Regole Monastiche Femminili

Estratto da “Regole monastiche femminili” a cura di Luisa Cremaschi - Giulio Einaudi editore 2003

Nonostante la liberazione della donna attuata da Gesù, nel cristianesimo antico le voci delle donne sono rare. Nei primi secoli cristiani la donna non parla, o parla molto raramente.

Tuttavia va ricordato che il monachesimo fu un luogo di liberazione della donna. Accanto a motivazioni d’ordine religioso occorrerebbe esaminare anche le cause psicologiche e sociali della grande attrattiva esercitata dal monachesimo a partire dal IV secolo sulle donne, in particolare aristocratiche d’Oriente e d’Occidente; il monachesimo liberava dalle costrizioni familiari e coniugali, costituiva uno spazio di promozione intellettuale in cui la donna leggeva, talvolta scriveva e studiava, esercitava delle responsabilità precise e riconosciute.

Ma per avere una regola scritta da una donna dobbiamo aspettare l’XI secolo, se ammettiamo che la regola di Eloisa sia autentica. Tutte le regole qui raccolte, a eccezione di quella di Eloisa e di Chiara d’Assisi, sono scritte da uomini per le donne. A quanto sappiamo, il primo a dare una regola alle donne fu Pacomio in Egitto verso il 325; si trattava semplicemente di una trascrizione della regola per i fratelli. Cosi narra la sua biografia: «Quando nostro padre Pacomio vide che il numero delle donne aumentava, designò come loro padre un anziano di nome apa Pietro, uomo dalla parola condita di sale [cfr. Col 4,6], affinché tenesse loro frequenti meditazioni sulle Scritture a salvezza delle loro anime. Scrisse anche in un libro le regole dei fratelli e le inviò loro tramite Pietro perché le imparassero» [1]. Non possediamo questo testo delle regole, sicuramente anteriore alla versione tradotta da Gerolamo in latino nel 404.

A volte la regola, scritta per i monaci, veniva semplicemente riscritta al femminile; è il caso dell’Ordo Monasterii, redatto da Agostino o più probabilmente da Alipio verso il 395. Simile trascrizione fu attuata anche per la regola di Benedetto. Lo testimonia, ad esempio, un manoscritto del xv secolo conservato nella Biblioteca municipale di Reims, che riproduce una regola di Benedetto trasposta al femminile proveniente dall’abbazia di Saint Pierre les Dames de Reims. In tal caso non abbiamo riportato il testo nella nostra raccolta. Va ricordato, tuttavia, come rileva Lazare de Seilhac [2], fonte di queste informazioni, che accadde anche, a volte, che passi di una regola al femminile fossero trasposti al maschile. Cosi fece Smaragdo riprendendo la Regola di Valdeberto, e Benedetto di Aniane nella Concordia Regularum citò al maschile dei frammenti di Donato di Besançon.

Abbiamo escluso dalla nostra raccolta anche i centoni di regole, quale quella attribuita a Gerolamo, e le regole per le canonichesse, di cui pure talune destano un vivo interesse quale l’Institutio sanctimonialium di Amalario, più nota sotto il nome di regola di Aquisgrana (817). Ci siamo volute limitare esclusivamente a regole per le monache nel mondo latino a partire dall’Ordo Monasterii fino alla regola di Chiara d’Assisi.

Quasi tutte le regole qui raccolte si richiamano a quella di Benedetto [3] che, come è noto, svolse un ruolo fondamentale nel mondo occidentale già prima di essere imposta nel sinodo di Aquisgrana dell’817 quale regola per tutti i monasteri dell’impero. La regola di Valdeberto di Luxeuil o Regula cuiusdam Patris, nella prima metà del secolo VII riprende frasi o frammenti di Benedetto in un nuovo contesto; Donato nel VII secolo ricorre ampiamente alla regola di Benedetto oltre che a quella di Cesario e di Colombano, per comporre la propria regola destinata al monastero di Jussa-Moutier; il Libellus, regola spagnola della fine del X secolo, si richiama a Benedetto con grande libertà e attinge anche al Commentario di Smaragdo. Ma anche la regola di Abelardo per il monastero del Paracleto cita, tra altre numerosissime fonti, la regola di Benedetto. E ad essa si ispira in parte anche la regola di Chiara, almeno per quanto riguarda la vita comune. Ma con Chiara si apre un’epoca nuova e si chiude la nostra raccolta.

 

Elenco delle regole contenute nel libro citato:

Ordo monasterii

Regola di Agostino

Regola per le vergini di Cesario

Regola di Aureliano per le vergini

Regola di Colombano

Regola di Leandro

Regola di Valdeberto

Regola “Psallendo”

Regola di Donato

Libretto estratto dalla regola di Benedetto

Regola di Abelardo

Statuti del Paracleto

Regola di Fontevraud

Regola di Chiara d’Assisi

 

NOTE :

[1] Vita bohairice scripta 27, in Œuvres de s. Pachôme et de ses disciples, a cura di Th. Lefort, Louvain 1956, Corpus Scriptorum orientalium 159, p. 27.

[2] Cfr. L. de Seilhac, L’utilisation de la règle de saint Benoît, in Atti del VII Congresso internazionale di studi sull’alto Medioevo, Norcia-Subiaco-Montecassino, 29 settembre - 5 ottobre 1980, II, Spoleto 1982, pp. 527-49.

[3] Oltre all’articolo citato alla nota 2 si veda anche l’introduzione di L. de Seilhac al volume Règles monastiques au féminin, traduzione, introduzione e note a cura di L. de Seilhac e M. B. Saïd in collaborazione con M. M. Braquet e V. Dupont, Vie monastique 33, Bellefontaine 1996, pp. 13-54.


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14 marzo 2017                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net