno.
1 Tm. 5, 5 s: Quella che è veramente vedova e lasciata sola, ha speranza in Dio e passa notte e giorno in suppliche e preghiere; ma quella che vive nei piaceri è una morta vivente.
REGOLA LXXV
1. Gli schiavi devono ubbidire ai loro padroni secondo la carne a gloria di Dio, con tutta benevolenza, nelle cose in cui non si trasgrediscano i comandamenti di Dio.
Ef. 6, 5-8: Schiavi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne, con timore e tremore nella semplicità del vostro cuore, come al Cristo; non per farvi vedere, come se voleste piacere agli uomini, ma come schiavi di Cristo che fanno di cuore la volontà di Dio e servono con buona volontà, come al Signore e non agli uomini, sapendo che, schiavo o libero, ciascuno riceverà dal Signore il bene che avrà fatto.
1 Tm. 6, 1 s: Tutti coloro che sono sotto il giogo come schiavi stimino i loro padroni degni di ogni onore, perché non siano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. Quelli poi che hanno dei padroni credenti, non li disprezzino in quanto fratelli, ma anzi li servano ancor più poiché quelli che beneficiano del loro servizio sono credenti e cari.
Tt. 2, 9 s: Gli schiavi siano sottomessi ai loro padroni, compiacenti in tutto, non contraddicano, non frodino ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio nostro salvatore.
2. I signori padroni, ricordandosi del vero Signore, nelle cose in cui si servano degli schiavi, devono contraccambiare anche loro secondo il possibile in vero timor di Dio, con tutta equità verso di loro, a imitazione del Signore.
Gv. 13, 3-5: Sapendo Gesù che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era uscito da Dio e a Dio andava, si alzò da tavola, depose i suoi abiti e, preso un asciugatoio, se ne cinse. Poi mise dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui era cinto.
E poco dopo:
Gv. 13, 13-15: Voi mi chiamate maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il maestro, vi ho lavato i [856 d] piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi l’un l’altro. Vi ho infatti dato l’esempio, affinché come io ho fatto a voi, così facciate anche voi.
Ef. 6, 9: Voi, padroni, fate lo stesso verso di loro, lasciando la minaccia, sapendo che il Signore vostro e loro è nei cieli e che non vi è presso di lui accettazione di persone.
REGOLA LXXVI
1. I figli devono onorare i genitori, obbedendo loro in tutte le cose in cui non s’impedisce il rispetto della legge di Dio.
Lc. 2, 48: E sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io addolorati ti cercavamo».
E poco sotto:
Lc. 2, 51: E scese con loro e venne a Nazaret ed era loro sottomesso.
Ef. 6, 1-3: Figli, ubbidite ai vostri genitori nel Signore: poiché ciò è giusto. Onora il padre e la madre, affinché te ne venga bene e tu sia longevo sulla terra: questo è il primo comandamento accompagnato da promesse.
2. I genitori devono, con la correzione e rispetto del Signore, educare i figli con mansuetudine magnanimità, non dando loro alcuna occasione, per quanto sta in loro, né di adirarsi né di rattristarsi.
Ef. 6, 4: E voi padri, non esasperate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nella correzione del Signore.
Col. 3, 21: Padri, non irritate i vostri figli, perché non si scoraggino.
REGOLA LXXVII
Le vergini devono sbarazzarsi d'ogni preoccupazione temporale, per poter rendere ininterrottamente grazie a Dio, con l'anima e col corpo, coltivando la speranza del regno dei cieli.
Mt. 19, 12: Vi sono degli eunuchi che si sono resi tali da sé per il regno dei cieli. Chi può comprendere, comprenda.
1 Cor. 7, 32-35: Voglio che voi siate senza cure. L’uomo che non è sposato si dà cura delle cose del Signore, di come piacere al Signore; chi invece è sposato si dà cura delle cose del mondo, di come piacere alla moglie. E anche la maritata e la vergine differiscono fra loro: la non maritata ha cura delle cose del Signore per essere santa e di corpo e di spirito. La maritata invece si dà cura delle cose del mondo, di come piacere al marito. Questo però lo dico per il vostro profitto, non per tendervi un laccio, ma in vista di ciò che è degno e rende assidui al Signore senza distrazione.
REGOLA LXXVIII
Ai soldati non è lecito intimidire o calunniare.
Lc. 3, 14: Lo interrogavano anche dei soldati dicendo: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». E disse loro: «Non incutete spavento a nessuno e non calunniate; e vi basti la vostra paga».
