EVAGRIO PONTICO - L'OPERA
di Antoine Guillaumont
Estratto e tradotto da "Évagre
le Pontique - Traité Pratique ou Le Moine",
Tome I, Sources Chrétiennes n. 170, Les
Éditions
du Cerf, 1971
Sull'attività letteraria di Evagrio esistono diversi testimoni contemporanei
od antichi. Quando descrive la vita del suo maestro nel deserto, Palladio
dice che vi compose un certo numero di libri
[1]. In una delle sue lettere, scritta nel 414, anche san
Girolamo menzionava alcuni scritti di Evagrio e constatava, per deplorarlo,
che avevano un gran numero di lettori, non solo in Oriente ma anche in
Occidente, grazie alle traduzioni latine che Rufino ne aveva fatto
[2]. Verso la fine del V secolo, Gennadio di Marsiglia
elencava una serie di libri di Evagrio che egli aveva, a sua volta, messo in
latino
[3]. Infine si trova presso lo storico Socrate menzione
dell'attività letteraria di Evagrio ed un elenco di libri
[4].
Quest'opera è giunta fino a noi, ma in condizioni particolari, inerenti alla
compromissione di Evagrio con l'origenismo. Abbiamo visto gli stretti legami
che lo univano ai monaci origenisti che, all'indomani della sua morte,
sarebbero stati perseguitati dal patriarca Teofilo. Tutto ci porta a credere
che egli fu, tra di loro, la testa pensante, ed è l'unico di cui si sa che
abbia scritto libri. Ben di più, in alcuni dei suoi scritti si trovano le
opinioni origeniste - tra le altre, la pre-esistenza delle anime e
l'apocatastasi - che furono combattute da Teofilo e, prima di lui, da
Epifanio di Salamina e da san Gerolamo. Un secolo e mezzo più tardi, Evagrio
fu espressamente scomunicato, con Origene e Didimo, dai Padri del V°
Concilio ecumenico, convocato a Costantinopoli nel 553; l'origenismo che fu
condannato è proprio la dottrina di Evagrio, in particolare la sua
cristologia, ed i motivi della scomunica, che riassumono gli errori
condannati, sono in parte formati da estratti delle sue opere. Come
risultato, una parte importante di queste opere, in particolare i trattati
con le opinioni incriminate, è scomparsa dalla tradizione manoscritta greca;
fortunatamente, i Siriani, monofisiti o nestoriani, e gli Armeni non hanno
cessato di vedere in Evagrio un dottore ortodosso ed i principali libri in
cui il testo è andato perso, sono stati conservati in traduzioni siriache ed
armene
[5]. I Greci hanno salvaguardato in particolare i trattati
di ascetica, dove le tesi principali origeniste non erano presenti e dove
essi trovavano, trasmessa da una persona che, nel praticarla, era riuscito a
darle una forma scritta e sistematica, la dottrina dei Padri dei deserti
egiziani, che servì come norma per tutta la tradizione monastica orientale.
Ma, a causa dell'anatema che aveva colpito il nome di Evagrio, questi
trattati sono stati spesso messi dai copisti sotto altri nomi, più spesso
sotto il nome di san Nilo
[6]. Poiché anche costui aveva composto un'opera
personale, non è sempre facile fare la separazione tra il suo autentico
patrimonio letterario e quello di Evagrio. Il recupero dell'opera di
quest'ultimo è, in questa condizione, un lavoro molto delicato ed i suoi
contorni non sono ancora, sotto ogni aspetto, ben definiti. L'esposizione
che segue ha solo per scopo di farne una presentazione generale, mettendo a
fuoco i libri più importanti ed al fine di individuare, in questo insieme,
il Trattato pratico. Abbiamo per alcuni libri gli elementi di una
cronologia relativa,
ma questi dati non sono sufficienti per consentire di stabilire una
cronologia dell'opera.
Tre libri sono raggruppati da Evagrio stesso e formano una sorta di
trilogia: "Abbiamo condensato e ripartito, egli scrive nel Prologo del
Trattato pratico, l'insegnamento pratico in cento capitoli, e
l'insegnamento gnostico in seicentocinquanta". I tre libri così raggruppati
sono il Trattato pratico, lo Gnostico (Trattato della
Conoscenza) ed i Képhalaia gnostica (Problemi gnostici). Sarà
trattato più a lungo, nel seguito di questa
introduzione,
il Trattato pratico, edito in questo libro. Esso è costituito, in
effetti, da "cento capitoli", e tratta dell'"insegnamento pratico", che
Evagrio chiama il practikè, che equivale a dire, la via attraverso la
quale il monaco acquisisce l'impassibilità.
