REGOLE MONASTICHE DELLA SPAGNA VISIGOTA.

INTRODUZIONE GENERALE

Estratto e tradotto liberamente da “Santos Padres españoles II. San Leandro, san Isidoro, san Fructuoso. Reglas monásticas de la España visigoda. Los tres libros de las "Sentencias”.

Di Julio Campos Ruiz, Ismael Roca Melia.

Biblioteca de Autores Cristianos (BAC), Madrid 1971, pp. 3-5.

 

Lo spirito ed il fondamento del monachesimo procedono essenzialmente dallo stesso Gesù Cristo e dal suo Vangelo.  La sua prassi nella Chiesa appare molto chiaramente negli Atti degli Apostoli (4,32 - 37).  Tuttavia la sua organizzazione comunitaria e cenobitica comincia a svilupparsi e ad avere effetto nella prima metà del IV° secolo, con la creazione di un gruppo sociale distinto e separato dal resto dei cristiani.

 Non è una nuova dottrina né una mentalità trasmutata o una metánoia contro i princìpi e la vita cristiana.  E' piuttosto la fervida fermentazione del lievito racchiuso all'interno della Chiesa dal suo divino Fondatore.  Col favore delle circostanze che seguirono l'editto di Costantino emanato a Milano, alcune favorevoli, altre avverse alla pratica della vita cristiana ed alla perfezione evangelica, l'ascetismo acquisì un'atmosfera ed una consapevolezza della vita organizzata in comune, con leggi e metodi propri, che si sentivano estranei e senza un’ambiente propizio in mezzo alla società contemporanea, per metà pagana, per metà cristiana.  Quindi, si dovrebbe considerare nella vita monastica e nelle sue origini cenobitiche un aspetto positivo ed uno negativo.  Il monaco aspira a realizzare pienamente le rinunce del battesimo ed a nutrire l'amore di Cristo consacrando totalmente la sua vita a quell’ideale.  Indirettamente, il suo stile di vita e la sua separazione dal mondo erano una protesta od il ripudio dello spirito depravato del mondo, del sæculum e delle deviazioni o depravazioni che la massa dei pagani e dei cattivi cristiani insinuavano nella vita della Chiesa.

Il monachesimo e la sua vita ascetica furono un atto eroico ed una purificazione dello spirito, avendo come risultato una vera conuersio ed una conuersatio, concetti e termini che sarebbero sanciti nella legislazione monastica.  Il fenomeno storico-culturale si ripete: così come il sacro testo della Bibbia è stata trasmesso al popolo dell'Occidente tramite le versioni latine del testo greco, in modo parallelo i primi testi delle testimonianze monastiche giungono ai monaci occidentali tramite le versioni latine delle regole greche o copte dell’Oriente e dell’Egitto. Nella Spagna del VI° e VII° secolo, con il vigore della fede dei Visigoti recentemente cattolicizzati da parte di un vescovo-monaco (San Leandro. Ndt), la vita monastica, che si era già sviluppata ed affermata due secoli prima, acquista uno straordinario impulso.  Questa vitalità e questo vigore del monachesimo lascia un’impronta notevole sulle regole o sui testi legislativi dei monaci, che definiscono i loro princìpi ascetici e ordinano il loro stile di vita.  Le regole del periodo visigoto sono le prime originali ispaniche che si conservano: la regola “De institutione uirginum et contemptu mundi”, di San Leandro di Siviglia (o Hispalense) (534 o 549?-600); la “Regula monachorum”, di San Isidoro di Siviglia (560-636); la “Regula monachorum”, di San Fruttuoso (? – 665); la “Regula communis”.  Come testi monastici possono essere considerati anche la lettera “De districtione monachorum ad Petrum Papam”, di Eutropio di Valenza, e “De monachis perfectis”, di San Valerio del Bierzo.