REGOLA LXXIX
1. I magistrati devono essere quelli che soddisfano i giudizi di Dio.
Rm. 13, 3 s: I governanti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi poi non aver timore dell’autorità Fa’ il bene e ne avrai lode. Poiché è un ministro di Dio per il bene. Ma se fai il male, temi: non invano, infatti, porta la spada: è ministro di Dio, vindice per l’ira nei confronti di chi compie il male.
2. Ai poteri supremi bisogna stare soggetti, ma solo in quelle cose che non ostacolano i comandamenti di Dio.
Rm. 13, 1-3: Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori; poiché non vi è autorità se non da Dio: le autorità che esistono sono ordinate da Dio. Cosicchè, chi si oppone all’autorità resiste alla disposizione di Dio: quelli poi che si oppongono si procureranno una condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male.
At. 5, 29: Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
Tt. 3, 1: Ammoniscili di essere sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti ad ogni opera buona.
REGOLA LXXX
1. La Parola come vuole che siano i cristiani: discepoli di Cristo, formati solamente secondo quanto vedono in lui e sentono di lui.
Mt. 11, 29: Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me.
Gv. 13, 13-15: Voi mi chiamate maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi l’un l’altro. Vi ho dato infatti l’esempio affinché come io ho fatto a voi, così facciate anche voi.
2. Come pecorelle di Cristo intente solo ad ascoltare la sua voce e a seguirlo.
Gv. 10, 27: Le mie pecore odono la mia voce, io le conosco e mi seguono.
E sopra:
Gv. 10, 5: Non seguiranno poi un estraneo, ma fuggiranno da lui, poiché non conoscono la voce degli estranei.
3. Come tralci di Cristo, radicati in lui e fruttificanti in lui, capaci di fare e assimilare tutto quanto è tipico e degno di lui.
Gv. 15, 5: Io sono la vite, voi i tralci.
4. Come membra di Cristo ben provviste di carica energetica attinta dai precetti del Signore o munite dei carismi dello Spirito Santo secondo la dignità del capo, che è Cristo.
1 Cor. 6, 15: Non sapete che i vostri corpi sono membra del Cristo?
Ef. 4, 15 s: … ma facendo la verità nell’amore, cresciamo in tutto in lui che è il capo, Cristo: da lui tutto il corpo ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, opera la crescita del corpo a edificazione di se stesso nell’amore.
5. Come spose di Cristo attente a conservare la purezza e a soddisfare unicamente i voleri dello Sposo.
Gv. 3, 29: È sposo chi ha la sposa.
2 Cor. 11, 2: Vi ho infatti fidanzati a un solo sposo, quale vergine casta da presentare al Cristo.
6. Come templi santi di Dio, puliti, pieni solo di cose attinenti al culto di Dio.
Gv. 14, 23: Se qualcuno mi ama, osserva la mia parola, e il Padre mio lo amerà: e verremo a lui e faremo dimora presso di lui.
2 Cor. 6, 16: Voi siete tempio del Dio vivente. Dice infatti la Scrittura: Abiterò in loro e lì camminerò in mezzo a loro e sarò loro Dio.
7. Come sacrificio offerto a Dio, immacolato e perfetto, immune da mutilazioni, integro in ogni suo membro e in ogni sua parte, pingue e saturo di pietà, ostia santa e vivente.
Rm. 12, 1: Vi raccomando, fratelli, per le misericordie di Dio, di offrire i vostri corpi quale vittima vivente, santa, gradita a Dio: questo è il vostro culto razionale.
8. Come figli di Dio, formati a immagine di lui, nella misura concessa agli uomini.
Gv. 13, 33: Figlioli, ancora per poco sono con voi.
Gal. 4, 19: Figlioli miei, che di nuovo partorisco, finchè non sia formato Cristo in voi.
9. Come luce del mondo, in modo da presentarsi senz'ombra di malizia, e da illuminare quanti s'accostano a loro a riconoscere la verità, per divenire quelli che devono essere o respingere ciò che non sono.
Mt. 5, 14: Voi siete la luce del mondo.
Fil. 2, 15: Fra loro brillate come astri nel mondo.
10. Come sale della terra, così che quanti si uniscono a loro, si rinnovino nello spirito in vista dell'immortalità.
Mt. 5, 13: Voi siete il sale della terra.
11. Come parola di vita, atta a garantire, con la morte alle cose presenti, la speranza della vera vita.
Fil. 2, 15 s: Fra loro brillate come astri nel mondo, tenendo alta la Parola della vita, a vanto per me nel giorno di Cristo.