Lo Gnostico è un opuscolo di soli cinquanta capitoli, che è stato
completamente conservato solo in siriaco ed in armeno. Esso tratta dello
"gnostico", cioè di colui che, avendo raggiunto l'impassibilità, gode della
contemplazione spirituale ed, a sua volta, può insegnarla agli altri. Esso è
strettamente unito con il Trattato pratico, al punto che in siriaco
la numerazione dei suoi capitoli continua quella di questo libro. Inoltre,
esso serve in qualche modo come prefazione per i Képhalaia gnostica.
I Képhalaia gnostica, formata da sei centurie (ognuna con 90
sentenze), è la grande opera dottrinale di Evagrio. È questa che
principalmente contiene, sotto una forma più o meno esoterica, le principali
tesi origeniste che furono anatematizzate nel 553: la pre-esistenza delle
anime nello stato di puri intelletti, formando tutte insieme un'enade
[7], la caduta di questi intelletti e la loro unione con
dei corpi di diverse qualità, secondo il grado del loro decadimento, da cui
l'apparizione degli esseri differenziati, come gli angeli, gli uomini ed i
demoni, la salvezza di questi esseri
per
mezzo della scienza e col passaggio in corpi e mondi diversi, il ripristino
di tutti nella condizione angelica ed un corpo spirituale, al "settimo
giorno", sotto la regalità di Cristo, lui stesso concepito come un
intelletto simile agli altri, ma non decaduto, infine l'abolizione di ogni
corpo e di ogni materia, l' "ottavo giorno", ed il ritorno di tutti gli
intelletti, uguali a Cristo, all'unione con Dio, concepito sia come Trinità
che come Unità. Il testo greco di questo libro, con l'eccezione di un certo
numero di sentenze citate da una varietà di autori o raccolte in florilegi,
è andato perso. È stato conservato in due versioni siriache: l'una, quella
che fu la più diffusa e sulla quale fu fatta una versione armena che ci è
anche pervenuta, è opera di un traduttore che ha corretto il testo per
attenuarne l'origenismo; l'altra è l'unica ad avere salvaguardato il libro
di Evagrio nella sua integrità
[8].
Questi tre libri tracciano, essi soli, le principali tappe della vita
spirituale che si divide essenzialmente in practikè (pratica) e
gnostikè (conoscenza). Ma la practikè suppone l'asceta già
stabilito nella vita monastica ed anche, più precisamente, nella vita
anacoretica. Due libri di Evagrio sono specificamente dedicati a definire i
concetti fondamentali monastici. Questi sono:
-- Il libro intitolato proprio Le norme (o le basi) della vita monastica,
spesso indicato anche nella tradizione manoscritta come "Abbozzo". Questo
libro, il cui testo in lingua greca è conservato
[9], è stato ampiamente letto, non solo dai Greci, che
l'hanno molto spesso ricopiato, ma anche dai siriani, che ne ebbero almeno
tre traduzioni
[10]. Destinato ai principianti, esso definisce le
caratteristiche specifiche della vita monastica e le condizioni richieste
per essere un monaco: il celibato, la rinuncia al mondo, la povertà, la
solitudine soprattutto, il lavoro manuale, la meditazione dei fini ultimi.
— Il Trattato al monaco Eulogio, pubblicato tra le opere del Nilo,
sotto il cui nome si trova in gran parte della tradizione manoscritta greca
[11]; ma questa tradizione lo conosce anche sotto il nome
di Evagrio, così come le tradizioni siriaca ed armena.
A questi
due libri possono essere collegate due piccole collezioni di sentenze
metriche: Ai monaci ed A una vergine, alle quali il loro
editore ha dato il nome
di " Specchi
[12] ". Queste sono, nella prima collezione 137 e
nell'altra 56 sentenze, composte sul modello dei Proverbi della Bibbia, in
cui si esprimono dei suggerimenti appositamente adattati alla vita
cenobitica.
Altri libri hanno a che fare con un elemento importante della practikè:
la teoria degli otto "cattivi pensieri", che sono i vizi capitali. Essi sono
i tre libri seguenti:
- Il trattato Degli otto spiriti di malizia, pubblicato tra le
opere di Nilo
[13] ed attribuito a questo autore da molti manoscritti
greci, ma rimasto sotto il nome di Evagrio nella tradizione orientale. È, in
una forma vivace, talvolta pittoresca, una descrizione degli otto principali
vizi, con due capitoli dedicati a ciascuno di essi.
-
L'Antirretico, grande libro conservato solo in siriaco ed in armeno;
si compone di otto parti, seguendo il numero e l'ordine dei principali vizi;
in ogni parte sono raccolti i testi della scrittura la cui recitazione deve
scacciare il pensiero del vizio corrispondente; ogni citazione della
scrittura è introdotta da una breve frase che specifica, in modo concreto,
la natura del pensiero al quale citazione è appropriata. Ci sono, in totale,
487 citazioni disposte in ogni parte secondo l'ordine dei libri biblici.