La regolamentazione dei monasteri ispanici anteriori a queste regole concrete e nuove avveniva tramite le regole di Pacomio, Cassiano, Sant'Agostino, San Benedetto da Norcia, a giudicare dai vari codici o raccolte di regole, come quello “El Escorial a I, 13” (1), che circolavano lungo la Penisola.  Le parole che iniziano la Regula Isidori sembrano insinuarlo " Plura sunt praecepta uel instituta maiorum quae a sanctis Patribus sparsim prolata reperiuntur" (“Sono molte le norme e le regole degli antenati che, riferite dai Padri, si possono trovare qua e là”).  Poi, nella specifica applicazione e nei dettagli sono state adeguate dai concili e dai vescovi con regole particolari, come il Concilio di Toledo I del 400, quello di Tarragona del 516, quello di Lerida del 546. Inoltre si ricorda il vescovo Giovanni di Tarragona che ha presieduto il citato concilio; Giustiniano di Valenza, che fondò un monastero di vergini (2).  Lo stesso San Leandro e San Isidoro scrissero le loro regole mentre erano vescovi.  Sulle regole degli antichi Padri appoggiavano la propria guida e regolamentazione Sant’Emiliano (Millán) sul monte Distercio e sulla Cogolla; San Martino di Braga (o Dumiense) che le completa con le Sentenze dei Padri del deserto; San Vittoriano nel monastero di San Martin de Asán (3). Ed alle antiche regole si sarebbe ispirata e basata la regola di Giovanni di Biclaro, che non conosciamo.

 Ciò che c’è di vero e positivo è che fino a Leandro non incontriamo testi di regole monastiche propriamente dette, dal momento che le Sentenze di San Martino di Braga sono una traduzione dal greco delle leggende di spirito e contenuto monastico, ma non sono una regola.  Inoltre, sono ben pochi i testi di regole ispano-visigote che conosciamo.  Questo fatto suggerisce che, o la regola di Isidoro e soprattutto quella di Fruttuoso,  si diffusero copiosamente nella Penisola – quella di Fruttuoso possiede la più copiosa trasmissione manoscritta -, oppure che quelle (regole ispano-visigote) sono state presto soppiantate dalla Regula Benedicti utilizzata nei monasteri ispanici fin dal VII° secolo (4).

 Questi sono i testi delle regole visigote che andiamo a trascrivere e tradurre per mostrare lo spirito monastico dei suoi autori e l'espansione che aveva acquisito il monachesimo nel VII° secolo nella Spagna visigota.  I suoi valori storici e spirituali ben meritano di essere messi in rilievo in questa pubblicazione dei testi monastici che facciamo sulla base di una critica testuale purificata, riesaminata e collazionata dei suoi codici, come si vedrà nell'introduzione ad ognuna delle regole.

Inoltre, le traduzioni in spagnolo che accompagnano i testi sono originali, avendo cercato con impegno che fossero fedeli, corrette e fluenti nella nostra lingua.  A parte quella di San Leandro, le altre sono per la prima volta pubblicate in spagnolo. Dio faccia che queste regole, messe alla portata di spiriti eruditi, lascino cadere i semi di ascesi e di amore di Dio nell'animo dei lettori di buona volontà.

NOTE

(1) Cf. Manuel C. Díaz y Díaz, Aspectos de la tradición de la «Regula Isidori» Studia Monastica vol. 5, fasc. 1, p. 30.

(2) Fr. Justo Pérez de Urbel, Los monjes españoles en la Edad Media I (Madrid 1933) p. 160.

(3) Fr. J. Pérez de Urbel, o.c., I, p. 168.

(4) Manuel C. Díaz y Díaz, art. cit., p. 52.


 Ritorno alla pagina iniziale: "Regole monastiche e conventuali"

Ritorno alle "Regole ispaniche"


| Ora, lege et labora | San Benedetto | Santa Regola | Attualità di San Benedetto |

| Storia del Monachesimo | A Diogneto | Imitazione di Cristo | Sacra Bibbia |


30 settembre 2015                a cura di Alberto "da Cormano"        Grazie dei suggerimenti       alberto@ora-et-labora.net