12. Come la Parola vuole che siano quelli cui è stata affidata la proclamazione del Vangelo: apostoli e ministri di Cristo, fedeli amministratori dei misteri di Dio, attenti a compiere integralmente, con la parola e l’opera, solo i precetti del Signore.
Mt. 10, 16: Ecco io vi mando come pecore in mezzo a lupi.
Mt. 28, 19: Andate e fate discepoli tutte le genti.
1 Cor. 4, 1 s: Così ci consideri l’uomo, come servi di Cristo ed economi dei misteri di Dio: negli economi poi si richiede che ciascuno sia trovato fedele.
13. Come araldi e banditori del regno dei cieli, che deve affermarsi per distruggere il detentore del potere della morte incarnato nel peccato.
Mt. 10, 7: Andate e annunciate dicendo: É, vicino il regno dei cieli.
2 Tm. 4, 1 s: Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che deve giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la parola di Dio.
14. Quali tipo e modello di pietà, tendente a portare al successo la perfetta rettitudine di quanti seguono il Signore, e a contrastare la ritorsione di quanti disobbediscono in qualsiasi cosa.
Fil. 3, 13-16: Dimenticando ciò che sta dietro, teso invece a ciò che sta davanti, perseguo lo scopo, per il premio della superna chiamata di Dio in Cristo Gesù. Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti: e se in qualcosa avete un diverso sentire, anche questo Dio vi rivelerà. Soltanto, almeno al punto in cui siamo arrivati, atteniamoci a questa stessa norma: avere un medesimo sentire.
1 Tm. 4, 12: Sii modello dei fedeli nella parola, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella purezza.
2 Tm. 2, 15: Sii sollecito di presentare te stesso provato davanti a Dio: un operaio che non ha da arrossire, che espone rettamente la parola della verità.
15. Come occhio nel corpo, discernitori delle cose buone e di quelle difettose, guide dei membri di Cristo, intenti a orientare ciascuno nella direzione giusta.
Mt. 6, 22: La lucerna del corpo è l’occhio: se dunque il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso.
16. Come pastori delle pecore di Cristo, che, quando occorra, non si esimano dal sacrificare la vita per esse, pur di impartir loro il Vangelo di Dio.
Gv. 10, 11: Il buon pastore dà la sua vita per le pecore.
At. 20, 28: Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge, nel quale lo Spirito santo vi ha posti come vescovi, per pascere la Chiesa di Dio.
17. Come medici spirituali, che con alto senso di commiserazione, attingendo alla scienza della dottrina del Signore, curano le passioni dell' anima, per riportarla alla salute e alla perseveranza in Cristo.
Mt. 9, 12: Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati.
Rm. 15, 1: Noi che siamo forti dobbiamo portare le debolezze di coloro che sono infermi.
18. Come padri e alimentatori dei propri figli, che, con tanto affettuoso amore in Cristo, si ritengono in dovere di offrire loro non soltanto il Vangelo di Dio, bensì anche la loro stessa vita.
Gv. 13, 33: Figlioli, ancora per poco sono con voi.
1 Cor. 4, 15: In Cristo Gesù io vi ho generati mediante il vangelo.
1 Ts. 2, 7 s: Come una nutrice cura teneramente i suoi propri figli, così, nel nostro grande desiderio di voi, vogliamo trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma anche la nostra stessa vita, poiché ci siete divenuti carissimi.
19. Come collaboratori di Dio, che si dedicano completamente soltanto alle opere degne di Dio, per il bene delle Chiese.
1 Cor. 3, 9: Siamo infatti collaboratori di Dio: voi siete coltivazione di Dio, costruzione di Dio.
20. Come piantatori dei tralci del buon Dio, che non introducono nulla di estraneo alla vite costituita da Cristo, né alcunché d'infruttuoso, ma migliorano con ogni cura la pianta buona e fruttuosa.
Gv. 15, 1 s: Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ognuno che porta frutto, lo purifica perché porti più frutto.
1 Cor. 3, 6: Io ho piantato, Apollo ha innaffiato: ma Dio ha fatto crescere.
21. Come architetti costruttori del tempio di Dio, che preparano le anime dei fedeli a unirsi alle fondamenta degli apostoli e dei profeti.
1 Cor. 3, 10 s: Secondo la grazia di Dio a me data, quale sapiente architetto, ho posto il fondamento: un altro poi edifica sopra. Ma ciascuno guardi come edifica. Poiché nessuno può porre altro fondamento da quello già posto, che è Gesù Cristo.
