Regole Monastiche Femminili
Estratto da “Regole
monastiche femminili” a cura di Luisa Cremaschi
Nonostante la liberazione della donna attuata da Gesù, nel cristianesimo antico
le voci delle donne sono rare. Nei primi secoli cristiani la donna non parla, o
parla molto raramente.
Tuttavia
va ricordato che il monachesimo fu un luogo di liberazione della donna. Accanto
a motivazioni d’ordine religioso occorrerebbe esaminare anche le cause
psicologiche e sociali della grande attrattiva esercitata dal monachesimo a
partire dal IV secolo sulle
donne, in
particolare aristocratiche d’Oriente e
d’Occidente; il
monachesimo
liberava dalle costrizioni familiari e coniugali, costituiva
uno
spazio di
promozione intellettuale in cui la donna leggeva, talvolta scriveva e studiava,
esercitava delle responsabilità precise e riconosciute.
Ma per avere una regola scritta da una donna dobbiamo aspettare l’XI secolo, se
ammettiamo che la regola di Eloisa sia autentica. Tutte le regole qui raccolte,
a eccezione di quella di Eloisa e di Chiara d’Assisi, sono scritte da uomini per
le donne. A quanto sappiamo, il primo a dare una regola alle donne fu Pacomio in
Egitto verso il 325; si trattava semplicemente di una trascrizione della regola
per i fratelli. Cosi narra la sua biografia: «Quando nostro padre Pacomio vide
che il numero delle donne aumentava, designò come loro padre un anziano di nome
apa Pietro, uomo dalla parola condita di sale [cfr. Col 4,6], affinché tenesse
loro frequenti meditazioni sulle Scritture a salvezza delle loro anime. Scrisse
anche in un libro le regole dei fratelli e le inviò loro tramite Pietro perché
le imparassero»
[1]. Non possediamo
questo testo delle regole, sicuramente anteriore alla versione tradotta da
Gerolamo in latino nel 404.
A volte la regola, scritta per i monaci, veniva semplicemente riscritta al
femminile; è il caso dell’Ordo
Monasterii, redatto da Agostino o più probabilmente da Alipio
verso il 395. Simile trascrizione fu attuata anche per la regola di Benedetto.
Lo testimonia, ad esempio, un manoscritto del xv secolo conservato nella
Biblioteca municipale di Reims, che riproduce una regola di Benedetto trasposta
al femminile proveniente dall’abbazia di Saint Pierre les Dames de Reims. In tal
caso non abbiamo riportato il testo nella nostra raccolta. Va ricordato,
tuttavia, come rileva Lazare de Seilhac
[2], fonte di queste informazioni, che
accadde anche, a volte, che passi di una regola al femminile fossero trasposti
al maschile. Cosi fece Smaragdo riprendendo la
Regola di Valdeberto, e Benedetto di Aniane nella
Concordia Regularum citò al maschile dei frammenti di Donato di
Besançon.
Abbiamo escluso dalla nostra raccolta anche i centoni di regole, quale quella
attribuita a Gerolamo, e le regole per le canonichesse, di cui pure talune
destano un vivo interesse quale
l’Institutio sanctimonialium di Amalario, più nota sotto il nome
di regola di Aquisgrana (817). Ci siamo volute limitare esclusivamente a regole
per le monache nel mondo latino a partire dall’Ordo
Monasterii fino alla regola di Chiara d’Assisi.
Quasi tutte le regole qui raccolte si richiamano a quella di Benedetto
[3] che, come è
noto, svolse un ruolo fondamentale nel mondo occidentale già prima di essere
imposta nel sinodo di Aquisgrana dell’817 quale regola per tutti i monasteri
dell’impero. La regola di Valdeberto di Luxeuil o
Regula cuiusdam Patris, nella prima metà del secolo VII riprende
frasi o frammenti di Benedetto in un nuovo contesto; Donato nel VII secolo
ricorre ampiamente alla regola di Benedetto oltre che a quella di Cesario e di
Colombano, per comporre la propria regola destinata al monastero di
Jussa-Moutier; il
Libellus, regola spagnola della fine del X secolo, si richiama a
Benedetto con grande libertà e attinge anche al
Commentario di Smaragdo. Ma anche la regola di Abelardo per il
monastero del Paracleto cita, tra altre numerosissime fonti, la regola di
Benedetto. E ad essa si ispira in parte anche la regola di Chiara, almeno per
quanto riguarda la vita comune. Ma con Chiara si apre un’epoca nuova e si chiude
la nostra raccolta.
Elenco delle regole
contenute nel libro citato:
Ordo monasterii
Regola di Agostino
Regola per le vergini di Cesario
Regola di Aureliano per le vergini
Regola di Colombano
Regola di Leandro
Regola di Valdeberto
Regola “Psallendo”
Regola di Donato
Libretto estratto dalla regola di Benedetto
Regola di Abelardo
Statuti del Paracleto
Regola di Fontevraud
Regola di Chiara d’Assisi
NOTE :
[1]
Vita bohairice scripta
27, in
Œuvres de s. Pachôme et de ses disciples,
a cura di Th. Lefort, Louvain 1956, Corpus Scriptorum orientalium 159,
p. 27.
[2]
Cfr. L. de Seilhac,
L’utilisation de la règle de saint Benoît, in
Atti del VII Congresso internazionale di studi sull’alto Medioevo,
Norcia-Subiaco-Montecassino, 29 settembre - 5
ottobre 1980, II, Spoleto 1982, pp. 527-49.
[3]
Oltre
all’articolo citato alla nota 2 si veda anche l’introduzione di L. de
Seilhac al volume
Règles
monastiques au féminin,
traduzione, introduzione e note a cura di L. de Seilhac e M. B. Saïd in
collaborazione con M. M. Braquet e V. Dupont, Vie monastique 33,
Bellefontaine 1996, pp. 13-54.
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14 marzo 2017
a cura di Alberto
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