- Il trattato Dei vari cattivi pensiero, curato tra le
opere di Nilo
[14], ma rimasto sotto il nome di Evagrio in gran parte
della tradizione manoscritta greca e nella tradizione orientale, contiene
un'analisi molto ricca e molto approfondita dei "pensieri", delle loro
relazioni, del loro meccanismo di formazione o di sviluppo.
È inoltre pubblicato tra le opere di Nilo
il trattato La preghiera
[15], ed è sotto questo nome che sembra essere sempre nei
manoscritti greci. Ma la sua autenticità evagriana è dimostrata dalla
testimonianza della tradizione orientale, che lo conosce sotto il nome di
Evagrio, e dalla critica interna
[16]. Si compone di 153 capitoli, una cifra che è, come
sottolineato nel Prologo, uguale a quella dei pesci della pesca miracolosa
(Giovanni 21, 11) ed è, d'altro canto, un numero triangolare con
valore mistico. È in questo libro, in particolare, che è esposta la teoria
evagriana della "preghiera pura".
Evagrio aveva composto, a quanto pare, molti commenti di libri biblici
[17]; ma questi non ci sono stati trasmessi direttamente,
neanche dalla tradizione orientale, che sembra non averne conservati. Se ne
trovano, tuttavia, una parte nelle Catene esegetiche greche
[18], in particolare il Commento ai Salmi
[19]; questo è costituito da una serie di glosse
in cui Evagrio, utilizzando le risorse dell'esegesi allegorica, prova a dare
un fondamento scritturale alla sua dottrina. Le Catene attestano
anche
che Evagrio aveva commentato, probabilmente nello stesso modo, i
Proverbi, Giobbe, la Genesi, i Numeri,
i Re, l'Ecclesiaste (o Qoèlet), il Cantico dei
cantici ed il Vangelo di Luca
[20].
Abbiamo, inoltre, conservato in siriaco e, parzialmente, in armeno, un
corpus di 64 lettere
[21]; la più importante è una lunga lettera a Melania, di
cui san Girolamo ha fatto menzione
[22] ed in cui Evagrio, facendo una sintesi del suo
pensiero, ha espresso forse le sue più audaci idee. Una sola di queste
lettere, intitolata in siriaco "Lettera sulla fede",
è stata conservata in greco, passata a volte sotto il nome di Nilo ed a
volte sotto quello di san Basilio, ed è stata pubblicata tra le lettere di
quest'ultimo, sotto il n° 8
[23].
È possibile unire alle lettere due brevi esortazioni, in forma di lettere,
che sono conservate in siriaco: l'una denominata Protrettico, l'altro
Parenetico.
Ci è giunto, infine, un certo numero di
brevi testi
di cui la maggior parte, se non tutti, sono probabilmente frammenti di libri
incompiuti o andati persi: sei serie di brevi sentenze, tre delle quali sono
state pubblicate sotto il nome di Evagrio ed altre tre sotto quello di Nilo
[24], un testo intitolato Skemmata (Riflessioni) e
formato da circa sessanta sentenze, di cui le ultime ventidue costituiscono
un piccolo trattato sui "pensieri
[25]", un opuscolo su I vizi opposti alle virtù,
che è collegato al Trattato a Eulogio e che è indirizzato allo stesso
personaggio
[26], un altro opuscolo dal titolo Maestri e discepoli,
pubblicato, come il precedente, sotto il nome di Nilo
[27]. Il siriaco e l'armeno hanno conservato, sotto il
nome di Evagrio, un numero abbastanza grande di altri testi brevi, la cui
autenticità non è sempre garantita
[28].
Ndt. Il testo originale include altre note.
[1]
Ndt.
Palladio, Historia Lausiaca 38,10: "Dopo quindici anni di
vita nel deserto, purificata la mente al più alto grado, ricevette
la grazia della scienza, della saggezza e della capacità di
discernere gli spiriti. Composto da tre libri sacri per i monaci,
chiamati Antirretici, suggerendo i modi di combattere i
demoni". In realtà quest’opera di Evagrio conteneva otto libri.
Secondo la versione copta e quella latina, i tre libri sono opere
differenti. (Fonte: "Palladio, La Storia Lausiaca", a cura di
G. J. M. Bartelink, Fondazione Lorenzo Valla, Arnoldo Mondadori
Editore, 1974).
[2]
Gerolamo, Lettera 133, a Ctesifonte.
[3]
Gennadio di Marsiglia, Di viris inlustribus XI, Patrologia
Latina (PL) 58, 1066 A - 1067-B.
[4]
Socrate Scolastico, Storia Ecclesiastica IV, 23,
Patrologia Greca (PG) 67, 516 A-B.