Ef. 2, 19-22: Dunque non siete più stranieri e ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, sovredificati sui fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù, nel quale tutta la costruzione armonicamente collegata cresce per divenire tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete edificati insieme per essere abitazione di Dio, nello Spirito.
22. Cosa è proprio del cristiano?
La fede operante mediante l’amore (Gal 5,6).
Cosa è proprio della fede?
Piena e indubbia certezza della verità delle parole ispirate da Dio, non soggetta ad oscillazione dovuta a qualsiasi pensiero, sia esso indotto da necessità fisica o camuffato sotto aspetto di pietà.
Cosa è proprio del fedele?
Conformarsi con tale piena certezza al significato delle parole della Scrittura, e non osare togliere o aggiungere alcunché (cf. Gal 3,15). Se, infatti, tutto ciò che non è dalla fede è peccato, come dice l’Apostolo (Rom 14,23), ma la fede è dall’ascolto e l’ascolto poi mediante la parola di Dio (Rom 10,17), allora tutto ciò che è al di fuori della Scrittura ispirata, non essendo dalla fede, è peccato.
Cosa è proprio dell’amore verso Dio?
Osservare i suoi comandamenti allo scopo di rendergli gloria.
Cosa è proprio dell’amore per il prossimo?
Non cercare le cose proprie, ma di colui che si ama (cf. 1Cor 13,5), a beneficio del suo corpo e della sua anima.
Cosa è proprio del cristiano?
Essere generato di nuovo mediante il battesimo da acqua e Spirito (cf. Gv 3,3. 5).
Cosa è proprio di chi sia stato generato da acqua?
Esser morto e irremovibile di fronte a qualsiasi peccato, come Cristo è morto al peccato una volta per tutte (Rom 6,10), secondo quanto sta scritto: Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Siamo stati dunque sepolti con lui mediante il battesimo nella morte, sapendo questo che il nostro uomo vecchio è stato con-crocifisso, affinché fosse reso inoperante il corpo del peccato, perché noi non serviamo più al peccato (Rom 6,3-4.6).
Cosa è proprio di chi sia stato generato dallo Spirito (cf. Gv 3,5)?
Divenire, secondo la misura data, ciò da cui è stato generato, come sta scritto: Ciò che è nato dalla carne è carne, ciò che è nato dallo Spirito è spirito (Gv 3,6).
Cosa è proprio di chi sia stato generato di nuovo (cf. Gv 3,3)?
Spogliarsi dell’uomo vecchio con le sue azioni e concupiscenze e rivestirsi del nuovo, che si rinnova nella conoscenza secondo l’immagine di colui che l’ha creato (Col 3,9-10), come sta scritto: Quanti siete stati battezzati in Cristo, il Cristo avete rivestito (Gal 3,27).
Cosa è proprio del cristiano?
Purificarsi da ogni sozzura di carne e spirito nel sangue di Cristo, portare a compimento la propria santificazione nel timore di Dio (cf. 2Cor 7,1) e nell’amore del Cristo, e non avere macchia o ruga o altro di simile, ma essere santo e immacolato (cf. Ef 5,27), e in tal modo mangiare il corpo del Cristo e berne il sangue. Infatti: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna (1Cor 11,29).
Cosa è proprio di chi mangia il pane e beve il calice del Signore?
Custodire l’incessante memoria di colui che è morto ed è risorto per noi (cf. 2Cor 5,15).
Cosa è proprio di coloro che custodiscono tale memoria?
Non vivere più per se stessi, ma per colui che è morto ed è risorto per loro (ivi).
Cosa è proprio del cristiano?
La sua giustizia sia in tutto superiore a quella di scribi e farisei (cf. Mt 5,20) secondo la misura della dottrina che è conforme al vangelo del Signore.
Cosa è proprio del cristiano?
Amarsi gli uni gli altri come anche il Cristo ha amato noi (cf. Ef 5,2).
Cosa è proprio del cristiano?
Vedere sempre il Signore davanti a sé (cf. Sal 15,8).
Cosa è proprio del cristiano?
Vigilare ogni giorno e ogni ora (cf. Mt 25,13) ed esser pronto nel compiere perfettamente ciò che è gradito a Dio (cf. Mc 13,34; Lc 12,42-43), sapendo che all’ora che non pensiamo il Signore viene (cf. Mt 24,44 par.)
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