[5]
I testi siriaci sono pubblicati da W. Frankenberg, Evagrius
Ponticus, Berlino 1912 (con retroversione greca), completati da
J. Muyldermans, Evagriana syriaca. Textes inédites du British
Museum et de la Vaticane, Lovanio 1952 (con traduzione
francese). La versione armena è pubblicata da H. B. Sarghisian,
Vie et oeuvres de notre saint Père Évagre le Pontique (in
armeno), Venezia 1907.
[6]
Ndt. San Nilo l'Asceta, (Νεῖλος), detto anche
il Sinaita. - Scrittore ascetico del sec. V; fu prima ufficiale
della corte di Teodosio e discepolo devoto di S. Giovanni
Crisostomo, poi monaco sul monte Sinai insieme con il figlio
Teodulo. (Fonte “Enciclopedia Treccani”)
[7]
Ndt. L'enade è un termine filosofico derivato dal greco antico.
Opposto alla monade chiusa e complessa, l'enade evoca l'unità come
principio di successione. (Fonte: Wikipedia)
[8]
La versione siriaca “comune” (S1) è stata pubblicata
innanzitutto da Frankenberg, p.48-422 (con il commentario di Babai);
la versione “integrale” (S1) è pubblicata con una nuova
edizione critica della versione precedente ed una doppia traduzione
francese, in A. Guillaumont, Les six Centuries des “Képhalaia
gnostica” d’Évagre le Pontique, PO 28,1 Parsi 1958. La versione
armena si trova in Sarghisian, p. 143-207. Queste versioni sono
studiate in A. Guillaumont, Les Képhalaia gnostica, p.
200-258.
[9]
PG
40, 1252 D - 1264 C. A volte è indicato col titolo della traduzione
latina Rerum monachalium rationes.
[10]
Inediti; segnalati da Muyldermans, Evagriana syriaca, pag.
31-32.
[11]
PG
79, 1003 D - 1140 A.
[12]
H. Gressmann,
Nonnenspiegel und Mönchsspiegel des Evagrios Pontikos,
TU 39, 4, Lipsia, 1913, p. 143-165.
[13]
PG
79, 1145 A – 1164 D.
[14]
PG
79, 1200 D - 1233 A ; PG 40, 1240 A - 1244 B.
[15]
PG
79, 1165 HA -1200 C.
[16]
La dimostrazione è stata fatta da I.
Hausherr, Le Traité
de l’Oraison d’Évagre le Pontique (Pseudo-Nil), estratto da
RAM 15 (1934), Toulouse 1934.
[17]
Studiato da H. U. von
Balthasar, Die Hiera des Evagrius, ZKT 63 (1939), p.
86-106 e 181-206.
[18]
Ndt. Le Catene esegetiche greche hanno fornito un buon apporto
all’esatta comprensione dell’interpretazione biblica patristica.
Esse possono considerarsi un vero e proprio genere letterario
nell’ambito della letteratura esegetica, rappresentativo di un
fenomeno culturale tipico di un determinato periodo storico: sono
commenti biblici in forma antologica approntati, utilizzando
precedenti commentari patristici, nella chiesa greca della Palestina
a partire dal secolo VI d.C., poi diffusi anche in ambito orientale
e latino, e rimasti vitali sino alla fine dell’Impero bizantino, a
Costantinopoli, spesso attingendo anche a fonti diverse dalle
precedenti. (Fonte: “Estratti catenari esegetici greci", di
Maria A. Barbàra Valenti, Edizioni ETS 2020)
[19]
Il testo è stato identificato da H. U. von
Balthasar, op. cit.
p. 90-106 e 181-189, tra i Selecta in Psalmos
pubblicato sotto il nome di Origene (PG
12, 1053-1685; J. B. Pitra, Anacleta sacra, 2, Frascati,
1884, p. 444-483, e 3, Parigi, 1883, p. 1-364).
[20]
Cfr. Balthasar, op. cit., p. 189-206.
[21]
Frankenberg, p. 564-634 ; Sarghisian, p. 334-376.
[22]
Nella sua lettera ai Ctesifonte, di cui sopra.
[23]
PG
32, 245 C – 268 B.
[24]
PG
10, 1264 D - 1269 D (Evagrio) e PG 79, 1236 A - 1264 A
(Nilo).
[25]
A Cura di J. Muyldermans, Evagriana, Parigi, 1931, p. 1-47.
[26]
PG
79, 1140 B-1144 D.
[27]
P. Van den Ven, nelle Mélanges G. Kurth, Liegi, 1908, p.
73-81.
[28]
Testi in siriaco a cura di J. Muyldermans, Evagraiana syriaca,
p. 105-142.
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10 aprile 2021 a cura di
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